Notiziario della Marina febbraio 2022

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M ARINA N O T I Z I A R I O d el l a

A N N O LXV I II - F E B B R A I O 2 0 2 2 - € 2 ,0 0

Arsenali militari marittimi Punti di forza della nostra Marina Inserto centrale Future Combat Naval System 2035


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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

SOMMARIO

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

febbraio 2022

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Il pattugliatore d’altura classe Comandanti Bettica nel bacino galleggiante dell’Arsenale militare marittimo di Augusta.

DIRETTORE RESPONSABILE Alessandro BUSONERO

REDAZIONE

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Antonello D’AVENIA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO,Viviana PASSALACQUA, Mariarosaria LUMIERO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

PER LA COLLABORAZIONE

La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.

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L’editoriale

di Alessandro Busonero

“Otto alla Banda” - Grazie Presidente Mattarella!

di Alessandro Busonero

Esercitazioni NATO nel Mediterraneo orientale per il cacciamine Viareggio

di Alessandro Orsi

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F35B: Marina e Aeronautica in volo verso Pantelleria

di Antonio Rossi

I tarantini si vaccinano nell’Arsenale della Marina

di Fabio Dal Cin

Basi navali di Taranto e La Spezia Il punto del Capo di Stato Maggiore della Marina

di Pasquale Prinzivalli

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Sette nuovi incursori al Comsubin di Marzo Mezzanelli

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Comando in Capo della Squadra navale, 70 anni di storia verso il futuro di Riccardo Ticconi

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Nuovi sottomarini: è iniziato il futuro!

di Antonello D’Avenia

Inserto speciale: “Future Naval System 2035 nelle operazioni multi-dominio”

© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.

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COME ABBONARSI

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Il pattugliatore Bettica ai lavori nell’Arsenale di Augusta di Rosa Bon

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L’Italia e l’identità marittima di Antonello D’Avenia

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I primi dieci anni di Difesa Servizi di Palma Agosta

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Dall’idea al mare. Come nascono le navi della Marina Militare di Mario De Biase

Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale ed email).

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Ancona, selezione e formazione del personale

di Emanuele Scigliuzzo

L’attrezzatore navale: un artigiano del mare

di Fabio Dal Cin

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Zero margini d’errore di Michele Davino

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Castello Aragonese di Taranto, boom di visite nel 2021 di Pasquale Prinzivalli

Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

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Buccari 1918: la “beffa” che scrisse la storia dei MAS di Vincenzo Grienti

chiuso in redazione il 23 febbraio 2022

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Recensione: Nave Vespucci. Il mistero del tempo

di Alessandro Busonero

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L’editoriale di Alessandro Busonero

Affezionati lettori, febbraio apre con il momento più alto della vita della nostra Repubblica: l’elezione del Capo dello Stato. Abbiamo ascoltato la “Canzone del Piave” accompagnare il Presidente nel suo cadenzato salire la scalinata dell’Altare della Patria che porta al sacello del Milite Ignoto. Visto i corazzieri portare la corona d’alloro davanti alla fiamma perpetua in ricordo di tutti i militari che hanno dato la vita per la nostra nazione e il trombettiere intonare il “Silenzio”. Tutto racchiuso in pochi minuti per un gesto simbolico colmo d’emozione. In questo numero, entreremo nel Palazzo del Quirinale con un’intervista al capitano di vascello Ostilio de Majo, assistente militare e aiutante di campo del Presidente della Repubblica. È il 3 febbraio, giorno del giuramento in Parlamento e tra le parole del Capo dello Stato, alcune mi colpiscono più di altre: “La stabilità di cui si avverte l’esigenza è, quindi, fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune. I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini. L’impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno. Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati”. Su quest’ultima frase leggo l’impegno quotidiano della Marina Militare per il presente e per il futuro. La capacità di “dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini” fa parte di quel vedere oltre l’orizzonte di noi marinai. E forse non è un caso che dopo quello di gennaio, un altro inserto interno ci fa navigare tra le attività e le componenti della nostra Forza Armata. Enrico Vignola, capitano di vascello

e capo Ufficio Spazio e Innovazione Tecnologica (USIT) ci presenta la vision della Marina sullo strumento marittimo del futuro con orizzonte sino al 2035. Un viaggio in avanti a dir poco affascinante, dove coglieremo le sfide, ma anche le opportunità che ci attendono. Il futuro, non dimentica di certo la tradizione e quei mestieri del mare sopravvissuti al passar del tempo. Dall’arsenale di Taranto ce lo spiega in un’intervista Cosimo Fornaro, “attrezzatore” custode di una professionalità da preservare. A Taranto, lo stesso Arsenale Militare diventa anche presidio vaccinale della Difesa, dove medici e infermieri militari lavorano senza sosta dando il loro contributo alla vaccinazione della cittadinanza tarantina per combattere la pandemia legata al covid-19. Concludo con un sentito ringraziamento. Il contrammiraglio Angelo Virdis, capo ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione (UPICOM) della Marina Militare lascia l’incarico per l’ennesimo trasferimento di carriera che fa parte della nostra vita di marinai. A nome della redazione e dei lettori del Notiziario della Marina, grazie di cuore per aver dato fiducia al nostro operato, lasciando al lavoro giornalistico di redazione quello spirito d’iniziativa e spesso di vera e propria creatività in grado di migliorare la qualità del servizio verso i nostri “affezionati lettori”. Immagino essere a bordo, in navigazione e sentire “la guardia in plancia” al contrammiraglio Antonello de Renzis Sonnino. Lui è il nuovo Capo di UPICOM, giornalista e “navigato” conoscitore della comunicazione della Marina e della Difesa in generale e anche di missioni internazionali (è stato portavoce della missione dell’UE Sophia). A entrambi, ai quali mi lega anche un personale sentimento di amicizia e stima maturata in tanti anni di conoscenza, auguriamo “buon vento e mari favorevoli”. Buona lettura! Alla via così!

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“Otto alla Banda” Grazie Presidente Mattarella! di Alessandro Busonero

Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale N OT I Z I A R I O

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n arbitro imparziale, un garante, un uomo che prende decisioni importanti nei momenti di difficoltà. Si proprio così. Nell’immaginario degli italiani è questa la figura del Presidente della Repubblica, una figura istituzionale che sia come la luce di un faro e una rotta sicura da seguire. Sergio Mattarella è nato a Palermo il 23 luglio 1941, eletto il 31 gennaio del 2015 dodicesimo Presidente della Repubblica italiana dopo sette anni, lo scorso 3 febbraio, ha terminato il suo mandato istituzionale. Le votazioni hanno interessato il Parlamento in seduta co-

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mune, 630 deputati, 321 senatori, 58 grandi elettori scelti dai Consigli Regionali per un totale di 1009 elettori. Solo tre i presidenti riusciti nell'impresa di essere nominati al primo turno: Enrico De Nicola nel 1948, Francesco Cossiga nel 1985 e Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. Il 29 gennaio, all’ottava votazione, Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica con 759 voti su un totale di 983 presenti e votanti diventando il secondo Presidente più votato, dopo Sandro Pertini (832), nella storia della Repubblica. “Avevo altri programmi per

il futuro ma sono a disposizione”, le parole del Presidente. Mattarella ha sottolineato come “La grave emergenza sanitaria, economica e sociale richiama al senso di responsabilità”. Il Presidente detiene un ruolo non solo di garanzia, ma anche di vero e proprio indirizzo politico in materia di sicurezza e difesa, ciò anche tenendo presente che egli rappresenta un vero e proprio “garante attivo di equilibri e rapporti tra organi e poteri” delle regole costituzionali. Il Presidente ha sempre tenuto a cuore la Marina. “Alle donne e agli uomini della Marina Militare […] mi è

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Articolo 87 della Costituzione della Repubblica Italiana “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale […] Ha il comando delle Forze Armate, presiede il Consiglio supremo di Difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere […]”.

I Presidenti della Repubblica Il primo Presidente fu Enrico de Nicola, eletto capo provvisorio dello Stato nel 1946. Il ricordo della guerra era ancora presente e De Nicola chiese ai partiti di pensare al “bene comune” e di “marciare uniti” per risollevare l'Italia. Seguiranno: Luigi Einaudi (1948), Giovanni Gronchi (1955), Antonio Segni (1962), Giuseppe Saragat (1964), Giovanni Leone (1971), Sandro Pertini (1978), Francesco Cossiga (1985), Oscar Luigi Scalfaro (1992), Carlo Azeglio Ciampi (1999), Giorgio Napolitano (2006 e 2013, primo Presidente rieletto), Sergio Mattarella (2015 e 2022).

grato rivolgere il più cordiale augurio e apprezzamento per l’impegno svolto in adempimento dei compiti loro affidati dal Parlamento e dal Governo”: questo l’incipit del messaggio inviato dal Presidente in occasione della scorsa Giornata della Marina all’allora capo di Stato Maggiore, ammiraglio Cavo Dragone, che è proseguito con “Il mare, elemento di connessione globale, costituisce una risorsa strategica imprescindibile per l'Italia. La garanzia della libertà di navigazione, la salvaguardia della vita umana in mare, la sicurezza delle coste, costituiscono una cornice essenziale allo sviluppo delle relazioni internazionali e sono condizioni per il mantenimento della pace tra i popoli […]”. Per concludere con:“Viva la Marina Militare, viva le Forze Armate, viva la Repubblica!”.

Momenti della visita del Presidente all’Altare della Patria. In alto a destra: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta la nave scuola brigantino-goletta Palinuro (agosto 2001). A destra: Il capitano di vascello Ostilio De Majo seduto in plancia, durante il suo anno di comando del cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penne.


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Intervista del Direttore al capitano di vascello Ostilio de Majo dell’Ufficio per gli Affari militari del Quirinale Comandante dopo il suo ultimo incarico a Palazzo Marina è stato designato quale Assistente Militare e Aiutante di Campo per la Marina del Presidente della Repubblica. In cosa consiste il suo incarico? Insieme ai colleghi dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, effettuiamo analisi e valutazione sulle questioni in materia di sicurezza militare e difesa, e teniamo aggiornato il Presidente sugli aspetti di maggiore interesse. In accordo alle direttive del Consigliere Militare e del Consigliere per il Consiglio Supremo di Difesa, manteniamo inoltre i rapporti con il Ministero della Difesa, in particolare per la preparazione delle riunioni del Consiglio Supremo. Un altro aspetto che ci coinvolge - anche dal punto di vista emotivo - sono le istanze di natura o interesse militare inoltrate dai cittadini, che spesso trattano situazioni difficili o di bisogno, e che seguiamo in coordinamento con gli altri uffici della Presidenza o altri enti interessati. Fra i nostri compiti vi è anche quello legato alla organizzazione e preparazione delle cerimonie militari, che viene effettuato in collaborazione con il Servizio del Cerimoniale. Dal comando di navi della Marina al Quirinale, quale aspetto della vita di mare o del DNA di “marinaio” emerge

di più in questo alto contesto istituzionale? Il contesto in cui si opera al Palazzo del Quirinale è unico e non trova similitudini presso altre organizzazioni. La straordinaria flessibilità, la capacità di adattamento alle più disparate situazioni, lo spirito di sacrificio e la dedizione al servizio, coniugata con la capacità di lavorare in team, sono alcune delle doti che caratterizzano i marinai e che in un incarico del genere - dove non esistono “manuali di istruzioni” - consentono in breve tempo di “agguantare” e muoversi con disinvoltura anche in situazioni nuove o particolarmente complesse. In breve, lo spirito di “equipaggio” che ci caratterizza è un elemento importantissimo che ci consente di lavorare bene ed è un valore aggiunto in qualunque contesto. Tre concetti o parole che rappresentano la “Casa degli italiani” come la definì Carlo Azeglio Ciampi ovvero il Quirinale. Quando si varca l’ingresso del Palazzo si viene colti da una certa soggezione, che aumenta soprattutto quando si pensa che qui hanno dimorato 30 papi, 4 reali e 13 presidenti. In circa 500 anni queste mura hanno visto compiersi la travagliata storia d’Italia, che si può scorrere come fosse un film quando si at-

traversano i lunghi corridoi e le magnificenti sale. Il Palazzo custodisce con cura i simboli, le tradizioni e i valori della nostra Repubblica, ed è forte l’emozione nel poter toccare con mano la prima copia firmata della Costituzione. Ma questo Palazzo non è un museo: ogni ambiente è vivo ed è utilizzato dal Presidente. Le sale accolgono capi di Stato, re e regine, ambasciatori oltre che alte personalità del mondo della politica, dell’arte della moda e dello sport, ma anche semplici cittadini, ragazzi e bambini che possono ammirarne la bellezza. Un vero onore poter lavorare in un tale contesto. In tre parole: istituzione, rispetto e arte.

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Esercitazioni NATO nel Mediterraneo orientale per il cacciamine Viareggio

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di Alessandro Orsi

Italia e Alleanza Atlantica: l’impegno della Marina Militare nel 2° Gruppo navale permanente di contromisure mine della NATO N OT I Z I A R I O

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nimus in consulendo liber”: Una mente libera nella deliberazione. Nel 1959, il decano del Consiglio della NATO, André de Staercke, con il motto ufficiale della North Atlantic Treaty Organization (NATO), intendeva riflettere lo spirito di collaborazione immaginato dall’allora segretario generale Paul - Henri Spaak. Il Trattato, conosciuto anche come Patto Atlantico, venne firmato a Washington il 4 aprile 1949, impegnando i suoi membri fondatori per la sicurezza dell’area euro-atlantica e, nelle sue successive evoluzioni, anche per la promozione e salvaguardia della stabilità

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internazionale. Sulla scia di questi principi, il cacciamine Viareggio (appartenente al Comando delle Forze di Contromisure Mine), comandato dal tenente di vascello Simone Catania, l’8 gennaio ha lasciato la base navale di La Spezia alla volta di Cartagena (Spagna) per unirsi al 2° Gruppo Navale permanente di Contromisure Mine della NATO (SNMCMG2 - Standing NATO Mine Countermeasure Group 2): il dispositivo che fornisce all’Alleanza una rapida capacità operativa, indispensabile per assicurare il libero accesso ai porti e per la sicurezza della navigazione. Precedendo la partenza del cacciamine


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Mar Mediterraneo, il cacciamine Viareggio in navigazione al tramonto. A destra: Isola del Rey, Port Mahon (isole Baleari), “Sala Memorial Corazzata Roma”. Il Comandante del cacciamine Viareggio tenente di vascello Simone Catania insieme al 1° luogotenente Germano Sanna e Luogotenente Vincenzo Maffucci nell’ex ospedale navale costruito dagli inglesi nel 1711, dove furono portati i feriti e ustionati della corazzata Roma, affondata il 9 settembre 1943. Sono accompagnati dal Sig. Mario Cappa fondatore e membro dell’associazione Isla del Rey; a seguire: il cacciamine Viareggio in navigazione.

con la loro presenza, il sottosegretario di Stato alla Difesa Stefania Pucciarelli e il comandante in capo della Squadra navale ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, hanno evidenziato l’importanza della missione. L’esercitazione internazionale ha risvolti di portata strategica legati alla crescente necessità di assicurare presenza, sorveglianza e prontezza di intervento nell’area “Mediterraneo Allargato”. Durante i loro interventi, le autorità hanno accentuato le peculiarità dei cacciamine, connubio tra moderne tecnologie, soluzioni ingegneristiche all’avanguardia ed elevata professionalità

del personale che li rende strumento di assoluta rilevanza tra le navi della Squadra navale. Nave Viareggio, dopo aver salpato da La Spezia, ha raggiunto il porto spagnolo di Cartagena, base dei cacciamine dell’Armada Espanola, integrandosi con le altre navi del Gruppo. Ha proseguito poi verso Port Mahon nell’arcipelago delle Baleari, Taranto e Genova, dove l’addestramento è proseguito nel settore delle contromisure mine, con l’obiettivo di individuare e neutralizzare mine navali. L’addestramento svolto, che ha visto il suo culmine nel Mediterraneo orientale con la partecipazione del Via-

reggio all’esercitazione “Neptune Strike”, ha permesso all’equipaggio di esercitarsi e di collaborare in un contesto multinazionale, mettendo in pratica e consolidando le procedure utilizzate in ambito NATO. L’organizzazione Atlantica è uno dei pilastri del nostro sistema di alleanze, nonché l’indispensabile strumento di sicurezza. La costante presenza dei cacciamine nei gruppi permanenti della NATO, rappresenta per l’Italia la conferma dell’incondizionato impegno nell’Alleanza e l’obiettivo di continuare a svolgere al suo interno un ruolo di primo piano.

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F35-B: Marina e Aeronautica in volo verso Pantelleria di Antonio Rossi

La Difesa e la capacità aerea di proiettare le proprie Forze, tanto da terra quanto dalle navi della Marina

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entisette gennaio, il sole è ormai tramontato e il velivolo C27J della 46a Brigata Aerea poggia dolcemente le ruote del carrello sulla pista dell’aeroporto di Ciampino. Si è conclusa così un’altra giornata storica nell’ambito del processo di integrazione e accrescimento dell’interoperabilità dei velivoli di ultima generazione F35-B (versione a decollo corto e atterraggio verticale, in gergo STOVL – Short Take-

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Off and Vertical Landing) in dotazione alla Marina Militare e all’Aeronautica Militare iniziato, di fatto, lo scorso 21 novembre con l’esercitazione svolta a bordo della portaerei Cavour. L’attività ha previsto un’interazione dei velivoli F35-B delle due Forze Armate presso il Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria che rappresenta un importante presidio strategico per la Difesa al centro del Mediterraneo. Sotto lo sguardo


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attento del capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, accompagnato dai capi di Stato Maggiore delle due Forze Armate, ammiraglio di squadra Enrico Credendino e generale di squadra aerea Luca Goretti, è stato simulato uno scenario pensato per ricreare quelle condizioni di distanza dalle basi aeree di usuale dislocazione e dotate di ridotte o nulle capacità di supporto logistico, inclusa la presenza di una pista di decollo e atterraggio dalle dimensioni limitate dove i caccia convenzionali non possono operare (c.d. “ basi austere“). I due velivoli, assegnati rispettivamente al Gruppo Aerei Imbarcati della Marina (GRUPAER) di Grottaglie e al 32° Stormo di Amendola, dopo aver verificato le condizioni di sicurezza per l’atterraggio, hanno effettuato un avvicinamento a bassa velocità alla pista di Pantelleria,

arrestando in pochissime centinaia di metri la corsa. I velivoli sono stati poi riforniti a terra seguendo la c.d. procedura ALARP - Air Landed Aircraft Refuelling Point (sistema che garantisce il rifornimento a terra contemporaneo sino a 4 velivoli) prelevando combustibile da un velivolo tanker (aereo cisterna) dell’Aeronautica KC-130J per poi ridecollare per la prosecuzione della missione assegnata. Il tutto si è svolto in una “cornice di sicurezza” per i velivoli, i mezzi e il personale coinvolto grazie a personale specializzato nel settore della Force Protection. Come sottolineato dal capo di Stato Maggiore della Difesa, la collaborazione tra le Forze Armate è un valore aggiunto che permette di fare sintesi, moltiplicando i risultati che si conseguono: “L’obiettivo è quello di raggiungere una capacità expeditionary (capacità di proiettare le proprie Forze

– n.d.r.) tanto da terra quanto da bordo delle unità navali, impiegando in maniera integrata e sinergica gli assetti F35-B della Marina e dell’Aeronautica, nel rispetto delle prerogative dei Capi di Forza Armata. Ci saranno sinergie sempre più proficue che consentiranno un impiego unitario della capacità STOVL cioè, a seconda del dominio di riferimento, gli F35-B potranno essere ceduti sotto il controllo operativo dell’una o dell’altra Forza Armata, rispondendo sempre al Capo di Stato Maggiore della Difesa tramite il Comando Operativo di Vertice Interforze”.

Isola di Pantelleria, F35-B della Marina e dell’Aeronautica.

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I tarantini si vaccinano nell’Arsenale della Marina di Fabio Dal Cin

Il presidio vaccinale della Difesa di Taranto, un lavoro di squadra per un rinnovato sodalizio sul territorio N OT I Z I A R I O

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’emergenza epidemiologica da virus covid-19 da circa due anni ha portato sofferenze, modificato le nostre abitudini, richiesto sacrifici e, forse, creato le basi per una società diversa da come eravamo abituati a vederla e viverla. In questo contesto, la Difesa ha continuato a supportare il “Sistema Paese”

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nella gestione dell’emergenza sanitaria, uno sforzo importante e trasversale gestito dallo Stato Maggiore della Difesa, attraverso le quattro Forze Armate e coordinato dal Comando Operativo di Vertice Interforze (C.O.V.I.) in accordo con istituzioni, autorità sanitarie locali e Protezione Civile. Con l’arrivo delle prime dosi di vaccino,


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su richiesta della struttura commissariale, il COVI della Difesa ha avviato l’operazione EOS, ambito nel quale s’inquadra il centro vaccinale dell’Arsenale della Marina Militare a Taranto. Frutto della collaborazione tra la Marina Militare, l’Azienda Sanitaria Locale, il comune di Taranto e, con il supporto della Regione Puglia e la Protezione Civile, l’hub allestito in Arsenale, attivato dal 3 giugno 2021, costituisce un solido punto di riferimento per sostenere la campagna di vaccinazione anti covid nella città di Taranto e provincia. Nel primo semestre dalla sua attivazione, il personale sanitario ha garantito la somministrazione di circa 150.000 dosi, di cui 29.780 nel solo mese di dicembre 2021. Un centro anche di “solidarietà” attivo 7 giorni su 7 che ha consentito l’accesso al protocollo vaccinale ad oltre 8.000 cittadini stranieri provenienti da 36 nazioni differenti. Un’attività corale che, come dichiarato dal sottosegretario alla Difesa, senatore Stefania Pucciarelli durante una visita all’hub vaccinale, “viene svolta grazie alla guida del comandante del Comando Marittimo Sud, del Direttore dell’Arsenale Marittimo, del capo Ufficio Coordinamento Sanitario - capitano di vascello Salvatore Mendicini e del Direttore Dipartimento di Prevenzione Asl di Taranto - Dott. Conversano.” Il centro vaccinale dell’Arsenale tarantino inoltre, a seguito della riprogrammazione degli Hub vaccinali decisa dall’Azienda Sanitaria Locale di Taranto, è stato potenziato, ha accelerato la campagna vaccinale per la somministrazione delle terze dosi (dose booster), e ha registrato nuove prenotazioni e somministrazioni di prime dosi, vero core business di questa fase dell’emergenza sanitaria. “Un formidabile lavoro di squadra”, come ha più volte ricordato il comandante Marittimo Sud, ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello, reso possibile anche “grazie alla NATO Support and Procurement, con sede a Taranto, guidata dal generale Renato Lepore, perché anche il loro contributo è stato importante in fase di allestimento dell’hub, del gazebo e dell’impianto d’ illuminazione”. Una struttura ricettiva che, grazie anche ad una efficace campagna d’informazione

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portata avanti dagli organi di stampa locali e regionali, ha conquistato la fiducia non solo della cittadinanza, ma anche del personale straniero con numeri importanti: 1.200 vaccinazioni giornalieri con fasce d’età comprese tra i 12 anni e i 105 anni (quest’ultimo il più anziano a sottoporsi al vaccino!). “Esattamente un anno fa eravamo a Taranto, in via Ancona ad effettuare i tamponi ed adesso siamo qui, in Arsenale a fare le vaccinazioni…quando la città chiama, la Marina Militare risponde”, è un traguardo importante ricordato dal comandante Salvatore Mendicini, responsabile regionale della campagna vaccinale. Un “faro” per il territorio e per il Golfo di Taranto: il Centro Vaccini, al fine di garantire un coordinamento più adeguato e rispondere alle numerose domande da parte della popolazione per la gestione del green pass e delle prenotazioni, ha attivato un front office, mentre è ormai consuetudine consentire, su richiesta, la vaccinazione al personale marittimo straniero imbarcato a bordo delle navi mercantili in sosta presso il porto del capoluogo ionico. Personale militare e civile della Marina Militare, responsabili medici e infermieri dell’Asl, associazioni della protezione civile, Kyma Ambiente e Kyma mobilità (supporto navetta per utenti non automuniti), sono coinvolti giornalmente, 7 giorni su 7: un ulteriore importante contributo della Difesa e in particolare della Marina per accelerare il processo di immunizzazione della popolazione civile locale, concreta testimonianza di come sia fondamentale “fare equipaggio”, combattere uniti per sconfiggere il covid e tornare al più presto a una graduale normalità.

In apertura: Taranto, Presidio vaccinale della Difesa all’interno dell’Arsenale della Marina Militare. Nella pagina a fianco: Drive through con personale sanitario della Marina Militare e alcune immagini dell’interno del Presidio vaccinale. In alto: il comandante del Comando Marittimo Sud, ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello e la dott.ssa Tatiana Battista, responsabile dell’hub per ASL Taranto.

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Basi navali di Taranto e La Spezia Il punto del Capo di Stato Maggiore della Marina di Pasquale Prinzivalli

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Taranto, Stazione Navale Mar Grande (SNMG), sullo sfondo la città di Taranto. A destra: Varignano (La Spezia). Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Enrico Credendino. D E L L A

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Piani di sviluppo infrastrutturali, investimenti, nuovi assetti strategici per la Difesa e per il Paese. Sono questi i temi affrontati dal capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio di squadra Enrico Credendino che riguardano le basi navali di Taranto e La Spezia.

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Taranto si sta creando un Comando a due stelle della NATO - afferma l’ammiraglio Credendino - ma che sarà comandato da un ammiraglio italiano, per proteggere il fianco sud della NATO, quindi la regione del Mediterraneo, che conseguirà la capacità operativa iniziale entro la fine del prossimo anno”. Queste le parole del capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra

Enrico Credendino, durante la cerimonia di cambio al vertice del Comando in capo della Squadra Navale (CINCNAV), avvenuta tra l’ammiraglio di squadra Paolo Pezzutti (cedente) e l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis (subentrante) a bordo della portaerei Cavour, ormeggiata alla Stazione Navale Mar Grande di Taranto. L’ammiraglio Credendino si è soffermato sulla centralità della base navale di Taranto e dell’Italia intera rispetto alla difesa dell’Unione Europea e della NATO: “Il Parlamento ha annunciato che a breve emanerà la Direttiva ministeriale per la strategia di sicurezza del Mediterraneo, nella sua eccezione allargata, comprendendo quindi anche il Golfo Persico, l’Oceano Indiano e il Golfo di Guinea, continua il Capo di Stato maggiore della Marina Militare. Questo dà centralità all’ambiente marittimo, riconosce a livello governativo l’importanza che ha il mare per l’Italia, dal punto di vista della crescita, dello sviluppo, ma anche della sicurezza o dell’insicurezza, citando anche la recente istituzione della Zona Economica Esclusiva da parte del Parlamento. Ricordiamo che l’Italia ha 7/8 di frontiera liquida, il mare da cui possono provenire le minacce e i rischi alla nostra sicurezza”. In occasione della cerimonia del cosiddetto “imbascamento” dei nuovi incursori avvenuta al Varignano - La Spezia invece, l’ammiraglio Credendino ha delineato il piano d’investimenti del prossimo futuro che riguarderanno l’area spezzina: in particolare si procederà con la riorganizzazione della base navale, verranno create nuove infrastrutture e assegnato all’Arsenale un ruolo centrale anche con l’attribuzione ad un li-

vello gerarchico superiore del Comandante. Previste anche nuove assunzioni di personale civile per fare dell’Arsenale di La Spezia un polo d’eccellenza. “La mia è stata una prima visita a La Spezia come capo di Stato Maggiore della Marina e in questa occasione ho voluto fare il mio primo saluto ai sindacati. Ma ci saranno altre visite più avanti. C’è un piano di sviluppo a livello infrastrutturale e sulle banchine che prevede un grande investimento su La Spezia che per la Marina è un polo fondamentale. Non si può immaginare Spezia senza la Marina, né la Marina senza Spezia. La Marina è e resterà a Spezia […]. Alcune delle nuove navi saranno destinate a La Spezia in futuro, ecco perché dobbiamo costruire nuovi pontili e nuove sistemazioni logistiche per il personale. C'è ovviamente necessità di assunzioni di personale civile perché l'Arsenale è un assetto strategico non solo per la Difesa, ma anche per il Paese. Ho voluto elevare il grado del comandante dell'Arsenale che da contrammiraglio diventerà ammiraglio di divisione proprio per l'importanza strategica che l'Arsenale riveste per il nostro Paese”, queste le parole dell’ammiraglio Credendino. Un legame indissolubile quello che unisce il mare e l’Italia, anche attraverso la Marina Militare, presente sul territorio nazionale con le sue navi, velivoli e le sue infrastrutture. Mantenere saldo questo rapporto, valorizzare questa reciprocità fra mare e terra, è ciò che costituisce la natura e la vera essenza del lavoro delle donne e degli uomini della Forza Armata, che quotidianamente svolgono il proprio dovere di servizio alla collettività.

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Sette nuovi incursori al Comsubin La testimonianza dei protagonisti di Marco Mezzanelli

“Non esiste in Forza Armata un percorso talmente selettivo. Questo rende la misura dell’impegno e della devozione necessari per raggiungere questo ambito traguardo” ammiraglio di squadra Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina N OT I Z I A R I O

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a scelta di vita che avete abbracciato, di certo, non è scevra da rinunce e da sacrifici. Voi sarete chiamati ad assumere rapidamente decisioni difficili in momenti di tensione e forte pressione. Vi sarà richiesta iniziativa, perseveranza, tenacia, determinazione oltre a buon senso, equilibrio e tantissimo coraggio”. Così l’ammiraglio Credendino si è rivolto ai 7 neo brevettati al termine del corso “Axios”, il 72° degli incursori. “Ancora faccio fatica a capire la posizione in cui ci troviamo adesso […] dopo un anno di addestramento duro da tanti punti di vista, sia fisici che psicologici”, esordisce un ragazzo poco più che ventenne neo brevettato, che chiameremo Marco, nome di fantasia per tutelarne la riservatezza. Un ragazzo italiano come molti, pieno di vitalità, emozionato dal traguardo raggiunto con orgoglio e tanta determinazione, presentato non solo davanti alle più alte autorità, ma soprattutto davanti alla famiglia, ai propri affetti che in questi mesi lunghi e impegnativi lo ha appoggiato nella sfida con se stesso. “Mi ha fatto vedere qualche video e sono rimasta perplessa. Non capivo da dove fosse venuto questo interesse per il mondo militare, però in famiglia lo abbiamo appoggiato e supportato quando ce n’è stato bisogno, come nei periodi di calo” ci racconta Maria - altro nome di fantasia - una delle mamme presenti, che prosegue: “con il lockdown aveva lasciato il Corso, ma poi ci ha ripensato! Lo voglio fare - ci ha detto nostro figlio - e noi gli abbiamo detto che quel desiderio era giusto portarlo avanti”. Le mamme, si sa, vivono questi momenti di crescita con un pizzico d’apprensione, ma non senza un profondo sentimento d’orgoglio: “Come mamma sono un po’ preoccupata per il suo futuro, però penso che qualsiasi cosa possa accadere, mio figlio ha fatto la sua scelta e noi non possiamo che essere super orgogliosi e supportarlo in tutto”. “È stato un percorso lungo, faticoso,

Momenti della cerimonia di consegna del basco verde a sette nuovi incursori. Presenti il Sottosegretario di Stato alla Difesa, senatore Stefania Pucciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Enrico Credendino.

non privo di momenti di sconforto continua Marco, il neo incursore - ma è proprio in questi momenti che si formano i legami più forti. Legami che possono essere equiparati a quelli che ci sono in una famiglia”. In questo contesto l’istruttore diventa una figura quasi paterna: “Sono sempre severi e cercano sempre il meglio di noi però nel momento in cui vediamo delle difficoltà oppure abbiamo delle piccole carenze sono pronti ad aiutarci e a consigliarci per affrontare al meglio ogni prova”. Così l’allievo ha descritto il “maestro”, ma qual è la prospettiva dell’istruttore? “Non cerchiamo di instaurare un rapporto genitore-figlio, noi istruttori vogliamo vedere ragazzi che inseguono

La prospettiva dell’istruttore: Non cerchiamo di instaurare un rapporto genitore-figlio, vogliamo vedere ragazzi che inseguono un domani, guardare dietro la maschera e capire se l'uomo che si è nascosto sarà la persona con cui potremo lavorare insieme in operazioni delicate

Tra le autorità presenti, il senatore Pucciarelli e il capo di Stato Maggiore della Difesa l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che ha detto: “È difficile, davanti a questi reparti così blasonati, non parlare del valore che esprimono, del lavoro importantissimo di alta caratura politica e strategica. E’ l’immenso valore di farlo al buio e senza gli onori della cronaca che lo rende ancora più nobile”. Alla cerimonia era presente anche la signora Irene Birindelli, figlia della Medaglia d’Oro al Valor Militare ammiraglio Gino Birindelli, padre fondatore dell’incursione navale e nume tutelare del Comando Subacquei e Incursori.

un domani. Cerchiamo di guardare dietro la maschera che ogni allievo ha quando arriva qua dentro […]. Il nostro compito è fargli abbassare quella maschera, guardare chi realmente c'è dietro e capire se l'uomo che si è nascosto fino a quel momento sarà la persona con cui potremmo lavorare insieme in operazioni delicate”. Anche in quest’occasione abbiamo omesso il nominativo del sottufficiale istruttore per ragioni di sicurezza. Il corso Ordinario Incursori però è solo la prima fase di un addestramento che continuerà per tutta la carriera. Durante loro vita attiva nel G.O.I. (Gruppo Operativo Incursori) l’addestramento sarà costante e l’aggiornamento continuo.

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Comando in capo della Squadra della Squadra navale 70 anni di storia verso il futuro Sicurezza, difesa, tutela ambientale, ricerca e soccorso: l’avanguardia di CINCNAV al servizio del Paese di Riccardo Ticconi l 15 gennaio di settanta anni fa nasce a Taranto il Comando in capo della Squadra navale (CINCNAV), braccio operativo della Marina Militare. Un’evoluzione di “Supermarina” del periodo bellico, costituita nel 1940 e discendente a sua volta dal Comando dell’Armata

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navale del 1914, e una risposta all’esigenza nazionale di muovere i primi passi in ambito NATO (North Atlantic Treaty Organization). Primo timoniere di questo Comando da cui dipendono navi, sommergibile e velivoli, Comandi e reparti assegnati, l’ammiraglio di squadra

ono onorato e grato di essere il Comandante in capo della Squadra navale, nominato proprio a ridosso di questa data densa di significati storici" […]. È fondamentale rammentare la nostra storia proseguendo nel cammino di chi ci ha preceduto e ha avuto il coraggio di scelte lungimiranti delle quali siamo responsabili nei confronti dell'intero Paese. Ai miei equipaggi, di cui sono pienamente orgoglioso, voglio indirizzare il mio personale ringraziamento per la loro dedizione e per gli sforzi profusi sinora, nonostante l’emergenza pandemica in atto abbia comportato un'ulteriore difficoltà, senza scalfire minimamente il grande cuore della Squadra navale". Così commenta l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis in occasione dell'intervento tenuto a Santa Rosa per il 70° anniversario di Cincnav.

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Massimo Girosi, che dagli uffici antistanti la banchina Torpediniere, nel Mar Piccolo di Taranto, ha tagliato il nastro di una gestione organizzativa “Pro maris securitate” (per la sicurezza del mare), come recita il suo motto. Alla guida di CINCNAV si alternano figure di spes-


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sore: gli ammiragli Mimbelli e Birindelli tanto per citarne alcuni, che si sono distinti durante il Secondo conflitto mondiale, ufficiali poi divenuti Capi di Stato Maggiore della Marina, come gli ammiragli Michelagnoli, Roselli Lorenzini, Gino De Giorgi, Venturoni, Guarnieri, Branciforte, Binelli Mantelli, Giuseppe De Giorgi e, infine, Enrico Credendino, oggi al vertice della Forza Armata. Tra gli anni ’50 e gli anni ’70 la flotta evolve. All’inizio costituita dalle navi reduci dalla guerra, via via integrate da navi cedute alla Marina Militare dagli Stati Uniti, si arricchisce per diventare un fiore all’occhiello dell’avanguardia nazionale, con traguardi significativi: le fregate classe “Bergamini”, prime navi di scorta al mondo capaci di impiegare elicotteri da bordo in navigazione, e l’incrociatore portaeromobili Garibaldi, primo lanciamissili a entrare in servizio in Europa. Nel 1972 la sede di CINCNAV viene spostata da Taranto a Roma nel comprensorio di Santa Rosa. Nel 1975,

l’approvazione della Legge navale dà il via a una serie di realizzazioni che culmina nel 1985 con l'ingresso dello stesso Garibaldi e, nel 1991, con la costituzione del Gruppo Aerei Imbarcati. Negli anni ‘80 la Marina partecipa all’operazione Golfo con il 18° Gruppo Navale, al comando dell'ammiraglio Angelo Mariani, futuro Comandante in capo della Squadra navale, poi capo di Stato Maggiore della Marina. A partire dagli anni ’90, gli impegni della Marina Militare crescono parallelamente a una politica estera sempre più solerte. L'inizio del nuovo millennio rappresenta un delicato e cruciale punto di svolta: CINCNAV accentra adesso l’addestramento e le attività operative, insieme al mantenimento dell'efficienza, all’approntamento e allo stesso controllo operativo dello strumento aeronavale. Nel 2012 a Santa Rosa, si inaugura un nuovo edificio che è tutt'oggi sede del Comando in Capo della Squadra navale: al suo interno si trova la Centrale Ope-

rativa della Marina Militare con cui il capo di Stato Maggiore della Marina assolve i compiti d’istituto previsti dalle norme vigenti, dal “Codice dell’ordinamento militare” (cosiddetto COM) e dal “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare” (cosiddetto TUOM). Le navi di nuova generazione sono in grado di integrarsi in contesti interforze, inter-agenzia, multinazionali e di operare in maniera autonoma in dimensioni multi-dominio. L’impiego è molto ampio: oltre che per la difesa avanzata del Paese e dei suoi interessi, le navi svolgono attività di contrasto dei traffici illeciti per mare, bonifica dei fondali, vigilanza sull'inquinamento, ricerca e salvaguardia dei beni archeologici sommersi, ricerca e soccorso in mare, rifornimento idrico delle isole minori e soccorso in caso di calamità naturali. Formazione della Squadra navale in navigazione

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Nuovi sottomarini: è iniziato il futuro! A Muggiano (La Spezia) il taglio della “prima lamiera” per il Near Future Submarine

di Antonello D’Avenia

FS - Near Future Submarine: il nome dato al progetto dei nuovi sottomarini della Squadra navale indica un futuro prossimo che in realtà, con il taglio della prima lamiera avvenuto l’11 gennaio presso lo stabilimento di Muggiano (La Spezia) è un po’ più presente, concreto e meno lontano. I sottomarini U212NFS rappresentano un ponte tra il progetto italo-tedesco

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U212A e le tecnologie di nuova generazione. Il programma, infatti, nato da una collaborazione con i tedeschi di Thyssenkrupp Marine Systems, ha portato alla realizzazione di quattro sottomarini per l'Italia: “Salvatore Todaro”, “Scirè”, “Pietro Venuti” e “Romeo Romei”, consegnati da Fincantieri alla Marina tra il 2006 e il 2017 e di sei per la Germania. La produzione per il primo di quattro

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sottomarini di nuova generazione per la Marina Militare prevede anche la realizzazione di un centro per l’addestramento specialistico presso la Scuola Sommergibili di Taranto, e del supporto logistico integrato per la sostenibilità nel tempo dei nuovi mezzi. Il programma U212NFS prevede che i battelli siano consegnati tra il 2027 ed il 2031 e risponde alla necessità di garantire adeguate capacità di sorveglianza


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e di controllo degli spazi subacquei, considerati i complessi scenari operativi e geopolitici che caratterizzeranno il futuro delle operazioni nel dominio marittimo. La nuova serie di sottomarini si colloca nel necessario processo di ammodernamento della flotta subacquea: gli U212NFS andranno infatti a sostituire i quattro battelli della classe Sauro entrati in servizio tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 (“Salvatore Pelosi”, “Giuliano Prini”, “Gianfranco Gazzana Priaroggia” e “Primo Longobardo”). I nomi degli otto sottomarini italiani onorano i Sommergibilisti Medaglie d’Oro al Valor Militare, le cui gesta sono esempio e ispirazione per le nuove leve che ogni anno chiedono

Taranto, sottomarino classe U212A in uscita dal mar Piccolo, sullo sfondo il Castello Aragonese.

di diventare professionisti del mondo underwater. Il sottomarino “Scirè” riprende il nome del Regio Sommergibile, protagonista di imprese ardimentose come la violazione del porto di Alessandria (18 dicembre 1941) durante l’ultimo conflitto mondiale. Il programma U212NFS servirà a preservare e incrementare lo strategico e innovativo know-how industriale maturato da Fincantieri e a consolidare il vantaggio tecnologico conseguito dall’azienda e dalla filiera, grazie alla presenza a bordo di componentistica sviluppata dall’industria nazionale. Il programma è gestito da OCCAR (Organisation Conjointe de Cooperation sur l'Armement - Organizzazione internazionale di cooperazione per gli armamenti). I compiti che i sottomarini svolgono sono molteplici, soddisfacendo la tutela degli interessi nazionali e la difesa collettiva nell’ambito delle più importanti alleanze alle quali il Paese partecipa:

NATO e UE. Alle missioni militari si aggiungono quelle inerenti la libertà di navigazione, la sicurezza delle vie di approvvigionamento energetico e flusso dati (in virtù delle risorse dei fondali e delle infrastrutture subacquee presenti), il rispetto del diritto internazionale, la lotta al terrorismo, la tutela delle frontiere esterne, la salvaguardia delle infrastrutture marittime, incluse quelle vitali off-shore e subacquee, e non ultimo la salvaguardia degli ecosistemi marini. Ecco perché il taglio della “prima lamiera” del NFS rappresenta un passo in avanti deciso e importante lungo la rotta dell’evoluzione tecnologica, l’unica in grado di fare eccellere la Marina Militare tra gli attori statali che gravitano senza sosta in Mediterraneo, in maniera visibile e invisibile. Abbiamo intervistato il contrammiraglio Vito Lacerenza, responsabile del 5° Reparto sommergibili dello Stato Maggiore Marina, che ci ha descritto le caratteristiche dei nuovi sottomarini.

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L’intervista al contrammiraglio Vito Lacerenza, Responsabile del 5° Reparto Sommergibili dello Stato Maggiore Marina Ammiraglio, lo scorso 11 gennaio è stata avviata la produzione del primo sottomarino della Classe U212NFS. Quale sarà l’impatto di queste unità sulla Marina Militare? U212NFS è un sottomarino di nuova generazione a propulsione indipendente dall’aria, le cui caratteristiche salienti sono invisibilità, capacità di ingaggio a lungo raggio, dominio dell’ambiente subacqueo al servizio della capacità di deterrenza, sicurezza e protezione degli interessi nazionali nel Mediterraneo Allargato. Le innovazioni tecnologiche mirano a rendere le nuove unità un efficace moltiplicatore di capacità per la Marina e la Difesa. Ci può spiegare quali saranno le principali novità tecnologiche del U212NFS? Il nuovo progetto, in cui Fincantieri ha assunto il ruolo di Design Authority, vedrà un incremento del contributo tecnologico Made in Italy da parte di numerose aziende nazionali. Alcuni esempi sono il Sistema di Combattimento e i siluri Black-Shark Advanced della Leonardo, i sollevamenti elettrici della Calzoni e la strumentazione elettronica (Electronic Support Measures ESM). Il nuovo sottomarino sarà altresì in grado di dialogare con reti di sensori acustici e droni subacquei unmanned. Inoltre, il sistema di piattaforma prevede l’integrazione delle batterie agli Ioni di litio e delle Fuel Cell di nuova generazione, tecnologie che trovano applicazione anche nel campo civile. La progettazione e costruzione di sottomarini si avvale pertanto di un intero sistema di ricerca scientifica e tecnologica volto a realizzare mezzi allo stato dell’arte e che coinvolge le migliori realtà del Sistema Paese. Quale contributo fornisce la Marina alla ricerca in campo subacqueo e allo sviluppo dei nuovi mezzi? La Marina Militare, da sempre, conduce un’intensa collaborazione con il mondo universitario e le aziende del settore usando anche lo strumento dei Piani Nazionali di Ricerca Militare. Queste attività hanno consentito di sviluppare alcune innovative filiere di ricerca anche nella dimensione sottomarina, come ad esempio l’applicazione dei Meta-materiali per aumentare l’occultamento, l’impiego della tecnologia quantistica per le comunicazioni subacquee e l’uso dell’Intelligenza Artificiale nel riconoscimento delle sorgenti sonore. L’impresa U212NFS coinvolge le aziende private, lo Stato Maggiore Marina, la Direzione degli Armamenti Navali, OCCAR e le articolazioni operative

Quindi una ragazza o un ragazzo che ami le sfide, la tecnologia, e abbia curiosità, voglia di conoscere e di esplorare una nuova dimensione, può vivere la sua rotta personale a bordo dei sottomarini. La cosa più bella del mio lavoro è vedere giovani entusiasti di lavorare, fieri delle proprie responsabilità, orgogliosi della propria identità di sommergibilisti e dell’appartenenza a una squadra che procede insieme. Ammiraglio, la tecnologia è sempre più determinante nelle performance dei sottomarini, ma quale altro fattore rimane insostituibile in un equipaggio? Il fattore umano senza ombra di dubbio! In un ambiente non certamente “spazioso” come un sottomarino, si vive fianco a fianco, spalla a spalla, l’uno con l’altro, condividendo con i propri colleghi: spazi, tempo, emozioni e naturalmente lavoro. La tecnologia ha bisogno di una gestione delicata e di un controllo minuzioso che possono essere garantiti solo da elevate competenze tecniche e un profondo senso di responsabilità, non solo singola, ma anche di squadra. Una peculiarità che curiamo sin dalle prime fasi dell’addestramento presso la Scuola Sommergibili, ma il cui affinamento prosegue in mare e a terra giorno per giorno.

In alto: il contrammiraglio Vito Lacerenza mentre esce dalla garitta di prora di un sottomarino classe U212A; In basso: Muggiano (La Spezia), Cantiere Integrato Navale Militare - Fincantieri, prima lamiera del nuovo sottomarino U212NFS; A sinistra: Elaborazione grafica del nuovo sottomarino U212NFS.

della componente sommergibili che partecipano a degli specifici gruppi di lavoro dedicati ad approfondire tutti gli aspetti di design e di sviluppo del nuovo sottomarino. Un raffinato e impegnativo lavoro di squadra che mi rende orgoglioso delle donne e degli uomini della Componente Sommergibili, che con un approccio teso sempre oltre l’orizzonte sono già al lavoro sugli scenari tecnologici ed operativi del futuro che porteranno allo sviluppo della prossima generazione di mezzi subacquei. Ammiraglio, i sommergibili rappresentano da sempre un irresistibile fascino nell’immaginario comune. Ci dice tre parole chiavi, tre brevi concetti per cui un giovane potrebbe decidere di seguire questa passione? Mi sento di condividere con i più giovani la mia esperienza personale usando le parole di uno scrittore d’eccezione, Paulo Coelho:“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.

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La Vision della Marina Militare sullo Strumento Marittimo del futuro di Enrico Vignola*

’innovazione tecnologica porta con sé sfide e opportunità. La complessità e dinamicità della materia, nonché la sua trasversalità, rendono indispensabile un’azione sinergica, inclusiva e continua nel tempo per mantenere un adeguato vantaggio sul piano tecnologico, culturale e organizzativo. La Marina Militare ha dunque sentito la necessità di sintetizzare e diffondere, attraverso il documento "Il Future Combat Naval System 2035 nelle operazioni multi-dominio", la sua visione sullo Strumento Marittimo del futuro e la linea d'indirizzo per sviluppare e sostenere capacità a elevato contenuto di innovazione tecnologica. Il documento, pubblicato in quest’occasione dal Notiziario della Marina, delinea i principali requisiti che lo Strumento Marittimo dovrà conseguire e si focalizza su alcuni aspetti di rilevanza strategica, quali il ruolo e le caratteristiche dei sistemi unmanned (senza pilotaggio umano), il vantaggio informativo e decisionale da conseguire attraverso l'inte-

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grazione dei sistemi e l'analisi dei dati, l’adeguamento di requisiti e strumenti per selezionare, formare e impiegare il personale, elemento centrale del “Future Combat Naval System 2035”. Ulteriori focus sono dedicati al concetto di sostenibilità, in un’accezione più complessa e sfidante rispetto a quella comunemente adottata, e alle modalità di sviluppo delle capacità, basate su processi agili e nuove sinergie tra mondo militare, industriale e accademico. Le attività discendenti da questo impianto concettuale sono state già avviate, con diversi progetti per sviluppare e sperimentare tecnologie innovative in settori particolarmente rilevanti per la Forza Armata, a partire dalla Sorveglianza Marittima e veicoli autonomi subacquei. Sono attività che vedono in prima linea il nostro personale, che grazie all’esperienza tecnica e operativa maturata sul campo, potrà dare un prezioso contributo allo sviluppo delle soluzioni tecniche utili a soddisfare le esigenze operative.

*Capo Ufficio Spazio e Innovazione Tecnologica (USIT)


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INSERTO DEL NOTIZIARIO DELLA MARINA:

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Ancona, selezione e formazione del personale Il Comando Scuole della Marina è impegnato nel delicato ruolo della selezione del personale militare e nella gestione dei corsi di formazione di Emanuele Scigliuzzo n gomito naturale alle pendici del monte Conero, è lì che sorge Ancona, una delle tante città con un indissolubile legame con la marineria, tra le più importanti d’Italia. Conformazione geografica e posizione strategica al centro del Mar Adriatico, hanno conferito alla città quella connotazione di porto naturale apprezzata fin dal 387 a.C., anno di fondazione da parte dei Greci Siracusani. Porto romano di rilievo e Repubblica Marinara di prestigio è stata tra i poli più importanti della Regia Marina. Da Ancona partirono i MAS 15 e 21, agli ordini di Luigi Rizzo, rispettivamente comandati dal Capo Timoniere Armando Gori e del Guardiamarina Giuseppe Aonzo, che affondarono all'alba del 10 giugno 1918 la corazzata

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Ancona, sede del Comando Scuole della Marina Militare.


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Szent Istvan: impresa ricordata ogni anno nella Giornata della Marina. Nel 1957 diventa sede del Dipartimento Marittimo Adriatico assumendo così un’importanza strategica di controllo delle coste nazionali. Negli anni ‘80, Ancona vive un nuovo impulso con la costruzione di una caserma e di una moderna infermeria; nel 2013, chiuso il Dipartimento Militare Marittimo, viene istituito il Comando Scuole della Marina Militare, responsabile di due funzioni: selezione del personale e organizzazione formativa della Forza Armata. Per la selezione si avvale dei due centri nelle sedi di Ancona e Taranto. Qui si ricercano giovani che rispondano ai requisiti fisici, attitudinali, culturali e motivazionali necessari a svolgere una professione ricca di sfide che richiede impegno fisico, mentale e grande dedizione. Per la formazione istituisce, programma e gestisce i corsi

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dedicati al personale, avvalendosi degli Istituti di Formazione: antiche scuole custodi di tradizioni e di valori della Forza Armata. Ancona continua a essere punto nevralgico dell’attività della Marina, costituendo di fatto, la porta di ingresso della nuova linfa della Forza Armata. Comandante del Comando Scuole della Marina, da settembre 2021, è l’ammiraglio di divisione Antonio Natale. Siracusano, laureato in “Scienze marittime e navali” presso l’Università di Pisa e “Scienze Internazionali e Diplomatiche” presso l'Università di Trieste, nel corso della sua carriera ha comandato il pattugliatore Libra e la fregata Espero. Ha ricoperto incarichi internazionali come il “Naval Liaison Officer" per “Coalition Joint Force Maritime" in Bahrain e il comando della Standing Nato Maritime Group 2 (SNMG 2), assegnato alla missione NATO di antipirateria denominata Ocean Shield.


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Intervista al comandante del Comando Scuole della Marina, ammiraglio Antonio Natale

In alto a sinistra: L’Alfredo Cappellini, ricostruzione di un brigantino nel piazzale interno dell’Accademia Navale di Livorno; a seguire la Nave Scuola Amerigo Vespucci ormeggiata nel porto di Ancona. In basso a sinistra, allievi schierati nel piazzale della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto; a seguire allievo ufficiale si addestra al simulatore di plancia in Accademia.

Ammiraglio quanto è delicato e importante il ruolo del Comando Scuole, in fase di selezione del personale? Direi che è fondamentale. La Forza Armata cerca personale motivato con una buona preparazione culturale, un forte spirito di adattamento, capace di lavorare in team e di vivere a stretto contatto con gli altri. È compito della selezione individuare i giovani che meglio si ispirano a queste caratteristiche. Anche per quest’anno è prevista un’intensa attività concorsuale per il reclutamento di circa 400 ufficiali suddivisi nei vari ruoli e corpi, 600 sottufficiali e 3000 tra graduati e militari di truppa. Presso la sede di Ancona transitano oltre 10.000 concorrenti all’anno per sostenere prove scritte, accertamenti psicofisici e attitudinali. In questo contesto sono impiegati medici specialisti, ufficiali psicologi, selettori psicotecnici, infermieri e personale di supporto alle attività stesse. Attraverso la formazione si costruisce il futuro della Forza Armata, preparando il proprio personale ad affrontare le sfide di domani. Il motto del Comando Scuole è “Sapere aude” (abbi il coraggio di conoscere!). Quanto è difficile programmare i corsi di formazione oggi, guardando alle nuove sfide che attendono il Paese? La formazione sviluppa e consolida le competenze professionali del personale che garantisce il funzionamento di tutti gli elementi di Organizzazione della Forza Armata. Per essere competitivi, la formazione deve adattarsi all’incessante sviluppo tecnologico e al contesto in cui lo strumento militare è chiamato a

operare e deve essere continua durante l’intero arco della carriera. Ogni anno vengono formati presso gli Istituti di Formazione della Marina Militare circa 900 ufficiali, 1800 sottufficiali e 3000 tra graduati e volontari in ferma prefissata (VFP1 e VFP4). Dopo una lunga carriera in cui è stato impegnato anche in incarichi di livello internazionale, oggi cos’è che ancora l’affascina del suo lavoro che potrebbe essere di ispirazione per un giovane che ha fatto domanda per entrare nella Marina? È un onore e un privilegio far parte della Marina Militare. Qualsiasi sia il ruolo scelto, dall’ingegnere al medico, dall’esperto informatico al cuoco, dal pilota al consulente legale, si potranno solcare i mari di tutto il mondo lavorando al servizio del proprio Paese. L’ambiente è stimolante, tecnologicamente avanzato e richiede al marinaio del secondo millennio una formazione e un addestramento continuo. Le donne e gli uomini della Marina Militare sono quindi dei professionisti del mare, risorsa essenziale del Paese, capaci di adattarsi ai diversi scenari sia in ambito nazionale sia internazionale: questa poliedricità la ritroviamo nella moltitudine di incarichi che siamo chiamati a svolgere nell’iter della nostra carriera. Un percorso che ci stimola ad arricchirci continuamente di nuove conoscenze e a confrontarci con scenari non sempre completamente conosciuti. L’imprinting che ci viene dato, fin dalla formazione di base, ci consente di affrontare queste nuove sfide con quello spirito d’iniziativa che accompagna e contraddistingue un buon marinaio.

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Il pattugliatore Bettica ai lavori nell’Arsenale di Augusta Maestranze dell’Arsenale e industria privata insieme per l’efficienza delle navi di Rosa Bon

l pattugliatore d’altura classe Comandanti Bettica è nell’Arsenale di Augusta per i lavori di manutenzione e sta per completare il periodo in bacino, dove si svolgono attività di carenamento in parallelo con interventi sullo scafo e, in particolare, sull’opera viva (parte di scafo normalmente immersa). La “sosta lavori” è un momento pianificato della vita operativa di una nave militare, fondamentale per consentire il ricondizionamento, ovvero la riparazione e la manutenzione dello scafo, della piattaforma e l’eventuale ammodernamento dei sistemi di comunicazione, elettronici e d’arma. Una fase delicata perché coinvolge attività articolate in cui l’equipaggio della nave, le maestranze dell’Arsenale e le industrie private lavorano fianco a fianco. Questa è probabilmente la massima espressione di una profonda e funzionale sinergia d’intenti che da anni è presente tra la Marina Militare e il mondo civile: una nave che per diversi mesi è ormeggiata “a secco” in un bacino gestito da personale civile della Difesa. Qui intervengono, come attori protagonisti, operai di industrie private non solo del territorio, ma anche provenienti da varie regioni italiane, risultato dell’impegno speso dalla Forza Armata a sostegno dell’intera nazione. In sostanza, un’immagine delle potenzialità del “Sistema Paese”, nel quale per mantenere una importante capacità operativa militare, la Difesa mette in

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campo risorse militari e civili con un forte investimento sulle aziende italiane. Si crea così un solido team building tra equipaggio, maestranze arsenalizie e industria privata (IP) che, seguendo una comune linea di azione, cooperano per raggiungere l’obiettivo finale. Un aspetto fondamentale, che costituisce la priorità del comandante, capitano di fregata Elia Cuoco, è quello di assicurare il corretto svolgimento delle complesse attività nel rispetto delle norme di sicurezza: “Dobbiamo fare tutto, bene, in tempo e, soprattutto, in sicurezza”. L’Arsenale Militare Marittimo di Augusta si conferma, infatti, quale valido polo produttivo della Difesa inserito con le realtà tecniche e produttive civili di settore. Le opere di manutenzione sulla carena e le sovrastrutture rappresentano un sostanziale intervento nel processo di mantenimento delle capacità operative della nave. Pur essendo un periodo di pausa dall’attività in mare, questo momento complesso richiede un impegno continuativo da parte dell’equipaggio. Infatti la sosta lavori, interruzione fisiologica della vita operativa della nave, è anche

Il pattugliatore d’altura classe Comandanti Bettica nel bacino galleggiante dell’Arsenale della Marina Militare di Augusta.

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un periodo strutturale di ricondizionamento per il personale imbarcato: l’equipaggio, al termine delle visite per la prevista idoneità fisica, partecipa ai corsi di formazione professionale di categoria volti all’aggiornamento delle competenze legate al “controllo del danno”. Ciò consente di consolidare e accrescere il bagaglio professionale e tecnico del personale militare, risorsa preziosa e riconosciuta nel contesto nazionale ed internazionale. Solo dopo questa fase, l’equipaggio, pronto a riprendere il mare e addestrato individualmente, comincerà l’addestramento di team (il saper fare insieme: essere un equipaggio!) necessario a navigare ed operare in sicurezza.Le navi classe Comandanti rappresentano un indispensabile strumento della Squadra navale. Queste navi infatti, sono deputate all’attività operativa di “medio raggio” che si esprime in missioni di presenza e sorveglianza, monitoraggio, deterrenza alle attività illecite e tutela degli interessi nazionali impiegate nelle principali operazioni italiane e che interessano Forze internazionali alleate ed europee. In questo contesto nave Comandante Bettica e il suo equipaggio, “con ardire e con tenacia” - come recita il motto dell’unità - saranno presto pronti a solcare il mare e percorrere nuove miglia.

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La parola ai protagonisti

Comandante (capitano di fregata Elia Cuoco) ci dice un aspetto peculiare della sosta in bacino di nave Bettica? La sosta in bacino è un momento delicato. I risultati degli sforzi che ognuno di noi mette in campo si vedranno nei mesi a venire, quando nave Bettica tornerà a navigare. In questa fase le attività devono essere fatte bene, nel rispetto delle tempistiche ma, soprattutto, in sicurezza. La sicurezza sul lavoro del mio equipaggio e di chiunque collabori con noi è fondamentale, viene prima di tutto.


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Aiutante di bordo (C° 1ª cl Nocchiere Emanuele Scicolone), qual è il segreto per raggiungere l’obiettivo? Per ottenere risultati concreti è necessario che tutti collaborino e diano il meglio di sé anche in questo periodo, solo apparentemente meno impegnativo. Ognuno, con le proprie conoscenze, è un elemento fondamentale nella riuscita dell'impresa e l'impegno di tutti prestato oggi, sarà domani soddisfazione e orgoglio per la nave.

Lei è tra i marinai più giovani a bordo (com 2ª classe Mirko Carmelo Polimeni) è stato difficile far parte di un equipaggio della Marina? Mi sono integrato e sto lavorando con tutto l’equipaggio, cercando di apprendere quante più nozioni possibili. Sognando un futuro in Marina, immaginavo di trovare una nave operativa pronta già subito a navigare, ecco perché non vedo l’ora di vedere la nostra nave in mare, pronto per tutte le nuove esperienze che mi attendono.

Sopra da sinistra: il capitano di fregata Elia Cuoco, il capo di prima classe Emanuele Scicolone e il comune di seconda classe Mirko Carmelo Polimeni.. In basso: vista aerea del pattugliatore Bettica nel bacino galleggiante.

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L’Italia e l’identità marittima di Antonello D’Avenia

Cosa vuol dire expeditionary? Il termine inglese definisce la “capacità di proiezione”: l’abilità di uno Stato di proiettare in maniera autonoma la propria capacità militare all’estero, soprattutto in aree molto distanti e fuori dalla portata delle basi logistiche di cui si dispone, incluse quelle degli alleati. Le portaerei, unità autosufficienti per lunghi periodi, sono lo strumento principale per esprimere tale capacità.


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piegare dinamiche politiche, religiose, economiche e commerciali di un determinato popolo o di una determinata regione, a prescindere dalla geografia, sarebbe scorretto. Basti pensare ai monti che proteggono da invasioni militari o culturali, ai fiumi che delimitano confini, ai corsi d’acqua che facilitano stanziamenti e proliferare di città oppure alla presenza del mare, da sempre mezzo di apertura verso altre terre, altri lidi. La geografia infatti, racconta la storia. E la geografia dell’Italia ricorda bene quella delle Repubbliche marinare rappresentate al centro della bandiera della Marina Militare: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Quattro città che sep-

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pero fare della loro posizione strategica la loro ricchezza, non solo economica importando prodotti e merci, ma anche culturale con quelle nuove idee che crearono i presupposti per far crescere la loro indipendenza, potenza e influenza in tutto il Mediterraneo. L’Italia ha un’identità marittima perché penisola, perché ha 8000 km di costa, perché è la mano lunga dell’Europa nel bacino del Mediterraneo: mare stretto tra gli stretti di Suez, del Bosforo e di Gibilterra, colli di bottiglia (o se preferite choke point) da cui passano le risorse, le materie prime del mondo. L’incidente avvenuto nella primavera del 2021, con una nave in-

cagliata nello stretto di Suez che ha impedito il traffico di petrolio, gas e ogni altro prodotto che viaggia lungo le autostrade del mare tramite gigantesche portacontainer, ha dato misura del danno che se ne avrebbe in caso di altro incidente, sinistro o attacco deliberato, magari terroristico. È chiaro dunque il valore che ha la protezione della libertà di navigazione e l’importanza che riveste il possedere uno strumento militare affidabile e adeguato alle esigenze di sicurezza e quindi commerciali. La Marina Militare svolge compiti di sorveglianza, controllo, lotta al terrorismo, al narcotraffico, alla pirateria, alla tratta degli esseri umani, senza confini, in ogni angolo del globo grazie alla capacità di proiezione (in inglese expeditionary) che permette di essere autonomi nello svolgimento delle missioni. Ovviamente la Marina Militare non lavora da sola: il dialogo e la cooperazione con le altre Forze Armate nazionali sono e saranno massimi per ottimizzare l’efficienza e l’interoperabilità, così come avviene con le altre Forze navali dei Paesi Alleati, sia dell’Unione Europea, sia della NATO. L’ambizione della Forza Armata marittima segue la propria storia: farsi trovare sempre pronti alle nuove sfide e minacce. Oggi, ad esempio, il mondo cyber è legato più al mondo reale che a quello virtuale e la corsa allo spazio va di pari passo con la corsa alle profondità subacquee, dove scorrono i cavi sottomarini su cui viaggiano grandi quantità di dati informativi. Essere consapevoli dell’importanza del mare per l’Italia è il primo passo per rafforzare la nostra identità di Paese marittimo e quindi consolidare la nostra economia che proprio dal mare si alimenta. A noi marinai quindi, il dovere di continuare a essere credibili, competenti, all’altezza dei tempi.

La portaerei Cavour precede la portaeromobili Garibaldi.


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Testimoni dell’evento, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao

I primi dieci anni di Difesa Servizi di Palma Agosta

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In alto: il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, con il moderatore dell’evento Mariarita Grieco, caporedattore e conduttrice dell’edizione di punta del TG2. In alto a destra: l’intervento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini insieme ai vertici di Difesa Servizi SpA: il presidente dott.ssa Giovanna Romeo, l’amministratore delegato avvocato Fausto Recchia e il direttore generale Luca Andreoli. N OT I Z I A R I O

i è svolto lo scorso 16 dicembre presso l’hangar dell’aeroporto di Roma Urbe alla presenza del ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, il decimo anniversario della fondazione della società in house del Ministero della Difesa. L’amministratore delegato di Difesa Servizi S.p.A. Fausto Recchia si è detto orgoglioso “[…] di quello che siamo riusciti a fare in questi anni, della crescita che siamo riusciti a garantire e delle risorse rese disponibili per le Forze Armate. I numeri sono tutti dalla nostra parte. Negli ultimi

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due anni abbiamo registrato una crescita importante, e siamo ottimisti anche per l’anno in corso che si sta per chiudere. Nemmeno il covid ci ha fermato, abbiamo retto l'urto sugli asset più esposti”. “In questi anni Difesa Servizi è passata dalla gestione delle iniziali 3 convenzioni alle attuali 162 e ha stipulato 423 contratti, che le hanno consentito di rendicontare alle Forze Armate oltre 173 milioni di euro, e ha in portafoglio contratti per 228 milioni per il prossimo decennio” – ha proseguito l’avv. Recchia, che ha concluso: “La società svolge un'attività commerciale ma la nostra stella polare


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resta l'istituzione, la Difesa. La nostra società cerca equilibrio tra istituzioni, opportunità e mercato e perché ciò possa avvenire è fondamentale il rapporto di fiducia con il Ministro, nella sua qualità di socio, e le Forze Armate". Riguardo al Pnrr si tratta di un "passaggio importantissimo per noi, sentiamo la responsabilità ma anche l'opportunità di fare bene a supporto della Pubblica Amministrazione in generale e dell’innovazione in particolare”. Difesa Servizi infatti, sarà centrale di committenza per la gara relativa al Polo Strategico Nazionale (PSN), l’infrastruttura per garantire la sicurezza e l'autonomia tecnologica

sugli asset strategici per il Paese, gara gestita dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e transizione digitale. In questo contesto, intervistato da Valentina Bisti, conduttrice del TG1, il ministro Colao ha dichiarato: "Siamo in una fase di progettualità sterminata per costruire un Paese diverso e c'è la volontà politica. Il 2022 sarà un anno cruciale, se partiamo bene prendiamo abbrivio e credibilità e tutto il resto andrà bene, ed è importante che la partenza sia giusta. Il primo semestre sarà decisivo. Difesa Servizi avrà un ruolo importante e una grande responsabilità, avremo bisogno di enormi competenze, che già ci sono,

attivando tutte le potenzialità della Società”. Intervenendo in chiusura, il ministro Guerini ha dichiarato: “Difesa Servizi è una bella storia per il nostro Paese, per la Difesa è importante poter contare su questa realtà. La società nasce da un'intuizione che è cresciuta, si è consolidata, e oggi si festeggia il traguardo raggiunto ma anche la volontà di fare un ulteriore salto di qualità, uno tra tutti quello del Recovery. Complimenti per il lavoro svolto, auguri per il connubio con tutti gli organi della governance, e per le sfide che la società ha davanti a sé”.

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Dall’idea al mare. Come nascono le navi della Marina Militare di Mario De Biase


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La Sala Progetti dello Stato Maggiore Marina, fra tradizione e innovazione tecnologica

ra il lontano 2011 quando, dopo essere sbarcato dalla “nave più bella del mondo” (il veliero Amerigo Vespucci) in qualità di direttore di macchina, mi accingevo a oltrepassare il varco di Palazzo Marina per approdare finalmente in quell’ufficio che per gli “addetti ai lavori” è noto come “Sala Progetti”. Situata all’ultimo piano del palazzo dove ha sede lo Stato Maggiore Marina, la Sala – visibile a tutti grazie alle sue ampie vetrate e alla sua collocazione sovrastante il giardino d’onore – incuteva un timore reverenziale in quel giovane ufficiale che vedeva concretizzarsi i tanti sforzi fatti per coronare un sogno da sempre inseguito e coltivato sin dall’Accademia navale: progettare le navi della Marina Militare. La Sala Progetti è infatti il luogo in cui la nave, con il contributo del Reparto navi e dei diversi Reparti dello Stato Maggiore, “muove i suoi primi passi” (ovvero la definizione dei requisiti tecnico-operativi e del concept design, ovvero del progetto preliminare di una nuova unità) e dove viene seguita insieme con la Direzione degli Armamenti navali (NAVARM) nella sua gestazione (progettazione e costruzione da parte dell’industria) fino alla consegna alla Forza Armata e quindi all’inizio della vita operativa. Per assolvere le sue funzioni, la “Sala”, sede dell’Ufficio progetti, è “armata” da ufficiali del Genio Navale specializzati, secondo il previsto iter di formazione, in Costruzioni e Architettura navale, materie legate al design delle navi militari. Grazie alla formazione diversificata e al continuo e consolidato confronto con le più evolute Marine estere, l’Ufficio è in grado di definire le linee di indirizzo della cantieristica militare nazionale.

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Roma, Palazzo Marina. In alto, le tre finestre della Sala Progetti vista dal giardino d’onore.

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Ma la “Sala” non è solo un team di ufficiali ingegneri militari del Genio Navale: un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei nuovi progetti è svolto anche dal personale specializzato in disegno tecnico navale (trattasi essenzialmente di personale proveniente dal ruolo sottufficiali ovvero truppa) che, dopo aver frequentato corsi specialisti ed un periodo on the job training, mettendo a disposizione la propria pluriennale e diversificata esperienza professionale maturata a bordo delle navi, supporta con efficacia, professionalità e iniziativa gli ufficiali progettisti nella definizione dei lay-out (aree, locali e superfici interne) e del top-side (configurazione esterna) delle nuove navi. Non solo quindi preparazione teorica e specialistica, ma anche professionalità, pragmatismo ed esperienza proveniente dal campo, o meglio dal mare: sono

Per assolvere le sue funzioni, la “Sala”, sede dell’Ufficio progetti, è “armata” da ufficiali del Genio Navale specializzati, secondo il previsto iter di formazione, in Costruzioni e Architettura navale, materie legate al design delle navi militari.

” questi gli ingredienti fondamentali che fanno della Sala Progetti uno dei principali punti di forza dello Stato Maggiore Marina che, con la Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM), garantisce lo sviluppo di navi all’avanguardia tecnologica ed in grado di dare efficace risposta alle minacce attuali e future del Paese. Molte sono le navi pensate, progettate e poi disegnate sul tavolo centrale della Sala da quel lontano novembre 2011; tantissime altre sono state progettate da illustri ufficiali del Genio Navale in tempi antecedenti tale data, come ad esempio alcune già


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Alcuni degli ufficiali del Genio Marina dell’Ufficio Progetti guidato dal capitano di vascello Gabriele Catapano: da sinistra i capitani di fregata Tommaso Russo e Mario De Biase, il tenente di vascello Paolo Scorvo, i capitani di corvetta Claudio Maggi, Paolo Pappalardo e Alessio Liuni

dismesse e altre prossime alla dismissione (fregate classe Lupo, classe Maestrale, Caccia classe De La Penne, cacciamine classe Lerici-Gaeta e altre ancora). Trattasi di progetti di riferimento che anche oggi vengono osservati e studiati a conferma dell’importanza che assume nella progettazione navale militare e nello sviluppo di nuove ed innovative tecnologie il connubio fra tradizione e innovazione. Non sono mancati i concept design di unità subacquee realizzati dagli ufficiali specializzati in Costruzione Sommergibili, che portavano in embrione tecnologie poi confluite a bordo dei sottomarini nazionali, la cui analisi progettuale è negli anni passata al 5° Reparto Sommergibili dello Stato Maggiore Marina, impegnato nello sviluppo ingegneristico del programma NFS (Near Future Submarine) in corso di realizzazione. Oggi, non nego di provare profondo orgoglio e grande soddisfazione nel veder navigare nave Vulcano (unità ausiliaria per il rifornimento e il supporto logistico della Squadra navale), cui si aggiungeranno a breve anche il Thaon de Revel (pattugliatore polivalente d’altura) e il Trieste (nave multiruolo per lo sbarco anfibio). Guardando al domani e senza tralasciare l’esperienza maturata nel passato, oggi sono numerosi gli studi in corso di sviluppo da parte dell’Ufficio Progetti, tra cui quello preliminare delle navi anfibie, dei pattugliatori, dei caccia e dei cacciamine di nuova generazione, solo per citarne alcuni, non dimenticando l’unità intelligence, le navi idro-oceanografiche costiere e una barca a vela di tipo Class 40.

Rappresentazioni grafiche del nuovo cacciatorpediniere “DDX” nella sua versione preliminare.

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L’attrezzatore navale: un artigiano del mare L’Arsenale di Taranto: uno scrigno prezioso di mestieri e professionalità legati all’arte marinaresca di Fabio Dal Cin iviamo in un’epoca di grandi cambiamenti: tecnologie sempre più avanzate e sistemi automatizzati rendono sempre meno necessaria la presenza dell’uomo. Eppure esistono realtà, mestieri, che sfidando il tempo conservano il loro fascino, la loro utilità. Siamo in ambiente navale, all’interno dell’officina porto dell’Arsenale Militare di Taranto, per conoscere da vicino un mestiere antico, tramandato di generazione in generazione: l’attrezzatore navale. A spiegarci nel dettaglio alcuni segreti di questo mestiere è l’assistente tecnico per le lavorazioni, Cosimo Fornaro, il quale, tra utensili tradizionali e un antico banco da lavoro in legno massello di fine ‘800, continua a svolgere il suo lavoro in supporto alle navi della Marina. Classe 1962, il signor Fornaro è entrato a far parte della “famiglia” degli attrezzatori a 19 anni, quando, come operaio, ha seguito da vicino gli insegnamenti di un “maestro” del mestiere, carpendone i segreti, e imparando a realizzare paraeliche, parabordi, biscaggine, reti giapponesi e molto altro.

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Sig. Fornaro, chi è l’attrezzatore navale? E’ colui che si occupa di costruzioni e lavorazioni di tutto ciò che riguarda i cavi in acciaio, fibra o cordame che servono sia per ormeggi che per qualsiasi altro uso a bordo di mezzi navali minori. Effettua manutenzioni e messe in opera di cavi per gru, per sollevamento, e qualsiasi altra attività che riguardi l'arte marinaresca su funi e cavi. Si occupa pertanto di lavorare su cavi impalmandoli (o impiombandoli) realizzando gasse, sbirri, braghe, penzoli...e avvalendosi di attrezzature che ormai appartengono a vecchie e nostalgiche memorie. Quali sono queste attrezzature? Gli attrezzi che non possono mancare su un banco attrezzatori sono innanzitutto: morse, arganelli a mano, caviglie (punteruoli di ferro che servono ad aprire i trefoli dei cavi d'acciaio), borelli in legno (coni di legno che servono ad aprire i legnoli dei cavi in cordame o in fibra), cordame per fasciare l’estremità dei trefoli impiombati, coltelli, manette (strumento che serve per avvolgere, stringere e preservare funi di comando di macchina merlino o semplicemente

sfilacci di canapa), morsetti mobili quando non è disponibile per la lavorazione una morsa da banco. Sulle morse di ogni banco attrezzatori ci sono dei paranchi in legno che terminano con delle pastecche e con dei ganci che servono a sostenere i cavi che saranno successivamente sottoposti a lavorazioni di impiombatura. Che tipo di lavorazione sta svolgendo in questi giorni? Mi è stato chiesto di realizzare dei penzoli in grado di sollevare carichi di peso non eccessivo. Nello specifico parliamo di 4 penzoli destinati a sollevare sia motobarche che distanziatori. L’esigenza è di sollevare circa 20 tonnellate (diametro del cavo di 24/26 millimetri). In questo caso stiamo costruendo delle gasse per poterci “appigliare” a quelli che sono i ganci di traino o sollevamento di una gru. Per farlo, abbiamo necessità di aprire il cavo (ogni cavo di acciaio è formato da 6 trefoli dotati di anima centrale in canapa), tagliarlo, effettuare una perfetta fasciatura che lo fermi non consentendogli di aprirsi, lavorarlo con gli attrezzi di cui ho già parlato fino a


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realizzare l’impiombatura finale, dopodiché il prodotto è pronto per l’utilizzo in mare. Non crede che le nuove tecnologie possano far tramontare questo mestiere? Sono convinto che per quanto le nuove tecnologie possano migliorare le lavorazioni marinaresche, nulla potrà mai eguagliare la visione di un natante che mette in bella mostra i suoi “nodi” lavorati a mano. Paraeliche, parabordi, bi-

scaggine, reti giapponesi sono ancora oggetto di ammirazione da parte delle navi straniere. Nello svolgere le mie mansioni, continuo a seguire i dettami e i materiali in uso fino al secolo scorso. Il mio desiderio è riuscire a passare il testimone a personale più giovane, oppure, come è successo a me per via di un maestro geloso che pretendeva che gli ‘rubassi’ il mestiere, mi auguro possa esserci qualche amante dell’arte mari-

naresca che, raccogliendo qualche mio manufatto, possa studiarlo riproducendolo a regola d’arte e rigorosamente a mano.

In alto: “bozzello” corredato da “canestrello” con “stroppo” e “nodo alla portoghese”. In basso da sinistra: Cosimo Fornaro, attrezzatore; “arganello” a mano e l’inizio “impiombatura” su cavo d’acciaio con l’uso della “caviglia”.


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Zero margini d’errore di Michele Davino

L’ingresso a Taranto durante l’apertura del ponte girevole. Il lavoro del team di navigazione di precisione opo 6 giorni di navigazione, scanditi da operazioni di rifornimento in mare, simulazioni di incendio a bordo ed esercitazioni di manovre cinematiche con altre navi, i preparativi per l’ingresso a Taranto diventano più evidenti. Si nota una certa fibrillazione nell’aria che coinvolge tutto l’equipaggio: i tarantini a bordo iniziano a sentire l’aria

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di casa e fanno programmi per la loro sosta nella Città dei due Mari, mentre gli altri marinai si affannano nella ricerca frenetica di ristoranti che offrano le prelibatezze locali per non arrivare impreparato alla “franchigia”. In tutto questo vociare confuso ed eccitato, una parte dell’equipaggio inizia invece un briefing operativo che racchiude una certa emozione e la voglia

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di capire come si svolgerà il famoso passaggio al Ponte Girevole, quali saranno le procedure di navigazione e l’organizzazione dell’attraversamento. Il team navigazione di precisione inizia il briefing pre-manovra in plancia, l’ufficiale di rotta già da giorni studia la documentazione nautica e le procedure previste. Il Ponte Girevole di Taranto collega la


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città nuova a quella vecchia: la sua apertura permette di attraversare il canale che mette in comunicazione il Mar Grande con il Mar Piccolo, in modo che le navi della Marina Militare possano accedere alla banchina Torpediniere. Pur rimanendo per la città di Taranto un importante spettacolo, l’apertura del ponte causa una momentanea sospensione della viabilità stradale ordinaria: motivo per cui la manovra, oltre ad avvenire a mezzanotte, deve durare il minor tempo possibile. Il disagio per la popolazione deve essere infatti ridotto al minimo, per questo motivo la nave che attraversa dovrà trovarsi nel cosiddetto “punto di non ritorno” (punto in cui la nave non potrà più manovrare per il disimpegno, ma dovrà iniziare l’ingresso)

durante l’inizio della manovra di apertura del ponte stesso. La carta nautica, le squadrette e i compassi diventano strumenti indispensabili. Anche se la tecnologia moderna offre facilitazioni, il team continua la pianificazione secondo i canoni navali di un tempo: non si tratta solo di tradizione marinaresca, ma bisogna essere in grado di operare anche in caso di assenza di segnale satellitare del GPS (global position system) o guasti ai sistemi di navigazione. Tutto è pronto. Il team navigazione di precisione è al proprio posto, il personale ai rilevatori di dritta e sinistra inizia a individuare i punti cospicui e i riferimenti su cui prendere i rilevamenti che incrociati permetteranno all’ufficiale di rotta, insieme al riferimento di prora, di stabilire la posizione esatta della

nave rispetto al track (rotta) di navigazione. Come da pianificazione, all’ora stabilita, la nave si trova sul punto di non ritorno: il razzo rosso di segnalazione del Castello Aragonese, il segnale a lampi di luce e la comunicazione radio confermano che il ponte inizia la manovra di apertura. La nave, alla velocità determinata, inizia ad avvicinarsi al canale sulla rotta stabilita, mentre le due rampe del ponte sono in apertura. Come un meccanismo perfetto, la nave avanza e il ponte continua la sua manovra di apertura. I due movimenti sono scanditi dalla stessa velocità: due elementi diversi, guidati da un unico “regista”. Nel frattempo, sui due lati della città, la popolazione attende il passaggio della nave con un misto di curiosità e di ammirazione. L’ufficiale di rotta – sotto la supervisione del Comandante - con voce ferma e decisa, continua a dare gli ordini di manovra al timoniere e alle macchine, decide rotta e velocità, fronteggiando il vento e la marea che tendono a distrarre l’opera viva (parte immersa) della nave, come un disturbatore che chiede attenzione. Finalmente arriva il momento più emozionante, ecco le murate del canale, così imponenti e vicine alla nave da togliere il fiato. Pochi metri da un lato e pochi metri dall’altro: un passaggio emozionante che gli spettatori si gustano dalle ringhiere in alto. L’equipaggio, schierato a prora, saluta militarmente il passaggio davanti l’Ammiragliato. Per loro il momento vissuto è spettacolare, ma per chi sta manovrando, tra attenzione posta, controlli di sicurezza, elaborazione di informazioni e dati navigazione, quei 30 o 40 secondi sembrano un’eternità. Il personale di poppa riporta “giro libero”, la nave ha superato l’ultima banchina e ora è fuori dal canale, la tensione continua per l’accostata che porterà alla manovra di ormeggio, ma di certo un sospiro liberatorio da parte di tutto il team, ma soprattutto da parte dell’ufficiale di rotta e del Comandante. Una emozione unica, che rimarrà impressa nella mente di tutto l’equipaggio.

Taranto, ingresso in mar Piccolo della fregata Carabiniere.

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Castello Aragonese di Taranto, boom di visite nel 2021 Un incremento del 40% di turisti e un investimento di 2,75 milioni del Ministero della Cultura per il sito curato dalla Marina Militare di Pasquale Prinzivalli

ra le varie attrazioni da visitare in Puglia, il Castello Aragonese di Taranto è certamente una di queste. Riaperto al pubblico nel giugno scorso, le visite guidate, divise giornalmente in 15 turni, hanno complessivamente interessato 30615 visitatori, di cui 6056 di Taranto e provincia, e 24559 turisti con un incremento di oltre il 40% rispetto al 2020. Sono i numeri di un successo su cui scommette anche il Ministero della Cultura, con un investimento pari a 2,57 milioni per il restauro e il risanamento conservativo

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di questo gioiello cittadino e nazionale, volano di crescita culturale ed economica. In particolare, fa rilevare la Marina Militare, "Ad attrarre l'interesse dei visitatori, è il valore storico del Castello Aragonese, arricchito di nuovi particolari, come la nuova targa in ricordo di Federico II, unitamente alle sue qualità estetiche e paesaggistiche". Noto anche come Castel Sant’Angelo, è una delle strutture più rappresentative: se ci si trova nella Città dei due Mari, non sarà difficile scorgerlo vista la sua

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imponente mole. È ubicato in una posizione centrale, sotto al famoso Ponte Girevole che collega l'isola del borgo antico alla città nuova e supera il canale che unisce il Mar Grande al Mar Piccolo. Le origini del “Castello” risalgono all’anno 1000. A quell’epoca i Bizantini, per proteggersi dagli attacchi dei Saraceni che provenivano dal mare, pensarono di costruire questa fortificazione. Furono erette, proprio a ridosso delle acque, alte e strette mura e in seguito


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Intervista al comandante Sergio La Manna, capo nucleo del Castello Aragonese

Comandante, da meno di un anno ha ricevuto in “eredità” un vero e proprio gioiello archeologico, il Castello Aragonese. Quale il segreto del continuo aumento dei visitatori? Come per tutto, il successo è da ricercare nella professionalità, nella passione e nell'impegno, qualità che da circa 15 anni le istituzioni del

fu costruito un canale navigabile per consentire l’accesso a piccole imbarcazioni. Ferdinando II d’Aragona nel 1486 fece ampliare la costruzione modificandola in modo che divenisse idonea a ospitare cannoni. Fu in quel periodo storico che il Castello assunse le sembianze che ancora oggi si possono ammirare, caratterizzato da torri basse e larghe. Nel corso dei secoli gli Asburgo che si succedettero fecero perdere importanza al Castello, fu Napoleone Bonaparte

territorio riversano sul Castello Aragonese, riconoscendo e perorando la causa promossa e ancora sostenuta dall'ammiraglio Francesco Ricci. Mi riferisco, oltre alla Marina Militare che fa da pilota, alla Soprintendenza ai Beni culturali e archeologi, al Comune di Taranto, alle associazioni culturali che, a vario titolo, sentono di dover contribuire alla conservazione di questo tesoro architettonico accanto alla Marina. Al Castello gli scavi archeologici e le ricerche non si fermano mai! Quali le ultime novità? Il Castello è una vera miniera di storia ed una fucina di cultura, visitarlo equivale a immergersi in un libro di epica sentendosi coinvolti nelle storie che lo stesso ci racconta. In queste settimane è in allestimento la stanza in cui Alexandre Dumas, padre del celebre scrittore, trascorse la sua prigionia redigendo un diario che, in seguito, ispirò il figlio nel famoso romanzo "Il Conte di Montecristo”. La gestione dei visitatori è svolta dal personale della Marina Militare. Ci

che lo riportò alla sua originaria funzione. Nel 1887 divenne sede della Marina Militare Italiana. All’interno, superato l’ingresso si può accedere alla cappella di S. Leonardo, riconsacrata nel 1933. Di grande interesse è la cripta dove si sono rinvenuti pezzi di ceramica datati XIII-XV secolo e una moneta dell’epoca di Federico II. Dal cortile, lungo i suoi passaggi non sempre agevoli, si possono ammirare vari reperti ritrovati durante alcuni

aiuta a conoscere meglio questi marinai? Ricevere un visitatore in un’area militare impone un’attenzione particolare per la sicurezza dello stesso e la salvaguardia del bene storico e architettonico. Tuttavia il personale preposto a questo servizio di tutela ha approfondito lo studio del sito anche al fine di rispondere o illustrare al meglio il Castello cercando di soddisfare il desiderio di conoscenza, proprio e dei visitatori, soprattutto dei più giovani. Sono i ragazzi, infatti - tra di loro moltissimi bambini - i più curiosi ed entusiasti di vivere come un’avventura straordinaria la visita al Castello. Inoltre, non solo la gestione dei visitatori, ma anche la manutenzione e il restauro, sono affidati ai colleghi della Marina, militari e civili che, di fatto, sotto la guida della Soprintendenza, intervengono nella ristrutturazione e ricerca storica. Ritengo che tutto l'insieme trasmetta ai visitatori una sensazione di accoglienza e di apprezzamento non solo verso la Marina, ma più in generale verso lo Stato e la Pubblica Amministrazione.

scavi in città, come monete, gioielli, vasi, posate ed altri oggetti. La parte del Castello più entusiasmante da visitare sono le mura esterne; una bellissima passeggiata durante la quale si potrà godere di un paesaggio incredibile. Una delle sale più inquietanti è la sala delle torture, particolare per il grande buco che attraversa la volta. Fra torri e paesaggi mozzafiato il Castello di Taranto regala sicuramente grandi emozioni tra il presente e un lontano passato.

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Buccari 1918: la “beffa” che scrisse la storia dei MAS di Vincenzo Grienti

E’ la notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 quando un gruppo di marinai scrive la storia: i Motoscafi Armati Siluranti numero 94, 95 e 96, piccole imbarcazioni impiegate dalla Regia Marina come mezzi d’assalto veloce durante la Grande Guerra, violano la baia di Buccari. N OT I Z I A R I O

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n’idea, un’impresa e tre MAS per mettere scompiglio tra gli alti Comandi della Marina austro-ungarica e nell’opinione pubblica degli Imperi Centrali. E’ la notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 quando un gruppo di marinai scrive la storia: i Motoscafi Armati Siluranti numero 94, 95 e 96, piccole imbarcazioni impiegate dalla Regia Marina come mezzo d'assalto veloce durante la Grande Guerra, violano la Baia di Buccari. Al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo (futuro eroe di Premuda insieme a Giuseppe Aonzo il 10 giugno 1918), del tenente di vascello Edoardo Profeta De Santis e del sottotenente Andrea Ferrarini, dopo quattordici ore di navigazione, alle 22.00 del 10 febbraio, i tre

U

MAS si muovono sfruttando l’oscurità e l’effetto sorpresa tra l'isola di Cherso e la costa istriana fino alla “zona operazioni”. Un idrovolante Macchi M5 in ricognizione aerea aveva individuato a Pola 4 unità classe Viribus, 3 Radetzki, 3 Erzherzog, 1 Monarch, 2 esploratori e diversi cacciatorpediniere. A questi si aggiungevano 23 piroscafi nel porto di Fiume e 4 navi a Buccari. Fra i protagonisti dell’incursione, il poeta Gabriele D’Annunzio, allora maggiore di Cavalleria. A causa di un cattivo malfunzionamento dei siluri nessun bersaglio venne messo a segno. Il colpo inflitto alla famigerata impenetrabilità austriaca fu però più forte di qualsiasi altro siluro. D'Annunzio lanciò nella baia tre bottiglie contenenti un messaggio di sfida, sottolineando che neppure “a casa loro” gli avversari potevano dormire sonni tranquilli: “In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre ad osare l'inosabile. E un buon compagno, ben noto, il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto con loro a beffarsi della taglia”. I marinai e le navi italiane avevano dimostrato di aver percorso oltre 50 miglia dentro le maglie della difesa costiera nemica per poi riprendere il largo sotto gli occhi delle vedette austriache

In alto a sinistra: Gabriele D'Annunzio prima della partenza per Buccari con Luigi Rizzo, il comandante Matteo Spano e i fratelli Ciano. In alto: Gardone Riviera (Lago di Garda), il MAS 96 della Beffa di Buccari, esposto al Vittoriale degli Italiani, simbolo della storica impresa compiuta nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918.

che rimasero sbigottite e incredule: com’era possibile che gli italiani erano riusciti a penetrare fino in fondo al porto? La “beffa di Buccari” era compiuta: nonostante la missione non avesse provocato danni e affondamenti, squarci di paratie e feriti, il nemico fu costretto a rivedere i piani di difesa sul mare. Senza contare il colpo al morale e la ricaduta mediatica sui quotidiani e sui periodici del tempo. La Regia Marina aveva sperimentato e dato prova che oltre alle armi navali, aeree e anfibie, ai treni armati, ai sommergibili e agli altri mezzi offensivi, c’erano armi altrettanto efficace: l’intelligence e la guerra psicologica. Il Comando della Marina austriaca cercò di rimediare attaccando i MAS ormeggiati nel porto di Ancona, ma invano. La guerra volgeva al termine e quello scherno venuto dal mare rivelò un potere marittimo che avrebbe fatto la differenza fino alla vittoria dell’Italia. Oggi il MAS 96 è esposto al Vittoriale degli italiani. Per ricordare quell’impresa, D’Annunzio declinò il famoso acronimo in “Memento Audere Semper” (ricordarsi sempre di osare).

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RECENSIONE di Alessandro Busonero

Nave Vespucci Il mistero del tempo incontro con l’autore Enrico Gurioli entidue febbraio 2022: Auguri al Vespucci nel suo novantunesimo compleanno. Un omaggio alla nave scuola per eccellenza della Marina Militare, ai suoi Comandanti, e agli equipaggi e allievi che sono stati imbarcati in tutti questi anni. Con professionalità e passione hanno navigato sui mari del mondo portando lustro all’Italia più bella. Un omaggio da condividere anche con tutti gli appassionati del mare e l’augurio più grande che possano un giorno visitare questa nave straordinaria e coglierne le emozioni direttamente dalle parole dell’equipaggio. Un anniversario importante questo e lo condividiamo con un libro e il suo autore: Enrico Gurioli. A lui la parola. “Era il 22 febbraio del 1931, un lunedì, quando dallo scivolo del cantiere navale di Castellamare di Stabia entrò in mare lo scafo di un insolito veliero. L’Amerigo Vespucci. Per chi è salito sul Vespucci, a qualsiasi titolo, in qualsiasi condizione o stato, con qualsiasi tempo, in mare o all’ormeggio, imbarcato come civile o militare, nocchiere o motorista, ufficiale o marinaio, l’esperienza fatta a bordo rappresenta, senza alcun dubbio, una imperiosa necessità di raccontare ad altri la nave, come per liberarsi dei propri pensieri anche attraverso la scrittura. Non è un caso che la Marina Militare italiana affidi ai libri la narrazione della propria storia come per sottolineare la vittoria del tempo sull’oblio della memoria. ‘Nave Vespucci. Il mistero del tempo’ edito da Giunti, è un lavoro di trascrizione da più fonti di cronaca per una navigazione durata novanta anni; si è trattato di esaltare nelle pagine del volume i saperi interni ed esterni alla casa editrice unendoli alle competenze della Marina. Così il testo ha dovuto confrontarsi con la coralità dell’opera consapevole che il libro su Nave Vespucci non doveva necessariamente coincidere con la mia visione bensì spiegare la vera sostanza dell’importante veliero. Pur tuttavia è esistita una narrazione complementare e parallela, affidata a una rigorosa scelta di materiale iconografico preso dal decennale lavoro dei fotografi di bordo e dagli archivi dell’Ufficio Storico della Marina. Nella stesura del libro, dovendo fare i conti con il mare - un universo che quasi mai lascia tracce e non ama la retorica - ho ritenuto doveroso legare le prime navigazioni della nave più bella del mondo anche all’anima della gemella Cristoforo Colombo (sebbene di dimensioni leggermente diverse) e agli uomini che l’hanno fatta navigare in Atlantico, a vela per oltre 10.000 miglia, sotto il Comando di Da Zara; ho ricordato pure le malcelate traversie di quell’equipaggio nel dopo 8 settembre, che non avrebbe mai voluto fermare il tempo di quel veliero tra le onde del Mar Nero. Mentre il cuore dei marinai di Nave Vespucci, fatto di cordame, di lamiera, legno, vele e ottone, ha continuato a pulsare ininterrottamente al ritmo dei suoi riti di bordo scanditi dal tempo di un metronomo che non si vede, ma c’è da oltre 90 anni”.

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Autore: Enrico Gurioli Editore: Giunti Editore Anno di pubblicazione: 2021 Lingua: italiano Numero di pagine: 240 - Brossura Prezzo: 40 euro

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Il mare raccontato dai professionisti


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