Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, Voll. VII-VIII

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Il portale monumentale d‘ingresso (Fig. 4), cardine dell‘edificio più rappresentativo della cittadina demaniale79, sinora non è stato oggetto di alcuno studio specifico. L‘opera, che si caratterizza per un‘insistita semplicità classicheggiante, con un‘attenta meditazione sull‘antico, esibisce due monolitici pilastri laterali (poggianti su piedistalli), ornati da cariatidi, acefale e monche degli arti superiori, fasciate in un panneggio che però lascia in gran parte scoperti i seni. Gli arti inferiori, fortemente stilizzati, sono separati da una scanalatura verticale (glifo) che nel suo attacco superiore curiosamente simula le parti pudende. Le due cariatidi80, sono sormontate da capitelli di ordine composito81, che sostengono le mensole o gactuna del frontone. Modanati si presentano gli stipiti e l‘architrave (la cui parte inferiore è ornata al centro da un mascherone, a custodia dell‘ingresso, esibente un grottesco volto maschile barbuto, in parte danneggiato). Il fregio, elegantemente scolpito, all‘interno di un ovale mostra l‘iscrizione di ispirazione antiquaria82: ORDO ET POPVLVS / THERMITANVS / VRBIS HIMERÆ: che sancisce l‘ideale continuità del senato e del popolo di Himera e di Thermae Himerenses, sino alla Termini seicentesca. Le cornici oblique del frontone, spezzate83 agli angoli inferiori, lasciano libero uno spazio simmetrico che, essendo disadorno, a nostro avviso, forse era stato concepito per ospitare un duplice abbellimento (ad es. gli stemmi che furono invece collocati in una posizione più elevata). Al di sotto della parte apicale del frontone, campeggia l‘elegante

durante la reggenza dei giurati «Filippo La Casta, Gio[van]. Battista Sarzana, Gio[van]. Giacomo Satariano», cfr. V. SOLÌTO, Termini Himerese città della Sicilia posta in teatro, cioè, l‟historia della Splendidissima città di Termini Himerese nella Sicilia, tomi 2 (II), Bisagni, Messina 1671, p. 129. 79 Cfr. G. BELLAFIORE, La civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria ad oggi, Le Monnier, Firenze 1963, p. 81. 80 Cfr. G. A. RUSCONI, Dell‟architettura, I Gioliti, Venetia MDXC, p. 3: «(le cariatidi) furono in vece di colonne collocate […] per eterno essempio (sic) di servitù, et di scorno […] et così (i greci) vollero che in un certo modo fosse il trionfo loro perpetuo, formandone così fatti simulacri; quasi serventi, & calcate dalle fabbriche loro». Per l‘iconografia, cfr. frontespizio in S. SERLIO, Quinto libro d‟Architettura, De Nicolini de Sabbio, Venetia MDLI; nonché J. VREEDMAN VRIESE, Caryatidum (vulgus Termas vocat) sive Athlantidum multiformium ad quemlibet Architecture Ordinem ac commodatarum centuria prima in usum huius artis candidatorum artificiose excogitata, Antorfum, 1581, 16 tavv. 81 L‘ordine ionico si confaceva «ad huomini litterati; & di vita quieta, no(n) robusti, né anco teneri», mentre quello corinzio «a persone di vita honesta & casta», cfr. S. SERLIO, Tutte l‟Opere...cit., lib. IV, p. 158v e p. 169r, rispettivamente. Il Serlio precisa che «Et perche (sic) (…) la maniera Corinthia hebbe origine da una vergine Corinthia; ho voluto imitarla, ponendola per colonna» cfr. S. SERLIO, Tutte l‟Opere...cit., lib. IV, p. 182r. 82 Sulla rilevanza degli artisti nella riscoperta del carattere lapidario romano, cfr. M. MEISS, Toward a more comprehensive Renaissance Palaeography, «Art Bulletin», vol. 42, 1960, pp. 97-112. 83 Cfr. S. SERLIO, Alli Lettori, in ID., Libro estraordinario, F. Franceschi, Venetia MDLXXXIIII: «Dico che conoscendo, che la maggior parte degli huomini appetiscono il più delle volte cose nuove, & massimamente che ve ne sono alcuni, che in ogni piccola operetta, che facciano fare, gli vorebbono (sic) luoghi assai per porvi lettere, armi, imprese, & cose simili: altre istoriette di mezo (sic) rilievo, ò (sic) di basso: alcuna fiata una testa antica, ò (sic) un ritratto moderno, & altre cose simili. Per tal cagione sono io trascorso in cotai licentie, rompendo spesse fiate uno Architrave, il Fregio, & ancora parte della Cornice: servendomi però dell‘auttorità (sic) di alcune antichità Romane. Tal volta ho rotto un Frontispicio per collocarvi una riquadratura, ò una arme». 132


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