Arlotto. Che oggi, per la prima volta dall'arresto, sarà interrogato dal pm Parodi. Di ieri, invece, è la decisione degli inquirenti di concedere parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari a tutti e tre i tecnici del Comune che hanno collaborato: Palletta, Torciano e Castellare. Militari della Finanza impegnati nel sequestro di documenti a Collegno.
REPUBBLICA GIACOMO VALLE CAVE ROTUNNO CAPRIE
Appalti, altri tre in manette 29 novembre 2002 — pagina 5 sezione: TORINO «Valle è un uomo grosso di circa 60 anni, peserà 120 chili, arrivava su una Range Rover: per il lotto 4 mi ha dato 10 milioni». Con queste parole di Michele Manis, geometra arrestato alcune settimane fa, è stato coinvolto dell' indagine «Appalti Puliti» l' imprenditore Giacomo Valle, di Caprie, presidente del consiglio di amministrazione della Vito Rotunno spa, socio accomandatario della Solles e amministratore unico della Vigofin srl. Valle è stato arrestato ieri e con lui altri due geometri del comune della divisione gestione e manutenzione uffici, Domenico Viola e - agli arresti domiciliari - Davide Gavetti. Salgono così a 44 le persone finite in manette per le bustarelle sui lavori comunali. Dalla misura cautelare firmata dal gip Emanuela Gai e eseguita ieri dai finanzieri del capitano Ernesto Pitruzzella è emerso, però, anche un altro particolare rimasto finora inedito: la confessione di Adriano De Falco, il funzionario del Magistrato del Po che ha coordinato i lavori per il ripristino dei danni provocati dall' alluvione del 2000. De Falco aveva sempre negato le accuse di aver ricevuto tangenti dagli imprenditori; il suo avvocato, Antonio Passero, del foro di Napoli, aveva addirittura presentato un esposto contro uno dei pm accusandolo di essere stato troppo duro negli interrogatori. Ebbene, ecco cosa si legge nell' ordinanza di ieri a proposito dei rapporti fra De Falco e il Valle (non Giacomo, bensì Luigino, arrestato nei mesi scorsi). «De Falco - ha scritto il gip Emanuela Gai - confessando di aver ricevuto oltre 350 milioni di tangenti (il 5% sull' importo di ogni lavoro assegnato a seguito dell' alluvione), riferiva: 'Ho ricevuto il pagamento del 5% da Valle Luigino per il lotto 17 di Collegno, per il lotto 15 di Pianezza e quello 16 di Condove». De Falco, quindi, dopo aver tenacemente negato, ha ceduto e ha infine ammesso di essere il «mister cinque per cento» del MagisPo, così com' era stato riferito da numerosi imprenditori. La fonte principale di accusa contro Viola e Gavetti è costituita dalle dichiarazioni (raccolte dai pm Paolo Storari, Roberto Furlan e Cesare Parodi), dell' imprenditore Piero Arlotto e del geometra Vittorio Bertello. Contro Valle ci sono invece le confessioni dei geometri Manis, Pallotta e Albano. Ecco, nei particolari, i fatti contestati agli arrestati di ieri. Valle è accusato di aver pagato 10 milioni ai geometri comunali Manis e Lomartire nel '98 per la manutenzione straordinaria del lotto 4 e altri 10 al geometra Pallotta nel '99 per la manutenzione del terzo lotto. Viola ha ricevuto da Fernando Pia (della Coesit spa), da Piero Arlotto (dell' omonima ditta), da Michele De Cata e da Sergio Ramella (della Stradaedile srl), la somma complessiva di 74 milioni. Gavetti, infine, ha incassato da Arlotto, per i lavori di via Giulio 22, 7,5 milioni per atti contrari al suo dovere d' ufficio. Una mazzetta di modesto importo che gli è valsa il «beneficio» degli arresti domiciliari. Per comprendere il perché le imprese fossero tanto generose nei confronti di quasi tutti i geometri comunali, il gip Gai cita, a titolo di esempio, la giustificazione resa ai pm dal geometra Michele Manis. «Perché accettavo denaro? In cambio, non rompevo le scatole alle imprese». LA STAMPA 16/11/2005