Progetto per il margine di Uta - Un nuovo modello insediativo ad alta qualità ambientale

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI Facoltà di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura

PROGETTO PER IL MARGINE DI UTA Un nuovo modello insediativo ad alta qualità ambientale

Relatore

Atzeni Carlo

Correlatrici

Basciu Martina Mocci Silvia

Tesi di Laurea di Scotto Nicola

Indice

Introduzione 1. Inquadramento territoriale Uta_dinamiche naturali e antropiche

2. Cenni storici 3. Letture morfologiche L’identità del territorio Orografia_Idrografia_Insediamento Idrografia_Insediamento_Infrastrutture viarie urbane Idrografia_Insediamento_Trame agricole Orografia_Idrografia_Insediamento_Trame agricole

4. PASTORIZIA E AGRICOLTURA Le attività di base dell’economia insulare

5. ANALISI DEL TESSUTO STORICO INSEDIATIVO Evoluzione urbana degli isolati Evoluzione urbana dei percorsi Evoluzione urbana dell’edificato Trasformazioni degli isolati: 1900_2014 Trasformazioni dell’edificato I tipi abitativi Mutazioni del tessuto

6. DESATURATION Proposta di un nuovo modello insediativo Criticità del progetto come nuovo punto di partenza

7. LA PROGETTAZIONE DEI TIPI IN RELAZIONE ALL’ESPOSIZIONE SOLARE Le schermature verticali Le schermature orizzontali L’impiego di alberi caducifoglie La ventilazione naturale

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8. DETTAGLI COSTRUTTIVI Chiusura verticale tra due unitĂ abitative_Scala 1:15 Vano scala_Scala 1:25 Chiusure verticali esterne esposte a nord_Scala 1:25 Chiusure verticali esterne esposte a sud_Scala 1:25

9. la verifica delle trasmittanze 10. Schema degli impianti Riscaldamento/Raffrescamento_Acqua calda sanitaria

11. Attestato di prestazione energetica 12. Bibliografia 13. Sitografia

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INTRODUZIONE

La seguente tesi verte sullo studio del tessuto insediativo esistente del Comune di Uta, partendo dalla prima espansione storica documentata tramite il catasto del 1900, in modo da individuare attraverso più analisi temporali, le dinamiche espansive che connotano tale luogo, in relazione a morfologia, idrografia, tessuto agricolo e infrastrutture viarie urbane. Dunque, l’obiettivo dello studio è volto a suggerire degli interventi di progettazione su media e piccola scala che sono in grado – prendendo in considerazione i caratteri fortemente connotativi del luogo stesso – di ricreare attraverso materiali e tecnologie odierne, delle aggregazioni di tipi edilizi capaci di generare degli spazi semipubblici/semiprivati, ovvero un habitat che rappresenti una zona filtro tra il contesto urbano ed il contesto rurale. Successivamente all’individuazione dei tipi edilizi tuttora esistenti che offrono una connotazione del tutto particolare al luogo stesso, e dopo aver individuato delle aree prossime al confine tra le zone di espansione residenziale ed il tessuto agricolo, vengono progettate delle cellule abitative tipo prendendo in considerazione gli stessi elementi caratterizzanti il tessuto insediativo storico, che, posizionate secondo l’asse eliotermico, ed ovviamente organizzate secondo determinati schemi energetici, andranno a generare l’habitat ricercato secondo gli spazi pubblico – semipubblico/ semiprivato – privato.

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Agro a nord-ovest di Uta

1. Inquadramento territoriale

INQUADRAMENTO TERRITORIALE Uta_dinamiche naturali e antropiche Comune della provincia di Cagliari, è compreso nella XXIII Comunità montana, con 8.259 abitanti (al 31.12.2013)1, e situato a 6m s.l.m. a una ventina di chilometri a nord-ovest di Cagliari. Il territorio comunale confina a nord con Villaspeciosa e Decimomannu, a est con Assemini, a sud con Capoterra e a ovest con Siliqua. La sua posizione geografica è nella latitudine 39°17’6” e nella longitudine occidentale dal meridiano di Cagliari 0°9’20’’2, e si estende per 134,46 km2 in parte a oriente, nella piana campidanese, e in parte a sud-ovest, nelle prime propaggini dei monti dell’Iglesiente, più precisamente del monte Arcosu (948m)3. Peculiarità del paese è l’essersi sviluppato in una posizione idrografica strategica, ovvero tra due fiumi, il Flùmini Mannu che arriva da nord, ed il Riu Cixerri che partendo dal Lago del Cixerri situato ad ovest tra Siliqua e Uta, si propaga verso est a stretto contatto con l’agro meridionale di Uta, per poi affiancare il Flùmini Mannu, e con esso sfociare a sud-est di Uta, sullo Stagno di Cagliari.

1. Fonte ISTAT 2. V. Angius, G. Casalis, Dizionario geografico – storico – statistico – commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. III 3. F. Floris. La grande enciclopedia della Sardegna, vol. X. Sotto: Evidenziazione delle naturali dell’area vasta di Uta.

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dinamiche

Inoltre, il territorio giace su un piano lievemente inclinato verso scirocco, che si estende a lunghissimo raggio da grecale a scirocco, mentre da ostro a ponente sorgono le montagne del Sulcis e Iglesiente, e da ponente a maestrale le colline di Siliqua. Da questo si può intendere quale sia la sua ventilazione e come restino impediti i maestrali.

“La violenza del maestrale non è, in Campidano, molto maggiore che sulle colline del nord: essa è dovuta a dei forti gradienti barometrici e non all’orientamento d’un particolare corridoio

4. M. Le Lannou, Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

Sotto: Sponda che divide il Riu Cixerri (a sinistra) dal Flùmini Mannu (a destra).

Sopralluogo a sud-est di Uta.

orografico. E’ sempre un grande depuratore dell’atmosfera, e da luogo alle giornate secche. E’ il vento dissecante per eccellenza, quello che fa evaporare con maggior rapidità l’acqua delle piogge precedenti. Quando succede a delle giornate piovose, ne attenua di molto i benefici e, specie al sud, contribuisce a far diminuire notevolmente la quantità delle precipitazioni che potrebbe essere utilizzata.” 4

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L’umidità è un altro fenomeno atmosferico da prendere in considerazione, in quanto i suoi effetti si percepiscono largamente perchè non lievi, essendo generati dalle terre acquitrinose, dal Flùmini Mannu e dal Riu Cixerri che delimitano il territorio da nord ad ovest, dal Lago del Cixerri situato ad ovest e dallo Stagno di Cagliari a sud-est.

Riguardo le infrastrutture viarie presenti nel Campidano, la grande strada principale da Cagliari a Porto Torres, attraverso Oristano e Sassari, è stata aperta nel 1829, quarant’anni prima dell’entrata in servizio del tronco ferroviario da Cagliari a Oristano (1871), e cinquant’anni prima dell’apertura completa della linea (1881)5.

Nel 1980 la circolazione interna, malgrado gli interventi, è limitata perché lunghi secoli di isolamento hanno impresso dei caratteri ben difficili da cancellare nella struttura economica dell’isola, e l’entrata in scena dell’automobile, nel 1917, invece di cancellare questi caratteri arcaici, non ha fatto altro che

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5. M. Le Lannou, Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

Sotto: Evidenziazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie dell’area vasta di Uta.

consolidarli. Tuttavia, questo processo ha accelerato il declino del cavallo da sella, che nel passato portava l’abitante del villaggio alla città per acquisti straordinari. Oggi, Uta si trova a breve distanza a sud della SS 130 Cagliari-Iglesias, mentre a sud dell’abitato, superato il Riu Cixerri si raccorda con la SP 2 che la unisce a ovest a Villamassargia, e a est ad Assemini.

Inoltre a 2 km dal centro è presente la stazione ferroviaria della linea Cagliari-Iglesias; mentre quella della linea Cagliari-Oristano si trova a Decimomannu, e dista 5 km.

6. M. Le Lannou, Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

Sotto: Fermata ferroviaria sulla tratta CagliariIglesias. Sopralluogo a nord-ovest di Uta.

“Nel 1920, a un diretto occorrevano 10 ore per coprire i 287 Km da Olbia a Cagliari. Le infrastrutture viarie ferroviarie sono costituite da salite interminabili e discese vertiginose lungo i fianchi di ripide vallate. Ci vogliono 11 ore per percorrere i 220 Km da Cagliari a Lanusei. Questo è il paradosso dell’isola: i suoi rilievi sono consumati, i suoi orizzonti rettilinei, eppure oppone alle comunicazioni interne straordinarie difficoltà.” 6

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2. Cenni storici

“...la Sardegna è una delle terre in cui le vicende della storia hanno maggiormente deciso del suo stesso avvenire geografico.”

“Sono i Cartaginesi prima e i Romani poi che traducono la loro politica economica di privilegiamento della cerealicoltura in quella netta divisione tra pianura e montagna che diventerà una costante della storia isolana e tradurrà l’opposizione geografica fra la « steppa pastorale » e i « campi coltivati » in un’opposizione storica, anzi nella opposizione primaria della storia della Sardegna.”

Maurice Le Lannou.

CENNI STORICI

Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche del periodo prenuragico e nuragico e fu abitato continuativamente dall’uomo anche nelle età successive. Nel Medioevo l’abitato era diviso in due villaggi, Uta Susu (Uta superiore) e Uta Jossu (Uta inferiore) - i due paesi avevano lo stesso nome in quanto uno si formò come colonia dall’altro - apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Decimomannu. Nella seconda metà del XI secolo i due villaggi furono donati dai giudici di Cagliari ai Vittorini che vi fecero costruire le chiese di San Genesione (1089) e di Sant’Ambrogio (1090)7, oggi entrambe distrutte. Caduto il giudicato di Cagliari, quando nel 1257 fu fatta la divisione del territorio di Uta tra i partecipanti alla spedizione, i due villaggi furono compresi nella parte assegnata ai Della Gherardesca e alcuni anni dopo, quando i due rami della famiglia fecero una divisione tra loro, Uta Susu e Uta Jossu toccarono al ramo del conte Gherardo i cui discendenti prestarono omaggio al re d’Aragona riuscendo così a conservare il possesso dell’intera curatoria. Nel 1325 i due villaggi furono occupati militarmente da Berengario Carroz che li unì al suo feudo di San Michele.

Negli anni successivi soffrirono a causa della peste del 1348 e quando, nel 1353, scoppiò la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV furono occupati dalle truppe del giudice d’Arborea e subirono altri gravi danni.8

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7. F. Floris, La grande enciclopedia della Sardegna, vol. X. 8. V. Angius, G. Casalis, Dizionario geografico – storico – statistico – commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. III. Sotto: Carta catastale del 1900, Foglio 12A. A destra: Quadro d’unione del Comune di Uta.

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Nel 1363 furono inclusi nella contea di Quirra, ma negli anni successivi, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, furono occupati dalle truppe arborensi e subirono nuovi danni. Dopo la battaglia di Sanluri il territorio, devastato e semispopolato, tornò in mano ai Carroz, ma dei due villaggi era rimasto solo un agglomerato di case più o meno corrispondente all’antico Uta Jossu, da cui deriva l’attuale Uta. Nei secoli successivi il villaggio si sviluppò attorno alla chiesa di Santa Giusta e passò ai Centelles, da questi ai Borgia, ai Català e infine agli Osorio ai quali fu riscattato nel 1838. In questi anni Uta fu incluso nella provincia di Cagliari. Nel 1936 la distribuzione del tessuto insediativo sardo è legato sia alla morfologia isolana, che dall’esigenza di cautelarsi dal suo più grande flagello, la malaria, che qui è una malattia pandemica, ovvero colpisce quasi tutti gli abitanti. Inoltre, come si vedrà in seguito, le condizioni della casa rurale sarda sono estremamente favorevoli allo sviluppo delle anofeli in quanto amano gli angoli d’ombra tranquilli di queste abitazioni dalle finestre piccolissime, dai muri anneriti dal fumo, e soprattutto le tenebre della stalla.9

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9. O. Baldacci, La casa rurale in Sardegna.

Firenze, 1952.

Sotto: Immagini relative al trattamento antianofelico tratte da: http://www.sardegnadigitallibrary.it/ A destra: Carta idrografica della Sardegna.

1915.

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LETTURA CRONOLOGICA:

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1900

1954

1977

2014

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3. Letture morfologiche

“La leggibilità del paesaggio urbano, è data dalla facilità con cui le sue parti possono venir riconosciute e organizzate in un sistema. Una buona immagine ambientale, da a chi la possiede un importante senso di sicurezza emotiva meglio definita come un sentimento opposto al disorientamento. Per comprendere questo, è necessario considerare la città non come un’entità a sé stante, ma come viene percepita dai suoi abitanti.”

Kevin Lynch.

LETTURE MORFOLOGICHE L’identità del territorio La cartografia odierna, pensata secondo la logica della fotogrammetria, spesso non permette di analizzare a fondo il territorio in quanto l’elevato numero di elementi rappresentati sulle carte tendono a fondersi e confondersi tra loro. Ivi per cui, l’impiegare tali strumenti come mezzo singolare, non consente di carpire l’identità del territorio impresso dagli innumerevoli eventi storici che lo forgiano. Difatti, v’è tutta una storia sociale scritta nella disposizione delle strade, nella costruzione di canali di irrigazione dei terreni più fertili, nelle forme delle proprietà, e nell’occupazione delle aree limitrofe per ampliare l’insediamento. Il territorio è prima di tutto una mescolanza di tutti questi aspetti, e solo addentrandosi in profondità nella loro descrizione è possibile risalire all’identità del luogo. Dalla realtà attuale infatti, non si può interpretare l’evoluzione storico-urbana di Uta. Ragion per cui, per analizzare al meglio il territorio, sono state prodotte delle letture morfologiche seguendo un modello di studio che risulta essere un derivato del lavoro prodotto da alcuni professionisti e studenti della Scuola di Architettura di Barcellona, che hanno presentato al congresso di cultura catalana 15 piante delle rispettive provincie catalane in scala 1:10.000, su fogli di 1 x 2,5m. Qui, la motivazione della produzione di tali carte era dovuta al fatto che il territorio risentiva in particolar modo dell’assenza di un’immagine cartografica delle provincie, dunque lo scopo era di costruire un’immagine delle provincie della Catalogna, che non poteva essere ridotta ad una macchia omogenea entro un puzzle di colori.

Il loro obiettivo principale era di trasformare una carta in una pianta e viceversa, cercando di unire alla descrizione dei catasti urbani, degli spazi pubblici e dei monumenti, il loro raccordo con le strade, con i principali elementi geografici e con le forme particellari dell’agricoltura, e per fare ciò sono ricorsi esclusivamente all’uso della linea e del punto, insieme allo sforzo di unificare tutto il disegno con la stessa intensità di tratto, evitando di gerarchizzare gli elementi oggetto della rappresentazione.10

10. Lotus 23 - Una cartografia per il territorio Catalano, pagg. 10 a 33.

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Detto ciò, in queste prossime letture morfologiche sono stati rappresentati cinque elementi fondamentali per la descrizione di un luogo, ovvero: Il sistema OROGRAFICO Il sistema IDROGRAFICO Il sistema INSEDIATIVO Il sistema di INFRASTRUTTURE VIARIE e FERROVIARIE Il sistema delle TRAME AGRICOLE Facendo dunque dialogare tali sistemi tra loro, si possono produrre delle letture che, attraverso una loro successiva analisi, sono in grado di ovviare ai problemi derivanti dal solo uso della cartografia odierna come oggetto di studio del territorio, consentendo di far recepire le dinamiche insediative urbane, restituendo le tracce dell’evoluzione storica.

Per quanto riguarda i loro criteri di rappresentazione, si sono seguiti i canoni rappresentativi utilizzati per lo studio del territorio catalano, per cui anche qui non è presente una legenda per evitare di associare i problemi di disegno delle carte odierne a quelli dell’identità stessa del territorio. Si è dunque optato per l’uso di un linguaggio semplice caratterizzato solo da scale di grigi e di sole linee e punti per evitare la perdita di piani di lettura meno immediati, più ambigui, ma forse anche più ricchi di suggerimenti.

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Orografia_Idrografia_Insediamento Dalla lettura morfologica che vede sovrapposti il sistema orografico, idrografico e insediativo dell’area vasta occidentale della piana del Campidano, è possibile notare come, sia Uta che i comuni limitrofi, siano sorti in quelle determinate posizioni geografiche. Risalta subito all’occhio infatti l’andamento orografico in quanto: -Consente ai centri abitati di svilupparsi lungo una pianura che si protrae con un gradiente altimetrico che man mano si affievolisce verso sud-est.

-Rende meno intenso l’insediamento nei luoghi in cui è presente un’orografia caratterizzata da altimetrie più elevate.

Ciò accade sia nella parte orientale che, maggiormente, nella parte occidentale, per due motivi: sia a causa della lontananza dagli altri centri abitati, ma di più fondamentale importanza, a causa del progressivo allontanamento dal sistema idrografico presente nella piana del Campidano.

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Sotto: Schema illustrativo dell’analisi del territorio riportata nella pagina a fianco.

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Orografia_Idrografia_Insediamento Da questa seconda lettura morfologica che vede sovrapposti gli stessi sistemi analizzati nella precedente, ma in questo caso focalizzati sulla parte centro occidentale della piana del Campidano, è possibile comprendere meglio le motivazioni della nascita dei Comuni in quelle determinate posizioni geografiche. Si può facilmente comprendere infatti, come l’elemento acqua, e quindi l’intero sistema idrografico che governa la piana del Campidano sia stato sin dai tempi antichi un elemento fondamentale e imprescindibile per lo sviluppo e la crescita sia dei centri abitati, che nel contempo anche delle risorse legate all’agro. Dallo schema indicato sotto, è dunque possibile notare il rapporto tra i nuclei insediativi e le rispettive vicinanze con il Flùmini Mannu ed i suoi affluenti per quanto riguarda Elmas, Assemini, Decimomannu, Villaspeciosa, Decimoputzu, ed Uta, quest’ultima doppiamente legata al sistema idrografico mediante la vicinanza anche al Riu Cixerri ed all’omonimo Lago.

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Sotto: Schema illustrativo dell’analisi del territorio riportata nella pagina a fianco.

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Idrografia_Insediamento_Infrastrutture viarie e ferroviarie Tramite la sovrapposizione dei sistemi idrografico, insediativo e infrastrutturale sempre concentrati sulla parte centro occidentale della piana del Campidano, è possibile sia leggere come avvengono i vari collegamenti tra i nuclei insediativi, che comprendere la gerarchizzazione dei collegamenti infrastrutturali, ovvero quali siano quelli più importanti rispetto gli altri. Inoltre vi è da considerare un altro elemento che integra e rafforza il sistema viario, ovvero il sistema delle infrastrutture ferroviarie, che come è stato enunciato in precedenza, si sono sviluppate 4-5 decenni dopo quelle viarie. Dallo schema indicato sotto, è possibile notare come queste ultime servano i vari nuclei insediativi: -Partendo dal centro abitato di Cagliari la rete si sviluppa in adiacenza allo Stagno fino a servire Elmas e attraversare Assemini, per poi sdoppiarsi all’altezza di Decimomannu in modo da poter proseguire verso nord, e nel contempo, servire i comuni di Uta e Villaspeciosa, proseguendo per Carbonia.

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Sotto: Schema illustrativo dell’analisi del territorio riportata nella pagina a fianco.

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Idrografia_Insediamento_Trame agricole Dalla seguente lettura morfologica, che mette a confronto il sistema idrografico, quello insediativo e le trame agricole, si può facilmente leggere come queste ultime si vengano a sviluppare e a frammentare. E’ possibile infatti notare come la maglia delle trame agricole sia più densa e frammentata in corrispondenza dei margini dei nuclei insediativi. Sostanzialmente questo accade per due motivi: -Il primo è legato ad un importante fattore, la distanza, intesa come facilità di raggiungimento delle stesse partendo dal centro urbano. A tale fattore ve n’è un altro ad esso subordinato, il tempo, ovvero la possibilità di raggiungerli in breve tempo.

-Il secondo motivo, non per ordine di importanza, è la vicinanza all’acqua, che vede rafforzare il concetto più volte ribadito di elemento indispensabile e imprescindibile per il continuo sviluppo delle comunità limitrofe nel corso degli anni.

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Sotto: Schema illustrativo dell’analisi del territorio riportata nella pagina a fianco.

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Orografia_Idrografia_Insediamento_Trame agricole Sovrapponendo infine il sistema orografico ai tre sistemi confrontati nella lettura precedente, si può affinare lo studio relativo alle trame agricole, individuando come anche l’orografia dell’area vasta occidentale della piana del Campidano abbia influenzato la creazione delle siffatte forme delle trame agricole.

Dalla seguente lettura infatti, emerge come i gradienti relativi alla densità e frammentazione delle trame diminuiscano in relazione al loro avvicinarsi a quote altimetriche più elevate.

Concludendo, risulta evidente il perchè si prediligano aree territoriali più prossime ai centri urbani da vocare a scopi agricoli: -Oltre che per i due motivi illustrati nella lettura precedente, qui il terreno è pressocchè pianeggiante.

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Sotto: Schema illustrativo dell’analisi del territorio riportata nella pagina a fianco.

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4. PASTORIZIA E AGRICOLTURA

“La saggezza popolare maledice, nei suoi proverbi, questi eventi atmosferici catastrofici che decimano il bestiame: Attunzu spilidu, berbecariu famidu, « autunno pelato, pastore affamato ».”

“Le piogge da febbraio a marzo, più regolari di quelle di fine anno, sono molto più utili. Ma su questo argomento i desideri dei contadini non coincidono con quelli dei pastori. La siccità di marzo conviene ai primi, perché fa crescere il grano: martu siccu, massaju riccu, martu piovosu, massaju pengosu, « marzo secco, contadino ricco, marzo piovoso, contadino pidocchioso ».

I pastori, invece, temono la fine prematura della stagione umida; gli uni e gli altri, comunque, sono d’accordo nell’augurarsi un finale di primavera abbastanza piovoso. Il contadino dice: in abrile abb’umile, battor in maju, in lampadas una ‘ona pro cumponner s’alzola, « in aprile pioggerelle, quattro in maggio, una buona in giugno per riempire l’aia ».”

Maurice Le Lannou.

PASTORIZIA E AGRICOLTURA Le attività di base dell’economia insulare Sin dall’antichità, la pastorizia e l’agricoltura sono state le principali professioni svolte con assiduità su tutto il territorio insulare. Queste attività hanno dunque caratterizzato anche Uta, che nei secoli passati è stato un paese dove la pastorizia era la principale e più comune professione praticata, e questo senz’altro deve essere visto come la ragione principale per cui in così tanta estensione di territorio fertilissimo tempi addietro si è seminato poco, del perché l’arboricoltura è così trascurata, e del perché i pascoli naturali siano abbondantissimi.11 Riguardo tale argomento, a suo tempo, Vittorio Angius ci ha lasciato una precisa testimonianza: “Si computa che in quella larghissima regione campestre vi sia un’area di 13.765 ettari o di 34.400 giornate, e tuttavia il terreno che si coltiva per i cereali non sopravanza le 1.200 giornate, alle quali se si aggiungono altre 1.000 giornate di maggese si avrebbero 2.200 giornate, il quale ci fa conoscere quanto terreno coltivabile resti incolto, e non tutto per mancanza di braccia, perchè posti coltivatori 300 e gioghi 300 essi potrebbero lavorare quattro mila e più giornate, cioè circa il quadruplo di quello che fanno. Sopra questa considerazione si stimi di quanto il guadagno che essi hanno sia inferiore a quello che potrebbero ottenere. Una vera ragione dell’inutilità di tante terre, che potrebbero essere utilissime, è la distanza dell’abitato dalle medesime: ma questa ragione sarebbe tolta se un certo numero di famiglie si distribuissero in più regioni in mezzo alle terre che si vorrebbero rendere produttive. Si potrebbe stabilire una colonia al di là del fiume Sigerro, per vedere la produzione crescere, la popolazione aumentare, e il deserto incolto diminuire.” 12 Per giunta, occorre considerare anche che le diverse esigenze richieste da pastorizia e agricoltura, per alcuni versi opposte, hanno fatto si che in antichità si manifestassero determinati problemi di convivenza degli abitanti all’interno della stessa comunità. Il problema più rilevante ai danni degli agricoltori era dovuto alla necessità di nutrire gli ovini, specialmente durante le stagioni caratterizzate da particolari siccità, per cui spesso i pastori avevano il vezzo di incendiare la macchia anteriormente alle prime piogge autunnali per accelerare il germogliare dell’erba e farla crescere più abbondante, per poi condurvi le greggi, che sistematicamente potevano nutrirsi di germogli novelli e teneri, provocando così l’assopimento della vegetazione.

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11. F. Floris, La grande enciclopedia della Sardegna, vol. X. 12. V. Angius, G. Casalis, Dizionario geografico – storico – statistico – commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. III. A destra: Evidenziazione delle trame agricole sull’ortofoto del 2014.

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Ragion per cui, la necessità di difendere in tutto il territorio insulare le coltivazioni contro greggi e pastori ha portato l’esigenza di praticare un sistema di agricoltura comunitaria potentemente dispotico, originando dunque alcune consuetudini rurali, che andavano intese come vere e proprie forme di governo che regolavano la rotazione collettiva forzata, come il paberile (terreno a riposo/pascolo) e il vidazzone (terreno lavorato): nessun proprietario della zona stabilita infatti, poteva disporre diversamente del proprio appezzamento, a meno che questo non fosse stato recintato da un muro alto 1.50m e largo 0.50m. Tutto ciò viene pertanto regolato dalla Carta de Logu, ovvero un codice minuzioso che contiene una raccolta di leggi di legislazione agraria scritte in lingua sarda destinata ai Giudicati sardi, che attesta il modo in cui vengono per l’appunto regolati i rapporti tra il paberile e il vidazzone all’interno dei villaggi: ogni anno il terreno veniva diviso in due parti, una da coltivare e l’altra da destinare al pascolo sorvegliato con particolare cura, per cui cavalli, asini e buoi da aratro. Quando poi il raccolto coltivato veniva terminato, il terreno veniva destinato al pascolo delle greggi che prima di allora potevano pascolare solo nelle montagne. Attraverso un’ulteriore prescrizione della Carta viene illustrata la possibilità di poter venir meno ai doveri comunitari, e cioè non era obbligatorio aderire alla rotazione collettiva, ma logicamente si perdeva anche la tutela legislativa, ragion per cui nella Carta vi è esplicitamente scritto che i non aderenti erano altresì obbligati a recintare i terreni e se per caso il bestiame fosse inavvertitamente entrato era proibito catturarlo e abbatterlo, e anche reclamare un indennizzo a meno che non si potesse dimostrare che la breccia nella recinzione fosse fatta volontariamente da qualche pastore. Ciò, definisce in maniera chiara ed esaustiva lo scopo del vidazzone: chi vuole beneficiare della protezione collettiva deve coltivare con gli altri; chi invece vuole coltivare un proprio pezzo di terra fuori dalla zona protetta, è costretto a proteggerselo da solo.13 Inoltre, in passato la proprietà terriera era affetta da un vizio organico patologico, ovvero era eccessivamente frazionata, per cui vedeva il proprietario medio, possessore di minuscoli appezzamenti che riuniti potevano generare un ottimo podere, ma che essendo distanti tra loro due o tre chilometri, richiedevano un grande dispendio di energie e tempo, ed inoltre, la materiale mancanza del podere unitario impediva di fatto la costruzione sul fondo della casa rurale.

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13. M. Le Lannou, Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

14. M. Le Lannou. Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

Sotto: Evidenziazione delle trame agricole e delle serre del territorio utese, sull’ortofoto del 2014.

Per quanto riguarda la pastorizia, è tuttora ovunque presente l’allevamento in particolar modo di bovini, ovini e suini, mentre invece per quanto riguarda il tipo di agricoltura trattata nella piana del Campidano, troviamo la cerealicoltura - praticata estensivamente e con risultati particolarmente soddisfacenti per le qualità di grano duro prodotte - e i vigneti, presenti quasi ovunque con produzioni vinicole molto ricercate per l’intenso colore, la particolare fragranza e l’alta gradazione alcolica. E’ molto presente anche l’ulivo, che viene impiegato essenzialmente per uso locale. Gli agrumeti invece sono presenti solo nel Campidano settentrionale e centromeridionale, e sufficienti solo al consumo interno. Infine, è molto presente anche l’orticoltura, esercitata con parecchia diligenza e favorita sia dai moltissimi tratti di terreno particolarmente adatti, che dalle caratteristiche termoigrometriche che consentono ottime produzioni di fave, piselli, legumi, carciofi, pomodori, cavolfiori, cipolle, zucchine, peperoni, melanzane, prezzemolo, finocchi, sedani, lattughe, bietole, spinaci, ravanelli, cavoli, meloni e patate, senza alcuna specializzazione. Sono ben presenti in tutta la piana anche i mandorli e le ficaie.14

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5. analisi del tessuto storico insediativo

“Le dimore rurali di questa zona sono caratterizzate da una corte antistante all’abitazione. Di conseguenza gli stessi centri abitati assumono un aspetto esteriore del tutto singolare, perché le strade risultano fiancheggiate soltanto dai muri delle corti, più o meno reciprocamente paralleli, alti circa 2.50 m, variamente interrotti da porte carraie che fungono contemporaneamente da ingresso alla corte e alla casa.”

Osvaldo Baldacci.

Evoluzione urbana degli isolati Percorso matrice

1900

1977

2014

1900_1977_2014

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Evoluzione urbana dei percorsi Percorso matrice Il percorso matrice individua il canale lungo il quale successivamente sono sorti i primi insediamenti. Questo, deriva originariamente dall’estensione verso nord-ovest del percorso che univa la chiesa di Santa Maria a quella di Santa Giusta.

1900 Dall’analisi dei percorsi della Carta Catastale del 1900 emerge come i principali percorsi si espandano concentricamente al percorso matrice, generando ulteriori itinerari che consentono di raggiungere sempre il percorso principale, ovvero la strada più importante del paese.

1977 Dall’analisi dei percorsi del 1977 emerge come i collegamenti all’interno del centro urbano diventino più fitti, e come questo si stia estendendo sul versante occidentale.

2014 Attraverso l’analisi dei percorsi del 2014 è possibile notare come, dal 1977, il loro sviluppo sia proseguito verso ovest, nord-ovest, segno della forte connessione tra il centro urbano e l’agro circostante. Inoltre emerge come siano aumentati anche i collegamenti secondari, segno di un potenziamento della rete viaria a sostegno dei successivi accrescimenti insediativi.

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Evoluzione urbana dell’edificato

Così come è emerso dalla lettura dell’evoluzione urbana dei percorsi, dal confronto tra l’edificato del 1900 e quello del 2014 è possibile notare come inizialmente l’edificato si sia espanso concentricamente alla via principale, per poi estendersi verso nord-ovest nel corso degli anni, denotando una conversione delle trame agricole limitrofe in isolati di tipo insediativo.

Da questo confronto inoltre, emerge quanto l’edificato del 1900 sia meno denso rispetto l’attuale, designando un rapporto tra i vuoti e i pieni governato dai vuoti, e caratterizzato da una fitta frammentazione particellare.

Per quanto riguarda invece l’analisi dell’insediamento odierno, è possibile leggere un edificato più fitto, caratterizzato da un rapporto tra i vuoti e i pieni governato dai pieni.

1900

2014

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A destra: Confronto tra l’edificato storico e quello odierno, che mette in luce come sia aumentata nel tempo la densificazione edilizia.

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Trasformazioni degli isolati: 1900_2014 Isolato 1

Isolati 1900

2014

Isolato 2

1900

2014

Isolato 3

1900

2014

48

Percorsi

Tessuto insediativo

49

Trasformazioni degli isolati: 1900_2014 Isolato 4

Isolati 1900

2014

Isolato 5

1900

2014

Confrontando tra loro i vari isolati, emerge che i vicoli presenti all’interno degli stessi si trasformano in strade. Ciò avviene in relazione al mutamento del tessuto insediativo nel corso degli anni, in quanto risulta necessario consentire l’accesso alle case più interne, in virtù del fatto che quest’ultimo tende man mano ad infittirsi. L’aumento degli insediamenti risulta essere anche il motivo per il quale, gli isolati che nel 1900 costituiscono il margine dell’edificato al confine con l’agro circostante aumentano le loro dimensioni.

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Percorsi

Dall’analisi dei percorsi si desumono e confermano le stesse considerazioni fatte per gli isolati: qui, in maniera più chiara e leggibile, emerge come nel corso del tempo i vicoli si trasformano in strade originando i collegamenti che consentono l’accesso agli insediamenti più interni. Inoltre è possibile notare che per garantire il collegamento degli isolati odierni, nel tempo sono aumentati i percorsi, designando ulteriori itinerari principali e secondari. Ovviamente, la gerarchizzazione dei percorsi principali e secondari avviene in relazione alla loro distanza e collegamento con gli itinerari principali del 1900.

Tessuto insediativo

Confrontando il tessuto insediativo del 1900 con quello del 2014 si evince che la sua odierna densificazione è riconducibile a quattro casi tipo: -Si è generato come espansione dell’edificato che nel 1900 confinava con l’agro circostante, con conseguente conversione delle terre coltivabili limitrofe a suoli edificabili; -Si è densificato attorno alle corti esistenti; -Deriva da una demolizione della storica casa a corte e da una successiva ricostruzione; -Infine, più raramente deriva da superfetazioni delle storiche case a corte.

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Trasformazioni dell’edificato Attraverso le sezioni degli isolati del 1900 e del 2014 è possibile notare come si sia evoluto l’edificato. Si nota infatti come quest’ultimo si sia densificato, motivo per il quale anche le corti si riscontrano di dimensioni inferiori.

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Sotto: Confronto tra l’edificato storico e quello odierno, che mette in luce come sia aumentata nel tempo la densificazione edilizia.

Strada Strada

Casa a corte antistante

Casa a doppia corte

Casa a corte antistante

2014

Vicolo

Casa a doppia corte

Casa a corte antistante

Strada

Strada

1900

Terre coltivabili

Strada Casa a doppia corte

Casa a corte antistante

Strada

Lotto non edificato

Strada

Strada Strada

Lotto non edificato

Casa a doppia corte

Strada

Casa a doppia corte

Strada

2014

Strada

Vicolo

Lotto non edificato

Strada

Casa a corte retrostante

Isolato 3 Casa a doppia corte

Casa a doppia corte

1900

Casa a corte retrostante

Lotto non edificato

Casa a doppia corte

Strada

Casa a corte antistante

Strada

Terre coltivabili

Isolato 2

Casa a doppia corte Vicolo

Casa a doppia corte

Strada

Casa a doppia corte

Strada

Strada

Casa a corte antistante

Strada

Isolato 1

Strada

Terre coltivabili

Sezioni degli isolati: 1900_2014

1900

2014

Lotto non edificato

Lotto non edificato

Chiesa di Santa Giusta

Casa a corte antistante

Terre coltivabili

Case a corte retrostante

Strada

Casa a corte antistante

Terre coltivabili

Strada

Casa a corte retrostante

Strada

Strada

Casa a corte retrostante

Strada

Casa a corte antistante

Strada

Casa a doppia corte

Strada Lotto non edificato

Strada

Case a doppia corte

Strada

Terre coltivabili

Terre coltivabili

Isolato 5

Case a doppia corte

Casa a corte antistante

Strada

Casa a corte retrostante

Strada

Casa a corte retrostante

Strada

Strada

Isolato 4

1900

2014

1900

2014

I tipi abitativi Dall’analisi della trasformazione degli isolati, nonché dalle sezioni della pagina precedente, è facilmente riscontrabile la presenza della corte, un elemento da considerare peculiarità del cuore del centro abitato in quanto è sia un elemento ampiamente diffuso, che un elemento essenziale e imprescindibile atto a risolvere i vari problemi legati ai complessi rapporti tra contadino, il suo campo, ed il suo bestiame. Difatti, consente al contadino di risiedere nel cuore del centro abitato senza venir meno alla soddisfazione delle fondamentali esigenze della vita rurale: il raccolto trova il suo magazzino, le macchine agricole il loro deposito, il bestiame la stalla, il carro il loggiato, e l’uomo l’abitazione.

Quest’ultima, in Sardegna costituisce un elemento dinamico capace di modifiche e adattamenti, intimamente collegato alla vita dei suoi abitanti. Difatti, l’abitazione nasce solitamente come dimora monocellulare sufficiente a soddisfare le esigenze del primo periodo matrimoniale; quando poi successivamente l’attesa di nuove vite viene appagata, la dimora viene ampliata giustapponendo uno o più ambienti, in relazione alle varie esigenze familiari.15 Come ulteriore elemento facilmente riscontrabile, troviamo il loggiato (sa lolla), che nella forma più semplice si presenta come il prolungamento della falda anteriore del tetto, generalmente sostenuto da robusti pilastri disposti regolarmente.

Anche questo elemento può considerarsi peculiare in relazione alle fondamentali funzioni che assolve, in quanto tutte le stanze risultano vicendevolmente indipendenti, sono prive di finestre e comunicano con una porta direttamente nel loggiato, che di conseguenza risolve nel modo migliore il problema delle comunicazioni tra i vari vani. Risulta essere dunque un necessario elemento di fusione in cui si riversa e si equilibra la funzionalità delle singole parti di tutta la dimora, nonché l’ambiente di soggiorno in cui gli uomini trascorrono le ore di riposo, le donne cuciono, i bambini giocano, e i prodotti agricoli raccolti vi trovano un primo provvisorio deposito, in attesa di essere conservati o lavorati. Inoltre, con la sua ventilazione rende la casa una piccola oasi di fresco durante l’estate, così come, durante alcune rigide giornate invernali, mitiga le basse temperature mediante l’esposizione invariabilmente meridiana.16 54

15. O. Baldacci, La casa rurale in Sardegna.

Firenze, 1952.

16. M. Le Lannou, Pastori e contadini di Sardegna. Sassari, 1979.

Per quanto riguarda l’edilizia rurale sarda, quest’ultima si contraddistingue per l’uso ampiamente diffuso di due principali materiali da costruzione: - La roccia: Solitamente caratterizzata da calcareniti, arenarie, trachiti o basalti in relazione al contesto locale, viene usata sia nella fondazione che nel basamento, per garantire alla muratura soprastante una buona consistenza e durevolezza, avente l’obiettivo di isolare il muro in terra dal terreno e quindi dall’aggressione diretta dell’umidità, oltre che dall’abrasione meccanica degli agenti esterni. Generalmente non viene innalzata più di 60/80 cm; - La terra cruda (làdiri): Usata per realizzare gli omonimi mattoni in terra cruda, aventi dimensioni standard di 10 x 20 x 40 cm e costituiti da un impasto di fango argilloso, ghiaia minuta e paglia tritata, e prodotti grazie all’utilizzo de “Su Sestu”. Il mattone in terra cruda, essendo composto principalmente da fango, dopo la sua posa in opera doveva essere adeguatamente protetto in quanto a contatto con l’acqua piovana si sarebbe potuto sfaldare, e a causa dell’erosione eolica si sarebbe sfarinato. Per ovviare dunque a questi problemi veniva ricoperto da uno strato protettivo di intonaco, in grado di conferirgli buona resistenza e lunga durata.

Il mattone cotto invece è scarsamente utilizzato a causa del suo costo elevato, e lo si impiega solo come elemento di sostegno strutturale per archi e colonne.17

17. A. Sanna, C. Atzeni, Manuali del recupero dei centri storici della Sardegna - Architettura in terra cruda dei Campidani, del Cixerri e del Sarrabus. Roma, 2008.

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Individuazione dei tipi

Corte ANTISTANTE

Corte ANTISTANTE - variante 1

Corte ANTISTANTE - variante 2

Corte ANTISTANTE - variante 3

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Corte ANTISTANTE - variante 4

Corte ANTISTANTE e RETROSTANTE

Corte ANTISTANTE e RETROSTANTE - variante 1

Corte RETROSTANTE

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Mutazioni del tessuto Da spazi privati a spazi semipubblici/semiprivati Con il passare degli anni, e per ottemperare alla necessità generata dall’intensificazione degli insediamenti, si è assistito ad una progressiva evoluzione di numerose abitazioni tipo, che si può sintetizzare come la condivisione di una parte della loro corte privata con il nuovo costruito al fine di garantirne loro l’accesso. Così facendo, sono dunque state originate delle vere e proprie ulteriori corti che in termini di scala gerarchica relativa alle proprietà, si posizionano tra le aree pubbliche e quelle private, essendo per l’appunto degli spazi in comune che fungono da fulcro, da nucleo, inteso come centro di un aggregato residenziale formato da due o più abitazioni, nonché nel contempo, centro di aggregazione sociale.

I nuovi aggregati residenziali così generati si possono dunque riassumere nei tre casi tipo illustrati nella pagina a fianco che, con qualche leggera variante, riassumono tutti gli schemi aggregativi presenti in tutto il tessuto insediativo: - Caso 1: Questo primo caso descrive l’organizzazione più semplice secondo cui viene articolata l’origine della corte comune, e consiste nella conversione di una parte di corte privata relativa a un’abitazione, a corte semipubblica/semiprivata per consentire l’accesso ad una nuova abitazione; - Caso 2: Descrive situazioni più articolate rispetto le precedenti, dove la conversione da corte privata a semipubblica/semiprivata interessa un numero maggiore di abitazioni, generando un habitat che consente inoltre di ampliare il gradiente sociale rispetto il caso precedente; - Caso 3: Rappresenta la situazione che si riscontra con maggior numero di casi presenti negli isolati storici di Uta, e consiste nell’eliminazione di uno o più vani abitabili relativi ad una proprietà, per garantire l’accesso alle corti interne, all’interno delle quali vengono edificate nuove abitazioni. In questo caso tutta la superficie adibita a corte privata diviene collettiva; Occorre inoltre puntualizzare che il vantaggio che sta alla base della condivisione delle corti è dato dalla generazione di un habitat collettivo capace di creare nuovi rapporti e legami sociali, che vedono quindi aumentare sia il gradiente sociale che il senso di collettività del centro consolidato di Uta. 58

Origine della corte comune - caso 1

Origine della corte comune - caso 2

Origine della corte comune - caso 3

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Caso 1

Caso 2

Caso 3

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6. DESATURATION Proposta di un nuovo modello insediativo

“Pur non essendoci regole da applicare meccanicamente per eseguire un buon city making è bene seguire 2 principi: la città non deve essere la più creativa del mondo, ma la migliore per il mondo (ciò da al city making un fondamento etico), e favorire la creatività civica (trovare soluzioni ai problemi che abbiano obiettivi volti al bene collettivo).”

“Si preferisce adottare l’espressione city making, a city building (costruire la città), poiché quest’ultima implica che la città sia frutto solo di ciò che le professioni hanno materialmente edificato, mentre invece ciò che anima la città è la cultura, e tutte le cose che crediamo conferiscano alla città il suo tratto peculiare. Cruciale nel city making è una buona capacità di giudizio in quanto ciò che funziona in una determinata situazione può non funzionare in un’altra, perciò è fondamentale conoscere il contesto e la cultura locale, perché fare la città significa fare scelte applicando valori indotti dalla nostra cultura.”

Charles Landry.

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DESATURATION Proposta di un nuovo modello insediativo Dall’analisi del tessuto insediativo di Uta, ne consegue la proposta di intervento per le sue zone di espansione residenziale che si trovano al confine tra l’abitato e l’agro circostante.

La suddetta proposta è stata inoltre elaborata durante il corso universitario “Lab. TesTi - Tessuti e Tipi dell’habitat” nell’Anno Accademico ‘12/’13, e deriva dal frutto delle idee portate avanti da un team di colleghi di cui il sottoscritto faceva parte.

La proposta di intervento si focalizza su un fondamento di idee comuni che, come da titolo del progetto, portano avanti il concetto di desaturazione dell’edificato. Partendo quindi dalle analisi temporali che hanno consentito di individuare le dinamiche espansive che connotano tale luogo, si è arrivati a catalogare i principali tipi di spazi semipubblici/semiprivati presenti nel tessuto urbano consolidato, in modo da poterli impiegare come punti di partenza per il concept progettuale.

Dunque, l’obiettivo della proposta di intervento è volto a suggerire degli interventi di progettazione su media e piccola scala che sono in grado di ricreare attraverso materiali e tecnologie odierne, delle aggregazioni di tipi abitativi capaci di generare nuovi spazi semipubblici/semiprivati, ovvero degli habitat che rappresentino una zona filtro sia tra il contesto urbano privato e quello pubblico, che tra il contesto urbano ed il contesto rurale.

Sono stati dunque proposti quattro tipi abitativi, che riprendono i caratteri fortemente connotativi dei tipi abitativi storici, e sono costituiti da: - Un tipo abitativo 12 x 12 m, ad accesso fronte strada e corte retrostante, e due sue varianti; - Un tipo abitativo 20 x 8 m, a corte antistante e retrostante, e due sue varianti; - Un tipo abitativo 14 x 12 m a corte antistante e retrostante, ed una sua variante; - Un tipo abitativo 12 x 12 m a corte antistante e retrostante.

Per quanto riguarda le varianti, queste costituiscono degli ampliamenti al primo piano, aventi lo scopo di consigliare una possibile sopraelevazione in relazione al numero di persone componenti il nucleo familiare, dunque principalmente sono costituite da un progressivo aumento delle camere da letto.

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Sopra: Immagini relative alla tavola 1 del progetto desATUration.

Una volta ideata la disposizione degli ambienti interni dei quattro tipi abitativi, il concetto di desaturazione ha preso vita partendo dalla disposizione variabile che i diversi tipi abitativi potevano generare sia all’interno di isolati già parzialmente edificati (costituendo un’integrazione), che su aree ancora da edificare. In entrambi i casi comunque, così come accadeva nell’edificato storico delle case a corte, si è preso ovviamente in considerazione l’asse eliotermico, e quindi il posizionamento dei tipi abitativi in relazione alla predisposizione dei loro ambienti interni, in relazione allo spostamento del sole durante l’arco della giornata lungo appunto il suddetto asse.

Ciò che da appunto forza al concetto di desaturazione sono quindi i nuovi schemi degli aggregati abitativi proposti, in quanto si è riusciti a tessere una maglia residenziale meno densa rispetto agli schemi aggregativi che sono stati riscontrati nell’analisi del tessuto residenziale odierno, riuscendo così a migliorare e dare più forza al gradiente sociale di cui più volte si è parlato, in quanto sono stati prediletti degli spazi semipubblici/semiprivati più ampi rispetto il tessuto già presente, pur volendo mantenere il disegno dei lotti preesistenti, relazionandoli attraverso nuovi spazi polifunzionali che fossero specchio di vita privata, ma allo stesso tempo attrattori di attività partecipate, aumentando senz’altro il gradiente sociale del luogo stesso.

Infine, la proposta di intervento è resa forte oltre che dall’aumento del gradiente sociale, dalla possibilità di edificare nuovi lotti in un qualsiasi momento futuro, grazie alla grande versatilità e variabilità sia dei concetti riguardanti gli spazi semipubblici/semiprivati, che dei nuovi tipi abitativi, che senz’altro consentono innumerevoli configurazioni residenziali.

Sopra: Piante dei diversi tipi abitativi.

A destra: 3D dei tipi abitativi.

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Criticità del progetto come nuovo punto di partenza Sulla base, a suo tempo, dell’esposizione della proposta di intervento in sede d’esame, e considerato che il progetto è stato sviluppato durante il periodo attinente ai tre mesi del corso, è stato possibile, attraverso la valutazione dei docenti, individuarne alcune criticità diventando queste ultime una parte da migliorare attraverso la tesi. Occorre infatti puntualizzare che per ottenere un progetto forte, privo di criticità o quantomeno di criticità limitate, è necessario operare attraverso un approccio multidisciplinare, e ciò, nella vita reale significa necessariamente lavorare mediante una progettazione integrata tra le diverse figure professionali sin dalle prime fasi di progetto, mentre in sede universitaria l’approccio multidisciplinare è costituito dall’integrazione degli argomenti di più corsi universitari. Dunque, una prima criticità al progetto in questione è stato il mancato sviluppo dello stesso mediante l’approccio multidisciplinare, sia per motivi di durata, nonché di attinenza al corso stesso. Ragion per cui non è stato possibile, sviluppare lo stesso sia dal punto di vista impiantistico che energetico (inteso nel senso più ampio del termine) diventando questi ulteriori obiettivi della tesi.

Utilizzando quindi alcuni dei punti forza del progetto precedentemente descritti, ovvero la possibilità di edificare in nuovi lotti, nonché di agire mediante integrazione negli isolati parzialmente edificati, grazie alla grande versatilità e variabilità dei concetti riguardanti sia gli spazi semipubblici/semiprivati che dei nuovi tipi abitativi, si è scelto di sviluppare l’organizzazione di un solo isolato precedentemente trattato, in quanto gli obiettivi della progettazione e le sue integrazioni dal punto di vista sia impiantistico che energetico, consentono di riversare i propri contenuti anche su qualsiasi altro isolato.

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La ritrattazione dell’isolato preso in considerazione prevede uno schema aggregativo composto da due principali tipi abitativi costituiti da un solo livello, e da due loro varianti che suggeriscono dei possibili ampliamenti al secondo livello dei principali tipi, in relazione ai futuri accrescimenti dei componenti il nucleo familiare. Il suddetto schema aggregativo si trova a quota + 0.15m dal manto stradale, in quanto si è voluta privilegiare la sicurezza pedonale, essendo gli stessi spazi interni fruibili solo pedonalmente. Lo stesso schema aggregativo è generato dall’accostamento di un numero relativamente basso di tipi abitativi, dando perciò origine all’apertura di spazi e di canali pedonali che consentono, attraverso la combinazione di questo stesso principio sugli isolati limitrofi, di percorrere una prosecuzione di percorsi interni che permettono di poter raggiungere dei luoghi distanti. Tali canali consentono quindi di evitare di utilizzare l’auto per spostamenti medio-lunghi, andando ad aumentare il numero di fruitori degli stessi spazi semipubblici, portando come ulteriore beneficio l’aumento del gradiente sociale. Tali concetti vengono inoltre rafforzati visivamente, agendo quindi anche a livello inconscio, grazie dall’andamento dei prospetti e dai diversi materiali utilizzati. In questo senso gli accessi principali sono caratterizzati da aperture più ampie rispetto quelli secondari, ma questi non si trovano nei lati strada come ci si aspetterebbe, bensì nei lati interni, nucleo degli spazi semipubblici, proprio a voler spingere gli abitanti a fruire e considerare propri quegli spazi. Per quanto riguarda gli accessi alle abitazioni, questi avvengono attraverso 4 gradienti scanditi dalle diverse pavimentazioni che regolano i rapporti con gli spazi circostanti. Si parte dunque dal manto stradale che costituisce lo spazio pubblico; il manto pavimentato a quota + 0.15m dal manto stradale, sul quale giacciono gli aggregati residenziali, che costituisce lo spazio semipubblico; la passerella pedonale che si trova appena varcato l’accesso alla residenza, che circoscrive lo spazio semiprivato; ed infine il tipo abitativo che definisce lo spazio privato. Occorre precisare che gli accessi principali sono costituiti da ampi passaggi che se tenuti completamente aperti consentono di creare, attraverso la loro stessa pavimentazione, un elemento di continuità sia visiva che concettuale con la pavimentazione dello spazio semipubblico, dando proprio al fruitore la sensazione di attraversare un progredire di spazi che si trasformano pian piano dall’essere pubblici, all’essere privati.

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Il Tipo A costituisce la cellula abitativa base in grado di soddisfare le esigenze residenziali per 2 persone. E’ costituita da un soggiorno, una camera da letto matrimoniale, un servizio igienico ed una stanza pluriuso, adibita al conservamento delle derrate alimentari e al ricovero di oggetti di uso quotidiano. Dallo schema del soleggiamento in basso è possibile notare come le due camere ed il soggiorno siano dotate di illuminazione naturale anche nelle giornate di picco invernale, grazie anche alla disposizione del servizio igienico a nord.

In rosso: Individuazione del Tipo A sull’isolato oggetto di studio.

Schema del soleggiamento annuale del Tipo A.

Asse eliotermico invernale.

Asse eliotermico estivo.

Ai sensi dell’ Art. 5 del D.M. Sanità del 5 luglio 1975, tutti i locali degli alloggi, eccetto quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Inoltre, per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurno medio non inferiore al 2%, e comunque la superficie finestrata apribile non può essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Descrizione vano

Superficie (m2)

1/8 Superficie (m2)

Sup. finestrata (m2)

Ingresso soggiorno

29.70

3.72

12.38

Servizio igienico

4.75

0.60

2.70

Camera da letto matrimoniale

14.60

1.82

6.52

Vano pluriuso

7.00

0.88

3.82 81

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Il Tipo A1 costituisce un ampliamento della cellula abitativa base in conseguenza all’accrescimento del nucleo familiare da 2 a 4 componenti. Si suggerisce dunque l’installazione di un corpo scala a nord per non compromettere lo schema del soleggiamento pensato per i vani componenti la cellula base di Tipo A, consentendo alle camere di mantenere la propria esposizione, mentre al secondo livello la predisposizione ottimale dei vani si ottiene mediante la proiezione verticale del servizio igienico già a nord sul secondo livello, ed inserendo le camere da letto sul lato sud.

In rosso: Individuazione del Tipo A1 sull’isolato oggetto di studio.

Schema del soleggiamento annuale del Tipo A1.

Asse eliotermico invernale.

Asse eliotermico estivo.

Ai sensi dell’ Art. 5 del D.M. Sanità del 5 luglio 1975, tutti i locali degli alloggi, eccetto quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Inoltre, per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurno medio non inferiore al 2%, e comunque la superficie finestrata apribile non può essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Superficie (m2)

1/8 Superficie (m2)

Sup. finestrata (m2)

31.22

3.90

12.60

Servizio igienico

4.75

0.60

2.70

Camera da letto matrimoniale

14.60

1.82

6.52

Descrizione vano Ingresso soggiorno

Camera da letto singola

9.05

1.15

2.70

Camera da letto singola

12.70

1.58

7.65 83

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Il Tipo B costituisce la cellula abitativa base in grado di soddisfare le esigenze residenziali di un nucleo familiare composto da 3 persone. E’ costituita da un ingresso soggiorno e cucina, una camera da letto matrimoniale ed una singola, ed un servizio igienico. Dallo schema del soleggiamento è possibile notare come tutti i vani beneficino durante l’anno del soleggiamento ottimale, ad eccezione della camera da letto esposta a nord, scelta progettuale subordinata al fatto che invertendo la sua posizione con il servizio igienico, sarebbe stata irrealizzabile per mancanza di superficie finestrata.

In rosso: Individuazione del Tipo B sull’isolato oggetto di studio.

Schema del soleggiamento annuale del Tipo B.

Asse eliotermico invernale.

Asse eliotermico estivo.

Ai sensi dell’ Art. 5 del D.M. Sanità del 5 luglio 1975, tutti i locali degli alloggi, eccetto quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Inoltre, per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurno medio non inferiore al 2%, e comunque la superficie finestrata apribile non può essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Descrizione vano

Superficie (m2)

1/8 Superficie (m2)

Sup. finestrata (m2)

Ingresso soggiorno

26.25

3.28

4.72

Servizio igienico

5.32

0.66

0.00

Cucina

18.85

2.36

4.72

Camera da letto matrimoniale

14.00

1.75

2.25

Camera da letto singola

10.75

1.35

2.25 85

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Il Tipo B1 costituisce un ampliamento della cellula abitativa base di Tipo B in conseguenza all’accrescimento del nucleo familiare da 3 a 6 componenti, con un’eventuale aggiunta di una camera per gli ospiti. Si suggerisce dunque l’installazione di un corpo scala a nord per non compromettere lo schema del soleggiamento pensato per i vani componenti la cellula base di Tipo B, mentre al secondo livello la predisposizione ottimale dei vani si ottiene mediante la proiezione verticale del servizio igienico e delle due camere da letto sul secondo livello, ed inserendo una ulteriore came-

In rosso: Individuazione del Tipo B1 sull’isolato oggetto di studio.

ra da letto sul lato sud.

Schema del soleggiamento annuale del Tipo B1.

Asse eliotermico estivo.

Asse eliotermico invernale.

Ai sensi dell’ Art. 5 del D.M. Sanità del 5 luglio 1975, tutti i locali degli alloggi, eccetto quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Inoltre, per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurno medio non inferiore al 2%, e comunque la superficie finestrata apribile non può essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Superficie (m2)

1/8 Superficie (m2)

Sup. finestrata (m2)

20.90

2.60

4.72

Servizio igienico

5.32

0.66

0.00

Cucina

16.90

2.12

4.72

Camera da letto matrimoniale

20.90

2.60

4.72

Camera da letto singola

11.10

1.38

2.25

Camera da letto doppia

14.00

1.75

2.25

Descrizione vano Ingresso soggiorno

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LA PROGETTAZIONE DEI TIPI IN RELAZIONE ALL’ESPOSIZIONE SOLARE I principi energetici base utilizzati Le schermature verticali

Schema esplicativo del funzionamento delle schermature verticali durante l’estate.

Al fine di limitare all’interno dell’invoucro murario gli effetti dell’irraggiamento solare nei periodi estivi, e allo stesso tempo massimizzarlo durante gli inverni, si è optato per l’inserimento di opportune schermature verticali scorrevoli ed orientabili, in modo da poterle inclinare a seconda delle necessità energetiche che si presentano quotidianamente. Ovviamente, l’asse eliotermico prevede un irraggiamento solare caratterizzato da una posizione del sole più alta rispetto i periodi invernali, per cui l’orientamento delle schermature risulta essere ottimizzato quando queste sono perfettamente orizzontali, impedendo ai raggi solari di irradiare sia le chiusure verticali opache, che quelle trasparenti, evitando che queste ultime si riscaldino e trasmettano calore per convezione ed irraggiamento all’interno dell’edificio.

Viceversa, in periodi invernali, mantenere la stessa inclinazione delle schermature consente ai raggi solari di stare a contatto con le chiusure verticali opache e trasparenti posteriori rispetto le schermature, in quanto questi periodi sono caratterizzati da un sole più basso rispetto quello estivo, che presenta un angolo di irraggiamento inferiore rispetto al soleggiamento estivo.

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Schema esplicativo del funzionamento delle schermature verticali durante l’inverno.

Le schermature orizzontali

Schema esplicativo del funzionamento delle schermature orizzontali durante l’estate.

Schema esplicativo del funzionamento delle schermature orizzontali durante l’inverno.

Il funzionamento delle schermature orizzontali è identico a quello delle schermature verticali, ed il loro utilizzo può essere integrato al precedente specialmente per le pareti esposte a sud. Nel caso di pareti esposte ad est e ad ovest, queste risultano inefficienti in quanto anche nei periodi estivi il soleggiamento assume delle configurazioni tali per cui l’irraggiamento solare avviene per angoli rispettivamente bassi, riuscendo a scambiare calore con le chiusure verticali per irraggiamento diretto e convezione, facendo in modo che queste si riscaldino e dopo un determinato tempo “t” cedano il calore assorbito. Per ottemperare a questo problema, le chiusure vericali opache devono avere determinati valori di inerzia termica, che rappresenta la capacità di una parete di opporsi alle variazioni di temperatura esterna, facendo quindi in modo che quest’ultima arrivi sulla superficie interna della parete con un certo ritardo e attenuata.

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L’impiego di alberi caducifoglie

Schema esplicativo dell’impiego di alberi caducifoglie durante l’estate.

L’impiego di alberi caducifoglie risulta essere un sistema naturale molto valido ed efficace contro l’irraggiamento estivo, ottimizzando lo stesso durante l’inverno. Utilizzare alberi caducifoglie come ad esempio l’acero, la betulla, il castagno, il frassino, il faggio e la robinia, consentono attraverso l’ampia superficie delle loro foglie di evitare che nei periodi estivi i raggi del sole oltrepassino gli alberi stessi, evitando che questi incidano direttamente sulle chiusure verticali opache e trasparenti. Viceversa, nei periodi invernali tali alberi perdono il fogliame, permettendo all’irraggiamento solare di attraversarli, facendo in modo di riscaldare le pareti verticali e di conseguenza anche gli ambienti interni.

Infine, con il DPR 59/2009, per gli edifici di nuova costruzione è obligatorio installare i sistemi schermanti, e nel caso in cui questi non vengano installati, come ad esempio nelle pareti esposte a nord, le superfici vetrate devono avere un fattore solare minore di 0,5.

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Schema esplicativo dell’impiego di alberi caducifoglie durante l’inverno.

La ventilazione naturale

Schema esplicativo del ricambio naturale dell’aria da nord a sud.

Al fine di consentire un rapido ed efficace ricambio naturale dell’aria, i vani interni dei tipi abitativi sono progettati facendo in modo che aprendo gli infissi sia a nord che a sud di uno stesso vano, in breve tempo è possibile effettuare un ricambio d’aria, consentendo quindi in inverno di avere dei limitati trasferimenti di calore all’esterno.

Schema esplicativo dei moti convettivi dell’aria e dell’effetto camino durante l’estate.

Per quanto riguarda invece il raffrescamento naturale estivo, la progettazione dei tipi abitativi è basata sull’effetto camino, ovvero sulla ventilazione naturale che si innesca tramite il principio dei moti convettivi dovuti alla differenza di densità tra l’aria calda e l’aria fredda, per cui, tenendo aperto sia un infisso al secondo piano, che il canale lungo le rampe delle scale, l’aria calda, essendo meno densa di quella fredda tenderà a percorrere il vano scala per portarsi al secondo piano, per poi uscire dall’infisso aperto, facendo in modo che l’aria fredda, più densa, tenda a rimanere al piano terra. D’inverno questo principio viene inoltre impedito tramite l’installazione di una porta scorrevole che può essere chiusa quando si soggiorna al piano terra, per evitare che l’aria calda tenda a disperdersi al piano superiore.

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16. PIASTRELLE IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM)

15. ADESIVO A BASE CEMENTIZIA PER PIASTRELLE (1 CM)

14. MASSETTO IN CLS MAGRO PER POSIZIONAMENTO IMPIANTI (8 CM)

PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO ACUSTICO (0.38 CM)

13. STRATO DI SEPARAZIONE IN POLIESTERE,

PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM)

12. LANA MINERALE DI ROCCIA,

11. VITI AQUAPANEL MAXI SCREWS, PUNTA TEKS

10. BATTISCOPA IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM)

9. MALTA CEMENTIZIA ELASTOMERICA PER RIDURRE IL PONTE ACUSTICO (1 CM)

8. INTONACO DI CALCE AEREA (1 CM)

7. TRAVETTO TIPO BAUSTA CON FONDELLO IN LATERIZIO (50 x 12 x 4 CM)

6. SOLAIO IN LATERO CEMENTO (16+4)/50

5. TASSELLO IN NYLON FISCHER SB 9/4

CON ISOLAMENTO TERMOACUSTICO IN PERLITE (30 x 33 x 24.9 CM)

4. BLOCCO IN LATERIZIO POROTHERM BIO PLAN,

3. MALTA CEMENTIZIA (1 CM)

PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM)

2. LANA MINERALE DI ROCCIA,

1. DOPPIA LASTRA IN FIBROCEMENTO “AQUAPANEL” (90 x 120 x 1.25 CM)

DETTAGLI COSTRUTTIVI

Chiusura verticale tra due unità abitative_Scala 1:15

Vano scala_Scala 1:25

1. MAGRONE CEMENTIZIO SOTTOFONDAZIONE (10 CM) 2. FONDAZIONE CONTINUA IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO 3. CORDOLO IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO 4. GUAINA BITUMINOSA IMPERMEABILIZZ. (0.5 CM) 5. RETE METALLICA A PROTEZIONE DELLA GUAINA DALLA POSA IN OPERA DEL PIETRISCO 6. MAGRONE DI ALLETTAMENTO 7. STRATO DI PIETRISCO PER POSA MAGRONE (15 CM) 8. MAGRONE CEMENTIZIO (10 CM) 9. CASSERI MODULARI A PERDERE PER REALIZZAZIONE VESPAIO AERATO (50 x 50 x 45 CM) 10. MASSETTO IN CALCESTRUZZO CON RETE ELETTROSALDATA 11. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM) 12. STRATO DI SEPARAZIONE IN POLIESTERE PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO ACUSTICO (0.38 CM) 13. MASSETTO IN CALCESTRUZZO MAGRO PER POSIZIONAMENTO IMPIANTI (8 CM) 14. ADESIVO A BASE CEMENTIZIA PER PIASTRELLE (1 CM) 15. PAVIMENTAZIONE SEMIPUBBLICA 16. BATTISCOPA IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM) 17. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM) 18. MALTA CEMENTIZIA (1 CM) 19. BLOCCO IN LATERIZIO POROTHERM PLAN PLUS CON ISOLAMENTO TERMOACUSTICO IN PERLITE (30 x 24.9 x 24.8 CM) 20. INTONACO DI CALCE AEREA (1 CM) 21. RINGHIERA IN ACCIAIO INOX 22. SOGLIA IN MARMO (3 CM) 23. SOLAIO IN LATERO CEMENTO (16+4)/50 24. MALTA CEMENTIZIA ELASTOMERICA PER RIDURRE IL PONTE ACUSTICO (1 CM) 25. PIASTRELLE IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM)

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94 36. VEGETAZIONE

35. MATERIALE MINERALE ESENTE DA INFESTANTI

34. POLIPROPILENE AGUGLIATO E TERMOSTABILIZZATO

DRENAGGIO DELL’ACQUA

33. POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO PER L’ACCUMULO IDRICO E

32. MANTO IMPERMEABILE ANTIRADICE

31. STRATO DI TESSUTO NON TESSUTO

30. BARRIERA AL VAPORE CELENIT FV/160

29. SCOSSALINA AD INCASTRO SU STAFFA TASSELLATA IN ACCIAIO

TERMOACUSTICO IN PERLITE (30 x 24.9 x 24.8 CM)

28. BLOCCO IN LATERIZIO POROTHERM PLAN PLUS CON ISOLAMENTO

27. MALTA CEMENTIZIA (1 CM)

26. SOLAIO IN LATERO CEMENTO (16+4)/50

25. SOTTOBANCALE IN XPS PER RIDURRE IL PONTE TERMICO

ACUSTICO (1 CM)

24. MALTA CEMENTIZIA ELASTOMERICA PER RIDURRE IL PONTE

23. INTONACO DI CALCE AEREA (1 CM)

TERMICO - ISOROCCIA 70 (8 CM)

22. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO

21. GOCCIOLATOIO IN PVC

PLISSE’ AUTOMATIZZATO

20. INFISSO A TAGLIO TERMICO CON SISTEMA A VETROCAMERA E

19. PAVIMENTAZIONE PASSERELLA DI INGRESSO (2 CM)

18. TUBO DI AERAZIONE IN PVC

DELL’ACQUA PIOVANA, AERAZIONE E ISPEZIONE

17. CANALE DI SCOLO PREFABBRICATO PER LO SMALTIMENTO

16. SOGLIA IN MARMO (3 CM)

15. PIASTRELLE IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM)

14. ADESIVO A BASE CEMENTIZIA PER PIASTRELLE (1 CM)

IMPIANTI (8 CM)

13. MASSETTO IN CALCESTRUZZO MAGRO PER POSIZIONAMENTO

ISOLAMENTO ACUSTICO (0.38 CM)

12. STRATO DI SEPARAZIONE IN POLIESTERE PER REALIZZAZIONE

TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM)

11. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO

10. MASSETTO IN CALCESTRUZZO CON RETE ELETTROSALDATA

AERATO (50 x 50 x 45 CM)

9. CASSERI MODULARI A PERDERE PER REALIZZAZIONE VESPAIO

8. MAGRONE CEMENTIZIO (10 CM)

7. STRATO DI PIETRISCO PER POSA MAGRONE (15 CM)

6. MAGRONE DI ALLETTAMENTO

OPERA DEL PIETRISCO

5. RETE METALLICA A PROTEZIONE DELLA GUAINA DALLA POSA IN

4. GUAINA BITUMINOSA IMPERMEABILIZZANTE (0.5 CM)

3. CORDOLO IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO

2. FONDAZIONE CONTINUA IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO

1. MAGRONE CEMENTIZIO SOTTOFONDAZIONE (10 CM)

Chiusure verticali esterne esposte a nord_Scala 1:25

34. MALTA CEMENTIZIA (1 CM)

ED IL POSIZIONAMENTO DEL SOLARE TERMICO E FOTOVOLTAICO

33. STRATO DI GHIAIA PER CONSENTIRE IL DRENAGGIO DELL’ACQUA

DRENAGGIO DELL’ACQUA

32. POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO PER L’ACCUMULO IDRICO E

31. MANTO IMPERMEABILE ANTIRADICE

30. STRATO DI TESSUTO NON TESSUTO

29. BARRIERA AL VAPORE CELENIT FV/160

28. SCOSSALINA AD INCASTRO SU STAFFA TASSELLATA IN ACCIAIO

TERMOACUSTICO IN PERLITE (30 x 24.9 x 24.8 CM)

27. BLOCCO IN LATERIZIO POROTHERM PLAN PLUS CON ISOLAMENTO

26. SOLAIO IN LATERO CEMENTO (16+4)/50

25. SOTTOBANCALE IN XPS PER RIDURRE IL PONTE TERMICO

ACUSTICO (1 CM)

24. MALTA CEMENTIZIA ELASTOMERICA PER RIDURRE IL PONTE

23. BREVETTO SCHOCK ISOKORB PER RIDURRE IL PONTE TERMICO

TERMICO - ISOROCCIA 70 (8 CM)

22. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO

21. GOCCIOLATOIO IN PVC

20. INFISSO A TAGLIO TERMICO CON SISTEMA A VETROCAMERA

PRESSOPIEGATE IN ALLUMINIO PREVERNICIATO

19. SISTEMA FRANGISOLE SCORREVOLE CON PALE ORIENTABILI

18. PAVIMENTAZIONE PASSERELLA DI INGRESSO (2 CM)

17. GUIDA CARRELLO IN ACCIAIO INOX

16. SOGLIA IN MARMO (3 CM)

15. PIASTRELLE IN GRES PORCELLANATO (1.5 CM)

14. ADESIVO A BASE CEMENTIZIA PER PIASTRELLE (1 CM)

IMPIANTI (8 CM)

13. MASSETTO IN CALCESTRUZZO MAGRO PER POSIZIONAMENTO

ISOLAMENTO ACUSTICO (0.38 CM)

12. STRATO DI SEPARAZIONE IN POLIESTERE PER REALIZZAZIONE

TERMICO - ISOROCCIA 70 (5 CM)

11. LANA MINERALE DI ROCCIA PER REALIZZAZIONE ISOLAMENTO

10. MASSETTO IN CALCESTRUZZO CON RETE ELETTROSALDATA

AERATO (50 x 50 x 45 CM)

9. CASSERI MODULARI A PERDERE PER REALIZZAZIONE VESPAIO

8. MAGRONE CEMENTIZIO (10 CM)

7. STRATO DI PIETRISCO PER POSA MAGRONE (15 CM)

6. MAGRONE DI ALLETTAMENTO

OPERA DEL PIETRISCO

5. RETE METALLICA A PROTEZIONE DELLA GUAINA DALLA POSA IN

4. GUAINA BITUMINOSA IMPERMEABILIZZANTE (0.5 CM)

3. CORDOLO IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO

2. FONDAZIONE CONTINUA IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO

1. MAGRONE CEMENTIZIO SOTTOFONDAZIONE (10 CM)

Chiusure verticali esterne esposte a sud_Scala 1:25

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LA VERIFICA DELLE TRASMITTANZE

Essendo la trasmittanza “U” (W/m2K) l’attitudine di un materiale a lasciarsi attraversare dal calore, occorre fare in modo che i vari elementi costruttivi costituenti le varie stratigrafie delle chiusure orizzontali e verticali opache abbiano minimi valori di U, in modo da rendere l’edificio ad alta qualità ambientale. Se dunque gli elementi di chiusura a diretto contatto con l’esterno dell’edificio presentano delle basse trasmittanze, garantiscono un’elevata efficienza energetica, in quanto limitano la dispersioni del calore generato tramite gli impianti termici. Occorre inoltre tener presente che ciò è una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire un’elevata efficienza energetica, in quanto la presenza di ponti termici, ovvero delle zone locali limitate dell’involucro edilizio che presentano una densità di flusso termico maggiore rispetto gli elementi costruttivi adiacenti, vanificano i concetti legati alla dispersione del calore dall’interno all’esterno del fabbricato per cui occorre in primis avere una certa accortezza nel progettare e successivamente nell’eseguire in opera per evitare che si manifestino.

Per quanto riguarda la normativa vigente in Italia, il recepimento della Direttiva Europea 2002/91/CE è avvenuto con l’emanazione del D.Lgs. 192/2005 relativo al rendimento energetico nell’edilizia, a cui ha fatto seguito l’emanazione del D.Lgs. 311/2006 relativo alle disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs. 192/2005. Attraverso tale normativa vengono dunque regolati, in base alla zona climatica in cui risiede il fabbricato progettato, i valori delle trasmittanze massime che le chiusure verticali e orizzontali devono possedere. Considerando che l’area di progetto si trova nella zona climatica C, i valori delle trasmittanze (W/m2K) da rispettare dal 1 gennaio 2010 sono: - Trasmittanza termica delle chiusure verticali opache: 0.40; - Trasmittanza termica delle coperture: 0.38; - Trasmittanza termica dei pavimenti verso locali non riscaldati o verso l’esterno: 0.42; - Trasmittanza termica delle chiusure trasparenti comprensive degli infissi: 2.6; - Trasmittanza termica dei vetri: 2.1.

Nelle pagine a seguire, la verifica delle stesse per il tipo abitativo A1.

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SCHEMA DEGLI IMPIANTI Riscaldamento/Raffrescamento_Acqua calda sanitaria

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Mediante la Direttiva 2009/28/CE, la Comunità Europea ha indicato ai Paesi Membri le linee guida sull’uso dell’energia derivante da fonti rinnovabili, ovvero qualsiasi forma di energia non esauribile, e che essendo tale, il suo impiego non ne preclude l’uso da parte delle generazioni future, come ad esempio l’energia solare, fotovoltaica, eolica, geotermica ecc..

L’Italia ha recepito tali prescrizioni mediante il D.Lgs. 28/2011, con il quale è fatto obbligo, per quanto riguarda gli impianti meccanici, di garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’Acqua Calda Sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l’Acqua Calda Sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: - Il 35% quando la richiesta del titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016; - Il 50% quando la richiesta del titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017.

Detto ciò, il presente schema degli impianti, inserito graficamente solo nel tipo abitativo A1 in quanto la predisposizione del sistema impiantistico è il medesimo in tutti i tipi abitativi progettati, è caratterizzato da un impianto geotermico con sonde verticali che arrivano alla profondità di circa -120m, sfruttando il fatto che sotto i 20m di profondità, la temperatura aumenta di 1°C ogni 33m circa. Le sonde geotermiche sono dunque collegate a una pompa di calore terra-acqua in grado quindi di riscaldare o raffreddare il fluido termovettore acqua che viene portato fino all’unità interna “u” della pompa di calore, a sua volta collegata ad uno scambiatore inerziale “i” a cui vengono collegati i singoli venticonvettori “V”, ovvero delle macchine in grado sia di riscaldare che raffrescare l’aria dei vani. Inoltre la pompa di calore è collegata ad un bollitore, ovvero un serbatoio di accumulo dell’Acqua Calda Sanitaria, che a sua volta riceve degli apporti di ACS provenienti dal solare termico a circolazione forzata.

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ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

La Certificazione Energetica è uno strumento introdotto dalla Direttiva 2002/91/CE e prescritto dal D.Lgs. 192/2005, avente due principali scopi: - utilizzare il parameto legato all’efficienza energetica come nuovo valore commerciale dell’edificio; - sensibilizzare maggiormente tutte le figure professionali facenti parte del processo edilizio sulle problematiche energetico-ambientali.

Dunque, a verifica di tutte le considerazioni progettuali effettuate, e dopo aver verificato che le trasmittanze delle diverse chiusure orizzontali e verticali fossero minori di quelle massime stabilite in relazione alla zona climatica C, inserendo all’interno del software Termus, le varie caratteristiche termiche di ogni elemento costituente le varie stratigrafie delle chiusure verticali ed orizzontali sia interne che esterne, nonché il sistema impiantistico di riscaldamento, è stato possibile eseguire l’Attestato di Prestazione Energetica di cui alla pagina a fianco, relativa al tipo abitativo A1. Ciò ha permesso di individuare la classe energetica di appartenenza, che risulta essere la “A+”, con un consumo energetico annuo pari a 10.52 Kwh/m2anno.

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