«Recovery plan, svolta green»

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Recovery plan,svolta green L'inedito asse tra begaePd fa arrabbiare Fratelli d'ICalia Villanova: «Lavoro con consiglieri di l)u0ne1 volontà» Ferro Finì

di Martina Zarnbon

VENEZIA II Recovery plan alla veneta si chiama «Prr>>. E se nelle 46o pagine di «Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza della Regione» varato a novembre scorso si trovava letteralmente di tutto: nuove autostrade, l'inceneritore di Risina, bacini di laminazione e banda ultra larga, Idrovia e Tav, ciò che è andato in scena martedì a Palazzo Ferro Fini è un altro musical. Con tanto di votazione reciproca Lega-Pd alle rispettive risoluzioni tinteggiate in diverse sfumature di «green europeo». E con corredo di frizioni, le ennesime, fra il Carroccio e Fratelli d'Italia per il voto, parrebbe, all'insegna dell'«unità nazionale» che non è piaciuto a FdI. A distanza di quattro mesi, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Il Prrr tanto zelante da includere 155 schede per 25 miliardi era ed è ancora modellato sullo schema di Recovery Plan nazionale del Conte II perché si attende la nuova versione di Draghi. ln consiglio regionale c'è stata una presa di posizione bipar-tisan che vola alto e riparte dai pilastri che l'Europa pretende per distribuire quei 209 miliardi di cui 84,5 a fondo perduto e 127,1 in prestito: transizione ecologica e digitalizrazione. In quattro mesi si è anche compreso meglio il meccanismo di distribuzione dei fondi a livello territoriale:

niente di proporzionale, non il classico 10% che è statisticamente il peso del Veneto in Italia. 1 fondi Le arriveranno nelle aree capaci di ospitare un progetto preciso come la «hvdrogen vallev» a Porto Marghera proposta con forza dal Pd. L'impronta delle due risoluzioni votate in consiglio è profondamente green con prospettive di sviluppo e, dice il capogruppo della lista Zaia, Alberto Villanova «di nuovi posti di lavoro». C'è chi pensa le risoluzioni sanciscano di fatto il pensionamento anticipato del Prrr ma ci sono, comunque, alcuni temi che non saranno accantonati facilmente. Si parte dalle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 e annessi infrastrutturali ma non si dimentica il capitolo, corposo, della lotta al rischio idrogeologico dopo le troppe batoste ambientali patite dal Veneto nell'ultimo decennio. Nel Prrr si riesumava l'Sfmr ma appare probabile che alla metropolitana di superficie si possa sostituire la richiesta almeno per una velocizzazione della linea ferroviaria Padova-Bologna (di ieri un'interrogazione per l'inserimento della velocizzazione ferroviaria del senatore dem veneziano Andrea Terrazzi). Per una lista dei desiderata regionali aggiornati toccherà attendere le nuove linee nazionali su cui modellare quelle locali.Di fatto, per ora, il Recovery plan ha segnato un inedito voto reciproco fra Lega e Pd. «Entrambe le risoluzioni danno un mandato forte a Zaia per trattare col governo e portare in veneto le risorse che servono per una svolta green, transizione ambientale, digitalizzazione, coesione e inclusione - dice il capogruppo Pd, Giacomo Possamai - perché lì stanno le risorse europee. L'esempio perfet-

to è la filiera dell'idrogeno. Final me n te il Veneto ha la possibilità di cambiare il suo modello di sviluppo». Non manca una stoccata a FdI che ha votato contro la risoluzione del Pd: «Fdl evidentemente sceglie l'idea che si possa fare politica stando sull'aventino...». Resta l'impressione, all'ennesimo screzio con il capogruppo FdI Raffaele Speranzon che si dice «basito» per le due risoluzioni, che Lega e Fd1, ma vale un po' anche per FI, non riescano ancora ad amalgamarsi. Giuseppe Pan, capogruppo della Lega nega ci siano «crepe nella maggioranza» ma concede «partiamo da storie politiche molto diverse, è chiaro ma restiamo una coalizione». Villanova ripete che se c'è da volar alto, come in questo caso «si lavora con tutti i consiglieri cli buona volontà, non mi interessano battaglie di posizione, si parla con tutti, l'importante è il risultato: portare a casa i fondi. Il piano regionale è declinazione di quello nazionale, a oggi non abbiamo quello nazionale nuovo quindi siamo rimasti il più aderente possibile alle linee t5e». Speranzon spiega che a dar fastidio è stato «il metodo, meglio sarebbe stata una risoluzione unita-


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