Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, Voll. VII-VIII

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ripartì per Santo Stefano al fine di attaccare l‘Errante e i suoi sgherri. Questi accerchiati, con l‘aiuto di volontari termitani appositamente accorsi, furono sconfitti in una località denominata ―Campane Bianche‖. Settanta sgherri vennero uccisi nel conflitto e altrettanti furono presi prigionieri. Il monaco Errante venne ferito ad una gamba e poi fu decapitato. Ritiratosi, il Palmeri affidò la guerriglia a Pietro Bazan e ritornò a Palermo, convinto che era sbagliato sottomettere con la forza e non con la persuasione le città ostili all‘idea insurrezionale. Era il 27 agosto 1820. L‘indomani la Giunta della Città di Palermo, con pubblica affissione, comunicava alla cittadinanza la sconfitta della banda di padre Errante, elogiando l‘eroico operato del colonnello Raffaele Palmeri da Termini. Dopo il congresso di Lubiana (26 gennaio-12 maggio 1821) con quale l‘Austria era autorizzata ad intervenire nel Regno delle Due Sicilie per sedare le rivolte liberali, il conte Ludwig George Thedel von Wallmoden-Gimborn, comandante in capo delle forze austriache del Regno, nel giugno del 1821 invase la Sicilia. Anche a Termini Imerese venne posta una guarnigione austriaca. Si narra che il comandante Wallmoden volle mettere alla prova la decantata bravura di Raffaele Palmeri nell‘arte della scherma e pertanto fece venire apposta dall‘Austria uno schermitore di eccezionale abilità. Il Palmeri riuscì ad uccidere in duello questo schermitore austriaco, senza temere le conseguenze di tale atto. Il Wallmoden, infatti, aveva dato al Palmeri la parola che nessun danno avrebbe questi subito, qualora fosse uscito vincitore dal duello. A Palermo, a seguito della fallita congiura carbonara di Salvatore Meccio a causa della delazione del barbiere Giuseppe Giglio9, soprannominato Pampilio, si sparse voce che anche a Termini presso abitazioni private si iniziava segretamente a cospirare: di conseguenza il Capitan d‘arme del Distretto di Termini, il lercarese Antonio Orlando venne espulso e sostituto. Raffaele Palmeri fu arrestato dalla polizia austriaca e condotto nel carcere di Castello a Mare di Palermo dove fu chiuso in «rigorosa prigione». I Termitani per timore di repressioni non reagirono, né giovani né anziani. Il Palmeri venne lungamente interrogato: gli si chiedevano i nomi di altri cospiratori termitani10. Nel frattempo continuavano a Palermo gli arresti e le condanne. 9

In Giovanni Gregorio, Carte diverse formate ed ammanite dalla Polizia nella congiura scoverta il dì 9 Gennaro 1822, Palermo si legge che Giuseppe Giglio era figlio del fu Luigi; all‘epoca dei fatti aveva 26 anni; interrogato nella Real casa di correzione dichiara di essere «di condizione barbiere domiciliato in via dell‘Albergaria di rimpetto la Strada di Santo Saverio a lato il Bottegajo Carrara» (p. 10). Cfr, pure A.Sansone, op.cit., p. 245 e segg. 10 Candioto Op. cit., pgg. 140-141 scrive che La Carboneria ora repressa ed ora ringagliardita, era risorta in Termini nel 1819 per opera di Bartolomeo Sestini […] e venne aperta una vendita col nome «Figli di Stenio» in una casa del Piano di San Giovanni. (Per errore Candioto scrive Lestini al posto di Sestini). E ne furono Gran Maestri, prima un ufficiale dell‟Esercito Napolitano e poscia, dopo la partenza di quest‟Ufficiale, il Cav. Mariano De Michele dei Baroni di S. Giuseppe, termitano, uomo colto, gentile e integerrimo. E quando il numero dei Carbonari crebbe, un‟altra vendita venne aperta in altra casa presso il Convento di San Francesco di Paola, e ne fu gran maestro il Dott. Antonino La Manna, termitano chirurgo. L‘argomento si può approfondire, per es., attraverso la lettura del testo di Nicola Niceforo, Misteri di Polizia, Firenze 1890; cfr. pure i ―Buoni cugini‖ in Sicilia nelle Carte della Direzione generale di Polizia degli Archivi di Stato di Napoli e Palermo (1820-27), Tesi di dottorato della dott.ssa Roberta Parisi, Unime, Dottorato di ricerca in storia e comparazione 223


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