SUPERARE LA CRISI DA COVID19

10 MOSSE PER LA RIPRESA ECONOMICA

SUPERARE LA CRISI DA COVID-19 A CURA DI MULLUM BUSINESS ACADEMY

MBA Mullum business academy ŠCopyright MULLUM, Bari Coordinamento editoriale e impaginazione a cura di Marilena Rodi Vietata la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo senza l'autorizzazione dell'autore 1° edizione aprile 2020 Partner

Mullum business center corso Vittorio Emanuele 30 70122 BARI | T. 080.2460382 | info@mullumitalia.it

L’unico vantaggio competitivo sostenibile consiste nella capacità di apprendere e di cambiare piÚ rapidamente degli altri Philip Kotler

E-BOOK

INDICE

5 FARE IMPRESA AI TEMPI del Covid-19

7 Le 10 mosse per superare la crisi

Ci stiamo interrogando sull'epidemia o stiamo cercando di superare la crisi?

9 Costruire un'azienda solida: bilancio & C. 5 Editoriale 6 Ripensiamo l'azienda e la professione Da dove partire per capire la crisi?

7 10 mosse per superare la crisi 8 Automotivazione, il nostro carburante personale 14 Come costruire un'azienda solida che prosperi nel tempo Il metodo Business Strategy Plan 21 Proteggere il patrimonio aziendale Perché diventa necessario durante e dopo l'emergenza Covid-19. La posizione dei Key man 26 L'emergenza ha introdotto lo smart working Lavorare da remoto: necessità oppure opportunità?

44 Sicurezza al lavoro Come cambia il luogo di lavoro dopo l'emergenza sanitaria da Covid-19

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31 Ripartire da sé: la cura di immagine e corpo Psicologia ed estetica. Pregiudizi ed errate convinzioni 39 Durante la crisi si fa pubblicità?

Risposta: assolutamente sì!

Fare impresa ai tempi del Covid-19 LA CRISI VISSUTA DA NOI, DAL RISCHIO DI PANICO ALL’OPPORTUNITÀ Marilena Rodi e Giovanni Colucci

È venerdì 21 febbraio 2020 ore 16.21, quando a Bari, nel nostro MULLUM business center si registra l’inizio dell’odissea Coronavirus in Italia.

Alla mail di contatto del nostro centro arriva la prima comunicazione ufficiale di allerta. È solo una circolare informativa, l’oggetto è questo: “Coronavirus: Focus informativo per il rafforzamento dell’igiene nell’uso degli articoli tessili nelle camere e bagni delle strutture ricettive alberghiere in presenza del rischio del Sars-CoV-2”, ma già cominciamo ad avvertire il vento del cambiamento.

Mullum business center è una struttura ricettiva corporate, il nostro slogan è ‘L’albergo delle aziende’ perché ci prendiamo cura del business delle imprese italiane, e per questo motivo siamo rientrati – diciamo così – nella corsia preferenziale delle comunicazioni.

Il nostro dipartimento comunicazione e relazioni esterne è sempre aggiornato sull’attualità dei fatti e sulle tendenze in atto e in divenire, ma questo evento segna uno spartiacque e accende un allarme.

Intanto in Italia è stato registrato il primo caso di contagio da Covid-19 a Codogno, nel lodigiano alle porte di Milano e della Lombardia, e a noi non sfugge che a Bari, tra 2 giorni, il 23 febbraio, è previsto l’evento internazionale ‘Mediterraneo, frontiera di pace', in cui sono previsti 50mila arrivi per la presenza di Papa Francesco. Sono giorni in cui infiammano le polemiche e sale il timore del contagio, ma la conferenza si tiene ugualmente.

L’umore dei baresi è nero, una maggioranza dei cittadini vorrebbe l’annullamento dell’evento, ma i lavori si concludono mentre nel resto del paese, un paio di giorni più tardi viene proclamata la prima zona rossa: non si esce e non si entra. Il tentativo è quello di trattenere quanto più possibile la diffusione di questo virus, di cui poco o nulla si sa.

Nel giro di pochi giorni l’Italia assiste all’effetto tsunami: in centinaia e poi in migliaia cominciano ad ammalarsi e poi a morire. Il virus è un alieno che invade i territori senza fare distinzioni di esso, età, classe sociale, professione e credo religioso. Il governo quindi, corre ai ripari e stabilisce la chiusura di tutto il Paese: le scuole sono le prime a essere blindate. Poi, man mano, verrà il tempo delle attività commerciali, di alcuni uffici, di molte industrie. Restano aperti solo i servizi essenziali. È passato un mese dal primo contagio: l’Italia chiude per coronavirus, nemico invisibile che con la sua irruenza ci costringe a casa, in quarantena.

Intanto, a Mullum business center, dall’inizio dell’emergenza piano piano si sono svuotati gli uffici, abbiamo provveduto ad almeno 2 sanificazioni in tutte le location e abbiamo un cantiere aperto. Ironia della sorte? Una manciata di ore prima che il virus invadesse l’Italia, avevamo avviato un altro ampliamento della nostra struttura. Il terzo in 3 anni. Il terzo investimento in poco tempo.

Che faremo? Ce la faremo. Paura e panico potrebbero prendere il sopravvento, sono ore critiche, ma scegliamo di restare lucidi e andare avanti.

Da questo momento, quello della decisione di guardare in faccia la crisi che sta per arrivare, possiamo scrivere un nuovo capitolo di questa avventura imprenditoriale.

Il progetto di ampliamento, i clienti, le trattative, i rischi, la speranza e la fiducia.

Il virus cammina veloce, si trasmette velocemente, si aggancia velocemente. Le aziende devono modificare l’assetto organizzativo e scelgono lo smart working per i loro collaboratori (o meglio, l’home working), e Mullum si svuota. È venuto il momento di agire. Gli spazi di lavoro di cui Mullum business center dispone sono deserti, ma la società che l’amministra non si ferma. Semplicemente non può: per la categoria uffici non ci sono sgravi fiscali, non ci sono manovre di sostegno, non sono previsti crediti d’imposta (se non quello per le sanificazioni) e tantomeno gli affitti degli immobili sono rinviati. Tutto rimane come se la pandemia non fosse mai arrivata. Gli impegni assunti per l’investimento vanno mantenuti. Le trattative con i nuovi clienti, però, restano appese alla maniglia tempo/destino-virus.

Nel circuito ‘Business center Italia’ di cui facciamo parte, nel frattempo, si parla di disdette, richiesta di sconti da parte dei clienti, fatture non pagate, costi non previsti in aumento, accordi extra contratto: il panico si diffonde.

Che faremo? Ce la faremo. Continuiamo a ripetere come un mantra. Non possiamo restare fermi: è durante la crisi che occorre tirar fuori il carattere, dunque rimbocchiamoci le maniche e investiamo ancora. Ci vuole pubblicità, comunicazione. I brand devono comunicare: devono solo trovare il tono giusto, ma non devono restare in silenzio. Gli assenti hanno sempre colpa.

Mullum così, comincia a scrivere un nuovo capitolo della propria storia, scendendo in prima linea. Se il personale medico è in trincea per salvare vite umane, Mullum cercherà di scendere in trincea per salvare il business delle aziende. Mullum non è ‘solo’ lo spazio di lavoro in condivisione, ma è anche condivisione di esperienze, di suggerimenti, di dritte, di analisi, di indicazioni.

La Mullum business academy, progettata per essere di supporto alle aziende del sud, partorisce un ciclo di seminari gratuiti: coach, docenti, professionisti della comunicazione, psicoterapeuti e consulenti strategici sposano l’idea del mutuo sostegno. In pochi giorni viene allestito il palinsesto degli incontri che vanno in diretta stream tra la fine di marzo e la vigilia di Pasqua: due settimane full immersion in cui quotidianamente si alternano spunti di riflessione, sensazioni per il futuro incerto, prove generali di programmazione, e consulenze in tempo reale su qualunque attività professionale o aziendale. Il pubblico appartiene al commercio e alla produzione, al turismo, al sistema giuridico, allo spettacolo, alla libera professione. Ciascun partecipante con la sua storia di isolamento, paura e angoscia che attanaglia il vivere giornaliero come fosse agli arresti domiciliari.

Quel che abbiamo seminato in questi incontri digitali adesso si evolve in una sorta di manuale, una mappa per orientarsi nella fase di ricostruzione, che per qualcuno è già in atto, ma per molti è ancora da immaginare.

Cessare o resistere?

Da questo laboratorio a cielo aperto abbiamo tratto una lezione nota ma spesso data per scontata: si comincia sempre da se stessi.

Fermati, analizza, decidi.

Buona lettura.

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Ripensiamo l'azienda o la professione DA DOVE PARTIRE PER CAPIRE LA CRISI? di Marilena Rodi Da cosa partire dunque nella crisi che stai affrontando?

Follow the money, segui i soldi. Banalmente. Così come un’azione imprenditoriale è la conseguenza di una valutazione, nello stesso modo un approccio al denaro è l’evoluzione di una filosofia. C’è chi sperimenta le filosofie sulla propria pelle e diventa guru; c’è chi invece, è bravissimo a produrre meccanicamente un bene o un servizio e si limita a quello, delegando al commercialista la gestione strategica della sua attività. Ma questo temiamo non sia più sufficiente nel 2020.

Dov’è adesso il tuo commercialista? È stato impegnato a farti avere il bonus (e magari lo ha chiesto anche per sé?) oppure ti sta bombardando di telefonate per indicarti una exit strategy? Intanto hai/avete fatto una stima dei danni per la tua attività?

Non sono una commercialista e tantomeno mi arrogo la presunzione di esserlo. A ognuno il suo lavoro. Chiedevo solo per capire se anche tu, come me, nei momenti di crisi hai: 1. cercato nuove commesse o nuovi incarichi per risanare un po’ le tue finanze, 2. messo mani al bilancio cercando di capirci qualcosa, 3. provato a studiare nuovi metodi per migliorare le performance economico/finanziarie.

Che tu sia un imprenditore o un libero professionista, a un certo punto, in tempi di crisi, hai la necessità di re-inventare il tuo lavoro, convertire la tua azienda o professione, operare delle scelte sulla base di alcune valutazioni.

Sicché dopo aver analizzato il flusso del denaro (Follow the money) dovrai necessariamente chiarirti che il tempo è denaro. A 30 anni puoi permettermi di sbagliare, a 40 o 50 un po’ meno.

Finché c’è vita c’è speranza, dirai, certo, ma non dimenticare che gli errori si pagano sulla schiena, nei calli e pena la resistenza mentale. Per cui prima che sia troppo tardi fermati a considerare da dove ripartire e perché la crisi ti ha colpito.

Per questo non avrai bisogno del commercialista, ma del tempo che sceglierai di dedicarti senza affanni.

L’intervento, in questo e-book, della nostra Assunta Incarnato riepilogherà in sintesi quali sono le tappe opportune per inquadrare il tuo business.

Ripartire con l’Italia?

No, prima!

Se stai pensando di aspettare i provvedimenti del governo per riprendere la tua attività lavorativa probabilmente sei nel panico. Oppure sei super organizzato e pronto. Delle due direi la prima, se stai leggendo questo e-book.

A meno che tu non stia leggendo per curiosità o per studiare la concorrenza.

In ogni caso fai un check della tua attività, non sia mai ti sia sfuggito qualche dettaglio.

Prima di tornare in ufficio o in azienda sarà importante avere il panorama completo.

Per quello che sappiamo oggi, ad aprile, dovessero essere confermati i pronostici, non tutte le attività lavorative potranno riaprire prima della fine dell’anno.

Quanto tempo hai dunque, davanti a te? Che tipo di attività svolgi?

Questo e-book speriamo possa fornirti qualche suggerimento, alcuni strumenti utili e magari un po’ di ispirazione. Troverai aspetti correlati alla tua intimità perché la crisi non è mai solo economica, ma nasce in altri contesti; aspetti relativi ai rischi d’impresa; ambiti che percorrono la tua sfera personale perché ciascuno di noi reagisce alle vicende della vita in maniera personale, appunto. E poi qualche soluzione pratica.

Questo piccolo libricino digitale è nato in seno ai seminari svolti online gratuitamente dalla nostra Mullum business academy (un’evoluzione di Mullum business center), e ha raccolto da subito la disponibilità dei professionisti e degli imprenditori che vi hanno partecipato. È stato un modo per esprimere la nostra solidarietà.

Tuttavia, ciò che può essere espresso in queste pagine è una sintesi e una linea guida: ogni caso imprenditoriale o professionale necessita di studio specifico.

Non esiste una verità assoluta, così come non esiste una soluzione per tutti i problemi. Il nostro augurio è che tu possa trovare ispirazione, ma nel caso dovessi avere bisogno di supporto specifico, il nostro staff è a disposizione per contatti e richieste.

Stiamo insieme a colazione?

Anche se i bar dovessero riaprire e fornirci succulente soluzioni per gradire un cornetto o una torta, che ne pensi se inventiamo uno spazio comune in cui trovarci per confrontarci? Certo, inventare è un termine impegnativo. Diremmo piuttosto: trovare.

Una volta che avrai letto questo piccolo contributo, deciderai se vuoi trascorrere un po’ di tempo ancora in nostra compagnia. La proposta tuttavia, a breve sarà articolata meglio sui nostri canali e potrebbe anche piacerti. L’obiettivo resta comunque sempre lo stesso: migliorare la propria performance lavorativa al fine di migliorare la propria vita personale.

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Fermati e comincia ad analizzare NO PANIC, serve lucidità Sei motivato a uscire dalla crisi?

Forza, mano al bilancio Proteggi il patrimonio aziendale Riscopri il riposo Guardati allo specchio e curati Pubblicità: devi comunicare!

Non fermarti La crisi è un'opportunità

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Automotivazione, il nostro carburante personale di Gioni Cadamuro Nei giorni di sconcerto e incertezza si può affrontare il momento in due modi: subendo passivamente gli eventi o attivandoci sulle azioni che sono sotto il nostro controllo. Tra queste azioni possibili, ho scelto di parlarvi di Motivazione o meglio ancora, Automotivazione.

La scelta nasce dal fatto che la Motivazione, quella personale, sprigiona in ognuno di noi la giusta energia e la capacità di fare grandi cose, attivando tutte le nostre potenzialità. Vivendo “nella Motivazione”, diamo il meglio di noi stessi e assaporiamo ogni obiettivo raggiunto, frutto delle nostre scelte e decisioni.

La motivazione personale è il carburante che ci rende capaci di perseguire i nostri obiettivi, ci permette di superare gli ostacoli lungo il percorso e di non perderci d’animo, nonché di continuare passo dopo passo a realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati. La storia è piena di persone che hanno attraversato momenti bui ma che alla fine hanno trovato la luce: hanno visto nascere il loro sogno. Che si tratti di un prodotto, di un’invenzione, di un dipinto o semplicemente di un sogno personale. Ogni loro azione ha avuto una costante Automotivazione, talmente forte e potente da permettere loro di trovare in ogni momento la giusta risposta sul da farsi.

Come non fare un’analogia spontanea su quello che stiamo vivendo oggi?

Siamo in balia dell’incertezza del domani, del nostro futuro, e ci facciamo continue domande su come sarà, senza per altro trovare risposte, perché qualsiasi riferimento si faccia sul nostro passato, non troviamo un aggancio, una similitudine nelle nostre esperienze che ci permetta di raccogliere le idee su cosa faremo nei prossimi mesi. Ecco allora che ci viene incontro la Motivazione. Quella sensazione che ce la possiamo fare, che troveremo anche questa volta la chiave di volta che ci ha permesso altre volte di trovare le soluzioni e che ancora una volta ci permetterà di affrontare ogni giorno per quello che possiamo, con la convinzione che passato questo periodo di incertezza, capiremo meglio come ritornare a costruire il nostro futuro con determinazione.

Alan Kay (informatico) disse: “Il migliore modo per predire il futuro è inventarlo”.

In queste parole è racchiusa l’essenza della vita e delle reali potenzialità che ognuno di noi ha nel costruire ogni giorni la propria vita privata e professionale.

In effetti il futuro non è reale finché non diventa il presente.

Ogni nostra azione ci avvicina al futuro che desideriamo, ma solo se siamo costanti e contemporanei al nostro presente, con la giusta motivazione che ci alimenta e ci fornisce la forza per disegnare ogni nostra decisione. Possiamo realizzare il nostro sogno o come in questo caso, tornare alla vita che si è fermata qualche tempo fa.

Ma la Motivazione come ogni carburante ha bisogno di diversi elementi per essere veramente efficace.

Partiamo con il distinguere la due diverse tipologie di Motivazione.

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La motivazione, anzi, le motivazioni

Ci sono due modi di intendere la Motivazione: quella estrinseca e quella intrinseca.

Non mi soffermerò molto sulla loro spiegazione (potete trovare milioni di articoli e libri), ma vi dirò solo che quella estrinseca ha una derivazione esterna a noi e quella intrinseca nasce da noi stessi.

L’estrinseca arriva da qualcuno che crede in noi, da un premio, un riconoscimento che ci spinge ad andare avanti e a fare quello che facciamo, ma ha vita corta perché ha bisogno di un continuo rinforzo esterno che non sempre arriva. È destinata a esaurirsi.

Quella intrinseca – che ci interessa – nasce da noi stessi, dalla nostra convinzione e capacità di mettere in campo le nostre potenzialità: può essere continuamente rinnovata… ed è inesauribile. È come avere dentro di noi la fonte, l’origine della Motivazione stessa. Una fonte potente che ha permesso all’umanità di fare grandi cose, di risollevarsi dalle catastrofi e di costruire tutto il bello che ci circonda.

Oggi che ci troviamo ad affrontare qualcosa di sconosciuto e incerto, capire che dentro abbiamo la forza per affrontare i nostri dubbi e vivere con fiducia nelle nostre capacità, diventa un atto di consapevolezza che dobbiamo fare per ripartire con l’energia giusta.

Come dicevo, sono diversi gli elementi che possono comporre la nostra Automotivazione: la consapevolezza, l’autoefficacia, la creatività, il carisma, le emozioni e altre ancora. Questi sono solo alcuni degli acceleratori della nostra Motivazione che ci permettono di aumentare la nostra convinzione e determinazione, oltre che aiutarci a focalizzarci sul nostro vero obiettivo, senza perdere la direzione da noi scelta. La consapevolezza ci permette di sapere chi siamo, che cosa vogliamo e quali sono le cose importanti per noi. Esserlo è di fondamentale importanza per utilizzare la Motivazione nella giusta direzione.

L’autoefficacia (che è la convinzione di saper fare una cosa) alimenta la nostra forza nel mettere in atto le azioni concrete per la realizzazione dei nostri obiettivi o progetti. La creatività intesa come capacità di costruire il nostro presente ci permette di dare forma alla nostra immaginazione e rendere reale quello che prima abbiamo processato a livello mentale. Il carisma è l’asso nella manica. Quel qualcosa di estremamente personale che dà il valore aggiunto a come esprimiamo noi stessi e ci differenzia dalle altre persone.

Ognuna di queste capacità cognitive è allenabile e migliorabile.

Le emozioni meriterebbero da parte nostra una grande attenzione per quello che possono donare come spinta interiore alla Motivazione e troppo spesso sono trascurate, al punto che da potenziale elemento che ci potrebbe far volare, diventano una zavorra che ci appesantisce e rallenta in ogni nostra decisione. Imparare a vivere le nostre emozioni è di fondamentale importanza. Sarà una nostra scelta personale decidere se usarle e come usarle e comprendere che possiamo continuamente affinarle per un loro utilizzo al meglio, capendo che tutte assieme, alimentano la Motivazione al perseguire i nostri progetti.

Come potete immaginare, la cosa fantastica è che tutte queste qualità si trovano dentro di noi in attesa di essere utilizzate e sfruttate al massimo per rendere ogni nostra giornata un passo nella direzione del nostro futuro. In questo primo confronto ci focalizzeremo sulla Motivazione e nelle prossime righe cercheremo di comprendere come possiamo migliorarla.

“LA MOTIVAZIONE INTRINSECA È LA CAPACITÀ DI ATTIVARSI SULLA BASE DI UN’INTENZIONE INTERNA. NON HA BISOGNO DI RICOMPENSE DALL’ESTERNO PERCHÉ PUÒ GIÀ CONTARE SU UN PREMIO INTERNO: UN FORTE PIACERE LEGATO AL COMPIERE L’ATTIVITÀ STESSA”.

PIETRO TRABUCCHI Questo piacere diventa esso stesso il vero obiettivo dell’attività. Si suona uno strumento perché buona parte del divertimento è legato al senso di padronanza, al sentirsi capaci. Gli imprenditori spesso hanno cominciato perché vedevano nella loro attività una sfida da superare.

Riconoscere la Motivazione che ci spinge a fare una cosa è il primo passo fondamentale che ci permette di essere perseveranti e resilienti nei momenti difficili, che si tratti di mettersi a dieta o di avviare una start up, o come in questo momento, superare una difficoltà imprevista. Ecco spiegato perché è importante l’Automotivazione. Solo in essa ognuno di noi trova le ragioni profonde per adoperarsi quotidianamente.

La Motivazione è mente e corpo allo stesso tempo. Se intraprendiamo un’attività che porta interesse, passione, trasporto, non è soltanto la nostra mente con i suoi pensieri positivi a permetterci di mantenere tale attività, ma è anche il corpo con la produzione di dopamina.

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Le risorse naturali dell’essere umano

La Dopamina è un neurotrasmettitore appartenente alla famiglia delle catecolamine, viene prodotta principalmente da alcune aree del cervello e, in minima parte, dalle ghiandole surrenali in condizioni di stress, permettendoci di continuare a fronteggiare situazioni per noi importanti nonostante la sofferenza che possono comportare (difficoltà sul lavoro, familiari colpiti da malattie etc.). Potremmo definire la Dopamina la “molecola motivazionale” poiché la sua produzione favorisce la spinta e la concentrazione necessarie per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Ebbene, questo neurotrasmettitore ci consente di pianificare obiettivi a lungo termine e di impegnarci nel loro perseguimento senza cedere alle distrazioni.

A partire già dal desiderio di raggiungere un obiettivo chiamiamo in causa la Dopamina che inizia a innalzare i suoi livelli nel corpo. La sua presenza predice la ricompensa che otterremo, incoraggiandoci ad agire. Permette di prefigurarci il “piacere anticipatorio” della gioia e della soddisfazione che proveremo nel momento in cui arriveremo al nostro risultato. Questo “piacere anticipatorio” ci spinge a mantenere quella perseveranza che ci fa procedere nonostante difficoltà e ostacoli e che si accompagna a un ulteriore aumento nel rilascio di questa molecola, protagonista del sistema di ricompensa che alla fine ci fa provare emozioni che vanno dalla gioia all’euforia per aver tagliato il nostro traguardo, e corrispondono a una sensazione di appagamento, di gratificazione e al pensiero di avercela fatta.

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Il nostro corpo accetta le sfide?

Il nostro corpo è “programmato” per affrontare le sfide, tanto più che il nostro organismo ha tutta una serie di attivazioni fisiologiche che ci permettono di superare le difficoltà. Se accanto a questo aspetto, siamo in grado di comprendere che cosa ci motiva in modo personale, potremo amplificare la risposta mentale e del corpo nella ricerca delle soluzioni ai nostri problemi o nel raggiungimento di un obiettivo. La motivazione può essere allenata ma per farlo bisogna avere un impegno costante.

Vediamo alcuni aspetti da tenere presente per allenarla: · Intenzionalità L’intenzionalità è una modalità precisa di funzionamento neurale. Quando compiamo un’azione con consapevolezza e attenzione, si attivano diverse risposte che producono modificazioni neuroplastiche nel cervello. In uno stato di intenzionalità siamo meno propensi a prestare attenzione ai dubbi e ai pensieri di fallimento, rimanendo più concentrati su quello che stiamo facendo senza fare previsioni di sorta.

L’Automotivazione alimenta l’intenzione e viceversa, creando un circolo positivo che ci permette di perseverare utilizzando ogni capacità di cui siamo capaci. · Esci dalla tua zona di comfort Uscire dalla propria zona di serenità in cui ci sentiamo sicuri, mettendoci in gioco, permette di saggiare con mano la nostra Automotivazione. Anche in questo caso si creano degli stimoli che vanno a incidere sui neuroni che producono nuove vie di risposta allo stimolo. · Porsi obiettivi Affermazione scontata, ma in questo caso voglio evidenziare che darsi i giusti obiettivi è utile anche quando si svolge un’attività routinaria e superflua. La ricerca di obiettivi sfidanti ma raggiungibili, che attivano il senso di padronanza nel loro raggiungimento, permettono la produzione di dopamina. Sapendo come fare, possiamo davvero avere un enorme potere sulla nostra mente a vantaggio delle nostre azioni. · Usa la curiosità La curiosità è una qualità che attiva la ricerca nell’avvicinarci a quello che ci stimola, che attiva in noi una spinta a sostituire delle abitudini poco funzionali con nuove che rispondono al meglio ai nostri bisogni.

Essere curiosi alimenta il bambino che è in noi che vive in funzione della sua felicità. · Allena l’attenzione Per allenare l’attenzione, decisamente, ci viene incontro la passione. Fare le cose che ci appassionano aumenta la nostra attenzione e ci focalizza totalmente su quello che stiamo facendo. Per fare in modo che l’attenzione si attivi con facilità, dobbiamo però allenare il nostro cervello, aiutandolo a riconoscere le nostre passioni.

Motivare gli altri e motivare se stessi

Porto a termine questo breve “trattato” sulla Motivazione parlando della possibilità che una persona ha di motivare qualcun altro. Fino ad ora abbiamo detto che la vera forza è la Motivazione intrinseca, ma spesso sentiamo dire che le persone sono in grado di motivare altre persone. Penso che motivare un'altra persona debba avere un unico scopo, se si vuole essere certi di aver fatto un buon lavoro: quello di attivare la Motivazione intrinseca dell’altro attraverso la propria Motivazione intrinseca.

Lo so, sembra un giro di parole, ma la verità è che motivare le persone diventa efficace solo se noi stessi siamo Automotivati nel capire che cosa Automotiva l’altro. Il motivo è abbastanza semplice: una persona che entra in azione attraverso la nostra motivazione potrà perseguire un obiettivo fino al momento in cui le cose non si renderanno difficili, a quel punto la mancanza di Automotivazione non gli permetterà di essere perseverante e si troverà privo di un sostegno personale, cercando un sostegno all’esterno. Il che non sempre arriva e spesso non è realmente di sostegno.

Se voglio essere certo che i miei collaboratori raggiungano il massimo dei loro obiettivi e che mettano in campo tutte le loro qualità e potenzialità, devo aver attivato la loro Motivazione personale. Per fare questo, un ultimo punto è quello di avere la consapevolezza che ognuno di noi può essere di ispirazione per gli altri e in questo modo permettere a ognuno di trovare il proprio modo autentico di vivere, nella vita privata o nel lavoro.

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Come attivare la propria Motivazione?

Qui di seguito, 6 domande che posso aiutare a collegarsi maggiormente propria Motivazione persone.

1. Il perché È una domanda che induce a riflettere sullo scopo, la visione e la Motivazione profonda del motivo per cui si è deciso di fare una certa cosa. Per esempio: Perché sto facendo quello che faccio? Perché lo voglio fare? Perché ho costruito tutto questo?

2. Il perché no Non è semplicemente il contrario della domanda precedente, ma aiuta a individuare e superare le resistenze, quelle interne e le obiezioni di altri che ci sfidano nelle nostre idee. Per esempio: Perché non fermarsi proprio ora? Perché non ho scelto quello piuttosto che questo? Perché non provo un’altra strada?

3. Il “..e se”? E se no?

Queste domande ci portano ulteriormente a prendere delle decisioni e ci aiutano a scoprire qual è la risposta e/o la soluzione migliore ad una difficoltà. Per esempio: E se riuscissi a farlo come x oppure y come sarebbe? E se i soldi non fossero un problema, cosa farei? E se volessi cambiare qualcosa di me, cosa cambierei?

4. Il cos’altro È la domanda che ci spinge a cambiare il nostro punto di vista in modo radicale. Ci aiuta a riflettere su diverse opzioni e sulle diverse alternative. Per esempio: Cos’altro posso fare?

Cos’altro posso migliorare? Cos’altro avrebbe fatto (usando il nome di una persona che stimiamo). Che cosa si aspettano gli altri da me?

5. Il come Questa domanda ci accompagna alla chiusura della riflessione fatta con le domande precedenti. Per esempio: Come posso migliorare questo aspetto della mia vita? Come posso migliorare questa abitudine? Come posso ottenere di più e di meglio?

6. Il chi e il quando Per concludere e rendere operative le risposte alle domande precedenti, è opportuno porsi queste due domande. Per esempio: Chi mi potrebbe aiutare? Chi potrebbe aver già risolto questo tipo di problema? Chi potrebbe essere più qualificato per aiutarmi? Quando è opportuno che accada? Quando posso agire? Per quando vorrei fosse concluso? Porci queste domande aumenta la nostra consapevolezza nel comprendere se la Motivazione che ci spinge è quella giusta, quella che possa sostenerci in tutto il nostro percorso, qualunque esso sia.

Prendersi cura di se stessi aumentando la consapevolezza di che cosa ci fa stare bene è un’azione che dovremmo fare tutti perché se tralasciamo gli aspetti che non possiamo controllare (di cui possiamo solo attivare l’accettazione), tutto il resto dipende da noi, dalle nostre scelte e dal modo in cui pensiamo gli eventi.

Un esempio su tutto è la conoscenza dei nostri valori. I valori sono le risposte ai nostri bisogni.

Conoscere quali sono i valori importanti della nostra vita ci consente di comprendere se stiamo vivendo in funzione di essi, e di conseguenza, capire se abbiamo bisogno di modificare alcuni comportamenti e/o situazioni che ci riguardano.

La consapevolezza dei nostri valori è fondamentale per attivare l’Automotivazione e focalizzarci sulle azioni giuste che ci porteranno a fare le giuste scelte nelle nostre vite.

Rendi la tua vita il più in sintonia con chi sei, e riuscirai sempre a trovare le tue risposte agli eventi.

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L'essere valga più dell'avere

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Come costruire un'azienda solida che prosperi nel tempo Il metodo Business Strategy Plan di Assunta Incarnato

#0 Perché leggere questa guida?

Parlo con imprenditori tutti i giorni, da anni, e uno dei più gravi errori di valutazione che vedo fare è il seguente: pensare che fare Business in maniera profittevole significhi alzare la serranda, aspettare che i clienti capitino quasi per caso in azienda, e organizzare il tutto “alla giornata”.

Tanto, come diceva qualcuno, “del domani non v’è certezza”.

In realtà è vero proprio l’opposto: in queste settimane drammatiche durante le quali il nostro Paese sta attraversando un’emergenza sanitaria senza precedenti nella storia, stanno resistendo meglio le aziende che hanno un modello di business solido, ragionato, testato nel tempo.

Questi imprenditori stanno affrontando con maggiore serenità di altri il presente: non aspettano con ansia ogni decreto, non sono con l’acqua alla gola, non controllano spasmodicamente il conto corrente per verificare se sono stati accreditati i pochi spiccioli promessi dal governo.

Questi imprenditori hanno cose più importanti a cui pensare: stanno sfruttando il tempo a loro disposizione per lavorare sul loro business, per non trovarsi impreparati non appena tutto questo finirà. Stanno programmando il futuro della loro azienda, imparando a cogliere le opportunità che ne verranno.

Ho scritto questa guida per darti alcuni suggerimenti utili, spunti di riflessione sui quali ragionare, per farti ripartire preparato ai nastri di partenza, non appena tutto questo finirà.

Spero ti sia utile. Buone lettura!

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#1 Chi è il tuo cliente ideale?

Sai qual è errore più frequente commesso dagli imprenditori? È quello di focalizzarsi su come lavorano i propri concorrenti invece di offrire soluzioni per il loro clienti. Pensaci. I business migliori sono quelli che ci risolvono un problema, o ci rendono la vita più facile, possibilmente in un’atmosfera piacevole.

Per entrare nella giusta ottica, devi quindi cambiare punto di vista. Non pensare a quello che sai fare, o a quello che puoi fare. Pensa a quello che vuoi fare per fare davvero felici i tuoi clienti in modo tale da renderli tuoi fan sfegatati. Pensi stia esagerando? E allora dimmi… non vorresti ricevere anche tu quelle recensioni a cinque stelle, dove il cliente, dopo aver snocciolato tutti gli incredibili vantaggi di un servizio o di un prodotto, lo consiglia caldamente a mezzo mondo?

Quella qui sopra è la recensione di un locale di Pesaro che fa SOLO tigelle. Nota come il cliente ne parla, e in che termini lo consiglia. Il prezzo non è un problema. Quindi se vuoi avere davvero successo negli affari, devi chiederti in che modo puoi soddisfare al meglio le esigenze dei tuoi clienti e rendere la loro esperienza con te davvero memorabile.

Se sei un ristoratore, non ha molto senso chiederti se il tuo cliente ideale è uomo o donna, piuttosto è meglio, per esempio, focalizzarsi su famiglie con bambini o coppie giovani. Evidentemente il tuo locale dovrà avere un’atmosfera sensibilmente diversa nel primo o nel secondo caso.

Supponiamo che, dopo aver osservato la tua clientela, capisci che un elemento che impedisce alle famiglie con bambini di uscire a mangiare fuori sono proprio i piccoli pargoli. Le famiglie con bambini decidono di mangiare fuori perché i genitori sperano di ritagliarsi qualche ora di quiete. Purtroppo spesso non è così, perché i bambini, non essendo nel loro ambiente abituale, si innervosiscono, cominciano a fare i capricci, e addio serata rilassante. Potresti allora decidere di prevedere uno spazio apposito, organizzato e gestito da una persona preparata, che permetta ai bambini di mangiare tutti assieme divertendosi, lasciando così i genitori tranquilli.

Lo fanno tutti? Direi di no. Probabilmente, decidendo di porre particolare attenzione a questa tipologia di clientela, potresti anche chiedere prezzi più alti, perché i genitori con bambini piccoli sanno bene quanto è difficile godersi una serata con i bambini che piagnucolano perché si annoiano.

Ma tu sarai in grado di far sì che accada, e allora saranno ben disposti a pagarti un po’ di più rispetto al tuo concorrente, che invece non fa nulla. Chiaramente, dopo che avrai individuato gli elementi che faranno innamorare di te i tuoi clienti, dovrai organizzare tutta la struttura aziendale di conseguenza. Dovrai avere quindi i locali allestiti in un determinato modo, fare pubblicità e pubbliche relazioni mirate, avere un’offerta di prodotti e/o servizi adeguati e interessanti per il tuo cliente ideale.

Nel nostro esempio del ristoratore, quindi, è chiaro che dovrai allestire i locali, e soprattutto lo spazio destinato ai bambini, in modo accattivante, colorato, divertente. Per pubblicizzare la tua attività potresti magari rivolgerti all’asilo del suo quartiere, offrendo un buono di prova alle famiglie iscritte. E dovrai prevedere, all’interno del tuo menu, un’ampia scelta di piatti dedicati specificatamente ai più piccini.

Ne parliamo nei prossimi paragrafi.

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#2 Su quanti clienti target puoi contare?

Questa è la domanda da un milione di dollari.

Ma puoi fare di più rispetto ad andare alla cieca e sperare per il meglio. Puoi fare una stima ragionevole. Fare una stima è indispensabile per capire sin dall’inizio sia se il tuo business ha ragione di essere, sia per organizzare sin da subito la tua impresa in modo tale da poter soddisfare al meglio i clienti che verranno.

Da dove cominciare? Cominciamo a fare un po’ di chiarezza:

La domanda è la quantità di beni e/o servizi acquistati o acquistabili in un certo periodo di tempo e da parte di una determinata categoria di persone.

Sono un po’ più precisa: La domanda potenziale rappresenta la quantità massima di beni e/o servizi potenzialmente acquistabili in un determinato mercato. Nel caso del ristoratore, si tratta di tutte le famiglie con bambini presenti nel suo quartiere, o in città, in quanto, in via ipotetica, tutte loro potrebbero trovare interessante il suo locale.

La domanda di mercato, ossia la quantità di beni e/o servizi venduti in un certo periodo di tempo da tutte le imprese che operano in un determinato mercato. Sempre nel caso del ristoratore, si tratta delle famiglie, presenti nel suo mercato, che già decidono di cenare fuori casa assieme ai bambini.

La domanda specifica, ossia la quantità di beni e/o servizi venduta da un’impresa specifica in un dato mercato in un certo periodo di tempo. Nel nostro caso, quante famiglie decidono di cenare fuori casa assieme ai bambini specificatamente nel tuo locale.

Proviamo a dare una risposta alla domanda da un milione di dollari. Come si stima la domanda, ossia i tuoi (potenziali) clienti?

Innanzitutto puoi utilizzare gratuitamente le statistiche elaborate dall’Istat (www.istat.it) o dalle camere di commercio (www.infoimprese.it), eventualmente filtrate per la zona nella quale opera la tua impresa. Inoltre, se operi in un mercato più ristretto, puoi affidarti all’osservazione diretta.

Capire quale sia la domanda potenziale, di mercato e specifica del settore nel quale vuoi operare è fondamentale perché ti permette di individuare delle possibili “nicchie” di clienti potenziali da poter raggiungere con la tua impresa.

#3 Chi sono i tuoi concorrenti?

Forse hai capito che i tuoi concorrenti non sono solo quelli che fanno il tuo stesso mestiere ma, piuttosto, quelli che soddisfano un bisogno del tuo cliente target, anche se in un modo differente dal tuo.

Amazon ha completamente stravolto il mercato dell’editoria in Italia. È un fatto. Molte persone avevano bisogno di acquistare libri nel modo più veloce ed economico possibile.

E infatti, Amazon spedisce pressoché gratuitamente a casa nel giro di qualche giorno (spesso collaborando con negozi e le stesse librerie (!) che si offrono di ricevere il pacco al posto tuo, in modo che tu non abbia l’ansia di aspettare il corriere a casa).

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Inoltre, soprattutto all’inizio, garantiva forti sconti sul prezzo di copertina (ti ricordi? Bei tempi quelli del -40% e -50%...). Molte librerie, soprattutto piccole, ne hanno sofferto. Tuttavia…. Ci sono tante persone (me compresa) che prima di acquistare un libro hanno bisogno di guardarselo bene, di sfogliarlo con attenzione, paragonarlo con altri autori simili, valutare se può essere utile o meno.

Chi sono allora i tuoi potenziali concorrenti? Conosciamoli.

Concorrenti diretti. Sono quelli che offrono lo stesso servizio che offri tu. Come detto, più il tuo servizio sarà generalizzato, più la concorrenza sarà agguerrita e dovrete necessariamente competere sul prezzo. Se fate tutti la stessa cosa, il cliente non vede la differenza tra te e il tuo concorrente e quindi deciderà in base al prezzo più basso possibile.

Fornitori di beni sostitutivi. Sono quelli che soddisfano il bene del tuo cliente potenziale in un modo o con un prodotto/servizio differente da quello che offri tu. Amazon con un servizio diverso ha soddisfatto lo stesso bisogno di lettura dell’italiano medio, sia con la spedizione di libri cartacei, sia come fornitore di ebook.

Concorrenti futuri. Sono i soggetti che ancora non sono tuoi concorrenti, ma che potrebbero diventarlo presto. Nell’esempio sopra, trattasi delle librerie (sia radicate sul territorio che presenti online) che potrebbero in futuro servire il tuo stesso cliente target nella tua stessa zona.

Fornitori di beni complementari. Sono soggetti che offrono un bene/servizio diverso dal tuo, ma comunque complementare e spesso indispensabile. Possono essere sia concorrenti con i quali confrontarsi, sia partners con i quali allearsi per soddisfare meglio i bisogni del cliente. Un computer non esiste senza un software scritto bene. Come non esiste senza in processore dalle alte prestazioni. Normalmente il produttore di computer, di software e del processore sono tre soggetti distinti (ad esempio, Dell, Microsoft e Intel) e possono collaborare per soddisfare meglio il cliente; oppure, uno dei tre può decidere di invadere il mercato del suo “vicino” (ad esempio, Dell decide di produrre in proprio i propri processori).

#4 Cosa offrire ai tuoi clienti?

In questo passaggio, libero sfogo alla creatività! Davvero, mica scherzo…

Immedesimati nello Steve Jobs de noialtri, pensa fuori dagli schemi e, mettendoti nei panni dei tuoi clienti target (e dei non clienti!) cerca di capire cosa puoi fare per rendere la decisione di scegliere te (piuttosto che altri, o del non fare nulla) più semplice e piacevole possibile.

Come puoi conquistarli fino a farli diventare non solo clienti, ma veri e propri fan?

Credi per un momento di avere accesso a risorse illimitate e nessun tipo di vincolo. Immagina di avere accesso a finanziamenti illimitati, disporre di tutte le conoscenze possibili. Poni l’attenzione non solo sui tuoi clienti, ma anche sui clienti potenziali, e ai clienti dei tuoi clienti.

Illy Caffè, per il segmento HoReCa (Hotel, Ristoranti e Caffè) non si limita a vendere solo il caffè ai locali. Offre ai bar specifici corsi di “Maestro del Caffè” per chi sta al banco, oltre che proporre le proprie tazzine colorate che hanno il giusto spessore per mantenere la temperatura del caffè più lungo. All’estero addirittura offre servizi di manutenzione delle macchine da caffè espresso, laddove i fornitori delle stesse non li garantiscono.

Ti do qualche spunto di riflessione. Puoi aggiungere valore al tuo prodotto/servizio lavorando su: Durata/obsolescenza Disponibilità e qualità dei prodotti e/o servizi complementari Disponibilità e qualità dei prodotti e/o servizi accessori Garanzia Modalità di acquisto Compatibilità con altri beni che ne arricchiscono l’esperienza Costi informativi e di utilizzo Modalità di installazione Manutenzione

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#5 Come soddisfare il tuo cliente?

Ora che hai capito come fare la differenza, si tratta di pensare come mettere il tutto in pratica, ossia: mettere assieme tutte le attività che contribuiscono a creare il prodotto e/o servizio che il tuo cliente ha sempre desiderato.

Dove strutturare la tua impresa Qui ci possono essere infinite soluzioni e combinazioni. Puoi decidere di offrire un servizio (solo) online, perché la tua offerta non è radicata sul tuo territorio.

Oppure puoi decidere di spostarti in una determinata zona, perché così aumentano le possibilità di trovare personale altamente qualificato (es. vicino alle università). Oppure localizzarti all’interno di un distretto industriale per beneficiare di un ambiente favorevole per la presenza di partners strategici.

Dove acquistare Direttamente dal produttore, magari dall’estero? Dai grossisti o distributori? È meglio per te affidarsi a un solo canale o diversificare i sistemi di acquisto?

La risposta non è così semplice come si potrebbe pensare. Probabilmente, per offrire al tuo cliente la soluzione migliore possibile, hai bisogno di quello che i tuoi concorrenti non hanno.

La struttura produttiva e organizzativa Con il termine struttura produttiva si intende l’insieme di impianti, macchinari, addetti e procedure che ti permetterà di essere presente sul mercato e offrire il tuo bene e/o servizio al tuo cliente. Questo elemento è strettamente connesso a quanto abbiamo detto in riferimento alla domanda. La tua struttura produttiva dovrà essere più coerente possibile con quanto hai stimato essere la tua domanda specifica, almeno all’inizio. Se la tua struttura è sottodimensionata, rischi di non poter soddisfare adeguatamente tutti i tuoi clienti (e non c’è niente di peggio di un cliente scontento); se al contrario, la tua struttura è sovradimensionata, rischi di sostenere più costi del necessario.

Un ultimo suggerimento: cerca di pensare a una struttura più flessibile possibile, per poter col tempo adeguarla.

Se devi ancora aprire la tua attività o non hai ancora una clientela consolidata, non è una grande idea acquistare i locali della tua impresa. All’inizio potresti quindi valutare l’idea di prenderli in locazione, in modo che un eventuale spostamento futuro sia più veloce ed economico possibile. Fai una lista di tutto quello che ti serve, come ad esempio macchinari, attrezzature, scaffali, arredamento, computer, software, automezzi. Di quanti collaboratori hai bisogno?

La struttura di vendita Come intendi vendere il tuo prodotto? Direttamente o grazie a una rete vendita che lavori per te? Offline tramite presenza sul territorio, oppure online attraverso canali internet e social?

Anche in questo caso sono possibili diverse soluzioni, diversamente combinabili tra loro.

Altri elementi della struttura aziendale Quelli su indicati sono solo i più ricorrenti elementi della struttura di un’azienda. Proprio perché ogni impresa è speciale di per sé, potrebbero esserci altri aspetti rilevanti da considerare. Ad esempio, se la tua impresa lavora nel settore hi-tech, potrebbe essere indispensabile prevedere un reparto di ricerca e sviluppo. Oppure, se la struttura di offerta è molto orientata alla soddisfazione del cliente, potrebbe essere necessario rafforzare i servizi di assistenza.

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Accordi con altre imprese Se tutto quanto sopra ti sembra troppo, soprattutto quando stai appena avviando la tua impresa, non ti preoccupare! Non puoi essere bravo in tutto. Ti consiglio di concentrarti su quello che sai fare meglio, ed eventualmente delegare all’esterno (ossia esternalizzare) alcune funzioni di cui non ti vuoi occupare..

Molte piccole librerie hanno deciso di cominciare a vendere i propri prodotti on line. Ma, soprattutto all’inizio, i costi per implementare un sito e-commerce sono davvero alti, e necessita di molto lavoro. Hanno quindi deciso di sfruttare proprio la piattaforma di Amazon (!), per fare dei test e vedere se hanno abbastanza clienti online.

#6 Buttiamo giù due numeri?

Ora il momento più noioso, ma anche più delicato…

Lavorare bene in questa fase ti permette di partire tranquillo sapendo che hai il controllo di quello che stai facendo, e che limiterai il rischio che imprevisti ti taglino le gambe lasciandoti con un palmo di naso e qualche debito in giro. Tanti imprenditori, sbagliando, sottovalutano questa fase perché pensano sia possibile “correggere il tiro” in corsa; qualche volta è possibile, spesso purtroppo no. Questo purtroppo è uno dei motivi per i quali tanti imprenditori chiudono dopo pochi anni: perché si sono fatti male i conti o peggio, non se li sono fatti proprio.

A questo punto bisogna capire se il business a cui hai pensato è sostenibile, ossia: Se il progetto è profittevole dal punto di vista economico, ossia se la differenza tra i ricavi e i costi è positiva e quindi sarai in grado di generare, a regime, del reddito; Se il progetto è sostenibile dal punto di vista finanziario, ossia se gli incassi saranno maggiori dei pagamenti e, in caso negativo, se hai bisogno di finanziamenti per coprire eventuali scostamenti temporanei.

Per questo, ti consiglio CALDAMENTE di rivolgerti a un professionista che ti aiuti a revisionare il lavoro di analisi della tua idea imprenditoriale fin qui svolto e che ti aiuti a concretizzare tutto questi nei numeri che davvero contano.

#7 In conclusione...

In questa breve guida ho cercato di spiegarti cosa vuol dire mettere su un’idea di business.

Come forse avrai capito, non è un processo che si esaurisce solo all’avvio.

Essere imprenditori vuol dire acquisire nel tempo la capacità di fare impresa, capire il mercato, saper individuare nicchie di potenziali clienti, organizzare al meglio la tua struttura organizzativa, e imparare a leggerne e a interpretarne i numeri.

Il bilancio fatto a fine anno per pagare le tasse non basta. Un’impresa per crescere e prosperare ha bisogno di essere seguita costantemente, porsi degli obiettivi, attuare delle strategie e monitorare i risultati.

Nessuno oggi ti insegna a fare l’imprenditore. Siamo stati abituati male: limitarsi ad alzare la serranda e sperare per il meglio, purtroppo non basta più. Gli ultimi anni ce lo hanno confermato.

Ma imparare a fare impresa, e migliorare di giorno in giorno, è possibile.

Se tutto questo ti interessa, seguimi sul mio blog www.incarnato.consulting e iscriviti gratuitamente al Business Strategy Club.

Riceverai strumenti, idee e strategie per aiutarti a far crescere davvero la tua impresa.

Se ci sono degli aspetti della guida che vuoi approfondire, se hai dubbi che vuoi chiarire, o se vuoi semplicemente dirmi cosa ne pensi, contattami attraverso il mio blog!

Mi farebbe piacere conoscerti ed esserti d’aiuto.

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...è la causa delle tenebre che si perde

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Proteggere il patrimonio aziendale

Perché diventa necessario durante e dopo l'emergenza Covid-19.

La posizione dei Key man

di Tiziana Cecere Gli andamenti e i risultati delle imprese, sia di grandi che di piccole dimensioni, diventeranno sempre più legati alle capacità del suo management di saper individuare il modello innovativo di eccellenza che si adatti alle nuove regole del mercato post pandemia.

Questa esperienza che le imprese stanno vivendo può limitarle o può rilanciarle, infatti, come ogni accadimento aziendale: sta alle capacità imprenditoriali subire la realtà o cogliere l'opportunità.

Partiamo dal fatto che ci rendiamo conto dell’impatto fortissimo Covid-19 che non ha precedenti nella storia recente e per il mondo intero sarà una dura prova economica, finanziaria e sociale di portata epocale, ma al contempo per le imprese questa situazione può rappresentare una palestra per allenare i muscoli dell’innovazione, della tecnologia, della protezione e della sicurezza aziendale per cambiare l’impatto delle conseguenze poiché le imprese “saranno sotto attacco in molte direzioni”.

In passato, basti pensare alla crisi del 2008. Ogni crisi era generalmente circoscritta a un settore, infatti all’epoca fu colpito il settore finanziario e immobiliare, invece la crisi che stiamo attraversando è spinta oltre che dal fattore economico e finanziario da un fattore esogeno Covid-19, dunque una vera e propria esplosione!

Ciò posto, le imprese devono concentrare tutti i loro impegni e le loro risorse in un arco temporale breve orientate a blindare la capacità produttiva e il capitale umano, fatto di competenze e talenti.

L’Italia giocherà un ruolo da protagonista, rispetto alle capacità, se le imprese saranno capaci di mantenere efficiente la macchina produttiva apportando tutte le necessarie modifiche e integrazioni per rispondere al mutato scenario.

Con lo stesso realismo evidenziamo che i sistemi di protezione e sicurezza aziendale dovranno confrontarsi con una situazione in peggioramento per il binomio sicurezza/criminalità se consideriamo che già nell’arco temporale 2008/2017, in una situazione di normalità, il direttore del Cna Territoriale Ancona, Massimiliano Santini lanciava l’allarme.

Lo studio evidenziava che negli ultimi dieci anni sono aumentati i reati contro le imprese e l’ambiente economico. In Italia, nel 2017, i reati commessi (delitti comunicati dalla polizia all’autorità giudiziaria) sono stati circa 2,4milioni: di questi, circa la metà contro il patrimonio (53,7%), a seguire i crimini contro l’economia (7,5%).

Quindi tra i crimini in aumento, l’incremento maggiore è stato registrato dai reati contro l’economia (+57,5%). In questa categoria, purtroppo, rientrano reati che recano danno soprattutto alle imprese poiché la loro diffusione pregiudica fortemente la propensione all’imprenditorialità, all’investimento e, in definitiva, all’attrazione di investimenti esteri.

Tra questi figurano infatti, le truffe e le frodi informatiche, la contraffazione di marchi e dei prodotti intellettuali, la violazione della proprietà intellettuale, la concorrenza sleale.

Ciò comporta la conseguenza diretta che in un periodo di crisi durante e post Covid-19 i reati suddetti segnaleranno un inevitabile picco in aumento tanto che nasce sin d’ora l’urgenza di trovare soluzioni.

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Gli esperti non dimenticano che le crisi d’impresa possono purtroppo far proliferare anche i reati della crisi d’impresa disciplinati nel titolo IX del Codice della crisi d'impresa (rubricato “Disposizioni penali”), Reati commessi dall'imprenditore in liquidazione giudiziale, Reati commessi da persone diverse dall'imprenditore in liquidazione giudiziale, Disposizioni applicabili anche nel caso di concordato preventivo, accordi di ristrutturazione dei debiti, piani attestati e liquidazione coatta amministrativa e Reati commessi nelle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento e reati commessi nella procedura di composizione della crisi.

Proposte suggerite alle imprese

Suggeriamo alcune proposte già considerate valide sullo scenario internazionale dalle esperienze più innovative delle economie americane e giapponesi che hanno proposto “un sistema di imprese a rete” definito con diverse nomenclature: "produzione autonoma distribuita", "produzione agile", "impresa a sistema aperto", "impresa olonica" diffusamente utilizzato e collaudato ormai già per uscire dalla crisi degli anni Ottanta.

Nella concretezza ci troviamo di fronte modi diversi per definire nella realtà operativa le piccole-medie aziende (o business unit) distribuite su un territorio, che si integrano con altre piccole-medie aziende pur operando in completa autonomia imprenditoriale per essere più reattive agli stimoli provenienti dall’area geografica grazie a standard di flessibilità e di creatività.

In tale meccanismo si può generare la catena del valore che meglio consente di individuare, selezionare e perseguire tutte le opportunità di business che il mercato presenta. I singoli nuclei operativi possono appartenere a imprese diverse e pertanto l'impresa nel suo sistema complesso così formato può essere definita impresa virtuale.

Oggi più che mai, utilizzando una metafora, occorre seminare e concimare nel terreno imprenditoriale germogli di innovazione che diventino imprese competitive ampliando la rete virtuale.

Occorrerà determinare i principi organizzativi del post pandemia, creare una maggiore rapidità di risposta agli stimoli del mercato, formare le risorse umane per affrontare i nuovi cambiamenti, integrare le risorse umane con l’information technology.

Consideriamo che già nell’analisi del triennio che stavamo vivendo pre-Covid19, il 10% delle imprese prevedeva un intervento innovativo nel prossimo triennio e il 3,7% prevedeva di implementare 4 o più tecnologie. Inoltre, più è numeroso il numero dei dipendenti più la percentuale di investimento in tal senso deve aumentare.

Pur se il sistema produttivo italiano, da sempre poggia sulle piccole e medie imprese, in molti casi, che già da anni operano involontariamente secondo il modello dell'impresa a rete, perciò, si troverebbero nella condizione ideale per realizzare l'impresa virtuale in modo consapevole, programmato e protetto.

Pertanto, diventa un’operazione urgente dotare le imprese di sistemi avanzati magari costituiti proprio da reti di piccole unità operative autonome e disperse sul territorio in grado di collegarsi rapidamente, grazie ad adeguati sistemi informatici, a sistemi manageriali armonizzati e a valori condivisi.

“Un sistema a rete che «mobilita l'intelligenza decentrata e la sua creatività, predisponendo le forme necessarie affinché un progetto, nato in un punto qualunque della rete possa rapidamente ed efficacemente ordinare intorno a sé, e integrare a sistema, tutte le risorse e le intelligenze diffuse nella rete complessiva”.

Sicuramente alcuni esempi pratici possono rendere più visibile e concreta l’idea innovativa di impresa virtuale. Prendiamo come riferimento ad esempio: una catena di pasticcerie di Tokio, che offre alla sua clientela la possibilità di inoltrare, a mezzo e-mail, la ricetta di un dolce, che viene trasmessa al forno più vicino e il dolce viene consegnato in giornata a casa del consumatore.

Ma vi è di più!

Continuando con l’esempio dell’imprenditoria virtuale Giapponese, è possibile che il consumatore possa ricevere entro tre giorni un'autovettura disegnata dal prosumer sul computer di un concessionario di una casa automobilistica, oppure ordinare e ritirare un abito su misura in sole 24 ore.

Altro esempio di rete è una nota marca di gelati di una catena americana che produce gelati personalizzati dall’acquirente.

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Insomma l’innovazione sarà quanto mai necessaria e la concentrazione sul business e sulle strategie commerciali e finanziarie dei Kay man aziendali e del management aziendale diventerà determinante, perciò queste figure dovranno essere le prime a entrare in un sistema solido di pianificazione della “protezione di impresa”.

Dunque, perché nei mutati scenari attuali e imminenti nel breve periodo i Kay man e il management d’impresa devono attivare sistemi di CORPORATE SECURITY e SECURITY MANAGEMENT? Gli andamenti e i risultati delle imprese, sia di grandi sia di piccole dimensioni, saranno sempre più legati alle capacità del suo management di individuazione del modello di eccellenza per migliorare l’organizzazione aziendale e moltiplicare i profitti. Risulta urgente dotare l’impresa di un sistema di securproject capace di far ripartire l’attività per assicurare il restart a pieno ritmo e la continuità del business negli anni avvenire in un mercato svalutato e fortemente competitivo.

Attualmente occorre proteggere la figura dei Key man, dei suoi collaboratori e l’azienda dai rischi derivanti da attività illecite che possano ledere i beni materiali e immateriali aziendali dal punto di vista degli equilibri che garantiscono la libertà e lo sviluppo d’impresa in uno scenario mondiale. È di fondamentale importanza il confronto con esperti di CORPORATE SECURITY e SECURITY MANAGEMENT che mettano in atto strumenti di prevenzione, individuazione, tutela, analisi e gestione dei rischi penali di impresa che consentirà di supportare l’imprenditore nel completo adempimento di quanto richiesto dalle modifiche repentine delle normative vigenti prevenendo sia la commissione di reati che il divenire vittime di reato per focalizzarsi solo sul business.

Attualmente può sembrare troppo anticipatorio ma i nuovi scenari commerciali, finanziari e legislativi renderanno importante come mai fino ad ora, dotare l’impresa di strumenti di tutela della figura dei Key man al fine di prevenire che in caso di eventuale perdita o di coinvolgimento degli stessi in situazioni critiche o illegali si arrivi alle conseguenti difficoltà economiche.

Le statistiche segnalano che aumenteranno a dismisura frodi, divulgazione di informazioni, furti, mancato rispetto della privacy, concorrenza sleale dei dipendenti, mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro, individuazione, valorizzazione e analisi dei rischi di prevenzione dei reati che possono provocare danni patrimoniali.

Come preparare l’impresa al cambiamento post COVID 19?

Presidiare rischi e minacce a tutto campo in relazione all’evoluzione nel campo tecnico, informatico, economico, finanziario ecc. in un contesto sempre più concorrenziale con le realtà più disparate: che va dalla sicurezza fisica dell'infrastruttura, al controllo della protezione delle strategie produttive dell'impresa, alla sicurezza delle infrastrutture critiche, alla sicurezza nazionale, alla sicurezza informatica, alla sicurezza sul lavoro, della fedeltà dei dipendenti, della rete di informazione-comunicazione, dell'introito merci, del trasporto protetto e sicuro dei prodotti, dei reati ambientali, della privacy ecc.

Controllo, prevenzione e contrasto dei pericoli attraverso l’ottimizzazione dei protocolli di sicurezza e il coordinamento delle risorse umane destinate alla security aziendale.

Analisi e controllo della nuova operatività del Gdpr, per assicurare la conformità alle nuove regole sull’informativa e gestione e la protezione dei dati sensibili a maggior veduta se si sceglie di lavorare prevalentemente in smart working.

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Obiettivi principali Prima di addentrarsi nell’analisi dei rischi occorre individuare gli obiettivi principali:

Obiettivi strategici: non devono intralciare le strategie e le politiche aziendali.

Obiettivi operativi: devono essere efficaci ed efficienti sul piano attuativo delle primarie attività aziendali.

Obiettivi di conformità: devono rispettare pienamente le leggi civili e penali dello stato e/o i regolamenti aziendali e/o le convenzioni internazionali.

Obiettivi di reporting: deve essere assicurata una piena distribuzione e un'attività di informazione delle politiche da emanare.

Dopodiché si passerà all’individuazione dei principali rischi aziendali esaminando l’organigramma aziendale, le strutture, i dispositivi di sicurezza già attivati, e il mercato in cui si desidera posizionarsi, osservando le strategie dei competitor.

Diventerà di fondamentale importanza nell’organigramma aziendale identificare i soggetti che possano incorrere nella responsabilità penale e comprendere attraverso una strategica distribuzione delle deleghe di funzione e gestorie, a un efficace modello organizzativo, per poter ridurre o eliminare il rischio di imputabilità penale ai vertici.

Linee da seguire per semplificare: Risk assestment: analisi dei rischi individuati precedentemente e valutazione del loro impatto tenendo conto dei rischi potenziali e dei rischi effettivi.

Risk response: individuazione delle attività di contenimento e/o di contrasto da svolgere per la riduzione dei rischi analizzati.

Information & Communication: attività di audit interno, divulgazione e spiegazione delle procedure emanate facendole comprendere e sentire necessarie anche a chi le deve applicare.

Monitoring: attività di controllo continuo nell'applicazione delle procedure.

A tal punto emergono delle macro aree in cui intervenire: Safety: come incolumità della persona intesa non solo dai danni fisici, ma anche da quelli morali, spirituali e indiretti.

Security: come cultura, studio e gestione della sicurezza per la realizzazione di misure per la prevenzione, porre in essere misure per la sicurezza delle informazione riservate/segrete.

Emergency: riguarda la protezione e il contenimento del pericolo.

Similitudine con attività dei liberi professionisti Non da ultimo, sicuramente si evidenzia che l’effetto impattante della pandemia sull’economia delle imprese sarà simile a quello che patiranno tutti i titolari di partite Iva, professionisti, artigiani e lavoratori autonomi.

Queste categorie pur non essendo nominate imprese come nomenclatura spesso in senso di organizzazione e costi, possono avvicinarsi alle imprese e purtroppo sono una delle categorie più esposte alla crisi economica causata dalla pandemia di coronavirus poiché queste non hanno accesso ai più comuni ammortizzatori sociali, come le varie forme di cassa integrazione, che permettono alle aziende di utilizzare fondi speciali per continuare a pagare i dipendenti.

Va da sé, che tutto quanto abbiamo esposto fino ad ora come sistema di securproject capace di far ripartire l’attività per assicurare il restart a pieno ritmo e la continuità del business negli anni avvenire potrebbe essere riferito come principali linee guida anche alle categorie dei lavoratori autonomi, liberi professionisti e artigiani.

“Mettiamoci a inventare il domani invece preoccuparci di ciò che è accaduto ieri” (Steve Jobs)

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di

La conoscenza è una ricchezza che si può trasmettere senza impoverirsi Nuccio Ordine

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L'emergenza ha introdotto lo smart working Lavorare da remoto: necessità oppure opportunità?

di Marilena Rodi Il Coronavirus ha dettato le regole del gioco: uffici chiusi, si lavora da casa.

Ma al di là dell’emergenza sanitaria, cosa è cambiato davvero nella concezione del lavoro? È stato davvero il virus a modificare l’organizzazione del lavoro nel mondo?

Lo scenario ante virus Facciamo un passo indietro e analizziamo lo scenario. Prima della pandemia chi lavorava da casa o in remoto? Non è esattamente la stessa cosa, ma in poche parole cerchiamo di spiegare.

Un conto è l’home working, un altro conto è lo smart working. Spieghiamo velocemente la differenza.

Se l’home working è da intendersi come (letteralmente) il lavoro da casa, lo smart working, invece, è il lavoro da remoto ovunque ci si trovi: che si tratti di un hotel, di un bar o di un centro uffici. Oppure anche una spiaggia. Gli smart worker conoscono molto bene questa realtà lavorativa e il popolo di lavoratori che ne fa più uso sono ‘i digitali’ (webmaster, social media manager, redattori, ghost writer, creativi, ingegneri, giornalisti etc.). Quei lavoratori, cioè, che possono permettersi di lavorare ovunque senza costrizioni di spazi e di orari. Tutt’altro, dunque, rispetto all’home working.

Sicché la domanda nasce spontanea: chi ha usufruito dell’home working durante la quarantena per Covid-19 tornerà al lavoro in azienda o in studio oppure sceglierà di continuare a lavorare in questa modalità? E, soprattutto, avrà possibilità di scegliere?

A dettare ritmi ed evoluzioni sarà senz’altro la tipologia di lavoro e le responsabilità dello stesso: sei un imprenditore e devi decidere come far lavorare dipendenti e collaboratori oppure sei un libero professionista che deve programmare la sua attività futura? Da dove stai cominciando la valutazione?

Ma facciamo un piccolo passo indietro.

Prima della quarantena imposta dal governo, in Italia sceglievano la modalità ‘home working’ i lavoratori indipendenti (cioè per lo più non legati a un’azienda con contratto di lavoro subordinato): lavorare da casa rappresentava un modo per risparmiare da una parte e – per professionisti single – un modo per concentrarsi lontano dal caos degli uffici.

Lo smart working, invece, era una scelta assai gettonata nel mondo dei free lance (spesso in giro per il mondo) o dei manager in trasferta o collocati in sedi decentrate rispetto alla sede centrale.

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Il futuro dell'home/smart working in Italia Da quando la quarantena è divenuta il mood quotidiano per una buona percentuale di lavoratori, leggiamo cosa riporta il Corriere Economia il 9 aprile 2020. “È questo – scrive il Corriere riferendosi al fatto che il 56% dei lavoratori preferisca la modalità home working – uno degli effetti collaterali positivi del lockdown, in seguito all’emergenza coronavirus, che emerge dal nuovo Osservatorio su «come e perché cambiano le nostre vite» realizzato da Nomisma in collaborazione con Crif. L’indagine settimanale, su un campione di mille intervistati, monitorerà per almeno 12 settimane opinioni e trend per comprendere le trasformazioni in atto, quanto saranno profonde e quanto resteranno in modo strutturale anche nel «post-Coronavirus»”.

Chiarito che nessuno di noi possieda una palla di cristallo tra le mani, per cui nessuno può scommettere il 100% su qualcosa in questo periodo storico, possiamo però raccontarti un’esperienza, di quelle che non troverai riportate in alcun libro o in alcun manuale perché è si tratta di un’esperienza reale e raccolta direttamente sul campo.

In base all’esperienza che come Mullum business center abbiamo maturato in questi anni, se sei un imprenditore o un libero professionista ci sentiamo di suggerirti di non scommettere molto sull’home working. Gli aspetti da valutare sono molti e qui di seguito proveremo a fornirti una bussola così che tu possa analizzare la tua realtà lavorativa e provare a pensare se questa modalità possa adattarsi al tuo business.

Home working significa risparmio?

Crediamo che per definirsi risparmio, la scelta dovrebbe produrre un guadagno. Dunque la domanda che ci porremmo è questa: risparmiando su un luogo fisico (una postazione, un ufficio, una connessione dati, un’utenza telefonica etc.) guadagniamo maggiore produttività?

Che si tratti di un dipendente o di un indipendente la nostra idea è che no: non è detto che il lavoro migliori in termini prestazioni. O per lo meno, non sempre e non sulla lunga durata. E, ancora, la valutazione da fare riguarderebbe anche la collocazione geografica.

Ma questo lo vediamo dopo.

Intanto una riflessione: se mi trovo adesso a un bivio (che si tratti di emergenza Covid-19 o crisi generica) e devo decidere adesso, in queste ore, come organizzare il mio futuro, dovrei partire dalla pianificazione.

Senza pianificazione non posso muovere un solo passo. Ogni minuto che sto trascorrendo è denaro e tempo: e se il denaro va e viene, il tempo va soltanto.

Proviamo allora, a rispondere a queste poche domande. L’home working: 1.Può aiutarmi a smaltire il lavoro arretrato?

2.Può stimolare la mia creatività?

3.Può aiutarmi a organizzare famiglia/lavoro/casa/hobby/vita sociale?

4.Può aiutarmi a fare nuovi affari?

5.Può aiutarmi a rendere maggiormente reattivo (meglio proattivo) un collaboratore?

6. Può mettermi nelle condizioni di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo?

Sono solo riflessioni generiche.

Se sei una donna, la promiscuità casa/lavoro potrebbe mettere a rischio il tuo equilibrio (immagina: casa da pulire, pranzo e cena da preparare, figli e/o compagno eventuali da soddisfare e gestire, doveri con animali domestici da assolvere, immagine da curare etc.) in relazione al tuo tempo: la giornata resta di 24 ore e per quanto banale, vanno organizzate con un timing preciso.

Se sei un uomo, la libera circolazione in ambiente casalingo di compagna, figli e animali potrebbe arrecare qualche disturbo alla concentrazione. Se sei fortunato da esserti ritagliato uno spazio/studio tutto tuo, ricordati che le relazioni sociali sono essenziali per alimentare la produzione e presto potresti trovarti nella necessità di doverti allontanare da quel ‘nido’, magari a più riprese (ricorda che gli imprevisti esistono che tu voglia o no), perdendo ancora più tempo, soprattutto se devi spostarti dalla provincia alla città oppure nella stessa città (metti in conto code in auto od orari dei mezzi pubblici, l’ora di punta etc.).

In ogni caso – donna o uomo, single o in compagnia – ricorda che è sempre ottima cosa lasciare il lavoro fuori dalla porta di casa perché il rischio è quello di non staccare mai e cadere in uno stato di stress permanente, il che significa problemi di salute. Credi ancora che sia un risparmio l’home working? Le distrazioni si pagano.

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Lo smart working come opzione utile Chi scrive ha sperimentato la maggior parte delle modalità di lavoro possibili ed esistenti fino a questo momento. Ciò che si adatta alla mia personalità e al mio lavoro, senza dubbio, è il modus ibrido. Sono una creativa ma al tempo stesso una razionale: devo immaginare ma devo anche analizzare; devo descrivere scenari ma devo anche avere il dono della sintesi. Devo dedicarmi alla scrittura, per cui necessito di silenzi assoluti, ma devo anche nutrire la mia mente di stimoli che vengono dal mondo esterno.

In questi anni vissuti nel business center ho incrociato molte vite, conosciuto molte persone, adottato relazioni anche a distanza, scoperto opportunità professionali e vissuto sulla mia pelle la più grande crisi mondiale dal secondo dopoguerra. Ho incontrato tipologie di lavoratori differenti per ruoli e funzioni e posso dirti questo: la modalità in smart working aiuta l’impresa.

Ritengo sia un’opzione utile nell’organizzazione aziendale e professionale perché restituisce un equilibrio mentale e fisico di cui il nostro organismo e il nostro cervello hanno bisogno, oltre a fa maturare un senso diverso (e nuovo) di responsabilità.

Mullum business center è l’albergo delle aziende, come dicevamo all’inizio. Questo significa che Mullum è specializzato per servizi alle imprese e che le aziende possono ‘soggiornare’ presso Mullum per il tempo che occorre al perfezionamento del loro business.

Facciamo un esempio. Molte aziende (poniamo il caso del nord o straniere) devono stabilire un investimento al sud Italia, a Bari precisamente. In questo caso possono decidere se: 1. affittare un immobile 2. assumere dei dipendenti del posto o trasferire quelli già esistenti 3. diventare titolari di utenze (telefono, luce, gas, acqua, internet, Tari) 4. sostenere le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria dello spazio 5. sostenere le spese di condominio 6. arredare lo stesso spazio 7. sostenere le spese di pulizie e di materiali igienico-sanitari

La spesa mensile in media, in questo caso tradizionale, è ipotizzabile si aggiri intorno ai 3000 euro. Soggiornando presso Mullum la spesa mensile è sicuramente ridimensionata: con un canone mensile di noleggio di uno spazio già arredato, il costo è abbattuto di circa il 70%.

Nella tabella che riportiamo nella pagina successiva una proiezione a titolo esplicativo.

Con il noleggio è più semplice programmare il proprio business riducendo anche i rischi: i costi non sono variabili ma fissi e questo è già un guadagno. Si può usufruire del personale del centro che funge da accoglienza e reception. Si può ottenere una linea telefonica e soprattutto, si vive all’interno del proprio spazio in esclusiva pur condividendo le aree comuni con altre realtà aziendali per il tempo necessario: sia esso un mese oppure non definito. Un coworking evoluto, lo chiamiamo noi.

Un’altra opportunità per le piccole e medie imprese o per i professionisti è il virtual office: con un abbonamento di pochi euro mensili si compra il diritto di utilizzare l’indirizzo del business center su corso Vittorio Emanuele e si può indicare sul proprio sito, sulla carta intestata, sulla comunicazione, e si usufruisce anche della gestione della posta ordinaria e alla firma e/o gestione dell consegna di plichi (o delle telefonate).

Mullum business center, già operativo sul territorio di Bari con 2 location nel centro della città, offre soluzioni personalizzate e a oggi rappresenta un’arma potente per le attività in crescita o delocalizzate. Lo smart working ideale. È proprio vivendo da anni a contatto con le realtà aziendali che abbiamo perfezionato il progetto di Mullum business academy: l’idea è proprio quella di supportare le imprese con i nostri spazi e con i nostri servizi, ma anche con il nostro staff di esperti.

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Se non avessimo difetti, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri La Rochefocauld

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Ripartire da sé: la cura di corpo e immagine Psicologia ed estetica. Pregiudizi ed errate convinzioni

di Stefania Curci Nel mio lavoro spesso mi ritrovo a far fluire le mie competenze l’una nell’altra. La psicologia e l’estetica. Posso definire la relazione d’aiuto un prodotto artistico e creativo in quanto cocostruisco lo spazio terapeutico insieme all’altro, ed è anche uno spazio esperienziale ovvero un’occasione di sperimentazione in cui l’altro può esplorarsi ed esplorare.

Per facilitare questa esplorazione di sé spesso utilizzo:

- il make-up - il lavoro sull’immagine come il cambio look - tecniche corporee come tecniche di respirazione - tecniche allo specchio Questi strumenti di derivazione estetica diventano mediatori artistici nella relazione d’aiuto.

Mettere l’altro “in esperienza” a livello corporeo ed emozionale, sospende per un attimo il dominio del piano logico-razionale, favorendo così lo sviluppo dell’intuizione e dell’intelligenza emotiva, la scoperta di soluzioni creative e di preziose risorse personali, una nuova conoscenze di sé e della propria bellezza.

Spesso il mondo dell’estetica, che coinvolge il Beauty & Wellness e le forme d’Arte tutte, viene associato al mondo dell’effimero e del superficiale, come se praticare sport o attività fisica, immergersi in esperienze artistico-espressive come dipingere o ballare, prendersi cura del corpo con trattamenti che lo valorizzino e lo mantengono in salute, riguardassero solo l’involucro scisso dall’anima, solo l’apparire e non l’essere. Chi si prende cura del proprio corpo e della propria immagine inoltre viene spesso definito narciso, riferendosi a colui che è concentrato solo su se stesso e si preoccupa solamente di quello che gli altri penseranno della sua immagine. Ma prendersi cura di corpo e look può anche essere un gentile atto di amore.

Spesso il fraintendimento nasce dalla mancanza di conoscenza dell’etimologia della parola “estetica” la quale si confonde con l’esteriorità. Aisthesis in greco antico significa “sensazione” ossia conoscere attraverso i cinque sensi. Esiste per cui un’estetica per ogni senso: un’estetica visiva, tattile, gustativa, olfattiva, uditiva. Vivere una vita estetica vuol dire vivere ben ancorati nel proprio vibrare emotivo-corporeo. Vivere una vita non estetica vuol dire vivere privi di sensi, anestetizzati, inconsapevoli.

Per questo possiamo definire l’estetica come la dottrina della conoscenza sensibile, come forma di educazione all’ascolto del proprio corpo scrigno prezioso da custodire.

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Crisi. Circolo vizioso o spirale virtuosa. Tu cosa scegli?

Quando ci si trova catapultati in un momento di forte stress, tensione o difficoltà, come l’emergenza Covid19 che abbiamo vissuto, involontariamente si entra in una dimensione di trascuratezza. Il primo aspetto di cui ci si dimentica è proprio quello del “prendersi cura”: c’è qualcos’altro che assorbe le nostre energie e ci si dimentica di sé, del proprio corpo, dei propri bisogni e stati d’animo. A volte può essere funzionale, come ad esempio nella primissima fase post partum per le donne, durante la quale il neonato monopolizza risorse e attenzioni, ma in un momento come questo impigrirsi e abbandonarsi alla noia restando in casa tutto il giorno a letto in pigiama rischia di attivare un circolo vizioso nel quale più mi trascuro e mi allontano da me, più mi annoio e perdo energia, perdo il contatto con me stesso.

La trascuratezza e la disattenzione verso se stessi possiamo definirle come forme di “non presenza”, come forme di “non contatto”: se mi metto in questa posizione esistenziale finisce che perdo la bussola e non so come orientarmi, non so cosa fare.

Attivare il corpo, metterlo nella condizione di muoversi, prestargli attenzione e ascolto può essere molto utile per riattivare una spirale virtuosa. Come dimostrano le neuroscienze i vantaggi della pratica di attività artistiche, creative ed espressive, così come di attività sportive e di fitness, in cui il corpo è pienamente coinvolto sono molteplici, ad esempio: - mobilitare energie sopite - ritrovare centratura nel qui e ora - favorire la produzione di endorfine (ormoni del benessere) - promuovere lo sviluppo della creatività - attivare le capacità di problem solving (risoluzione dei problemi) - regolare il ciclo sonno-veglia - favorire il buon funzionamento del sistema immunitario - sviluppare l’intelligenza emotiva

Ecco come il mondo del Beauty & Wellness e il mondo dell’Arte, si inseriscono nell’ambito della prevenzione e promozione della salute contribuendo al miglioramento della qualità della vita in termini di rigenerazione del benessere personale e di maggiore equilibrio psico-fisico.

In questo campo rientrano a pieno diritto quindi anche i prodotti cosmetici (make-up, igiene personale, cura della pelle e dei capelli etc.), così come abbigliamento e accessori, in quanto ricchi di contenuti e significati che appartengono al mondo delle scienze umane e non a quello dell’effimero, e tutti gli operatori del settore Beauty & Wellness (make-up artist, consulenti d’immagine, parrucchieri, estetisti etc.) il cui desiderio è aiutare le persone a ri-scoprire la loro bellezza proteggendoli dal rischio di cadere nella trappola di un modello di perfezione irraggiungibile.

Il settore della bellezza rappresenta così un terreno fertile in cui svolgere un’attività educativa per sensibilizzare tutte quelle persone che non hanno ancora capito che la salute è nelle loro stesse mani, anche e soprattutto in un momento di crisi.

E tu, lo hai capito? Tu, in questo momento di difficoltà cosa scegli? Ti stai ascoltando e prendendo cura di te o ti stai lasciano andare? Ti senti all’interno di un circolo vizioso o di una spirale virtuosa?

Impotenza e in-potenza.

Da nuovi limiti nascono nuove opportunità In origine il termine “crisi” era di derivazione agricola. Il verbo era utilizzato in riferimento alla trebbiatura, ovvero l’attività conclusiva della raccolta del grano, durante la quale si separa la granella del frumento dalla paglia e dalla pula (il nome dell’involucro che riveste il chicco di grano). L’etimologia stessa della parola crisi dal greco Krino, distinguere o separare, e Krisis, scelta, contiene in sé la possibilità di valutare la situazione e prendere una decisione: separo ciò che serve da ciò che non serve e tengo solo ciò che serve, mentre ciò che non serve lo lascio andare.

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Se quindi evitiamo di abbracciare l’accezione negativa che nell’uso comune assume la parola crisi ma la accogliamo come parte stessa dell’esistenza umana che è fatta anche di angoscia, fallimento, incertezza, impotenza e disperazione, esistenza che attraversa costantemente momenti di rottura (come quello che stiamo vivendo) possiamo metterci nella condizione di attraversare la difficoltà con un atteggiamento aperto al nuovo, curioso, con cui valutare le possibilità che la situazione critica offre e scegliere ciò di cui abbiamo bisogno per andare avanti, proprio come gli agricoltori durante la trebbiatura.

Ogni cambiamento genera crisi e viceversa. Crisi e cambiamento generano nuovi limiti con cui fare i conti. I limiti producono nell’essere umano un forte senso di frustrazione, impotenza e incapacità. Esistono due possibilità: focalizzare l’attenzione su quello che non possiamo fare a causa dei limiti, facendoci schiacciare dalla frustrazione quindi, oppure volgere lo sguardo verso quello che è in nostro potere cercando nuove opportunità e sfruttando l’energia della frustrazione come benzina propulsiva che porti all’azione mobilitando energia e risorse.

Trasformare la parola “impotenza” nelle due parole “in-potenza” crea quindi lo spazio a nuove possibilità e ci permette di scoprire nuove soluzioni funzionali alla situazione che stiamo vivendo, ci conduce così verso il nuovo.

CRISI = LIMITI = IMPOTENZA = STASI/BLOCCO CRISI = LIMITI = IN-POTENZA = ATTIVAZIONE/AZIONE = NUOVE POSSIBILITA’

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La paura chiama sempre il coraggio.

Ri-partire da sé. Sempre L’emergenza Covid-19 ha stravolto il nostro vivere quotidiano sospendendo i contatti fisici, riducendo i nostri spazi vitali e dettando tempi più lenti. La pandemia ha generato in ognuno di noi non solo paura per il contagio ma anche paura per il nuovo momento esistenziale di cui siamo protagonisti, quella tipica paura del nuovo che ogni cambiamento o crisi generano.

La paura è un’emozione importantissima legata alla sopravvivenza che ci permette di difenderci dai pericoli.

La paura chiama il coraggio di muoverci con cautela. In questo momento storico, così come nei periodi di buio e difficoltà personale, il rischio è di farci paralizzare dal terrore, di congelare l’energia che fluisce nel nostro corpo e di alimentare la paura attraverso pensieri catastrofici sul futuro.

Per sopravvivere e attraversare questi momenti abbiamo bisogno di flessibilità e non di rigidità, abbiamo bisogno di attivare il nostro corpo e attingere a tutta la nostra energia. Questi momenti richiedono un adattamento creativo che ci permetta di continuare a percepire il nostro “esistere nel tempo”. Non è utile preoccuparsi del futuro, piuttosto è importante focalizzarsi sul presente e su ciò che è possibile. Il segreto è ripartire da sé, ri-contattarsi, chiedendosi: cosa sento? Cosa mi serve in questo momento? Cosa posso fare per ottenerlo?

A volte è faticoso ascoltarsi e riscoprire bisogni, desideri e risorse. Il mondo della bellezza e dell’arte possono essere strumenti preziosi per facilitare questo processo di riconnessione con se stessi. L’invito è: sperimentate.

Liberi professionisti, imprenditori. Come superare la crisi? Incrementare la visibilità sui social La mia vuole solo essere una proposta, che nasce dalle mie esperienze personali e professionali. Quale miglior momento, quello di emergenza Covid-19 che abbiamo attraversato, per investire nella nostra capacità di venderci e proporci? In particolar modo sfruttando le piattaforme virtuali e l’universo social che è attualmente il canale di contatto privilegiato e che potrà fungere da buona semina per un raccolto futuro.

Quale miglior occasione questa per dedicare tempo a prenderci cura del nostro corpo e della nostra immagine visto che il corpo è il bigliettino da visita di tutti noi, soprattutto in ambito professionale?

Da “non posso lavorare” a “posso crearmi visibilità per lavori futuri” o “posso cercare un modo per lavorare online”. Ovviamente la natura della professione cambia le strategie e le opportunità. Allo stesso tempo ho l’occasione di conoscermi, volgere lo sguardo su di me, guardarmi nello specchio, attivare il mio corpo e connettermi con il mio sentire perché questo implica il valorizzare la propria immagine attraverso la cura del corpo e il look (cura della pelle, abbigliamento, acconciatura, accessori e make-up se si tratta di una donna).

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Educarsi al piacere personale.

Il bello di una bellezza sostenibile Qualcuno mi dirà che non è capace di valorizzarsi, che non conosce gli “attrezzi del mestiere”, che sarebbe troppo difficile e che non sa da dove partire. Magari con un guru del Beauty sarebbe più semplice e veloce, ma fondamentalmente lui non farebbe altro che “mettervi in esperienza”, vi farebbe provare dei look. Poi vi posizionerebbe di fronte a uno specchio e voi potreste piacervi oppure no, perché in fondo la bellezza è soggettiva ed è negli occhi di chi guarda. I veri esperti di voi stessi siete voi. La scelta finale spetta a voi.

Il rischio di cercare fuori conferme nelle parole delle persone care, nei consigli degli esperti, nei modelli proposti dai social media, è quello di cadere nella trappola di una bellezza irraggiungibile bastata sul confronto.

Attenzione ai canoni di riferimento proposti dai media. Puntano i riflettori su modelli di bellezza che incrementano il loro business ma creano non pochi disagi nella collettività.

La cura del corpo e della propria immagine sono una forma di amore verso se stessi e una forma di educazione al piacere personale, se non si trasformano in ossessione e non generano forme di malessere.

Cosa fare per cominciare oggi. Esplorare.

Giocare. Sperimentare. Sporcarsi le mani La cosa più semplice è partire da quello che c’è. Il mio invito è di tirare fuori dall’armadio una serie di capi d’abbigliamento, scarpe e accessori vari che avete scelto per voi in passato che saranno arrivati lì perché avranno avuto un senso nella vostra storia. Indossate ogni cosa, create abbinamenti come fossero opere d’arte, lasciate libera la fantasia e lasciatevi guidare dal vostro intuito davanti a uno specchio. Siate creativi, coraggiosi e permettetevi di fare esperienza.

Nuova. In modo giocoso e prendendovi poco sul serio. Osate, uscite dalla vostra zona di confort.

Il bello del look è la sua natura temporanea e mutabile.

Mettete e togliete, cambiate e riprovate. Osservate come i colori vi illuminano o vi spengono lo sguardo, come alcune sfumature mettono il vostro volto e la sua pelle in primo piano e quali vi sovrastano. Osservate come gli abiti cadono sul corpo in base alla loro forma e ai loro tessuti, quali vi stringono troppo e quali vi disegnano in modo carezzevole. Giocate anche con le scarpe e con gli accessori.

Sperimentando avrete modo di incontrare quello in cui vi si sentite bene, a vostro agio, ciò che più vi piace. Ecco, avrete trovato la vostra strada. Tenete tutto ciò vi piace e disfatevi di tutto ciò che non vi piace e che magari avevate in casa ma non vi rappresenta più. Tenete tutto quello in cui vi sentite comodi, tutto ciò che nello specchio vi sembra metta in risalto la vostra bellezza.

Allenatevi ad accoglierla, la vostra bellezza, e datele dignità d’esistere. Fate germogliare il coraggio di manifestarvi per quello che siete e utilizzate il linguaggio dell’immagine per raccontarvi. Più sarete autentici e veri nella vostra “narrazione estetica” più risulterete affidabili e sarà più semplice attingere alla vostra capacità di sedurre.

Lo stesso gioco potete farlo con: - outfit in termini di abbinamento cromatico, accostamento dei tessuti, scelta degli accessori (cinte, foulard, spille, fermacravatta, bracciali, anelli, collane, orecchini etc.)

- acconciatura (per gli uomini anche lo stile di barba e pizzetto, per le donne giochi di accessori come turbanti, fasce colorate, fermagli, stoffe da usare per chiudere trecce, code o chignon etc.)

- make-up

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L'immagine vincente e la capacità di attrarre.

Talento da sviluppare La parola “sedurre” deriva dal latino se-ducere che significa “condurre a sé” e nella sua accezione più ampia rimanda alla “capacità di attrarre”. Questa abilità è essenziale nel corteggiamento così come nel lavoro, soprattutto se sono un libero professionista o un imprenditore, soprattutto se voglio sfruttare le piattaforme o i canali social: in questo caso la capacità di attirare i clienti a me e di vendermi è fondamentale in quanto ciò che mi serve è farmi conoscere e promuovere me stesso e le mie competenze. Sono io il mio bigliettino da visita. Qual è allora l’immagine vincente? Quale il miglior modo per “presentarmi al mondo”? Per essere credibile ho bisogno di un’immagine stabile, da costruire affinché sia riconoscibile e risulti affidabile?

Le mie domande sono provocatorie e le risposte in parte le ho già comunicate nei paragrafi precedenti.

Comprendo bene che l’argomento è complesso per cui cerco di semplificare e rispondere alle domande in modo diretto, condividendo con voi lettori il mio punto di vista: la coerenza tra ciò che vedo e ciò che sento genera sempre attrazione e risulta convincente.

Infondo la bellezza viene colta quando avviene una rivelazione soggettiva, quando l’interiorità viene espressa e resa visibile. Per dirla con le parole di Platone “La bellezza è lo splendore del vero”. Quindi il mio invito è di sviluppare la vostra capacità, che per qualcuno è un talento naturale e per qualcun altro un’abilità acerba e trascurata, di esprimere voi stessi in modo autentico e trasparente nella scelta del vostro look.

Abbandonando miti, stereotipi, rigidità e cercando nello specchio la vostra verità. Sui social e in giro per il mondo portate la vostra verità. Lei sì, che convince. Lei vince.

Strumenti esplorativi e stile personale 5 step per ri-partire da sé Lo stile personale è ancorato alla nostra essenza e allo stesso tempo muta insieme alla nostra crescita personale. Possiamo definirlo anche come la nostra firma che in qualche modo risulta riconoscibile, parla di noi e si evolve insieme a noi. Cosa fare allora per trovarlo?

Vi propongo 5 step per riconnettervi con il vostro corpo, il vostro piacere personale, la vostra natura e la vostra bellezza unica e irripetibile. Trovare la vostra firma. Il vostro stile.

1 Pelle La nostra esperienza è incarnata, passa attraverso i nostri sensi. Prendervi cura del vostro corpo vi aiuterà a sintonizzarvi su voi stessi e sul vostro piacere personale. Cosa fare?

- automassaggio di viso e corpo - rituali di bellezza come scrub ed esfolianti per favorire il rinnovo cellulare seguiti da maschere specifiche per la cute da scegliere in base alla tipologia di pelle a al suo stato di salute.

2 Morfologia Il nostro volto comunica anche in silenzio. Ci permette di “metterci la faccia” e spesso quella faccia lì non la guardiamo neanche. Ce ne vergogniamo perché qualcuno ci ha fatto sentire sbagliati. Metterci davanti a uno specchio e osservarne i lineamenti, le proporzioni, le espressioni, sospendendo il giudizio e offrendoci una carezza, può aiutare a sviluppare l’amore verso se stessi.

3 Biotipologia Lo stesso discorso vale per il nostro corpo che ha una sua forma, chiamata biotipo. Non lo abbiamo scelto, ci è stato donato insieme alla vita. Per natura, come le piante, siamo tutti diversi. Osservare e conoscere il nostro corpo senza paragonarlo con altri corpi ma restando solo in sacro contatto con lui ci offre la possibilità di amarlo e di ringraziarlo per tutto quello che ci permette di fare, riconoscendone il valore.

Osserviamone le proporzioni, le curve, le linee, le forme. Diamogli il benvenuto. Uno strumento che può supportarvi nel viaggio verso la conoscenza di volto e corpo è il libro Diego per te.

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4 Personalità Ognuno di noi ha un suo carattere, una sua precisa atmosfera interiore che volendo riassumere fluttua tra introversione ed estroversione, tra sfumature più fredde e nuance più calde.

Riconoscere di che “pasta” o di che “colore” siamo fatti è un buon modo per accorgerci dei nostri talenti naturali e dei nostri limiti. Esserne consapevoli vuol dire anche poter manifestare la nostra essenza senza paura di non essere accettati. A qualcuno piaceremo e a qualcuno no.

Pazienza. Questa è la vita. Il libro dello psicologo svizzero Max Luscher intitolato La persona a 4 colori può essere un valido compagno di viaggio in questa avventura nel mondo del carattere.

5 Analisi tipo-cromatica L’ultimo step che vi propongo è legato all’affascinante e potente universo dei colori. Ognuno ha i suoi colori naturali definiti da pelle, capelli e occhi. Come già suggerivo precedentemente, esplorare l’effetto che l’accostamento di altri colori ha sui nostri colori naturali magari attraverso l’abbigliamento, significa avere il potere di valorizzarli. Lo studio dell’Armocromia fa proprio questo: definisce 4 principali tipologie cromatiche in base ai colori naturali e individua una palette cromatica di colori amici e una di colori nemici per ciascuna tipologia. Incrementare la nostra bellezza si può. Guardandoci allo specchio spesso in modo involontario e istintivo siamo portati a prediligere i nostri colori amici proprio perché ci vediamo più belli ma se volete uno strumento che vi aiuti ad acuire il senso della vista vi suggerisco il libro di Cinzia Felicetti dal titolo Più bella con i tuoi colori (unisex).

Ecco quindi cosa implicano i 5 passi che vi ho proposto: Conoscere, accogliere e dare valore.

Come se fossimo una pianta e scegliessimo di esaltare la nostra bellezza scegliendo un vaso in armonia con i nostri colori naturali, con la nostra personalità, con la nostra forma e dimensione, avendo cura di innaffiarci ogni giorno perché abbiamo bisogno di nutrimento e acqua. Ma ci tengo a sottolineare che senza vaso siamo sempre noi, la nostra bellezza resta. Tutte piante diverse, tutte naturalmente belle.

Il mio augurio per tutti noi in ogni momento di crisi è di guardarci con occhi amorevoli, continuare a cercare la bellezza nel creato, in noi stessi, nell’esistenza di ogni giorno e crearci sempre con coraggio nuove opportunità di crescita.

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Un paese che non proclama i propri valori con forza è pronto per la schiavitù Mario Sechi

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Durante la crisi si fa pubblicità?

Risposta: assolutamente sì! di Marilena Rodi Cosa significa crisi?

La parola crisi, in cinese, è composta da due segni: il primo, Wei, significa problema; il secondo, Ji, significa opportunità. Potremmo quindi dire che in ogni problema c’è l’opportunità di risolverlo. Allora proviamo a rispondere alla domanda: durante una crisi si fa pubblicità? La risposta è: assolutamente sì!

Prendiamo la crisi che abbiamo attraversato con l’emergenza da Covid-19.

Se siamo un brand (un marchio) e abbiamo una relazione con il pubblico, con il cliente – che si tratti di una grande azienda, così come di una realtà locale – abbiamo anche una responsabilità.

I brand – come i personaggi pubblici – hanno la responsabilità di essere presenti e di contribuire con messaggi utili promuovendo comportamenti corretti e/o solidali. Si sprecano gli esempi di questa pandemia, in questo senso. Il primo che viene in mente? La raccolta fondi promossa dalla influencer Chiara Ferragni e dal marito Fedez: milioni di euro in favore del San Raffaele. In questo caso la coppia si è fatta promotrice di un comportamento solidale sfruttando la propria immagine. Il proprio brand.

Chiediamoci subito: cosa avremmo potuto fare noi?

Piccola azienda o professionista in erba, azienda solida o professionista accreditato: cosa abbiamo scelto di fare? Abbiamo promosso comportamenti solidali, corretti, ci siamo proposti per aiutare la comunità oppure siamo rimasti a casa in quarantena in attesa di uscire dall’emergenza?

Perché il brand deve comunicare?

• Per non morire • Per farsi ricordare (brand awareness) • Per creare un dialogo con il pubblico (conoscendolo o immaginando quale sia) • Per adattare temporaneamente la produzione e farlo sapere • Per opportunità (seminare per raccogliere)

Qualche esempio: Fca ha promosso uno spot che ricordava all’Italia la sua bellezza e la sua capacità di andare oltre le difficoltà (una scelta di comunicazione istituzionale perché non poteva promuovere la vendita di auto); Vodafone ha spinto l’acceleratore sulla connessione internet (comunicando, quindi, il prodotto); Barilla pubblicato una pagina con i nomi dei dipendenti per ringraziarli dell’impegno quotidiano nella produzione; il Gambero rosso ha scelto di intrattenere il proprio pubblico con ricette e preparazione online dei piatti (per continuare ad avere un contatto e fidelizzare il cliente); Caradonna ottica ha scelto una

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comunicazione di utilità suggerendo cosa utilizzare per pulire le lenti e come; Coca cola ha scelto di comunicare che fino a fine pandemia non avrebbe fatto pubblicità ma ha fatto sapere di aver stanziato 120milioni di euro a livello globale; musei italiani e stranieri (es. Scuderie del Quirinale, Museo egizio, il Globe theatre di Londra etc.) hanno scelto di mostrare le loro collezioni, mostre oppure opere in rete, così da invogliare la visita in tempi migliori. Tanti sono stati i casi. Anche quelli locali.

Cibo academy, per esempio, una scuola di cucina della provincia barese, già nei primi giorni di quarantena ha pubblicizzato il servizio di consegna a domicilio dei suoi prodotti (dolci, cornetti, piatti gourmet, pane casereccio etc.), aumentando notevolmente la propria visibilità, i propri servizi all’utenza (dovendo rinunciare agli eventi) e le vendite. La sua forza è stata quella di essere tra i primissimi a riorganizzarsi.

Mullum business center, per esempio, ha scelto di stabilire un messaggio positivo: “Non fermatevi”. Nella grafica (pagina successiva) i primi suggerimenti promossi in rete.

Chi è stato protagonista indiscusso della pandemia?

A domanda banale, risposta banale: Internet. settimane di quarantena.

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Nella tabella riportiamo alcuni dati relativi alle prime

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Cosa suggerisco?

Nei momenti di crisi è utile: 1.

2.

3.

4.

Concentrarsi sul proprio brand e sui suoi valori, quindi sulla propria identità: chi siamo, Concentrarsi sul proprio target, Concentrarsi sulla propria vision, Concentrarsi sull’opportunità da cogliere.

Sul concetto di crisi, a questo punto, decido di ricordare quanto ripeteva Albert Einstein: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza.

L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.

Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.

Il mondo come lo vedo io, 1931

Motivo per cui, per affrontare una crisi è essenziale: 1.

2.

3.

4.

5.

6.

Conoscere la propria azienda o attività professionale (campagne marketing) Restare aggiornati su quello che accade e rivedere la comunicazione Controllare il sito web e i canali social Studiare il giusto ‘tono di voce’ con cui comunicare Fare storytelling Anticipare il cambiamento

Conoscere se stessi e/o la propria attività lavorativa è la chiave socratica per reagire.

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Tu saresti capace di piantare tutto e di ricominciare la vita daccapo?

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Luogo di lavoro: come cambia con il Covid-19 Sicurezza, il protocollo per le norme igienico-sanitarie

di Giovanni Colucci

Dopo l’emergenza epidemiologica COVID–19, molti aspetti del nostro vivere il quotidiano, certamente, cambieranno. Un ambiente soprattutto vedrà i maggiori cambiamenti: il proprio posto di lavoro.

Che la propria attività venga svolta in un locale commerciale: un bar, un ristorante, un negozio di abbigliamento o un ufficio, regole severe di convivenza e spazi dovranno essere ri–modulati per permettere a tutti di lavorare in totale sicurezza senza esporsi a rischio di contagio.

Sabato 14 marzo 2020 è stato sottoscritto il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid–19 negli ambienti di lavoro”.

Il Protocollo è stato sottoscritto su invito del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro dell’Economia, del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro della Salute, che hanno promosso l’incontro tra le parti sociali, in attuazione della misura, contenuta all’articolo 1, comma primo, numero 9), del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2020, che – in relazione alle attività professionali e alle attività produttive – raccomanda intese tra organizzazioni datoriali e sindacali. Il Governo favorisce, per quanto di sua competenza, la piena attuazione del Protocollo.

Ebbene, tutte le attività produttive del nostro paese, in relazione alle situazioni di pericolo venutesi a creare con la diffusione del COVID–19 e in conformità alle recenti disposizioni legislative, dovranno adottare tutte le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del nuovo virus negli ambienti di lavoro, disciplinando con un piano operativo tutte le misure di sicurezza che dovranno essere adottate dai propri dipendenti, clienti e fornitori.

Sarà, dunque, obiettivo prioritario per tutte le attività produttive coniugare la prosecuzione della propria attività con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza dei propri ambienti e spazi di lavoro e delle modalità lavorative, ferma la necessità di adottare rapidamente un Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID–19 che preveda procedure e regole di condotta molto più precise, come disciplinate dalla legge.

Il COVID–19 rappresenta un rischio biologico generico, per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione. Il Protocollo conterrà, quindi, misure che seguono la logica della precauzione e seguono e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’Autorità sanitaria.

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Pertanto, fatti salvi tutti gli obblighi previsti dalle disposizioni emanate per il contenimento del COVID–19, le imprese dovranno:

· Assumere un Protocollo di sicurezza anticontagio da COVID–19 e laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di 1 metro, come principale misura di contenimento, adottare di strumenti di protezione individuale per le persone (dipendenti, clienti e fornitori); · Potenziare tutte le operazioni di pulizia, sanificazione e disinfezionedei propri locali.

Adottando il Protocollo di sicurezza anticontagio da COVID–19 all’interno della propria attività commerciale, oltre a quanto previsto dai decreti, andranno applicate ulteriori misure di precauzione che di seguito vengono elencate per tutelare la salute delle persone (dipendenti, clienti e fornitori):

· Analisi essenziale, molto circostanziata, dell’attuale ambiente di lavoro con realizzazione di ogni possibile miglioria per contrastare la diffusione del virus; · Protocollo di sicurezza anticontagio, insieme di accordi e regole di condotta semplici e chiare che mettono al primo posto la sicurezza di tutti i fruitori; · Sistema di segnalazione visiva (cartellonistica di allerta) per rendere altresì i flussi di traffico completamente sicuri; · Luogo di lavoro adattato e completamente attrezzato in cui l’utente può lavorare in tutta sicurezza; · Personale dipendente addestrato che fornisce consulenza e garantisce operativamente un ambiente della struttura perfettamente pulito, funzionante e sicuro; · Periodiche (anche giornaliere) operazioni di pulizia e sanificazione dei locali, degli ambienti, degli spazi, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago, nonché loro ventilazione; · Certificato di sanificazione e disinfezione che attesta che per la pulizia, la sanificazione e la disinfezione dei locali e degli uffici, vengono utilizzati esclusivamente prodotti ad uso professionale, ovvero biocidi/PMC autorizzati dal Ministero della Salute.

Per quanto concerne alcune regole di buona condotta per mantenere la sicurezza:

· Vivere il luogo di lavoro con serenità e pace, agire sempre in modo responsabile; · Attenersi alle regole e seguire le indicazioni del personale dipendente appositamente formato; · Mantenere la distanza di 1 metro l’uno dall’altro; · Indossare la mascherina qualora la distanza è minore di 1 metro; · Igienizzare le mani prima di qualunque attività lavorativa.

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Solo chi è ignoto deve presentare un garante Lucio Anneo Seneca

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staff mba

GIOVANNI COLUCCI

MARILENA RODI

CEO MULLUM BUSINESS CENTER

GIORNALISTA, COORDINA LA MBA

Anno di fondazione Mbc: 2014 Chi è e di cosa si occupa: Giovanni Colucci è fondatore e amministratore unico della società di capitali Dimora Gestioni, proprietaria del marchio d’impresa ‘Mullum’, si occupa della direzione e del coordinamento generale, con responsabilità della gestione giuridica, amministrativa e finanziaria, delle attività svolte dalla società.

Anno di fondazione Mba: 2019 Chi è e di cosa si occupa: Marilena Rodi è una giornalista ed esperta di comunicazione. Si occupa delle relazioni esterne di Mullum business center e coordina la Mullum business academy. Responsabile della comunicazione e del marketing di Mullum.

Motto: Fai la cosa giusta anche quando non la capisce nessuno.

Motto: Ama il tuo sogno, seppur ti tormenta.

GIONI CADAMURO

ASSUNTA INCARNATO

COACH E FORMATORE

ART DEPARTMENT

Chi è e di cosa si occupa: Gioni Cadamuro è un coach e formatore professionista. Nella vita ha cambiato lavoro e città spesso per dare sfogo alla creatività e alla capacità di ripartire sempre.

Motto: Val la pena provare e sperimentare. Questo mi ha fatto comprendere che si può sempre ripartire dal punto in cui ci si trova: è l’insegnamento più importante che la vita mi ha dato.

Chi è e di cosa si occupa: Consulente in Strategia aziendale, blogger, articolista, autrice del libro “Quello che i commercialisti non dicono”.

Motto: Sono figlia di imprenditori, mi sono laureata in una delle migliori facoltà di Economia in Italia, ho visto per vent’anni aziende nascere, prosperare, morire, e oggi ne conduco io stessa una. Sono da sempre una fan delle buone idee imprenditoriali.

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TIZIANA CECERE

STEFANIA CURCI

AVVOCATO, CONSULENTE AZIENDALE

PSICOTERAPEUTA E MAKE UP ARTIST

Chi è e di cosa si occupa: Tiziana Cecere è avvocato penalista, criminologa e formatrice. Da 15 anni si occupa di prevenzione, informazione, cultura del benessere.

Laureata in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari, dal 2005 inizia la carriera forense come avvocato. Master in Pnl e Comunicazione efficace, ad oggi lavora anche come formatrice in molti corsi, convegni e seminari.

Chi è e di cosa si occupa: Stefania Curci è Psicoterapeuta della Gestalt e make up artis.

Accompagna le persone nei momenti di crisi, cambiamento e difficoltà, a ricontattare i loro vissuti emotivi e i loro bisogni affinché possano trovare la strada migliore per soddisfarli. I momenti di crisi si offrono come opportunità per ricercare una “soddisfacente estetica personale” nel suo duplice significato: in termini di “contatto con il proprio universo sensoriale ed emozionale” e come “cura di corpo e immagine”.

Motto: Trasformiamo i limiti in opportunità.

Motto: Chi si ferma è perduto.

FILOMENA PALUMBO

MARIKA DE BENEDICTIS

BUSINESS & TRAINER COACH, HR CONSULTANT

TUTOR

Chi è e di cosa si occupa: Filomena Palumbo è una Business & Trainer coach, Hr consultant. Si occupa di formazione. Dopo la Laurea cum laude in Scienze Politiche (ambito Economico-Internazionale), ha iniziato il suo cammino e la sua evoluzione nell’ambito delle Risorse umane, maturando un’esperienza ultradecennale nella consulenza aziendale, con una delle maggiori multinazionali operanti nel settore Human Resources, supportando le imprese nella formazione, nel coaching e nello sviluppo del capitale umano.

Chi è di cosa si occupa: Marika De Benedictis è la tutor della Mullum business academy e si occupa del coordinamento logistico degli incontri, delle relazioni tra coach e allievi.

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Motto: "Vorrei solo che mi accettassero per quel che sono", una citazione di Van Gogh.

MBA, Mullum business academy

2

location tra sede e aule

9

seminari online durante la crisi

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Mullum business center

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+39 080 2460382

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