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Il 12 pErCENtO dEl pErSONalE è dONNa. CapItaNO dI frEgata Il gradO pIù altO pAG
il 12 percento del personale è donna capitano di fregata il grado più alto
quello che in passato era stato soltanto un sogno per moltissime donne: indossare una divisa, servire la patria, scegliere la via della propria realizzazione professionale in questo ambito, adesso è realtà. Secondo i più recenti dati, pubblicati nel “Rapporto annuale delle Capitanerie di porto e Guardia Costiera 2021”, con una presenza femminile pari al 12 percento dell’organico complessivo, la Guardia Costiera si pone molto al di sopra della media generale nelle Forze Armate, che si attesta al 6 percento, stando ai numeri sul sito internet della Camera dei deputati e riferiti al 2020.
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Alla data del 30 giugno 2022, su un totale di 826 ufficiali in servizio permanente, si contano 25 donne con il grado di Capitano di fregata, 22 Capitano di corvetta, 53 Tenente di vascello, 32 Sottotenente di vascello e 13 Guardiamarina. Ci sono poi anche i ruoli speciali con 15 donne nel grado di Capitano di corvetta, 24 Tenente di vascello, 9 Sottotenente di vascello. dei 118 ufficiali in ferma prefissata 36 sono donne. nei sottoufficiali graduati la presenza femminile si attesta a 347 unità. Il grado più alto finora raggiunto dalle donne nel ruolo è quello di primo maresciallo, mentre per gli ufficiali il grado apicale, al momento, è quello di Capitano di Fregata. nel ruolo di truppa, infine, troviamo 598 donne su un totale di 1528 unità. Al momento nelle componenti specialistiche troviamo 45 donne destinate alla componente aerea e 45 alla componente navale. Anche se la loro presenza è ancora numericamente più bassa rispetto a quella maschile, l’arruolamento non prevede per le donne limitazioni di accesso né di competenze. Ciò vuol dire che non ci sono limiti alle aspirazioni.
Con 15 direzioni marittime, 55 Capitanerie di porto, 51 Uffici Circondariali marittimi, 128 Uffici locali marittimi e 61 delegazioni di Spiaggia, la Guardia Costiera può contare su una struttura capillare mediante la quale continua ad esercitare le proprie molteplici attribuzioni, sul mare e lungo le coste del paese
vere i problemi prima che si debba arrivare a questo. La prima cosa è il dialogo, noi nasciamo per l’utenza. A volte aiutiamo anche persone che non hanno dimestichezza con internet a presentare le istanze e questo ci ripaga tantissimo. è bello quando le persone capiscono che il nostro intento è collaborativo, di prossimità e non di distanza. E alla fine è un metodo che risulta vincente perché poi gli utenti tornano e dimostrano che hanno compreso come fare per essere in regola». quello del militare è un lavoro pieno di sfaccettature, senza dimenticare che queste donne e uomini hanno fatto giuramento di adempiere con disciplina e onore al proprio dovere. Chiediamo al maresciallo Vinci se questo cambia l’approccio al lavoro quotidiano. «questo pensiero - risponde - ci deve accompagnare non solo nel momento del giuramento ma per tutta la carriera. Deve essere il nostro punto di riferimento, noi dobbiamo lavorare per il cittadino. ho scelto questo lavoro e ne sono orgogliosa. Rimpianti? Forse il tipo di vita qualcosa ti toglie, penso a quando ho perso mio padre senza aver avuto molto tempo da trascorrere insieme a lui, in parte per la lontananza ma soprattutto per le responsabilità che questo incarico comporta. Comunque, rifarei questa scelta altre mille volte. Grandi soddisfazioni arrivano anche dalle cose piccole. Un semplice grazie mi riempie di orgoglio, quando un utente va via soddisfatto di quello che gli hai dato, per me è il cuore del mio lavoro. poi certo, l’unione fa la forza, devi avere un bel team affiatato. qui ho dei collaboratori che mi dispiacerà tanto lasciare; spero saranno dispiaciuti anche loro!». Le chiediamo come la fa sentire sapere di essere la prima donna al comando di un Ufficio locale marittimo. «Mi dà tanta soddisfazione ma allo stesso tempo - ammette - è anche una grande responsabilità. Dall’altra parte, in questi cinque anni non ho mai riscontrato differenze sul lavoro legate all’essere donna e penso che neppure per l’utenza ce ne siano. è normale che all’inizio ci si studi a vicenda, poi la conoscenza fa crollare tutte le barriere. C’è forse un’idea che una comandante donna sia più severa, per fortuna conoscendomi si sono tranquillizzati tutti! Anzi, per tanta parte della nostra utenza noi siamo diventati un punto di riferimento e di questo sono contenta». Al termine della stagione estiva finirà anche il comando a Numana e mentre parliamo Vinci è in attesa di conoscere la sua nuova destinazione. Dove andrà non lo immagina ma sa che ci andrà con una maturità diversa e con maggiore sicurezza perché, dice: «l’ufficio territoriale ti forma tanto, permettendoti di toccare tutte le materie, e ti fa sentire più pronta ad affrontare qualunque destinazione ti verrà assegnata. Del resto, questo è un aspetto che quando si sceglie la vita militare si mette in conto».
Nata in puglia, anche lei sposata con un collega e con due figli, maria pina Ferrantino è arrivata nel Cilento, al comando dell’Ufficio Locale Marittimo Acciaroli, dopo un iter formativo speculare a quello della collega Vinci e 12 anni di incarico presso Chioggia.
Anche a lei domandiamo come è nata la scelta di arruolarsi: «io ero sul punto di laurearmi in economia e commercio, mi mancava solo l’ Ufficio la tesi, e già lavoravo presso uno territoriale studio commercialista. Ma in me forma tanto si mescolavano l’amore, sempre permettendo coltivato, per la divisa e per il ruolo di toccare della Forza Armata, con il desiderio tUtte di cercare una mia indipendenza le materie lontano da casa. Anche se Manfredonia è una grande città, in quel periodo mi andava un po’ stretta e l’idea di un cambiamento mi affascinava. Forse proprio per questo
motivo - dice - tutti i cambiamenti che ho fatto nella mia vita non mi sono pesati particolarmente. infatti, per me vale ancora quello che risposi agli psicologi durante la selezione per l’arruolamento. “Come gestirai la lontananza dalla tua famiglia?” mi chiesero. E io dissi: “La mia famiglia ce l’ho nel cuore, ovunque io vada”». Lo spirito giovanile di allora, oggi è mitigato da sentimenti che all’epoca non erano forse immaginabili. «quello che più comincia a pesarmi è dovermi separare dalle persone con le quali costruisco relazioni nei posti in cui vado a lavorare. ho il timore che nella distanza i rapporti si facciano sempre più rarefatti. Nei 12 anni vissuti a Chioggia avevamo creato una vera e propria famiglia allargata con i colleghi. Anche perché si finisce per passare insieme la vita, dai Natali ai compleanni dei bimbi. I nostri figli ci chiamavano rispettivamente zii e zie, per dare l’idea di quanto eravamo diventati affiatati». Le domandiamo come è stato l’impatto con la realtà di Acciaroli. «partiamo dal presupposto che Acciaroli è molto in periferia - dice - gerarchicamente dipendente da Salerno, e qui c’è una forma di timore reverenziale nei confronti delle divise, che conoscono poco e vedono con una punta di diffidenza. Poi, io sono sì socievole, ma sul lavoro sono molto seria e credo, sulle prime, di aver dato una impressione di severità. All’inizio erano molto timorosi nei miei confronti. Allora ho usato una strategia: mi sono rivolta alla parte femminile della popolazione. non è stato difficile perché, avendo i bambini ancora piccoli, sono presto entrata in contatto con le altre mamme. E così, vedendo le mogli e compagne instaurare con me un rapporto di confidenza, anche gli uomini si sono aperti e abbiamo cominciato a comunicare». L’importante è trovare la strada. «io ora conosco tutti, so persino di chi sono le auto parcheggiate». Del resto, Acciaroli è una frazione del comune di pollica che sulla carta fa un migliaio di abitanti. D’estate in- sempre a vece diventa disposizione una metrodi chiUnqUe poli. il lavoro necessiti di dell’Ufficio consUlenza si rivolge o sUpporto soprattutto pratico all’attività di pesca e da diporto e molte attività si effettuano in collaborazione con le amministrazioni locali e con le altre istituzioni presenti sul territorio. «C’è una bella sinergia» sottolinea con soddisfazione la comandante che in questi cinque anni ha instaurato rapporti solidi di fiducia reciproca con tutti gli esponenti della comunità, per collaborare al miglior raggiungimento degli obiettivi comuni. Le chiediamo se le dispiacerà andare via. «Tanto - ammette -. Con i miei familiari ci diciamo: “Tanto poi qui ci torniamo!” Il mio figlio
maggiore, che ha 13 anni, non vorrebbe andar via da Acciaroli. qui, del resto, si è integrato benissimo e ha trovato tutta la libertà che un bambino può desiderare: uscire per strada e giocare a pallone, il mare a due passi… il cambiamento per me non è negativo ma uno stimolo per conoscere posti nuovi e nuove persone ed è quello che io desideravo, di non rimanere sempre chiuso nella stessa realtà, dalla nascita a quando diventi vecchio». Certo, da ragazza non aveva messo in conto di affezionarsi così tanto ai luoghi e alle persone. «Comunque - sottolinea Ferrantino - i cambiamenti che pesano non sono solo quelli di sede, anche quando se ne va un collega è un momento difficile». Alla domanda se ricorda un episodio che l’abbia resa particolarmente orgogliosa del suo lavoro risponde secca: «io sono orgogliosa ogni giorno. Sono orientata al servizio alla cittadinanza. Vengo da un percorso amministrativo e sento di dare un servizio molto importante anche in un ruolo che non è operativo. Il nostro ufficio è sempre a disposizione di chiunque necessiti di una consulenza o di un supporto pratico: dal pescatore al pensionato che vuole rinnovare la patente nautica, dal diportista alle società che fanno trasporto merci

o passeggeri. questi anni per me sono passati in un soffio perché mi piace il lavoro che faccio». quando le chiediamo se essere tra le prime donne assegnate al comando di un Ufficio marittimo le ha dato orgoglio risponde: «Sì, orgoglio e preoccupazione. io a Chioggia ero incaricata di una sezione logistico-amministrativa e tanti aspetti legati al comando di un Ufficio territoriale non li avevo mai affrontati nella mia carriera. in tutta sincerità, non ho avuto neppure il tempo di soffermarmi sul fatto di essere tra le prime donne al comando di fronte alle tante sfide che ho dovuto affrontare appena insediata. Competenze nuove, territorio nuovo e nuovi anche i colleghi. Solo adesso che sono alla fine dell’incarico, e grazie anche a questa intervista, comincio davvero a realizzare la cosa. io e la mia collega Laura Vinci - che conosco bene e so di poter parlare anche per lei - facciamo questo lavoro per vocazione. Non ci crogioliamo nel ruolo di comandante e non perché non sia un piacere ma perché fa parte del nostro lavoro. Certo non lo nascondiamo ma non ne facciamo motivo di vanto. io mi vedo semplicemente come una persona che collabora con i suoi uomini per fare al meglio il proprio lavoro».
