Laroccaagosto2013

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MARINEO Anno XX Agosto 2013 â‚Ź 1,00 Copia omaggio


Confraternita San Ciro Parrocchia S.S. Ciro e Giorgio – Marineo

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SAN CIRO MARINEO 16-17-18-19-AGOSTO 2013

Venerdì 16 Agosto Ore 18.30 - Cappella San Ciro - Santa Messa di apertura della festa – presieduta dal parroco don Leo Pasqua Ore 19.00 Ingresso gruppo “tammurinara” Ore 19.00 - Ingresso del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone città di Marineo” Ore 19.30 - Mostra di pittura presso il Castello Beccadelli Ore 20.00 - Mostra personale di pittura di Rosario Rigoglioso – Salone Parrocchiale Corso dei Mille Ore 20.00 via Cavour – Palestra Scuola Elementare - Collettiva fotografica “ Un dono da donare” a cura della Pro-Loco e dell’UNITALSI” Ore 22.00 -Piazza Inglima Spettacolo in collaborazione con FIT CENTER - MarineoOre 23.00 -Karaoke con animazione di Giuseppe Zuccaro e Filippo Fazzini - Piazza Garfield - Lodi Sabato 17 Agosto Ore 08.00 - Alborata Ore 08.30 - Santa Messa - Chiesa Madre Ore 09.00 - Ingresso gruppo “tammurinara” - Ingresso del Complesso Bandistico “G. Arnone Città di Marineo” Ore 16.00 - Triangolare di calcio trofeo San Ciro – Campo Sportivo – BolognettaOre 16.30 - “VI Cronoscalata in Mountain Bike” – a cura dell’ “A.S.D. Extreme Racing Team” partenza zona “Sotto Castello arrivo Piazza Sainte- Sigolene Ore 18.30 - Vespri solenni e Santa Messa Chiesa Madre Ore 22.00 - Piazza Inglima SPETTACOLO

Domenica 18 Agosto Ore 08.00 - Alborata Ore 08.30 - Santa Messa - Chiesa Madre Ore 09.00 - Ingresso “tammurinara” Ore 09.00 - Ingresso del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone Città di Marineo” Ore 10.00 - “LA CUNNUTTA”. Tradizionale processione di devoti che recano con muli e cavalli doni votivi a San Ciro – con partenza da Piazza Castello. Ore 12.00 - Santa Messa Solenne con Panegirico Ore 16.30 - Esibizione per le vie e piazze del paese del gruppo “tammurinara”. - Esibizione per le vie e piazze del paese del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone Città di Marineo” Ore 18.30 - Piazza Sainte Sigolene Solenne Liturgia Eucaristica presieduta da Mons. Raffaele Galdiero, Parroco della Chiesa San Ciro in Portici Ore 21.00 - PROCESSIONE DELLE SACRE RELIQUIE DI SAN CIRO Lunedì 19 Agosto Ore 08.00 - Alborata Ore 11.00 - Solenne Concelebrazione Eucaristica dei Sacerdoti marinesi Ore 16.30 - Intrattenimento lungo le vie e piazze principali del gruppo “tammurinara”. - Intrattenimento nelle principali piazze del paese del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone città di Marineo” Ore 16.30 - Sfilata di carretti siciliani Ore 17.00 - “Giornata dei marinesi nel mondo” incontro con gli emigrati a cura del Comune di Marineo Ore 17.00 - Triangolare di calcio a 5 – categoria esordienti – Campo di calcetto - Marineo – trofeo San Ciro- a cura dell’Ass. S. Maria della Dajna. Ore 17.30 - “Animazione Baby Park giochi gonfiabili e artisti di strada” - P.za Garfield-Lodi. Ore 19.00 - Santa Messa - Chiesa MadreOre 22.00 - Piazza Inglima – Spettacolo Ore 24.00 - Giochi pirotecnici Le luminarie saranno allestite con il patrocinio della VRG Wind 129 srl Organizzazione dei festeggiamenti a cura della Confraternita San Ciro


L’editoriale

Cocci di democrazia? di Giovanni Perrone

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a nostra democrazia é malata, viene sovente detto da commentatori politici e da esperti in sociologia. In realtà, dal livello locale a quello regionale e nazionale, e finanche europeo e mondiale, si evidenziano numerosi e complessi problemi. Non possiamo, però, fare a meno della democrazia. Essa va curata con amorevole costanza e competenza; difesa dalle erbacce infestanti, dagli insetti nocivi e voraci e dalle periodiche turbolenze. Tutti, cittadini ed istituzioni siamo responsabili del suo benessere. Pilastri portanti di una società democratica sono l’onestà, la partecipazione e il condiviso impegno per costruire il bene comune. La partecipazione richiede un vivo spirito d’intraprendenza dei cittadini e delle varie forme di aggregazione (istituzionali e non), ma anche la voglia e la capacità di chi governa o amministra di promuovere e favorire la partecipazione, valorizzando sapientemente ed adeguatamente tutte le risorse presenti nell’ambiente in cui si opera. La democrazia viene svilita da diffidenza, prevaricazione, arroganza, incompetenza, autoreferenza. Essa viene alimentata da dialogo, confronto, condivisione, fattivo impegno, reciproco rispetto, solidarietà, sussidarietà. E’ illuminata ed orientata dalla giustizia, perciò le norme che produce esaltano la dignità di ogni persona e di ogni istituzione. Essa si esplicita nel quotidiano impegno per costruire ciò che è bene per tutti, non nell’ansia di strumentalizzare o distruggere l’avversario né nella famelica ricerca del proprio tornaconto. La democrazia è un grande pannello di mosaico costituito da varie tessere tra loro interagenti, non da frammenti taglienti, autoreferenti e litigiosi, pericolosi a se stessi e agli altri. L’esercizio quotidiano della democrazia (nella famiglia, nelle istituzioni) fa sperimentare e maturare la cittadinan-

za attiva e la qualità delle istituzioni. A proposito di istituzioni il problema non riguarda solo chi le governa, ma anche chi – a qualsiasi livello - vi opera. Ad esempio, in un’amministrazione comunale chi è responsabile del bene o del male, della stasi o del progresso: Il politico o l’amministratore, il burocrate, il semplice impiegato, l’operaio, il comune cittadino? Se ognuno adempie bene al proprio dovere, fa del proprio meglio, onestamente ed intelligentemente, cooperando con gli altri, per raggiungere il bene comune, i problemi si risolvono più facilmente e la comunità progredisce. Un buon amministratore può essere ostacolato dal funzionario e viceversa. Altro esempio: giungono numerosi allarmi sull’aumento del consumo di alcool e droghe, nonché del gioco d’azzardo, anche da parte di giovanissimi. Sappiamo che ciò aliena e “castra” fisicamente ed intellettualmente chi ne fa uso ed abuso e provoca grande danno alla società. Di chi è la colpa? Di chi ama alienarsi e rendersi schiavo? Di chi li vende? Di chi non controlla? Di chi non educa? Di chi non mette in atto azioni preventive? Del malessere sociale diffuso? Della carenza di lavoro e di futuro? Che cosa può fare ciascuno, in base alle responsabilità e alla competenza, per dare un fattivo contributo alla soluzione del grave problema? Lamentazioni, pettegolezzi e chiacchiere non servono. Fanno piuttosto danno. Il pettegolezzo semina erbacce infestanti. Il piagnisteo “spegne” i neuroni: stare vicino a chi perde tempo a lagnarsi non fa bene al cervello: bastano 30 minuti di lagne per disattivare l’area del cervello coinvolta nella soluzione dei problemi. Perciò è sempre opportuno allontanarsi sollecitamente da chi sta a piangersi addosso e da chi trova sempre tutto negativo. L’ottimismo rende, invece, produttivi

ed apre nuovi orizzonti personali e sociali. E’ necessario il concreto ed adeguato impegno se si vuole andare avanti. Un impegno condiviso fa bene alle persone e alla società. A proposito d’iniziative lodevoli ed efficaci si segnala l’Oratorio parrocchiale che coinvolge adulti e ragazzi in attività educative e ricreative: un bel servizio alla comunità! Così come le attività di varie associazioni (es. associazioni culturali ed ecclesiali, scouts, sport, …) in cui sono impegnati con costanza dei volontari che generosamente offrono il loro tempo per costruire il bene comune. Papa Francesco in uno dei suoi discorsi durante il recente viaggio in Brasile, con il suo parlar chiaro ed immediato, ha evidenziato la necessità di “riabilitare la politica, che è una delle forme più alte della carità”. Riabilitare, cioè, rendere efficace, adeguata al ruolo cui è chiamata, cioè il servizio alla persona e alla società. Il Papa richiama alla responsabilità sociale, all’intelligente ed operosa presenza nella società, alla lungimiranza e competenza che aiuta a comprendere la realtà, dando un generoso contributo alla soluzione dei problemi. Il discorso del Pontefice, che riportiamo in altra pagina del giornale, aiuta tutti a riflettere e propone linee d’intervento per maturare in sensibilità sociale. A proposito di Papa Francesco, è molto bello il suo costante e grato riferimento a Papa Benedetto. Ciò fa onore a lui e alla Chiesa, testimoniando grandezza d’animo ed intelligenza, nonché un cammino che viene da lontano e vuole andare lontano. La democrazia è consapevolezza delle radici, capacità di onorare la memoria, di manifestare gratitudine, di valorizzare il passato per andare verso un futuro migliore. Persone ed istituzioni debbono prevenire ogni forma di Alzheimer se vogliono progredire.

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Attività della Fondazione

Fondazioni culturali G. Arnone: eletto il nuovo presidente Il saluto dell’architetto Guido Fiduccia, che succede a monsignor Giuseppe Randazzo.

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con immensa gioia e grandissimo onore che accolgo l’inaspettata decisione del C.d.A. delle Fondazioni Culturali Gioacchino Arnone di designare il sottoscritto alla guida dell’importante sodalizio culturale. Questa grande opportunità mi ha ovviamente motivato nell’affrontare questa nuova esperienza della mia vita. Tuttavia, l’idea di dover dirigere un organismo così importante come le Fondazioni Culturali Gioacchino Arnone, ha posto in me l’interrogativo sulla reale capacità di dirigere qualcosa che non sia strettamente legato alla mia professione. Il mio primo pensiero è andato all’attività svolta negli anni passati, prima dal Dott. Domenico Lo Vasco e poi da Mons. Giuseppe Randazzo, i quali hanno condotto con grande impegno ed equilibrio le varie attività culturali promosse dalla Fondazione, traghettandola con successo alla attuale gestione che mi accingo a condurre. Credo sia dovuto portare a conoscenza di quanti non mi conoscono che sono una persona assolutamente comune, e che per mestiere svolgo la professione di architetto. Nel corso degli anni ho avuto il privilegio di essere impegnato in alcune attività sociali, princi-

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palmente volte al recupero di minori e, da sempre, ho avuto l’opportunità di operare professionalmente nell’ambito di varie componenti sociali ed ecclesiali. Fatta questa breve, ma dovuta autopresentazione, vorrei esprimere alcuni propositi circa la direzione che intendo svolgere in assoluta sintonia con le varie realtà culturali, sociali, sportive e religiose presenti nel nostro contesto. Sono profondamente convinto che il confronto tra i diversi organismi preposti al miglioramento, in senso generale, della nostra comunità, debba essere l’elemento cardine per sviluppare delle opportunità di crescita e dare delle risposte concrete, in particolar modo ai giovani, sempre più demotivati nel programmare il loro futuro ma non stanchi di aspettare delle occasioni per sviluppare i loro progetti di vita. Ritengo, pertanto, che quanti hanno la responsabilità di ciò, e la Fondazione ne è sicuramente un soggetto, debbano rimboccarsi le maniche e lavorare per creare delle condizioni favorevoli in tal senso. Un esempio concreto di quanto sostengo è rappresentato dall’attività continua ed intelligente promossa dal nostro Parroco, Don Leo Pasqua, che è riuscito,

in poco tempo, a coinvolgere tanti giovani e a catalizzare il loro interesse rendendoli protagonisti e responsabili di specifiche attività: mi riferisco in particolare all’apertura dell’Oratorio in via XXIV Maggio, dove il confronto educativo sta producendo risultati eccezionali in relazione alla promozione di diverse attività socio-culturali e religiose, che hanno avuto un concreto riscontro e hanno motivato l’interesse e il coinvolgimento di tanti. Come una palla di neve che rotolando accresce il proprio volume, anche l’intensa attività socio culturale promossa dalla parrocchia, fondata su veri valori, si arricchisce di contenuti durante il suo percorso e riaccende la speranza di migliorare le cose. Nel profondo rispetto di quanti prima di me hanno avuto la responsabilità di programmare e dirigere le varie attività delle Fondazioni Culturali Gioacchino Arnone, vorrei anticipare che è mio intendimento promuovere un ulteriore principio costituito dalla “fantasia operativa”; questa, intesa esclusivamente da un punto di vista letterale, potrebbe rappresentare qualcosa di avulso dalla realtà, ma invece, a mio giudizio, rappresenta un elemento molto importante

per stimolare la creatività per nuove azioni e nuovi progetti che favoriscano razionale attuazione dei programmi già definiti. “Fantasia operativa” vuol dire inventarsi nuove forme di approccio con organismi e/o istituzioni nazionali ed esteri, procacciare opportunità di crescita economica, proporsi nel panorama dei possibili benefici economici comunitari etc…. E’ chiaro che, per attivare questo percorso integrativo, sarà necessario un ulteriore impegno lavorativo da parte dell’intera equipe direttiva, ma i risultati che è possibile conseguire consentiranno una implementazione delle attività della Fondazione, nonché la possibilità di creare nuovi sbocchi di lavoro per tanti giovani che aspettano di essere coinvolti. Desidero ringraziare anticipatamente, per la loro certa e assoluta collaborazione, gli operatori dell’ufficio amministrativo della Fondazione, l’intero Consiglio di Amministrazione e i consulenti economici. Convinto che l’esperienza che sta per iniziare richiederà tanto lavoro, e spero produca altrettanti risultati, vorrei che mi auguraste, come del resto me lo auguro io, “Buon lavoro!!!” Un cordiale saluto a tutti Guido Fiduccia


Attività della Fondazione

Fondazioni culturali G. Arnone: saggio finale degli allievi dei corsi musicali Si è svolto presso la chiesa del SS. Crocifisso. Numerosi gli allievi che si sono esibiti. Esortate le famiglie ad un impegno sempre maggiore a sostegno delle aspirazioni dei ragazzi.

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i è svolto, presso la chiesa del SS. Crocifisso, il saggio degli allievi dei corsi di formazione musicale della Fondazione Culturale Gioacchino Arnone per l’anno 20122013. La manifestazione è stata seguita da pubblico attento e numeroso che ha apprezzato le performance dei piccoli allievi pervenuti a questo appuntamento alla fine di un percorso propedeutico suddiviso tra teoria, solfeggio e pratica dello strumento musicale. Tanti gli allievi che si sono esibiti, preparati dagli insegnanti: Tiziana Nania, classe di pianoforte, Antonio Di Rosalia classe di chitarra e Giuseppe Taormina, classe di solfeggio e violino. Il presidente della Fondazione monsignor Giuseppe Randazzo, rivolgendo un plauso per il consueto appuntamento, ha esortato le famiglie ed i corsisti ad un impegno sempre maggiore per conseguire brillanti risultati, ricordando i tanti che hanno intrapreso la carriera di musicista par-

tendo proprio dai corsi della Fondazione. Un complimento a tutti gli insegnanti per la professionalità e l’entusiasmo che hanno saputo trasmettere ai giovani allievi. “Un percorso didattico musicale - dichiara il prof. Giuseppe Taormina -che oltre all’apprendimento di una disciplina artistica, riesce ad amalgamarsi con quei processi educativi volti alla formazione della persona”.

La ‘ROCCA, - Giornale periodico delle Fondazioni Culturali "G. Arnone" Piazza della Repubblica, 20 - 90035 Marineo - Tel./fax 0918726931 - info@fondazionearnone.it Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 4/93 decr. 6.3.1993 DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Perrone REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: Nuccio Benanti COMITATO DI REDAZIONE: Marta Raineri, Giuseppe Taormina STAMPA: Tipografia Aiello & Provenzano FONDAZIONI CULTURALI "G. ARNONE" CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: Arch. Guido Fiduccia (presidente), Suor Eleonora Alongi, Dott. Antonino Cutrona REVISORI DEI CONTI: Dott. Roberto Ciaccio

Per le vostre inserzioni su questo giornale: Fondazione Arnone Tel/fax: 0918726931 info@fondazionearnone.it Il prossimo numero sarà consegnato in tipografia a fine novembre. Notizie, articoli e foto dovranno pervenire entro il 15 novembre.

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Attività della Fondazione

Premio Marineo I nomi dei poeti vincitori

POESIA Il 1° settembre si svolgerà la XXXIX edizione del Premio Internazionale di Poesia “Città di Marineo”. Primo premio al Grande poeta Vincenzo Cerami. Premio internazionale a Gilberto Idonea. Appuntamento nella tradizionale cornice del castello Beccadelli Bologna.

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l primo premio al grande poeta Vincenzo Cerami è stato attribuito, appena una settimana prima della sua scomparsa, dalla Giuria del XXXIX Premio internazionale di Poesia “Città di Marineo”, per la recente raccolta “Alla luce del sole”, edita da Mondadori. La Giuria, nell’assegnare il riconoscimento ad un’opera che oggi giustamente viene considerata il testamento letterario di Cerami, ha voluto evidenziare la sua notevole capacità di affabulatore di storie umane del mondo contemporaneo. Nella stessa seduta dell’11 luglio scorso, la Giuria, composta da Flora Di Legami, Salvatore Di Marco, Giovanni Perrone, Nino Piccione, Ida Rampolla del Tindaro, Tommaso Romano, Michela Sacco Messineo, Biagio Scrimizzi e Ciro Spataro, ha designato gli altri vincitori del Premio, organizzato dalla Fondazione Culturale “Gioacchino Arnone” di Marineo. Il 1° settembre, nella tradizionale cornice del Castello Beccadelli Bologna a Marineo, il premio internazionale verrà consegnato all’attore siciliano Gilberto Idonea. La Giuria ha voluto sottolineare l’omaggio della Sicilia ad un attore che si è affermato, non solo in Italia ma anche all’estero, grazie alle sue inconfondibili qualità interpretative, capaci di trasmettere una vasta

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gamma di emozioni. Un sincero tributo ad un artista della nostra terra che da autentico attore della commedia dell’arte ha fatto conoscere ed apprezzare il teatro siciliano nelle principali città del mondo, da New York a Rio de Janeiro, da Toronto a Caracas. Nell'ambito della poesia edita in lingua italiana ha attribuito il secondo premio a Tiziano Broggiato per l’opera “Città alla fine del mondo” ed. Jaka Book, Milano. Il terzo premio ex aequo a Giorgio Linguaglossa per la raccolta “Blumenbilder”, edita da Passigli Poesia – Firenze ed a Margherita Rimi per l’opera “Era farsi”, edizioni Marsilio - Venezia. Sono state segnalate le seguenti opere: “Parabola d’Amore” di Nina Nasilli –

Book editore; “Variazioni Invariabili” di Guido Signorini – Book Editore; “Quando eravamo re” di Daniele Serafini, edizioni Mobydick. Nell'ambito della poesia edita in lingua siciliana il primo premio è stato attribuito a Gabriella Rossitto, con la raccolta “Ciuscia”, edizioni Prova d’Autore; il secondo premio a Mario Tamburello, con la raccolta “On-Off”, edizioni La Zisa; il terzo premio a Salvatore Bommarito, con la raccolta “Vinnigna d’ummiri”, edizioni Cofine. E’ stata segnalata l’opera “Cancia lu ventu” di Cinzia Sciuto, edizioni Radiusu. Nella sezione inedita in lingua siciliana il primo premio è stato attribuito a Michele Sarrica, con la lirica “Alivi saracini”; il secon-

do premio a Gaetano Capuano, con la lirica “Ci pienzu”. Sono stati segnalati i poeti Pietro Lucio Cosentino, con la lirica “U corp’i vientu”; Francesco Ferrante, con la lirica “Si la vita si putissi arrimunnari”; Margherita Novi, con la lirica “Lu silenziu di Diu”; Mimma Raspanti, con la lirica “Mumenti di ‘na festa”. La Commissione Giudicatrice, inoltre, ha deciso di assegnare una targa premio “alla memoria” all’opera straniera, tradotta in italiano, “Nessuno per sé, tutti per nessuno” del poeta Nicolas Born , edita dalla casa editrice Mobydick – Ferrara e una targa premio al poeta francese Jean Flaminien per la raccolta di liriche “L’infinitudine”, tradotta da Marica Larocchi per le edizioni Book – Venezia.


Attività della Fondazione

Biografia di Vincenzo Cerami Nato a Roma nel 1940, ha come insegnante di lettere nella scuola media di Ciampino Pier Paolo Pasolini, che lo introduce all'amore per la letteratura e la poesia. Nel 1966 è aiuto regista dello stesso Pasolini per "Uccellacci e uccellini"; è del '76 il suo primo romanzo "Un borghese piccolo piccolo", segnato da una positiva accoglienza della critica e portato l'anno dopo sullo schermo da Mario Monicelli. Ha così inizio una carriera ricchissima e poliedrica, della vastità della quale è difficile dar conto; limitandosi al cinema, egli è autore di soggetto e sceneggiatura per "Casotto" (1977) di Sergio Citti, col quale firma pure "Il minestrone" (1981) e " Mortacci" (1988). Delle sue moltissime collaborazioni alla scrittura, ricordiamo quella conGianni Amelio per "Colpire al cuore" (1982), "I ragazzi di via Panisperna" (1989) e "Porte aperte" (1990); con Marco Bellocchio per "Salto nel vuoto" (1980) e "Gli occhi, la bocca" (1982); con Giuseppe Bertolucci per "Segreti, segreti" (1984), con Francesca Comencini per "Pianoforte" (1985), con Ettore Scola per "Il viaggio di Capitan Fracassa" (1990), con Antonio Albanese per "Uomo d'acqua dolce" (1997) e "La fame e la sete" (1999) e A.A.A. Achille che si aggiudica nel 2003 il "Grifone d'oro" come miglior film. Di grande successo, inoltre, i suoi script ideati assieme a Benigni: "Il piccolo diavolo" (1988), "Johnny Stecchino" (1991), "Il mostro" (1994), "La vita è bella" (1997) sono ogni volta campioni d'incasso nelle rispettive stagioni d'uscita e nel 2002 Pinocchio. Nel 2001 torna alla narrativa con Fantasmi, edito da Einaudi e per i Meridiani Mondadori pubblica "La trascrizione dello sguardo", saggio introduttivo a "Per il cinema", un volume che raccoglie i soggetti e le sceneggiature di Pier Paolo Pasolini. Nel 2002 pubblica in una collana personale per Garzanti "Un borghese piccolo piccolo", "Consigli a un giovane scrittore" e "Pensieri così", in virtù della quale gli viene conferito a Madrid il premio "Viajes con mi cuaderno". Nel febbraio 2013 viene pubblicata dalla casa editrice Mondadori la raccolta di poesie "Alla Luce del sole", partecipa alla 39ma edizione del premio “Marineo” conseguendo il primo premio.

Gilberto Idonea

29° Premio Internazionale

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ttore di qualità e di istinto, Gilberto Idonea, catanese purosangue, è il vero continuatore di quella tradizione del teatro siciliano che nel passato ha visto in Giovanni Grasso ed Angelo Musco i suoi migliori interpreti. La sua carriera è costellata di grandi successi e consensi sia da parte della critica che del pubblico. Il suo debutto al cinema è del 1978 in “ Turi e i paladini”, ma la sua popolarità cresce quando prende parte a importanti film quali “Malena”di Tornatore, “La donna del treno” di Lizzani, “Le conseguenze dell’amore” di Sorrentino, “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati, “In nome di Maria” di Diaferia, “La scomparsa di Patò” tratto dal romanzo di Andrea Camilleri Ha recitato in TV in fiction di successo come “la Piovra,” “Il commissario

Montalbano”, “Gente di mare”, “Don Matteo”, “L’onore ed il rispetto”. Con la sua arte è riuscito a fare emergere il meglio della nostra terra e così il nome di Gilberto Idonea è divenuto sinonimo di sicilianità nel mondo, portando a tutti i siciliani sparsi nei vari continenti, il suono, la mimica, il fascino della nostra lingua e della nostra cultura. Infatti non può non ricordarsi come nel 70° anniversario della scomparsa dell’indimenticabile Angelo Musco, l’artista siciliano ha ideato uno spettacolo in omaggio al grande attore catanese, “One man show”, che è stato presentato in Argentina, Brasile, Messico, Venezuela, Canada e Stati Uniti. Nel teatro Idonea, con una carica comunicativa straordinaria e grazie alla sua forte presenza scenica, riesce a trasmettere

una suggestione non comune e ne sono testimonianza le sue perfomance nel “Liolà”, “Il berretto a sonagli”, “Pensaci Giacomino”, “Gatta ci cova”, “L’aria del continente” e “La finestra”. La Giuria, nell’assegnare il XXXIX Premio Internazionale Città di Marineo a Gilberto Idonea, ha voluto sottolineare l’omaggio della Sicilia ad un attore che si è affermato non solo in Italia, ma anche all’estero, grazie alle sue inconfondibili qualità interpretative capaci di trasmettere una vasta gamma di emozioni. Un sincero tributo ad una artista della nostra terra che, da autentico attore della commedia dell’arte ha fatto conoscere ed apprezzare il teatro siciliano nelle principali città del mondo, da New York a Rio de Janeiro, da Toronto a Caracas.

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Marinesi illustri

Franco Di Peri. Trasformare il proprio sogno in musica Nuovo traguardo storico dell’Orchestra Filarmonica dell'Istituto "Regina Margherita" di Palermo. Il maestro Franco Di Peri ha diretto un concerto al Teatro Politeama con Salvatore Accardo, considerato il più grande violinista vivente.

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iviamo tempi in cui perseveranza, metodo e approfondimento difficilmente sono riscontrabili nei percorsi formativi. La filosofia del "può bastare", sdoganata dalle infinite risorse disponibili in rete, legittima una conoscenza in pillole, formato "Wikipedia", che in breve tempo lascia in pace la coscienza di aver fatto il "meglio possibile". A rincuorare chi la pensa diversamente, giungono, sempre più di rado, esempi di persone che con costanza ed impegno, grazie al talento ed allo studio, costruiscono carriere di eccellenza alimentate da quel "sacro fuoco" dell'amore per la conoscenza e per la bellezza. Queste considerazioni, condite da compiaciuto orgoglio, sono affiorate nella mia mente lo scorso 28 maggio quando, al Teatro Politeama di Palermo, il Maestro Franco Di Peri ha diretto l'Orchestra Filarmonica dell'Istituto "Regina Margherita" in un concerto inserito nella stagione degli Amici della Musica. Nell'organico anche due giovani musicisti marinesi: Carmelo Puccio alla tromba e Michele Galbo all'oboe. Gradito ospite è stato Salvatore Accardo, da molti considerato il più grande violinista vivente. Il concerto ha avuto come pubblico gli studenti dei Licei Musicali di Sicilia ed è stato realizzato nell'ambito del Progetto "School 4 Schools". L'Orchestra ed il Coro dell'Istituto hanno eseguito brani di Pachelbel, Vivaldi, Mozart, Beethoven e Rossini. Il Maestro Accardo ha interpretato la celebre Romanza n. 2 in Fa maggiore op.50 di Beethoven ed ha donato al pubblico un

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pregevole bis: il Capriccio n. 24 di Niccolò Paganini. Nonostante i suoi 71 anni, il celebre violinista era visibilmente a suo agio, giovane tra i giovani, e profondamente coinvolto nella sua missione di diffusione della musica classica tra le nuove generazioni. Non è certo la prima volta che Franco Di Peri è impegnato in eventi di particolare rilevanza in ambito musicale. Nel lontano 1987 si esibì all'oboe in un concerto per Giovanni Paolo II. E' dell'aprile 2007 la sua dire-

zione del concerto nella tenuta di Castelporziano alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano. Sono, altresì, decine le occasioni ufficiali che lo hanno visto alla guida della sua orchestra: nel Teatro di Segesta nell'ambito di un progetto per il dialogo tra i popoli del Mediterraneo, presso l'aula bunker di Palermo in occasione delle cerimonie in onore di Falcone e Borsellino. Il concerto del maggio scorso, però, rappresenta, a mio giudizio, la piena affermazione professionale di un artista

maturo che si misura a pieno titolo con uno dei mostri sacri della musica classica. Si compie così un'importante tappa nella carriera musicale di Franco Di Peri che continua a traguardare obiettivi sempre più prestigiosi, non ultimo il recente Diploma Accademico di Composizione conseguito nel 2012 con l'opera "Meditazioni" per voce recitante, coro e orchestra da camera con testi tratti dal "Trittico Romano" di Giovanni Paolo II. Pur risiedendo oramai da tempo a Palermo, Franco Di Peri non dimentica mai di rimarcare la sua appartenenza alla comunità marinese. Furono infatti quei primi timidi accordi sulla tastiera dell'organo della nostra Madrice, a dare il la alla sua splendida carriera di musicista. Così il suo affermarsi diviene anche per noi motivo di orgoglio, come, peraltro, attestato dal riconoscimento tributato nel dicembre 2009 dal Consiglio Comunale di Marineo. Il ripercorrere tutte queste tappe, i tanti impegni, il ritornare alla condivisa adolescenza e giovinezza in cui Franco suscitava ammirazione per la capacità di collimare gli studi musicali con quelli canonici, diploma a Palermo e Laurea in Lettere a Firenze, mi ricollegano alla premessa con cui ho aperto questo mio contributo. L'impegno profuso e la costanza nel raggiungere gli obiettivi alla fine pagano e consentono di perseguire quell'intima inclinazione che ognuno di noi serba nel cuore ma che solo in pochi riescono a conquistare: trasformare il proprio sogno in realtà. Nino Di Sclafani


Marinesi nel mondo

Marinesi nel mondo. Statistiche sull’emigrazione tra 1884-1915 Uomini, donne e bambini lasciarono il paese a partire dalla fine dell’Ottocento. Nel 1915 Marineo aveva pagato il proprio tributo al fenomeno migratorio con 6.521 espatri. Dopo gli anni bui degli stereotipi a fondo razzista, oggi vanno fieri della propria origine made in Italy.

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ono oltre 16 milioni gli americani che dichiarano di avere origini italiane. Immigrati giunti negli Stati Uniti soprattutto nel corso dell’ultimo secolo e mezzo. Contadini, artigiani, negozianti, operai... Uomini donne e bambini che hanno dato forma e vita al fiume dell’emigrazione italiana nel mondo. Un flusso umano che ha attraversato continenti e oceani, fino a toccare gli angoli più lontani e sconosciuti della terra. Identico destino di migliaia di marinesi che lasciarono il paese a partire dalla fine dell’Ottocento e che seguirono le vie di comunicazione che portavano negli Stati Uniti, ma anche in Argentina, in Venezuela, nell’Europa continentale e persino nelle coste dell’Africa e verso Oriente. In Italia i primi dati ufficiali sull’ondata migratoria raccolti con metodo sono del 1875. Dalla nostra Isola emigrarono quell’anno solo 1.228 persone, quota che non mutò di molto negli anni immediatamente successivi. E’ invece a cominciare dal censimento del 1881 che in Sicilia le cifre sulle partenze diventano significative, aumentando ogni anno fino a raggiungere circa 7.000 emigranti nel 1888 e 25.579 nel 1898. I numeri però diventano imponenti con l’inizio del Novecento, quando partirono per l’estero 36.718 siciliani. La migrazione vide in tutta la nostra regione un crescendo continuo fino alla Prima guerra mondiale ed oltre, con un picco nel 1913, anno in cui l’esodo, assumendo proporzioni enormi, superò la quota di 146 mila unità, all’interno di un fenomeno che riguardava tutto il Regno d’Ita-

ANNO ESPATRIATI 1884 1885 1886 […] 1892 1893 1894 1895

1 1 2 333 254 51 185

1896 1897 1898 1899 1900 1901 1902 1903 1904 1905

215 579 349 359 240 299 635 312 218 467

1906 1907 1908 1909 1910 1911 1912 1913 1914 1915

351 266 103 327 303 149 120 288 77 38

TABELLA. 1. Statistica della emigrazione in Italia. Espatriati da Marineo 1884-1915 lia e che già, nell’arco di pochi decenni, sfiorava la soglia del milione di persone. Ma è la seconda fase, quella che va dai primi anni del ventesimo secolo all’inizio della Grande guerra e che passerà alla storia come quella della “grande emigrazione”, che registrerà un numero davvero elevato di partenze. Ciò si evince anche analizzando i dati Istat riguardanti le partenze da Marineo. In questa fase, la massa dei migranti è prevalentemente individuale e maschile. Una popolazione molto giovane, braccia forti provenienti soprattutto dal settore agricolo. Per il comune di Marineo le cifre sulle partenze si gonfiano di

anno in anno, con qualche oscillazione, fino a raggiungere la punta di 635 partenze in un solo anno, nel 1902. I dati storici dell’Istituto di statistica mostrano, inoltre, che in soli dieci anni, tra il 1892 e il 1912, emigrarono 3.499 persone, e nei dieci anni seguenti partirono altri 2.616 residenti. Nel 1915 Marineo, nell’arco di soli venti anni, aveva pagato il proprio tributo al fenomeno migratorio, in termini di partenze, con 6.521 emigrati. Dopo avere raggiunto il massimo storico di 9.961 abitanti nel censimento del 1901, solo pochi anni dopo, alla vigilia della Prima guerra mondiale, in paese la popolazione residente si è ridotta a 7.291 residenti.

Dicevamo il destino. Che accomuna l’esperienza quotidiana di milioni di persone che per scelta o per necessità si spostano da un capo all’altro del mondo. Destino che li accomuna ai marinesi che, ad un certo punto della loro esistenza, sono riusciti a rivedere la Rocca e a quanti hanno piantato le proprie radici in nuove e fertili terre, dando vita a “Piccole Marineo”. Si pensi alle Little Italy dei devoti di San Ciro nate tra New York e New Jersey o ai piccoli gruppi familiari rimasti legati alle radici marinesi e sparsi nel mondo, dalla Toscana all’Australia. In tutti questi luoghi le migrazioni si sono rivelate produttrici di molteplici risultati positivi: dalla realizzazione di nuove opportunità lavorative all’interscambio tecnologico e umano, dall’emancipazione sociale e di genere, fino alle più concrete rimesse degli emigrati che hanno alimentato le economie delle famiglie e dei luoghi di partenza. Fa riflettere, infine, un altro dato riguardate l’identificazione italo-americana in continua crescita negli Stati Uniti, in controtendenza rispetto al passato e ad altre etnie europee. Sono, infatti, sempre più numerosi i discendenti dei primi emigrati che al quesito sulla ancestry incluso nel censimento dichiarano di avere una ascendenza italiana. Dopo una prima fase buia, in cui sugli emigrati gravava il peso di tanti stereotipi a fondo razziale, rispetto al passato gli italo-americani vanno molto fieri delle propria origine made in Italy, che oggi i media associano a cibo, moda, arte, design e cultura nella sua accezione più ampia. Nuccio Benanti

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Culto

Santi protettori di Marineo: San Giorgio e San Ciro San Giorgio fu il patrono della prima piccola comunità da dove partì l’espansione dell’abitato. La reliquia di San Ciro giunse in paese 85 anni dopo, nell’agosto 1665.

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arineo ha due santi protettori, S. Giorgio patrono dall’inizio dell’insediamento, e S. Ciro patrono dal 1665.

Di SAN GIORGIO non si sa molto, poche sono le notizie storiche recuperate e di queste alcune risultano incerte. Si sa che è nato in Turchia da una nobile famiglia della Cappadocia e di fede cristiana. Da giovane si arruolò nella milizia imperiale divenendo capitano al servizio dell’imperatore Diocleziano che, venuto a conoscenza della sua fede cristiana, nel 303 (lo stesso anno del martirio di S. Ciro), lo fece decapitare. La sua tomba si trova a Lidda presso Tel Aviv in Israele. Durante l’impero bizantino la località venne chiamata Georgiopolis, in suo onore e, verso il 530, vi fu costruita una basilica che, anche se distrutta diverse volte, esiste ancora. In oriente il culto di S. Giorgio si diffuse rapidamente: già in un’epigrafe in greco, risalente al 368(quindi pochi decenni dopo la morte del santo), ritrovata in Eacea di Betanea, si parla di una chiesa dedicata ai santi martiri Giorgio e compagni. San Giorgio è venerato in Russia dalla chiesa ortodossa e secondo un’interpretazione la repubblica russa della Georgia, fu così chiamata in suo onore. San Giorgio è venerato anche nell’Islam come profeta.

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La fama di S. Giorgio arrivò anche in occidente. Era ben conosciuto dai Normanni che lo avevano scelto come protettore da quando avevano vinto gloriosamente i saraceni. Si racconta che nella battaglia di Cerami, del 1063, 2600 normanni comandati da Ruggero combatterono contro i saraceni di numero altamente superiore. Ad un certo punto i normanni videro che a guidarli c’era un giovane su un bianco cavallo che indossava una lucida armatura e portava una lancia con in punta una bandiera bianca su cui c’era una croce lucente. In quel cavaliere, i normanni hanno riconosciuto la figura di S. Giorgio che da quel momento hanno considerato

loro protettore. S. Giorgio è patrono del Portogallo e anche dell’Inghilterra. Anche lo scoutismo, di origine inglese, lo ha scelto come protettore. Tanti famosi artisti italiani si sono interessati di S. Giorgio. In pittura lo hanno raffigurato Simone Martini, Pisanello, Carpaccio, Mantegna e altri; in scultura, tra gli artisti rinascimentali si ricorda Donatello che lo ha raffigurato in un bassorilievo che si trova a Firenze nel Museo Nazionale del Bargello. La tradizione popolare, lo recepisce e lo riconosce come cavaliere che abbatte il drago, simbolo della fede che trionfa sulla forza del male. E’ per tale simbologia che il Santo divenne patrono

della cavalleria militare francese, di quella italiana e delle guardie giurate. Dall’immaginazione popolare e dalle raffigurazioni artistiche che ritraggono il santo a cavallo, con l’armatura corazzata e la lancia che penetra sul corpo del drago, è venuta fuori la leggenda dove si racconta della liberazione della principessa nel momento di essere divorata dal drago. La memoria di S. Giorgio si celebra il 23 aprile, giorno della sua decapitazione. Dalle nostre parti, il culto al Santo si è intensificato soprattutto con l’arrivo delle comunità albanesi che, nella seconda metà del Quattrocento, cominciarono ad occupare parte del territorio.


Culto Per queste comunità San Giorgio è stato sempre uno dei santi più venerati. Nel feudo di Marineu, era conosciuto ancora prima della nascita del paese di Marineo. Era patrono della piccola comunità della masseria da dove partì l’espansione dell’abitato e, come gli era stata dedica la chiesetta della masseria, così gli fu dedicata l’attuale Chiesa Madre del paese quando fu fatta costruire dal marchese Gilberto Beccadelli. Continuò ad essere l’unico protettore del paese per altri 85 anni, fino al 1665, quando giunse la reliquia di S. Ciro. A Marineo delle opere dedicate a S. Giorgio si ricordano la chiesetta prima citata, la Chiesa Madre e una cinquecentesca tela ad olio presente in Matrice fino alla seconda metà del Settecento. Nei cinque secoli di esistenza del paese probabilmente saranno state dedicate al santo altre opere che non sono giunte fino a noi. Per SAN CIRO, invece, le opere mobili e immobili, che gli si dedicarono dal 1665 in poi, sono tutte esistenti. S. Ciro fu decapitato ad Alessandria d’Egitto il 31 gennaio del 303. Grazie a due monaci, i resti arrivarono a Roma nel VII sec. Dopo un millennio il teschio, in seguito alla richiesta del marchese Girolamo Pilo Beccadelli, venne concesso dalla Santa Sede alla Parrocchia di Marineo il 20 aprile del 1665 e arrivò in paese dopo 4 mesi, nella penultima domenica di agosto mentre il marchesato era diretto dalla moglie del marchese, Anna Gravina-Gruillas, in carica dal 1662. Il Santo, il 27 settembre dello stesso anno,

con atto pubblico presso il notaio Navarra, fu eletto protettore di Marineo. Dopo l’arrivo della reliquia, grazie all’interessamento dei marchesi, dei parroci e alla generosità delle famiglie facoltose del paese furono realizzate numerose opere d’arte in onore del Santo Patrono. Di queste riportiamo due delle più importanti. La prima opera dedicata al santo è contemporanea all’arrivo della reliquia. Si tratta della tela ad olio raffigurante S. Ciro. E’ un’opera di buona qualità con una interessante stesura cromatica e un certo equilibrio compositivo. E’ lo stesso dipinto a suggerire che si tratta di un'opera realizzata in una bottega in quanto presenta un lavoro eseguito da diverse mani. Più pregiata è la parte superiore con la figura del Santo e i putti alati inseriti nell’ambiente paradisiaco, dove l’immensità del Regno dei Cieli è rappresentata con la stesura della prospettiva cromatica. La pittura, in stile barocco, fu realizzata a Paler-

mo quando era ancora vivo il ricordo di Caravaggio e di Pietro Novelli. Infatti nelle raffigurazioni del Santo e dell’Infermo in primo piano, emerge un certo verismo confacente con quello che si incontra nelle pitture dei due massimi artisti operanti nel capoluogo qualche decennio prima. Nel 1737, durante la reggenza del parroco Michelangelo Camastra e del nuovo Marchese Ignazio Pilo, una maestranza marmista palermitana, della quale sconosciamo l’identità, costruì nel transetto sinistro della Chiesa Madre con quattro tipi di marmi diversi, il monumentale Retablo di San Ciro la cui composizione in fase di progettazione fu bene studiata per collocare, nel cuore della struttura, due opere precedenti dedicate al Santo patrono: l’urna con la reliquia che occupa la nicchia centrale, e la citata tela ad olio con l’immagine del Santo che occupa l’area attorno alla nicchia delimitata da una cornice di marmo giallo.

Il retablo è una opera eclettica di un certo pregio artistico che si rifà alla maniera costruttiva degli architetti barocchi del tempo. E’ composto da due croci sovrapposte, una posteriore retta e una anteriore concava. Oltre che da uno stemma con cornice a volute che racchiude i simboli del martirio di S. Ciro, è decorata da accartocciamenti aggettanti, da una cornice merlata ad andatura spezzata e da altri tipici elementi bizzarri dello stile barocco. E’ armonizzata anche da altri elementi di stili diversi come le sei classiche colonne con capitelli corinzi di colore giallo, dalle paraste esagonali con lesene di marmo verde che occupano gli spazi intercolumni, dai dadi brunelleschiani che danno slancio alla struttura e dalle varie modanature che movimentano la superficie. Con il retablo, oltre a S. Ciro, sono stati onorati i due discepoli a lui più vicini, S. Giovanni di Edessa e S. Atanasia, raffigurati nelle due sculture rococò a tutto tondo che fiancheggiano la nicchia centrale ed eseguite nella bottega dei Serpotta, guidata da Procopio dopo la morte del padre del 1732. Dalla maniera, le statue risultano eseguite dalla mano di Gioacchino Vitagliano, un valido componente della bottega e autore di tante altre opere palermitane. Volevo richiamare alla memoria di tutti i marinesi che Marineo ha due santi protettori, quindi nell’unica grande festa commemorativa estiva, sarebbe ragionevole pensare anche a S. Giorgio e onorare entrambi contemporaneamente. Inoltre sarebbe opportuno avere anche una congregazione che si interessi di tutte due i santi protettori. Antonino Trentacosti La Rocca 11


Attualità

Il saluto del Sindaco di Marineo alla cittadinaza Pietro Barbaccia: “Mi sento orgoglioso di essere il primo cittadino di questa comunità”.

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arissimi concittadini, dopo poco più di un mese dalla mia elezione, sento il dovere di porgervi il mio affettuoso saluto e quello di tutta l'amministrazione Comunale, che mi onoro di presiedere, per esprimervi la gratitudine per la fiducia e la stima con cui ci avete sostenuto. Devo dirvi che mi sento orgoglioso di essere il primo cittadino di una Comunità" operosa ed attiva come quella marinese, che ha al suo interno molte risorse morali e culturali da mettere a disposizione degli altri. E' bello vedere questa voglia di lavorare per il bene comune e di collaborare che hanno i nostri concittadini. Sono, infatti, numerose le richieste pervenutemi a proposito delle problematiche della produttività, nell'interesse di una comunità che ha l'esigenza di progredire. In questo periodo così difficile per tutti, con una grave carenza di risorse a disposizione nelle casse del comune e tante idee e sogni da realizzare, la prima regola da rispettare é quella di credere fermamente che l'unione fa la forza, che stare uniti e' una conquista, che occorre creare legami duraturi; nella consapevolezza che l'individualismo e' la negazione della democrazia e la sconfitta per un futuro migliore. Viviamo un momento che richiede uno sforzo straordinario e convergente di tutte le forze locali, innanzitutto per contribuire alla difesa del tessuto produttivo esistente e contrastare la perdita di ulteriori posti di lavoro, e poi per cercare di costruire le condizioni di un nuovo sviluppo, che offra ai nostri giovani maggiori opportunità per inserirsi nel mondo del lavo-

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ro e mettere alla prova le loro capacità e le loro energie nel portare un valido contributo alla crescita della nostra Marineo. Un Sindaco ed una amministrazione locale ogni giorno si confronta con questa difficile situazione: tanti hanno perso il posto di lavoro o avvertono pesanti incognite sul loro futuro; numerose sono le circostanze che richiedono intervento e sostegno di un comune che e' impossibilitato a farvi fronte con le proprie risorse. Ed ancora, il mio pensiero va ai nostri anziani sofferenti e ai nostri ammalati. A loro va l'incoraggiamento ad avere fiducia nel

futuro e la forza di superare le avversità". Per loro l'amministrazione comunale ha provveduto ad istituire il CLIP (Centro unico di prenotazioni) per prenotare le visite specialistiche e le prestazioni diagnostiche, al piano terra del palazzo comunale in Corso dei Mille. Quello che auguro a Marineo è di continuare ad essere un paese accogliente, come si evince dai suoi gemellaggi con Paesi dell'Europa e dell'America. Gli auguro di essere sempre un paese dove le persone amino vivere ed in cui abbiano la possibilità di stare bene con se stessi e con gli altri. Chiedo a tutti i cittadini di Marineo di collaborare e sostenere questa amministrazione, giorno dopo giorno, affinché nessuno venga trascurato, affinchè questa amministrazione comunale possa favorire il superamento di ogni forma di povertà, discriminazione ed emarginazione, e possa promuovere la solidarietà' e la generosità, garantendo le giuste opportunità a chi ha più bisogno di noi, cosicché si possa lavorare per il progresso e per consegnare alle future generazioni una società a misura d'uomo e degna di questo nome. Non abbandoniamoci alle lamentele e al corso del destino. Ogni uomo é artefice del proprio destino. Qualcuno ha detto che “il destino e' una invenzione della gente debole e rassegnata". I Marinesi hanno già saputo dimostrare, attraverso indiscusse qualità umane e civiche, praticando solidarietà e collaborazione, la capacità di superare momenti difficili e complicati, come l'attuale crisi economica. Pietro Barbaccia


Attualità

La responsabilità sociale interessa anche noi? Da Papa Francesco un forte e chiaro invito a quanti sono chiamati a governare.

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a Papa Francesco un forte e chiaro invito a chi è chiamato a governare. “Un secondo elemento che vorrei toccare è la responsabilità sociale. Questa richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica. Siamo responsabili della formazione di nuove generazioni, di aiutare ad essere capaci nell'economia e nella politica, e ferme sui valori etici. Il futuro esige oggi l'opera di riabilitare la politica, riabilitare la politica, che è una delle forme più alte della carità. Il futuro esige anche una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli élitarismi e sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada proposta. … Chi ha un ruolo di guida, permettetemi che dica, chi la vita ha unto come guida, deve avere obiettivi concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli, ma anche ci può essere il pericolo della disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si realizzano. Qui faccio appello alla dinamica della speranza che ci spinge ad andare sempre oltre, a impiegare tutte le energie e le capacità in favore delle persone per cui si opera, accettando i risultati e creando condizioni per scoprire nuovi percorsi, donandosi anche senza vedere risultati, ma mantenendo viva la speranza, con quella costanza e coraggio che nascono dall'accettazione della propria vocazione di guida e di dirigente …. E' proprio

della leadership scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse del bene comune; per questa strada si va al centro dei mali della società per vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere. E' nostra responsabilità, pur sempre limitata, questa comprensione di tutta la realtà, osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel

momento presente, ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle decisioni. Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti, dobbiamo cercarlo, dobbiamo inserirlo nella stessa società. Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo morale con una responsabilità sociale e profondamente solidale. Per completare questa riflessione, oltre all’umanesimo integrale che rispetti la cultura originale e alla responsabilità solidale, ritengo fondamentale per affrontare il presente: il dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il dialogo nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media, quando dialogano. È impossibile immaginare un futuro per la società senza un forte contributo di energie morali in una democrazia che rimanga chiusa nella pura logica o nel mero equilibrio di rappresentanza di interessi costituiti”. (Rio de Janeiro, 27 luglio 2013)

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Oratorio

Attività estive dell’Oratorio “Padre Pino Puglisi Nei mesi estivi i ragazzi di Marineo sono stati impegnati in diverse attività. Proponiamo una galleria fotografica degli aventi organizzati in collaborazione con le associazioni locali.

IERE CARABIN O PUGLISI A O L O C UN RE PIN DA LADR ATO PAD elo. E B L A A sono Carm i, s li g LETTER u P re ino Caro pad o il bamb n o S ? e m obili. di Ti ricordi alle autom d io d ra Te e a le che rubav ent’anni e grazie a tr o p o iù, Adesso h ti non rub n e m a n g le e ai tuoi ins vitare che e d a o c is ibu ntato un anzi contr sono dive : o in b ru to mestiepersone iace ques p i M ! re e mcarabinie o a Te e s in ic v re ti n e a. re, mi fa s dalla mafi o n ta n lo a ad pre più ncaccio, m i ra B a ro i ferie m Non lavo ei giorni d N . arlare to n e g Agri caccio e p ma n ra B a are biniere piace torn come cara n o n i in b to la loro ai bam e ha vissu h c a n o rs ssi co m e p e e i loro ste re u a p e ro stess sciuto le lo o n o c a h ,a ae afia. e per tutto m o stessa vit tt a ll tu e d in , e tu fossi part di Te va m o ch e a s inganni da rattutto, parlar loro n e p i tt so p ato e tu Mi piace, o sei arriv d n a o un u q a d aver pers r e p o cominciare m a erzi piangev . , quella p z ro a re ir g ie b ra s in i b o o n n ra u tti ntato ca ondo. ei morto tu sono dive tica del m e a T p ti a Quando s n a ie z iù he esso gra come la p miracolo c e. o n v u e n ta te amico. Ad ta ri s cio sia mo capir da piccolo a Brancac fia possia ta a so n a ch e u m n e a ll v a a o , ma la tu i tolt ia potente s Credo che i ragazzi che tu ha a fi a m tti so che la solo io e tu iniere pen b ra a c o n o Ora che s te! Carmelo onnipoten è io solo D dre Pino. Grazie, pa

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Oratorio

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Le foto dell’Oratorio sono di: Lorena Trischitti, Camil Raineri, Gabriele Signorelli

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Lettori

Medaglia d’onore a Giuseppe Tegoletto Lo scorso 31 maggio, al marinese Giuseppe Tegoletto, presso la Prefettura di Novara, alla presenza di autorità civili e militari, è stata assegnata (alla memoria) la Medaglia d’onore per i cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti. Tegoletto era nato a Marineo il 26 luglio del 1910. A 18 anni prestò servizio di leva e nel 1941 fu richiamato ed assegnato al 12° Reggimento Bersaglieri di Reggio Emilia. Nel marzo del 1942 fu trasferito in Africa Settentrionale e nel mese di settembre, infortunatosi al piede, sul campo di El Alamein, fu rimpatriato e curato all’Ospedale di Torre del Greco. Rientrò, dopo la guarigione, nel suo reparto. Il 9 settembre venne fatto prigioniero dai Tedeschi, deportato in Germania ed internato nel campo di concentramento di Kustrin – III° campo. Il 12 marzo 1945 fu liberato dai Russi e curato perché aveva contratto la pleurite; il 22 ottobre ritornò finalmente in Italia. Morì a Marineo il 28 maggio 1986.

Ins. Lina La Spina 50 anni per il servizio al Signore L’insegnante Lina La Spina ha festeggiato i suoi 50 anni di consacrazione al Signore. Nel corso di una celebrazione eucaristica ha ringraziato il Signore che l’ha chiamata e tutti coloro che l’hanno aiutata nel cammino spirituale e sociale. Lina prosegue il suo impegno nelle opere di apostolato della Parrocchia.

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I 100 anni di

Cira Mastropaolo Cira Mastropaolo, nata il 24 giugno 1913, ha aggiunto il proprio nome all’albo d’oro dei marinesi centenari. Auguri.

Auguri per i 101 anni di Rosalia Calderonello Aprofitto di questo bel giornalino per porgere io e la mia famiglia i migliori auguri a donna Rosalia Calderonello per i suoi favolosi 101 anni che compie il 2agosto. E’ una simpatica nonnina con mente lucida, in buona salute e molto socievole; E’ stata mia vicina di casa per molti anni, e ogni mattina era una gioia vederci e stare insieme a parlare. Non abitiamo più in quel quartiere, lei abita adesso con le sue figlie Anna e Giuseppina che la accudiscono con grande amore. Io spesso vado a trovarla e ricordiamo i vecchi tempi quando i miei figli erano bambini e giocavano davanti la sua porta. L’anno scorso abbiamo festeggiato i suoi 100 anni in Chiesa Madre e con un piccolo rinfresco davanti la Chiesa, circondata da tanto affetto dai suoi sei figli, quattro femmine e due maschi, due di essi venuti apposta da lontano per festeggiarla, insieme anche a tanti amici e parenti e i tanti nipoti e pronipoti. Voglio dedicarle questa piccola poesia per dimostrarle il mio caloroso affetto: Hai cent’un anni ma nun li dimustri, cu sta facci bedda e fina, cara Donna Rusulia. All’uncinettu sapi travagghiari, pizzi e merletti sempri voli fari ca regala ad amici e parenti e tutti sunnu assai cuntenti. Li picciriddi tratti cu amuri, cu caramelli e e turruni. Nni trattamu cu rispetto, n’ta lu nostri cori c’è tanto affettu Ringraziannu a lu Signuri ca la teni sempri in saluti, dicemu in coru e in compagnia, Viva Donna Rusulia. [Concetta Lo Pinto]

102 anni Giuseppe Lo Proto

Giuseppe Lo Proto, nato il 13 luglio 1911, ha spento il 13 luglio 102 candeline. Ha festeggiato il suo compleanno a Bolognetta, a casa della figlia dove è andato vivere da alcuni anni.


Lettori

Un nuovo cimitero per Marineo La società P.V.R. Costruzioni S.r.l. si è resa promotrice dell’iniziativa. La struttura sorgerà a circa due km da Marineo, lungo la strada per i Bagni di Cefalà Diana. Spetterà al Comune fare l’istruttoria del progetto e sottoporlo ad approvazione.

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a società P.V.R. Costruzioni S.r.l. si è resa promotrice dell’iniziativa finalizzata alla realizzazione di un nuovo pubblico cimitero col sistema del Project-Financing ai sensi di quanto previsto dall’Art. 153 del D.Lgs. 12 Aprile 2006 n. 163 coordinato con la L.R. 12 luglio 2011 n. 12. Il nuovo complesso cimiteriale sarà in grado di garantire una consistente disponibilità di posti, capaci di soddisfare le esigenze della collettività locale, e non, per diversi decenni. L’area oggetto dell’intervento è stata individuata a Sud del comune di Marineo, lungo la strada di

collegamento con i Bagni di Cefalà Diana. Il luogo è posto ad una altitudine media sul livello del mare di circa 700 metri, non presenta significativi dislivelli altimetrici, e le caratteristiche orografiche e geologiche del sito si ritengono idonee per la costruzione del nuovo impianto cimiteriale. L’intera superficie destinata all’intervento, esclusa la fascia di rispetto di mt. 50 e la zona destinata a parcheggio, ha una consistenza pari a circa 28.000 mq. La totalità dei posti disponibili è prevista in circa 9380, di cui 6260 per sepolture a tumulazione

e inumazione, e 3120 destinati a ossari e cinerari. Considerando i dati statistici sulla mortalità nel comune di Marineo, assunta in circa 70/80 unità l’anno, si può ritenere che il nuovo impianto cimiteriale sarà capace di soddisfare le necessità del Comune per i prossimi 90/100 anni. E’ prevista la realizzazione di una zona per la sepoltura dei non cattolici, così come prevede la legge. Sarà costruito un congruo numero di cellette per urne contenenti le ceneri dei defunti cremati. Saranno realizzate la cappella, la sala mortuaria, la sala autopsie,

l’ufficio tecnico, l’alloggio per il custode. In adiacenza all’angolo Ovest dell’impianto cimiteriale si prevede la realizzazione di un piccolo cimitero per animali affezionali. L’opera è stata progettata dallo studio dell’architetto Guido Fiduccia. Spetterà al Comune fare l’istruttoria del progetto e sottoporlo ad approvazione mediante un’apposita conferenza di servizi. Successivamente sarà indetto un bando di gara al quale portanno partecipare altri soggetti interessati ad apportare eventuali migliorie.

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Libri CHIESA POVERA E TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE A circa un anno dall'uscita del saggio dedicato all'opera omiletica di Ernesto Balducci, il teologo Rosario Giuè ritorna il libreria con il volume "Chiesa e Liberazione Lineamenti essenziali di Teologia della Liberazione", edito da Tau Editrice. L'approfondimento proposto da Giuè illustra, con chiaro intento divulgativo, i temi centrali della Teologia della Liberazione: l'evoluzione storica, i protagonisti, i principali contenuti teorici ed il conseguente esplicitarsi della prassi, le diffidenze e le condanne e, infine, il presente e futuro di questa esperienza ecclesiale. La ricerca teologica non può essere prerogativa solo degli addetti ai lavori, degli studiosi, deve, invece, coinvolgere il quotidiano di ogni uomo che si pone domande sul suo personale rapporto con il trascendente con il fine di conseguire una matura "intelligenza della fede". Interrogativi e risposte, pur attingendo al Depositum Fidei, non possono prescindere dal tempo, dal luogo e dalla condizione sociale ed economica del credente che intraprende il percorso di consapevolezza, percorso che ha come fine la promessa evangelica di pienezza di vita, di gioia e Liberazione. Ecco che le modalità di fare teologia mutano se "si è neri o bianchi, si è uomini o donne, si abita in un palazzo di potere confortevole o si vive sulla strada, si è poveri o si è ricchi". L’approfondimento teologico può dunque essere neutrale a tutte queste variabili? Certamente no, la vera teologia "nasce dal cuore e dalle sofferenze degli uomini, delle donne, dei discriminati, degli spossessati, degli abbandonati, dei violentati." Non sono forse queste le categorie

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umane che hanno accompagnato Gesù nel suo cammino terreno e hanno ricevuto piena legittimazione dal Maestro nelle Beatitudini? La fedeltà al Vangelo non può prescindere dall'incontro con Dio attraverso lo sguardo degli ultimi e degli esclusi, "nel gesto verso il povero, incontriamo il Signore" (Matteo 25, 31-46). Per dirla con le parole del teologo Leonardo Boff "la fame di Dio genera energie umane e spirituali per l'impegno contro la fame di pane. L'insieme di questi due sentimenti genera la Teologia della Liberazione." Non è possibile rendere conto della speranza che è in noi se siamo circondati da ingiustizie e violenze. Il compito a cui è chiamata la Teologia non è dunque "fuggire il mondo ma entrare nel cuore del mondo" (E. Balducci). Il laboratorio di questa nuova esperienza ecclesiale fu l'America Latina della stagione post-conciliare. La svolta sociologica e l'attenzione alle problematiche economiche in una parte del clero sudamericano diffuse ben presto il sospetto di una contaminazione ideologica nella teologia della Liberazione. Ciò innescò l'intervento del Vaticano che sanzionò gran parte dei protagonisti di questa stagione ecclesiale. In realtà il punto di contatto tra le due impostazioni era metodologico, infatti nell'analisi della realtà di oppressione delle

masse, l'approccio marxista offriva efficaci strumenti per far emergere le contraddizioni del nuovo assetto geopolitico post-coloniale del sub continente americano. Nonostante le condanne, però, gli esponenti della Teologia della Liberazione continuarono, e continuano, ad elaborare le loro tesi e a produrre riflessioni volte ad un riscatto degli ultimi. Tra le riflessioni più attuali, di cui da’ conto Giuè nel suo volume, c'è anche la questione femminile. La prospettiva di una teologia che liberi anche la donna dal consolidato linguaggio patriarcale del magistero, dando nuovo respiro e vitalità ad una chiesa che necessita di un rinnovamento radicale e di una nuova stagione di evangelizzazione, apre scenari interessanti e, ci si augura, confronti privi di pregiudizi. L’attualità degli ultimi mesi esprime, in tal senso, ottimismo: un prete di strada che accoglie drogati e prostitute, un vescovo che visita gli operai in sciopero ai cancelli di una fabbrica, un Papa che inaugura il suo pontificato incontrando gli ultimi della terra aggrappati ai gommoni della speranza, sono episodi in sintonia con quel messaggio evangelico che vuole la Chiesa accanto proprio agli ultimi. Nino Di Sclafani MARINEIDE UN NUOVO CASO PER L’ISPETTORE Un nuovo caso per l'Ispettore più divertente della storia letteraria: Marineo dovrà vedersela con un misterioso papiro arrivato a lui direttamente dall'antico Egitto. Cosa ci sarà dietro? Il papiro ripescato nel mar di Sicilia sembrerebbe svelare l'ubicazione di un luogo di culto egiziano in Sicilia. Ma gli egizi arrivarono in Sicilia? E che cosa vi

lasciarono? Toccherà all'ispettore Marineo difendere il prezioso documento dalle mire di un losco individuo che tenterà l'impossibile e anche di più per impadronirsene, onde poter arrivare per primo ai reperti custoditi dal tempo. Tra continui cambi di fronte, sotterfugi, trappole e colpi di scena si disputerà una partita senza esclusione di colpi su un campo da gioco allestito con notevole ingegno criminale. A tutto questo si aggiunge la scoperta di un capolavoro di fattura così pregevole da meritare l'appellativo di cappella Sistina della

Sicilia. Se volete saperne di più, tuffatevi tra le pagine di questo libro e godetevi una piacevole apnea che vi farà tirare il fiato solamente dopo l'ultima pagina. Ioan Viborg torna a stupire e questa non è più una sorpresa. Nella quiete della sua cella danese nel carcere di Grankrasth imbastisce una nuova mirabolante avventura. Riesce a inviare il manoscritto all'esterno racchiuso negli involucri contenenti le sorprese degli ovetti di cioccolato fatti ingurgitare ai detenuti che man mano finivano di scontare la pena. L'editore riesce ad ottenere l'intera partita, appostato dentro una toilette portatile, all'uscita dell'istituto di pena, al mero costo di un quintale di fave di Fuca, mezzo ettolitro di Guttalax e una dozzina di colonscopie.


Salute e natura

Il TuiNa: un massaggio orientale È un tipo di massaggio che fa parte delle antiche arti della medicina tradizionale cinese, praticata da più di quattromila anni. Si effettua con mani, dita e gomiti ed utilizza una vasta gamma di tecniche vigorose e rilassanti: frizioni, pressioni, spinte, trazioni e rotazioni.

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l TuiNa (cinese 推拿, pinyin tūiná, da 推 tūi, premere e 拿 ná, afferrare) è un massaggio orientale basato sulla medicina cinese. Nella disciplina la caratteristica più importante è la visione del paziente, del quale si inquadra l’aspetto della “energia interiore”. Difatti, come negli altri trattamenti della tradizione cinese, la malattia è vista come una “mancanza d’equilibrio nelle energie”; la causa di questi squilibri è varia, tradizionalmente sono indica-

Scuola d’ambiente, lezioni della Forestale

te cause “esterne” (fattori climatici), “interne” (stati psico-emotivi) e “né interne, né esterne” (stile di vita, alimentazione).Le “energie” dell’uomo, secondo la medicina cinese scorrono entro alcuni “percorsi preferenziali”, denominati canali energetici, o Meridiani. Sono descritti diversi tipi di meridiani e ognuno di essi veicola, secondo la tradizione, uno o più tipi di energia, ma i più noti ed utilizzati sono i Canali Principali. Ogni meridiano può essere visto anche come una linea che unisce dei punti, gli stessi punti che vengono utilizzati in agopuntura. È un tipo di massaggio che fa parte delle antiche arti della medicina tradizionale cinese, praticata da più di quattro mila anni. È un particolare tipo di massaggio , che si effettua con mani, dita e gomiti ed utilizza una vasta gamma di tecniche vigorose e rilassanti: frizioni, pressioni, spinte, trazioni e rotazioni. Quali sono le indicazioni terapeutiche? Alcune delle possibili applicazioni che i testi cinesi attribuiscono al massaggio TuiNa: – Azione di riequilibrio psichico • Azione di regolazione del sistema yin-yang • Rinforzo dei meccanismi di difesa dell’organismo • Azione sulla circolazione venosa e linfatica • Azione sui muscoli • Azione sulle articolazioni A.C.S.D. New Energy

La scuola dell’infanzia Gorgaccio dell’IC “S. Ciro” di Marineo ha realizzato un percorso di educazione ambientale in collaborazione con l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Palermo rivolto ai piccoli alunni di tre, quattro e cinque anni. I rispettivi dirigenti, prof.ssa Rosa Crapisi e dott. Giovanni Marino, sulla scia di una tradizione consolidata hanno sostenuto l’iniziativa. Le maestre con il supporto tecnico del commissario Ciro Realmonte, la guardia forestale Piero Bono e il perito tecnico Antonino Graziano hanno coinvolto i bambini in esperienze ludiche, espressive e manipolative. Proiettati inoltre filmati e messi a dimora di arbusti e pianticelle nel giardino della scuola.

Scout di Marineo al campo di Piano Cervi

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Amarcord

E arrivaia finalmenti la staciuni Quannu un annu durava dudici misi, li scoli finianu e li picciutteddi sciamaianu.

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oppu na mmirnata longa e fridda ed una primavera frisca e chiuvusa, arrivaia finalmente la staciuni. Li scoli finianu, ed i ragazzi si apprestavano ad affrontare l’estate, con animo differente però: per alcuni arrivaia lu tempu di lu iocu e di tanticchia di villiggiatura; per tantissimi altri la sorte riservava, tanto per cambiare, travagghiu! Li furtunati di la prima categoria, di prima matina sciamavanu strata strata alla ricerca dei “cumpagni di iurnata”. Le bambine allestivano “vattii”, si cimentavano sui marciapiedi segnati col gesso nel gioco del piedino, giocavano “ai cerchietti” o “a tamburello”, ruotavano tra i cantoni nel gioco di “li quattru cantuneri”…cu ll’ aricchi tisi a captare il richiamo materno: “Marì, veni cca ca m’a ghiri a accattari la liscìa e l’azzolu!”, “Trisì, veni a pigghiati a tò frati ca iè a lavari e un ci pozzu cummattiri!”. Tanti masculiddi invece si organizzavano in bande e sciamavano pi li fumirara sutta la Rocca dove, baffiannu tra le maleodoranti zotti di sintina, cavalcavano li porci; altri preferivano irisi a fari li bagni nelle nache, veri stabilimenti balneari locali: lu Punticeddu, lu Mmenzu, lu Strittu, Sirena, Scanzanu, Li Vagni. Durante il tragitto versu li nachi, “escursioni” su pedi di ficu, pruna, mennuli, vraccoca,erano frequenti e “duvirusi”. I pomeriggi erano dedicati invece ad epiche e mitiche sfide a lu palluni: a lu chianu di la matrici s’accuminciaia a ghiucari doppu pranzu e si finia cu lu scuru. Alcuni ragazzi – coccia cuntati si trasferivano pi corchi ghiornu nta casuzzi di campagna senza

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mancu la luci ad assaporare il gusto della villeggiatura mentre pochi altri ianu a li colonii, quasi sempri a banni di mari. Tanti altri erano poi i passatempi di li schiffarati: pigghiari nida, iucari a li ligna, a lu vivu e lu mortu, a li fussetta, a li sordi a ramu e li stampatelli o a li buttuna: in quest’ultimo caso i bottoni venivano spesso forniti dai pantaloni e le camicie che ignare massaie avevano steso ad asciugare davanti li porti di li catoia. Emu ora a li picciutteddi cui era riservata un’estate di travagghiu, atru chi ghiocu e giangalu! Si andava dai tantissimi che aiutavano i genitori nei lavori di campagna, nel rigovernare le bestie, nell’accudire vacche, pecore e capre; a quelli che, mancu ancora adolescenti, facianu li manuala caricandosi cardarelle colme di pietre o quacina. A tanti, li patri, “pi livarisi di mmenzu la strata e nsignarisi un misteri”, li mannaianu a lu mastru: nta li fallignami, li firrara, l’abbianchiatura, a li putii e li cafè, nta li uccera, li scarpara, li siddunara. Tantissimi altri trovavano lavoro temporaneo nta li trebbii che ogni stasciuni circondavano il paese: il loro compito era carriari li gregni di tribbiari, nzaccari lu bastardu, carricari li balli di la pagghia. Le ragazze spuntuliddi, quelle per intenderci che patri e matri tenevano sotto stretta sorveglianza – erano i tempi di li zitaggi “di luntanu”: parratini sutta lu finistruni e sguardi fugaci tanti dei quali si sono trasformati in matrimoni con prole, della quale tutti oggi ci sentiamo parte - le ragazze, dicevamo, si nni ianu a la mastra a nzignarisi a cusiri oppure frequentavano il

Collegio delle suore che, grazie alla lungimiranza di la superiura matri Vincenza Randazzo, aveva aperto le porte alle giovani del paese. Presso il Collegio, tantissime donne marinesi impararono taglio e cucito, uncinetto, lavori ai ferri; conobbero la gioia di socializzare, si cimentarono nella recita di commedie che durante l’estate venivano offerte al pubblico in recite allestite nel cortile sotto la Loggetta. La stasciuni intanto scorreva. I lavori della campagna diventavano sempre più duri perché il caldo incalzava e si facia daveru pisanti: ma i lavoratori intravedevano di già la conclusione delle fatiche di un intero anno e l’animo si predisponeva alla speranza: “spiramu ca la Pruvidenzia nni fa chiùiri bona l’annata…” Li muratura profittavano del bel tempo per tramutari tettira, rifari affacciati, sdirrubbari e ricostruiri corchi frabbicatu: e li scecchi issalora nni scarricàvanu issu a la chiazza ! Frutti di stagione pinnuliàvanu dalle porte di tanti catoi; cu vinnìa meli di lapi e ccu asciucaia a suli e sirenu la ricotta salata; cu stinnicchiaia davanti la porta lu summaccu ad asciucari - e li picciriddi cci durmianu ncapu di notti - e cu nta li tavuliddi stinnìa ficu sani e ciaccati. Nta li strati si sintia ciavuru di sarsa frisca chi niscia di nta li menzi porti, di milinciani e cucuzzeddi fritti, basilicò e rianu; pi la via li carrittera abbanniaianu persichi maturi, zubibbu di Pantelleria, muluna a prova; lu sciccareddu strascinaia lu carritteddu di lu gelataru e pi li strati arrivaia “cannella, fragola e limone…arrifriscativi lu pizzu!” Lu paisi frimia: ritornavano tanti emigrati dal Nord Italia, dalla Germania, dalla Svizze-

ra, e dagli Stati Uniti: nelle antiche strade donne e bambini riabbracciavano mariti e padri, anziani genitori provavano la gioia di ritrovare la famiglia riunita. La gente si riincontrava e si ritrovava, era come se il corpo sociale del paese si risanasse, colmando una dolorosa ferita aperta dall’emigrazione. Le anziane casalinghe diluivano le fatiche domestiche frequentando nelle chiese di tutti i quartieri, tridui, sittini, nuveni, tridicini e quinnicini: un si nni pirdianu mancu una! Era infine la Festa di Santu Ciru d’Austu che materializzava la sensazione di un “paese ritrovato”: una festa attesa “un intero anno, quannu un annu durava dudici misi…”, miraggio per contadini ed agricoltori che nella festa vedevano il suggello di un intero anno di fatiche e sacrifici, ma anche per chi ritornava al paese natio da lontano e per i tanti che nella festa di Santu Ciru trovavano finalmente un po’ di svago! E così i ragazzini con i quali abbiamo cominciato il racconto, si ritrovavano: chi a nzaiarisi li robbi novi accattati coi soldini faticosamente guadagnati col lavoro estivo e recuperati nei catoi del corso dei mille che ospitavano improvvisati “putii di tri ghiorna”, chi a comprare qualche palloncino, lo zucchero filato, lu bovoloni e la cubbaita; tanti a farisi lu giru nta la ghiostra o tirari a lu bersagliu. Le ragazze invece passiàianu a la strata di la cursa – sulu pi Santu Ciru era permesso!- e ostentando orgogliose li vesti chi s’avianu cusutu e s’avianu nzaiatu, lanciavano sguardi pieni d’amore verso li ziti! Nta tuttu lu paisi andava in scena una umanità semplice e viva; ciascuno serbava nell’animo il senso della propria vita: certezze e dubbi esistenziali, gioie e dolori, fatiche ed ansie, agiatezza e grande precarietà si componevano e scomponevano come in un caleidoscopio. Ma in tutti – uomini e donne, grandi e piccini – la speranza per un futuro migliore trovava sempre un posto segreto dentro il cuore. Franco Vitali


Anniversari

Frate Francesco Omaggio

nel sessantesimo di ordinazione

Missionario in Messico dove ha frequentato il Santuario di Guadalupe, con la costruzione della cappella alla Serra ha voluto lasciare a Marineo un segno di questa sua esperienza.

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n piccolo omaggio a Frate Francesco Francaviglia per il suo sessantesimo anno dalla ordinazione. Piccolo perché è quasi niente in confronto a quanto ha fatto per la gente e soprattutto per i marinesi che sicuramente non lo dimenticheranno mai. A ricordarlo sarà la Cappella della Madonna di Guadalupe da lui ideata, che resterà per sempre lassù nella punta più alta della “Serra”, davanti agli occhi di tutti e dove i marinesi si recheranno non solo per la Madonna ma anche per godere del caratteristico panorama del paese di sotto la Rocca e oltre. Frate Francesco è uno dei francescani di Marineo che per anni è stato missionario in Messico dove ha conosciuto e frequentato il Santuario di Guadalupe. Con la costruzione della cappella ha voluto lasciare un segno di questa sua esperienza, ai marinesi e alla gente dei dintorni. Dalle previsioni, si presume che la cappella continuerà ad essere sempre più conosciuta perchè le visite alla Madonna di Guadalupe sulla Serra, diventano sempre più numerose e la costruzione sempre più piccola, e già si presenta la necessità di un ampliamento. La cappella è stata costruita nel 2006, dopo un paio di anni di preparativi in cui non sono mancati ostacoli da superare; ma con l’insistenza e la tenacia del frate, il risultato non poteva essere diverso di quello ottenuto. La cappella è una di quattro costruzioni mariane del territorio marinese che hanno la particolarità di essere disposte lungo i due assi che seguono i

punti cardinali e che si incrociano proprio nell’abitato di Marineo: la cappella sulla Serra è ad est, ad ovest (dietro la Rocca) si trova la Chiesa della “Madunnuzza” di Scan-

zano, a nord si trova il Convento della Madonna della Dayna e a sud, a 2 km da Marineo, lungo la Strada Provinciale per Godrano, si trova la ricostruita Cappella della

Madonna di “Contrada Branno” del 1978. Ricostruita perché, nell’Ottocento fu edificata su terreno poco stabile, ad 1Km da Marineo e sempre sulla stessa strada. Era una costruzione prismatica di m2,50x1,50 di base e per 3 di altezza circa, aveva una copertura a botte ed era chiusa da tre lati. Nell’interno conteneva una statua di gesso della Madonna dalla posizione sdraiata e che ora si trova nella Chiesa del Crocefisso. Fino agli anni cinquanta del Novecento, anche in stato precario, esisteva ancora quando è crollata definitivamente. Dalle posizioni delle quattro costruzioni mariane, il paese trae il vantaggio di essere protetto dalla Madonna da tutti i lati. Per la realizzazione della cappella sulla Serra si sono mobilitati un certo numero di marinesi del paese e marinesi emigrati in America. Entrambi formarono due comitati che si occuparono della raccolta dei fondi necessari. Grazie alla generosità di entrambi le comunità, si raccolse la somma sufficiente per realizzarla e la cappella fu inaugurata e aperta al pubblico il 28 settembre 2008. Il progetto è dell’ingegner Riccardo Puccio di Marineo, che ha previsto una costruzione cilindrica di nove metri di diametro sormontata da una calotta a cono che funziona da copertura. Nell’interno, oltre all’altare per le messe, si trova una riproduzione a grandezza reale dell’originale dipinto della Madonna del Santuario di Guadalupe. Antonino Trentacosti

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Associazioni

Massariotta, 40 anni al servizio dell’educazione Q

uarant’anni fa, nel 1973, iniziavano le prime attività presso il centro scout della Massariotta, una “Base” (come usano chiamarla gli scout) a pochi chilometri da Marineo e Godrano, posta ai margini del bosco del Cappelliero. Gli scouts marines, avendo partecipato nell’estate del 1972 ad un campo nazionale di specializzazione presso la Base scout emiliana di Spettine, sollecitarono l’acquisto, da parte dell’Associazione degli Scout Cattolici Italiani (allora ASCI, oggi AGESCI), di un ettaro di terreno in Contrada falde del Bosco, ove erano soliti svolgere attività. Fu una felice scelta che ha dato la possibilità a migliaia di ragazzi, non solo siciliani, di vivere intense ed entusiasmanti avventure educative, nonché di far apprezzare il bosco di Ficuzza e i vari centri abitati della zona, i quali ne hanno avuto un vantaggio culturale ed economico. In questo primo quarantennio, infatti, diverse migliaia di giovani, anche stranieri, hanno campeggiato alla Massariotta. Inoltre, ha ospitato numerose attività di educazione ambientale per insegnanti ed alunni. Sin dall’inizio la Massariotta si caratterizzò come “Base nazionale del Settore Specializzazioni Scout”, quel Settore che cura principalmente la formazione di adolescenti tramite l’uso delle tecniche tipiche dello Scautismo. Essa fu la seconda in Italia, dopo quella piacentina, con la quale continua ancor oggi a tenere stretti legami. Tra Piacenza e Marineo iniziò subito una comune progettualità: un fecondo scambio di capi e di esperti nelle varie tecniche pose le fondamenta del

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Settore Nazionale Specializzazioni, un Settore che ora conta numerosi Centri Scout situati in varie parti d’Italia. Quello stesso anno la Massariotta ospitò tre campi. Vi parteciparono un centinaio di scout provenienti, oltre che dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Campania, dal Lazio, dalla Calabria. Grazie all’impegno dei responsabili del Centro e dei loro collaboratori (provenienti da varie parti d’Italia) e alla qualità delle attività proposte, la Massariotta entrò ben presto a far parte della Rete dei Centri Scout Europei e, recentemente, è divenuta socio fondatore della Rete dei Centri Scout Italiani. La Massariotta è nata ed è cresciuta grazie alla generosa e gratuita opera di diversi capi e di giovani scout (provenienti da varie parti della Sicilia, e non solo) che annualmente dedicano diverse giornate alla progettazione e realizzazione delle varie attività nazionali che vi si svolgono, nonché alla manutenzione del Centro Scout. Sono stati e sono essi il vero motore della Massariotta, una comunità di educatori che ha operato con amore, con

competenza, con umiltà, con grande disponibilità, garantendo qualità e continuità e privilegiando lo spirito di servizio piuttosto che l’apparire. La Massariotta è un luogo fisico, ma anche ideale (“un luogo, uno spirito”), che è rimasto, per quanti hanno avuto l’opportunità di vivervi avventure significative, “dentro il cuore per tutta la vita. Non sterile nostalgia, ma impegno a vivere in ogni luogo la Legge Scout, a saperti giocare pienamente ed a fare della tua vita un'avventura meravigliosa”. Uno dei tanti partecipanti ai campi, non siciliano, oggi adulto che ricopre un ruolo sociale significativo, così ha recentemente scritto: "Lo spirito della Massariotta mi ha pervaso. Il modo di agire dei capi, la loro disponibilità, lo stile e la capacità di servizio delle scolte e dei rovers, la spiritualità, la gioia, le intense attività, l’ambiente boschivo con la sua magia ….. uno spirito che continuo a portare con me e che mi aiuta a far bene il mio lavoro. Ma soprattutto l'avventura, un'avventura meravigliosa che ha lasciato

una forte traccia nella mia vita!". Ed un altro, oggi docente universitario di psicologia del lavoro, così scrive: “Alla Massariotta si sono formate centinaia di giovani manovali al servizio di Dio e del Paese, con un'unica legge nel cuore, un perenne sorriso sul viso e quelle mani screpolate dal lavoro duro e concreto con cui sono stati trasformati in sognatori operosi al servizio di un mondo migliore, possibile e realizzabile”. La storia della Massariotta non vuole, perciò, essere anzitutto storia di strutture più o meno belle, più o meno complete, più o meno appariscenti; anche se queste, pur nella loro semplicità, testimoniano mille sacrifici e tanta generosità e rendono visibile la capacità di tradurre il dire nel fare, pur quando c'è da pagare di persona. E’ però vero che tali strutture debbono divenire sempre più funzionali agli scopi educativi che ne giustificano l'esistenza. A proposito, l’Agesci nazionale e regionale hanno recentemente intrapreso lavori di ristrutturazione della Base che renderanno il Centro Scout più funzionale ed accogliente. Anche in questa estate ai cinque campi nazionali di competenza hanno partecipato circa duecento guide e scout, oltre che siciliani, calabresi, campani, pugliesi, abruzzesi, molisani, laziali, toscani, piemontesi. La Massariotta ha interagito con le istituzioni locali. In particolare con l’Azienda e le guardie forestali, il dirigente del Centro LIPU di Ficuzza, il Comune di Marineo, con esperti di storia locale (a tutti va espressa grande gratitudine) la Massariotta ha avuto da sempre un rapporto di collaborazione.


L’angolo dello psicologo

Una riflessione sul concetto di conflitto U

na riflessione ed un invito. La riflessione si sofferma sul concetto di conflitto. L’invito è a non dimenticare che senza emozioni vere non si può vivere. Viviamo in una società incline ad attribuire al conflitto una connotazione quasi esclusivamente negativa. Viviamo in una società sempre più abituata ad una modalità particolare di vivere le emozioni. Nella cultura cinese la parola conflitto viene rappresentata da un ideogramma composto dai simboli che significano rispettivamente Pericolo ed Opportunità. È sicuramente riconducibile al concetto di Pericolo quando la nostra rabbia trasforma “l’altro” in un demone ed adottiamo un comportamento che ci impedisce di comunicare apertamente con il nostro oppositore e di ascoltare attentamente ciò che dice. È, invece, associabile al concetto di Opportunità quando ci consente di approfondire il nostro livello di empatia ed intimità nei confronti dell’altro attraverso il dialogo, lo scambio, la negoziazione. Seguite questo esempio con attenzione. Due ragazzi litigano per un’ arancia. Alla fine i due si mettono d’accordo e dividono il frutto a metà. A questo punto la ragazza mangia la polpa e getta la buccia, il ragazzo prende la buccia per farne

una torta e getta via il resto. Chiarendo gli obiettivi, negoziando e “inventando” una soluzione sarebbe stato possibile un esito ottimale del conflitto: a lei tutta la polpa, a lui tutta la buccia. Non si sarebbe gettato nulla. Il conflitto appartiene alla natura umana ed è utopico pensare ad un mondo senza conflitti, ma non può essere identificato con la violenza, che è solo uno dei tipi di comportamento in cui esso si manifesta. Nel conflitto esiste un’opportunità di sviluppo e crescita, uno spazio di possibile creatività, in cui attivare competenze legate alla negoziazione, alla comunicazione, al riconoscimento dell’altro; pertanto non deve essere messo a tacere o curato, come un male della società, piuttosto controllato e gestito. Il conflitto può essere visto semplicemente come un modo per imparare qualcosa di più in merito a ciò che non funziona e a come risolvere il problema. L’utilità della soluzione dipende da quanto profonda sia la nostra comprensione del problema. Questo è legato alla nostra capacità di ascoltare, che dipende, a sua volta, dall’arresto del ciclo di escalation (sfida) e dalla ricerca di opportunità, di miglioramenti e di confronto. Andiamo, adesso, alle “abitudini emotive” della nostra

epoca. Per esprimere al meglio il concetto mi affido alle parole di un autorevole ed apprezzato pensatore dei nostri tempi, Umberto Galimberti: “…le emozioni sono il fuoco della vita, il fattore che, senza mediazioni razionali, nella gioia e nel dolore, scuote l’anima e la fa vibrare. Siccome però le emozioni non esistono in sé, ma solo in relazione al mondo in cui si vive, man mano che il mondo è diventato un grande mercato, le emozioni si sono spostate dalla relazione con le persone, com’era al tempo in cui eravamo più poveri, al mondo degli oggetti che il mercato non riuscirebbe a vendere se in qualche modo non suscitassero emozioni…”. La moda, il mondo tecnologico, l’universo politico, le improponibili trasmissioni televisive raggiungono l’effetto desiderato puntando sull’efficacia dell’impatto emotivo a scapito del rispetto e della dignità della persona, ci fanno vivere molto spesso una fugace, momentanea, vuota esperienza emotiva. Carlo Marx scriveva: “Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”. L’effetto “buono” della crisi che stiamo attraversando a vari livelli, potrebbe essere quello di ritrovare la capacità di innamorarsi delle

persone e non più solo degli oggetti. Ancora Galimberti: “…è auspicabile uno spostamento delle emozioni dall’investimento sulle cose all’investimento sulle persone. Uno spostamento che ci potrebbe far uscire da quel solipsismo di massa in cui siamo caduti, a favore di una più intensa comunicazione e una maggiore solidarietà, simile a quella che caratterizzava il vissuto emozionale delle generazioni che ci hanno preceduto, più povere di cose e più ricche di valori e ideali…”. È pacifico che bisogna avere rispetto per il progresso e per l’evoluzione umana, tornare indietro non si può, non si possono mortificare le tante conquiste del genere umano. Ma probabilmente la crisi e le difficoltà che caratterizzano la nostra epoca può far spostare l’attenzione dalle cose alla persona, dalla relazione con l’oggetto alla relazione con la persona. Perché per potere ascoltare, riconoscere e comprendere una persona in una situazione di conflitto, con quella persona dobbiamo essere in comunicazione, dobbiamo trovarci in relazione. Ma soprattutto quella persona deve poterci emozionare. Michele De Lucia Psicologo e Psicoterapeuta La Rocca 23


Stati Uniti

Gemellaggio Marineo-Hawthorn Woods

L’amore per le radici Mancino partì da Marineo nel 1972 alla volta degli Stati Uniti, all’età di sette anni, insieme al padre Piddu. Oggi è sindaco di Hawthorn Woods, una cittadina di circa ottomila abitanti della contea di Lake, a circa trenta miglia da Chicago nello stato dell’Illinois.

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l Comune di Marineo ha formalizzato un gemellaggio con la cittadina americana di Hawthorn Woods guidata da un sindaco originario di Marineo: Joseph Mancino. Mancino partì da Marineo nel 1972 alla volta degli Stati Uniti, all’età di sette anni, insieme con il padre Piddu, la mamma Concetta, con il fratello Carmelo e la sorella Maria, e per realizzare il cosiddetto sogno americano la famiglia si fermò a Chicago. Come tanti altri marinesi, dopo avere affrontato tanti sacrifici e superato diverse difficoltà, Joseph si è affer-

mato non solo nel lavoro come grafico pubblicitario, ma anche a livello istituzionale divenendo, appunto, sindaco di Hawthorn Woods, una cittadina di circa ottomila abitanti della contea di Lake, a circa trenta miglia da Chicago nello

stato dell’Illinois. In tutti questi anni Jo Mancino non ha dimenticato mai le proprie radici intrattenendo sempre rapporti con la famiglia d’origine e con la nostra comunità proponendo all’amministrazione Comunale che Marineo

e Hawthorn Woods divenissero “Sisters cityes” come si dice in America, città sorelle. Un gemellaggio quindi che dimostra che la cultura non è solo scambio ma anche la possibilità di vedere l’emigrazione con occhi nuovi; un’opportunità al fine di rafforzare i legami proprio nel segno delle nostre radici marinesi. In tal senso appare opportuno di seguito pubblicare il patto di gemellaggio che i due sindaci Joseph Mancino e Pietro Barbaccia hanno firmato il 6 agosto, deliberato dal Consiglio Comunale di Marineo.

PATTO DI GEMELLAGGIO MARINEO - HAWTHORN WOODS Noi Sindaci di Marineo e Hawthorn Woods - Rispondendo alle sollecitazioni espresse dalle nostre collettività, rafforzando i sentimenti di fraternità verso cittadini di altri stati e soprattutto verso una terra, quella americana, che ha accolto tantissimi emigrati marinesi, - ritenuto opportuno instaurare fra le nostre comunità legami di conoscenza e di scambio, impegnandosi per una alleanza duratura e un reciproco aiuto in modo da contribuire alla creazione di uno spazio comune di convivenza pacifica, - constatato che il gemellaggio tra le nostre cittadine favorirà le relazioni sociali, istituzionali, culturali e commerciali rinsaldando i rapporti di conoscenza, dialogo e condizione della propria storia e del proprio futuro; PRENDIAMO SOLENNE IMPEGNO - di mantenere legami permanenti tra Marineo e quella di Hawthorn Woods dichiarandole città sorelle e di favorire in ogni campo gli scambi, sociali, istituzionali, culturali e commerciali tra le nostre comunità, - di sostenere e incentivare visite e scambi tra studenti anche al fine di avviare concretamente rapporti interattivi tra giovani dei due territori per stage formativi, - le città manterranno i contatti e faciliteranno canali aperti di comunicazione e cooperazione sulle questioni di interesse comune che coinvolgono sia le Istituzioni sia i gruppi di cittadini rappresentati nel massimo rispetto delle normative nazionali e internazionali in vigore nei rispettivi paesi. Il sindaco di Marineo

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Il sindaco di Hawthorn Woods


Stati Uniti

Cosimo Sanicola, un emigrato

fortemente legato al paese natio Il suo progetto di vita prosegue nell’impegno di valorizzare l’ambiente e le realtà artistiche del nostro territorio, ed in tal senso ha ritenuto opportuno proporre al sindaco di Marineo, Pietro Barbaccia, diverse iniziative che testimoniano la sua sensibilità.

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gni anno, quando Cosimo Sanicola torna a Marineo, porta avanti con determinazione il suo motto: amare gli Stati Uniti e non dimenticare mai la terra in cui si è nati. Per questa ragione il suo progetto di vita prosegue nell’impegno di valorizzare l’ambiente e le realtà artistiche del nostro territorio, ed in tal senso ha ritenuto opportuno proporre al sindaco di Marine, Pietro Barbaccia, diverse iniziative che testimoniano la sua sensibilità per migliorare il contesto in cui vive la gente del luogo.

Come prima cosa ha manifestato l’intenzione, dopo che il punteruolo rosso ha distrutto le palme della villetta S. Ciro nello spazio antistante il collegio di Maria, di piantare nuove essenze arboree che non siano attaccabili dal punteruolo, in modo da far sembrare meno spoglio uno spazio verde al centro della nostra cittadina. Già in passato si era adoperato, insieme a tanti altri volontari ed ai frati francescani di Marineo, per valorizzare il belvedere della cosiddetta Rotonda dove è stata posta la statua della

Madonna del Pellegrino. Oggi Cosimo Sanicola vuole proporre la sistemazione del basamento di quel posto in modo da evitare che l’ambiente circostante possa deteriorarsi. Inoltre, venuto a conoscenza che il Comune di Marineo e la Sovrintendenza ai Beni Culturali della Provincia di Palermo stanno allestendo il museo della civiltà contadina presso i locali del Castello Beccadelli, con i pezzi provenienti dalla raccolta di Salvatore Pulizzotto, Sanicola si farà carico di sostenere l’onere per il trattamento antitarlo, la

pulitura e la manutenzione degli oggetti. “Sono contento che si crei nel nostro paese - ha affermato- un museo che faccia conoscere la civiltà contadina soprattutto alle nuove generazioni”. Infine, è doveroso dire che Sanicola è stato uno dei sostenitori per l’iscrizione della squadra di calcio dell’Oratorio SS. Ciro e Giorgio promossa quest’anno in II^ categoria. La nostra comunità gli deve essere grata per queste sue iniziative di solidarietà a favore di Marineo. Maria C. Calderone

Fondazioni: We live Together

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e Fondazioni Culturali Gioacchino Arnone, in partenariato con la Human Rights Youth Organization (associazione no-profit promotrice di varie iniziative culturali, tutte volte ad una migliore e più capillare promozione dei diritti civili in Italia e nel mondo), nell’ambito dell’azione 1.1 del programma finanziato dalla Commissione Europea “ Gioventù in Azione” , organizzeranno dal 1 al 8 Novembre 2013 a Marineo, uno scambio internazionale dal titolo “We live Together” che vedrà coinvolti 28 giovani provenienti da diversi paesi del mondo quali Nor-

vegia, Spagna, Bulgaria e Italia. Il tema dello scambio è il razzismo e i pregiudizi. L’obbiettivo dello scambio è quello di abbattere barriere e atteggiamenti razzisti provocati da stereotipi e pregiudizi alimentati dalla mancanza della conoscenza dell’altro. Le attività nel concreto si alterneranno fra sessioni “teoriche” su razzismo e pregiudizi utilizzando comunque sempre un approccio di educazione non formale ai diritti umani promosso dal programma Gioventù in Azione dal Consiglio d’Europa, e sessioni pratiche che vedranno coinvolte tecni-

che del “Learning by doing”, che saranno di ausilio anche a bypassare il problema della lingua, andando anzi a sviluppare curiosità nel conoscere le altre lingue e modi di dire altrui. Lo scambio, l’apprendimento “pear to pear”, ossia apprendimento fra pari permette di sviluppare contestualmente due obbiettivi, l’apprendimento e il confronto fra i partecipanti, e al contempo coesione e formazione del gruppo stesso. Il coinvolgimento della popolazione locale, e dei giovani marinesi in particolare, nello svolgimento del progetto, avrà un ruolo fondamenta-

le sia per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione degli ospiti nel nostro contesto, ma anche e soprattutto per la promozione della cultura italiana e locale, e quindi ciò rappresenterà anche un punto di forza nei confronti della visibilità di usi e costumi europei. Il progetto è stato sviluppato in un paio di settimane grazie alla fattiva collaborazione di Cirus Rinaldi, e costituisce il primo di una serie di attività che la Fondazione Culturale Gioacchino Arnone intende promuovere nei prossimi mesi. Arch. Guido Fiduccia Presidente delle Fondazioni La Rocca 25


Sport

Sole, mare e... tanto sport a Marineo S

ole, mare e...tanto sport. Così l'estate marinese si caratterizza per l'ampio programma sportivo che fino alla fine della stagione estiva farà compagnia ai tanti marinesi, giovani e meno giovani, impegnati nei vari tornei previsti: e ce n'è davvero per tutti i gusti! Imbarazzo della scelta per i tanti appassionati del calcio con il tradizionale "vernissage" estivo del torneo over 16 "Un calcio per la vita" organizzato dalla Misericordia che, oltre ad aver registrato una grande affluenza di partecipanti con 20 squadre

iscritte che "attirano" sera dopo sera tanti appassionati nella ormai intramontabile cornice del cortile scolastico, si prefissa il nobile obiettivo di devolvere le quote d'iscrizione per l'acquisto di un ventilatore polmonare. Cortile che ha accolto anche le ragazze nel “triangolare femminile” di calcio a 5 ed i piccoli campioncini di Marineo e dintorni che, nel torneo “ragazzi” organizzato dall'oratorio Padre Pino Puglisi, interagirscono fra di loro e fanno amicizia; stesso fine che la C.C.S. Santa Maria della

Dayna si pone con l’organizzazione di “pomeriggi di calcio” nel campo di calcio a 5 comunale insieme ai piccoli amanti del gioco del pallone. Cambia lo sport, non cambia il divertimento: oltre al calcio c’è spazio anche per i tanti appassionati della pallavolo con il torneo “Una battuta per la vita” (organizzato dalla Misericordia che, anche in quest’occasione devolverà il ricavato per l’acquisto di un ventilatore polmonare) che vede 8 squadre contendersi il titolo di campione estivo e con l’attività svolta dai

volontari dell’oratorio Padre Pino Puglisi all’interno della struttura geodetica. E per chi volesse provare altri sport?! Le opportunità non finiscono qui con il programma dell’oratorio che arricchisce l’offerta sportiva con ping pong, ballo, fitness e biliardino e la Misericordia che fa felici gli amanti delle “bocce” con il torneo dedicato che partirà ad Agosto. Ad ognuno, dunque, il suo sport preferito per un’estate tutta da vivere all’insegna del movimento e del sano divertimento. Tommaso Salerno

Salvo Inguì, finalista al concorso Mister Italia A settembre parteciperà alle selezioni finali di Ascoli Piceno del concorso “Il più bello d’Italia”. Fra i personaggi divenuti poi celebri ad essere usciti dal concorso si possono citare Gabriel Garko, Raffaello Balzo, Giorgio Mastrota, Nicola Canonico e Ettore Bassi.

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l marinese Salvo Inguì a settembre parteciperà alle selezioni finali di Ascoli Piceno del concorso Mister Italia. Il più bello d'Italia è un concorso di bellezza maschile, fondato nel 1984 e tenuto annualmente in località ogni anno differente. Benché non abbia la stessa risonanza mediatica di Miss Italia, è considerato uno dei più importanti concorsi di bellezza maschili italiano.

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Oltre al titolo di "più bello d'Italia", ogni anno vengono assegnati altri titoli: "Un bello per il cinema", "Il talento più bello d'Italia", "Il modello più bello d'Italia", "Il volto più bello d'Italia" e "Uomo ideale d'Italia". Fra i personaggi divenuti poi celebri ad essere usciti dal concorso si possono citare Gabriel Garko, Raffaello Balzo, Giorgio Mastrota, Nicola Canonico e Ettore Bassi.


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