Matera Cityscape

MATERACITYSCAPE

MATERA LA CITTÀ NASCOSTA

CITYSCAPE

THE HIDDEN CITY

FOTO DI / PHOTOGRAPHS BY NICO COLUCCI

A CURA DI / EDITED BY ALBERTO GIORDANO

Già da tempo avevamo pensato ad una riedizione di Matera Cityscape. Ma sono passati dieci anni.

Le fotografie che allora fornivano una lettura attenta e profonda dell’architettura dei Sassi, non sarebbero più state sufficienti a far comprendere quanto i Sassi si siano modificati, soprattutto nei suoi spazi scavati e costruiti.

Quelle foto si sono storicizzate.

Dunque, oggi, un nuovo libro, non una riedizione. Accanto a tutto ciò che pubblicammo nel 2003, riveliamo la parte più nascosta dei Sassi. Il loro ventre. Quegli ambienti così segreti da rimanere quasi intatti per millenni, ma che oggi sono sapientemente riusati.

Proponiamo una narrazione di questa nuova linfa vitale.

Dalla Grotta dei pipistrelli, luogo ancestrale ed ancora oggi inaccessibile a molti, fino al Palazzo Lanfranchi con il suo Museo. E poi, il Musma, Casa Cava, la “Casa di Ortega”.

Luoghi della cultura, dove la si esibisce e allo stesso tempo la si produce. Un propulsore per il futuro sviluppo di un intero territorio.

Un’operazione delicata, lontana dal roboante uso che si fa da qualche anno della fotografia. Specialmente quella martellante sui social media e sulla rete internet in generale.

Un ritorno alla fotografia vera, quella da meditazione.

Il nuovo libro che prendeva forma nelle nostre discussioni corrispondeva dunque ad un progetto molto più complesso al quale doveva corrispondere anche un adeguato progetto grafico, nel quale Leonardo Sonnoli è riuscito a mettere magistralmente insieme i contenuti della vecchia edizione con i nuovi. Un’edizione pensata e realizzata come un prezioso manufatto artigianale, in stretta continuità con l’eredità del nostro passato.

For some time we had thought of a new edition of Matera Cityscape. Ten years have elapsed.

The photographs which then offered a careful and deep reading of the architecture of the Sassi would no longer be sufficient to understand how much the Sassi have changed, especially as far as their excavated and built spaces are concerned.

Those photos have become a historical chronicle.

So, today we present a new book, not a new edition.

Along with all that we published in 2003, we reveal the most hidden part of the Sassi, their bowels. Environments that are so secret as to remain almost intact for millennia, but which today are skilfully reused.

Here we suggest a narrative of this new lifeblood. From the Grotta dei pipistrelli, an ancestral spot still inaccessible to many, to the Palazzo Lanfranchi with its Museum. And then, the Musma, Casa Cava, the “House of Ortega”. Places of culture, where culture is on display and at the same time is generated.

A driving force for the future development of an entire area.

A delicate operation, far from the inflated use made over the last few years of photography, in particular the incessant abuse of it on social media and the internet in general.

A return to real photography, the meditation type.

The new book that was taking shape during our discussions thus corresponded to a much more complex project with a suitably matching graphic design. And here comes into play the skilled work of Leonardo Sonnoli who managed to masterfully put together the contents of the old and the new edition. An edition designed and built as a precious handcrafted object in keeping with the legacy of our past.

Alberto Giordano – Nico Colucci

Alberto Giordano – Nico Colucci

Già da tempo avevamo pensato ad una riedizione di Matera Cityscape. Ma sono passati dieci anni.

Le fotografie che allora fornivano una lettura attenta e profonda dell’architettura dei Sassi, non sarebbero più state sufficienti a far comprendere quanto i Sassi si siano modificati, soprattutto nei suoi spazi scavati e costruiti.

Quelle foto si sono storicizzate.

Dunque, oggi, un nuovo libro, non una riedizione. Accanto a tutto ciò che pubblicammo nel 2003, riveliamo la parte più nascosta dei Sassi. Il loro ventre. Quegli ambienti così segreti da rimanere quasi intatti per millenni, ma che oggi sono sapientemente riusati.

Proponiamo una narrazione di questa nuova linfa vitale.

Dalla Grotta dei pipistrelli, luogo ancestrale ed ancora oggi inaccessibile a molti, fino al Palazzo Lanfranchi con il suo Museo. E poi, il Musma, Casa Cava, la “Casa di Ortega”.

Luoghi della cultura, dove la si esibisce e allo stesso tempo la si produce. Un propulsore per il futuro sviluppo di un intero territorio.

Un’operazione delicata, lontana dal roboante uso che si fa da qualche anno della fotografia. Specialmente quella martellante sui social media e sulla rete internet in generale.

Un ritorno alla fotografia vera, quella da meditazione.

Il nuovo libro che prendeva forma nelle nostre discussioni corrispondeva dunque ad un progetto molto più complesso al quale doveva corrispondere anche un adeguato progetto grafico, nel quale Leonardo Sonnoli è riuscito a mettere magistralmente insieme i contenuti della vecchia edizione con i nuovi. Un’edizione pensata e realizzata come un prezioso manufatto artigianale, in stretta continuità con l’eredità del nostro passato.

For some time we had thought of a new edition of Matera Cityscape. Ten years have elapsed.

The photographs which then offered a careful and deep reading of the architecture of the Sassi would no longer be sufficient to understand how much the Sassi have changed, especially as far as their excavated and built spaces are concerned.

Those photos have become a historical chronicle.

So, today we present a new book, not a new edition.

Along with all that we published in 2003, we reveal the most hidden part of the Sassi, their bowels. Environments that are so secret as to remain almost intact for millennia, but which today are skilfully reused.

Here we suggest a narrative of this new lifeblood. From the Grotta dei pipistrelli, an ancestral spot still inaccessible to many, to the Palazzo Lanfranchi with its Museum. And then, the Musma, Casa Cava, the “House of Ortega”. Places of culture, where culture is on display and at the same time is generated.

A driving force for the future development of an entire area.

A delicate operation, far from the inflated use made over the last few years of photography, in particular the incessant abuse of it on social media and the internet in general.

A return to real photography, the meditation type.

The new book that was taking shape during our discussions thus corresponded to a much more complex project with a suitably matching graphic design. And here comes into play the skilled work of Leonardo Sonnoli who managed to masterfully put together the contents of the old and the new edition. An edition designed and built as a precious handcrafted object in keeping with the legacy of our past.

Alberto Giordano – Nico Colucci

Alberto Giordano – Nico Colucci

La Murgia, 2001

Dal torrente Gravina, 2001

Sasso Caveoso, 2001

La Civita , 2001

Murgia Timone, 2001

PREFAZIONE ROSSANO CERVELLERA

Matera è una città senza tempo.

Da qualunque angolazione la si guardi risulta impossibile capire l’età dei suoi edifici.

Passeggiando per i vicoli e i vicinati si ha la sensazione di entrare in una gigantesca macchina della storia, silenziosa e per questo ancora più affascinante. Un percorso fatto di luce e di ombre permette di percepire l’essenza stessa di una civiltà.

Il bello di una città senza tempo è che non può invecchiare. È sempre attuale; è perennemente in bianco e nero perché la sua è una visione che sublima l’alternanza di spazi pieni e di spazi vuoti. Ecco perché il bianco e nero usato per le fotografie di Matera Cityscape. Non avrebbe avuto senso rappresentarla a colori perché il colore non avrebbe consentito di apprezzare veramente la bellezza degli edifici che è fatta di semplicità. Non ci sono stili particolari. I Sassi di Matera, come ha detto lo scultore Josè Ortega che aveva scelto Matera come fonte di ispirazione per la sua arte, non sono stati progettati da architetti e ingegneri ma da artigiani. Sono la quintessenza della creatività popolare. Uomini che hanno plasmato il territorio piegandolo alle loro esigenze. Non hanno consumato spazio, l’hanno creato strappandolo alla roccia. Quando le esigenze familiari lo richiedevano, ad esempio per la nascita di un figlio, il capofamiglia picconava la roccia per ricavare un altro ambiente. Per raggiungere la propria abitazione disegnava scalinate per rendere meno ardue le salite. Realizzava punti di incontro, spiazzi e vicinati per socializzare con gli altri abitanti della città. Il tutto puramente e semplicemente per esigenza.

I Sassi sono concretezza, non si costruiva nulla che non servisse veramente, ma nel contempo sono l’emblema della vita in comune. Case addossate le une alle altre in una sorta di reticolo che non consente di capire dove finisce un’abitazione e dove ne inizia un’altra. In quest’ottica anche il concetto di proprietà assume un significato particolare. Si vive in simbiosi, perché le asperità del territorio, le difficoltà della vita, rendono necessaria la creazione di una comunità coesa, viva e pronta a sostenersi, così come le case si sostengono le une con le altre. I muri di un’abitazione diventano portanti per quella che le sta sopra. I Sassi sono un’opera di ingegneria spontanea, non pianificata, frutto solo dell’esperienza e della volontà umana.

In questa visione della vita c’è tanta spiritualità. La spiritualità diffusa che si ritrova naturalmente negli insediamenti rupestri. Gli abitanti dei Sassi, abituati a lottare con la natura aspra del loro habitat, avevano chiaro il senso della divinità e hanno sviluppato in modo straordinario il senso della religiosità. Tutti uguali e per questo tutti vicini a Dio. Gli affreschi stupendi delle chiese scavate anch’esse nella roccia in grotte dove i rumori non esistono, ambienti fatti per la meditazione e la preghiera, realizzati per sentirsi parte del Creato, per connettersi a Dio. Per spiegare bene tutto questo, la scelta di Nico Colucci di compiere un percorso alla ricerca della luce, partendo dall’interno delle cavità rupestri e dagli ambienti costruiti, recuperati in maniera egregia e adattati alle esigenze di vita attuali, appare estremamente densa di significato. Perché i Sassi hanno una corazza impermeabile al 61

trascorrere del tempo, ma ne conservano i segni, custodiscono la loro anima, dentro di sé . Per coglierla bisogna visitarli anche all’interno, dove la luce scarseggia, dove si ha la sensazione netta che la casa sia un rifugio, non un accogliente nido. La vita nei Sassi si svolge fuori dall’abitazione.

Dentro ci si sta per mangiare, per dormire, per scaldarsi attorno al braciere d’inverno o per ripararsi dal sole caldo dell’estate.

Un rifugio per tutta la famiglia e un rifugio per gli animali che sono parte della famiglia perché costituiscono l’unica risorsa di vita insieme a quello che produce la terra.

Per cogliere bene questi aspetti il bianco e nero non basta più. Occorre il colore, occorrono le sfumature che trasformano un ambiente grigio e con poca luce in uno spazio dove la vita è trascorsa allo stesso modo per secoli, per migliaia di persone.

Serve il colore perché l’interno degli edifici dei Sassi è pieno di dettagli che solo il colore può rendere visibili. Ecco spiegato il perché ha senso fotografare a colori.

I colori rendono visibile il tempo.

Il Palombaro, la grande cisterna di raccolta di acqua piovana che scorre sotto la piazza principale della città spiega più di mille parole questa necessità. Le sue pareti hanno sfumature di verde che testimoniano il trascorrere dei secoli attraverso il livello dell’acqua che riempiva la cisterna.

Il tempo torna visibile e ti intimorisce, ti fa sentire piccolo.

Si entra in una grotta apparentemente uguale alle altre ma una volta dentro lo sguardo si apre alla visione della Cripta del Peccato Originale ed è facile provare un senso di smarrimento simile a quello 62

provocato dalla sindrome di Stendhal.

La fotografia di Nico Colucci permette di penetrare questi aspetti della città, del territorio, della comunità. In altre parole introduce e prepara il lettore ad osservare quello che i Sassi, le chiese rupestri, gli ambienti costruiti, la Murgia, il territorio, offrono. Le sensazioni, i rumori, gli odori le foto non possono riprodurli, ma se ci si concentra, si contemplano le immagini, ci si compenetra in esse, sembra quasi di poterle sentire quelle sensazioni. Sembra quasi di poter sentire Matera in tutta la sua essenza, la sua vita, la sua straordinarietà.

L’autore è giornalista free lance. È stato capo della redazione materana de “La Nuova del Sud”. Ha collaborato con la popolare televisione locale TRM. “Giornalista senza vincolo di mandato.

Interista dissidente.

Esule politico”: questa

definizione di se stesso su Twitter esprime meglio di qualsiasi altro tentativo il carattere polemico di Rossano Cervellera. Il suo contributo nasce da lunghe conversazioni/ discussioni che hanno aiutato a meglio focalizzare i diversi aspetti di questo libro.

Matera Cityscape 1990–2003

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I testi che seguono sono stati pubblicati nell’edizione del 2003.

Fotografano pensieri di quel momento.

Alcuni dei contributi sono di persone che hanno cambiato ruolo (Thomas Herzog e Giampiero Maruggi).

Lawrence Halprin è scomparso.

In ogni caso rappresentano elementi di un dibattito sul ruolo dei Sassi che nel frattempo si è ripreso e sviluppato.

E aiutano a comprendere meglio quanto è stato fatto in questi dieci anni e quanto di quelle riflessioni possono ancora essere utili oggi nell’ulteriore discussione da affrontare di fronte alla nuova sfida di Matera Capitale europea della cultura 2019.

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LE DUE CITTÀ MARIO CRESCI

Fotografare la città è dare visibilità ad una delle infinite identità di un luogo perché l’atto del vedere non è altro che il desiderio da parte del fotografo di costruire per immagini la propria ”idea di città” e in tal senso più la fotografia si distacca dal reale più essa diventa autonoma e aperta ad altre e più complesse letture da parte di chi osserva; è un documento fortemente soggettivo.

Così vi sono tante Matera e tanti Sassi visti con gli occhi del viaggiatore, del fotografo, dell’architetto e di coloro che desiderano, con scopi e finalità diverse, “portare via” pezzi di “anima” della città perché essa ha vita e memoria, come un corpo vivente.

Io stesso ho iniziato questo atto negli anni Settanta con il libro: “Matera, immagini e documenti” edito, nel 1975, da una piccola casa editrice seguito, nel 1978, da un secondo libro, “Matera, luoghi d’affezione” per l’Editore Scheiwiller di Milano.

Nico Colucci, architetto e fotografo, con questo libro “Matera Cityscape” ripropone una nuova e diversa lettura della città dei Sassi con lo sguardo attento e sensibile all’insieme delle tipologie architettoniche del costruito.

Ma qualche cosa è cambiato in questi anni perché gli interventi di ristrutturazione e d’uso dei Sassi, se da un lato hanno evitato crolli e manomissioni, dall’altro non hanno in gran parte evitato la perdita del senso antico dell’abitare. Ciò è dovuto al mancato rapporto cognitivo tra la città nuova e la città antica, quel rapporto ideale che con affetto e con un po’ di utopia era al centro del dibattito culturale presente a Matera dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni Ottanta.

In realtà la città si è allungata nella sua periferia come se i Sassi non esistessero, con tipologie edilizie omologate e senza nessuna memoria storica o tentativi di dare alcune risposte per un’architettura contemporanea più dignitosa e attenta verso l’antica sapienza dei costruttori dei Sassi.

Le fotografie di Colucci rappresentano i Sassi ancora una volta fortemente separati dalla città nuova, come a voler sottolineare con le immagini la loro permanente separatezza e il desiderio di preservare, se ancora sarà possibile, un’identità abitativa unica al mondo.

Ebbene, a fronte di questo bene culturale, per l’Unesco “patrimonio dell’umanità”, l’altra città si è gonfiata in altezza e in dimensioni disegnando una labirintica topografia fatta di espedienti architettonici che nulla hanno in comune né con la contemporaneità, né con la storia del territorio.

L’idea di città moderna è inesistente, senza futuro, priva di valori urbanistici funzionali alla qualità della vita e ai servizi e nessuno storico dell’architettura avrà la possibilità di trovarne una nei prossimi anni.

Nel bel libro fotografico di Colucci sono quindi ancora una volta i Sassi il “soggetto” da esplorare e forse lo saranno ancora sino a quando non diventeranno un ulteriore e più esteso “oggetto” d’intervento da parte di coloro che intendono l’architettura come atto di spettacolarizzazione di se stessi.

Una volta si diceva degli architetti mediocri che sanno costruire solo monumenti a loro stessi. Se sono bravi producono forme almeno gradevoli da guardare, se non lo sono, sono guai per tutti!

Colucci è un architetto ma è anche un bravo fotografo e per fortuna ragiona con il cuore e lo sguardo rivolti ad una realtà da preservare e da usare non solo in senso museale e nostalgico.

Negli stessi termini alcuni anni fa discutevo con l’architetto portoghese Alvaro Siza quando parlando dei Sassi di Matera mi disse che era un privilegio per gli architetti avere tra le mani un così alto modello abitativo per poterlo vedere, misurare

e toccare dal vero come presenza tangibile di straordinaria rilevanza utile alla cultura del progetto architettonico ed urbanistico.

Così non è stato. I Sassi sono rimasti nel loro antico isolamento e la città nuova si è ancora più allontanata da essi come due parti separate dello stesso corpo.

Negli anni Settanta il mio progetto di ricerca era quello di fotografare i Sassi per farli conoscere meglio e renderli visibili nella loro terrificante bellezza e abbandono. Mi sembrava ancora di sentire il brusio delle voci e dei rumori che salivano nella città alta quando erano abitati, in realtà erano passati poco più di vent’anni dal graduale trasferimento degli abitanti nei nuovi rioni della città. Era, il mio, un semplice sguardo malinconico in cui la fotografia rinunciava spesso alla propria esaltazione estetica perché avevo in mente alcuni testi e testimonianze che indicavano nel 18% dei nati la percentuale dei bambini che morivano nelle grotte e nei vicinati. Ero anche fortemente aiutato da illustri studiosi come Rocco Mazzarone e Mauro Padula entrambi medici e un caro amico, l’architetto Vincenzo Baldoni senza i quali non avrei approfondito il mio rapporto con la città.

Nico Colucci ha faticato non poco per portare a termine il suo libro, ha dovuto anche evitare molte inquadrature di bar, pizzerie, ristoranti e negozi per turisti, nati come funghi in pochi anni nel Barisano e nel Caveoso, purtroppo non lontani dal Rione Malve dove ogni due anni si tiene una straordinaria “Biennale della scultura” voluta dalla Scaletta, forse l’evento artistico più esaltante, a livello internazionale, dei Sassi di Matera. Un’eccezione che conferma la regola perché l’intorno è a rischio.

Le fotografie di Colucci si prestano anche a queste brevi riflessioni in quanto molte di esse si collegano a quelle che ho provato e vissuto negli anni trascorsi a Matera. La fotografia è in questo senso un medium che attraverso il progetto di un libro si configura nella rappresentazione dell’esistente ma sostanzialmente nell’evocazione della memoria delle cose e con essa il vissuto delle persone che ne sono coinvolte.

Questo libro fotografico rimuove così il tempo e lo spazio dei ricordi, coniuga anche due persone di due generazioni diverse e le avvicina sul piano del rispetto, della stima e di una reciproca amicizia, ma è soprattutto un documento da leggere e da studiare per riaccendere un interesse culturale di cui si sente il bisogno e l’urgenza.

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MINESTRA DI SASSI ALBERTO GIORDANO

Matera cityscape 2014–2015

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Quando con Nico Colucci abbiamo cominciato a riflettere sulla composizione di questa nuova edizione di Matera Cityscape, uno degli elementi su cui siamo stati subito d’accordo era l’esigenza di pubblicare anche questa volta riflessioni sull’oggetto delle fotografie.

In forma diversa. Non più quella sorta di tavola rotonda virtuale che precede questa sezione.

Ma scritti autonomi.

L’altro interrogativo che ci siamo posti era quello dei criteri di identificazione delle persone.

Abbiamo escluso rappresentanti istituzionali, preferendo contributi di persone impegnate in diversi campi della cultura della città, in modo da fornire nuovi elementi, e da angolazioni diverse, ad un dibattito che, speriamo, possa svilupparsi ulteriormente.

Non si tratta di tradire la primazia della fotografia. Lo confermiamo: questo è un libro fotografico. Ma anche nella prima edizione, una volta realizzata, ci siamo resi conto che la parte scritta le ha dato un valore totalmente diverso. Dietro ogni immagine e dietro il loro complesso ci sono azioni, attività, sentimenti che vi hanno albergato per secoli. Che si sono stratificate, modificate. Gli scritti, assieme alle foto, riescono a far rivivere tutto ciò. E nello stesso tempo ci consentono di conoscere e apprezzare opinioni e interpretazioni diverse.

Spesso ci aprono prospettive inaspettate.

Come quella di Paolo Tritto, raffinato blogger materano che dice di se stesso: “non ama, in genere, fare grandi cose. Gli piace, piuttosto, coltivare l’amicizia e qualche piantina di basilico. E questo – dice – è già abbastanza per un uomo”. Tritto si spinge a paragonare le immagini del paesaggio urbano di Matera Cityscape a quelle della Pietroburgo di “Le notti bianche” di Dostoevskij e percorre i passaggi salienti di quel breve, ma intenso, romanzo trovando interessanti somiglianze.

La designazione di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019 è lo spunto per le riflessioni di Raffaello De Ruggieri, Presidente della Fondazione Zètema, pioniere, assieme agli allora giovani della Scaletta, della rinascita dei Sassi, scopritore della Cripta del Peccato

originale, stimolatore della realizzazione del Musma e della “Casa di Ortega”.

Al “fare della cultura uno degli elementi principali della cittadinanza” si richiama Marta Ragozzino, Direttore del polo museale regionale della Basilicata, infaticabile sostenitrice e realizzatrice dell’apertura del Museo alla città.

Il suo contributo è stato determinante nel percorso che ha portato alla designazione di Capitale europea della cultura. Proprio perché l’apertura del museo, delle sue attività ed iniziative alla comunità ne ha fatto un esempio per l’Europa.

Ci siamo poi rivolti ad un artista, il giapponese Susumu Shingu, che ha frequentato Matera con l’ambizione di farvi atterrare l’ambizioso progetto di “Breathing Earth”, entrato a far parte del dossier di candidatura della città a Capitale europea della cultura. Le sculture di Shingu muovendosi rendono visibile il vento che le anima: è la trasformazione dell’energia immateriale della natura in immagini e volumi, grazie ad un sapiente uso della forma e della tecnologia. Shingu parla di Matera come di una “città del futuro”.

Un concetto ripreso anche da Mario Cucinella.

Per lui Matera rappresenta il passaggio che stiamo vivendo tra l’era orientata al dominio della natura e quella in cui cerchiamo un nuovo equilibrio con essa. Un passaggio nel quale passato e futuro si confondono. Mario Cucinella, affermato architetto particolarmente attivo nella progettazione ambientale, appena laureato lavora con Renzo Piano. È il momento del nostro incontro. In quell’epoca, Cucinella è responsabile del progetto di trasformazione del Lingotto, di cui io sono Amministratore delegato. Ci perdiamo di vista per molti anni, anche se io seguo da lontano i suoi successi professionali, la realizzazione delle sue interessanti architetture sostenibili. È a lui che con il Comune di Matera ci rivolgiamo nell’affrontare il Piano di gestione del sito Unesco.

Si parla di architettura anche nell’intervento di Daniele Kihlgren, terzo figlio di una ricca famiglia svedese. Un suo biografo lo definisce

“irriverente, bohemien, iconoclasta”.

Per noi è un visionario che realizza nei Sassi un “albergo diffuso”, con un attento e, fortunatamente, maniacale, recupero di un gruppo di grotte che fronteggia lo splendido panorama della Murgia.

“Matera città-natura” è il titolo che Armando Sichenze ha voluto dare al suo intervento.

Docente all’Università di Basilicata, egli ha dato vita a numerose iniziative che sono andate al di là dello stretto ambito urbanistico per affrontare concretamente i temi della rigenerazione urbana. Molto importante è stata quella denominata “Fare strada a Matera” che ha messo a confronto esperienze di diverse città. A questa iniziativa fa riferimento anche Ina Macaione che vi ha partecipato nella sua qualità di docente dell’Università di Basilicata nel cui ambito dirige il “Nature city lab”. Con lei, per due anni, abbiamo condiviso l’entusiasmante esperienza di amministratori, nella quale Ina ha cercato di indirizzare l’azione verso interventi di qualità.

Con grande poesia Francesco Foschino descrive il Palombaro, la grande cisterna fotografata magistralmente da Nico.

Foschino conosce bene il Palombaro.

Ne descrive quotidianamente con passione le caratteristiche e le origini alle centinaia di turisti che si addentrano in questo luogo scoprendo il ventre di Matera.

E di una città “materna” parla Raffaele Vitulli, giovane imprenditore che si occupa di cooperazione internazionale. Di una città che accoglie. Di una città che sempre di più sarà abitata da persone che verranno da lontano alla ricerca di un diverso stile di vita.

Quel diverso stile di vita che ha così tanto colpito Paolo Verri, torinese, catapultato a Matera per guidare la sua comunità alla conquista del titolo di Capitale europea della cultura 2019. Ci è riuscito. Ma nel suo intervento non ci parla di questa sua grande vittoria. Ci parla, invece, del suo incontro con la città a cominciare da quell’evento straordinario che è la Festa della Bruna.

Del suo essere diventato “cittadino

temporaneo”, un concetto che Paolo ha declinato, assieme a quello di “abitante culturale”, nel dossier di candidatura.

Come avete capito, abbiamo voluto costruire un mosaico di opinioni che desse un quadro complesso, così come complessa è la realtà dei Sassi e di Matera. Abbiamo realizzato la nostra “minestra di sassi” (buffa l’analogia del termine) ricordata da Michael Pollan nel suo ultimo libro “Cotto”. Egli racconta di alcuni stranieri poveri ed affamati - che non possiedono nulla tranne una pentola vuota che arrivano in un paese. Gli abitanti rifiutano di dar loro del cibo e così gli stranieri riempiono la pentola di acqua, vi aggiungono un sasso e la mettono a bollire nella piazza del paese suscitando la curiosità degli abitanti, i quali chiedono loro cosa stiano cucinando.

“Minestra di sassi. È deliziosa, ma sarebbe ancora più buona se aveste qualche avanzo per insaporirla”. Così un abitante dà loro un rametto di prezzemolo. Poi una donna ricorda di avere in casa delle bucce di patate, va a prenderle e le getta nella pentola. Qualcun altro ci butta una cipolla e una carota e un altro ancora offre un osso. Mentre la pentola bolle, uno dopo l’altro gli abitanti del villaggio arrivano a gettarvi dentro un avanzo di questo, un pezzetto di quello, finchè la zuppa si ispessisce, diventando qualcosa di nutriente e meraviglioso che tutti, abitanti e stranieri, si siedono a gustare insieme facendo festa.

Buona “minestra di sassi”!

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GROTTA DEI PIPISTRELLI La Grotta dei Pipistrelli e l’annessa grotta funeraria si trovano su uno dei fianchi della Gravina materana ad alcuni chilometri di distanza dalla città. È solo l’ultima propaggine di un articolato sistema di grotte.

I numerosi reperti ritrovati da Domenico Ridola alla fine dell’800 dimostrarono come questo luogo fosse stato frequentato con continuità dal Paleolitico fino all’età dei Metalli.

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THE BATS CAVE The Bats Cave and the adjacent burial cave are on a slope of the Gravina of Matera a few kilometers away from the city. This is just the farthest offshoot of a complex system of caves. The many findings discovered within by Ridola at the end of the nineteenth century showed how this place was continuously used from the Palaeolithic until the Metal Ages.

La Gravina di Matera nei pressi della Grotta dei pipistrelli

The Gravina of Matera near the Bats Cave

Contrada Le Piane: una grotta aacciata sulla Gravina di Matera

Contrada Le Piane: a cave facing the Gravina of Matera

Sviluppo ad Ovest della cavità , all’inizio del corridoio di collegamento con il secondo ambiente

Development to the west of the cave, at the beginning of the corridor leading to the second sector

PALOMBARO Si tratta della più grande riserva idrica dell’antica città. Questa gigantesca cisterna era parte del sistema idrico realizzato nella prima metà dell’Ottocento per provvedere ai bisogni delle famiglie che abitavano il Piano. La conservazione dell’acqua era resa possibile dall’impermeabilizzazione con il coccio pesto, antica tecnica che risale all’epoca dei romani.

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THE PALOMBARO This is the largest water reservoir of the ancient town. This giant cistern was part of the water system built in the first half of the nineteenth century to provide for the needs of the families who lived on the Piano area. Water conservation was made possible thanks to the walls being waterproofed with coccio pesto, a mixture of terracotta and mortar, an ancient technique that dates back to Roman times.

In alto, allineate, le bocche del pozzo viste dall’interno della cisterna

At the top, aligned, the mouths of the well seen from the inside of the cistern

Il tratto centrale

Central section

Il tratto centrale e, sullo sfondo, l’attuale ingresso

Central section and in the background, the current entrance

MUSMA. MUSEO DELLA SCULTURA CONTEMPORANEA Inaugurato nel 2006, il Museo della Scultura Contemporanea Matera nasce da una proposta dello storico dell’arte Giuseppe Appella, dal 1978 curatore delle “Grandi Mostre nei Sassi” organizzate dal Circolo La Scaletta. Allestito nel seicentesco Palazzo Pomarici, è l’unico museo italiano interamente dedicato alla scultura.

Dell’edificio fanno parte sette ipogei scavati nel tufo e tre cortili con splendidi cancelli realizzati da Azuma, Lorenzetti e Mattiacci.

Le numerose opere esposte si fondono con i suggestivi ambienti del palazzo dando vita a un dialogo continuo tra contenitore e contenuto.

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MUSMA. THE MUSEUM OF CONTEMPORARY SCULPTURE Opened in 2006, the Museum of Contemporary Sculpture of Matera stems from a proposal by the art historian Giuseppe Apella, curator of the “Great Exhibitions in the Sassi” organized by the cultural society La Scaletta since 1978. Housed in the seventeenth century Palazzo Pomarici, this is the only Italian museum entirely dedicated to sculpture. The building includes seven hypogeum rooms carved into the calcarenite rock and three courtyards with beautiful gates designed by Azuma, Lorenzetti and Mattiacci. The numerous works of art on display blend with the evocative atmosphere of the building, creating a continuous dialogue between the container and the content.

Sale della Caccia.

Alberto Viani, Torso femminile particolare

Hunting Halls. Alberto Viani, detail of Torso femminile (Female torso)

Ipogeo 2. Corridoio di collegamento

Hypogeum 2.

Connecting corridor

Ipogeo 2. Saverio Todaro, Adamo ed Eva, 2006

Hypogeum 2. Saverio Todaro, Adamo ed Eva (Adam and Eve), 2006

PARCO SCULTURA LA PALOMBA L’artista Antonio Paradiso alcuni anni fa ha acquistato la cava della Palomba, all’ingresso nord della città, per realizzarvi una mostra d’arte permanente delle sue opere. In seguito ha arricchito la sua esposizione con opere di altri scultori e con esposizioni collettive e temporanee di scultori contemporanei che realizzano le loro opere durante un soggiorno a Matera, trovandosi quindi a diretto contatto con il territorio.

Un parco d’arte o luogo di arte antropologica, come Antonio Paradiso ama definirlo.

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THE PALOMBA SCULPTURE PARK Some years ago the artist Antonio Paradiso purchased The Palomba quarry close to the northern access road to the city in order to set up a permanent art exhibition of his works. He subsequently augmented the exhibition with works of other sculptors and with collective and temporary exhibitions of contemporary sculptors who created their works during their stay in Matera, thus in direct contact with the local environment.

In Antonio Paradiso’s words this is an Art Park or a place of anthropological art.

Ingresso al Parco scultura.

Antonio Paradiso, Mausoleo a Icaro, 2000, pietra di Trani e Maggiolino Volkswagen

Entrance to the Sculpture Park. Antonio Paradiso, Mausoleo a Icaro (Mausoleum for Icarus), 2000, Trani stone and a Volkswagen Beetle

Antonio Paradiso, Stele, 1992, pietra di Trani

Antonio Paradiso, Stele, 1992, Trani stone

I segni del taglio del tufo sulle pareti della cava

Marks left of the quarry faces during the calcarenite (tufo) blocks extraction

NICO COLUCCI Nato a Matera nel 1969, architetto e fotografo.

Nel 2001, con Romina Succi, fonda Archipiù, uno studio di architettura e comunicazione visiva con sede a Rimini e Matera. Si occupa prevalentemente di fotografia di architettura e paesaggio.

Sua fonte di ispirazione sono i grandi maestri della fotografia italiana tra cui Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Guido Guidi e Mario Cresci sotto la cui guida pubblica, nel 2003, la prima edizione di “Matera Cityscape” (ed. Librìa).

Nel 2005 viene selezionato per la prima edizione della mostra Biennale del Paesaggio del Mediterraneo.

Nel 2006 ottiene la segnalazione al progetto europeo “PAYS.DOC, buone pratiche per il paesaggio.”

Nel 2007 pubblica “Matera, siti” (ed. Centrostampa) un progetto di indagine fotografica, interamente a colori, su Matera e sulle sue emergenze architettoniche.

Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, mostre fotografiche di architettura e di paesaggio, in Italia e all’estero.

Alcune sue fotografie sono pubblicate su riviste specializzate di architettura e fotografia, tra cui Casabella, Photographie Magazine, L’Universo, Sette, settimanale del Corriere della Sera e Il Venerdì del quotidiano La Repubblica. www.materacityscape.it @nikoncolucci

ALBERTO GIORDANO Born in Matera in 1969, he is an architect and photographer.

In 2001, with Romina Succi, he founded Archipiù, an architecture and visual communication studio with branches in Rimini and Matera.

He deals mainly with architectural and landscape photography. His source of inspiration are the great masters of Italian photography such as Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Guido Guidi and Mario Cresci, under whose guidance he published in 2003 the first edition of “Matera Cityscape” (Librìa publishers).

In 2005 he was selected for the first edition of the Biennal Exhibition on Mediterranean Landscape.

In 2006 he received a recommendation to the European project “PAYS.DOC, good practices for the landscape”.

In 2007 he published “Matera, siti” (Centrostampa publishers) a colour photographic survey project of Matera and its architectural features.

He has several publications and exhibitions of architectural and landscape photography in Italy and abroad under his belt.

Some of his photographs are published in specialized magazines on architecture and photography, including Casabella, Photographie Magazine, L’Universo, Sette and Venerdì, both weekly supplements of the newspaper Corriere della Sera and La Repubblica respectively.

Nato a Genova, giornalista professionista dal 1968.

Svolge questa professione prima nella redazione romana del Mattino di Napoli, poi al GR1 della RAI, dove dal 1975 è capo della redazione economica e sindacale e inviato speciale. Dal 1979 all’Ufficio stampa della Fiat. Dal 1981 vice capo ufficio stampa e responsabile della stampa italiana. Nel 1983 è nominato Direttore delle Relazioni istituzionali del Gruppo Fiat. In tale veste si occupa della trasformazione di diverse aree industriali dismesse dalla Fiat (a Torino, Milano, Firenze, Pisa, ecc.).

Dal 1989, come Presidente e Amministratore delegato della società Lingotto (societa’ partecipata dalla Fiat, dal Comune di Torino, dalla Toro Assicurazioni e dall’Ina), gestisce la ristrutturazione dello storico stabilimento della Fiat e la sua trasformazione in complesso multifunzionale con Centro fiere e Centro congressi, albergo, uffici, centro commerciale.Nello stesso tempo è Amministratore Delegato di Expo 2000 e Torino Esposizioni, le due società che gestiscono i centri fiere di Torino. Dal 1993, Presidente del Renzo Piano Building Workshop, con il quale partecipa, tra gli altri, ai progetti del museo della Fondazione Beyeler a Basilea, della chiesa dedicata a Padre Pio a S.Giovanni Rotondo,della Banca Popolare di Lodi, della ristrutturazione della Postdamer Platz a Berlino, dell’Auditorium di Roma. Dal 1998, svolge attività libera di consulenza per progetti culturali e di trasformazione urbana. Tra questi l’ampliamento dell’aeroporto di Oulu, in Finlandia, il Beijing Design District, in Cina, il riuso di una cava di tufo a Matera, il restauro e riutilizzo del castello mediceo di Cafaggiolo, in Toscana.

Dal 2012 al 2014, Assessore alla cultura e al turismo del Comune di Matera, Capitale europea della cultura 2019. @AlbertoGiorda16

Born in Genoa, he has been a professional journalist since 1968. He first practiced this profession in Rome’s newsroom of the Mattino di Napoli, then at RAI’s Radio News 1, where in 1975 he became head of the economic and union editorial unit and specialist reporter. In 1979 he worked in Fiat’s Press Office.

In 1981 he became deputy chief press officer and head of the Italian press.

In 1983 he was appointed Director of Institutional Relations of the Fiat Group. In this capacity he dealt with the transformation of several Fiat brownfields (in Turin, Milan, Florence, Pisa, etc.). In 1989, as President and CEO of the Lingotto company (a subsidiary company controlled by Fiat, the Municipality of Turin, Toro Insurance Group and INA), he oversaw the renovation of Fiat’s historical plant and its transformation into a multifunctional complex with Trade Fair and Congress centre, hotel, offices and a shopping centre. At the same time he was the CEO of Expo 2000 and Torino Esposizioni, the two companies managing Turin’s exhibition centres.

In 1993 he became Chairman of the Renzo Piano Building Workshop, as part of which he took part, among others, in projects involving the museum of the Beyeler Foundation in Basel, the church dedicated to Padre Pio in San Giovanni Rotondo, the Banca Popolare di Lodi, the renovation of Potsdamer Platz in Berlin, the Auditorium of Rome.

In 1998 he became a consultant for cultural and urban transformation projects. These included the airport of Oulu extension works in Finland, the Design District Beijing in China, the adaptive reuse of a calcarenite quarry in Matera, the restoration and reuse of the Medici castle of Cafaggiolo in Tuscany.

From 2012 to 2014 he was Councillor for Culture and Tourism for the city of Matera, designated the 2019 European Capital of Culture in October 2014.

INDICE

CONTENTS

FOTOGRAFIE 1990 – 2003

1

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PHOTOGRAPHS 1990 – 2003

61

Prefazione – Rossano Cervellera

85

Preface – Rossano Cervellera

65 66

Le due città – Mario Cresci Il laboratorio dei Sassi – Alberto Giordano

89 90

The two cities – Mario Cresci The Workshop – Alberto Giordano

96 98

Soup of stones – Alberto Giordano The istant of happiness. Dostoyevsky and Nico Colucci’s photography – Paolo Tritto Culture in a leading role: the successful experience of Matera – Raffaello De Ruggieri Our museum as a common culture house – Marta Ragozzino Breathing Earth – Susumu Shingu Matera: our future, our past – Mario Cucinella “Sextantio. Le grotte della Civita”. A model of development for the Sassi of Matera – Daniele Kihlgren Matera a nature-city between architecture and photography – Armando Sichenze A vision for the future of Matera – Ina Macaione Mother rock, sister earth – Francesco Foschino Matera as a maternal town – Raffaele Vitulli In the midst of horses – Paolo Verri

Minestra di Sassi – Alberto Giordano L’istante della felicità. Dostoevskij e la fotografia di Nico Colucci – Paolo Tritto 75 La cultura in posizione di comando: la vincente esperienza di Matera – Raffaello De Ruggieri 76 Museo, casa comune della cultura – Marta Ragozzino 77 Breathing Earth – Susumu Shingu 78 Matera il nostro futuro, il nostro passato – Mario Cucinella 79 “Sextantio. Le grotte della Civita”. Un modello di sviluppo per i Sassi di Matera – Daniele Kihlgren 80 Matera città-natura, tra architettura e fotografia – Armando Sichenze 81 Una visione di futuro per Matera – Ina Macaione 82 Madre roccia, sorella terra – Francesco Foschino 83 Matera città materna – Raffaele Vitulli 84 In mezzo ai cavalli – Paolo Verri 72 74

99 100 101 102 103 104 105 106 107 108

FOTOGRAFIE 2014– 2015 110 118 126 134 142 154 164 178 188 204

212 213 214

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PHOTOGRAPHS 2014– 2015

Grotta dei pipistrelli Cripta del Peccato Originale Palombaro Casa Cava Chiese di San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù Musma. Museo della scultura contemporanea Sextantio. Le grotte della Civita Casa di Ortega Museo di Palazzo Lanfranchi Parco Scultura La Palomba

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The bats cave The Crypt of the Original Sin The Palombaro The Casa cava San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù Musma. The museum of contemporary sculpture Sextantio. Le grotte della Civita The house of Ortega The Palazzo Lanfranchi Museum The Palomba sculpture park

Finanziatori del progetto Crediti / ringraziamenti Biografie

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Project sponsors Credits & acknowledgements Biographys

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MATERA CITYSCAPE LA CITTÀ NASCOSTA

THE HIDDEN CITY

FOTOGRAFIE DI / PHOTOS BY NICO COLUCCI A CURA DI / CURATED BY ALBERTO GIORDANO TESTI DI / TEXTS BY ROSSANO CERVELLERA MARIO CRESCI MARIO CUCINELLA RAFFAELLO DE RUGGIERI FRANCESCO FOSCHINO ALBERTO GIORDANO DANIELE KIHLGREN INA MACAIONE MARTA RAGOZZINO SUSUMU SHINGU ARMANDO SICHENZE PAOLO TRITTO PAOLO VERRI RAFFAELE VITULLI

216 pagine / pages 148 fotografie / photos 92 a colori / in color

65 €

ISBN 978-88-6764-057-7

9 788867 640577

Già da tempo avevamo pensato ad una riedizione di Matera Cityscape. Ma sono passati dieci anni.

Le fotografie che allora fornivano una lettura attenta e profonda dell’architettura dei Sassi, non sarebbero più state sufficienti a far comprendere quanto i Sassi si siano modificati, soprattutto nei suoi spazi scavati e costruiti.

Quelle foto si sono storicizzate.

Dunque, oggi, un nuovo libro, non una riedizione. Accanto a tutto ciò che pubblicammo nel 2004, riveliamo la parte più nascosta dei Sassi. Il loro ventre. Quegli ambienti così segreti da rimanere quasi intatti per millenni, ma che oggi sono sapientemente riusati.

For some time we had thought of a new edition of Matera Cityscape. Ten years have elapsed.

The photographs which then offered a careful and deep reading of the architecture of the Sassi would no longer be sufficient to understand how much the Sassi have changed, especially as far as their excavated and built spaces are concerned.

Those photos have become a historical chronicle.

So, today we present a new book, not a new edition.

Along with all that we published in 2004, we reveal the most hidden part of the Sassi, their bowels.

Environments that are so secret as to remain almost intact for millennia, but which today are skilfully reused.