Notiziario della Marina luglio agosto 2020

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M ARINA N O T I Z I A R I O d el l a

A N N O L XV I - L U G L I O - A G O S T O 2 020 - € 2 ,0 0


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di Antonio Cosentino Dopo l’inverno caratterizzato dal lockdown dovuto all’emergenza sanitaria, la stagione calda appare ancor di più come una rinascita. Terminate le sessioni di studi presso gli istituti, in questi mesi gli allievi della Marina sono impegnati, nelle Campagne d’istruzione che rappresentano l’occasione per “preservare e potenziare le nozioni teoriche apprese durante l’anno di formazione”, come ha ricordato il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nel suo discorso prima della partenza di nave Vespucci. La conoscenza e l’applicazione dei fondamentali della navigazione, in particolare quella tradizionale a vela contribuiranno ancor di più alla maturazione caratteriale e professionale di tutti gli allievi e a rafforzare, quel vigoroso legame con il mare. Conoscere il vento, manovrare le cime, orientarsi usando strumenti antichi e manuali, non sono solo competenze che gli allievi devono acquisire, ma anche una tradizione che dovranno a loro volta tramandare. I valori delle Forze armate e della Marina Militare sono la solidarietà, lo spirito di corpo, la disciplina e la fiducia nelle proprie capacità, gli stessi che hanno rappresentato i punti di leva sui quali tutto il Paese si è appoggiato per affrontare ed uscire dalla crisi. Valori che si esaltano ancor di più in ambienti particolari come le imbarcazioni. Per questo, tutte le Unità impegnate nella Campagna d’istruzione, ben si prestano a rappresentare la rinascita del nostro Paese. Il Vespucci, veleggia nel Mediterraneo “ispirata” dal vento, circumnavigando la penisola come in un abbraccio rassicurante. Niente attese chilometriche per salire a bordo, il veliero si avvicina alla costa per lasciarsi ammirare dalla popolazione illuminato, al calar della sera, da un Tricolore che vuole ricordare ancora una volta: andrà tutto bene. Al via il Programma pluriennale High North 2020-2022, una missione che prosegue anche grazie ai brillanti risultati conseguiti dalle ricerche condotte in questi anni. Nave Alliance ritorna quindi tra le acque polari per portare avanti il programma di ricerche scientifiche, in un contesto estremo. Nel mese di luglio sono stati celebrati i 155 anni di storia delle Capitanerie di porto. Oltre un secolo e mezzo di storia costituite da un impegno “diuturno e silente”. Le molteplici competenze specialistiche del Corpo della Marina Militare, permettono una vigilanza sulle attività marittime e portuali. “Una risorsa straordinaria per la collettività e per l'intera comunità marittima”, con queste parole si è espresso il ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini nel suo messaggio. Una risorsa costituita da uomini e donne che, per amore del proprio Paese, fanno della loro professione una missione. Nonostante il continuo impegno istituzionale a salvaguardia della vita umana in mare, non sempre si riescono ad evitare eventi drammatici come l’affondamento del motopeschereccio Nuova Iside, ritrovato, grazie al lavoro dell’equipaggio di nave Numana e al team specialistico del Raggruppamento Subacquei ed Incursori che hanno impiegato i veicoli filoguidati “Pegaso” e “Perseo”. Un’operazione che permetterà di fare chiarezza su quanto accaduto lo scorso maggio a largo di San Vito Lo Capo. Come ogni estate, ritorna l’emergenza incendi boschivi che, ancora una volta, ha visto impegnata la centrale operativa della Stazione Aeromobili della Marina di Catania. Anche in questo frangente, rapidità e versatilità di impiego di uomini e mezzi della Forza armata, sono stati messi a disposizione della collettività. Agosto è anche il mese di nave Italia che, con la fondazione Tender e i suoi “equipaggi speciali”, ci ricorda l’importanza della solidarietà. Non poteva mancare la rubrica sui segnalamenti che, questo mese, ci porta a conoscere l’interessante storia del faro di atterraggio di Barletta. Emozionante il racconto della prova vissuta dall’allievo incursore. Un test difficile da superare quello della marcia di 40 chilometri, necessario per andare avanti e poter diventare uno degli uomini del corpo d’élite degli Incursori della Marina. Tensione, adrenalina ed emozioni raccontate da un ragazzo giovanissimo, che per ovvie ragioni resterà anonimo, ma che ci porta a vivere, in prima persona, un momento intenso. Buona lettura

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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

luglio/agosto 2020

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO

REDAZIONE Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

PER LA COLLABORAZIONE

La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione. © Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.

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Speciale Campagne d’istruzione 2020 4

A vele spiegate riprendono il largo i cadetti di Gianfranco Bacchi

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Cerberus e Astraios prendono il mare di Giovanni Cazzato

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Una Campagna per ripartire di Claudio Cuomo

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Un’esperienza per crescere di Diego Sansoni

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La navigazione a vela: un forte legame con il mare di Giuseppe Caso

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Il Capricia torna a mostrare le proprie bellezze di Cesare Torregiani

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Nave Alliance tra i ghiacci del Circolo polare Artico di Andrea Crucitti

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Oltre un secolo e mezzo di storia celebrato l’anniversario delle Capitanerie di Porto di Cosimo Nicastro

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L’editoriale di Antonio Cosentino

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La tragedia del Nuova Iside di Alessandro Orsi

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L’impegno della Marina al servizio della collettività di Alberto Gambino

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Barletta, faro di atterraggio di Fabio Dal Cin

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Nave Italia: la solidarietà solca il mare di Fa. DC

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Il cuore oltre i 40 chilometri di L’allievo

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Mettersi alla prova con un’esperienza di vita di Fabio Vespucci

Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli chiuso in redazione il 30 luglio 2020

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Il giardino incantato di Silvana Caggiano Issato a riva il guidone in onore di Caio Duilio di Alessandro Busonero

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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE AMERIGO VESPUCCI

A vele spiegate riprendono il largo i cadetti

A bordo 106 allievi della 1ª classe dell’Accademia navale. Tra loro anche due allievi di Marine estere

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di Gianfranco Bacchi l mare è come la musica, contiene e suscita tutti i sogni dell’anima”. E’ proprio a partire dalle parole di Carl Gustav che nave Scuola Amerigo Vespucci quest’anno si appresta ad affrontare la sua 85esima Campagna addestrativa a favore degli allievi dell’Accademia navale di Livorno, una campagna unica nel suo genere che ha saputo, nonostante il delicato periodo storico attraversato dal nostro Paese, rappresentare la ripresa dell’Italia in un processo di rinascita

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dalle ceneri di una catastrofe sanitaria ed economica. Entrare a bordo di nave Vespucci è come fare un passo indietro nel tempo, una scoperta di un mondo a cui è possibile accedere grazie alla magia di una perfetta macchina del tempo. Questa Unità, la Signora dei Mari così come molti la conoscono, rappresenta l’emblema dell’unione tra tradizione e tecnologia. L’Amerigo Vespucci ha infatti integrato la tradizione della navigazione a vela

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La Campagna d’istruzione a bordo di nave Vespucci rappresenta una pietra miliare nella formazione degli allievi ufficiali

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con le soluzioni innovative apportate durante le ultime soste lavori, grazie all’implementazione di nuovi sistemi e strumenti su cui si sviluppa la formazione e l’addestramento dei giovani

allievi. Etica, lealtà, disciplina e onore: queste le virtù fondanti su cui si basa la formazione dei cadetti, princìpi che in passato e tutt’oggi continuano ad animare gli uomini di mare attraverso una visione di valori su cui credere e su cui fare leva soprattutto per saper affrontare al meglio la complessità delle sfide che il mondo contemporaneo ci presenta. L’allievo impara a conoscere i suoi limiti, i suoi punti di forza e gli elementi di debolezza, in modo da poterli controllare o mitigare se necessario. Posto di manovra alle vele, attività fisica, nodi, osservazioni astronomiche,

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Entrare a bordo di nave Vespucci è come fare un passo indietro nel tempo, una scoperta di un mondo a cui è possibile accedere grazie alla magia di una perfetta macchina del tempo

il comandante capitano di vascello Gianfranco Bacchi

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lezioni di nautica, queste sono solo alcune delle attività svolte dagli allievi della prima classe dell’Accademia navale, i quali, con dedizione e impegno, intraprenderanno la loro prima navigazione in mare da condurre nel Mare Nostrum, il mar Mediterraneo. La recente pandemia ha comportato l’annullamento del periplo del mondo e di ogni certezza riguardo le possibili attività formative da condurre a bordo

e in navigazione. Grazie però all’inesauribile lavoro degli staff dei comandi e reparti operativi della Marina militare è stato possibile ideare e testare sul campo procedure e accorgimenti per limitare l’impatto del contagio sui nostri equipaggi impegnati nei vari scenari e in operazioni intorno al mondo offrendo un chiaro esempio di professionalità, spirito di sacrificio e adattamento al cambiamento.

Determinazione, coraggio e audacia sono i valori che hanno contraddistinto il nostro equipaggio il quale, con altissimo senso di responsabilità ha saputo rendere l’Unità navale pronta ad affrontare le onde del mar Mediterraneo e permettere anche quest’anno di condurre una Campagna addestrativa a favore degli Allievi. Una Campagna fortemente orientata alla navigazione a vela la quale permetterà

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Nave Vespucci, seppure non sarĂ aperta al pubblico, sarĂ tuttavia visibile in occasione del passaggio ravvicinato nei luoghi di particolare interesse della costa del nostro Paese

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ai giovani cadetti di acquisire un preziosissimo bagaglio di esperienze e un’elevata attitudine marinaresca. Con la sua presenza il capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe Cavo Dragone, ha voluto conferire il necessario spessore e valore alla cerimonia di partenza dell’Unità navale a Livorno, spronando i giovani cadetti a “perseverare nel potenziamento di tutte le nozioni teoriche apprese durante il loro anno di formazione in Accademia, nel consolidamento della loro preparazione professionale e nel rafforzamento dei loro animi.” Non chi comincia ma quel che persevera, il motto di nave Vespucci, da sempre testimone in Italia e all’estero della cultura e dell’eccellenza nazio-

nale, scandisce le giornate a bordo e infonde quella carica necessaria a tutti noi per continuare a rappresentare un processo di unità e ripresa che passa dai valori comuni di italianità, spirito patriottico e solidarietà. Lucio Seneca scriveva così: “E’ durante la tempesta che conosciamo il navigatore”. E’ sulla scia di queste parole che i futuri ufficiali della Marina Militare Italiana avranno in questa navigazione la possibilità di provare cosa significhi navigare incontrando mari severi. Mari che in qualunque momento possono sorprenderti all’improvviso e che vanno affrontati con competenza, lucidità e coraggio. Allora rimane solo una cosa da fare: Affrontarli a viso aperto!

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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE ETNA

Cerberus e Astraios prendono il mare di Giovanni Cazzato ave Etna, unità rifornitrice, sede di Comando, con capacità ospedaliere e Supporto Logistico della Marina Militare italiana, per il secondo anno consecutivo ha assolto il compito di nave scuola: dal 12 giugno al 12 luglio gli allievi del primo e secondo corso della Scuola navale militare Francesco Morosini di Venezia hanno navigato nel mar Medi-

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terraneo affiancando l’equipaggio nelle molteplici attività di bordo. Una sfida che equipaggio ed allievi hanno raccolto con la consapevolezza della grande responsabilità di dover accompagnare gli allievi in questa delicata fase del loro percorso formativo. Nave Etna sarà per sempre associata al loro battesimo del mare, il primo

La Campagna ha portato gli allievi a La Spezia e Gaeta e si è conclusa a Venezia il 26 giugno

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Mi piacerebbe entrare a far parte del corpo di Stato Maggiore. Per via della mia passione per il mare, la Marina militare mi ha sempre affascinato e la Campagna d’istruzione ha rafforzato questo già grande interesse allievo 2^ cl Francesco

importante approccio con una “nave grigia”, con quella che rappresenta la componente operativa della Squadra navale e con ciò che sarà eventualmente il loro impiego di futuri conduttori di uomini e mezzi. La Campagna è il luogo per l’apprendimento dell’arte marinaresca, di tutto ciò che concerne la condotta della navigazione, le procedure di sicurezza antincendio e anti-falla. E’ il momento per il travaso di esperienze in merito alle operazioni di sicurezza marittima che vedono le unità della Squadra navale impegnate nel mar Mediterraneo e non solo. Durante la permanenza a bordo, oltre ad affiancarsi all’equipaggio nei routinari servizi di guardia, gli allievi hanno potuto assistere ad attività quali esercitazione di abbordaggio per controllo su unità mercantili, condotto dai militari della Brigata Marina San Marco, appontaggi e decolli di elicottero sul ponte di volo, affiancamenti ravvicinati

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tra unità navali e rifornimenti in mare. Tutte queste esperienze sono state vissute con grandissimo entusiasmo e interesse, suscitando la curiosità di questi “piccoli marinai”, con lo sguardo proiettato verso le scelte che a breve dovranno operare. Si tratta dunque per gli allievi di vivere un momento di trasformazione e di profonda crescita professionale, in cui possono mettersi quotidianamente in gioco, affrontando con forza d’animo e spirito di squadra le numerose difficoltà. Al termine della campagna, sono quindi più coscienti della propria crescita, frutto dell’esperienza maturata durante le varie attività che offre loro la Marina Militare, essendosi cimentati nell’apprendimento di un’educazione etica e morale di chi oggi ha scelto onorevolmente di servire lo Stato nella nostra Forza armata. Al contempo, hanno acquisito la consapevolezza dell’importanza del lavoro di squadra, dello spirito di sacrificio e soprattutto del valore assoluto dell’equipaggio. Dice Davide: “Nessuno viene mai trascurato o lasciato indietro e ci si aiuta sempre quando possibile, non si resta mai soli”. Pensando al proprio futuro Francesco afferma: “Mi piacerebbe entrare a far parte del corpo di Stato Maggiore. Per via della mia passione per il mare, la Marina Militare mi ha sempre affascinato e la Campagna d’istruzione ha

rafforzato questo già grande interesse”; e Pietro, che aspira a fare il medico nelle Forze armate, pensa: “Il percorso in Marina è un’ottima opportunità che unisce il desiderio di aiutare il prossimo, con la passione per i viaggi; ho avuto modo, grazie a questa esperienza, di confrontarmi con il dottore di bordo e di consolidare la volontà di conseguire i miei obiettivi”. La Campagna appena conclusasi, ancora una volta, suggella il legame della Forza armata con i giovani e la volontà di trasmettere loro l'importanza dei valori e la conoscenza dell'arte marinaresca. L’esperienza ha assunto, soprattutto quest’anno, segnato dalle restrizioni imposte dalla pandemia, un forte valore formativo sottolineato dall’atteggiamento fiero dell'equipaggio impegnato prevalentemente in mare nell’assolvimento delle missioni assegnate. L’allievo dunque, forte dell’esperienza maturata durante la Campagna a bordo di nave Etna e del triennio formativo svolto presso la Scuola navale, affronterà con maggiore consapevolezza le scelte future e sarà per sempre legato a una delle più grandi risorse della nostra Nazione: il mare.


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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE ORSA MAGGIORE

Una Campagna per ripartire A bordo i 12 aspiranti guardia marina del corso Akraton, che hanno varcato i cancelli dell’Accademia navale nell’estate del 2017, per la tradizionale Campagna d’istruzione estiva del 2020

di Claudio Cuomo l candore delle vele, alte nella luce del sole ad abbracciare il vento, si riflette nello specchio blu del mare, mentre la prua si abbassa, sollevando fresca spuma bianca: così nave Orsa Maggiore – motto “ad maiora duco” (verso nuove sfide) – superba imbarcazione oceanica di 28 metri varata nei cantieri Tencara di Venezia 25 anni fa, ha intrapreso la Campagna d’istruzione 2020. A bordo 12 giovani ed entusiasti aspiranti guardia marina del corso Akraton, che hanno varcato i cancelli dell’Accademia navale nell’estate del 2017. Orsa Maggiore è la più grande e moderna tra le navi scuola a vela minori della Forza armata: oltre ottocento metri quadri di vela, uno scafo realizzato

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con materiali innovativi, progettato per circumnavigare il globo, sfidando venti ed oceani. Le parole dell’aspirante guardiamarina Marina Pompeo, imbarcata sull’Unità, trasudano entusiasmo: “L’esperienza di bordo insegna a gestire in autonomia l’attività velica, sviluppando grande sintonia col mare. Manovrare le vele, timonare, orientarmi con la carta nautica sta diventando la mia quotidianità. Sto vivendo quest’esperienza col sorriso, positivamente colpita dallo spirito di squadra che lega tutti noi dell’equipaggio di nave Orsa Maggiore”. “La nave porta con sé i valori tradizionali delle Forze armate e della Marina Militare, che sono quelli della solidarietà, dello spirito di corpo, della


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Alcune immagini degli aspiranti guardiamarina durante la Campagna d’istruzione a bordo delle navi a vela, dove l’esperienza su questa tipologia di unità è centrale nella formazione di ogni marinaio che, a bordo, assimila i valori più importanti sui quali sarà imperniata la sua vita in Marina.

disciplina e della fiducia nelle proprie capacità” aggiunge l’aspirante Pierluigi Lungo. Il nostromo, 1° maresciallo Luca Zanetti, conclude che “questi sono diventati ancor di più i valori di riferimento della nostra gente e che tutto il mondo ha riconosciuto al popolo italiano, che ha resistito in questo 2020 al flagello della pandemia e delle restrittive misure adottate per contenere il contagio”. Tali misure ancora oggi prudenzialmente sconsigliano alle nostre navi di aprirsi alle visite della popolazione nei porti, effettuando brevi soste per rifornimenti logistici e massimizzando i giorni di mare e le navigazioni a vela. Il messaggio che lancia nave Orsa Maggiore lungo la sua rotta è quello della speranza, della voglia di riscatto, dell’orgoglio di un popolo intero che nel N OT I Z I A R I O

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momento della maggiore e inopinabile difficoltà, ha saputo trovare lucida coesione. Quest’anno l’Unità, dopo essere salpata da La Spezia assieme alle navi scuola a vela Corsaro II, Stella Polare e Capricia e aver navigato nel mar Tirreno attraverso le insidiose Bocche di Bonifacio, si dedicherà a circumnavigare la Sicilia, seguendo il vento, piuttosto che tratte prestabilite. La Campagna d’istruzione ha la finalità di incrementare le conoscenze marinaresche, culturali e professionali, nonché contribuire alla maturazione caratteriale dei giovani ufficiali imbarcati. Inoltre, sempre vivo resta l’interesse per la promozione e la diffusione della cultura marittima, la tutela e la salvaguardia dell’ambiente marino e l’importanza della preservazione della biodiversità marina di cui le campagne estive si fanno sempre promotrici.


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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE STELLA POLARE


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Un’esperienza per crescere Le unità minori a vela della Marina sono impegnate come ogni anno nelle Campagne d’istruzione a favore degli aspiranti guardiamarina della 3 classe dei corsi normali dell'Accademia navale di Diego Sansoni e navi a vela minori vedono impegnati più di 60 aspiranti guardiamarina suddivisi in due turni, per completare a bordo l'iter di formazione annuale iniziato in Accademia navale. Dopo il periodo estivo infatti, si apprestano a indossare, poco dopo il rientro in Accademia, il tanto atteso giro di bitta, che segna un passaggio fondamentale: quello da allievi ad ufficiali. Le unità minori a vela in questo contesto permettono la maturazione di principi

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e valori necessari ai comandanti di domani per un'ottimale gestione del personale. Gli ambienti ristretti e l'intimo contatto tra l'equipaggio, contribuiscono al consolidamento dello spirito di gruppo, dell'empatia e del profondo rispetto interpersonale. Inoltre il ritorno agli antichi principi della navigazione, avulsa dalle moderne tecnologie, instaura i fondamenti dell'arte marinaresca, attraverso il contatto con

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il mare e la padronanza dei venti: la navigazione, quasi esclusivamente a vela, per il 75% del periodo di imbarco. Molteplici sono le attività richieste per una efficiente navigazione, dalla padronanza con le attrezzature di bordo, gestendo e regolando le vele per tutte le andature, alla conoscenza degli apparati, del motore, del quadro elettrico e del sistema idrico. Risulta fondamentale la gestione degli spazi: l'ordine perde la sua essenza este-

tica e diventa una forma mentis necessaria per la propria sicurezza e prevenzione. Uno degli aspetti più importanti in assoluto è il rapporto che si instaura con i membri dell'equipaggio: la continua collaborazione porta un avvicinamento e un affiatamento tra il personale di bordo e i cadetti. L'esperienza segnerà i giovani ufficiali, come per le precedenti generazioni e come lo sarà per le future, sia dal punto vista umano che professionale.

Su questa nave sono trascorse solo due settimane, sembra di conoscere le persone da una vita, porterò dentro di me i loro insegnamenti sempre a mente nella mia futura carriera L’allievo Gabriele

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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE CORSARO II

La navigazione a vela: un forte legame con il mare


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di Giuseppe Caso uno dei momenti più importanti della formazione dell’ufficiale di Marina è costituito dalle Campagne d’istruzione estive svolte a bordo delle navi scuola della Marina Militare; prima tra tutte il veliero più conosciuto al mondo, l’Amerigo Vespucci, dove gli allievi imparano cosa significa “andare per mare” e l’importanza di sviluppare una buona perizia marinaresca. Il bagaglio culturale dell’ufficiale al secondo anno di formazione, si accresce

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in seguito a un periodo di imbarco su una nave grigia, per poi riavvicinarsi al mare durante l’estate del terzo anno. Per una buona aliquota di allievi, ormai aspiranti guardiamarina, è prevista una “crociera” della durata di un mese sulle barche a vela della Marina Militare, un vero banco di prova per testare la propria resistenza al mare e abilità marinaresca. L’avvio della Campagna addestrativa 2020 è stato messo a dura prova dall’emergenza sanitaria che ha interessato

La nave scuola della Marina, oltre a partecipare alle regate d’epoca, ha il compito di addestrare gli ufficiali in formazione dell'Accademia navale nella sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente e all'educazione all’arte marinara

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il nostro Paese, ma con le giuste precauzioni e accorgimenti e qualche modifica rispetto agli anni precedenti, la campagna è iniziata nel massimo della sicurezza, dopo aver svolto un periodo di quarantena pre-imbarco e aver creato un ambiente totalmente Covid-free. La navigazione a vela rappresenta un’occasione per stringere un legame forte con il mare, conoscere il vento e saper manovrare correttamente vele e cime, in modo tale da ridurre al minimo l’utilizzo del motore a favore di una forza totalmente naturale; l’obiettivo principale è quello di integrarsi totalmente con l’equipaggio, acquisire una sufficiente dimestichezza con gli strumenti di bordo e navigare così in totale sicurezza. Ciò che più rende unica l’esperienza a bordo di una barca a vela è lo stretto rapporto che si instaura con l’equipaggio, N OT I Z I A R I O

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composto da veterani della navigazione a vela che conoscono a fondo il mare e che possono trasmettere il loro bagaglio di esperienza ai giovani aspiranti. “Le nozioni tecniche e le manovre apprese sembrano quasi passare in secondo piano rispetto ai preziosi e interessanti aneddoti di vita che l’equipaggio ci racconta ogni giorno. Si impara soprattutto dalle loro esperienze”, dice Michele, aspirante imbarcato su nave Corsaro II. I giorni in barca a vela trascorrono serenamente, nonostante le lunghe navigazioni alternate alle brevissime soste in porto. Nella speranza di custodire gelosamente quanto imparato in un mese di navigazione, ogni giorno viene scritta una pagina del diario di bordo, testimone per il futuro dell’esperienza straordinaria e dell’amicizia instaurata con il mare.

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Alcune immagini degli aspiranti guardiamarina durante la Campagna d’istruzione 2020 a bordo del Corsaro II, integrati perfettamente con l’equipaggio, veterani della navigazione a vela, pronti a trasmettere il loro bagaglio ai giovani ufficiali.

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Speciale Campagne d’istruzione 2020 NAVE CAPRICIA


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Il Capricia torna a mostrare le proprie bellezze Le inconfondibili vele amaranto hanno mollato gli ormeggi lo scorso 13 luglio dall'Arsenale di La Spezia per la tradizionale Campagna d’istruzione di Cesare Torregiani

rosegue la Campagna addestrativa di nave Capricia a favore degli aspiranti guardiamarina dell'Accademia navale di Livorno. Le inconfondibili vele amaranto hanno mollato gli ormeggi lo scorso 13 luglio dall'Arsenale di La Spezia, per poi prendere il largo e condurre in Mediterraneo un'intensa attività addestrativa dedicata ai giovani ufficiali. L'imperituro e ininterrotto legame con l'antica marineria velica rappresenta, ancora oggi, un elemento chiave per la Marina Militare, erede delle più nobili tradizioni marinaresche. L'attività velica consente infatti di capire e metabolizzare il significato del lavoro di

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squadra, del senso di equipaggio, del governo di uomin, mezzi e infine della padronanza del mare e degli elementi, ricoprendo così un ruolo centrale nella formazione di qualsiasi marinaio. Vivere a stretto contatto, entro i soli 22 metri di scafo in mogano, fornisce un'esperienza umana unica di cui gli aspiranti faranno tesoro per lo sviluppo dell'attitudine al comando e la gestione del proprio personale. L'Unità, attualmente in sosta nella rada di Augusta, farà in seguito rotta verso lo Stretto di Messina, terminando così il periplo della Sicilia, per poi giungere in porto a La Spezia l'8 agosto per il proseguo delle attività.

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Nave Alliance tra i ghiacci del Circolo polare Artico di Andrea Crucitti

Lo scorso 22 giugno 2020, nave Alliance è partita dalla città della Spezia alla volta dell’Oceano Artico per la campagna di Geofisica Marina “High North 2020”

uest’anno, l’attività in Oceano Artico dà il via al secondo triennio consecutivo del Programma pluriennale High North 20202022, grazie agli ottimi risultati conseguiti e connessi con l’interessante crescita di nuovi sistemi integrati, oltre che attraverso la sperimentazione di innovativi assetti tecnico – operativi, in ambienti estremi. La missione scientifica ha come obiettivo sia la conoscenza dell’ambiente marino e dei cambiamenti climatici, argomenti all’attenzione della comunità internazionale grazie al decennio delle Nazioni Unite dedicato agli oceani per lo sviluppo sostenibile (UN Decade of Ocean Science for Sustainable Development 2021-2030), che lo studio delle dinamiche globali dell’Artico, intese come attività idro–oceanografiche sviluppate nell’ambito scientifico, socio economico e geostrategico. Il programma High North è condotto dal team scientifico dell’Istituto Idrografico della Marina (I.I.M.), con il coinvolgimento

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dei principali enti di ricerca nazionali e internazionali quali il NATO Science and Technology Organization - Centre for Maritime Research and Experimentation (STOCMRE), il Centro di Ricerca dell’Unione Europea (JRC), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico (ENEA), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), European Research Institute (ERI) e Industria (e-GEOS), che, a causa dell’emergenza COVID 19 e dei restrittivi protocolli sanitari, non saranno presenti fisicamente a bordo. Nave Alliance, della Squadriglia Unità Idrografiche ed Esperienze della Marina Militare posta alle dipendenze del Comando delle Forze di Contromisure Mine di La Spezia, è una nave da ricerca oceanografica di proprietà della NATO che, nel 2016, ha assunto, sulla base di uno specifico memorandum of Understanding, bandiera della Marina Militare

e da allora effettua attività sulla base di un programma di lavoro condiviso tra la Marina militare ed il CMRE di La Spezia. La nave è in grado di condurre operazioni idro-oceanografiche sia costiere che d’altura, anche a grandi profondità, a supporto della ricerca scientifica e della tutela ambientale e rappresenta, allo stato attuale, la capacità di proiezione della Forza armata nella regione artica. L’approntamento dell’unità alla navigazione in acque polari si è incentrato su due principali aspetti: la condotta della navigazione alle alte latitudini e l’adeguamento della piattaforma alle severe condizioni ambientali tipiche dell’area polare. Nello specifico, il personale chiave, deputato alla condotta della nave, è stato opportunatamente indottrinato, attraverso dei corsi dedicati di navigazione in acque

Nella foto: il campionamento del ghiaccio, sullo sfondo nave Alliance.

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La mancanza di cartografia nautica cartacea ed elettronica, le comunicazioni satellitari assenti e le particolari ed imprevedibili condizioni ambientali e meteomarine presenti alle alte latitudini, delineano la navigazione come l’antica scienza del mare il comandante capitano di fregata Andrea Crucitti


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polari, effettuati sia in Italia e sia in collaborazione con alcune Marine amiche quali l’Armada Argentina e l’Armada Cilena, con lo scopo di fornire tutte quelle nozioni inerenti la sicurezza della navigazione tra i ghiacci e la riduzione del potenziale di inquinamento ambientale, contenute nel Codice Internazionale Polar Code. Il Sistema di Piattaforma di nave Alliance è stata sottoposto ad un processo di winterizzazione (winterization) per garantire l’efficienza dei principali sistemi di macchina e di coperta in presenza di climi rigidi, prevenendo gli effetti del congela-

mento e del freddo. Dal punto di vista umano affrontare da marinaio la navigazione al di là del Circolo Polare Artico richiede coraggio, competenze dai requisiti culturali e professionali di elevato livello mentale da dedicare all’arte della nautica e una insaziabile sete di scoperta dell’inesplorato. Quest’ultima viene espressa in tutto e per tutto dal concetto di “esplorazione”: la mancanza di cartografia nautica cartacea ed elettronica, le comunicazioni satellitari assenti e le particolari ed imprevedibili condizioni ambientali e meteomarine presenti alle alte latitudini, delineano la

navigazione come “l’antica scienza del mare”, diventando, contemporaneamente, uno stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l'istintiva attrazione o repulsione per ciò che è estraneo, la misura della distanza che ci separa dalle realtà sconosciute, la sfida al confronto, l'abilità di relazionarsi con il diverso da noi, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili. Infine, sono proprio queste le motivazioni che rendono, in particolare, l’esperienza di comando su nave Alliance un’opportunità unica nel suo genere, un prezioso bagaglio professionale per un ufficiale di Marina.

Prora di nave Alliance, navigazione in prossimità dei ghiacci. In alto a sinistra nave Alliance ripresa in navigazione; in basso a sinistra, area manovra di poppa – Mooring S1: insieme di attrezzature scientifiche collegate fra di loro rilasciate dall’Unità sul fondo oceanico, destinate a raccogliere dati oceanografici e successivamente recuperate; accanto: il gommone in manovra tra i ghiacci. (foto Marco Villa Maridrografico Genova).

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Oltre un secolo e mezzo di storia: celebrato l’anniversario delle di Cosimo Nicastro

20 luglio 1865 - Le radici nella storia 155 anni sono trascorsi da quando, il 20 luglio del 1865, a Firenze, il Regio Decreto n. 2438 istituì il Corpo delle Capitanerie di porto. Portatrici di un bagaglio storico tratto dall’originario ordinamento civile, fu l’esperienza della prima guerra mondiale a decretare quanto fosse importante la funzione dei porti, comportando una necessaria militarizzazione ed integrazione delle Capitanerie nella Marina Militare, per condividere, da quel momento in poi, in un tratto di perdurante valore identitario, le regole e le tradizioni della Forza armata “prima nella ricostruzione e oggi nella gestione di tutti i porti delle isole e della penisola, da un N OT I Z I A R I O

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punto di vista strutturale, economico e giuridico” come ha ricordato nel suo messaggio augurale il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone: “Un secolo e mezzo di impegno diuturno e silente com’è nel DNA della Marina ha visto il Corpo operare in ambiti e competenze accresciutesi per professionalizzazione e alto livello di specializzazione, come emblematicamente testimoniato dalla nascita della componente operativa della Guardia costiera”, avvenuta a giugno del 1989 e che oggi rappresenta la proiezione operativa delle molteplici ed articolate funzioni affidate dall’ordinamento alle Capitanerie di porto. Alle Capitanerie sono, infatti, sin dalla

In alto a destra: Vittorio Emanuele II firma il decreto costitutivo del Corpo; dipinto a olio di Salvatore Corrieri.

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CAPITANERIE DI PORTO loro fondazione affidate la disciplina e la vigilanza sulle attività marittime e portuali, che siano direttamente legate agli usi civili e produttivi del mare e delle coste. Posto alle dipendenze funzionali del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di cui gli uffici marittimi costituiscono organi periferici, al Corpo sono affidate, in via esclusiva, le funzioni di specifica attribuzione di altri Dicasteri, quali principalmente il ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Compiti che nella loro autonoma col-

L’onorevole Giulio Calvisi, sottosegretario alla Difesa, accompagnato dal generale Enzo Vecciarelli capo di Stato Maggiore della Difesa, dall’ammiraglio Aurelio De Carolis sottocapo di Stato Maggiore della Marina e dal comandante Generale del Corpo ammiraglio Giovanni Pettorino ricevono gli onori in occasione della cerimonia.

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Accompagnata dall’ammiraglio Pettorino, la ministra De Micheli visita il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso marittimo del Comando generale; accanto: un momento della cerimonia; nella pagina a destra: un velivolo in sorveglianza costiera, in basso pattugliatore classe Dattilo, Ubaldo Diciotti.

locazione funzionale, rivestono potenzialità complementari ed opportunità di peculiari sinergie anche nei confronti del dicastero della Difesa, in linea con quanto espresso dal ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini che nel suo messaggio definisce il Corpo “una risorsa straordinaria per la collettività e per l'intera comunità marittima, un'istituzione che è da sempre presente e protagonista ovunque si svolgano operazioni a tutela della sicurezza della navigazione, garantendo, senza soluzione di continuità, la salvaguardia della vita umana in mare, la sorveglianza e la protezione dell'ambiente marino e delle sue risorse ittiche, la sicurezza della navigazione, la regolarità dei trasporti marittimi e l'operatività dei porti''.

20 luglio 2020 – il presente e il futuro Roma - La giornata si è aperta con la cerimonia di deposizione di una corona davanti al “Monumento ai Caduti del mare e dei porti” presente nella sede del Comando generale a Roma. La comN OT I Z I A R I O

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memorazione, tenutasi nel rispetto delle misure imposte dall’emergenza sanitaria in corso, è avvenuta alla presenza del sottosegretario di Stato alla Difesa on. Giulio Calvisi, del capo di Stato Maggiore della Difesa gen. Enzo Vecciarelli, del sottocapo di Stato Maggiore della Marina Militare amm. Aurelio De Carolis e del Comandante Generale del Corpo amm. Giovanni Pettorino. “In questi 155 anni - ha dichiarato l’am-

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miraglio Pettorino - il nostro Paese ha subìto grandi trasformazioni e in queste trasformazioni le Capitanerie di porto hanno sempre mantenuto il loro ruolo di sostegno alle attività marittime e portuali. Siamo consapevoli di essere una risorsa per il nostro Paese e, proprio perché amiamo il nostro Paese, facciamo del nostro lavoro una missione”. Nel corso della giornata anche l’attesa e gradita visita del ministro delle Infra-


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strutture e dei Trasporti Paola De Micheli. Dopo un saluto ai militari in servizio al Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (IMRCC), la ministra De Micheli, accompagnata dall’ammiraglio Pettorino, ha tenuto un incontro in video conferenza con i Comandanti regionali del Corpo. “Attraverso voi – ha detto il ministro – saluto e ringrazio tutto il personale della Guardia co-

stiera che con il suo lavoro consente al Corpo di poter rappresentare un modello di flessibilità e buona amministrazione grazie a una lunga storia di esperienza, di traguardi e di risultati”. La celebrazione di questi 155 anni di vita delle Capitanerie, ha anche fornito l’occasione per un bilancio della crescita umana e professionale di tutto il Corpo. A questo proposito, in una prospettiva di ammodernamento costante, l’ammi-

raglio Pettorino ha annunciato l’incremento della linea elicotteri a 15 unità, nonché l’avvio della procedura di acquisto di una nuova nave maggiore, che sarà protagonista insieme alle altre navi - Diciotti, Dattilo e Gregoretti – del futuro sviluppo delle attività operative del Corpo a salvaguardia dei tre principali beni collettivi affidati alla propria tutela: la vita umana in mare, l’ecosistema marino e l’integrità della risorsa ittica.

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La tragedia del Nuova Iside di Alessandro Orsi

Nave Numana con a bordo il veicolo filoguidato “Multipluto” e un team specialistico del Raggruppamento Subacquei ed Incursori (COMSUBIN) in grado di operare con i veicoli filoguidati “Pegaso” e “Perseo”, procedono all’identificazione ottica del relitto del peschereccio Nuova Iside

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a Marina Militare appena accaduta la tragedia del “Nuova Iside”, ha prontamente messo in campo gli uomini e le tecnologie migliori, per fornire un indispensabile supporto agli inquirenti e ai famigliari. Martedì 12 maggio 2020 come di consueto il M/P Nuova Iside, imbarcazione di circa 18 metri recentemente acquistata dalla famiglia Lo Iacono, lascia il porto di Terrasini (PA) con a bordo il comandante Vito Lo Iacono, suo padre Matteo e il cugino Giuseppe per effettuare una battuta di pesca nei pressi dell’isola di Ustica. Alle 21:46 il sistema di monitoraggio dei pescherecci Blue box invia

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automaticamente la posizione dell’Unità, 12 miglia a NE di Capo S. Vito. Poi più nulla, i sistemi di bordo cessano di aggiornare la posizione. Immediatamente scatta l’allarme ed iniziano le ricerche del natante, con l’impiego di mezzi aerei e navali coordinati dalla Guardia costiera. Il ritrovamento dei corpi senza vita di Giuseppe e Matteo Lo Iacono confermano che la sciagura si è consumata, ora non resta che ritrovare il relitto, indispensabile per fare chiarezza sull’accaduto, ed il corpo del comandante, Vito Lo Iacono. La Marina invia nave Carabiniere e Aretusa, impegnate in una zona di mare


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Il ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini, ha visitato nave Numana durante una sosta operativa a Civitavecchia, per congratularsi con l’equipaggio e con il personale del GOS per l’ottimo lavoro svolto, rafforzando il principio che per le Forze armate “nessuno viene lasciato indietro” non troppo lontana dall’accaduto, per effettuare una prima attività di ricerca, mediante l’impiego dei sensori di bordo, in un’area di 5 miglia quadrate attorno all’ultima posizione nota dell’imbarcazione. L’esito della ricerca è costituito da alcune anomalie sul fondale, da investigare ulteriormente per capire di cosa si tratta. A La Spezia viene approntata nave Numana, unità cacciamine appartenente al Comando delle Forze di Contromisure Mine (MARICODRAG), che il 28 maggio salpa con a bordo il veicolo filoguidato

“Multipluto” e un team specialistico del Raggruppamento Subacquei ed Incursori (COMSUBIN) in grado di operare con i veicoli filoguidati “Pegaso” e “Perseo”, per poter procedere all’identificazione ottica del relitto. A bordo del cacciamine le ricerche procedono spedite anche se non prive di difficoltà, che richiedono agli specialisti la pianificazione dell’estensione dell’area di ricerca. Il personale di nave Numana

e del COMSUBIN, con un perfetto lavoro di squadra, svolto con la consapevolezza dell’importanza dell’attività in corso, che solo chi ha fatto della propria passione per il mare il suo lavoro può capire, il 19 giugno identifica il relitto del M/P Nuova Iside, su un fondale di 1400 metri. Le immagini ed i video acquisiti costituiranno le fondamenta dell’inchiesta per capire come si sono svolti i fatti.

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L’impegno della Marina al servizio della collettività Un elicottero della Marina militare doma un incendio nel comune di Grammichele in provincia di Catania di Alberto Gambino

o scorso 25 luglio i militari del Secondo Gruppo Elicotteri, di base presso la Stazione Aeromobili della Marina Militare (MARISTAELI) di Catania, sono entrati nuovamente in azione per fronteggiare un incendio divampato in una zona boschiva nei pressi del centro abitato di Grammichele, comune di circa tredicimila abitanti in provincia di Catania. L’allarme è stato ricevuto dalla centrale operativa preposta al controllo degli aeromobili di Base (COCAB) di MARI-

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STAELI la quale ha provveduto, senza ritardo, a far decollare l’elicottero, che si trovava in stato di prontezza operativa. A bordo dell’aeromobile hanno operato equipaggi di volo composti da piloti e operatori di volo perfettamente addestrati per questo tipo di operazioni. L’elicottero intervenuto è un MH-212B ed ha effettuato, in totale, due missioni di volo lanciando sulle fiamme un quantitativo complessivo di circa 17.500 litri d’acqua prelevata da un vicino bacino idrico, per mezzo di un dispositivo co-

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munemente chiamato “benna”, dalla capacità di 500 litri. In totale sono stati così effettuati 35 lanci in circa quattro ore di volo. La rapidità di intervento dell’elicottero ha permesso di circoscrivere e domare il rogo prima che si propagasse a causa del vento presente in zona. L’intervento rientra all’interno della collaborazione tra la Marina Militare e la Protezione Civile, nel contesto della campagna antincendio boschivo 2020 della regione Sicilia. Questo tipo di concorsi degli equipaggi


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L’elicottero AB-212 con un’azione di contrasto al rogo durante la quale ha rilasciato circa diciottomila litri d’acqua, per mezzo del dispositivo chiamato “benna” agganciato alla sezione ventrale dell’elicottero (foto di repertorio).

di volo della Marina Militare ne evidenzia l’estrema versatilità: infatti gli aeromobili e il personale della Marina sono in grado di intervenire nei più svariati contesti, con la peculiarità di poter agire con estrema rapidità sia sul mare, sia su terra, contro ogni tipo di criticità. Questa capacità di intervento in ogni punto del territorio nazionale e negli spazi marittimi vicini e lontani, rappresenta una risorsa strategica al servizio della collettività e della Nazione, in difesa del bene comune.

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Barletta, faro di atterraggio di Fabio Dal Cin

Nella terza puntata della rubrica “Il Notiziario del Segnalamento�, scopriamo il faro di Barletta, cittadina pugliese della provincia di Barletta-Andria-Trani

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a storia del nostro segnalamento, induce, secondo quanto riportato nel “Notiziario del Segnalamento” a porsi due domande: come mai a Barletta è stato costruito un nuovo faro in posizione più avanzata e a cosa ci si riferisce quando si cita il “vecchio” faro? Siamo a Barletta, città pugliese di oltre 94.000 abitanti che sorge in riva al mare Adriatico, all'imboccatura SudOvest del golfo di Manfredonia, di fronte al promontorio del Gargano. Il faro di atterraggio, posizionato sul molo di Tramontana a circa 40 metri dall’estremità, è ad ottica fissa ed è dotato di una sorgente luminosa principale alogena da 1000 W e di un apparato di riserva di tipo LABI da 100 W. Il segnalamento marittimo è tele-monitorato. Prima quindi di dare risposta alle due domande poste all’inizio, manteniamo la promessa fatta nel secondo numero della nostra rubrica fornendo

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qualche ragguaglio tecnico e spiegando il significato del “tele-monitoraggio”. Esso nasce dalla necessità per il Servizio Fari di gestire i segnalamenti marittimi non presidiati ed a volte ubicati in zone difficilmente raggiungibili controllando costantemente i sistemi e i sottosistemi che li costituiscono. Ciò è possibile grazie all’applicazione e allo sviluppo di tecnologie quali la miniaturizzazione dei componenti elettronici e la trasmissione dei dati a distanza tramite le reti di telefonia mobile. Il sistema si sviluppa attraverso l’impiego di una rete informatica – rete pubblica internet – e la realizzazione di una maglia di comunicazioni sicure con VPN (Virtual Private Network) e utilizza un centro operativo collocato presso l’Ufficio Tecnico dei Fari (UTF), presso il quale sono collocate le risorse informatiche principali di gestione del sistema di tele-monitoraggio e telecontrollo dei segnalamenti marittimi (server). Al nodo centrale della rete

Barletta, faro di atterraggio Caratteristiche generali Lat.: 41° 19’.8 Nord Long.: 016° 17’.4 Est Comando Zona Fari: Taranto Funzione del segnalamento: Faro di atterraggio Altezza del piano focale sul livello medio mare: 36 m Portata nominale sorgente principale: 17 mg Portata nominale sorgente di riserva: 12 mg Caratteristica: Luce bianca (gruppi di due lampi) Anno di costruzione: 1959 Tipologia costruttiva: Torre ottagonale in pietra naturale (marmo di Trani).

Il nuovo faro di Barletta inaugurato nel dicembre del 1959.

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giungono, dalle varie reggenze collocate lungo il territorio nazionale, le informazioni sullo stato di funzionamento dei segnalamenti monitorati, che vengono successivamente inserite in un archivio informatico, strutturato in un database, che si trova presso il medesimo centro. Per accedere al sistema, sono sufficienti un personal computer e una connessione internet. Il sistema è molto flessibile, semplice da gestire e configurabile velocemente a seconda delle necessità. Il monitoraggio e il controllo avvengono tramite quadri posizionati all’interno del segnalamento detti SACF (Sistema Auto-matico Controllo Fari) e SCF (Sistema Controllo Fanali) che dispongono al loro interno di un modem GSM/GPRS abilitato alla trasmissione dei dati sul funzionamento del sistema, che ne consentono il monitoraggio a distanza. I comandi Zona Fari e le reggenze, in possesso di specifiche autorizzazioni, possono visionare costantemente lo stato dei segnalamenti di loro interesse attraverso una pagina web, disponendo in tempo reale di un quadro preciso del loro stato di efficienza. In caso di malfunzionamento o guasto, il quadro di controllo invia una

e-mail con un codice di avaria che allerta sia il personale incaricato del segnalamento, sia il comando Zona in modo da consentirne il tempestivo ripristino. Ma ritorniamo adesso alla storia del faro di Barletta, cercando di rispondere alle due domande. Il 1° dicembre 1937, un dispaccio della Capitaneria di porto del Compartimento Marittimo di Bari riporta che “per l’imbarco sui piroscafi salinieri provenienti dalla R. Salina di Margherita di Savoia, l’Amministrazione dei Monopoli di Stato ha chiesto di occupare un’area del Demanio Pubblico Marittimo”. Bisognerà attendere il novembre 1953 per apprendere, da una raccomandata dell’allora comando Zona Fari dello Ionio e del basso Adriatico, che “sull’ultimo braccio del molo di tramontana è stata costruita la stazione di arrivo della teleferica e circa i ¾ dell’alta linea pensile di

In basso: il giorno dell’ inaugurazione del nuovo faro di Barletta.

scarico dei vagoncini. Le predette costruzioni occultano il fabbricato del faro e la sorgente luminosa per un settore di circa 32° tra i rilevamenti 210 e 242 presi dal largo”. Il porto di Barletta è da sempre stato un nodo principale per l’esportazione del sale prodotto nelle saline della vicina Margherita di Savoia. All’epoca, le esigenze derivanti da una maggiore richiesta di sale determinarono l’ampliamento delle saline e il perfezionamento delle tecniche di produzione giovarono ad un deciso miglioramento della qualità del prodotto. Inoltre, allo scopo di ridurre le ingenti spese di trasporto, la Direzione Generale dei Monopoli di Stato decise la costruzione di una teleferica che collegasse direttamente le saline con il porto di Barletta. La teleferica, dismessa nel 1981, era lunga 13 chilometri (1,5 dei quali in mare). Queste testimonianze in parte ci aiutano a comprendere il perché della costruzione di un nuovo faro. Tuttavia, completando la lettura della citata raccomandata, riusciamo a fugare ogni dubbio: “Il vecchio faro costruito nel 1807 presenta lesioni e rigonfiamenti

Nel 1958 è stato costruito dal Genio Civile il nuovo faro in posizione più avanzata rispetto al vecchio e nel dicembre 1959 entra in funzione. L’altezza della nuova torre è tale da superare la incastellatura della teleferica delle saline per rendere il faro visibile per 360°. La torre del faro è ottagonale in pietra naturale. L’edificio alloggi è in pietra a due piani e situato accanto alla torre del vecchio faro

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In alto la copertina del Notiziario del Segnalamento; in basso il particolare del campanile dell’antico faro Napoleonico, edificato da Giuseppe Napoleone nel 1807, tipica struttura ottocentesca ancora visibile all’interno del porto di Barletta.

tali che a breve scadenza sarebbe stato necessario costruire un nuovo faro per l’importante porto di Barletta. Poiché detto faro resta nascosto dalle nuove costruzioni come innanzi detto, si ritiene conveniente far costruire il nuovo faro sulla testata dell’ultimo braccio del Molo di Tramontana, in sostituzione dell’attuale fanale intermittente verde”. Tuttavia, Il vecchio faro, con la sua tipica struttura ottocentesca è ancora presente e visibile all’interno del porto di Barletta. Esso fu edificato per volere di Giuseppe Napoleone I nel 1807 per dare sicurezza ai naviganti e potenziare quello che all’inizio del XIX secolo era considerato uno degli scali più importanti del Mediterraneo, Barletta. Una lapide, tutt’ora leggibile, apposta alla base dello stesso recita: “Al comodo

e sicurezza de’ naviganti regnando Giuseppe Napoleone I dalle reddite addette al porto e coll’ispezione del capo de’ Movimenti di Marina Saverio Pappalettere nell’anno MDCCCVII questa lanterna fu costrutta”. In sua vece, il nuovo faro, inaugurato nel dicembre 1959, continua

oggi, come il suo predecessore a svolgere il fondamentale ruolo di ausilio per la sicurezza della comunità dei naviganti, affidato alla Marina militare sin dal lontano 1911. Lux Nautis Securitas!

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Nave Italia: la solidarietà solca il mare di Fa. DC

Il brigantino più grande del mondo della Fondazione Tender To nave Italia Onlus, armato con un equipaggio della Marina Militare, anche quest’anno accoglierà a bordo un centinaio di giovani marinai speciali, offrendo loro un’esperienza di vita davvero unica sulla Nave 21 luglio, La Spezia: nave Italia lascia la base navale per prendere il mare, lasciandosi idealmente alle spalle le ansie e i ricordi che l’intera comunità nazionale ha vissuto per mesi.

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erminate le attività preparatopreparatorie il 21 luglio è iniziata per nave Italia la campagna di solisolidarietà 2020. Tra le associazioni coinvolte, la IAL Lombardia di CreCremona, la Fondazione Aquilone onlus di Milano, l’associazione italiana sinsindrome di Williams onlus di Roma, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’associazione sclerosi TuTuberosa di Roma, l’Istituto Superiore

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A. Stradivari di Cremona e il Cisita di La Spezia. L’obiettivo che si prefigge la campagna di solidarietà e la Fondazione Tender to nave Italia è quello di promuovere la cultura del mare attraverso la nanavigazione a vela quale strumento di formazione, educazione, riabilitazione e inclusione sociale, così da migliorare la qualità della vita di persone affette da disabilità fisiche, cognitive e propro-

blematiche di inserimento sociale, mirando all’accrescimento dell’autodell’autostima e alla conquista di una maggiore autonomia. Il mare, la vela, la naviganavigazione, le regole e i ritmi della vita di bordo sono un potente e prezioso strumento di intervento nel sociale. La campagna di solidarietà 2020, seppur condizionata dalle misure di sicurezza per contenere la diffusione del Coronavirus, vede nave Italia imimpegnata in attività in mare, secondo uno specifico protocollo sanitario seppure non sarà aperta al pubblico durante le soste in porto. Lo scorso anno la Fondazione e nave Italia hanno potuto ospitare 22 gruppi in 6 mesi di campagna per un totale di 436 ospiti e 3025 miglia navigate. Il progetto di nave Italia, nato grazie alla collaborazione tra la Marina mimilitare e lo Yacht Club Italiano, raprappresenta uno dei tanti esempi di atattività che la Forza armata svolge a favore della collettività, in un’ottica di solidarietà che da sempre concontraddistingue il grande equipaggio della Marina.

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ono trascorsi circa otto mesi dal giorno in cui ho varcato la porta del Comsubin, otto mesi di duro allenamento, oggi è il giorno più temuto, la prova che segna uno sparti acque tra il prima e il dopo. Ho già affrontato tante prove per diventare un incursore di Marina, è il test conclusivo della “fase terra” del corso: la marcia operativa di 40 Km. Mancano poche ore alla partenza, aspetto con ansia la cerimonia dell’ammaina Bandiera che rappresenterà, di fatto, l’inizio di questa lunga e faticosa notte. Tra poco, al briefing pre-partenza, i nostri istruttori ci daranno gli ultimi consigli utili per trovare il giusto equilibrio mentale. So che, in questi mesi, ho lavorato duramente per prepararmi a questo momento. Ho visto il mio fisico adattarsi e trasformarsi giorno dopo giorno, proprio

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per sostenere questa prova, ma nonostante questa consapevolezza, la tensione fa crescere in me, un particolare senso di ansia. Fallire adesso significherebbe dover tornare a casa. I ricordi scorrono veloci, i minuti meno, sembra quasi che il tempo abbia deciso di rallentare. Guardo impazientemente l’orologio e nella testa risuonano le parole degli istruttori, quelle dei miei compagni di corso e le mie, che continuano a ripetermi che ce l’avrei fatta. Sta per iniziare la cerimonia. Schierati sotto la Bandiera ci siamo solo noi allievi con i nostri istruttori. Il silenzio prevale su tutto, gli sguardi persi alla ricerca della giusta concentrazione in un momento, che è solo nostro. Gli sguardi concentrati ed i muscoli tesi, suggellano un’atmosfera carica di attesa e di tensione.

primi giorni del corso, quando avevo sentito parlare della 40 chilometri. Sembrava un ostacolo lontano ma adesso è arrivato. E’ il mio momento… sono pronto! Saliamo sull’automezzo campale per dirigerci verso il paese di Calice al Cornoviglio, a 40 chilometri di distanza dalla base del Varignano. I nostri volti sono sempre più tirati, siamo silenziosi e concentrati. Sappiamo che tra qualche minuto tutto quello che abbiamo imparato lo dovremo mettere in pratica. Sul veicolo avverto le forti pendenze della strada e le curve che si susseguono. Il paesaggio cambia, ormai siamo all’imbrunire e le tenebre stanno togliendo spazio alla luce. Sbircio dal retro del veicolo, la strada percorsa più in basso, sembra un serpente che si arrampica sulla montagna. Finalmente leggo il car-

“Ammaina Bandiera!”. Sono immobile. I pensieri volano lontano mentre vedo il drappo tricolore scendere ed adagiarsi lentamente tra le mani di un collega. Mi vengono in mente i discorsi fatti già i

Il cuore oltre i 40 chilometri Test finale prima fase Corso Ordinario Incursori

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tello che indica che siamo arrivati a Calice al Cornoviglio, il piccolo borgo medioevale da dove inizieremo la marcia. Ad assistere alla partenza c’è qualche residente della zona che osserva movimenti e rituali che si ripetono uguali in questa notte d’estate da oltre 60 anni. Ormai manca poco, un’ultima assemblea sotto lo sguardo severo ma fiero dell’ammiraglio Comandante e il controllo dell’attrezzatura da parte degli istruttori sanciscono la solennità del rito che precede la partenza. Mi chiudo in me stesso per cercare ti spazzare via i dubbi, adesso non c’è più spazio per le indecisioni: so di essere stato addestrato anche per questa sera. I primi sono già partiti, il prossimo sarò io. Ricontrollo l’attrezzatura, stringo un po’ lo zaino, verifico i miei anfibi. 30 secondi, il cuore inizia a ruggire, pompando il sangue nei muscoli che scalpitano per liberarsi dall’adrenalina accumulata nelle ultime ore. 10 secondi, sono travolto dalle emozioni, adesso l’unica cosa che voglio è partire

ed arrivare al Varignano nel tempo limite. Faccio un respiro profondo, chiudo gli occhi,“VIA”. Adesso tocca a me! Nei primi metri ho osservato il volto degli istruttori, uno sguardo fermo ma allo stesso tempo protettivo, proprio come quello di mio padre quando mi vide partire per la prima volta in vacanza coi miei amici. Stanotte li sento più vicini che mai: capisco solo ora che sono qui per noi, lavorano duramente tutto l’anno per trasformarci in incursori di Marina. “Lo abbiamo fatto noi lo farete anche voi” ci hanno ripetuto più volte, una frase diventata un mantra emotivo durante i momenti difficili che, ora più che mai, risuona nella mia testa. I primi 10 chilometri sono volati. Appena partito ho riscaldato bene le gambe, bloccate dalla tensione accumulata ed

appesantite dai 20 kg di zavorra trasportate nello zaino, per adesso non rappresentano un problema da gestire. Il buio mi avvolge, la luna tiepida mi accompagna in questa impresa, sento il rumore degli anfibi sbattere sull’asfalto e il respiro deciso, incrocio qualche automobile che passa silenziosa nel bel mezzo del nulla strade deserte che percorrono valli e montagne di questi luoghi. Sono arrivato quasi a metà della distanza totale, ho sete fa caldo e inizio a sentire la fatica. Però non posso cedere adesso, la strada è ancora molto lunga e la parte difficile sta per iniziare, ora devo chiedere al mio corpo di non mollare di tenere duro e andare avanti. Poco più in là sento l’abbaiare dei cani mi segnala che probabilmente qualcuno dei miei “fratelli” è poco distante. Il mio ritmo è costante sto procedendo

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bene, a poche centinaia di metri intravedo un cialume, la luce di segnalazione attaccata sul posteriore del nostro zaino: è un mio compagno di corso che mi precede. Lo raggiungo poco dopo, gli chiedo se va tuttobene, ha i crampi, lo incoraggio e gli consiglio di bere, mi risponde con un cenno della testa. Proseguo e mi allontano, lo lascio alle mie spalle e un’ondata di emozioni contrastanti mi percuote, una parte di me gioisce perché si rende conto che sto procedendo bene, ma un’altra vorrebbe fermarsi ad aiutarlo. Non posso, devo procedere, devo divorare più strada possibile prima che arrivi la crisi fisica o mentale. La salita si fa sentire, ho le gambe in fiamme e il cuore in gola, alzo la testa intento a capire se più avanti ci sarà un tratto meno duro ma la risposta è pessima. Si affianca una macchina con due istruttori, “Tutto bene?” mi chiede, cosa

potrei rispondergli, vorrei essere al mare con la mia ragazza ma sono qui per dimostrare di voler essere anche io uno di voi. Accenno con la testa per dirgli “si signore”, non parlo non voglio sprecare energie ne perdere il ritmo corsa respirazione, lui con tono severo mi dice “non mollare” e senza aggiungere altro chiude il finestrino scomparendo nell’oscurità della notte. Sento i polpacci stretti in una morsa, forse sto chiedendo troppo, le gambe pesano e la schiena fa male per la zavorra che devo trasportare. Credo sia il momento di rallentare, la strada da percorrere sembra infinita. In 10 minuti circa ho percorso poche centinaia di metri, procedo a rilento. “Fermati” mi sussurra una voce accogliente, tutto me stesso lo vorrebbe. “No!” mi sussurra nell’orecchio la stessa voce di prima. Chiudo gli occhi, sospiro e penso a quanta strada ho fatto quanti sforzi ho sostenuto, non posso mollare proprio adesso, riapro gli occhi e d’avanti a me compare l’immagine che per questa notte sarà la più bella della mia vita, il Golfo della Spezia! Ho svalicato! Sono a quasi due terzi del percorso, questo meraviglioso panorama mi inonda di pensieri positivi, vedere il Golfo scintillare non mi fa più sentire solo, mi dà energie per riprendere la corsa. La salita per adesso è finita, ora mi aspetta una lunga discesa fino all’Arsenale Marittimo. In men che non si dica arrivo a La Spezia e raggiungo la base navale, adesso mancano circa 10 chilometri, il problema è che sono nuovamente in salita e non è clemente. La vista dello skyline delle Grazie dovrebbe apparire a breve, proprio dopo quel tornante mi dico, quasi a convincermi che sono arrivato e nuovamente sono avvolto dall’oscurità. Ormai sono poco più di quattro ore in solitaria, il fallimento non è più un’opzione, devo gestire le forze, ho almeno altri cento minuti per chiudere la prova. Eccolo il meraviglioso cartello posto all’inizio del paesino: Benvenuti a Le Grazie. Vedo il profilo delle costruzioni tutte illuminate come se fosse natale: che gioia! Devo arrivare a Santa Maria altri pochi chilometri di salita e ci siamo. Ecco il corpo di guardia. Ad aspettarci ci sono gli istruttori e il personale sanitario a prendere nota del tempo e delle condizioni fisiche. Mancano pochi metri e sarò arrivato, le gambe ormai non le

sento più, corono autonomamente, chissà se riuscirò a fermarle. Arrivo in poco meno di 5 ore, ma il test di oggi non è finito, mi dirigo in aula studi per affrontare altre due prove. “Se una lumaca sale di tre e scende di due, in quanto tempo...” non riesco a concentrarmi, forse sono disidratato, questa prova consiste nel rispondere a domande di logica matematica e aritmetica. Cerco di svuotarmi della fatica accumulata nelle cinque ore precedenti: ho fame, sete, sonno, ovvero sono distrutto, ma non è finita devo superare anche questa non meno importante prova, e devo farlo adesso. Torno sui banchi di scuola, cerco di ricordare le cose più elementari possibili, semplici ed efficaci, altrimenti proprio in questo momento, dopo tutto questo, dopo tutti questi mesi, rischio di tornare a casa ed è un lusso che non posso permettermi. Rileggo le domande con pazienza, avverto lo sguardo attento degli istruttori, siamo sempre sotto valutazione da parte loro, non posso mostrarmi confuso non devo esitare. Consegno il test, non sono certo delle risposte date. Adesso dovrò smontare e rimontare il mio M4, lo avrò fatto mille e più volte, ma incredibilmente esito. Per un attimo ho avvertito una doccia gelata scorrere sulla pelle, ma all’improvviso le mani autonomamente impugnano il fucile lo smontano e rimontano come se avessero memoria propria, il potere del duro lavoro fatto dà i suoi frutti, scarrello effettuo la prova di arma scarica e guardo soddisfatto l’istruttore che a sua volta mi guarda severo indicandomi una decina di pezzi di ferro. “Rimontala!” mi ordina senza sconti. Lo faccio in pochi secondi e lo guardo con aria soddisfatta. Mi aspetto un cenno di approvazione, dopo questa nottata è il minimo, me lo sono guadagnato, ma lui impassibile mi dice “Puoi andare”. So che dovrò abituarmi a non vivere di apprezzamenti, è un aspetto del nostro lavoro con il quale dovremo convivere prima o poi. Oggi il primo “mostro” lo abbiamo sconfitto, ma tra poche ore inizierà la fase più impegnativa del corso, la “fase acqua”, e mentre vado in cameretta sento sussurrarmi “lo abbiamo fatto noi lo farete anche voi”. L’allievo

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Mettersi alla prova con un’esperienza di vita

di Fabio Vespucci l Volontario in Ferma Prefissata di un anno è una figura professionale istituita nel 2004 attraverso la legge n.226 del 23 agosto (detta anche legge Martino), volta alla sospensione della chiamata al servizio militare di leva e utile alla costituzione di una Forza armata composta da professionisti. Intraprendere una carriera militare non è una scelta semplice, ma una vera e propria vocazione, una passione da dover coltivare costantemente con sacrificio, impegno e studio; nello specifico, essere VFP1 della Marina militare determina una crescita professionale e di vita non indifferente, entrando a far parte di una “grande famiglia”. L’anno lavorativo trascorso in Marina permette di mettersi alla prova, responsabilizza e comporta la possibilità di fare esperienze seppur svolgendo mansioni di base ma di essenziale importanza. Di recente, anche il personale appartenente al ruolo truppa può entrare a far parte non solo del Corpo degli Equipaggi Militari Marittimi a bordo delle navi grigie e del Corpo delle Capitanerie di Porto, ma anche dei Sommergibilisti, della Brigata Marina San Marco, dell’Aviazione Navale e del COMSUBIN. Un’esperienza che consente di servire con orgoglio il proprio Paese, indossando una divisa intrisa di storia. Confrontarsi nel quotidiano con colleghi di regioni diverse, età e grado differenti dal proprio aiuta non soltanto a livello professionale, ma anche a livello personale; lavorando e viaggiando contemporaneamente trasforma giovani ragazze e ragazzi in Professionisti del Mare e di acquisire un

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bagaglio culturale non indifferente e utile in qualsiasi situazione di vita da dover affrontare. Il VFP1 rappresenta la prima esperienza lavorativa all’interno della Forza armata, quella che resterà indelebile nella mente di ogni singolo marinaio, il punto di partenza per ambizioni più grandi da dover raggiungere con studio, costanza e determinazione. In ogni caso un anno altamente formativo e proficuo utile anche per le future esperienze di vita lavorativa “civile”, senza indossare le stellette…ma con la consapevolezza che una volta marinaio, marinaio per sempre!

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Il giardino incantato I giardini e l’area archeologica del Centro Ospedaliero di Taranto “Luogo storico della salute e luogo del cuore FAI 2020” dal 1500 ad oggi: una storia affascinante di cultura, salute e natura

di Silvana Caggiano vere molti anni ma non dimostrarli: questo il pensiero che accompagna visitando il Centro Ospedaliero Militare di Taranto, più conosciuto come Ospedale Militare della Marina militare fino al 2006, con la sua area archeologica e i suoi meravigliosi giardini che colpiscono “tutti i sensi” e “in tutti i sensi”. Una storia importante della città di Taranto che la Marina militare vuole far conoscere e valorizzare sostenendo la sua candidatura nella classifica generale della X edizione dei

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“Luoghi del cuore F.A.I. 2020” e ancora di più nella classifica speciale dei “Luoghi storici della salute” dove oggi è al 2° posto ma che “vorremmo che, con il voto di tutti, diventi 1° assoluto”, queste le parole e l’auspicio del comandante Marittimo Sud, l’ammiraglio Salvatore Vitiello. La Marina apre alla popolazione questo scrigno per raccontare un luogo che nell’antichità, oltre al teatro ricordato dagli autori antichi e dalle cronache di viaggiatori del XVIII secolo, faceva parte della necropoli tarantina che ha restituito migliaia di reperti tra cui il Sacello tardo repubblicano databile al II-I secolo a.C., i cui resti sono conservati in un vano ipogeo accessibile dallo spazio dell’area iperbarica in un contesto di naturale bellezza. Qui le piante di acanto, ispiratrici di tante creazioni del mondo greco e romano, proliferavano grazie ai citri d’acqua dolce che sgorgano ancora oggi nei giardini. Uno scenario incantato quello dei giardini storici di proprietà delle famiglie Thomai e Foresio sino alla fine del XVIII secolo, poi delle famiglie Giovinazzi e Catapano. Proprietà sopravvissute alla costruzione dell’Arsenale Militare nel 1885 lungo l’antica via di

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Santa Lucia, che, a ridosso del mare, portava dall’isola a una Chiesetta intitolata a Santa Lucia dei Pescatori; una vecchia casa rurale della famiglia Foresio e la sua antica scalinata del ‘600, nell’area divenuta ospedaliera, dapprima come chiesa e alloggio di suore e oggi come chiesa e uffici direzionali. Nei giardini ci sono anche numerosi resti del giardino della villa di Mons. Giuseppe Capecelatro, che rispecchiano la grandezza del suo proprietario, nobiluomo di Chiesa, di cultura e di scienza, anch’essa sulla strada di Santa Lucia ma non sopravvissuta alla costruzione dell’Arsenale. La magnificenza dei luoghi tutta in una famosa iscrizione che era posta all’ingresso della villa epigrafata su uno scudo di uno dei due Leoni di pietra che oggi introducono al viale centrale del giardino: “Se qui Adamo avesse nuovamente peccato, forse Dio avrebbe fatto finta di niente”. Votare è semplice, due le modalità: · www.iluoghidelcuore.it; scegli il luogo: Taranto – Giardini Ospedale Militare; · con accesso diretto al link attraverso la scansione, con il proprio cellulare, del QR code, visualizzato nella locandina in contropagina.


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Issato a riva il guidone in onore di Caio Duilio di Alessandro Busonero

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chieramento attenti. Alza guidone. Volta. Rientra”. Così è iniziata la storica giornata l’8 luglio al circolo ufficiali di Roma, intitolato al console romano Caio Duilio che nasce nel 1961 sulla riva del fiume Tevere adiacente al Lungotevere Flaminio. Agli ordini del presidente, capitano di vascello Roberto Recchia, è stato issato a riva per la prima volta il guidone del circolo ufficiali. Presente alla cerimonia l’ammiraglio Antonio Natale (presidente dell’Ente Circoli della Marina militare) e di una rappresentanza di ufficiali, sottufficiali e marinai.Il guidone del Caio Duilio entra quindi a far parte di quei simboli che onorano precisi principi e valori morali, oltre che a tramandare la memoria di personalità insigni e di episodi eroici connaturati, in questo caso, alla tradizione marinaresca. Un’eredità di 2500 anni di storia che la Marina militare si onora di preservare e tramandare alle generazioni future.

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Il guidone sociale è composto da una croce celeste su sfondo blu. Nei quadranti d’asta è presente la Colonna Duilia (in latino Columna Rostrata C. Duilii)

La Colonna Rostrata

La Colonna rostrata (columna rostrata), nell’antica Roma, era un monumento commemorativo di una vittoria navale. Essa è costituita da una colonna sulla quale erano infissi i rostri tolti alle navi nemiche. Tra le più famose c’è la colonna Duilia, eretta in onore del console romano Caio Duilio che nel 260 a.C. fece costruire una flotta di 120 navi dotate di un ponte mobile con uncini, detto corvo, per riuscire a contrastare la potente flotta nemica cartaginese. Questa invenzione consentì ai Romani di trasformare lo scontro navale in un combattimento corpo a corpo dove potevano esprimere la loro superiorità. La colonna Duilia ricorda questa vittoria navale e fu posta nei pressi del Comizio (Comitium) nel Foro Romano, centro politico dell’antica Roma. La colonna si trovava accanto ai Rostra imperiali (da cui derivò lo stesso nome della tribuna dei Rostri). La base della colonna venne rifatta all'epoca di Augusto, copiando esattamente l'antica iscrizione. Dispersa la colonna, la base venne rinvenuta nel XVI secolo presso l'arco di Settimio Severo, nella collocazione originaria. Oggi si trova all’interno dei Musei Capitolini (Roma).

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