Gazzetta n.11

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LA GAZZETTA DELL’HOMESCHOOLER

Il giornalino dei ragazzi del gruppo Kidz di Edupar.it

MARZO 2023 \ N. 11 \ WWW.EDUPAR.IT
Copertina realizzata da: Mattia, Christopher, Lorelai, Alessia, Ilaria

Redazione

Davide Fassola

Agnese

Alessia

Alessio

Asia

Christopher

Ermione

Giorgio

Grace

Ilaria

Ismaele

Lorelai

Luca

Luna

Mattia

Nadia

Olivia

Sofia

Creazione

illustrazione

logo Gazzetta

dell’Homeschooler:

Irene

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Sul Network di EDUpar.it troverai il gruppo dedicato, sei i vostri genitori sono membri del Network #1 dell’Homeschooling, potete richiedere il vostro account gratuito Kidz.

Stiamo sempre cercando reporter, giornalisti, illustratori, fumettisti, barzellettieri, sognatori e molto altro ancora. Faremo due gruppi per la prossima edizione 6-10 anni e 11-18!

Per info: info@edulearn.it

CHI È LA FAMIGLIA ADDAMS

Ciao a tutti!! Mi chiamo Asia ed ho undici anni, oggi vi parlerò un pò della Famiglia Addams!

“The Addams Family ” è un gruppo di personaggi protagonista di una serie, dapprima di vignette poi di cartoni animati, lungometraggi, serie televisive e film, creato da Charles Addams nel 1938.

Le storie sono ambientate nella città di Westifield nel New Jersey, zona piena di ville vittoriane e vecchi cimiteri.

E’ una grande famiglia molto affiatata tra di loro: Morticia Addams è la madre, affascinante dark lady sempre pallidissima e vestita di nero, ha lunghi capelli neri e affilatissime unghie; Gomez Addams è il padre, un ricchissimo e distinto gentiluomo amante dei sigari e con l’hobby di far saltare trenini elettrici,è alto ed ha capelli e baffi neri; i loro figli sono Mercoledì e Pugsley Addams : Mercoledì è una bambina malinconica e delicata nei lineamenti con lunghi capelli nero corvino raccolti in due trecce, l’incarnato pallido simile a quello di sua madre; suo fratello Pugsley ha i capelli neri, è paffuto e molto vivace , veste sempre con una maglietta a righe e pantaloncini corti , ama condividere con sua sorella giochi bizzarri

ed un po’strampalati; segue lo Zio Fester che si presenta completamente calvo, pallido in viso e con gli occhi infossati, grassottello, senza collo e ingoffato in un cappotto lungo dall’ampio colletto di pelliccia, è pieno di energia ed è impegnato giornalmente nelle sue strane invenzioni come accendere le lampadine tenendole in bocca; il Cugino Itt è raffigurato come una piccola creatura ricoperta completamente di lunghi capelli castani con indosso un paio di occhiali ed un cappello, comunica attraverso suoni acuti ed incomprensibili ma che gli Addams sembrano invece capire perfettamente; la Nonna (madre di Gomez) è una simpatica vecchietta simile ad una strega che si diletta a preparare intrugli e pozioni; poi abbiamo il maggiordomo Lurch che si occupa di tutte le mansioni della casa, è un po’ maldestro e piuttosto inquietante poiché soprattutto nella serie somiglia molto al mostro di Frankenstein; per finire abbiamo Mano (una semplice mano senza corpo) servitore tuttofare della famiglia.

Vi è piaciuto quello che vi ho raccontato oggi? Spero di si!! Ci vediamo presto con un nuovo articolo! (;

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a cura di Asia

REBUS

Le soluzioni saranno nel prossimo numero della Gazzetta

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a cura di Luna

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HAIKU

Haiku Farfalla

Farfalla mia tu profumi di vento il cuore di stelle

Haiku Cascata

Cascata fresca

danza la libellula sul grano verde

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a cura di Christopher

Al mercato un tale un po' babbeo si imbatte in un ortolano che sbuccia dei limoni, ne toglie i semi, li mette da parte, e getta il resto.

“Ma cosa sta facendo?” chiede il tale incuriosito.

“Recupero i semi di limone! Lo sanno tutti che quei semi, stretti nel pugno, sviluppano l’intelligenza!”

“Ma dai…” Dice il tale interessato.

“Voglio proprio provarli, quanto costano?”

“10 euro l’uno!” Risponde l’ortolano.

Il tale ne compera 5, li stringe nel pugno ed esclama: “Certo che con 50 Euro, di limoni, ne avrei comprato chissà quante cassette! E se penso a quanti semi ci sono in ogni limone…

“Hai visto?” Lo interrompe l’ortolano.

“I semi cominciano a funzionare! È già diventato molto più intelligente di prima!”

“Per mille mozzarelle, ha ragione!” esulta il tale. “Me ne dia altri 5 allora!”

Due signore si incontrano in una libreria e una chiede all’altra: “Hai mai letto Dante?” E l’altra: “No, chi l’ha scritto?”

Un paziente dal dottore: “Non ho capito questa storia della dieta” “Allora…” ripete pazientemente l’altro. “Per qualche giorno dovrà limitarsi a uno yogurt e tre acini d’uva!” “Fin lì c’ero arrivato anch’io!” protesta il paziente. “Ma prima o dopo i pasti?”

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BARZELLETTE
a cura di Luna

I CELTI

La popolazione celtica comparve intorno al 800 a.C. nelle zone dell’Irlanda e della Scozia. I Celti erano un popolo di forti guerrieri.

Essi costruivano i loro villaggi in collina per proteggersi dai nemici, sapevano inoltre costruire resistenti spade, scudi e armature e costruivano imponenti dighe.

Erano anche abilissimi scultori, infatti la loro arte è tutt’ora considerata la più raffinata d’Europa. Per sfamarsi, i Celti coltivavano piselli, fave, lenticchie e cereali. Fave e piselli erano consumati sotto forma di zuppa in autunno e in inverno, mentre nelle stagioni più calde, venivano seccati e mangiati crudi. Per quanto riguarda il bere erano amanti della birra.

Per quanto riguarda i guerrieri invece, indossavano degli elmetti in bronzo ornati da corna di animali.

Invece gli abiti delle donne erano sempre delle tuniche, ma lunghe fino alle caviglie. Indossavano anche loro un mantello. Prima delle tuniche si usava mettere una camicia infilata dentro ad una gonna lunga fino alle caviglie e legata in vita.

Ovviamente per adornarli si usava mettere guarnizioni, di solito in bronzo.

La musica celtica

La musica celtica irlandese nasce intorno al 1600 come musica popolare. Si diffonde rapidamente in Irlanda, Scozia e Galles, i luoghi appunto abitati dai Celti.

La musica celtica fu da sempre un tipo di musica che non si focalizzava su uno stile specifico, ma che è sempre stata versatile ed adattabile ad occasioni e contesti diversi: dalle melodie allegre e ritmate per il ballo, fino alle canzoni d’amore suggestive e romantiche. Gli strumenti musicali utilizzati maggiormente per ricreare le atmosfere fantastiche della musica celtica erano: il violino, il liuto, il flauto, la cornamusa e l’arpa. Tra quelli elencati lo strumento celtico per eccellenza è l’arpa:

Come si vestivano i Celti?

Gli uomini indossavano una tunica di tela tagliata che lasciava uscire le braccia e la testa, dato che le maniche vennero introdotte successivamente. Questa tunica era fatta o di lana, o di canapa, o di lino. Sopra ad essa veniva messa un’altra tunica di pelle e per coprirsi le gambe indossavano dei calzoni in pelle di capra. Infine mettevano un mantello.

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già in antichità i Celti suonavano uno strumento a cura di Nadia a cura di Sofia

a sei corde ricavato da legno di salice e la sua funzione era quella rituale-magica. Ancora oggi non si sa qual era il vero suono della musica dei popoli celtici in origine.

rappresenta la morte, la battaglia, ma anche promessa di rinascita. Il suo animale è il corvo.

YULE-21 Dicembre: si festeggia l’inizio dell’inverno. La Dea di questa festa è Arianrhod, la Dea della ruota d’argento, simboleggia la Ruota dell’anno. La Dea di questa festa rappresenta la rinascita.

Gioielli e acconciature

L’arte celtica è caratterizzata dall’antinaturalismo e dalla stilizzazione.

Inizialmente era molto geometrica, poi arrivò anche alla curva. I gioielli venivano fatti in metallo o pietra e venivano decorati con simboli: nodi, intrecci, spirali…

Questi simboli venivano riprodotti su utensili di uso quotidiano, ma anche sui più preziosi gioielli. Questi simboli rappresentano una concezione dell’Universo e del suo equilibrio e diventano tanto più affascinanti quanto più approfonditamente se ne conosce il significato. Per quanto riguarda le acconciature invece, i Celti erano soliti farle con delle trecce o dei codini

La ruota dell’anno

La ruota dell’anno dei celti: per i celti esistevano solo due stagioni, l’estate e l’inverno. Essi seguivano un calendario soli-lunare e per questo erano festeggiate soprattutto le 4 feste del fuoco e le 4 feste solari:

SAMHAIN-1° novembre: questa festa rappresenta l’anno nuovo e l’abbandono di quello vecchio, la Dea di questa festa Morrigan

IMBOLC- 1 e 2 Febbraio: questa festa riguarda la luce e la guarigione, ma anche l’amore. La Dea di questa festa è Brighid, appunto la dea della luce. Per celebrarla di solito si costruisce la croce di questa dea e il suo pupazzetto.

OSTARA-21 Marzo: in questa celebrazione si festeggia l’Equinozio di primavera, ed è il momento in cui luce e ombra convivono. L’unico dei due momenti dell’anno in cui può accadere. La Dea di questa festa è Blodeuwedd, la Dea creata dai fiori.

BELTANE-1 Maggio: Beltane letteralmente significa ‘fuochi di Bel’, dove Bel è il Dio della luce infatti è una festa del fuoco sacro, che segna l’inizio della seconda metà dell’anno, quella luminosa. È la festa dell’amore. La Dea di questa festa è Rhiannon, la Dea madre e dell’amore.

LITHA-21 Luglio: (Equinozio d’estate). Questo giorno è quello con più ore di luce in un anno. È il trionfo della luce ma è anche il momento dal quale il Sole ricomincia la sua discesa. La Dea di questa festa è Aìne, la Dea dell’estate.

LUGHNASADH-1 Agosto: È la festa del raccolto, perché per gli antichi il grano era vita e rappresentava la speranza e l’abbondanza. La Dea di questa festa è quella della Terra.

MABON-21 settembre (Equinozio d’autunno),

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questo nome deriva dal Dio gallese Mabon, che significa “figlio della madre” questo è il secondo giorno in cui la luce e il sole sono uguali, dopo l’Equinozio le giornate si accorciano e le notti si allungano. La Dea di questa festa è Modron, la Dea madre, anche di Mabon.

Nomi dei mesi in Celtico Antico:

Samonios: gennaio

Dumanios: febbraio

Riuros: marzo

Anagantio: aprile

Ogronios: maggio

Cutios: giugno

Giamonios: luglio

Simivisonna: agosto

Equos: settembre

Elembios: ottobre

Aedrini: novembre

Cantlos: dicembre

Società celtica:

La società celtica era organizzata in classi ben definite: i sacerdoti, i guerrieri e gli uomini liberi (artigiani, commercianti e agricoltori). C’era poi un vasto numero di persone che non godevano di alcun diritto. Erano schiavi, servi della gleba, famiglie cadute in disgrazia.

Il governo della tribù era, in origine, demandato a un re, ma già al tempo della conquista romana della Gallia, l’aristocrazia militare, rappresentata dai cavalieri, stava prendendo il sopravvento ed eleggeva il capo tribù. Il suo compito era, sostanzialmente, quello di guidare gli uomini in guerra, sia contro i nemici esterni che contro altre tribù celtiche con le quali sorgevano frequentemente dispute per problemi di egemonia sul territorio.

Non vi erano leggi scritte e i contrasti fra gli individui venivano regolati dalla consuetudine

l’articolo continuerà nella prossima uscita della Gazzetta!

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P. S.
Ciao, Nadia e Sofia.
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IL CRISTO PANTOCRATORE DI MONREALE

Benvenuti in questa rubrica dedicata alla Storia dell’Arte. L’opera che affronteremo ed analizzeremo oggi sarà il Cristo Pantocratore di Monreale.

catino absidale, dove una rigorosa simmetria centrale pone la figura del Cristo ad occupare quasi interamente la superficie. L’abito rosso e oro simboleggia la divinità mentre il manto blu rimanda all’uomo.

ll fondo non rappresenta una realtà fisica ma uno spazio ideale.

Le tessere sono disposte in modo concentrico con l’intento di creare un alone dorato attorno alla figura divina. Possiamo osservare una croce all’interno dell’aureola del Cristo che la differenzia da quelle dei santi raffiguranti attorno ad esso.

Il Cristo Pantocratore è un modello iconografico tipico della tradizione bizantina e ortodossa.

Il Cristo Pantocratore è un mosaico situato a Palermo, nel duomo di Monreale. È stato realizzato tra il 1180 e il 1190 nel periodo dell’arte romanica, uno stile che si ritrova in tutta l’Europa dell’epoca. Raffigura Cristo nell’atto di benedire con le tre dita della mano destra, secondo la tradizione bizantina.

Pantocratore deriva del greco e si può tradurre come l’Onnipotente. Il termine era già utilizzato nell’antichità classica come appellativo di alcune divinità. Nella religione Cristiana si ritrova, invece, come attributo di Cristo. Quando il cristianesimo divenne religione di stato prese i simboli di derivazione pagana per fare assumere nuovi significati inerenti alle proprie figure sacre.

Il mosaico si adatta alla parete concava del

Osserviamo come il Cristo è rappresentato con una voluta fissità nel suo sguardo, ieratico, solenne, ma comunque umano.

L’arte romanica riprende con dedizione le scelte artistiche tipiche delle opere sacre. Ma cosa avrà portato alla formazione di questo specifico stile per l’arte ortodossa?

Nel periodo bizantino la Chiesa doveva rappresentare le figure dei santi e i passi più celebri della Bibbia ad un popolo di fedeli appena convertito e con difficoltà nel leggere e nello scrivere. Per questo adoperò tecniche di stilizzazione ai soggetti da raffigurare, riprendendo anche gli stessi modelli di pose statiche, il tutto in uno spazio privo di prospettiva. Ciò serviva a rendere il più chiaro possibile il messaggio che si doveva

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a cura di Lorelai

trasmettere al di là dell’opera, rendendo più efficace l’indottrinamento. Questa scelta la possiamo osservare anche in questo mosaico nei santi raffigurati attorno al Cristo.

L’arte cristiana del medioevo era dunque un compromesso, tra il volere del potere imperiale e dei poteri religiosi.

semicupola. È spesso decorato con mosaici o affreschi. Si dice anche conca o semicatino.

Lo sguardo severo pone un distacco tra gli uomini e il divino, a differenza dei culti pagani dove le divinità erano spesso poste allo stesso livello degli uomini, riprendendo i loro comportamenti e difetti. Il Cristo che viveva nella fantasia dei fedeli di quel tempo trasmetteva severità, divinità, timore ma anche umanità. Il cristianesimo pone la figura del Cristo ad un livello più alto all’essere umano, suscitando sottomissione. Questa distanza tra il divino e il terreno sarà utile al fedele?

Rubrica dei termini

Catino absidale: una struttura architettonica a pianta semicircolare o poligonale, parte di un edificio, spesso di una chiesa; l’abside è coperta da una volta, detta conca o catino absidale, che ha generalmente la forma di una

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Sguardo ieratico: riferito al Cristo indica un senso grave e solenne di sacralità o devozione.

DORIFORO DI POLICLETO

Oggi immaginiamo di trovarci al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, per parlare con voi del Doriforo (dal greco portatore di lancia), realizzata dallo scultore greco Policleto arrivata a noi come copia romana da un originale perso in bronzo che risaliva al 450 a.C.

Esistono circa una trentina di copie realizzate in epoca romana tra II e I secolo a.C. e disperse in vari musei del mondo. Ma la copia più importante, l’esemplare migliore è quella che vi sto mostrando alta ben 212 cm. Non si sa bene chi rappresenti, ma si pensa sia l’idealizzazione dell’eroe Achille.

Il mondo greco era interessato ad andare oltre la semplice osservazione della realtà cercando di cogliere il disegno ideale che è nascosto sotto l’apparenza delle cose. Infatti l’artista in quest’opera non si concentrò sull’imitazione della realtà, ma preferì dedicarsi alle proporzioni e ai rapporti tra le varie parti di questo nudo maschile. La figura è armonizzata in tutte le sue parti sulla base dell’unità di misura data dalla testa. Il capo è esattamente 1/8 del corpo, di conseguenza il busto doveva corrispondere a tre teste e le gambe a quattro. Il personaggio poggia l’intero peso del corpo su una sola gamba, la destra, la gamba sinistra libera dal peso del corpo ed è spinta all’indietro. Di conseguenza il bacino a destra si solleva e si abbassa sul lato opposto.

Mentre le spalle hanno un moto inverso, la destra si abbassa la sinistra si solleva. Il busto si inclina leggermente di lato, si comprime a destra e si tende a sinistra. Il braccio destro scivola lungo il fianco in riposo mentre quello sinistro si flette per reggere la lancia.

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a cura di Alessia

La testa si volge verso il lato della gamba portante. Le parti in tensione e quelle a riposo si corrispondono secondo uno schema contrapposto che viene chiamato chiasmo. Questo spostamento del peso della statua si basa su una relazione che lega le quattro parti della scultura in un rapporto uguale e inverso.

Alla gamba destra che regge il peso del corpo corrisponde la spalla sinistra, che regge il peso della lancia, mentre alla spalla destra che scende seguendo la flessione dell’anca corrisponde la gamba sinistra piegata che accenna un passo. Questo bilanciamento a X provoca un effetto straordinario di movimento in tutta la figura realizzando un’armonica corrispondenza tra le parti che ancora oggi ci ispira stupore e meraviglia.

Il concetto di bellezza dei Greci era ben diverso da quello delle altre civiltà. Per i Greci un corpo era bello quando ogni sua parte aveva una dimensione proporzionata alla figura intera. L’atleta era il soggetto preferito dagli scultori e diventava il modello per rappresentare anche le divinità e nell’atleta e nel Dio le qualità morali come l’autocontrollo, il coraggio, l’equilibrio interiore e la volontà che concorrevano a farne la misura, il canone della perfezione.

La figura umana era il soggetto più rappresentato nella scultura greca perché testimoniava desiderio di perfezione nel corpo e nello spirito, volontà di raggiungere l’ideale dell’uomo eroico, vittorioso, protetto, amato da un Dio. L’oggetto bello è un oggetto che in virtù della sua forma appaga i sensi.

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RECENSIONE LOU

• Regista: Dave Mullins

• Casa di produzione: Walt Disney Picture

• Genere: Animazione

• Ambientazione: Scuola degli U.S.A.

• Colonna sonora: Christophe Beck

• Anno: 2017

• Durata: 6 min.

L.O.U. è un cortometraggio che non smetterà mai di essere attuale perché tratta temi che sono e saranno validi sempre, come il fatto che dietro ai comportamenti dei bulli, spesso, si nasconde una condizione psicologica molto particolare. Molti di loro hanno subito delle violenze, per cui riescono ad esprimere il proprio disagio solo comportandosi allo stesso modo.

Trama: Un bambino bullo fa dispetti agli altri bambini della scuola rubando giocattoli, ma una misteriosa entità composta da oggetti di tutti i tipi, smarriti durante la ricreazione dagli studenti, lo aiuta a rimediare alle sue brutte azioni.

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a cura di Luna

CRUCIVERBA

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a cura di Sofia

RACCONTO HORROR IL

PARCO MALEDETTO

DISCLAIMER: Il racconto che segue contiene diverse scene violente. Ne sconsigliamo la lettura a tutti coloro che sono facilmente impressionabili e ai bambini al di sotto degli 11 anni.

Un bambino di nome Giulio di 12/13 anni, suo fratello il quale si chiamava Gabriele, che aveva 6/7 anni e sua madre di nome Claudia, di 38 anni, decisero di andare al parco, ma a quell’ora non c’era neanche un bambino, ed era strano essendo le 16.30.

Giulio iniziò a giocare e a correre per tutto il parco quando all’improvviso intravide qualcosa che assomigliava vagamente ad una figura

- ‘’aaaaaaaaaaaaaaaah!’’ urlò Giulio. La madre si fiondò dal figlio;

- ‘’cosa c’è a mamma’’ chiese lei;

- ‘’u-u-u-una figura...’’ spiegò Giulio ‘’ andiamocene subito!’’ aggiunse; allora la madre frugò fra i cespugli verdi.

- ‘’hahahahah’’ rise la madre ‘’ma vedi? Non c’è nessuno né tra le siepi, né dentro il parco!’’ ribatté la madre e, senza curarsi dell’affermazione di Giulio, se ne andò.

- ‘’Gabri!’’ dopo un po’ urlò Claudia;

- ‘’cosa c’è mamma?’’ chiese ansioso Giulio;

-‘’c’è un braccio appeso ad un albero“ continuò Claudia;

“m-m-ma prima non c’era giusto?‘’ disse Giulio mentre si incamminava verso l’altro

lato del parco, fino a ché non si fermò. Gabriele aveva una corda al collo e la corda era legata ad un ramo. Tutto d’un tratto il ramo si alzò con Gabriele che si dimenava come un matto fino a quando non smise di agitarsi. Giulio non ci credeva, ma suo fratello era stato impiccato da un ramo di un albero.

Quando Giulio si girò per scappare via, vide quella strana figura e si voltò dalla parte opposta e iniziò a correre. Correva e correva vicino ai bordi del parco fino a quando non arrivò dalla madre.

-‘’mamma!! ‘’ urlò Giulio, e si guardò dietro ma non c’era nessuno e quando si rigirò verso la madre la figura era dietro a Claudia. Giulio non fece in tempo ad aprire bocca che la figura iniziò ad accoltellarla

-‘‘Io me la squaglio e chiamo la polizia!’’ pensò fra sé e sé, fino a quando cambiò direzione e iniziò a dirigersi verso l’uscita e venne infine catturato da un cappio e impiccato anche lui.

La morale della favola è: anche se gli adulti sono più grandi dei bambini o dei ragazzi, dovrebbero iniziare ad ascoltarli un po’ di più.

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a cura di Ismaele

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COME FARE UN FIORE DI FELTRO

1.Disegnate e ritagliate una sagoma di carta

2. Riportate la sagoma su un pezzo di feltro

3. Tagliate la sagoma e ripetete il passaggio

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a cura di Luna

4.Fate un’altra sagoma di feltro un po’ più piccola e collocatela sopra le altre due

5. Cucite al centro i vari “strati” e aggiungete il pistillo (del materiale che preferite) e annodate sul retro

6. Appuntateci una spilla da balia e usatelo come spilla o usatelo come volete voi!!!

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PERCHÉ È

IMPORTANTE LEGGERE

“Un bambino che legge sarà un adulto che pensa”

Questa parte della gazzetta è dedicata a chiunque si chiedesse perché è così importante leggere. In molti direbbero che la lettura è noiosa ma molto probabilmente non hanno ancora trovato il libro giusto. Io stessa fino a un anno fa non leggevo molto, finché un giorno mia cugina mi mostrò un libro che stava leggendo e mi lesse ad alta voce qualche capitolo.

Da subito mi aveva suscitato molto interesse e, decisa di volerlo leggere, decisi di comprarlo; ci mesi un po’ a finirlo ma mi aprì a un mondo che ancora non conoscevo. Da quel libro senza accorgermene mi sono innamorata della lettura ed è così che gli scaffali della mia libreria man mano si stanno riempendo sempre di più.

Quindi perché è così importante leggere? a proposito ho scritto un elenco di alcuni motivi perché secondo me bisognerebbe leggere ogni volta che si ha un po’ di tempo libero.

1. Leggere aiuta moltissimo in italiano, perché si imparano sempre parole nuove, quindi si ha un vocabolario più ampio e si impara a usarle nel mondo migliore, ad esempio per rendere il contenuto di un testo più interessante.

2. Leggere aiuta molto la concentrazione e la memoria, quando studi sicuramente riesci a memorizzare molto meglio gli argomenti se leggi spesso.

3. Ami viaggiare, ma non puoi, allora viaggia con la mente. Se leggi e il libro ti prende, sarai catapultata/o nel mondo della storia come

se fossi tu il protagonista ed è una esperienza meravigliosa.

4. Se ti senti triste per qualsiasi motivo leggi, immergiti nella storia come se fosse quella la tua vita, così da dimenticare anche solo per un istante il presente.

5. Da una lettura puoi trarre degli insegnamenti, che addirittura possono cambiare il tuo modo di vedere le cose.

6. leggere libera la menta e le rilassa e il corpo.

7. La lettura aiuta a essere più empatici: leggendo, le parole assumono delle immagini e ci stimola ad associare quello che provano i personaggi ai sentimenti che proviamo noi. Tutto ciò aiuta a “mettersi nei panni degli altri”.

E a voi piace leggere? Se si, quando, come, grazie a chi hai iniziato a leggere?, racconta la tua storia! Se no, ti ho convinto a leggere almeno un po’? Voglio concludere dicendo un ultima cosa: invece di chiedervi perché leggere piuttosto chiedetevi…perché non leggere?!

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DELL’HOMESCHOOLER
a cura di Nadia

INDOVINELLI

La mia vita può durare qualche ora, quello che produco mi divora. Sottile sono veloce, grossa sono lenta e il vento molto mi spaventa. Chi sono?

Quando sono in piedi, loro sono sdraiati; quando sono sdraiato, loro sono in piedi. Chi sono?

Mio padre fa il cantante, mia madre è balbuziente, il mio vestito è bianco e il mio cuore è d’oro. Chi sono?

Tutti lo possono aprire, ma nessuno lo può chiudere. Che cosa?

Cosa c’è alla fine dell’arcobaleno, al centro dell’atomo e all’inizio dell’oceano?

E ora un indovinello più lungo, nel quale dovrete usare un po’ di logica!!!

Una principessa viene rapita da un orco e un cavaliere corre a salvarla. L’orco indica al cavaliere due porte e spiega: “In una c’è la principessa, nell’altra una tigre affamata”. Sulla porta di sinistra c’è un cartello che dice: “In questa porta c’è la tigre”. Sulla porta di destra un altro cartello recita: “In una porta c’è la principessa”. Poi l’orco aggiunge: “ Solo uno dei cartelli è vero”.

In quale porta c’è la principessa?

P.S. Qui non troverete le risposte, ma nel prossimo numero della Gazzetta!!! Ciao, alla prossima!!

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Sofia a cura di Sofia

INTERVISTA AI PERSONAGGI DI HARRY POTTER

Ciao a tutti! Sono Asia e ho undici anni. Sono molto appassionata della saga di Harry Potter ed il mio personaggio preferito è Hermione Granger, mentre il personaggio che mi sta più antipatico è Bellatrix Lestrange, la mia casa preferita è Corvonero.

Ciao! Sono Agnese e ho dieci anni, vivo a Roma e a me Harry Potter piace perché c’è magia e mistero. Il mio personaggio preferito è Luna Lovegood e non mi piace per niente Voldemort. Io vengo da Corvonero.

Ciao a tutti! Sono Alessio, ho dieci anni e non so praticamente nulla di Harry Potter. A prima vista il mio personaggio preferito è -indovina – Hermione, e quello che non mi piace è Voldemort. Passo la parola agli altri miei colleghi!

Ciao a tutti!! sono Grace e ho 10 anni. Il mio personaggio preferito è Hermione Granger e quello che mi sta più antipatico è Draco Malfoy.

Ciaooo!!! Mi chiamo Ermione, ho 11 anni e vivo a Roma e oggi insieme ai miei amici intervisteremo dei personaggi della saga di “Harry Potter”.

Intervistiamo... Harry Potter!!

AG- Agnese

HP- Harry Potter

AL- Alessio

AS- Asia

GR- Grace

ER- Ermione

Intervista:

AG: Come ti sei sentito tutte le volte che hai affrontato Voldemort?

HP: Determinato, ma un po’ spaventato, ho avuto sempre una dose di coraggio ma anche un aiuto dall’esterno.

AL: Sei nato mago o diventato mago?

HP: I miei genitori erano entrambi maghi. Quindi posso dire che sono nato mago.

AS: Perché secondo te bisogna leggere il libro di Harry Potter?

HP: Secondo me bisogna leggere il libro della saga perché è una storia molto avvincente ed ha una trama magica che può piacere a tutti. La saga è composta da sette libri che parlano della mia storia ad Hogwarts.

GR: Come ti sei sentito la prima volta ad Hogwarts?

HP: Molto spaesato e nervoso ma poi ho conosciuto i miei amici Hermione e Ron e mi sono ambientato.

ER: Come ti sei sentito quando hai scoperto che Sirius Black era il tuo padrino?

HP: Ero spaventato, perché non sapevo ancora che era innocente.

Intervistiamo … Hermione Granger!!

AG: Come ti sei sentita quando hai conosciuto Harry Potter dopo aver letto di lui molte volte?

HG: Emozionata e inferiore, però non sentivo un legame speciale, quindi non sapevo che sarebbe diventato il mio migliore amico.

AL: Invece, come ti sei sentita quando hai conosciuto Ron Weasley?

HG: Superiore a lui, visto che inizialmente non mi sembrava tanto sveglio ed intelligente.

AS: Come ti sei sentita la prima volta che sei andata indietro nel tempo?

HG: Ero molto eccitata ma anche molto

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a cura di Alessio a cura di Asia a cura di
a cura di Ermione a cura di Grace
Agnese

spaventata e nervosa.

GR: Perché secondo te bisogna leggere il libro di Harry Potter?

HG: Perché è un’esperienza magica ed ha molti dettagli in più rispetto al film.

ER: Cosa hai provato quando la professoressa McGonagall ti ha regalato la giratempo?

HG: Emozionata ma consapevole di quello che avevo in mano.

Intervistiamo … Ron Weasley!!

AG: Perché secondo te bisogna leggere il libro di Harry Potter?

RW: Secondo me bisogna leggere la saga perché è più emozionante leggerla e ti immedesimi di più.

AL: Come ti sei sentito la prima volta che hai incontrato Rubeus Hagrid?

RW: Ero sorpreso e un po’ spaventato, non mi aspettavo di incontrare un gigante come lui.

AS: Quanti fratelli e sorelle hai?

RW: Io ho cinque fratelli più grandi: Fred, George, Percy, Bill e Charlie poi ho anche una sorella più piccola che si chiama Ginny (Ginevra Weasley).

GR: Come ti sei sentito la prima volta che hai incontrato Harry Potter?

RW: Stupito ed Emozionato, quando ho visto la sua cicatrice non potevo credere di avere davanti Harry Potter.

ER: Come ti sei sentito quando nel secondo anno ad Hogwarts sei entrato nella camera dei segreti?

RW: Ero terrorizzato, però il fatto che ci fosse Harry un pochino mi tranquillizzava.

Speriamo che queste interviste vi siano piaciute! Ci vediamo la prossima volta!!

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Disegno di Asia Disegno di Alessio Disegno di Agnese

RUBRICA VIRUS ILOVEYOU.VBS

Ciao a tutti, io sono Alessio! Questa rubrica vi porterà a conoscenza dei più pericolosi malware che si diffondono nel web e di come riconoscerli ed evitarli. Oggi parleremo di IloveYou.vbs, un virus che si diffuse all’inizio degli anni 2000.

Qui sotto vedete una e-mail di Outlook, per la posta elettronica, su Windows 98. Il file LOVELETTER-FOR-YOU.TXT.vbs è proprio il virus di cui stiamo parlando. Ma fermiamoci un attimo qui, perché c’è scritto .TXT (file di testo) quando alla fine c’è un .vbs (file di scripting, cioè eseguibile indipendentemente dal sistema)?

come contenuto il codice dello stesso virus.

I danni causati spinsero molte persone a dare la caccia all’hacker che creò questo worm (virus che invia una mail a tutti i contatti dell’utente infettato con una copia di se stesso). Intanto si scoprì che IloveYou.vbs “rubava” tutte le password e le inviava ad un server nelle Filippine. Ebbene, questo portò alla scoperta dell’hacker: il filippino Onel De Guzman, che però venne solo accusato e non incarcerato. A quel tempo non era considerato ancora un reato il fatto di creare un virus. Lui si difese dicendo di averlo solo diffuso e non creato.

Bene, ora come proteggersi da questo virus? Basta controllare che non ci sia nessun file in allegato di una mail che abbia come oggetto la frase “I Love You”; in caso contrario controllate che non sia un file eseguibile, come le estenzioni .bat, .exe e .vbs. Se queste condizioni sono soddisfatte, allora siete al sicuro!

Vi anticipo che vedremo le basi per difendersi da qualsiasi virus alla fine della rubrica.

Con questo vi saluto!

Se è un file .TXT, non può fare nulla. Quindi se noi scriviamo file.txt.vbs, una persona potrebbe pensare che sia un file di testo, quando invece è un file di scripting. Abbiamo parlato della diffusione del virus, ma che succede se viene eseguito? Beh, infetta tutti i vostri files, li sovrascrive precisamente: mette il suo stesso codice in questi ultimi e li trasforma in files .vbs. Un esempio: ho il file password.txt con dentro la scritta “Ciao!”; se io eseguo ILoveYou troverò invece il file rinominato password.txt.vbs e

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LA GAZZETTA DELL’HOMESCHOOLER
a cura di Alessio

GRIGLIA DI PAROLE

SUI FIORI

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a cura di Sofia

RACCONTO LA COPIA MALEDETTA

AVVERTENZE:

Quello che state per leggere è un racconto horror CON IMMAGINI pertanto è sconsigliata la lettura a bambini troppo piccoli o a persone parecchio impressionabili.

NOTE

Bob-ombe: personaggi di super Mario dalle sembianze di una bomba con gli occhi bianchi Toad: personaggi di super Mario dalle sembianze di omini con la testa a forma di fungo

C’era una volta un giovane ragazzo che aveva come videogioco preferito Super Mario 64; da bambino passava giornate intere con Mario. Un suo compagno gli diede in prestito il gioco alla fine della scuola, quando andava alle elementari; ci giocò per tutta l’estate, poi quando ricominciò la scuola glielo restituì.

Ora era cresciuto e divenuto maggiorenne, tuttavia la sua voglia di giocare a Super Mario 64 non era mai passata; purtroppo però aveva perduto la sua copia, così decise di comprarne una nuova online: trovò su eBay una copia usata di Super Mario 64 in ottime condizioni, come nuova! Il prezzo era anche ottimo: dieci dollari compresa la spedizione! L’inserzione, tuttavia, era peculiare, perché il venditore voleva che l’acquirente gli inviasse una busta contenente una banconota da dieci dollari, invece di pagare con carta di credito, bonifico bancario o altro.

La cosa gli sembrava molto sospetta; d’altronde, non sempre si concludono buoni affari su internet. Il ragazzo decise di contattare per email il venditore per ulteriori informazioni: da come scriveva gli sembrava una brava persona, così gli spedì una busta contenente i dieci dollari. Passarono tre giorni e del gioco nessuna traccia; nel frattempo diede un’occhiata alle recensioni e rimase scioccato: i feedback non corrispondevano alle caratteristiche del gioco, non c’entravano niente.

C’erano tanti messaggi d’incoraggiamento, tra cui “fatti forza, dimentica il passato” e soprattutto “don’t cry, everything will be alright”, ossia “non piangere, andrà tutto bene”.

Il ragazzo incominciò ad insospettirsi seriamente leggendo le recensioni, così decise di annullare l’ordine, ma ormai era troppo tardi: guardò il tracking e scoprì che il pacco era stato spedito e stava arrivando…

Il giorno dopo il pacco arrivò, tuttavia sulla custodia c’era qualcosa che non quadrava: l’immagine di Mario che volava era stata staccata e al suo posto c’era un pezzo di scotch su cui c’era scritto rozzamente MARIO, tutto in maiuscolo, con un pennarello indelebile.

Fu allora che il nostro protagonista cominciò a sentirsi un po’truffato, ma se il gioco avesse funzionato non gli sarebbe importato. Tirò fuori il suo vecchio Nintendo 64 dal

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LA GAZZETTA DELL’HOMESCHOOLER
a cura di Giorgio

seminterrato. Sì, esatto, proprio quello che lo aveva accompagnato per tutta la sua infanzia; lo pulì dalla polvere, inserì la presa scart e successivamente infilò la cartuccia appena ricevuta. Lo schermo si accese: comparve la familiare faccia di Mario, che si poteva allungare e rigirare senza un motivo apparente. Il nostro giocatore decise di pasticciare un po’ in ricordo dei vecchi tempi; rise dei risultati ottenuti, come da bambino, solo che a volte accadeva qualcosa di strano: la faccia di Mario si bloccava in strane sinistre espressioni, per poi sbloccarsi subito dopo.

Forse era una caratteristica che il ragazzo non ricordava… Iniziò una nuova partita, ma il gioco non cominciò come lo ricordava da piccolo: Mario se ne stava al centro della stanza principale del castello di Peach, non apparve il dialogo di Bowser, non c’era musica e non c’era nessun Toad agli angoli della stanza. Mario se ne stava semplicemente lì, fermo: l’unica porta in cui poteva entrare era quella del dipinto delle Bob-ombe; le altre porte non rispondevano nemmeno ai comandi. Appena il neomaggiorenne entrò nella porta, notò subito che il dipinto era una semplice tela bianca; cercò di convincersi con tutto sé stesso che erano solo dei lievi difetti e che non avrebbero avuto effetto durante la partita, saltò dentro il dipinto e subito la tela divenne quella del settimo livello, quello con la fiamma col sorriso malvagio.

Fu allora che il ragazzo si convinse che era una versione hackerata del gioco: il livello era chiamato con un nome molto inquietante – “Turn back”, ossia “Torna indietro”ma era normale, tutto era come lo ricordava. Il giovane pensava di godersi finalmente il suo gioco preferito, fino a quando non lo vide: Luigi…

Eppure non era mai stato presente in quel gioco… Cercò di avvicinarglisi, ma improvvisamente

questi corse via; era così veloce che il ragazzo non riusciva ad inseguirlo; poi il giocatore raggiunse la vetta della montagna, ma lì, invece del re delle Bob-ombe, c’era un piccolo e semplice cottage. Il giovane si avvicinò ed entrò all’interno dell’edificio; appena la porta si chiuse comparve un’agghiacciante immagine di Luigi impiccato. La scena era accompagnata da un inquietante suono di pianoforte; Mario si inginocchiò e incominciò a piangere. Vederlo fece gelare il sangue al povero diciottenne, che disse tra sé e sé: “Spendere dieci dollari per un gioco hackerato, che inutile spreco di denaro!”. Poi Mario uscì dal quadro - che era diventato la foto di Luigi impiccato - ma stavolta la stanza in cui si trovava non era quella di prima: stavolta era un lungo corridoio con delle torce infuocate appese ai lati e dei Toad con espressioni neutre e vesti bianche, anch’essi ai lati, mentre in fondo c’era la foto di una famiglia. Dalla qualità dell’immagine sembrava essere stata scattata negli anni ’80 o ’90; il nostro protagonista provò a entrare nel quadro da cui era uscito, ma non poteva - il quadro non funzionava più - quindi gli toccò entrare nella foto della famiglia. Questa volta il livello era chiamato: “Corri, non camminare” e aveva un’ambientazione marina. Mario era atterrato su una delle tante piattaforme galleggianti che erano presenti; la telecamera fece vedere al teenager cosa Mario aveva alle spalle, così si accorse che un’enorme massa di blocchi neri si stava espandendo.

Il ragazzo cercava di correre il più possibile, facendo dei salti lunghi sulle diverse piattaforme galleggianti, finché la massa nera inghiottì

Mario, che piombò fuori dal quadro. Il nostro giocatore notò subito che alcuni Toad erano spariti nella stanza e che i corpi della famiglia nel quadro si stavano lentamente decomponendo, ma decise di essere coraggioso e saltò di nuovo nel quadro. Mario atterrò in una piccola stanza

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buia: c’era solo un pianoforte in un angolo. Il giovane sapeva cosa stava per accadere (quando era piccolo gli faceva paura): infatti, si avvicinò al pianoforte e cominciò a dare la caccia a Mario, come sempre.

Non aveva altra scelta: visto che non poteva infliggere alcun danno allo strumento, perché il gioco non lo consentiva, lasciò che Mario subisse gli attacchi. Quando questi perse tutte le sue vite, l’animazione della morte non avvenne come al solito: Mario fu letteralmente inghiottito dal pianoforte, poi rimase immobile su delle textures rosse che ricordavano il sangue. Per un po’ di tempo la telecamera mostrò il suo cadavere; all’improvviso partì una versione distorta della musica della giostra dei Boo, che dall’immagine di Mario mostrò la foto di un vero cadavere.

Al ragazzo veniva da vomitare e giurò che appena tutto quello schifo fosse finito avrebbe denunciato il venditore: “Come ha potuto fare ciò! Quel truffatore!”.

Mario uscì dal quadro: i volti nel ritratto della

famiglia sembravano ancora più terrificanti di prima. Il ragazzo provò a fuggire attraverso il quadro da cui era uscito inizialmente - quello di Luigi impiccato - ma questo era scomparso; non c’era altra scelta, doveva rientrare nel ritratto della famiglia.

Questa volta, appena il giocatore entrò, Mario si ritrovò fuori dal castello di Peach. La cosa che si notava subito erano le textures: erano state tutte modificate, e ora il castello e il cortile apparivano più oscuri, minacciosi; gli unici suoni udibili erano i passi e la voce di Mario quando saltava o attaccava.

A un tratto cominciò a sentirsi una tenue melodia: era la musica delle scale infinite prima del boss finale; dopo un po’ incominciarono a udirsi dei sussurri incomprensibili, poi Mario si bloccò davanti al castello. Il giovane premette vari pulsanti sul controller per cercare di far muovere Mario, ma l’unico che funzionava era il tasto della visuale in prima persona; la prima cosa che al giocatore saltò subito all’occhio fu che al posto della vetrata del castello di

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DELL’HOMESCHOOLER

Peach c’erano due occhi rossi, che fissavano minacciosamente Mario.

La musica e i sussurri aumentavano sempre di più, poi si interruppero. Lo schermo si oscurò: al povero ragazzo, ormai annichilito da tutte le immagini dell’orrore che aveva visto, si chiuse la bocca dello stomaco. Deglutì. Non osava pensare a quali cose sarebbero comparse alla riaccensione del display…

Era come se il gioco stesse facendo di tutto per annientare definitivamente tutti i ricordi di Super Mario dell’infanzia del giovane. Mario si ritrovò di nuovo nell’oscuro corridoio: stavolta tutti i Toad erano scomparsi e i volti nel dipinto della famiglia erano stati tutti oscurati, cancellati.

Per il ragazzo era troppo da sopportare, ma qualcosa lo spinse a continuare. Gli era rimasta solo una vita disponibile: sarebbe stata l’ultima volta, poi avrebbe spento quel gioco demoniaco. Saltò per l’ennesima volta nel quadro della famiglia: stavolta la missione non aveva alcun solo uno spazio bianco dove il titolo sarebbe dovuto apparire.

Poi Mario atterrò su una piccola isola deserta in mezzo all’oceano su cui c’era un cartello; il giovane lo lesse, recitava: “Don’t cry, everything will be alright”.

Era la stessa frase che aveva letto nelle recensioni della copia maledetta; il giocatore si tuffò nell’acqua: l’oceano era vuoto, desolato e profondamente nero. Il ragazzo riusciva a vedere solo Mario, il resto era tutto buio; dopo un po’ notò che Mario non stava perdendo vita, poteva respirare sott’acqua! Dopo circa dieci minuti il giovane decise di ritornare in superficie, quando a un tratto vide qualcosa muoversi nel buio: un’enorme murena - quella del terzo livello - sbucò dal nulla e inghiottì Mario, che aveva terminato tutte le vite.

Ma la schermata di game over non si presentò come nel gioco originale: venne rappresentata sullo schermo un’immagine con degli scheletri e delle ossa sparse sul terreno. Dopo qualche secondo partì di nuovo la musica delle scale infinite; infine, lo schermo si oscurò, ma la console era ancora accesa; finalmente, il ragazzo pose fine all’inferno spegnendo il Nintendo. La schermata del nessun segnale rassicurò il giocatore, ormai stufo delle agghiaccianti immagini; allora si diresse verso la scrivania, accese il pc e andò su eBay a cercare la pagina del venditore, ma quest’ultima era scomparsa. Mmh, proprio come aveva sospettato! Poi il diciottenne spense il computer e si sedette sul letto di camera sua, chiedendosi che cosa significasse tutto ciò: “Cosa voleva dire il ritratto della famiglia? Quegli scheletri, chi erano?”. Improvvisamente il giovane fu colto da un’intuizione: probabilmente il venditore era il bambino più piccolo nella foto della famiglia. Giocava anche lui a Super Mario quand’era bambino, ma in quel periodo doveva essere successo qualcosa di terribile a lui e alla sua famiglia; così, da adulto, un bel giorno aveva deciso di hackerare la sua cartuccia di Super Mario 64, non solo per maledire quella copia, ma anche per riempire di brutti ricordi ed energie negative quest’ultima, in modo che chi l’avesse comprata avrebbe saputo dei fantasmi che avevano torturato e stavano tuttora torturando il suo proprietario precedente…

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LA GAZZETTA DELL’HOMESCHOOLER

RICETTA GNOCCHI AI PETALI DI FIORI

Ingredienti:

• 1 Kg di patate farinose

• 100/200 g di farina tipo 0

• sale qb

• mix petali di fiori edibili

• qualche cucchiaio d’olio d’oliva a piacere

• 2 cucchiaini di pistacchi tritati o parmigiano reggiano

Procedimento:

Fate bollire le patate con la buccia finché non diventano morbide.

Scolate e sbucciate le patate con l’aiuto di una forchetta e un coltello.

Passate subito le patate allo schiacciapatate, poi lasciatele intiepidire in una terrina.

Aggiungete sale e farina un po’ alla volta e impastate fino a formare un panetto omogeneo.

Dividete l’impasto in 6/8 pezzi e fateli rotolare sul tavolo fino a formare dei rotoli lunghi.

Con l’aiuto di una spatola o un coltello, tagliate ogni rotolo a cubetti.

Passate i cubetti nella farina, prendeteli e scuotete le mani per togliere la farina in eccesso, poi mettete i cubetti in fila su un canovaccio infarinato.

Mettete a bollire una grande pentola di acqua salata e nel frattempo preparate il condimento: in una padella scaldate leggermente un po’ d’olio senza farlo bruciare, spegnete il fuoco e aggiungete il mix di petali di fiori.

Al bollore, calate gli gnocchi nella pentola di acqua salata un po’ alla volta.

Quando gli gnocchi vengono a galla, ripescateli con la schiumarola e versateli nel condimento, poi spadellate il tutto per qualche secondo. A piacere potete aggiungere il parmigiano e/o i pistacchi.

Ora gli gnocchi sono pronti per essere serviti!!!

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a cura di Luna
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