Notiziario della Marina luglio agosto 2019

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M ARINA

n o t I Z I A R I o d el l a

A n n o LXV I - L u g L I o - A g o s t o 2 0 1 9 - € 2 ,0 0


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di Antonio Cosentino

Il mese scorso, il vertice della Forza armata, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in occasione della partenza da Livorno della nave Scuola Amerigo Vespucci per la Campagna d’Istruzione, ha esortato gli allievi della prima classe dell’Accademia navale ad apprendere l’arte marinaresca e fare propri quei valori che contraddistinguono da sempre la Forza armata. Proprio con lo sguardo rivolto lontano, ma senza abbandonare i valori che si tramandano di generazione in generazione, anche attraverso un modello di formazione, il Notiziario in questo numero oltre a tracciare una panoramica dell’attività svolta dai futuri “professionisti del mare”, che si formeranno a bordo delle Unità impegnate nelle Campagne d’Istruzione, ha dedicato un ampio servizio al ricordo della missione in Vietnam, compiuta dall’8° Gruppo Navale esattamente 40 anni fa, nell’estate del 1979. Operazione umanitaria che richiamò l’attenzione di tutto il mondo e che, dal punto di vista tecnico e storico, stabilì dei “record”, per certi aspetti ancora insuperati. Il Notiziario della Marina dedicò nell’ottobre 1979, un numero speciale a questa missione, pubblicando, oltre i dati tecnici, anche il diario di un ufficiale imbarcato - allora sottotenente di vascello - Sergio Laganà e la testimonianza di una studentessa vietnamita, salvata dalle navi della Marina nel Mar Cinese Meridionale. In continuità con l’impostazione di allora, in occasione di questa ricorrenza, forniamo l’inquadramento storico e tecnico, seguito dai ricordi di alcuni tra coloro che parteciparono alla missione. Alcuni tra loro hanno voluto generosamente fornire fotografie e documenti inediti. Lungi dall’essere esaustiva, questa breve trattazione ha il fine di ricordare una operazione “non facile né per tempi né per modalità”, come si rilevò all’epoca, ma che la Marina, chiamata dal Paese ad eseguirla con urgenza, seppe svolgere in maniera esemplare, dimostrando le qualità peculiari di noi italiani: preparazione, inventiva e cuore. Valori e tradizioni, quindi, ma con lo sguardo rivolto al futuro, accompagnano da sempre la storia della Forza armata e si rinnovano anche in occasione di eventi particolarmente significativi come la consegna della prima delle due nuove unità polivalenti ad alta velocità: nave Cabrini. Una nave nata per le operazioni di assalto navale, funzionale alla proiezione operativa degli Incursori di Comsubin, in grado di svolgere anche attività di Comando e Controllo delle operazioni speciali a carattere marittimo. Con il periodo estivo, come accade ogni anno, continuano le richieste d’intervento di bonifica al Gruppo Operativo Subacqueo di Comsubin, a seguito delle sempre più frequenti segnalazioni di rinvenimenti di ordigni esplosivi. Nei primi sei mesi dell’anno i palombari hanno rimosso oltre 18 mila ordigni esplosivi nei nostri mari, laghi e fiumi. Particolare interesse, oltre l’attività operativa e addestrativa svolta quotidianamente dalla Forza armata, trova tangibile espressione di vita della Marina anche la pratica dello sport. Una storia costellata di brillanti risultati conseguiti dall’impegno dei nostri atleti. In Slovenia l’equipaggio dello sport velico della Marina composto dai velisti Ferrari e Calabrò si è aggiudicato il mondiale under 24 nella classe olimpica 470.

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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

Luglio/Agosto

2019

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa

Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILE

La nave scuola a vela Stella Polare, in navigazione.

Antonio COSENTINO

REDAZIONE

Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

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La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.

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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

chiuso in redazione il 24 luglio 2019

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L’editoriale di Antonio Cosentino

Operazione Atalanta: ecco il Marceglia

di Alessandro Lentini

Nave Cabrini, un nuovo assetto per la Marina

di Salvatore d’Olivo

Campagna d’istruzione 2019

di Emanuele Scigliuzzo

L’opera dei palombari di Comsubin

di Giampaolo Trucco

Vola negli U.S.A. il secondo F35-B

di Emanuele Scigliuzzo

L’8° Gruppo Navale della Marina, quarant’anni dopo

di Michele Cosentino

Mi ricordo, sí, io mi ricordo!

di Desirée Tommaselli

Nave Aretusa

di Lia Pasqualina Stani

Curiosità e tradizioni di nave Vespucci

di Fabio Vespucci

Royal Navy International Day

di Remo Guidi e Gabriele Rivera

Ferrari e Calabrò, campioni del mondo!

di Pasquale Prinzivalli

Coppa degli ammiragli, il tradizionale appuntamento di Marco Carroni Specialità Double Trap

di Lia Pasqualina Stani

Dis...Corsi di navigazione

di Paolo Giannetti

Il gergo marinaresco

di Alessandro Lentini

I pittori di Marina

di Paolo Bembo

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NOISI AMO LAMARI NA.


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Operazione Atalanta: ecco il Marceglia Una missione con compiti operativi e di rappresentanza, tra oceano Indiano e Mar Arabico

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di Alessandro Lentini

a fregata Antonio Marceglia ha lasciato il 13 luglio il porto di Taranto per dirigere nel golfo di Aden dove si è aggregata alla flotta europea impegnata nell’operazione di contrasto alla pirateria “Atalanta”, assu-

mendone il comando il 23 luglio. Da bordo della fregata italiana il contrammiraglio Armando Simi esercita il comando tattico dell’operazione con il ruolo di Force Commander della forza navale. Sotto il suo comando le unità

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navali assegnate assicurano il pattugliamento nelle aree di interesse e nei corridoi di transito delle unità mercantili e la lotta alla pirateria, in collaborazione con le altre forze navali presenti in area. Nave Marceglia sarà impegnata nel golfo di Aden e nell’oceano Indiano fino al prossimo mese di dicembre. L’operazione Atalanta, decisa dal consiglio europeo nel novembre del 2008, è di fatto la prima operazione militare a carattere marittimo a guida europea. L’operazione nasce per contrastare la pirateria nell’area del Corno d’Africa (golfo di Aden e bacino Somalo), dove continua a rappresentare una minaccia per la libertà di navigazione del traffico mercantile e in particolare, per il trasporto degli aiuti umanitari del World Food Programme. All’operazione partecipano unità navali e velivoli dislocati in area per la sorveglianza e il riconoscimento di attività sospette riconducibili

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al fenomeno della pirateria. La fregata Antonio Marceglia è stata varata il 3 febbraio 2018 presso i cantieri navali Fincantieri di Riva Trigoso (GE) ed è la quarta FREMM in configurazione General Purpose (GP). La nave, al comando del capitano di fregata Francesco Fagnani, ha un equipaggio di 168 tra uomini e donne, è lunga 144 metri di lunghezza e ha un dislocamento a pieno carico di 6.700 tonnellate. È una fregata polivalente, progettata all'insegna dell'innovazione e della flessibilità, in modo da operare attivamente nella tutela degli interessi nazionali e poter rispondere con successo agli scenari futuri. 13 luglio2019, la Fremm Antonio Marceglia è salpata da Taranto assumendo il ComandoTattico dell’Opoerazione Atalanta.


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Operazione Atalanta

Con la Council Joint Action 2008/251 del 10 novembre del 2008, l’Unione Europea ha istituito la prima operazione militare, a carattere marittimo, a guida europea. L’obiettivo è quello di contrastare la pirateria che, ancora oggi, rappresenta nell’area del Corno d’Africa, una minaccia alla libera navigazione mercantile e per il trasporto degli aiuti umanitari del World Food Programme. Impegnati nell’operazione Atalanta, Unità navali e velivoli per la sorveglianza e il riconoscimento di attività sospette riconducibili all’azione illecita condotta dai pirati moderni. La Forza Navale Europea, opera in una zona compresa tra il Mar Rosso, il golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano, Isole Seychelles incluse, rappresenta una zona di mare che per grandezza è simile a tutto il Mar Mediterraneo.

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Nave Cabrini, un nuovo assetto per la Marina Consegnata alla Marina militare, la prima delle due nuove unità polivalenti ad alta velocità

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di Salvatore d'Olivo

eloce, versatile e ben armata, nave Angelo Cabrini, riconoscimento ottico P 420, è progettata per essere un mezzo affidabile e tecnologicamente innovativo. L’Unità, consegnata l’8 luglio scorso in una cerimonia svolta a La Spezia, è costruita in materiale composito, ha una lunghezza di 44,16 metri fuori tutto, una larghezza di 8,4 m e un dislocamento di 190 tonnellate e dispone di un “gommone” Rigid Hull Inflatable Boat (RHIB), impiegabile attraverso un apposito scivolo collocato a poppa. Nave Cabrini è nata per le operazioni di assalto navale e sarà la proiezione del Gruppo Operativo Incursori di Comsubin, questa nave permetterà di svolgere anche attività di

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Comando e Controllo delle operazioni speciali a carattere marittimo. L’Unità polivalente, Cabrini, prima unità della Legge Navale consegnata alla Marina militare, è il risultato di un lavoro continuo e coordinato tra la Direzione degli Armamenti Navali, il Raggruppamento Subacquei ed Incursori, gli Uffici Tecnici Territoriali di riferimento e il

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Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali. Il momento in cui è stata ammainata la bandiera della Marina mercantile, per essere issata subito dopo quella della Marina militare ha rappresentato l’effettiva consegna dell’Unità alla Forza armata, intitolata al sottotenente di vascello Angelo Cabrini, precursore degli assalti navali con-


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dotti oggi dal Gruppo Operativo Incursori. Numerose le autorità civili e militari presenti, tra cui il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti accompagnato dal Comandante del Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali, capitano di vascello Gennaro Falcone, il Direttore degli Armamenti Navali, ammiraglio ispettore capo Mat-

teo Bisceglia, il Comandante Logistico della Marina, ammiraglio di squadra Eduardo Serra, il Comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori e presidente della Commissione di Verifica di Conformità Collaudo e Accettazione, ammiraglio di divisione Paolo Pezzutti ed il management di Intermarine.

Nella foto di sfondo, nave Angelo Cabrini durante il trasferimento da Messina a La Spezia, per la cerimonia di consegna alla Marina militare In alto a sinistra, un dettaglio della plancia dell’Unità. A seguire, il presidente della Regione Ligura, Giovanni Toti, accompagnato dal comandante Gennaro Falcone. Nella pagina a sinistra l’ammiraglio ispettore capo Matteo Bisceglia.

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Campagna d’Istruzione 2019

di Emanuele Scigliuzzo

Nei numeri precedenti abbiamo parlato delle navi scuola Vespucci e Palinuro ma l’esperienza formativa passa anche dalle navi grigie e dalle cosiddette unità a vela minori. In questo articolo parliamo della partenza per la Campagna d’Istruzione di nave Etna e delle imbarcazioni a vela Orsa Maggiore, Stella Polare e Corsaro II

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ontinuiamo in questo numero a parlare delle Campagne d’istruzione, e delle unità impegnate in questa affascinante, delicata e importantissima missione che si ripete ogni anno, rinnovando una tradizione della Forza armata. Oltre le due navi scuola,Vespucci e Palinuro, alle quali abbiamo dedicato spazio nei numeri precedenti, prendono parte all’impegno formativo anche nave Etna e le imbarcazioni a vela Orsa Maggiore, Stella Polare e Corsaro II. A bordo di quest’ultime, sono impegnati gli allievi della 3^ classe dell’Accademia Navale, che hanno la possibilità di vivere questa esperienza professionale e di vita unica, a bordo di imbarcazioni storiche, veri gioielli del mare. Un importante momento

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istruttivo in un’esperienza che vede esaltare la necessità di fare squadra e di mettersi a disposizione del collettivo: principi che risiedono nel valore assoluto dell’equipaggio. Le tre imbarcazioni partite l’8 luglio, per seguire

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ognuna una rotta diversa, rientreranno a Livorno il 21 settembre con il consueto punto di rendez-vous, nelle acque di Porto Ferraio, con tutta la formazione prima del rientro a Livorno. A salutare i cadetti della 2^


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L’intervista

Incontriamo il comandante di nave Etna, capitano di vascello Luca Pasquale Esposito mentre l’Unità è impegnata nei preparativi per ricevere a bordo gli allievi della 2^ classe dell’Accademia.

Comandante, con l’imbarco di 122 cadetti, in questi mesi vi aspetta un compito difficile: la formazione del personale. Come riesce un’unità rifornitrice a diventare “nave scuola”? Gli allievi hanno appena terminato il secondo anno in Accademia e per loro è il primo confronto con la realtà delle navi grigie. Credo

che qualsiasi unità della Squadra Navale, con le capacità logistiche per accogliere i cadetti, sia potenzialmente una buona nave scuola. L’aspetto importante da far cogliere ai futuri ufficiali, è la complessità di questo tipo di navi, la professionalità, flessibilità e dedizione richieste all’equipaggio sono fattori che accomunano tutte le navi della Forza armata. Per quanto riguarda nave Etna, non è “solo” una rifornitrice, da oltre quindici anni è certificata dalla NATO per svolgere il ruolo di Flagship di un Maritime Component Commander, ha quindi spazi attrezzati e capacità tali da permettere di ospitare gli allievi senza grosse difficoltà. Quali sono i compiti che vengono affidati agli allievi durante la Campagna d’Istruzione? Saranno affiancati all’equipaggio della nave, a rotazione, nello svolgimento dei servizi di guardia in navigazione e in porto, durante i quali avranno modo di acquisire coscienza delle dinamiche e dei meccanismi che permettono il funzionamento dell’Unità. Svolgeranno servizi di guardia legati al funzionamento del Reparto

Accademia Navale e saranno coinvolti in attività didattiche professionali, come le osservazioni stellari e lo studio delle pubblicazioni tattiche. Per finire, parteciperanno alle attività protocollari durante le visite in porti esteri.

Che atmosfera si respira a bordo della nave in questo periodo di confronto tra future leve e personale già in servizio? Per l’equipaggio di nave Etna, la Campagna d’Istruzione è una prima assoluta, ma tutti sono coscienti di avere un compito importante da portare a termine. Il personale darà il meglio di sé per consentire, agli allievi, di trarre il massimo beneficio a bordo.

Cosa ha visto negli sguardi degli allievi nel primo giorno di imbarco e cosa si aspetta di vedere in loro, nell’attimo prima che sbarcheranno? Credo di aver colto diversi sentimenti come curiosità, timore, ma soprattutto determinazione e motivazioni. Mi aspetto di vederli sbarcare soddisfatti, felici di aver vissuto un’esperienza unica, coscienti di aver ampliato il loro bagaglio di conoscenze con nozioni che saranno utili nel loro futuro. Alla fine di questa esperienza saranno ancora più motivati di quando sono imbarcati, nella convinzione di aver intrapreso la strada giu-

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classe, imbarcati a Taranto su nave Etna, l’ammiraglio Donato Marzano, comandante in Capo della Squadre Navale. I 122 allievi del corso Akraton proseguono così il loro percorso di crescita passando dal Vespucci ad una nave grigia, calandosi in un contesto strettamente operativo. Le tappe previste per la Campagna d’Istruzione della nave rifornitrice sono Tangeri, Barcellona, Tunisi, Pireo, Istanbul, Haifa e Limassol dove gli allievi saranno impegnati anche in attività di naval diplomacy. La nave, con la partecipazione all’operazione Mare Sicuro, offre spunti di crescita professionali sicuramente diversi al contesto vissuto l’anno scorso a bordo del veliero. Inoltre, gli allievi avranno la possibilità di confrontarsi con il personale già in servizio, dal

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quale apprendere quell’esperienza che nessun testo potrà mai trasmettere. L’Orsa Maggiore, dopo la partenza da Livorno, giungerà ad Almeria per proseguire poi verso Vigo dopo aver superato lo stretto di Gibilterra e il Portogallo. I cadetti della terza classe affronteranno quindi il mare aperto fino a Galway, in Irlanda per spostarsi verso Glasgow. L’affascinante viaggio li condurrà quindi verso St. Malò, in Francia per fare successivamente rotta

verso Oporto e rientrare nel Mediterraneo con l’ultima sosta a Valencia, prima di giungere a Porto Ferraio. Nave Stella Polare condurrà la sua campagna partendo da Napoli per poi toccare i porti di Barcellona, Gibilterra, Cascais (Portogallo), Funchal (Portogallo), Las Palmas, Casablanca Cartagena e Montecarlo. La crociera formativa vedrà l’imbarcazione partecipare alla 2^ Discoveries Race e alla Monaco Classic Week. Il

ORSA MAGGIORE - ITA 12821 Cantiere: Tencara Venezia Dislocamento: 80 t Lunghezza: 28,3 m Larghezza: 6,5 m Velatura: 802 mq Immersione: 4,5 m

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Apparato motore: Iveco Aifo 8361 Apparato Elettrico: 13,5 Kw/h Potenza: 268,45 KW (360 HP ) Velocità: 8 nodi Autonomia: 2.200 NM (a velocità di crociera di 7 nodi)


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Corsaro II invece, si spingerà fuori dal Mediterraneo per arrivare fino a Tangeri in Marocco, farà tappa anche nei porti di Cagliari, Ibiza, Lisbona, Palma di Maiorca, Alicante, Port Mahon, Imperia e Monaco. Oltre alla partecipazione alla regata di Monaco con nave Stella Polare, il Corsaro II si confronterà con gli equipaggi della Regate Iles Baleares Classic, della Regate “Copa del Rey vela classica Minorca Port Mahon” e delle Vele d’Epoca.

Corsaro II - ITA 1643

Cantiere: Costaguta Genova Voltri Dislocamento: 47 t Lunghezza: 20,9 m Larghezza: 4,7 m Velatura: 205 mq Immersione: 2,9 m Apparato motore: Iveco AIFO Apparato Elettrico: D/G Fischer Panda Potenza: 71,59 KW (96 HP ) Velocità: 7 nodi Autonomia: 500 NM (solo motore) Equipaggio: 16

Stella Polare - ITA 4519 Cantiere: Sangermani Dislocamento: 48 t p.c. Lunghezza: 21,47 m Larghezza: 4,89 m Velatura: 205 mq Immersione: 3,01 m Apparato motore: 1Diesel Fiat AIFO da 136 Hp Apparato Elettrico: 1Dieselalternatore ONAN da 7 Kw. Potenza: 71,59 KW (96 HP ) Velocità: 7 nodi Autonomia: 500 NM

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L’opera dei Palombari di Comsubin

di Giampaolo Trucco

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’ appena iniziato il periodo estivo e, come accade ogni anno, le Prefetture italiane hanno incrementato il numero di richieste d’intervento d’urgenza al Gruppo Operativo Subacquei (GOS) di Comsubin a seguito delle sempre più frequenti segnalazioni di rinvenimenti di manufatti riconducibili ad ordigni esplosivi. Decine di mine subacquee, siluri, bombe di profondità e ogni sorta di proiettili o bombe ad uso terrestre ed aereo sono stati rimossi dal fondo dei mari, laghi e fiumi italiani e sono stati neutralizzati secondo le consolidate tecniche impiegate dai palombari per preservare l’ecosistema marino. In particolare, negli ultimi anni si è assistito ad un impressionante aumento degli interventi di bonifica occasionale che hanno portato a rimuovere dai nostri litorali oltre 44.000 residuati bellici durante il 2018 e 18.806 durante i primi 6 mesi del 2019. Questo fenomeno è stato probabilmente determinato da due fattori: una più alta sensibilità a denunciare gli eventuali ritrovamenti in mare di oggetti anomali e riconducibili ad una qualche arma, nonché la diffusione e sviluppo della subacquea ricreativa, che porta sempre più appassionati sott’acqua anche a profondità considerevoli. Il compito di intervenire sugli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi è stato assegnato alla componete subacquea di Comsubin fin dagli albori della propria fondazione ed è stato ribadito recentemente col Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017. Per tale ragione, i Palombari di Comsubin affrontano un duro percorso formativo che li porta a conseguire, in Italia ed all’estero, numerose abi-

litazioni che gli consentono di intervenire, oltre che sui residuati bellici, anche sui manufatti esplosivi di nuova concezione, oppure su quelli improvvisati, che vengono rinvenuti in acqua, nell’opera viva delle navi o nelle infrastrutture portuali. Gli interventi di bonifica condotti quest’anno hanno permesso di rispristinare la sicurezza della balneazione e della navigazione, attraverso un totale di 445 giorni di operazioni subacquee che sono state condotte nei mari, laghi e fiumi della Puglia, della Sardegna, della Sicilia, della Liguria, della Campania, della Toscana, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, del Lazio, della Lombardia, dell’Abruzzo e del Trentino Alto Adige. Questi interventi sono stati effettuati dagli operatori del Reparto Pronto Impiego e da quelli dei sette Nuclei S.D.A.I. (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) dislocati a La Spezia, Taranto, Ancona, Napoli, Augusta, Cagliari e La Maddalena, tutti posti alle dipendenze del Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin. E’ opportuno ricordare in questo periodo di vacanze che coloro che dovessero imbattersi in oggetti la cui forma o dimensioni possa essere ricondotta a quella di un ordigno esplosivo, che questi manufatti possono essere molto pericolosi e pertanto non devono essere toccati o manomessi in alcun modo, ma ne va denunciato immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, così da consentire l’intervento dei Palombari di Comsubin al fine di rispristinare le condizioni di sicurezza delle nostre acque. Palombaro del GOS intentio a bonificare i vari residuati bellici (foto di Marco Presti).

Oltre 18.000 ordigni esplosivi neutralizzati nei mari, laghi e fiumi italiani nei primi 6 mesi del 2019

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di Emanuele Scigliuzzo

ilotato dal comandante Giambattista Molteni, il secondo F-35B della Marina è decollato da Cameri, Novara, con destinazione la base aerea dei Marines di Beaufort, Carolina del Sud. Qui il velivolo sarà da supporto all’addestramento dei piloti e dei tecnici italiani che in futuro saranno destinati alla linea F-35B. La transvolata, iniziata dalla FACO (Final Assembley and Check Out), dove vengono prodotti alcuni componenti di questi velivoli, successivamente assemblati nello stesso sito, è terminata il 17 giugno alle ore 18.30 ora italiana. Durante il trasferimento, sono state effettuate tappe intermedie a Keflavik, in Islanda e nella base dell’Aeronautica statunitense di Andrews, Maryland negli USA. Il nuovo F-35B, caratterizzato dal numero di fiancata 4-02, è stato accompagnato nel trasferimento dai veivoli dell’Aeronautica militare: un caccia di scorta Eurofighter F-2000A, un tanker KC-767 per i rifornimenti in volo e un C-130J per soccorso oceanico. Prima del decollo l’ammiraglio Placido Torresi, comandante delle Forze Aeree, ha consegnato al pilota della Marina, come da tradizione, una bandiera della Forza armata. L’ F-35B è un caccia supersonico che sarà imbarcato sulla portaerei Cavour e che sostiuirà l’AV-8B PLUS (Harrier), attualmente in uso alla componente aerea della Forza armata.

Joint Strike Fighter: il programma Il programma Joint Strike Fighter (JSF) è stato avviato negli USA, nella prima metà degli anni Novanta, nell’ambito del progetto Joint Advanced Strike Technology. L’obiettivo del programma, al quale l’Italia ha aderito come partner di secondo livello, è la costruzione di un velivolo da combattimento moderno. I partner del JSF sono U.S.A., Olanda, Canada,Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca. L’F35, frutto del programma, è un velivolo di quinta generazione con capacità di comunicazione e condivisione di informazioni in tempo reale (net-centric) e con elevata caratteristica stealth – bassa osservabilità da parte dei sistemi radar.

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Vola negli USA il secondo F35-B Il secondo caccia del programma Joint Strike Fighter destinato alla Marina è stato trasferito nella base di Beaufort, Carolina del Sud – USA per essere da supporto nell’addestramento al personale che lavorerà con il nuovo velivolo

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L’8° Gruppo Navale della Marina, quarant’anni dopo di Michele Cosentino

Lo Stromboli rifornisce il Vittorio Veneto. Accanto: alcuni articoli di giornale relativi alla missione; l’interesse della stampa nazionale e internazionale sulla missione fu notevole; a Singapore imbarcarono sul Veneto e sul Doria giornalisti e operatori del Tg1, del Tg2, dell’ANSA, di Panorama, del Corriere della Sera, del Messaggero, del Tempo, di ASCA e di Oggi. Come ricorda Bruno Stella, giornalista inviato di ASCA sul Doria, “C’era molto interesse, i media parlavano tanto dei boat people...c’era molta compassione ma c’erano anche molte polemiche”.

Quarant’anni fa, e precisamente nell’estate del 1979, ebbe luogo la prima missione internazionale della Marina Militare in acque lontane: protagoniste furono tre unità navali il cui obiettivo era il salvataggio di uomini, donne e bambini fuggiti in mare dall’ex-Vietnam del Sud dopo la conquista da parte del Nord comunista

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li accordi di pace che all’inizio del 1973 avevano formalmente sancito la fine del sanguinoso conflitto vietnamita furono disattesi due anni dopo dal governo di Hanoi, le cui forze militari invasero e conquistarono rapidamente il Vietnam del Sud. All’unificazione del paese sotto il regime comunista seguì una campagna di violenze e persecuzioni nei confronti della popolazione civile a esso contraria, che obbligò decine di migliaia di persone a tentare la fuga lungo l’unica possibile via di salvezza, cioè il mare. Il fenomeno - che diede origine a una nuova categoria di profughi, detta boat-people - suscitò viva commozione nei consessi internazionali: i tentativi dell’ONU di organizzare una conferenza internazionale per coordinare i soccorsi ai boat-people furono frustrati dall’atteggiamento ostile del governo vietnamita e indusse diverse nazioni a muoversi di propria iniziativa, anche sull’onda emotiva suscitata dai mezzi d’informazione che documentavano ormai quotidianamente la disperazione e la determinazione dei boat-people, inclini ad accettare le più

L’incrociatore lanciamissili Vittorio Veneto parte da Taranto, salutato dalla cittadinanza. N OT I Z I A R I O

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estreme difficoltà - e spesso la morte - pur di sfuggire via mare alla tirannia del regime comunista vietnamita. Fra le Nazioni decise a intraprendere operazioni di soccorso da condurre necessariamente con mezzi navali, vi fu anche l’Italia, che affidò l’incarico di coordinare il proprio contributo all’on. Giuseppe Zamberletti, già Commissario straordinario del governo per il coordinamento dei soccorsi ai terremotati friulani nel 1976: la peculiarità dell’intervento non poteva non coinvolgere in primissimo piano la Marina militare, in grado di fornire le necessarie capacità per un’operazione di questo tipo. La scelta cadde sugli incrociatori lanciamissili Vittorio Veneto e Andrea Doria e sul rifornitore di squadra Stromboli, che nell’estate di quel lontano 1979 erano impegnati in attività addestrative in varie zone del Mediterraneo. Il 1° luglio fu costituto l’8° Gruppo Navale della Marina militare, formato dalle tre predette unità e posto al comando dell’allora ammiraglio di divisione Sergio Agostinelli, all’epoca comandante della 1a Divisione Navale di base alla Spezia. Al comando del

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In alto: marinai del Veneto imbarcano viveri. Nella pagina accanto: l’Andrea Doria ormeggiata in Arsenale a La Spezia viene approntata per la missione. Al centro: Vittorio Veneto, Stromboli e Andrea Doria navigano in formazione.

Vittorio Veneto vi era il capitano di vascello Franco Mariotti, mentre Doria e Stromboli erano comandati rispettivamente, dal capitano di vascello Mario Strigini e dal capitano di fregata William Zanasi. Seguendo le direttive indicate dallo Stato Maggiore, la preparazione delle tre unità navali ebbe luogo nelle due principali basi navali della Marina militare, con il contributo dei locali Arsenali Militari Marittimi e di altri enti tecnici, logistici e sanitari dislocati nella penisola. Nei pochissimi giorni disponibili per gli interventi, si adattarono i locali delle tre unità per aumentarne le ricettività, imbarcando al contempo viveri, medicinali, vestiario e altri materiali, senza tuttavia alterarne le caratteristiche peculiari, né tantomeno ridurre più di tanto la consistenza dell’equipaggio. In particolare, sulle tre unità furono ricavati circa 830 posti letto aggiuntivi, furono potenziate le sistemazioni sanitarie e il relativo personale e furono imbarcate circa 8.000 dosi di vaccini. La partenza delle navi ebbe luogo il 4 luglio 1979 per il Doria dalla Spezia e il giorno successivo per il Vittorio N OT I Z I A R I O

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Veneto e lo Stromboli da Taranto: nel messaggio inviato dall’allora capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giovanni Torrisi, si rimarcava il rapido approntamento del dispositivo navale per una lunga navigazione in mari lontani, in una missione accompagnata dalla fiducia e dall’affetto di tutta la Marina militare e di tutto il popolo italiano. Veneto, Doria e Stromboli si riunirono nel primo pomeriggio del 6 luglio in un punto a sud della Grecia e da lì in avanti l’8° Gruppo Navale iniziò la navigazione verso sudest, comprensiva del transito nel Canale di Suez e dell’ingresso nell’oceano Indiano. Durante la navigazione di trasferimento verso il Mar Cinese Meridionale furono messe a punto tutte le procedure organizzative per consentire alle unità navali di svolgere al meglio la loro missione; in particolare, fu completata la vaccinazione degli equipaggi e si elaborò un piano di ricezione dei boat-people in modo da velocizzarne i controlli igienico-sanitari e ridurne al minimo possibile i contatti con gli equipaggi. Nelle prime ore serali del 19 luglio, l’8° Gruppo Navale

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transitava nello Stretto di Malacca, giungendo nella base navale di Singapore due giorni dopo, concludendo una navigazione senza scalo di 6.100 miglia percorse in 16 giorni. La sosta a Singapore rappresentava la migliore occasione per raccogliere informazioni di prima mano sullo scenario politico, sociale, militare e ambientale in cui avrebbe dovuto operare l’8° Gruppo Navale, nonché per pianificare nel maggior dettaglio possibile gli interventi da eseguire. Grazie anche all’operato degli Ambasciatori d’Italia a Singapore e in Malesia e di altri soggetti coinvolti nelle missioni di soccorso, fu possibile accertare che la zona del Mar Cinese Meridionale in cui più consistente era la presenza dei boat-people - a bordo di imbarcazioni in legno, su cui scarseggiavano i viveri e altri generi di prima necessità - era un’area situata a nordovest dell’arcipelago delle Anambas, circa a metà strada fra la punta meridionale del Vietnam e la costa orientale della penisola malese. Era inoltre noto che le unità della Marina militare potevano essere coadiuvate da alcune fregate indonesiane come anche nelle operazioni di sal-

In alto: approntamento dei letti a castello nell’hangar di nave Doria presso l’Arsenale di La Spezia. Accanto: articolo de “La Stampa” del 30 giugno 1979, relativo all’avvio della missione. Nella pagina a destra: imbarco viveri e materiali sul Doria; ogni scatola, ogni pacco, ogni cassa passa di mano in mano, dalla banchina fino alle stive della nave. N OT I Z I A R I O

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vataggio con l’ausilio di unità di altre Marine. Il piano di ricerca dell’8° Gruppo Navale aveva come obiettivo il soccorso ai boat-people mediante pattugliamento delle zone di maggior addensamento, rimanendo comunque al di fuori delle acque territoriali malesi e a non meno di 100 miglia di distanza dalle coste vietnamite e facendo ampio uso degli elicotteri del Veneto e del Doria. Le operazioni a favore dei boat-people si protrassero dal pomeriggio del 25 luglio a quello del 31 luglio 1979: dopo la partenza da Singapore, le tre unità italiane iniziarono a pattugliare la zona delle operazioni, effettuando quattro distinti interventi di soccorso e raccogliendo - soprattutto per mezzo delle imbarcazioni di servizio 902 uomini, donne e bambini, numerosi dei quali in mare da diverse settimane e sottoposti ad attacchi dei pirati molti attivi in quella regione. Al termine di questa fase, l’8° Gruppo Navale fece rotta per Singapore, dove giunse il 1° agosto e dove furono sbarcati cinque profughi gravemente ammalati e sei accompagnatori; in quei giorni, numerose e spesso drammatiche furono le storie raccontate

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dai boat-people durante la loro odissea sul mare, con le varie testimonianze raccolte grazie all’aiuto di due sacerdoti vietnamiti e di un giovane volontario della stessa nazionalità imbarcati in Italia che fungevano da traduttori. Le unità della Marina lasciarono Singapore il 2 agosto, giungendo a Venezia dopo una nuova navigazione senza

scalo protrattasi fino al 21 di quel mese: nel capoluogo lagunare, l’8° Gruppo Navale fu sciolto, dopo aver dimostrato la professionalità e la capacità degli equipaggi e l’affidabilità tecnico-operativa e logistica delle unità navali, nel corso di una lunga missione in acque lontane dall’Italia e di cui la Marina militare avrebbe sempre conservato il ricordo.

Il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giovanni Torrisi, tiene in braccio un bambino vietnamita in occasione dell’arrivo a Venezia dell’8° Gruppo Navake. In basso: particolare dell’intervista all’ammiraglio ispettore capo Renato Pons sul ruolo determinante svolto dalla Sanità della Marina Militare ai fini del successo della missione (in “Stampa Medica”, 16-31 luglio 1979; fondo prof. Serri). Nella pagina accanto: gli ultimi saluti a bordo di nave Doria, prima dello sbarco a Venezia dei vietnamiti. N OT I Z I A R I O

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In coperta sono abbracci, strette di mano, un'ultima carezza a quei bambini meravigliosi Comandante Laganà

Mi ricordo, sí, io mi ricordo! Testimonianze di alcuni tra coloro che fecero l’impresa di Desirée Tommaselli

La “missione dei primati” potrebbe essere definita quella svolta dalla Marina Militare nel Mar Cinese Meridionale nell’estate del 1979

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n quella occasione l’8° Gruppo Navale, infatti, compì la più lunga navigazione senza scalo che navi della Marina avessero fatto - un record ancora insuperato - la prima missione umanitaria dopo la seconda guerra mondiale e la prima fuori dagli stretti del Mediterraneo dopo il medesimo conflitto. Anche l’allestimento delle navi per accogliere quasi un migliaio di vietnamiti fu realizzato in tempi da record, rispettivamente negli Arsenali di Spezia e di Taranto. Un’impresa dalla portata politica e umana di cui non si rintraccia menzione sui manuali scolastici di storia. Ricorda l’ammiraglio Franco Mariotti, allora comandante di nave Vittorio Veneto nel grado di capitano di vascello: “Noi eravamo a Tolone per la crociera estiva mentre il Doria era a Barcellona; era il pomeriggio, le 2 circa; mi chiama l’Ammiraglio Fedele che mi dice: <<Ce l’ha un mappamondo a portata di mano? Deve andare nel Mar della Cina Meridionale perché il governo ha deciso che l’Italia soccorra i boat people alla deriva>>. Era giorno di visite a bordo; ci scusammo, salutammo e andammo a Taranto, dove divisero l’hangar degli

Una mamma mi ha lanciato letteralmente il bambino in fasce in braccio...erano in mare da 5 giorni senza cibo prof. Serri

In alto: il 26 luglio alle ore 8.15 il primo barcone con 138 vietnamiti, trainato da un gommone della Marina, accosta sottobordo al Vittorio Veneto. In basso e nella foto accanto: recupero notturno di vietnamiti in prossimita ̀ di una piattaforma petrolifera da parte del Doria. A destra: momento del pranzo. N OT I Z I A R I O

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elicotteri in due. A Taranto erano bravissimi gli operai: in 3 giorni la nave era approntata; poi furono imbarcati i viveri: tanto riso! Che poi, non lo sapevamo cuocere: troppo scotto, loro lo volevano al vapore, più leggero, allora delle signore chiesero di conferire con me, parlavano francese e mi dissero: <<possiamo andare in cucina a cucinare noi?>>; risposi loro che non potevo farle andare in cucina, allora chiesero la pastasciutta. Così loro mangiarono la pastasciutta e l’equipaggio riso fino al ritorno in Italia! [...] A Taranto imbarcammo l’ammiraglio Agostinelli, il comandante del Gruppo, persona deliziosa, molto di buon senso, molto tranquilllo, sereno, è stato molto di aiuto. Quando arrivammo a Singapore, con due giorni di anticipo perché lo Stromboli camminava un pò più forte, volevamo far presto; lui andò a parlare con me e Strigini con gli americani che ci dissero dove era più probabile trovare le imbarcazioni alla deriva; con la solita fortuna che aiuta i marinai, appena usciti, un nostro elicottero trovò la prima barca con a bordo una quarantina di persone; gli elicotteri hanno trovato sempre per primi i

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In alto: personale di bordo familiarizza con i piccoli vietnamiti. Nella pagina accanto: il CC Bergantino e il T.V. Stracuzzi coccolano alcuni bambini al loro risveglio. In basso: vietnamiti recuperano le forze sui letti a castello allestiti nell’hangar; ogni giorno venivano sottoposti a visita medica per valutarne lo stato di salute e l’eventuale presenza e manifestazione di patologie.

naufraghi alla deriva; senza di loro non avremmo potuto scegliere i contatti radar. [...] Dopo di noi si è mossa la VII Flotta americana, altre navi sono andate, ma noi abbiamo fatto da apripista!” L’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, allora Capo Servizio Armi di nave Doria, ricorda che quella dell’8° Gruppo Navale fu una missione armata: “il Vietnam aveva minacciato di bombardare le navi; gli aerei si fecero vedere e noi puntammo i missili contro di loro, che si allontanarono; era stata una minaccia per scoraggiarci ma il Vietnam non era disposto ad arrivare ai ferri corti con noi per una serie di motivi, tra cui il fatto che a suo tempo l’Italia aveva aiutato il Vietnam nei colloqui con gli altri paesi, a creare i contatti con gli USA. La missione sbloccò una impasse perché c’erano state già delle navi mercantili che avevano cercato di salvare profughi e le motovedette vietnamite le avevano cacciate. Poi c’era una serie di questioni di politica internazionale perché non solo la Malesia respingeva i profughi. L’altro aspetto fu che noi arrivammo su invito americano perché N OT I Z I A R I O

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Avevo individuato due malarici; durante l'attraversamento del Canale di Suez li isolammo in infermeria e feci avvolgere i condizionatori con delle garze di medicazione per evitare che eventuali zanzare potessero infettare qualcuno a bordo amm. Favro

gli USA erano preoccupati di essere accusati di aver abbandonato coloro che li avevano aiutati. Quando noi finimmo la missione, infatti, subentrarono le navi americane”. La missione suscitò un notevole interesse anche presso la stampa, tanto che sulle unità navali furono imbarcati 10 giornalisti italiani; tra questi Bruno Stella, inviato dell’Agenzia ASCA, che ha fissato alcuni ricordi della sue esperienza in Vietnam anche in una pubblicazione intitolata Appunti di un cronista talvolta inviato. “Io ricordo tutto molto bene perché è stato uno di quei fatti che si vivono molto intensamente, perché stare a contatto col problema, coi destinatari del soccorso, il contatto con quella gente di bordo che si prodigava in tulle le maniere; abbiamo avuto dei momenti di tensione, soprattutto la prima volta. Ci sono alcune cose che sono rimaste impresse più di altre come le storia del piccolo Buddha d’oro: c’era un bambino di 7-8 anni, durante la visita medica non riuscivano a fargli aprire la bocca, alla fine è intervenuto il papà, il bambino aveva in bocca un piccolo Buddha d’oro, l’unico tesoro

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rimasto alla famiglia, che il papà gli aveva detto di nascondere in bocca e di non farlo vedere a nessuno perché avevano paura dei pirati. Erano stressati, malmessi”. “Ci sfilano davanti uomini, donne, bambini con facce scarne, l’occhio triste ma speranzoso. Alcuni danno segni di cedimento: un ragazzo di 18 anni, molto magro e sofferente, alla vista della mensa viene meno: lo mettiamo a letto e per via endovenosa gli somministriamo proteine”, ricorda il professor Francesco Serri, allora guardia marina medico di complemento, congedato l’anno precedente; era stato richiamato dall’ammiraglio ispettore capo della sanità militare marittima Renato Pons, il 28 di giugno: “Serri, lei ha una grande occasione; si tratta di una missione umanitaria unica: prendere i profughi vietnamiti e condurli in Italia. La Presidenza del Consiglio ne sta discutendo ora. Entro la fine della mattinata mi deve dare una risposta”. C’era bisogno di un ginecoloco che non poteva essere un neolaureato non specialista. Fu lui a far nascere un bambino a bordo del Doria, che in onore della nave fu chiamato Andrea: “Il 31 luglio

Il prof. Francesco Serri, allora guardiamarina ginecologo richiamato in servizio, con una puerpera (foto prof. Serri). In basso: l’interprete registra i primi dati anagrafici dei vietnamiti recuperati. Nella pagina accanto: un piccolo vietnamita riposa serenamente su una amaca a bordo del Veneto, stringendo nella manina la confezione di omogeneizzato. Di fianco: personale sanitario assiste un bambino vietnamita in fasce. N OT I Z I A R I O

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era stato il D/Day” - scrive Serri nel suo diario - “perché aveva coronato le nostre fatiche, poi il parto ci aveva dato piena soddisfazione”. Il giorno dopo, purtroppo, il bambino morì a causa di una insufficienza respiratoria, gettando tutto l’equipaggio in una grande mestizia. “Andrea, il più bel premio di tutta la missione”, come lo definisce il comandante Sergio Laganà nel suo diario, pubblicato sul numero speciale dedicato alla missione in Vietnam del Notiziario della Marina nell’ottobre 1979, era morto. “Questo episodio ci avvicina di più alla realtà della gente che abbiamo raccolto, ma lascia in tutti una profonda tristezza”. I vietnamiti furono fotografati e censiti. C’erano sarte, pescatori, studenti universitari, architetti, avvocati, un calciatore professionista, commercianti, fotografi, barbieri, militari e due medici: “gli angeli custodi” del dott. Serri, che lo affiancavano nelle visite quotidiane. “Erano i primi profughi che vedevo dopo mia madre” ricorda il comandante Laganà, allora sottotenente di vascello imbarcato su nave Doria; mia madre era una profuga dalla Dalmazia e quindi ho trovato questa vi-

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cinanza tra quei profughi che avevo sul ponte di volo e la storia di mia madre. Entrando in Adriatico, all’altezza di Santa Maria di Leuca feci questo paragone. [...] Quello che poi mi colpì fu la grande accoglienza che questa gente ebbe da popolo italiano a Venezia, accoglienza confermata recentemente da alcuni amici che ho nel

“Trevigiano”, dove molti vietnamiti furono destinati. Come espresso nel numero speciale del Notiziario del 1979, con la missione in Vietnam la Marina militare e l’Italia si meritarono un notevole apprezzamento internazionale e nazionale. Auspichiamo che i futuri libri di storia ne parlino.

Ringrazio sentitamente l’ammiraglio Franco Mariotti, l’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, l’ammiraglio (San) Mauro Favro, il comandante Sergio Laganà, il prof. Francesco Serri e il dott. Bruno Stella per le loro testimonianze estremamente dettagliate, delle quali, per ragioni di spazio, ho potuto riportare solo i tratti salienti.

Sin dall'imboccatura del porto le banchine sono piene di gente... molti sono venuti da lontano per vederci arrivare Comandante Laganà

Bambino vietnamita indossa orgogliosamente un berretto da sottotenente di vascello Accanto: il Veneto ormeggiato davanti piazza San Marco a Venezia, la città più vicina ai centri di raccolta destinati ai vietnamiti. N OT I Z I A R I O

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Nave Aretusa

Nave Aretusa, unità idro-oceanografica costiera, naviga per acquisire i dati relativi alle batimetrie dei fondali, in continuo mutamento. L’obiettivo è aggiornare la cartografia di navigazione nazionale italiana prodotta ufficialmente dall’Istituto Idrografico della Marina, utilizzata per navigare in sicurezza. Nel prossimo numero, nave Galatea e l’intervista al comandante che ci spiegherà le attività di acquisizione dati e le strumentazioni impiegate a bordo

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di Lia Pasqualina Stani

ur essendo parte integrante della flotta militare italiana, l’Aretusa è una nave bianca, impiegata per le campagne idro-oceanografiche sulle coste e sui mari italiani. La nave è armata di sofisticati sistemi di rilevamento e raccolta dati dei fondali e dell’ambiente marino, come l’ecoscandaglio multifascio e a singolo fascio, un sistema sonar a scansione laterale, sistemi di posizionamento satellitare GPS in modalità differenziale ed RTK ad alta pecisione, un profilatore correntimetrico doppler a scafo RDI, un mareometro, un sistema batitermografico, una batisonda con sistema Rosette per il campionamento idrologico, benna tipo Van Veen per il campionamento sedimentologico e una centralina automatica per l’acquisizione di dati meteorologici. È una delle due

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unità idro-oceanografiche appartenente alla classe Ninfe con il caratteristico scafo a catamarano in vetroresina. Dotata di due caratteristiche fondamentali per l’utilizzo di strumenti e sensori immersi nell’acqua e per i rilievi batimetrici, i propulsori azimutali che conferiscono elevata manovrabilità e un sistema di posizionamento dinamico per garantire precisione nel mantenimento di posizione. La zona operativa ideale è quella costiera. Per comprendere le molteplici attività e i ruoli a bordo di nave Aretusa nei due settori idrografico ed oceanografico per rendere sicura la navigazione attraverso l’aggiornamento della documentazione nautica, incontriamo il comandante dell’Unità, tenente di vascello Lorenzo Colonna.

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L’intervista Quali sono gli obiettivi della nave? Nave Aretusa agisce secondo il programma annuale definito dall'Istituto Idrografico della Marina per la raccolta dei dati idro-oceanografici necessari all'aggiornamento della documentazione nautica nazionale ed internazionale, alla verifica e definizione dei fondali marini ed allo studio dei parametri chimico-fisici delle acque, spesso in collaborazione con enti ed istituti di ricerca come avvenuto ad esempio per il progetto "Plastic Busters" con l'Università di Siena volta alla ricerca di microplastiche nel Mar Mediterraneo.

Può descrivere il ruolo e l'attività dello specialista idrografo di bordo? L'idrografo è un militare professionista formato dall'Istituto Idrografico della Marina, secondo lo standard FIG/IHO/ICA Cat. A e Cat. B, per la conduzione di numerose attività legate all'ambiente marino ne-

cessarie a garantire la sicurezza della navigazione e utili alla ricerca scientifica. A bordo delle navi idrografiche il personale specialista si occupa principalmente di acquisire dati batometrici relativi al fondale, parametri chimico-fisici delle acque, dati geodetici e topografici indispensabili per l'aggiornamento e la produzione del database cartografico nazionale, servendosi della moderna strumentazione in dotazione quali ad esempio ecoscandagli, sonde multiparametriche e sistemi di posizionamento differenziali. Gli idrografi di bordo si occupano inoltre di effettuare, mediante i software di valorizzazione a disposizione, l'analisi dei dati raccolti e ne certificano le corrette modalità di acquisizione secondo gli standard idrografici inter-

nazionali.

Qual è la zona attualmente designata o quella futura per le attività dell'Unità? L'Unità ha da poco terminato un rilievo idrografico all'interno del Canale di Venezia in occasione del Salone Nautico 2019, utile a garantire l'ingresso in sicurezza delle imbarcazioni partecipanti alla manifestazione. Durante la Campagna IdroOceanografica 2019 nave Aretusa sarà impegnata in acque nazionali ed estere del Mar Adriatico per attività di acquisizione dati idrografici e topografici.Verranno infatti svolte attività di collaborazione con l’Istituto Idrografico albanese secondo quanto stabilito dagli accordi bilaterali con il nostro Paese.

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curiosità e tradizioni

Nave Vespucci

Siamo al terzo appuntamento dedicato alle curiosità e alle tradizioni legate a nave Vespucci. In questo articolo parliamo del giardinetto di poppa e di una tradizione rimasta in uso solo su questa Unità, delle campane e del pianoforte presente a bordo di Fabio Vespucci Giardinetto: un balcone vista mare Nella parte poppiera della nave vi è un vero e proprio balcone, ovvero il giardinetto. Questa zona della nave, nei tempi passati, era ricolma di piccole piante ed arbusti (limoni) utili al condimento delle pietanze di bordo. Ancora oggi, come 88 anni fa, il personale di bordo si prende cura delle piante presenti nel giardinetto, continuando una tradizione marinaresca antichissima e ormai inusuale e in disuso presso le moderne unità navali.

Onori e lanterne: fiat lux! A bordo di nave Vespucci ogni angolo ed ogni singolo oggetto rappresenta una tradizione secolare tramandata nel corso del tempo. Le lanterne dell’unità, con rigorosa candela di color bianco, erano fondamentali per rendere gli onori e rappresentare la presenza a bordo di un’ autorità. A seconda del grado (autorità militare) o dell’incarico (autorità civile) vi era un numero determinato di lanterne che, portate a braccio dai marinai, accompagnavano l’imbarco e lo sbarco delle autorità. Oggi, di tutto ciò, vi è rimasta solo la formula verbale degli onori: “4/6/8 alla banda!” che, per l’appunto, fanno riferimento al numero di lanterne da utilizzare per la resa degli onori.

Il pianoforte di bordo: sulle note della memoria Nel corridoi ufficiali (lato sinistro) è presente un antico pianoforte a muro, di fine ottocento, costruito da un noto produttore americano. Per ben 86

anni, le corde di questo pianoforte hanno vibrato al tocco di neo -provetti e di esperti marinai improvvisati come musicisti, allietando le lunghe navigazioni a bordo di nave Vespucci. Anche il maestro Andrea Bocelli, nel corso di una visita a bordo, ha “posato” le proprie mani sui tasti bianchi e neri di questo pianoforte, piacevole momento di letizia ancora ben impresso nella mente di alcuni membri dell’equipaggio. Nel 2018, la cantante Elisa, ha suonato con il pianoforte di bordo e, il suo video, è diventato subito virale nel web.

Ancora oggi, come 88 anni fa, il personale di bordo si prende cura delle piante presenti nel giardinetto, continuando una tradizione marinaresca antichissima ed ormai inusuale e in disuso presso le moderne unità navali.

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Royal Navy International Day L’Air-show dove la Royal Navy mette in mostra le sue capacità aeree. La Marina militare italiana ha partecipato con il velivolo P180M

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foto e testo di Remo Guidi e Gabriele Rivera

’annuale Air Show, organizzato dalla Royal Navy, si è tenuto Il 13 luglio sulla RNAS Yeovilton, nel Somerset, sede della flotta elicotteri della Marina militare inglese. L’Italia ha preso parte con le “vedette” del settore pattugliatori marittimi dell’Aeronautica Militare Italiana - ATR P-72A - che ha debuttato in questa manifestazione e con il Piaggio P180M della Marina militare che ha riscontrato l’interesse e l’apprezzamento degli appassionati di aviazione. Inserito in questa base, anche il museo dell’arma aerea della Royal Navy, che ha in mostra una collezione di ben 60 aerei storici e il Gruppo di volo “Royal Navy Historic Flight” che mantiene in condizioni di volo, alcuni degli aeroplani che hanno contrassegnato la storia dell’aviazione imbarcata inglese. La giornata è stata caratterizzata da un susseguirsi di esibizioni e sorvoli da parte degli aerei che hanno preso parte all’Air-show, ma quello che più si percepiva, era l’eccitazione che pervadeva gli appartenenti all’Arma Aerea all’interno della Royal Navy.Tutta la flotta elicotteri è stata rinnovata con l’introduzione del Wildcat, del Merlin HM2 anche nella versione destinata ai Commandos. E’ nuovamente operativa anche la componente aera imbarcata ad ala fissa, dopo i test, eseguiti a bordo della HMS Queen Elizabeth alcuni mesi fa. Notevole la partecipazione internazionale che da tempo non si vedeva così numerosa al Royal Navy Air Day di Yeovilton.

A Yeovilton abbiamo incontrato il capitano di fregata Cristiano Cambi, capo equipaggio del Piaggio P-180M. Comandante, la Marina con i propri aerei da tempo non partecipava agli air-show europei, è in atto un cambio di rotta?

La Marina non partecipava da tempo ad una manifestazione simile, però venire in Inghilterra è sicuramente un’esperienza positiva, considerate le capacità organizzative e la cultura aeronautica ampiamente diffusa nella popolazione. Il P-180M è un aereo con prestazioni eccezionali: raggiunge la velocità massima di 360 nodi e ha consumi contenuti. Tra gli aerei a propulsione ad elica è il più veloce in circolazione inoltre, ha una cabina confortevole appartenendo alla famiglia dei velivoli corporate.Tra gli appassionati poi, riveste sempre grande fascino.

Quanti velivoli P-180 la Forza armata ha in dotazione? La Marina ha in linea tre velivoli: una in versione trasporto semplice e due in versione trasporto alta densità, con possibilità di allestimento FLIR, air ambulance e cargo. I compiti che vengono principalmente assegnati sono quelli di supporto alla flotta e di pattugliamento marittimo. In fase di pattugliamento marittimo il compito principale è quello di scoperta? Principalmente si, tenuto conto delle dotazioni di bordo. Il P-180M ha operato in varie operazioni come Mare Nostrum e Mare Sicuro, ma anche ad attività addestrative come l’esercitazione Mare Aperto.

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Ferrari e Calabrò, campioni del mondo!

A Portoroz in Slovenia i nostri due velisti salgono sul tetto del mondo aggiudicandosi, con una giornata d’anticipo, il mondiale under 24 nella classe olimpica 470. L’imbarcazione azzurra, orgoglio della Forza armata e della Vela italiana tutta, ottiene un oro, segnale incoraggiante in vista della prossima campagna olimpica di Tokio 2020

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di Pasquale Prinzivalli

Portoroz, Slovenia. I due velisti della Marina, Giacomo Ferrari e Giulio Calabrò, impegnati in una prova del campionato del mondo under 24 della classe 470. N OT I Z I A R I O

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on una giornata d’anticipo, l’equipaggio dello Sport Velico della Marina militare, il sottocapo Giacomo Ferrari (timoniere) e il sottocapo Giulio Calabrò (prodiere), nelle acque slovene, hanno ipotecato il titolo di campioni del mondo under 24 nella classe olimpica 470. Con otto vittorie, un secondo, un settimo e un ottavo posto che hanno scartato nelle regate di qualificazioni disputate, hanno regatato nella Medal

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Race con la medaglia d’oro già al collo, avendola disputata con ben 27 punti di vantaggio sui secondi, i tedeschi Gottlich/Klasen. Una settimana perfetta per i nostri velisti che hanno affrontato questo campionato regatando con le più disparate condizioni meteo, dalla poca aria delle prime giornate alla bora del terzo giorno. Dopo il mondiale dell’anno scorso, perso per un soffio, quest’anno si sono


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Coppa degli ammiragli, il tradizionale appuntamento di Marco Carroni

Nelle acque del Poetto si sono sfidate le classi Orc e Crociera nel Trofeo Challenge coppa Marisardegna

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presentati in slovenia con lo spirito di chi ha fame di risultati, con la passione per il vento, per il mare e l’adrenalina che solo una regata così importante può regalarti. Queste le parole di Giulio Calabrò al termine della regata: “Siamo molto felici per questo titolo mondiale, condizioni ottime, il Comitato di Regata molto professionale, tutte le regate sono state perfette. Sono felice di aver conquistato, dopo sei anni nella competizione juniores, il titolo di Campioni del Mondo”. Prossimo appuntamento per i nostri atleti al campionato europeo Junior che si disputerà in Spagna dal 23 al 30 luglio e il mondiale di classe sul campo di regata olimpico di Enoshima in Giappone dal 2 al 9 di agosto.

i è conclusa con la premiazione svoltasi presso il Circolo ufficiali della Marina a Cagliari, la 14^ edizione del Trofeo challenge Coppa Marisardegna, appuntamento nato nel 2002 dalla collaborazione tra la Sezione velica della Marina militare di Cagliari e la sede cagliaritana della Lega Navale Italiana. Presenti alla cerimonia - presieduta dal comandante del Comando supporto logistico e di presidio per la Marina Militare in Sardegna, contrammiraglio Enrico Pacioni -, il prefetto di Cagliari, dott. Bruno Corda, il presidente della Lega Navale Italiana di Cagliari, Sergio Rossi, il presidente della Sezione velica della Marina, capitano di vascello Mirco Marchini, e le autorità militari e civili del territorio. “Questa 14^ edizione della Coppa Marisardegna, che ha visto anche quest’anno una grande partecipazione di barche in gara oltre che di pubblico, conferma, il legame storico che c’è tra la Marina, la città di Cagliari e tutta la Sardegna. Si tratta di una sinergia virtuosa che fa bene a tutta la collettività dell’isola e inorgoglisce il nostro operato quotidiano al suo servizio.” Queste le parole del contrammiraglio Pacioni, massima autorità della Marina militare in Sardegna, al termine della gara. Il presidente della Lega Navale Italiana di Cagliari, rag. Sergio Rossi, ha confermato l’ottima riuscita di questo consueto appuntamento, sugellando lo “stretto legame di collaborazione, fatto di passione per il mare e per la vela, che esiste da lungo tempo tra la Marina e la Lega Navale Italiana, reso ancora più forte nel 2002, con la nascita di questo challenge, in occasione del centenario della fondazione della sezione cagliaritana della LNI.” A primeggiare lungo il percorso di 18 miglia - tagliato per primo il traguardo in tempo reale e compensato nella classe ORC - il G34 “Ismaele”, timonato dall’armatore Carlo Conte, che si è imposto sulle 35 imbarcazioni iscritte, presentatesi al via all’altezza del “fanale verde” del Molo di Levante. Nella stessa classe da segnalare anche il buon terzo posto del J24 “Urania” nella categoria Regata -già vincitrice del Trofeo nel 2011, 2016 e nel 2018 - e del Domino 39 “Scorpione” (progetto Sciomachen), quinta in tempo compensato nella categoria Gran crociera, classe libera, gruppo C, entrambe barche della Marina Militare.

Golfo degli Angeli, 16 giugno 2019, momenti della regata che ha visto tra protagonisti anche imbarcazioni della Marina Militare.

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Specialità Double Trap 25ª edizione del Campionato Interforze di Tiro a Volo

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di Lia Pasqualina Stani

l mare -come citava Alexander Pope – unisce i Paesi ed i popoli che separa” e anche tutti gli atleti che sul ponte di volo dell’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi sono stati protagonisti del 25° Campionato Interforze di Tiro a Volo nella N OT I Z I A R I O

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specialità “Double Trap”, dal 25 al 27 giugno. Un evento iniziato a bordo di nave Ardito e come una tradizione dal lontano 1995, si rinnova a bordo di unità della Squadra Navale della Marina. A confrontarsi con i piattelli e contendersi il titolo Tricolore i migliori tiratori di questa specialità, circa 70 atleti provenienti da tutta Italia, militari appartenenti a tutte le Forze

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armate e Corpi armati dello Stato, inclusi quelli della squadra azzurra che hanno contribuito a difendere i colori italiani nelle competizioni internazionali, gli aspiranti campioni del settore giovanile della Federazione Italiana di Tiro a Volo (FITAV) e i rappresentanti di alcuni prestigiosi circoli nazionali. Il via all’inizio della competizione sportiva interforze è stato dato con la tradizionale lettura del


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Giuramento dell’atleta per poi concludere le gare nella mattinata del terzo giorno con la cerimonia di chiusura presieduta dal Presidente Nazionale della FITAV, On. Luciano Rossi, alla presenza del comandante di nave Garibaldi, il comandante Stefano Frumento e il comandante del Comando Marittimo Sud, ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello, con la partecipazione di autorità militari, civili e politiche.

A conquistare il titolo a squadre per la Marina sono stati Antonino Barillà (medaglia di bronzo anche per l’eccellenza), Isabella Cristiani (oro tra le Ladies) e Salvatore Lazzari (migliore tra i Seconda). Nel Settore Giovanile maschile oro e vittoria per Marco Carli. Per quanto riguarda la categoria “donne junior”, Maria Anna D’Aria sparando sul ponte di volo area “Sky Jump” è stata la più precisa. In gara anche il personale in congedo. “Il mare - come ha evidenziato l’ammiraglio Vitiello - è una palestra di vita non solo per noi marinai che abbiamo scelto questa professione come ragione di vita, la maggior parte di

Taranto, si è svolta dal 25 al 27 giugno, a bordo di nave Garibaldi, la 25ª edizione del Campionato Interforze di Tiro a Volo nella specialità Double Trap.

queste attività avvicina i giovani al mare”. Dopo aver celebrano le “nozze d’argento” della collaborazione tra Fitav, Marina militare e, in senso più ampio, con tutti Comandi delle Forze armate e dei Corpi dello Stato, a bordo dell’incrociatore portaeromobili Garibaldi, nel 30°anniversario della capacità porterei al servizio dell’Italia, la tradizione continuerà a consolidarsi il prossimo anno con la 26°edizione.

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Dis...Corsi di navigazione

di Paolo Giannetti

In questa puntata parleremo dei simboli impiegati nella cartografia nautica per indicare le zone di mare in cui è possibile incontrare fenomeni idrologici quali le correnti in grado di condizionare la condotta in sicurezza della navigazione Correnti e flussi di marea

Secondo la terminologia anglosassone i fenomeni di movimento delle acque vengono distinti in correnti currents e flussi di marea tidal streams.Il termine corrente è usato per indicare movimenti generalmente costanti in direzione non dipendenti dalle condizioni astronomiche (principalmente l’influsso della Luna) e quindi non di marea. Possono essere correnti di estuario, correnti permanenti in pros-

figura 1, flusso di marea (3 nodi).

simità degli stretti, correnti oceaniche, correnti indotte dai venti. Il flusso di marea, invece, è strettamente legato al fenomeno astronomico dell’attrazione luni-solare e può manifestarsi rettilineo nei canali e negli estuari (in due sensi, uno opposto all’altro) prendendo il nome di flusso e riflusso, in inglese flood e ebb oppure rotatorio quando le acque sono meno vincolate dalla conformazione della linea di costa e caratterizzato da una

figura 2, riflusso di marea (4 nodi).

Le singole penne della freccia sono equivalenti a mezzo nodo ed è quindi ricavabile l’ulteriore informazione dell’intensità massima. Nella figura 1, come esempio, sei baffi sono equivalenti ad una velocità di 3 nodi.

Il riflusso di marea, invece, viene indicato con una semplice freccia, ovviamente di senso opposto a quella del flusso ma senza…“baffi” con l’indicazione numerica della velocità massima (figura 2). A volte le indicazioni di flusso e riflusso sono indicate congiuntamente come nella figura 2a

figura 2a, indicazione di flusso e riflusso.

Se invece sono presenti delle correnti generate dalla conformazione della costa e/o dei fondali, come acque ristrette, promontori, il simbolo indicato può essere uno di quelli indicati in figura 3

figura 3, corrente in acque ristrette o in prossimità di promontori.

N OT I Z I A R I O

rotazione ciclica di 360° per ogni periodo di marea, generalmente semidiurna. Da ricordare che le correnti ed i flussi di marea vengono sempre indicati con dei vettori secondo la direzione, azimut, del loro movimento a differenza dei venti per i quali si indica la direzione di provenienza. Da ricordare la regola mnemonica del “corrente va, vento viene”. Genericamente un zona di mare interessata da flussi di marea è evidenziata con il simbolo di una freccia figura 1.

I vortici

Sono molteplici le cause che determinano le correnti. Queste possono essere le maree, i venti e l’instabilità termica D E L L A

M A R I N A


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della colonna d’acqua. Generalmente sono movimenti di acqua orizzontali paralleli alla superficie terrestre ma in alcuni casi le correnti scorrono con una componente verticale verso l’alto, up currents o verso il basso, down currents formando dei vortici e creando situazioni critiche per il navigante.

figura 6a, esempio di rombo di flusso.

Nella figura 4 seguente è rappresentato il relativo simbolismo nelle carte nautiche con un gruppo di 3 o di 9.

figura 4, vortici.

Flussi di marea e stato del mare

Lo stato del mare, in termini di onde, può essere influenzato sia dai flussi di marea sia dai venti e dalla combinazione dei due.Quando un flusso di marea si sovrappone ad uno stato di mare mosso in prossimità della costa e di ostruzioni, si osservano fenomeni chiamati overfalls e tide rips, effetto cascata o strappi di marea. Il flusso di marea si “impenna” creando una vera e propria turbolenza, risucchio, riportata sulle carte come un possibile pericolo figura 5. figura 5, risucchi di marea.

Una lettera maiuscola racchiusa da un rombo di color magenta sta ad indicare la zona di mare a cui si riferisce la tavola di flusso di marea, direzione e velocità, riportata nella carta stessa figura 6 e 6a.

Atlanti delle correnti

Esistono pure degli Atlanti delle Correnti costituiti da una serie di carte formate da 13 fogli, uno per ogni ora per l’intero ciclo della marea, da 6 ore prima a 6 ore dopo l’alta marea, figura 9. figura 9, direzione e intensità delle correnti, sei ore prima dell’alta marea HW.

Nelle carte si possono anche osservare dei quadratini color magenta con una lettera minuscola all’interno, come “a” oppure “f ”. Si tratta dell’ indicazione di un punto dove sono stati misurati i valori delle altezze di marea e che vengono riportati nella carta stessa in forma di tabella così come rappresentata in figura 7. figura 7, tabella delle altezze di marea.

Nelle carte a piccola scala coprenti vaste area di mare come oceani e grandi bacini le correnti sono indicate con il simbolo in figura 8 e 8a con eventuali note sulle caratteristiche di intensità e periodicità. figura 8, corrente oceanica con relative note.

figura 8a, corrente oceanica con caratteristiche ed intensità.

Le frecce indicano la direzione del flusso di marea e la loro lunghezza e spessore danno l’idea qualitativa dell’ intensità. Valori più accurati possono essere forniti da coppie di numeri indicanti le velocità in decine di nodi, rispettivamente alle quadrature e alle sizigie. Per esempio 37,52 indica una corrente di 3,7 nodi alle quadrature e 5.2 nodi alle sizigie. Per i periodi intermedi si devono interpolare i due valori

Per ogni ulteriore approfondimento si rimanda alla carta della serie internazionale (1111 INT 1) edita dall’Istituto Idrografico della Marina.

figura 6, esempio di tavola di flusso di marea.

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Scopriamo i segreti del linguaggio di bordo, la lettera “S� come: sagola, sestante e scuffia

Il gergo marinaresco di Alessandro Lentini

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Sestante

Il sestante è lo strumento utilizzato per determinare l’angolo di elevazione di un oggetto celeste al di sopra dell’orizzonte. Nonostante i moderni ritrovati tecnologici, tra i quali il GPS, gli allievi ufficiali dell’Accademia Navale di Livorno della Marina militare imparano ad utilizzarlo per rilevare la posizione della nave sulla carta nautica e disegnare la rotta. L’innovazione deve viaggiare di pari passo con la tradizione permettendo ai futuri ufficiali di Marina di poter navigare in sicurezza.

Sagola

La sagola è una cima di piccolo diametro utilizzata sulle imbarcazioni per una infinità di motivi diversi. Uno di questi, importantissimo, è il “sacchetto”: all’estremità di una sagola viene fissato un peso, l’altra estremità invece viene assicurata al cavo di ormeggio. Durante la fase finale di ormeggio, il sacchetto viene lanciato a terra dove il personale impegnato per l’ormeggio grazie alla sagola porterà il cavo di ormeggio in sicurezza nelle bitte della banchina.

Scuffia La scuffia è il ribaltamento dell’imbarcazione dovuto all’errato o non sufficiente bilanciamento. Una delle cause più frequenti è la reazione troppo lenta dell’equipaggio ad una raffica più forte delle altre. Nelle derive scuffiare è quasi routine, non è pericoloso e per raddrizzare la barca ci vuole qualche secondo se si conoscono le procedure corrette. Con i cabinati la scuffia è altamente improbabile, capita molto raramente e solo a causa di gravi guasti o di onde particolarmente violente. La scuffia si può evitare bilanciando la barca con i pesi dell’equipaggio e lascando prontamente le vele. Se tutto ciò risulterà inefficace la barca continuerà a sbandare, finché la testa dell’albero non toccherà l’acqua. A questo punto la barca sarà scuffiata a 90° circa.

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I pittori di Marina

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di Paolo Bembo l periodo immediatamente precedente al Secondo Conflitto Mondiale e che porta sino al conflitto e prosegue anche dopo, è caratterizzato da un uso estensivo dell’illustrazione. Le copertine ma anche le pagine interne di alcune riviste e giornali ne fanno un uso massiccio. Nell’illustrazione sono infatti riconducibili tutti gli elementi caratterizzanti la notizia e quegli aspetti in grado di suscitare emozione che sono difficilmente raggiungibili mediante la fotografia, senza contare il fatto che, spesso, un fotografo non è nemmeno presente all’evento di cui si desidera parlare. È la stagione d’oro degli illustratori, veri e propri artisti che hanno fatto della sintesi e della rapidità la loro cifra. Stiamo parlando, innanzitutto, del grande Achille Beltrame, ma anche di Aldo Raimondi che lo sostituì alla Domenica del Corriere fra il 1938 e il 1940, e Vittorio Pisani. Con un segno rapido, in grado di cogliere lo spirito dell’azione, e anche con qualche “licenza poetica” ove siano N OT I Z I A R I O

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assenti dettagli veritieri sulla scena da ritrarre, questi artisti riuscirono, per decenni, a portare nelle case della gente il pathos di eventi di cronaca destinati a far parlare di sé, a suscitare forti emozioni. E ciò, naturalmente, fu vero anche per l’ambiente marino, in cui furono ritratti naufragi, azioni belliche, parate navali, rientri di navi vittoriose, eroismi più o meno noti… il tutto con una maestria che ce li fa spesso etichettare come Pittori di Marina o quanto meno, apparentare ad essi. Diamo spazio alle immagini, quindi: i sommergibilisti potranno ben apprezzare questa copertina della Domenica del Corriere, in cui viene ritratto il rientro a Betasom di un nostro sommergibile vittorioso, applaudito sia dai compagni presenti nella base che dai colleghi sommergibilisti tedeschi con cui tale base era condivisa. Particolare dinamicità ha poi un’altra immagine, l’attacco alla nave ospedale Virgilio, intenta ad imbarcare feriti in Tunisia o la testimonianza dell’impari scontro della torpediniera Calatafimi che va a contrastare l’azione di preponderanti forze nemiche.

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Le scene più significative del secondo conflitto mondiale, da sinistra: la copertina di “La Domenica del Corriere” del 7 settembre 1941, disegno di A. Beltrame; la copertina di “La Tribuna illustrata” del 23 maggio 1943, disegno di V. Pisani; sopra: copertina “La Domenica del Corriere, Uno contro nove”, disegno di A. Raimondi.


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