n 79 - novembre 2020

Rivista trimestrale degli amici e collaboratori della Comunità Mariana - Oasi della Pace - N. 79 novembre 2020 Tariffa Associazioni senza fine di lucro: Posta Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2-DCB - Roma; Registro Stampa Tribunale di Rieti N. 3/94 DEL 17-3-94.

Sulla via della Pace...

Sommario

03 - EOasi di Pace nel mondo e per il mondo ditoriale

, ’ 05 - DLa pace come relazione / 2. L’uomo come «essere relazioio l uomo e il digitale

nale» nella Rivelazione

9 - Antropologia digitale / 2. La crisi delle relazioni interpersonali 12 - RA partire da questo incontro mariano... accontami la regola

O 14 - NOrdinazione Sacerdotale di p. Pietro Maria otizie

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Intervista a Marisa, mamma di p. Pietro Maria

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Pace

Rivista trimestrale degli amici e collaboratori della Comunità Mariana - Oasi della Pace - N. 79 novembre 2020 Tariffa Associazioni senza fine di lucro: Posta Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2-DCB - Roma; Registro Stampa Tribunale di Rieti N. 3/94 DEL 17-3-94.

Direttore Responsabile: Mainolfi Don Pasquale Maria; Direttore di Redazione: p. Alessio M., cmop; Gruppo di Redazione: sr. M. Louise, cmop – fr. Leopoldo, cmop - Sr. Maristella, cmop – sr. M. Valentina, cmop; Impaginazione: Fattibene Serena; Stampa: Print Company - Monterotondo Sede Centrale: Comunità Mariana - Oasi della Pace, Strada Grotti di Torri, 54 - 02032 Fara in Sabina (RI) - ITALIA Cod. Fisc. 90032780570 Tel/ Fax: 0765-680512 www.oasidellapace.net e-mail: segreteria@oasidellapace.net C/C POSTALE 11782026 (PASSO CORESE) C/C BANCARIO: IT20A0306909606100000132386

Editoriale

Oasi di Pace nel mondo e per il mondo

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di padre Martino dell’Immacolata, responsabile generale cmop

in dal mio primo editoriale ho voluto presentare la Comunità Mariana Oasi della Pace come un cenacolo nel cuore del mondo, coniugando insieme le due dimensioni di intimità con Dio e di prossimità all’uomo. Su questa lunghezza d’onda, oggi mi soffermo con voi sulla seconda dimensione: la nostra presenza nel mondo e per il mondo.

Il Concilio Vaticano II, con assoluta novità rispetto ai Concili precedenti, pubblicava a chiusura dei lavori una costituzione pastorale, Gaudium et spes, mostrando una nuova sensibilità della Chiesa verso il mondo contemporaneo, in risposta a nuove esigenze di prossimità: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1).

Queste espressioni, così vere e profonde, un po’ come tutte le indicazioni conciliari, hanno avuto bisogno di una lenta e progressiva assimilazione, come pure hanno trovato una qualche resistenza in alcune posizioni più radicali. Forse ancora oggi. Una maggiore conoscenza delle diverse realtà ecclesiali in Europa e nel mondo, mi permette di dire che il Concilio Vaticano II non è arrivato in egual modo dappertutto.

Ma il testo di Gaudium et spes citato non ha scadenza. Anzi! Esso richiede di essere sempre di nuovo attualizzato di fronte a un mondo che cambia; c’è un oggi che va sempre di nuovo colto. Ci sono degli uomini, dei poveri e tutti coloro che soffrono che chiedono di essere ascoltati, di ricevere empatia, di trovare dei cuori accoglienti in cui riversare la loro vita, le loro vicende tristi e gioiose, i progetti e i timori, in modo che tutto venga illuminato da una speranza nuova.

Comunità Mariana - Oasi della Pace

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Editoriale Bisogna attuare un’apertura universale a ciò che è genuinamente umano, che va accolto e ha diritto di esistenza, nella consapevolezza che con l’incarnazione Cristo ha abbattuto il muro di separazione tra sacro e profano (cfr. Ef 2,11-20; At 10,15). E l’impegno dei discepoli di Cristo, di cui parla il testo conciliare, nel vivere questa attenzione, si traduce in una missione specifica per coloro che hanno fatto della loro vita un dono a Cristo e alla Chiesa. È Cristo che ci invita ad essere custodi dei nostri fratelli; è la Chiesa che ci invia ad essere uomini e donne compassionevoli e misericordiosi. Anche il più recente magistero pontificio va in questa direzione: Papa Francesco instancabilmente ci esorta ad una vicinanza concreta all’uomo che soffre, a toccare la carne del povero, a raggiungere le periferie esistenziali, ad aprire la nostra casa e i nostri conventi ai bisognosi. Ci sentiamo interpellati in prima persona.

Il mondo è amato da Dio e per la sua salvezza Egli ha offerto il proprio Figlio; Egli desidera che tutti gli uomini Lo accolgano come Luce del mondo e giungano alla conoscenza della verità; il mondo è anche evocativo di chi non ha ancora conosciuto Dio, ma geme e soffre aspettando la propria redenzione. Mondo, oggi, è soprattutto la periferia esistenziale, con tutte le sue potenzialità e povertà; è il contesto sociale dove ci troviamo; tutto è stato creato per mezzo di Cristo e in vista di Lui e tutto sarà ricapitolato in Lui; per questo «nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco» nel cuore dei discepoli di Cristo.

Ogni Oasi di pace, ancor prima di essere nella Chiesa e per la Chiesa, è intessuta e si radica in un contesto sociale ben determinato, secondo l’adagio scolastico: gratia supponit naturam et perficit eam. Questo primo dato spazio-temporale che ci è donato, per noi è anche assunto: vogliamo essere fortemente radicati nel contesto storico-sociale in cui ci troviamo; è proprio lì che siamo chiamati da Dio a vivere la nostra vocazione e missione; se vogliamo utilizzare l’immagine dell’oasi il contesto in cui viviamo è il “deserto” che ci permette di esistere come oasi, senza il quale semplicemente non saremmo, e al medesimo tempo è la realtà nella quale e per la quale offrire il ristoro proprio delle oasi; è il complesso di uomini e donne dal quale traiamo vita, intessiamo relazioni, viviamo in comunione e a cui offrire la pace, l’incontro con Dio.

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Sin dalle prime battute, la nostra Regola di Vita dichiara la nostra identità e missione: chiamati da Maria a collaborare con Lei per salvare tanti fratelli e sorelle in cerca di Pace: «con gioia dichiariamo la nostra disponibilità totale perché la Regina della Pace ci usi come suoi strumenti per il compimento del Piano salvifico del Padre, con la testimonianza e il sacrificio delle nostre vite per la salvezza del mondo» (RdV 3); ed ancora, «con Maria, imploriamo dal Signore il dono della Pace, cioè il rinnovamento spirituale della Chiesa per la conversione e la riconciliazione del mondo intero con Dio» (RdV 4).

Vogliamo dunque essere attenti e prossimi ad ogni uomo e ad ogni donna, alle persone che vivono attorno a noi (non solo a quelli che vengono alle nostre Oasi) come a quelle che non incontreremo mai nella nostra vita, ma che possiamo raggiungere con la preghiera e la nostra vita vissuta in Dio. Vogliamo, anche fisicamente e consapevolmente, andare verso le persone che abitano vicino a noi e che forse fanno fatica a credere all’amore di Dio, schiacciate dai propri problemi o indifferenti a Dio, perché soddisfatte della loro vita o affannate per sopravvivere. Molte persone forse non sanno che è possibile trovare la pace che cercano; molte persone, forse, non sanno neppure che la loro mancanza di pace ha la sua ultima radice nella lontananza da Dio; molte persone, forse, neppure immaginano che sia possibile una vita diversa da quella che conducono.

Il mondo ha bisogno di Dio. Pur nella nostra povertà, riaccendiamo la speranza! La luce, pur se piccola, vince le tenebre. Il Signore Gesù ci invita ad essere luce. Non solo viviamo nel mondo, ma siamo Oasi per il mondo. Ricordiamoci che dove c’è un membro della CMOP, consacrato religioso, secolare o sposo, lì c’è l’Oasi della Pace. In questo modo offriremo al mondo non solo dei tabernacoli e dei cenacoli come luoghi di incontro con Dio nella preghiera e nella carità fraterna, ma anche delle lucerne disseminate lungo le strade del mondo, per saper vedere Dio nelle vicende quotidiane, familiari e professionali, e aiuteremo a cogliere un nuovo gusto della vita, sempre sotto l’attenzione premurosa di Dio Padre. Sì, la nostra vocazione, come singoli e come comunità, è quella di essere oasi di pace nel mondo e per il mondo.

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Dio, l’uomo e il digitale

La pace come relazione di fr. Jean Paul du Cœur douloureux de Marie, cmop

2. L’uomo come «essere relazionale» nella Rivelazione L’uomo creato da Dio come essere relazionale Nella Scrittura l’uomo si rivela come un essere relazionale dall’inizio alla fine, voluto e plasmato così da Dio. Basta pensare alle prime pagine della Bibbia, a questo meraviglioso affresco che descrive il «principio», l’origine della creazione, e come Dio plasma l’uomo come essere trascendente, capace di superare se stesso, di uscire fuori da sé, inserendolo in una serie di relazioni che sono strutturali, cioè contribuiscono a costituire il suo essere e a dare il senso profondo alla sua esistenza, alla sua identità e alla sua missione nell’universo creato. Si tratta soprattutto della relazione con l’altro «simile» a sé, e in modo particolare della relazione uomo-donna (cf. Gen 1,2728: 2,23-24), e della relazione con la terra da coltivare e custodire (Gen 1,26.28-30; 2,8.15). Tutte queste relazioni, però, sono come intagliate dentro la relazione per eccellenza, quella che l’uomo ha con Dio stesso che lo crea a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27), lo plasma dalla terra e soffia nelle sue narici un alito vitale (cf. Gen 2,7), gli rivolge la parola (cf. Gen 1,28; 3,9ss ecc.), gli dà una missione, benedice la sua vita e le sue varie relazioni e le rende feconde.

Fondamentale, in questo senso, è quell’affermazione lapidaria di Dio: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18), come per dire non è stato creato per essere solo! L’uomo finalmente trova se stesso nella sua pienezza quando Dio crea la donna dal suo fianco. L’uomo la scopre, nello stupore dell’amore, come un’alterità, distinta da sé, ma simile a lui (abissalmente diversa dagli animali o dalle altre cose create, cf. Gen 2,18.20.23), gli sta di fronte come un’alterità complementare, con cui può entrare in una relazione reciproca, in un dialogo e in uno scambio vitale di dono/accoglienza. Per Giovanni Paolo II queste affermazioni sono chiare a riguardo dell’uomo creato

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Dio, l’uomo e il digitale strutturalmente come un essere relazionale, ad iniziare dal rapporto uomo-donna che costituisce «la prima forma di comunione di persone.

L’uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale […]» (Gaudium et Spes, 12). Infatti, «l’essere umano non è fatto per la solitudine, porta in sé una vocazione relazionale, radicata nella sua stessa natura spirituale. In forza di tale vocazione, egli cresce nella misura in cui entra in relazione con gli altri, ritrovandosi pienamente “nel dono sincero di sé” (Gaudium et Spes, 24)»1.

L’uomo creato a «immagine e somiglianza» di Dio e le sue dimensioni relazionali Questa realtà relazionale strutturale dell’uomo trova il suo fondamento nel suo essere creato a «immagine e somiglianza» di Dio (Gen 1,26-27).

Soffermiamoci un po’ su questa nozione fondamentale della visione biblico-cristiana dell’uomo, la quale offre una chiave di lettura che ci rivela meglio ciò che stiamo dicendo sull’uomo come essere relazionale. Al di là delle controversie esegetiche sul significato di questa espressione, ciò che ci interessa qui, prima di tutto, è che Dio ha impresso nell’uomo plasmato dalle sue mani la sua «immagine somigliante». L’uomo porta stampata in sé l’immagine di Dio! È sigillata nella sua umanità! Non è una meraviglia questa? AbGiovanni Paolo II, Omelia in occasione del giubileo delle famiglie, 15 ottobre 2000. Cf. tra l’altro, riguardo al rapporto uomo-donna e all’antropologia in generale, la sua Udienza generale del 23 aprile 1986.

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biamo in noi, quindi, per il fatto stesso di essere creati, qualcosa che richiama Dio, lo riflette, lo irradia. Per la riflessione cristiana lungo i secoli, questa realtà viene espressa nel modo seguente: noi portiamo nella nostra umanità le vestigia di Dio, le tracce dell’Autore che ci ha plasmati.

Ora in cosa consiste questo essere creati a sua immagine? Cosa è in noi che riflette Dio anche se in modo blando e fragile, tipico della creatura rispetto al proprio Creatore? La varie risposte date nel corso della storia teologica, invece di porsi come interpretazioni alternative, piuttosto si completano a vicenda e si dispiegano sulla comune dimensione della relazionalità, declinata su vari registri2. Alcuni, soprattutto tra i Padri della Chiesa, vedono nel fatto che l’uomo sia creato con un’anima immortale, dotata di razionalità e del potere della parola, di libertà e di possibilità di volere, quel peculiare dell’immagine divina. Altri la vedono piuttosto nella capacità dell’uomo di dominare il creato, di coltivarlo e custodirlo, come partecipazione alla signoria di Dio. Altri ancora, a partire soprattutto dell’interpretazione del teologo riformato K. Barth, vedono nel fatto che l’uomo sia creato capace di entrare in relazione con i suoi simili, di donarsi ad essi e di accoglierli nella loro alterità, cioè di amare, quello specifico dell’uomo che «ripete» in qualche modo le relazioni tra le Persone divine della Trinità, alla cui immagine è creato. In modo particolare la duplice sessualità, cioè il fatto che l’uomo sia creato uomo e donna, nella differenza e nella complementarietà dei sessi, viene vista come il riflesso dell’essere di Dio e della sua vita.

Per altri ancora, tutte queste dimensioni imprescindibili della relazionalità umana non fanno altro che esprimere la relazionalità per eccellenza, come dicevamo sopra, che costituisce il vero specifico del tema dell’immagine e fonda tutte le altre relazioni dell’uomo e la relazione con Dio stesso. Per loro, «Dio crea l’uomo affinché esista di fronte a lui, perché sia in relazione con lui.

E questo non è un’aggiunta all’essere dell’uomo, ma costituisce ciò che è più caratteristico Per un’ampia panoramica sul tema dell’immagine di Dio nell’uomo e della sua interpretazione nella storia cf. L. F. Ladaria, Antropologia teologica, Casale Monferrato 2007, pp.

146-158.

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Dio, l’uomo e il digitale dell’essere umano»3. In sintesi, possiamo dire che «l’uomo è immagine di Dio nel suo esistere di fronte a lui, per la vita divina che abita in lui. Le sue relazioni con le creature e con gli altri sono anche dimensioni in cui si mostra la sua condizione di immagine; anche in esse l’uomo vive dinanzi a Dio, adempie il mandato che Dio stesso gli ha affidato»4.

L’uomo, insomma, è stato creato da Dio come essere strutturalmente relazionale e collocato in questa rete meravigliosa di relazioni armoniose e pacifiche: con Dio stesso, la quale è il fondamento delle altre, con gli altri uomini, con il creato. È un’umanità «integralmente» inserita nell’ambiente creato, che vive una «ecologia integrale», per dirla con Papa Francesco, dove tutte queste varie dimensioni relazionali sono profondamente ed intrinsecamente connesse tra loro, e vanno vissute e curate tutte insieme.

L’uomo creato a «immagine dell’immagine», cioè a immagine di Cristo e delle sue relazioni Il tema dell’immagine, però, riceve il suo pieno significato unicamente alla luce della rivelazione neotestamentaria, perché è Cristo che rivela pienamente il mistero del volto di Dio e il mistero del volto dell’uomo, creato a sua immagine e somiglianza (cf. Gaudium et Spes 22). S. Paolo, in modo particolare, ci rivela qualcosa di fondamentale al riguardo: la vera immagine di Dio è Gesù, il Figlio (cf. 2Cor 4,4; Col 1,15)! È Lui la vera e perfetta icona del Padre (cf. Eb 1,3); è Lui il rivelatore del volto del Padre (cf. Gv 1,18; 14,9).

In più, il Nuovo Testamento ci dice chiaramente che noi siamo stati creati nel Figlio, per mezzo di Lui e in vista di Lui (cf. Col 1,16); anzi, tutto ciò che esiste è stato fatto per mezzo di Lui (cf. Gv 1,3; Eb 1,2). La meravigliosa rivelazione in Cristo ci dice, quindi, che tutto il creato, e in modo del tutto particolare l’uomo, porta in sé l’impronta del Figlio. In più, siamo stati pensati nella mente di Dio prima della creazione del mondo, Egli ci ha voluti e desiderati con immenso amore dall’eternità, ci ha già visti nel volto del suo Fi3

Ibid., p. 148.

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Ibid., p. 149.

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glio, l’Amato, e scelti in Lui, amati e benedetti da sempre, predestinati ad essere figli adottivi in Lui, secondo il suo disegno divino (cf. Ef 1,3-5).

Quindi, già nella creazione, l’uomo porta in sé i lineamenti del volto del Figlio Gesù. Come se il Padre, a guisa d’un artista, guardando il volto del suo Figlio sul quale riversa tutto il suo amore dall’eternità, avesse plasmato l’uomo, imprimendo in Lui i suoi tratti distintivi ed amati. La scultura di Dio che crea Adamo, nel ciclo della creazione del portico nord della Cattedrale gotica di Chartres, esprime molto bene questo mistero: il Padre plasma con le sue mani Adamo, il quale poggia teneramente il suo capo sulle ginocchia del Padre, e il Padre ha stranamente le sembianze del volto del Figlio, mentre lo guarda con tenerezza e fierezza. Guardando il mio volto, il Padre vede il volto del suo Figlio, e dentro il volto del suo Figlio Egli ha già visto dall’eternità tutti i nostri volti. Che meraviglioso mistero!

Ora, Paolo, in un altro passo, dice chiaramente che siamo predestinati dall’eternità ad essere conformi all’«immagine del Figlio suo» (Rm 8,9). Questa è, dunque, la vera immagine di Dio, impressa nel cuore dell’uomo! È stato fatto a «immagine dell’immagine», direbbero i Padri della Chiesa. Per S. Ireneo (II sec.), ad esempio, l’immagine secondo la quale è stato creato l’uomo è il Verbo incarnato, cioè il Figlio fatto uomo nella pienezza dei tempi e glorificato, con la risurrezione, nella sua umanità5: questo sarebbe il modello secondo il quale il Padre, guardandolo con la lente della sua eternità, ha creato Adamo.

Essere creati e predestinati ad essere conformi all’immagine del Cristo, il Figlio fatto carne, implica un essere conformi a Lui in tutte le dimensioni della nostra umanità (corpo, anima e spirito; cf.

1Ts 5,23) e portare in noi i suoi tratti e le sue modalità di vivere le relazioni nella nostra umanità.

Avere impresse in noi le relazioni principali del Figlio incarnato è soprattutto entrare in una doppia dimensione relazionale: quella esistenziale, primordiale, con il Padre, dal quale è generato Cf. Ibid., p. 153 che cita vari passi dell’Adversus Haereses di Ireneo (III, 21, 10. 22, 3; IV, 33, 4; V, 16, 2). Anche per Tertulliano il Figlio che doveva incarnarsi è il modello secondo il quale e in vista del quale il Padre crea Adamo; cf.

Ibid.

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Dio, l’uomo e il digitale dall’eternità come Figlio pienamente amato ed abbracciato nella sua radicale alterità; e quella della solidarietà piena con i suoi fratelli nell’umanità, abbracciati ed accolti anch’essi nella loro miseria, fino a dare la vita per loro nella sua piena com-passione (cf. Eb 1 e 2), per farli entrare nella sua stessa figliolanza e con essi portare tutto il cosmo creato nella piena trasfigurazione della sua gloria (cf. Rm 8,18-25). Vedremo questo più avanti nel nostro cammino.

Il faticoso cammino dall’«immagine» alla «somiglianza»: peccato, incarnazione e redenzione Attenzione però! Essere creati a immagine del Cristo non vuol dire affatto che questa si irradi in noi automaticamente in tutto il suo splendore.

Manca infatti un tassello drammatico in questo meraviglioso affresco del disegno divino: il peccato, che si è insinuato nel cuore di Adamo per invidia dell’antico seduttore, il quale ha spezzato tutta l’armonia delle relazioni nelle quali l’uomo è stato inserito da Dio nella creazione (cf. Gn 3). L’uomo creato libero a immagine del Figlio, non si sentiva più figlio del Padre, ma schiavo. È l’immagine del Padre ad essere qui messa in discussione, deformata dall’inganno del serpente. Egli viene visto da Adamo come padrone despote, castigatore, geloso di se stesso e della sua vita divina. Il peccato e la ribellione hanno imprigionato il cuore dell’Adamo perduto. Strappandosi alla relazione vitale che lo fa esistere ed essere quello che è, l’uomo ha perso la sua stessa identità di figlio, deformando in questo modo anche l’immagine del Figlio che porta dentro, e corre errando alla ricerca del senso del proprio esistere (cf. la drammatica domanda di Dio ad Adamo: «Dove sei?» in Gn 3,9).

Spezzata la relazione primordiale con Dio, è avvenuta allora come una rottura esplosiva, ad effetto cascata, in tutte le altre relazioni costitutive dell’uomo: la relazione uomo-donna e la relazione con il creato, come ci viene tragicamente descritto in Gn 3. Le conseguenze disastrose di quest’armonia relazionale spezzata appaiono drammaticamente nelle pagine seguenti del libro della Genesi (Caino ed Abele, torre di Babele, il diluvio universale ecc.) e dicono l’incapacità

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dell’uomo di amare l’altro nella sua diversità, nella sua unicità, e quindi di donarsi a lui e di costituire comunità. La disunione e la ribellione a Dio diventano una disunione e una ribellione verso l’altro, considerato come elemento di minaccia e di conflitto, a volte per il fatto stesso che sia «altro», «diverso» da sé.

Ma Dio non ha abbandonato l’uomo nella sua follia! Anzi, tutta la storia biblica della salvezza non sarà altro, da quel protovangelo annunziato all’alba della sua esistenza (cf. Gn 3,15), che un’appassionata ricerca dell’uomo per redimerlo e per abbracciarlo nella sua paternità, perché ritorni a Lui da figlio amato e da fratello tra i suoi fratelli. Tutta la storia dell’Alleanza, dell’elezione del popolo, la missione dei profeti, i richiami continui alla conversione, non esprimono altro che questo grido di un Dio follemente innamorato del suo Adamo perduto. Tutto ciò perché Dio continua a vedere nell’uomo l’immagine del suo Figlio. Infatti, questa immagine non si è mai totalmente offuscata, ma non era più «somigliante» al Figlio, come diranno i Padri della Chiesa. L’uomo doveva compiere un viaggio «dall’immagine» alla «somiglianza». Incapace di realizzarlo da solo, ecco che il Padre, mosso dalle sue viscere di compassione e di tenerezza, ha mandato il Figlio nella nostra umanità, predestinandolo prima della creazione del mondo (cf. 1Pt 1,20) per far risplendere di nuovo in noi, e per l’opera del suo Spirito filiale effuso nei nostri cuori (cf. Rm 5,5), la sua immagine somigliante di Figlio amato dal Padre e di fratello solidale, capace di amare e di dare la vita per l’altro.

Ecco, allora, l’immenso dono dell’incarnazione del Figlio di Dio nel grembo di Maria! «Felice colpa che ci ha meritato un così grande Redentore!» esclama l’Exsultet cantato la notte di Pasqua. Il Figlio si è incarnato non solo per rivelare a noi le sue relazioni col Padre, con gli uomini amati e con il cosmo, secondo il disegno originale di Dio, ma anche per guarirle e redimerle: per riconciliarci col Padre e tra di noi, e renderci capaci di unità nella diversità e di tessere relazioni che siano costruttrici di pace. Questo lo vedremo la prossima volta.

Comunità Mariana - Oasi della Pace

Dio, l’uomo e il digitale / spazio famiglia

Antropologia digitale di Mauro e Valentina Paris, moderatori sposi cmop

L

2. La crisi delle relazioni interpersonali a rivoluzione digitale sembra aver intercettato la crisi già in atto delle relazioni interpersonali, accentuandone gli effetti attraverso alcuni fenomeni ad essa connessi.

Anzitutto l’incremento del fenomeno del narcisismo, sempre più diffuso nella società postmoderna, attraverso i social e gli strumenti digitali, che hanno aumentato a dismisura gli innamoramenti in chat, le amicizie fittizie su Facebook, Instagram, con la caratteristica di creare flussi di comunicazione fittizia a senso unico, dove la risposta attesa è limitata a un “clic”, un “like”, un “emoticon”.

Il secondo fenomeno che ha favorito la diffusione della rivoluzione digitale e della virtualizzazione delle relazioni, è quello del “sensation-seeking” (inseguire la sensazione), che frammentando e parcellizzando ogni esperienza reale, la trasmette e la condivide con strumenti spesso costituiti prevalentemente da immagini, finalizzate essenzialmente a produrre sensazioni, emozioni. Si tratta di una partecipazione istantanea quanto effimera ed emozionale; ma soprattutto mediata, condivisa solo virtualmente.

Il terzo fenomeno che ha contribuito a diffondere i cambiamenti antropologici e relazionali, è quello della rinuncia alla stabilità e alla responsabilità delle relazioni, a vantaggio di una mera e illusoria libertà1, rifiutando un’identità concreta, per una fluidità e ambiguità di fondo, che rende poco intercettabili e individuabili le persone per quello che sono. Le persone diventano infatti raggiungibili solamente “La libertà individuale: non esiste idea di libertà che prescinda da un vincolo, da un sistema di relazioni a cui siamo in qualche modo legati. Si è sempre liberi rispetto a qualcosa, e non si è mai liberi rispetto a ciò che non si conosce”, 11 Aprile 2019, I&G Management Coaching, Comunicazione non verbale, Emozioni, Relazioni, articolo di Massimo Berlingozzi – Web, Etica e Comunicazione – Mondo Formazione – Aprile 2019, Harvard Business Review.

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Dio, l’uomo e il digitale / Spazio famiglia attraverso la connessione con un profilo identitario, costruito di volta in volta più o meno consapevolmente, che rivela solamente ciò che si vuole mostrare di sé.

La rete “medium” delle relazioni Questa commistione così profonda della realtà con il virtuale e la continua consistente mediazione digitale, nella dialettica delle relazioni, ha fatto sì che Papa Francesco, in una celebre espressione, portasse proprio l’esempio del telefono, per farci riflettere su quale tipo di frequentazione abbiamo della Parola di Dio! “Qualcuno ha detto: cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro telefono cellulare? Se la portassimo sempre con noi!”2.

Se dimentichiamo il cellulare siamo perduti, non possiamo più fare nulla, è come se ci mancasse un arto, dobbiamo perciò correre a riprenderlo; le statistiche ci dicono quanto tempo teniamo lo sguardo fissato sullo schermo, quante volte lo “risvegliamo”.

“Il contesto attuale chiama tutti noi a investire sulle relazioni, ad affermare anche nella rete e attraverso la rete il carattere interpersonale della nostra umanità. A maggior ragione noi cristiani siamo chiamati a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti. La stessa fede, infatti, è una relazione, un incontro; e sotto la spinta dell’amore di Dio noi possiamo comunicare, accogliere e comprendere il dono dell’altro e corrispondervi. È proprio la comunione a immagine della Trinità che distingue la persona dall’individuo”3. È significativa l’immagine della rete, composta da nodi che permettono un’infinità di connessioni, senza un centro né un vertice, quindi senza priorità né gerarchie, ponendo tutto sullo stesso piano, senza la possibilità di punti di coagulo e convergenza, come pure di polarizzazione e supervisione.

Per questo, la rete può essere paragonata ad una ragnatela, pronta ad invischiare, ad intrappolare.

2

Papa Francesco, Angelus del 05/03/2017.

Idem, Messaggio per la 53ª Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, 2 giugno 2019 .

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Le relazioni che vi si instaurano sembrano reali, ma mancano del calore dell’incontro, della complessità e dell’interazione dei linguaggi, della comunicazione vocale, gestuale, corporea, psicologica, perfino olfattiva, che permettono uno scambio che, solo la presenza vera dell’altro, può consentire4.

Purtroppo, la rete tende ad essere uno strumento e un luogo di comunicazione univoca, che muove da una pulsione autocentrata ed egoistica, finalizzata all’auto-celebrazione, che trascura, anzi, esclude proditoriamente la comunione con l’altro e con gli altri, disattendendo completamente la necessità di reciprocità che è alla base di qualsiasi dinamica relazionale: la disponibilità all’accoglienza, all’ascolto e al vicendevole dono e aiuto.

La rete, per sua costituzione, rende “fluide”, in quanto artificiose e poliedriche, le personalità, anonimi e mutevoli gli individui, ambigue ed instabili le relazioni.

Il network: ineffabile realtà o consistente metafora?

“La rete è una risorsa del nostro tempo, - come afferma Papa Francesco - l’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano”5.

Siamo dentro ad un processo di naturalizzazione della relazione tecno-mediata e digitale, per cui Papa Benedetto XVI, Discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 28 febbraio 2011: “Vorrei adesso soffermarmi sul fatto che il pensiero e la relazione avvengono sempre nella modalità del linguaggio, inteso naturalmente in senso lato, non solo verbale. Il linguaggio non è un semplice rivestimento intercambiabile e provvisorio di concetti, ma il contesto vivente e pulsante nel quale i pensieri, le inquietudini e i progetti degli uomini nascono alla coscienza e vengono plasmati in gesti, simboli e parole. L’uomo, dunque, non solo «usa» ma, in certo senso, «abita» il linguaggio. In particolare oggi, quelle che il Concilio Vaticano II ha definito «meravigliose invenzioni tecniche» (Inter mirifica 1) stanno trasformando l’ambiente culturale, e questo richiede un’attenzione specifica ai linguaggi che in esso si sviluppano. Le nuove tecnologie «hanno la capacità di pesare non solo sulle modalità, ma anche sui contenuti del pensiero» (Aetatis novae 4)”.

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Papa Francesco, Messaggio per la 53ª Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, 2 Giugno 2019.

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Comunità Mariana - Oasi della Pace

Dio, l’uomo e il digitale / Spazio famiglia ciascun individuo percepisce l’“essere connesso” come una dimensione naturale dell’esistere, pertanto irrinunciabile, in quanto l’“esserci” è una condizione imprescindibile, propria dell’istinto di socializzazione dell’essere umano; tanto quanto quello di sondare ogni nuovo spazio gli si ponga dinanzi, specialmente se misterioso ed inesplorato.

Va da sé che tale spazio, tanto vasto quanto insondabile ed illimitato, si propone carico di opportunità esperibili e di valori simbolici, tali da poter considerare la rete quale una metafora.

La prima metafora in chiave antropologica, che scaturisce spontaneamente dall’immaginazione collettiva, è quella della piazza virtuale, della comunità. La miriade di contatti possibili e di fatto fruibili, producono un fascino e un’attrattiva irresistibili, nell’illusione di trovare accoglienza, dialogo, sostegno, comprensione; ma ben presto ci si accorge del pericolo di manipolazione, plagio, se non di discredito e vessazione.

Ogni comunità umana dovrebbe essere animata da principi e da comportamenti di fiducia, reciprocità, sussidiarietà, solidarietà, coesione, condivisione di beni. Al contrario l’ambito anonimo e spersonalizzato, in una sola parola “fluido”6, perché fatto di contatti frammentati ed episodici, porta a un’aggregazione creata su legami deboli, che degenerano spesso per interessi egoistici ed opportunistici, se non addirittura per la volontà di accaparramento, di sfruttamento, di sopruso ed abuso.

La seconda metafora possibile è quella della ragnatela, costituita da un’infinità di nodi, di possibilità di connessione, priva però di ogni gerarchia o criterio di priorità, e quindi impossibile da controllare, da sottoporre ad una qualsiasi forma di regolamentazione e di norma. Come la ragnatela può intrappolare, adescare ed incapsulare, pur lasciando l’illusione di una certa autonomia Zygmunt Bauman sviluppa il suo lavoro di ricerca in diversi ambiti, per capire i cambiamenti della nostra epoca, dalla sociologia alla teoria politica, dalla filosofia alla comunicazione, dall’etica all’economia. A lui si deve la folgorante definizione di modernità liquida. Tra i suoi saggi più famosi: “Modernità liquida”, “Amore liquido”, “Vita liquida”, “Consumo dunque sono”, “L’arte della Vita”.

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di movimento, ma creando dipendenza. Le relazioni generate su criteri quantitativi, non qualitativi, portano a restare chiusi nel proprio io, senza dono, senza dialogo, inducendo l’individuo a riconoscersi solo nel numero di “click”, di “like”, di “emoticon”, provocando quindi una divisione, spesso una contrapposizione drastica, nei confronti di coloro che non apprezzano e condividono il proprio “stato”.

La terza metafora possibile, meglio auspicabile, è quella del corpo: ognuno costituisce una parte essenziale di questo corpo del quale tutti siamo membra, preziose ed indispensabili, per cui diviene indispensabile riconoscersi e rispettarsi reciprocamente, valorizzare il senso comune di appartenenza e far crescere la vicendevole comunicazione di sé, in definitiva la “comunione”. È l’idea di san Paolo, che descrive la comunità di persone come un insieme di membra dello stesso corpo, dove ciascuna ha una sua dignità, per il ruolo unico ed indispensabile a tutte le altre, con un profilo identitario inconfondibile e prezioso, perché speciale. In modo che: «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”. Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie» (1Cor 12,21-22).

“L’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa”7.

L’invito di Papa Francesco è quindi di “camminare con il pellegrino esistenziale, ma come camminava Gesù con quelli di Emmaus: riscaldando il cuore”8, facendo comprendere loro le Scritture e, in tal modo, ritrovare il Cristo Signore.

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Ibidem.

Papa Francesco, Discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, 21/9/2013.

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Raccontami la regola

A partire da questo incontro mariano...(RdV 2) di Sr. Maristella di Gesù Bambino, cmop

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opo lo slancio di gratitudine che caratterizza il primo numero della nostra Regola di Vita, in risposta al dono della Madonna, che col suo incedere gentile e materno ci ha aperto orizzonti nuovi di vita e di speranza, col secondo numero vogliamo dire che non possiamo più essere quelli/e di prima; avvertiamo la necessità di dare una svolta alla nostra vita.

La Madonna ci ha portato a metterci in ascolto del grido che sale dall’umanità che si è allontanata da Dio, e perciò a guardare a noi stessi e al nostro cammino di fede, non più chiusi nell’egoismo, ma dentro una prospettiva nuova, di salvezza. Siamo tutti fatti per il Paradiso e non possiamo sciupare, tantomeno bloccare l’anelito profondo che sale dal cuore umano, desideroso di infinito e di farsi dono, anche quando non ne ha coscienza. Ciò che maggiormente deve starci a cuore è la salvezza, nostra e dei nostri fratelli.

Per questo “la Regina della Pace – come diciamo appunto in RdV2 – ci accompagna in un progressivo cammino di conversione al Signore”.

Non è ancora tutto chiaro, è solo un piccolo seme che riveste i tratti di semplicità della vita ordinaria, quasi casalinga, e di gioia vera, quella che scaturisce da uno sguardo attento alle cose di Dio. È un piccolo seme che ha in sé la forza di un progetto di PACE che Gesù stesso ci ha lasciato (Gv 14,27), che è da comprendere, giorno per giorno, a piccole dosi, perché possa mettere radici e portare frutto.

La conversione infatti non è mai dono acquisito, ma un cammino lento, progressivo, fatto anche di cadute, di arresti e di ritorni. Per questo

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abbiamo accolto Maria come maestra di vita, che ci indica la strada e ci sottrae al rischio di imboccare quella sbagliata. Teniamo sempre presente l’invito di san Bernardo: “Guarda la Stella, invoca Maria!”; nelle tribolazioni, negli affanni, nelle tempeste della vita è Lei la Stella del Mare che dobbiamo invocare, perché ci conduca al porto sicuro.

Nel primo incontro con Lei è come aver gustato un pezzo di Tabor, ma poi è necessario scendere a valle, nell’ordinarietà dell’esistenza, dove Lei, discreta e sollecita, è presente a tracciare il percorso per una conversione concreta, non idealizzata, fatta di gioie e fatiche, successi e fallimenti, e per realizzare quel progetto di “santità” impresso nel DNA di ogni uomo: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non trova Pace finché non riposa in Te”, diceva S Agostino.

La conversione deve essere comunque un cambio di direzione verso un obiettivo che ci sta a cuore, altrimenti mentiamo a noi stessi. L’obiettivo è la santità che, per noi dell’Oasi della Pace, assume una differente colorazione, è intesa come ricerca della Pace nella concretezza della vita e in tutte le sue espressioni, di preghiera, di lavoro, di relazioni, di accoglienza, di rispetto del creato, etc, e soprattutto nella determinazione di seguire Cristo, nostra Pace. Tenendo fisso lo sguardo su di Lui, che con la sua Parola e il suo esempio ci rivela la santità di Dio, non dobbiamo temere di calcarne le orme ed essere canali vuoti per offrire all’uomo del nostro tempo un messaggio di speranza e di Pace, anche quando non mancheranno le tribolazioni. Lui infatti ci ha prevenuto: «Abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).

Rinnoviamo perciò la nostra gratitudine a Maria, perché questo stile di santità a cui ci ha chiamati, senza merito alcuno da parte nostra, è proprio quello che cercavamo; siamo fieri di poter essere strumenti di pace “per comunicare questa santità anche agli altri fratelli” (RdV2), non come ostentazione, ma piuttosto come opportunità di collaborare con Lei per il rinnovamento spirituale della Chiesa e la conversione dell’umanità.

Pertanto accogliamo volentieri la raccomandazione dell’apostolo Paolo, posta a conclusione di questo secondo numero della Regola di Vita: «Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1 Ts 5,16-18).

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Ordinazione Sacerdotale di p. Pietro Maria Un dono di Dio in tempo di pandemia “Hai sollevato i nostri volti dalla polvere… Figlio dell’Altissimo, povero tra i poveri... Re di tutti i secoli, Re dei re...” - cantava il coro dei fratelli e sorelle dell’Oasi della Pace, in quella sera caldissima di settembre nell’ampia Chiesa di San Martino a Monterotondo: alla presenza di decine di presbiteri provenienti da tutta la Sabina, con a capo il Vescovo Mons. Ernesto Mandara, il nostro caro fratello Pietro Maria del Preziosissimo Sangue di Gesù è stato ordinato sacerdote.

L’ordinazione di un sacerdote è sempre motivo di festa per la Chiesa. Le cerimonie sono solitamente partecipate da gran numero di membri del clero, amici, familiari e fedeli, che con viva attenzione accompagnano, momento per momento, il suo svolgimento: il rito di presentazione ed elezione dell’ordinando, l’omelia del Vescovo, l’impegno dell’eletto, il canto della Litania dei Santi, l’imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione, la vestizione degli abiti presbiterali, l’Unzione Crismale, la consegna della patena e del calice, l’abbraccio di Pace scambiato con il Vescovo e con tutto il presbiterio presente, per significare l’ingresso nell’Ordine. A causa delle misure di contenimento dovute alla pandemia di Covid-19, in Chiesa non potevano entrare più di 200 persone, tutte distanziate e con mascherina; non ci sono stati baci e abbracci, e persino il bacio alle mani appena consacrate è stato soppresso, sempre per motivi di sicurezza sanitaria. Ma la gioia non si poteva contenere, sprigionava dagli occhi dei fedeli, e specialmente da quelli di Marisa, la mamma.

La prima data fissata per l’ordinazione era il 25 aprile. Poi, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, è stata spostata al 13 settembre: cinque lunghissimi mesi di attesa. Negli annali della CMOP, potrebbe essere forse ricordata come “l’ordinazione della pandemia”; eppure di davvero virale, nella storia vocazionale e nella vita di fr. Pietro, c’è la passione contagiosa per Gesù e la voglia di testimoniarlo, Lui, che è “la nostra Pace”.

Una passione coltivata, provata e fortificata nei mesi di lockdown. Lo spo-

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Notizie Oasi stamento della data ha inevitabilmente generato emozioni, dubbi, sofferenze, che hanno avuto però il tempo per essere rielaborati.

La prolungata attesa è stata occasione propizia per ritornare alle radici profonde della chiamata e dell’esperienza di fede. Dall’ambone, alla fine della celebrazione, padre Pietro ha condiviso le sue riflessioni ed emozioni, dicendo che in questi mesi siamo stati abituati a vedere sui mezzi di comunicazione tante mappe dei focolai di diffusione del virus: “Eppure – diceva - se potessimo fare la mappatura di tutte le persone che hanno pregato per me, sarebbe davvero un numero sconfinato”.

“Vai ora, Pietro!”. Getta le tue reti su questo mare mosso, prendi il largo nella fedeltà a Gesù, nell’obbedienza al tuo Vescovo e nella donazione totale di te alla tua comunità e alla Chiesa.

E la pesca sarà abbondante!

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Intervista a Marisa, mamma di p. Pietro Maria Con l’esperienza che ha oggi, cosa direbbe a una mamma il cui figlio presenta dei segni di vocazione?

Marisa: Le direi di consigliargli di andare avanti e seguire il suo cuore.

Di consigliargli di parlarne con delle figure di riferimento, i sacerdoti della parrocchia, i catechisti… così da proseguire il suo cammino, seguendo la via che il Signore ha tracciato per lui. Gli direi di sentirsi libero di scegliere, senza avere timore degli altri. È invece una cosa bellissima poter andare avanti e seguire il proprio percorso: frate, sacerdote, qualsiasi cosa un giovane senta nel cuore è una cosa bellissima poterla seguire. E bisogna aiutarlo, non ostacolarlo.

Nella vita di suo figlio, quali tappe riconosce essere state importanti per la sua scelta?

Marisa: I miei figli hanno frequentato la parrocchia fino alla Cresima, dopo Simone si è allontanato per qualche anno. In seguito, abbiamo incontrato una famiglia con cui è nato un gruppo di preghiera, e da quel momento ha riniziato a praticare la vita di chiesa, lasciando la vita “mondana”, diciamo così, e ricoltivando la dimensione religiosa.

Il nostro gruppo di preghiera è durato diversi anni, e credo che il Signore e la Madonna l’abbiano preso per mano, a partire da quell’esperienza: lì è cominciato il suo cambiamento, e lui pian piano è cresciuto nella fede. Certo, non ci siamo resi subito conto che potesse arrivare alle scelte che poi ha fatto. Comunque, è rientrato nel cammino della fede, ha incontrato Gesù e Maria, abbiamo iniziato ad andare a Medjugorje e, pian piano, il suo cammino proseguiva, anche se davvero non credevo potesse arrivare “a questo”… fino a qui.

Ha detto che non credeva arrivasse “a questo”...

Marisa: No, non credevo che arrivasse proprio al sacerdozio.

Perché, che sogni aveva per lui?

Marisa: No, non avevo sogni particolari, nel senso che la vita è sua.

Lui inoltre è stato fidanzato, ma non era per niente felice. Da quando ha iniziato ad entrare in questa vita “diversa”, vedevo dei cambia-

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Notizie Oasi menti, ma comunque aveva iniziato a lavorare e, pur essendosi a un certo punto lasciato con la ragazza, non immaginavo che arrivasse ad entrare in comunità.

Ad un certo punto, ha cominciato a dire di voler fare un’esperienza all’Oasi della Pace, per verificare la sua vocazione. L’anno in cui poi ha deciso di entrare, ci ha detto che sarebbe stato a Medjugorje, dove andavamo da anni insieme alla famiglia con cui condividevamo un percorso di fede, quindi avrebbe deciso cosa fare della sua vita. Tornando, ha detto: “Vado in comunità”. Ha lasciato il lavoro e poi è entrato il 4 ottobre 2004, giorno di S. Francesco. E non è più uscito.

Non ero contraria di per sé alla sua decisione, anche se lì per lì siamo rimasti un po’… Non tanto per la comunità. Non so se inconsciamente non volessi, credo non si trattasse di questo. Comunque, pian piano, vedendolo sempre più convinto di quella scelta, che io chiamo “la chiamata”, non la scelta, e vedendo che più andava avanti in questa chiamata, più era felice… Insomma, io sono felicissima, per lui, per me e per tutta la famiglia.

E pensa di essere cresciuta anche lei nella fede?

Marisa: Sì, sicuramente. Perché, prima frequen-

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tando il gruppo di preghiera, poi seguendo il percorso di Pietro… Sì, ora vedo le cose in un’altra ottica rispetto a prima.

Grazie. Ultima domanda: cosa consiglierebbe ai consacrati della nostra famiglia ecclesiale, per essere un riflesso della Pace di Dio? Marisa: Io vi vedo benissimo, siete tutti bravi, vedo che siete ben amalgamati, che vi volete tutti bene. E spero che cresciate sempre, anche di numero, così da aiutare anche gli altri nel credere, perché le testimonianze che date sono bellissime. Vi voglio un bene dell’anima, a tutti, perché vi vedo proprio persone brave, persone che si aiutano... E vi ho ringraziato sempre tanto per Pietro, perché vedo che gli volete tanto bene: volete bene a lui e vi volete bene tra voi.

Siete tutti una famiglia, anche se in diverse case.

Vi auguro, di cuore, di crescere ancora di più e poter diventare i sacerdoti, pastori e consacrati di cui c’è bisogno, per aiutare. E vi auguro ancora di crescere nella fede del Signore e testimoniare quello che siete.

Grazie!

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Notizie Flash

Luglio - Ottobre 2020 1 luglio - Medjugorje Si sono tenuti i festeggiamenti per i trent’anni della nostra presenza in questa terra benedetta. Trent’anni di grazia a servizio della Regina della Pace, custoditi dal suo materno amore e aiuto.

16 luglio - Fortaleza Dopo settimane di intenso lavoro promosso da p. Hananias e attivato anche con la collaborazione di molti residenti nel CEU, sotto la guida di un esperto costruttore, la chiesa del CEU, dedicata al Santissimo Sacramento, ha riaperto le porte per la celebrazione eucaristica nella festa di Nostra Signora del Carmelo. A causa delle restrizioni dovute alla pandemia, solo gli abitanti del CEU hanno potuto partecipare, ma la gioia è stata grande per tutti, benefattori e amici.

25 - 26 luglio - Passo Corese Si è realizzato il VI FestinGod, con la partecipazione di una trentina di ragazzi dai 16 ai 30 anni. Tema del Festival: “Alla ricerca della perla preziosa”. P. Pietro, fr. Antonio e sr. Francesca sono stati i bravi e creativi animatori dell’evento.

Agosto - ottobre - Ussana Il FestinGod, che ha visto la partecipazione, nei giorni dal 31 luglio al 2 agosto, di un numero molto elevato di persone, ha dato anche il via ai primi incontri specificatamente per giovani nella nostra Oasi, tenutisi il 31 agosto e il 13 Ottobre. “Giovani nel cuore dell’Oasi”, questo il titolo della giornata del 31 agosto, ricca di momenti di meditazione della Parola e di momenti di preghiera e risonanza personali. Nelle serate, p. Alessio ha inoltre accompagnato i giovani nella riflessione sul significato che l’Oasi della Pace riveste, e può rivestire, nelle loro esistenze.

7 - 8 agosto - Deliceto “Resto per Cristo, il servizio e la testimonianza nella chiesa, tra contraddizioni, incoerenza, aspettative, sogni e ideali” è il titolo del festival dei giovani di Deliceto. Due giorni di testimonianze, condivisione aperta, comune preghiera, gioia per i numerosi giovani che hanno preso parte all’evento, vissuti come momenti di grazia e di guarigione del cuore.

9 agosto - Deliceto Durante la Celebrazione Eucaristica domenicale nel Santuario della Madonna della Consolazione, Maria Rosaria e Gino Cascarano sigillano la loro adesione definitiva al carisma della Pace come sposi aggregati.

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Notizie Flash 21 - 23 agosto - Passo Corese Si è tenuto il nostro annuale Meeting, questa volta trasmesso su piattaforma digitale. Presenza di grazia, all’apertura dell’evento, è stata quella di Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, che, oltre alla bella conferenza dal titolo “Adamo, dove sei? Lo smarrimento dell’uomo nella società contemporanea“, ha animato l’adorazione eucaristica della sera. Abbiamo vissuto, inoltre, una recita del S. Rosario il 22 agosto, con collegamenti dai cinque continenti: una corale preghiera di intercessione che ha visto la nostra comunità, diffusa in vari angoli della Terra, unita nell’implorare il dono della Pace per il mondo intero.

23 agosto – Cereda (Vicenza) Due coppie di sposi aggregati del Nord, Tiziana e Andrè Huber, Ida e Roberto Fanni, hanno emesso il voto definitivo di essere Pace e intercedere per la Pace, nelle mani del Responsabile Generale p. Martino. Alla celebrazione eucaristica erano presenti, insieme alle famiglie delle due coppie, con figli e nipoti, le altre coppie del Nord ed i consiglieri. Ringraziamo Maria, Regina della Pace, per aver chiamato questi sposi ad essere Oasi di Pace nel mondo.

23 agosto - 3 settembre - Priabona P. Martino e i consiglieri si sono recati a Priabona per dieci giorni di Consiglio, preghiera e condivisione.

8 settembre - Deliceto Un rito semplice quello che inaugura l’inizio del noviziato di Roberta Angeloni (Monterotondo), nella festa della Natività di Maria, presso il Santuario della Consolazione di Deliceto. Con Maria, la candidata esprime il suo desiderio di abbandono all’azione della grazia, assumendo il nome di Roberta Sofia della Theotokos. Sarà accompagnata nel cammino formativo da sr. Rebecca.

14 settembre - Passo Corese Il nostro novello Sacerdote, padre Pietro Maria, ha presieduto la sua prima Messa nella festa dell’Esaltazione della Croce, nello spazio antistante la cappella della Casa Generalizia di Passo Corese.

14 settembre - Passo Corese Fratel Antonio ha iniziato il cammino di discernimento e di formazione in vista del sacerdozio presso il Seminario Regionale di Anagni.

15 - 17 settembre - Passo Corese “Simile a un granello di senape”: questo il tema del seminario annuale della CMOP, incentrato sulla riflessione sul nostro carisma. È stato un momento formativo importante, con la partecipazione anche di rappresentanti delle coppie aggregate e dei secolari.

Nei primi due giorni si è riflettuto su alcuni criteri per “ridire” il carisma, attingendo alla sapienza della Chiesa.

Il terzo giorno, invece, è stato dedicato ad illustrare nel dettaglio i compiti degli Uffici che la direzione generale ha realizzato, per migliorare la gestione e il coordinamento dei diversi servizi e attività della nostra famiglia ecclesiale.

18 - 20 settembre - Fortaleza La comunità di Fortaleza ha accolto un gruppo di giovani (cinque ragazze e tre ragazzi) per un fine settimana vocazionale. Il programma molto semplice, comprendente catechesi, Lectio e condivisioni, con la partecipazione ai momenti di preghiera, lavoro e vita fraterna della comunità, ha permesso ai giovani di riflettere sul mistero della chiamata e di conoscere la nostra comunità.

18 - 23 settembre - Ritiro di formazione per i responsabili Si è svolta a Ponticelli, presso la Fraternità Madre della Riconciliazione e della Pace, la settimana di formazione per i responsabili e formatori della CMOP.

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Notizie Flash 25 settembre - 10 novembre - Visita canonica di p. Martino alle comunità del Brasile.

Dopo circa un anno dalla sua elezione a responsabile generale, p . Martino ha effettuato la sua prima visita canonica alle due comunità del Brasile: Quixadá e Fortaleza. Ha trascorso le prime settimane a Quixadá dove ha accolto i voti di famiglie e secolari e poi ha soggiornato in Fortaleza dove risiede il noviziato. È stato un tempo di grazia e di formazione, di conoscenza e di condivisione molto importante per approfondire il nostro carisma, per sentire la profonda unità con tutta la comunità, per aprire gli orizzonti alle sollecitazioni della Chiesa e del mondo. P. Martino ha tenuto un corso sulla comunicazione del cuore per entrambe le case ed ha guidato e animato cinque giorni di formazione per gli attuali responsabili delle due case. Inoltre ha dedicato il suo tempo agli incontri personali dei fratelli e sorelle, delle coppie di sposi, delle secolari e di quanti, prossimi alla comunità, hanno desiderato incontrarlo.

Ottobre - Passo Corese Padre Leopoldo ha iniziato l’insegnamento di un corso di esegesi dell’Antico Testamento (profeta Isaia) nel corso di specializzazione della Facoltà di Teologia Biblica, presso la Pontificia Università Urbaniana. Per la nostra comunità, si tratta senz’altro di una nuova opportunità per offrire un prezioso contributo alla Chiesa.

4 ottobre – Quixadá Alcune coppie in formazione hanno emesso per la prima volta il voto di essere Pace e di intercessione per la Pace, unendosi così alla nostra Famiglia ecclesiale. Si tratta di Sidley e Socorro, Jonas e Ruth, Gleisson e Lucineide. Un’altra coppia, Neylker e Kaline, ha iniziato ufficialmente il cammino di formazione. Siamo grati a Maria, Regina della Pace, perché continua a chiamare tanti figlie e figlie della terra brasiliana a seguire Gesù, il Principe della Pace, vivo nella sua Chiesa.

7 ottobre - Mbalmayo Un grande evento ha arricchito la festa del 7 ottobre, giorno della Madonna del Rosario: dopo un lungo tempo di preparazione guidato da sr. Imaculada, 21 membri del nostro villaggio si sono consacrati alla Madonna se-

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Notizie Flash condo la formula del Montfort. È stato un momento molto commovente: abbiamo percepito quest’evento come una meravigliosa novità, un passaggio della Grazia nel nostro paese.

10 ottobre - Mbalmayo Il 10 ottobre è stata celebrata una s. Messa per il rientro a scuola dei bambini del nostro villaggio. La Messa è stata celebrata nel nostro Santuario, con la partecipazione di diversi bimbi, ed insieme abbiamo chiesto alla Madonna la sua benedizione per questo nuovo anno.

10 - 12 ottobre - Passo Corese Si è tenuto l’incontro delle coppie responsabili e dei delegati di zona per gli sposi, coordinato da sr. Daniela, vicaria generale, e dai moderatori generali degli sposi, Mauro e Valentina Paris. Oltre alle coppie e delegati presenti, si è lavorato sulla piattaforma Zoom con coloro che non potevano essere fisicamente a Passo Corese, a causa della lontananza o delle limitazioni imposte dal’attuale situazione pandemica.

Ringraziamo Maria, che continua a prendersi cura di noi, per renderci sempre più strumenti di Pace per l’umanità, nel dono delle varie identità vocazionali che compongono la nostra Famiglia Ecclesiale.

11 ottobre - Quixadá Due sorelle secolari della CMOP, Christiane e Joana, hanno emesso i loro voti perpetui durante la Messa nel Santuario di Quixadá.

Christiane è di São Luis, Maranhão, un altro stato nel Nord-est del Brasile, e cammina con la comunità da molti anni. Per l’occasione ha portato con sé sua sorella, Lanne, e alcune amiche della sua diocesi. Christiane è molto attiva nella sua diocesi, soprattutto nel campo della liturgia.

Joana conosce la comunità fin dal suo arrivo in Brasile. Abita accanto al santuario ed è sempre molto presente nei nostri momenti liturgici ed apostolici. In particolare, è responsabile del Progetto “Per un Mondo di Pace”, che aiuta famiglie bisognose della zona. Ha un negozio di libri ed oggetti religiosi vicino al santuario, che funge anche da luogo d’accoglienza ed evangelizzazione.

Le due sorelle hanno emesso i loro voti perpetui nelle mani di padre Martino. Ringraziamo con tutto il cuore per il “sì” di queste nostre due sorelle alla Regina della Pace e per la loro testimonianza di grande fedeltà.

12 ottobre - Fortaleza Solennità di Nossa Senhora da Conceição ”Aparecida”.

Giorno di festa per tutto il Brasile e giorno dei bambini che hanno ricevuto una benedizione particolare alla fine della s. Messa. Nel pomeriggio, nella chiesa del Santissimo Sacramento, abbiamo offerto una catechesi mariana e il s. Rosario, seguito dal Vespro solenne e dalla s. Messa.

Una novizia e una giovane coppia hanno invece animato giochi per i bambini e, come conclusione, si è tenuta sul piazzale adiacente alla chiesa, ultimato il giorno precedente, una festa con canti, cibo buono, bancarelle organizzata con la collaborazione delle comunità del CEU. P. Rafael ha presentato alcuni canti del suo CD, accompagnato da altri musicisti del CEU. È stato un momento di grande gioia e fraternità aperto a tutti.

18 ottobre - Deliceto Una giornata di comunione fraterna per i giovani della Gioventù Mariana Oasi della Pace (GMOP) nella casa di Deliceto. Si riparte così per camminare insieme in questo nuovo anno sociale.

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Notizie Oasi 19 - 23 ottobre - Quixadá e Fortaleza Formazione per responsabili e formatori in Brasile. Nella sua visita canonica p. Martino ha proposto anche ai responsabili e formatori di Quixadá e Fortaleza la bella esperienza vissuta in Italia. La Provvidenza ha messo a disposizione una casa bella e tranquilla a Taiba, sulle rive dell’oceano che ha permesso di vivere anche spazi di riposo. La formazione dal taglio carismatico-esperienziale, ricca di esercizi e condivisioni, ha permesso di rileggere il nostro carisma e il cammino attuale della comunità attraverso i primi punti della Regola di Vita. Alcuni insegnamenti specifici sulla comunicazione del cuore e una serie di indicazioni pratiche e chiare hanno fornito ai responsabili buoni strumenti per svolgere sempre meglio il loro servizio. La ricchezza dei contenuti è stata vissuta in un clima di grande fraternità e comunione.

23 - 24 ottobre “Relazione come cura e cura delle relazioni: percorso di formazione alla comunicazione empatica”. Questo è il titolo del corso di formazione alla comunicazione del cuore, tenuto online dalla dott.ssa Elisabetta Porcu, dell’Associazione Tau, che con gioia e curiosità abbiamo iniziato in questo nuovo anno sociale. Molti fratelli e sorelle hanno aderito all’iniziativa.

24 ottobre - Ussana Il percorso di consacrazione a Gesù per mezzo di Maria, secondo l’insegnamento di S. Luigi Maria Grignon de Montfort, è iniziato sabato 24 ottobre, sotto la guida sapiente di sr. Maristella e sr. Marie Rose. Si tratta di un percorso particolarmente curato e approfondito per scoprire, o riscoprire, il dono di Maria nelle nostre vite.

25 ottobre - Ussana Domenica 25 ottobre si è tenuta, presso la nostra Oasi di Ussana, una giornata “Open Day Family“. Si è trattato di un incontro, ideato come giornata di sensibilizzazione e accoglienza delle famiglie avvicinatesi alla comunità, dopo il lungo tempo di pausa causato dall’emergenza Covid.

La giornata è stata articolata in due tempi: la mattina, dedicata a coppie che si affacciavano per la prima volta alle domeniche di spiritualità familiare; la seconda, alle coppie in formazione o con voti. L’incontro con le “nuove coppie” ha visto una partecipazione consistente (undici coppie) ed entusiasta. Svoltosi in modalità interattiva e dialogica, è stato incentrato sulla presentazione del senso e delle caratteristiche del percorso formativo offerto nelle nostre domeniche di spiritualità coniugale.

Nati al cielo

Il giorno 13 novembre, all’età di settantadue anni, dopo un lungo calvario dovuto ad un tumore, è tornato alla casa del Padre Massimo Franceschetti, il papà del nostro caro fr. Massimiliano. La dipartita è avvenuta nella sua abitazione di Gubbio, assistito da fr. Massimiliano e dagli altri suoi due figli, lì presenti con le rispettive famiglie. Così papà Massimo, in tanto dolore, ha potuto avere la gioia di sentirsi circondato dall’affetto e dalla preghiera dei suoi cari, così come dal conforto dei Sacramenti ricevuti esattamente una settimana prima, in piena coscienza, dalle mani del nostro p. Robert.

Nella messa delle esequie, svoltasi il giorno seguente nella chiesa di S. Agostino, era palpabile il clima di fede semplice e profonda che ha sostenuto Massimo nel suo ultimo duro combattimento, oltre che in tutta la sua vita onesta e laboriosa. Mentre lo affidiamo alla misericordia del Padre, ci stringiamo con l’affetto e la preghiera intorno alla sua famiglia.

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Elenco delle sedi della

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MEDJUGORJE: Marijanska Zajednica “Oaza Mira”, via Kraljice Mira, 96 Bijakovici 88266, Medjugorje BOSNIA ERZEGOVINA Tel./Fax 00387-36-651829

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MBALMAYO: Communauté Mariale “Oasis de la Paix” B.P. 112 MBALMAYO, CAMEROUN Tel: 00237-677686137

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medjugorje@oasidellapace.net

CAMERUN

mbalmayo@oasidellapace.net

La nostra comunità, oltre che del lavoro non retribuito dei suoi membri, vive della divina Provvidenza che passa attraverso la carità dei fratelli più sensibili.

Quanti desiderano rendersi strumento della divina Provvidenza possono servirsi di : C/C POSTALE 11782026 (PASSO CORESE) Conto bancario: BANCA INTESA SAN PAOLO Iban: IT20A0306909606100000132386

Pensieri di Pace Nella notte, la notte del cuore in ricerca, la notte del non-senso e del timore, sommesso un vagito si diffonde, brezza leggera nel ghiaccio della sera.

Riesci a sentirlo?

Parla di amore, amore intimo di donna e di bimbo e di uomo, che trasformano la stalla in reggia di sguardi intensi, profondi appassionati, e in lieta festa e dolci cantilene.

Luce è quell’amore, luce nel cuore della notte, notte del dolore umano di ogni tempo e luogo, notte ormai gravida di un’alba di speranza.

Nel buio ora grembo di vita, nascosto, riecheggia quell’amore.

Quell’amore forte, coraggioso, tenero riecheggia, continua a riecheggiare.

Riesci a sentirlo?