Le Periferie 13

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Le Periferie

Avete fatto 13!!!

Siamo arrivati al tredicesimo numero del freepress Le Periferie, aperiodico di cultura marginale; è stato un percorso molto lungo che ci ha visti impegnati per quasi due anni prima del suo compimento.

In mezzo ci sono stati il lockdown, la guerra, la crisi climatica e la sistematica distruzione della nostra democrazia.

La nostra risposta, ancora una volta, è poetica offrendo, al nostro affezionato pubblico, dei materiali scelti con cura e posizionati nelle consuete rubriche: Poesia in periferia, Art Brut Gallery, Recensioni e approfondimenti vari.

Siamo indipendenti, non riceviamo fondi da nessuno, neanche dai bandi a cui abbiamo partecipato e ricevuto risposta alcuna.

Il nostro intento rimane quello di fare rete, di fare massa critica, proponendo eventi dal vivo con letture pubbliche e presentazioni a giro del nostro giornale: ogni nuovo numero è una scommessa, sperando che non sia l’ultimo.

Non ci rimane che augurarvi un felice inizio di autunno. Ci vediamo in giro, magari a un concerto o a una declamazione furiosa a bere birra e sorrisi e raccogliere vibrazioni.

Ok, buon viaggio, si riparte col buio, può solo schiarire.

La rabbia che sentiamo ci fa male e ci rende inquieti; ci fa cercare nuovi orizzonti di pensiero e d’indipendenza, ci manda in estasi e in espansione verso un’utile condivisione. Esprimi un desiderio, sii felice e lavora per realizzarlo. Noi non ne abbiamo, siamo oziosi e ce ne vantiamo.

Questo numero è stato reallizzato grazie alla generosa temerarietà dei nostri gentili sponsors:

Hunter S. Thompson di Saverio Montella
www.arrivo.wordpress.com
Numero 13 anno XI Free Press settembre 2022

ILLUMINATO

Le disavventure dell’entità “acculturata” vittima della propria sensibilità nel confrontarsi con il mondo

La realtà che ci circonda è variegata e multiforme, im mense le sfaccettature. L’idea che ci affascina e ci appas siona è quella di riuscire a dare voce alle persone che ci stanno dentro.

La scommessa su cui si basa l’associazione e le persone che l’hanno fondata è molto ambiziosa: creare un gruppo di dialogo, coinvolgere persone, ancor più che alla lettura, alla partecipazione attiva. Ritengo molto importante lo scambio di idee fra le persone, è uno strumento attra verso il quale ognuno di noi ha modo di esprimersi e proporsi ricevendo dall’inter locutore conferme, critiche o diverse chia vi di lettura della realtà.

Osservo molto spesso tanta superficialità nei rapporti interpersonali, quindi vi lan cio la prima provocazione: siete sicuri di non essere finti? Riuscite a capire se ciò che dite è veramente quello che pensate o quello che a seconda delle situazioni ci conviene dire? E se sì, perché?

Da parte mia interpreto tutto questo come una fottuta paura. Questa paura genera un brutto mostro: la solitudine. Spendia mo troppo tempo a creare una immagine di noi stessi non reale, ricerchiamo quella più accattivante, accomodante, intrigante, comprensiva o trasgressiva da proiettare all’esterno, prigionieri di schemi che, vo lenti o nolenti, il mostro della comunica zione (televisione) ci propina e che ci ac compagnano dall’infanzia all’età adulta. Sono il primo a riconoscere di essere cresciuto ed essermi nutrito di tutto ciò, ma in questo momento mi arrogo il diritto o forse l’e stremo disperato tentativo, nei confronti di chi mi legge, di dire che non ci sto, e di stimolare altra gente a discutere il merito e la valenza di quello che dico. Ho verificato su me stesso cosa significhi avere paura, paura di smontare la mia immagine, superare i miei au to-giudizi, liberarmi di complessi di vario tipo, ma tutto questo è avvenuto solo nel momento in cui ho confessato

quello che sono, nel momento in cui, parlando con gli al tri, ho riconosciuto veramente cosa sono, intelligente ma bugiardo, timido ma anche affabile, coraggioso che si perde in un bicchiere d’acqua, perfezionista distruttivo, coerente però vigliacco, bello e forte però fragile oppure carpet di chi ha potere relativo-temporale su di me.

Credetemi, questa non è solo una provo cazione, mi piacerebbe che qualcuno sperimentasse come, ad esempio, ver gognandosi mortalmente del suo naso, parlandone prima a uno e poi via via ad altri, si riesca a cambiare l’opinione di sé stesso scoprendo negli interlocutori l’amico, quello che ha lo stesso pro blema, quello che ti dice che in fondo tutto ciò è solo un tuo inutile problema, quello da mandare affanculo definiti vamente.

Questa è una buona maniera per smon tare tante paranoie che sono solo nostre ma che in realtà non esistono e vivere il presente in maniera più serena; non do vete avere paura di essere giudicati, nel momento in cui voi siete esattamente voi stessi, non avete più nulla da teme re, anzi siete voi che non avete paura e capirete chi sta con voi e chi continua a fingere; magari ha capito che non può più usarvi? Tanto meglio! Rischiate, ne vale la pena.

Questo vorrei fosse lo spirito di ARRI VO, il tipo di confronto aperto e schietto da godere in assoluta libertà, ARRIVO perché vengo… verso di te!

Su questa base si può crescere e lavorare per la nostra casa interiore, confrontarsi con l’ansia di dare voce all’i nesprimibile, arrivare all’ignoto, inventare nuovi fiori, nuovi astri, nuove lingue… descrivere i silenzi, le not ti… fissare le vertigini, dilatare il potere della parola.

In questi tempi bui e nebulosi, circondati dal gelo e dal sospetto, sarebbe meglio che si riuscisse a stare un po’ più insieme e un po’ più vicini.

Questo articolo è stato ritrovato nell'archivio dell'associazione e risale a circa 15 anni fa. Ci sembra doveroso proporvelo ora perché più che mai attuale. L'autore ne sarebbe stato felice.
CONTROCULTURA - IL PENSIERO

POESIA IN PERIFERIA

Sensi della pelle al Confine-Mondo e due inchiostri di reagente

Aspetto domani invece è sempre oggi. Oggi è domani.

Mi intreccio in questo circolo immobilizzante. Mi disturbano a massicce dosi più e più vacue voci.

A me piace la voce delle maestre. Detesto le ciarle delle boriose saccenti.

Ho nostalgie delle mie maestre. Tacciono in questi giorni.

Solo le stupide chiassose ciarlatane mi investono oggi coi loro inutili consigli.

Ho nostalgia dei silenzi pieni di significato, dei nostri tandem, delle parole pronunciate a regole d’arte. Parole dosate, misurate nella quantità del loro valore in riferimento a chi le ha pensate.

Parole, perle, caramelle che si sciolgono in bocca e inebriano il cervello. Povero cervello, oggi!

Ho nostalgie di queste combustioni. Oggi, sugar flash con te maestra amica.

Aspetto la dose delle tue caramelle, parole con la sci di scivola via la nostalgia!

Stringo in mano la penna ma voglio... e meglio dire... preferisco, visto lo stato di arresto, stringere mani. Dispensare abbracci. Oggi tengo penna, non tengo testa Un oggi per perdersi dondolando ubriachi tra le nostalgie... Questo è lecito?... ...dei passati eventi, o in bizzarria la nostalgia dei futuri eventi. Per quando sarò libera. A patto che di piena libertà ne vorre mo avere. A condizione o con clausola? Forse ancora in dosi. Preparo la materia per domani imma ginando intanto come sarà e come sarà piacevole poi. Vivere vicende con persone varie in varie stanze, non solo la mia. Prendo la mia dose ora, è surreale! Ma scriviamo... gustiamone la luce, la nostra ora d’aria!

Ci crederesti veramente? ...Nel prossimo film che faremo si interpreterà la parte di un’aquila, che guadagna quota. Cancella il tem po.

Lo immagini il suo volo libero e vi brante? Sta passando un’automobile, sento il rumore dalla finestra, Frusciante. Scia... e prendo energia.

Sonia Sorci Laura Adriani

ART BRUT GALLERY

Intervista a Domi Schramm

Quando hai iniziato a dipingere? Ero molto piccola. Prima, seconda media circa, mio padre era appassio nato di arte, fotografia, pittura... E mi regalò per Natale un cavalletto con una grande quantità di colori a olio e una tela, da lì cominciai a “pit tare”, prima animali, cose e poi cose sempre più strane...

Quali sono le tue fonti di ispirazio ne?

Di sicuro Dalì e Picasso, sono i pit tori che ho conosciuto per primi, mi sono subito piaciuti e ho preso molto da loro soprattutto Picasso... Poi con il tempo anche Mirò dopo aver visto i suoi quadri in un museo a Barcello na, credo che qualcosa di Mirò mi sia rimasto. Attualmente quando dise gno mi ispiro molto pure alle fanzine Punk, a quell’estetica molto punket tona e underground, ai manifesti di concerti.

Quali motivazioni ti hanno spinto a diventare quella che sei?

Sono sempre stata una bambina molto creativa, pri ma di iniziare a dipingere scrivevo, ho sempre avu to bisogno di esprimermi; anche perché in realtà sono molto timida quindi utiliz zo l’arte per esprimermi. Poi crescen do, in fase adolescen ziale e molto spesso anche adesso, utiliz zo la pittura come qual cosa di tera peutico, nel senso quando sto male mi voglio sfo gare, quando sono incazza ta con qual cuno dipingo! Da lì prendo l’ispirazio ne, dall’in cazzatura in

generale, per la società o per una persona in particolare. Co munque dall’in cazzatura: uno dei primi quadri che ho dipinto a olio, a parte quelli iniziali, lo ho fatto perché mi ero incazzata come una bestia con mio padre. La sera prima avevo fatto tardi e lui mi ha chiu so in casa, quin di io dipinsi su questo quadro tutta la mia fa miglia impicca ta compresa me. Mio padre ridi pinse a sua volta sullo stesso qua dro scrivendomi che non davo più niente a chi mi aveva cresciuto e cose del genere.

Che messaggio intendi veicolare con il tuo la voro?

La maggior parte delle cose che faccio hanno un messaggio politico sempre antagonista, con una visione libertaria, neanche anarchica, del la società che mi pone a scontrarmi con quello che ci sta adesso. Visto che questo scontro mi fa incazzare io lo metto nei miei disegni, in quello che faccio. Comunque ho sempre pensato che l’arte sia una modalità per comunicare dei mes saggi, non necessaria mente politici, però sì. Mi capita anche di dipin gere senza un messaggio vero e proprio ma alla fine qualcosa di comu nicativo a livello sociale e politico esce sempre fuori anche se non è fat

to proprio per quello, ma alla fine un mes saggio c’è sempre.

Che rapporto hai con la musica?

Quando dipingo ascolto musica molte volte, ma non sem pre. Mi è capitato anche di dipingere senza ascoltarla, di dipingere all’esterno in posti strani, mani festazioni e così via. La musica la ascolto anche quando non dipingo, in particolar modo quando bevo ascolto un sacco di musica.

Se devo esprimerti dei generi potrei dir ti punk hardcore e punk in generale, un genere musicale che ho ascoltato per anni da quando avevo 17 anni fino ad ora, at tualmente anche hi phop e trap, mi piace la trap.

Attraverso quali canali diffondi i tuoi lavori?

A parte i vari social (facebook e instagram) ho sempre cer cato di diffonderla attraverso degli ambienti non istituziona lizzati, ambienti liberati tipo centri sociali, manifestazioni politiche di vario genere (ad esempio femministe e anar chiche). Per il resto molte volte appendo i miei disegni per strada, in posti qualsiasi dove non ci sono autorizzazioni per farlo. Molte volte lascio delle tele appoggiate in qual che parte in mezzo alla strada, non so mai se qualcuno le ha prese o se le ha buttate.

Progetti futuri?

Per il momento niente, nel senso niente di programmato, a parte quello che è rimasto a Perugia col progetto radio Compagni di Sbronze, trasmesso sulle magiche frequenze di Lautoradio.it. Non ho niente di programmato anche perché sto da poco a Milano e mi devo ancora ambientare. Avevo l’idea di andare a una manifestazione femminista con la mia tela, anzi in genere porto dei fogli di plastica doppi che si possono attaccare in mezzo alla strada, di grosse di mensioni, coi miei acrilici, e dipingere. Ma anche andare nei bar che fanno esporre gli artisti ed ele mosinare un mese di esposizione. Sono andata per esem pio nel Frida a Milano, che fa esporre, e ho chiesto quando posso esporre i miei quadri che sono molto belli. Mi hanno risposto: “Vieni di pomeriggio perché siamo ubriachi!”. Mò vediamo come va.

POESIA IN PERIFERIA

Mi manca la notte, la notte che aspetta l’alba, la notte piangente, la notte dell’amore lontano o dell’amore sbagliato la notte dei mille colori nella tavolozza del nero la notte del sacrificio la notte del salto.

Mi manca la notte, la notte che vaga e divaga o quella della rinuncia attaccato ai miei fogli a contare i secondi

a parlare coi santi a forzare gl’incontri.

La notte bambina, la notte infantile, la notte mai stanca la notte di quando ero vecchio e ero uovo di quando dovevo nascere ancora e intanto rinascevo a ogni spicchio nel cielo

i ragazzini osservano atterriti il cane che d’improvviso smette di trotterellare... si ferma, guaisce e poi sputa bava, sangue e carne macinata, gira in tondo sempre più veloce, si divincola dalla propria ombra e tossisce... i pezzi di vetro che gli hanno nascosto dentro il cibo hanno fatto il loro lavoro, proprio come si diceva nel libro... il tranello funziona, mai l’avrebbero immaginato ma adesso che la prova è lì, agonizzante, davanti a loro ne provano schifo, vergogna, orrore e un’oscena sensazione di potere

nessuno cerca d’entrare eppure ti senti in pericolo, nessuno cerca d’andarsene eppure ti senti solo

ed è vento, non sono parole, è vento… a sfiorarti le orecchie e farti tremare il cuore

incerto sul da farsi decise di disfarsi gomitolo rosso di lana da affidare ad artigli giocosi e spietati di gatto grande fu lo spasso e il disastro

Fabrizio Bellini David Laurenzi

AUTISTICI-INVENTATI è un’organizzazione di vo lontari per la diffusione della conoscenza e la promozio ne di una coscienza sociale sulle tecnologie informatiche, un progetto nato per offrire supporto in rete tramite l’of ferta di siti web, caselle di posta, mailing list, chat, in stant messaging, anonymous remailer, blog, newsletter a soggetti provenienti dall’universo dell’organizzazione di base e dell’autogestione.

Le nostre tesi sono semplici: il mondo non dovrebbe ruo tare intorno ai soldi, ma saldamente ancorato ad un asse di relazioni basate su criteri solidaristici, di mutuo appog gio, di uguaglianza e giustizia sociale.

Semplice no?

Offriamo supporto a quei singoli individui, gruppi o comunità, le cui attività politiche e sociali rientrino in quest’ottica e che condividano alcuni valori fondamen tali:

l’antifascismo, l’antisessismo, l’antirazzismo, l’antimili tarismo. A questi si deve poi aggiungere un sentimento, un’attitudine: il profondo disagio di fronte alla logica del denaro.

Le nostre risorse sono garantite dalle donazioni della co munità che usa i nostri servizi, il lavoro del collettivo di gestione è rigorosamente volontario.

Non ospitiamo strutture commerciali, che certo si trove ranno più a loro agio altrove.

Così pure non sosteniamo strutture istituzionali o par titiche, che per loro natura dovrebbero poter contare su risorse diverse rispetto a quanto può mettere in campo un’associazione volontaria e autofinanziata come la no stra.

I nostri servizi sono pensati per tutelare la libertà d’e spressione e la riservatezza delle persone che li utilizza no, per questo non manteniamo informazioni sensibili su di loro, e non effettuiamo alcun tipo di data mining con finalita’ commerciali.

Responsabile legale dei server A/I è l’Associazione AI-O DV.

L’integrità della memoria

Riceviamo spesso mail di avvocati prezzolati che ci intimano di rimuovere materiali sulla base di interpretazioni discutibili di leggi e regolamenti. Abbiamo accumulato un certo livello di esperienza in materia e in molti casi si tratta di tentativi che sconfinano nell’ambito di veri e propri abusi di pote re, finalizzati allo scopo di ripulire reputazioni di persone e aziende.

Quando questo accade ci soffermiamo a pensare come questo tipo di pres sione sia efficace in modo inversamente proporzionale alle risorse umane ed economiche di chi riceve richieste del genere, specialmente quando non si tratta di utenti anonimi. È un pensiero che ci dà fastidio oltre a provocare irritazione, anche perché questa dimensione è poco nota ai non addetti ai lavori e quindi spesso sottovalutata, se non completamente sconosciuta.

Non avendo a disposizione le competenze in materia o i mezzi economici per farsi consigliare ed eventualmente difendere è facile cedere alla pressio ne, spesso per paura di conseguenze legali, e ancora piu’ spesso senza essere certi del fatto che una diffida iniziale possa poi di fatto diventare una vera e propria azione giudiziaria. Ci chiediamo anche come questo tipo di pressione venga gestito dai “giganti” del web. Quale livello di integrità hanno in que ste situazioni, in cui la libertà di parola o di dissenso vengono minacciate? Quali distinguo fanno? A parte le tante notizie che denunciano una gestione scandalosa, non abbiamo a disposizione molti altri esempi di metodo appli

cato in questi contesti. Sappiamo pero’ come spesso, non avendo voglia di porsi domande di tipo etico o di dedicare tempo e/o soldi a possibili proble mi legali, si preferisca senz’altro accogliere in maniera acritica le richieste di occultamento di articoli o di chiusura degli account (un esempio recente).

La libertà di espressione non è un diritto, specie quando l’utente non è un cliente ma il prodotto da vendere a terzi sotto forma di dati personali. I social networks sono per natura evanescenti…

La nostra promessa è sempre stata quella di mantenere online i contenuti pubblicati dai nostri utenti, indicizzati e fruibili da chiunque voglia infor marsi su qualsiasi argomento specifico che un nostro blog o sito voglia af frontare.

Come difendere questi materiali dall‘erosione del tempo? Come fare per mantenere una memoria collettiva dei movimenti? Come tenere fede alla nostro manifesto di (R)esistenza degli anni passati? E sopratutto: come af frontare questo problema collettivamente?

Queste sono domande alle quali forse avevamo dato una possibile, decente risposta oltre 20 anni fa, con Indymedia. Ma nonostante i migliori entusia

Chi siamo e cosa vogliamo

Il nostro obiettivo è liberare spazi sulla rete, dove discutere e lavorare su due piani: da un lato, il diritto/bisogno alla libera comunicazione, alla privacy, all’anonimato e all’accesso alle risorse telematiche, dall’altro i progetti legati alla realtà sociale. Crediamo che la comunicazione debba essere libera, gratuita e quindi universalmente accessibile.

Noi ci proviamo, offrendo servizi online a individui e progetti in linea con queste esigenze; fuori dalla logica commerciale dell’offerta di servizi e di spazi a pagamento, accogliamo vo lentieri chi vive conflittualmente la censura culturale, mediati ca, globalizzante dell’immaginario che ci viene preconfeziona to e venduto.

Spazi e servizi non vengono destinati ad attività (direttamente o indirettamente) commerciali, al clero, ai partiti politici istitu zionali: o comunque, in sintesi, a qualunque realtà che dispon ga di altri mezzi per veicolare i propri contenuti, o che utilizzi il concetto di delega (esplicita o implicita) per la gestione di rapporti e progetti.

Il diritto/bisogno alla privacy e all’anonimato dev’essere rispet tato, non terremo log, non vi chiederemo informazioni sensibili per fornirvi un servizio e faremo di tutto per tenere in piedi tutto ciò che garantisce la riservatezza e la confidenzialità delle vostre comunicazioni. Il server conserva solo i log strettamente necessari a operazioni di debugging, che comunque non sono associabili in alcun modo ai dati identificativi degli utenti dei nostri servizi.

Saperi, conoscenze, risorse crescono attraverso la reciproca condivisione. Per questo incentiviamo la diffusione sistemati ca, organizzata e completamente gratuita di materiali creativi, autoproduzioni, documentazione, e per questo sosteniamo la lotta al copyright tradizionale, e l’adozione esclusiva di softwa re libero e di licenze aperte.

Inventati è la parte che cerca di riprodurre nel digitale le que stioni che appartengono al reale: attraverso siti web, oppure creando ambiti di discussione che esistono già ma che sono collocati in uno spazio fisico quotidiano (ad esempio un’as semblea può essere riprodotta attraverso la creazione di una mailing-list che la rende, in questo modo, permanente e onni presente).

Autistici, invece, parte da una base tecnica e dalla passione per la conoscenza dei mezzi utilizzati per sviscerare la politicità implicita negli strumenti telematici; questi strumenti nascono nel digitale, ma non per questo sono privi di un impatto poli tico.

Partiamo dagli strumenti, ma approdiamo a rivendicazioni po litiche ben precise, nel terreno del digitale e da qui fino all’am bito reale. Tutte le questioni che riguardano i diritti elencati prima sono un esempio delle richieste politiche che interessano la Rete.

Riteniamo che i mezzi di comunicazione non debbano essere ad uso e consumo dei professionisti dell’informazione. Credia mo nel valore delle pratiche di autogestione: per questo non abbiamo sponsor, né finanziamenti di altro tipo, che non siano sottoscrizioni volontarie di quanti ritengono importante la so pravvivenza del progetto. Nessuno di noi guadagna un cent da questo progetto. Anzi.

Gli aspetti tecnici e politici dell’attività di questo server vengo no decisi assieme, nel modo più trasparente e orizzontale che ci è possibile, discutendo in una mailing list. Non abbiamo un coordinatore, né un portavoce, né facciamo delle votazioni.

L’autismo che si inventa genera condivisione

smi e un grande ma temporaneo successo, oggi possiamo constatare come in quel caso non abbiamo risolto il problema in modo definitivo.

Alcuni anni dopo avevamo pensato che i blog potessero essere uno strumen to in grado di rispondere altrettanto bene a quel tipo di bisogno, in modo esclusivamente tecnico. Stavamo sottovalutando però alcuni aspetti impor tanti. La cultura legata alla comunicazione è una risorsa collettiva, condivisa e caratterizzata da una forte componente di affinità e fiducia. È un processo fondamentalmente biunivoco: la fiducia deve essere condivisa oppure non c’è. È per questo molto difficile che la fiducia sia il risultato di una soluzione puramente tecnica, cosa peraltro sicuramente impossibile nel caso di una so luzione commerciale. Soprattutto sul lungo periodo.

Questo invece e’ il bisogno a cui pensiamo di essere riuscite a rispondere: quello di garantire l’esistenza di una piattaforma in cui sia le finalità che gli strumenti tecnici siano caratterizzati da un rapporto di fiducia (umana) reci proca. In particolare non una forma di fiducia automatizzata, opportunistica e legata al bisogno di instaurare un rapporto clientelare (siamo volontari e non abbiamo bisogno di utenti), ma una forma di fiducia basata su affinità poli tica, con l’ambizione di mantenersi intatta nel tempo. In effetti 20 anni non sono pochissimi. Ne parliamo anche con fierezza, ma non solo di orgoglio si tratta: è interessante notare come una iniziativa come la nostra, con finali tà prettamente politiche e senza scopi commerciali, sia riuscita a mantenere contenuti online per così lungo tempo. Stiamo diventando, per certi versi, una sorta di archivio storico comune. Il che non è un risultato scontato per un organizzazione come la nostra. Anche per questo ringraziamo gli utenti che ci sostengono economicamente tramite donazioni.

Ci preme mantenere fruibili le pagine internet abbandonate dai progetti che le hanno animate, o aiutare le organizzazioni che hanno difficoltà a mantene re le proprie pagine accessibili e funzionanti nel tempo. Il rischio per questi contenuti è la loro vulnerabilità: la pressione della censura, nelle sue diverse forme, non diminuisce col passare degli anni.

Il nostro impegno per la preservazione dei contenuti storici quindi si concen tra su questi tre fronti: fare da argine alle richieste di rimozione dei contenuti, fornire strumenti di pubblicazione sicuri che siano affidabili sul lungo perio do, mantenere un archivio.

Da qualche tempo abbiamo costruito https://archive.autistici.org/, un archivio storico con annessa Wayback Machine, dove archiviamo automaticamente i siti che risultano abbandonati da molto tempo, per garantirne la sopravviven za tecnica, la cultura storica e la memoria.

Scrutinio Finale ON-LINE

Durante l’ultimo scrutinio ammetto di essermi scrutato lo scroto abbastanza a lungo da non ca pire più a che punto eravamo arrivati.

A mia parziale discolpa di quello che ho fatto successivamente, affermo senza tema di esse re smentito che io sono perfettamente in grado di rivivere ogni volta che mi scruto lo scroto la percezione fisica dello sviluppo di questa sacca che in adolescenza scende per occupare in per petuum uno spazio ciondolante a metà del nostro corpo di uomini.

Si può ancora dire uomini in questo mondo trop po fluido? Ci si può ancora scrutare lo scroto du rante uno scrutinio in questo mondo troppo bi gotto?

Sì, è vero, davanti al pc, sopra ero impeccabile, sotto ero nudo. Fu in quel momento, in piena rie vocazione sensoriale, che votai per la bocciatura, come mi era stato richiesto di fare. Non sapevo allora e non so tuttora di chi.

DALE PENDELL

“Come i sogni sono le canzoni guaritrici della natura selvaggia del nostro inconsciocosì gli animali selvatici, le piante spontanee e i paesaggi naturali sono i sogni guaritori del canto della mente profonda della terra.”

La Ballata degli Spettri Famelici

Non hanno fiato, né sangue, né ossa;

Essi appaiono e poi dissolvono.

Il loro unico stimolo è ancora e ancora

Fino a che non è tutto loro.

Non hanno figli o famiglia, Vicini o senso del pudore;

La loro nascita è un viaggio di sola andata

Concepiti unicamente per guadagnare.

Si chiamano enti e corporazioni

E gli sono stati dati i diritti dell’uomo:

Abitanti di un mondo infernale

Al quale ogni carne deve piegarsi.

Dale Pendell (14 aprile 1947-13 gennaio 2018) è stato un poeta, un inge gnere informatico, un dedito studente di etnobotanica e il leader di una band estemporanea chiamata The Oracular Madness Choir.

Le sue poesie sono state pubblicate su diversi periodici americani ed è stato direttore responsabile e tra i fondatori della rivista KUKSU: Journal of Backcountry Writing.

La sua opera più conosciuta è la trilogia Pharmako/Poeia, Pharmako/ Dynamis, Pharmako/Gnosis dove con il suo liguaggio evocativo e perso nalissimo ha unito scienza, folklore e poesia per descrivere le relazioni tra piante psicoattive ed esseri umani.

La trilogia pubblicata a partire dal 1995 dalla casa editrice Mercury House classifica ed espone gli usi storici e culturali delle piante psicoattive che lui definisce “power plants”.

Nei suoi lavori sono rintracciabili i fili del suo background: farmacologia e neuroscienze, etnobotanica e antropologia, mitologia e politica economica si intrecciano con le visioni ottenute da esperienze dirette con sostanze psicoattive.

Pendell si è anche occupato di critica del mito indagando le origini cultura li di figure mitologiche e miti.

Tra le diverse teorie proposte da Dale Pendell c’è il concetto di “Horizon anarchism” presentato a una lettura effettuata nel corso del Burning Man Festival nel 2006.

“Anarchismo dell’Orizzonte” è il concetto politico creato da Pendell per descrivere le comunità indipendenti nate attorno al festival “The Burning Man” e nella cosidetta “Burner Culture” che ne deriva.

Da molti punti di vista l’Horizon Anarchism può considerarsi derivato dal concetto anarchico di costruire una nuova società nel guscio della so cietà precedente con un approccio più riformista che distruttore.

Il termine è usato dall’autore per immaginare la costruzione di strutture alternative per la piani ficazione a lungo termine di un futuro anarchico “all’orizzonte”.

Nella lettura Pendell, influenzato sicuramente dagli scritti di Noam Chomsky e Hakim Bey, analizza tra le altre cose le relazioni tra lo stato e le istituzioni culturali alternative come il Burning Man.

foto di Giacomo Oliva traduzioni di Turbato Thomas

fonti: http://dalependell.com/ http://en.wikipedia.org/wiki/Dale_Pendell

RECENSIONI MODERNE

Finalmente avete tra le mani un libro di 20 anni di fatica e sod disfazione che illustra le attività della nostra associazione culturale Arrivo APS; è un libro collettivo, con contributi frutto del laborato rio di scrittura creativa terminato da poco, e altri componimenti di poeti e poetesse di ogni età. La copertina è frutto delle abili mani di Massimo Boccardini e l’editore è il Cesvol di Perugia, nella col lana Quaderni del volontariato cui abbiamo aderito con gioia. Il libro parla, nella prima parte, del pre zioso mondo dell’associazionismo visto dall’interno, con aneddoti e curiosità spiattellati nero su bian co e che presenteremo in antepri ma nel perugino, perché è qui che abbiamo la nostra fottuta sede.

Il testo, a una prima lettura, presenta aspetti di gene re femminile molto marcati. Sono molto valorizzate le percezioni di Anna, autrice e protagonista in pri ma persona che si racconta con facilità. L’argomento principale è l’amore per una persona di sesso ma schile. Il nodo principale della questione è l’emanci pazione sociale di lei e il lento concedersi un amore profondo e sincero. Attraverso il rapporto amoroso lei ha modo di fare chiarezza, di esaminare le sue piccole fragilità e non ultimo candore di donna coin volta. Sto saltando la parte in cui Anna attira a sé il suo lui, interessante dal punto di vista di donna a tut to tondo. C’è l’aspetto generazionale sviluppato nel corso della narrazione perché Andrea è più giovane e la descrizione che viene fatta di lei che vede lui è reale e visionaria. Reale come un discorso anti-sessi sta, dove il messaggio è diretto e lucido. Anna Salvaje è uno pseudonimo. Vista la natura au tobiografica del libro, l’autrice vuole rimanere ano nima. “Nuda” è il suo primo romanzo semi-autobio grafico, autopubblicato.

Francesca Giommi venne a Perugia a presentare il suo libro Il tesoro degli Ashanti. Colpito dal titolo, andai a vederla. Nel frattempo lo avevo letto, il libro. Nel corso del tempo siamo rimasti in contatto e, ogni volta che mi risponde a una mail, per me è una delizia. Precisa, puntuale, positiva e competente, ha saputo aspettare il momento magico per fare uscire, per i tipi della Ares, questo prezioso scrigno di lettere che è Viaggio in India.

Non scriverò della storia, avvincente, colta e ironica al tempo stesso, né della costruzione dei periodi o della personalità, della struttura mentale della protagonista, Bea. Ciò che mi interessa è la porta che Francesca apre verso Oriente. È questo che spiazza. La avevo identifi cata con gli Ashanti, in Ghana, sperando in una saga.

Lei sciorina invece questa perla narrativa, che scivola delicata e forte in petali di scrittura e di viaggio. La co pertina mi ha colpito, da una foto scattata dall’autrice.

Mezze persone. Riconoscere e comprendere l’abilismo. Elena Paolini/ Maria Chiara Pao lini

Aut Aut Edizioni 2022

“L’abilismo è un sistema di pen siero che si traduce in una struttura di potere. Attribuisce valore ai cor pi/menti non disabili, marginaliz zando gli altri”

Con questa quarta di copertina le due sorelle, autrici determinate, scardinano e vivisezionano la no stra società occidentale partendo dalle loro esperienze di vita. Cu rano un blog che si chiama Witty Wheels, dove si occupano di disa bilità in chiave femminista.

Gli assoli del pensiero di Beatrice, giovane protagonista de La figlia del Maharaja, si intrecciano al coro rumo roso di un gruppo vacanze variegato, e duettano con le meraviglie dell’India, sapientemente raccontate da Raji, dottissima guida locale.

Questa triplice prospettiva dà forma a un “librido”, come lo definisce nella sua divertente postfazione Patri zio Roversi, turista per caso ma non troppo: “un ibrido tra generi, un po’ documentario, un po’ gui da turistica, un po’ trattato antropo-filosofico ma anche libera narrazione.”

Con empatia e rovesciante ironia, l’autrice, guida lei stessa e instancabile viaggiatrice, ha saputo raccontare in questo romanzo composito la terra del viaggio per ec cellenza, con dovizia di dettagli e percezioni sensoriali, tra storie, divinità, architetture e tradizioni. Si arriverà così, evitando la retorica del fascino maliardo dell’In dia ma anche un certo pietismo, all’ultima pagina con la stessa nostalgia che lasciano i viaggi quando finiscono troppo presto.

Francesca Giommi è dottore di Ricerca in Letterature postcoloniali, africane e di migrazione. Collabora con le pagine culturali de L’Indice e Il Manifesto. Per l’E spresso ha curato un reportage sul Ghana. Quando non è in viaggio descrive a visitatori da tutto il mondo le bellezze del suo Montefeltro.

Con Aras Edizioni ha pubblicato Il tesoro degli Ashan ti. Viaggio in Ghana, (finalista al Premio Letterario Rai “La Giara” per autori emergenti e al Premio “L’Alba tros” per la Letteratura di Viaggio), con cui questo ro manzo si pone in continuità.

La Figlia del Maharaja Francesca Giommi - Aras Edizioni 2021

CREDITS

Laura Adriani ama l’interpretazione e la danza. È autrice di testi poesia.

Sonia Sorci Insegnante e ricercatrice, ama la danza e la scrittura poetica.

Le Periferie 13

aperiodico freepress di gonzo journalism e letteratura marginale a distribuzione gratuita

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Fabrizio Bellini è brillante, brillante, ripetitivo. Di solito, a Fabrizio Bellini danno meno anni di quanti ne abbia.

Redazione: Nicola Castellini direzione artistica Giacomo Oliva grafica

Carlo Floris correzione bozze

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Andrea Berretta: tenace, tenace, tenace.

Carlo Floris: eclettico, scettico e peripatetico.

David Laurenzi: stupido, stupito.

Daniele Mazzoli: poeta dei cieli e della musica.

Saverio Montella: incazzoso, generoso, sexy.

Guendalina Pace: Idealista Romantica Nevrotica.

Schramm è il lupo e lo spigolo, il vomito che schizza nella nausea quotidiana.

Ringraziamenti: Mario Beltramini per la foto di Fabrizio Bellini

Emanuela Bianconi per la foto di Carlo Floris Parasite Conspiracy per le foto d’archivio

Associazione Culturale Arrivo APS settembre 2022

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