Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, Cristianità, 1973

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Plinio Corréa de Oliveira E

SOCIEDAD ChILENA DE DeFENSA

DE LA Tradición, Familia y Propiedad

Il crepuscolo ARTIFICIALE

DEL Cile cattolico


Traduzione di Giovanni Cantoni

Tutti i diritti riservati

© 1973 Cristianità'SGC. cóop. a rA. Casella postale 185 29100 Piacenza


PREFAZIONE

Un turista che percorra le vie principali di qualsiasi

grande città di qua dalla cortina di ferro — sia in Europa che in America — si trova di fronte a un'atmosfera di gene

rale indifferenza. Nella grande maggior^a,i passanti paiono interamente assorbiti dai loro interessi e dalle loro occupa

zioni personali, sia di lavoro che di divertimento. Ma non lasciano per nulla trasparire preoccupazione per qualche grande pericolo collettivo di particolare gravità. Mi sembra, però, che questo stato d'animo, senza essere fìnto, sia artificiale. Vi è un grande problema che tutti sen tono aumentare di giorno in giorno. Ma si presenta così vasto, così carico di ombre, che la grande maggioranza delle per

sone — spaventata — chiude gli occhi di fronte a esso. E, per dimenticarlo in modo più completo, cerca di assorbirsi inte ramente nell'ambito dei propri problemi personali. Ne deriva quella ricerca di distensione che segna, come una nota carat teristica, l'atmosfera moderna. Evasione distensiva, sì. Ma evasione incompleta, perché, per quanto ci si sforzi, non si giimge a tacitare, in fondo all'animo, la paura che continua a scuotere il sistema nervoso. E non potrebbe essere diversa mente. È ammissibile che sia calma autentica quella rag

giunta dallo struzzo quando, impaurito da qualche pericolo imminente, mette la testa nella sabbia?

Questa fuga alla ricerca della distensione sta costando un prezzo esorbitante a un popolo cattolico di sempre mag giore importanza nella grande famiglia delle nazioni latine. Si tratta del Cile, giovane nazione cattolica di dieci milioni di abitanti, e con un territorio di 756.945 chilometri quadrati, notevole per la ricchezza del suo suolo, del suo sottosuolo e della sua immensa costa.

Ciò che oggi accade in Cile ha un significato che supera di molto le frontiere di questo paese, e costituisce una espe rienza di interesse mondiale.


Perché possiamo comprendere questa esperienza, in tut ta la sua profondità, sono necessari alcuni dati storici sul paese.

Dichiarandosi indipendente dalla Spagna nel 1818, il Cile si costituì subito in repubblica liberal-democratica, se condo il modello rivoluzionario a quel tempo più moderno. La vita della nuova repubblica fu fin dall'inizio ben diversa da quella delle nazioni sorelle, che erano emerse dalla debacle

dell'impero coloniale spagnolo. Mentre queste furono spesso scosse da pronunciamientos militari, che davano alle loro strutture democratiche un carattere pretoriano, in Cile lo

svolgersi della vita politica nella legalità fu interotto, nel corso dei 155 anni di indipendenza, solamente da quattro colpi di Stato militari, totale molto piccolo per l'America Latina; e da questi colpi di Stato nacque un solo effimero governo militare.

Oltre che ad altri fattori, questo carattere peculiare del

la storia cilena è dovuto a una caratteristica che segna pro fondamente la vita del paese: è l'arrendevolezza propria del l'indole popolare, sempre disposta a conciliare, piuttosto che a creare fratture. Senza dubbio questo tratto psicologico ha concorso a fare si che il comunismo intemazionale scegliesse il Cile, piuttosto che qualsiasi altra nazione sudamericana, per tentare la prima esperienza di « rivoluzione nella liber

tà »; ossia, per utilizzare il regime democratico rappresen tativo, al fine di condurre il paese al comunismo. Operazione indubbiamente delicata e complessa, la cui possibilità di suc cesso consiste nel giungere alla vittoria finale attraverso vit

torie graduali, accettate senza drammi da una opinione pub blica adeguatamente anestetizzata.

Gli avvenimenti che hanno preceduto e preparato questa importante manovra risalgono ai lontani anni Trenta. Fino ad allora la democrazia cilena era dominata da tre

grandi partiti politici: quello radicale (laico, anticlericale, di idee relativamente « spinte »), quello liberale (pure laico, ma conservatore) e quello conservatore, ufficialmente catto lico. Già operavano anche — a un livello di secondaria im portanza — il Partito Socialista e il Partito Comunista. Per quanto possa sembrare paradossale, le condizioni dalle quali, in futuro, sarebbe nata la « rivoluzione nella libertà » si crearono nel corso di una crisi in seno al Partito Conservatore.

La storia di questa crisi è semplice. Esisteva allora una Associazione Nazionale di Studenti

Cattolici — ANEC — che raccoglieva la gioventù cattolica


universitaria. Questa gioventù, dell'ANEC, venne a costituire l'elemento più dinamico della organizzazione giovanile del Partito Conservatore. Nel contempo l'ANEC subì l'influenza del padre Francisco Vives, del sacerdote gesuita Alberto Hurtado e di altri figli di sant'Ignazio, i quali, approfittando della fiducia ispirata nei giovani dal loro abito religioso, apri rono lo spirito di questi a tutte le influenze culturali, poli tiche e sociali che allora costituivano in Europa il germe del

progressismo: maritenismo, riformismo soci^e demagogico e fiosocialista, politica della mano tesa verso il comuni smo, ecc.

In Cile, naturalmente, questi germi produssero gli stessi effetti che in Europa; cioè indirizzarono verso sinistra la gioventù cattolica, trasformandola da conservatrice in anti conservatrice. La nuova tendenza si diffuse all'interno del

Partito Conservatore, favorita dalla trascuratezza dei capi che, sconcertati da un fenomeno che non capivano e al quale non sapevano porre rimedio, preferirono chiudere gli occhi di fronte al disorientamento che si propagava tra i loro figli e continuatori politici. Fu uno dei primi errori con cui la tattica dello struzzo danneggiò il Cile. Così, la progressiva radicalizzazione dei giovani cattolici aprì una crisi nel Partito Conservatore. I giovani cattolici, dopo vari scontri, nel 1938 ruppero con il partito, e fonda rono la Falange Nazionale. Frattanto molti germi di sinistra continuavano a lavorare, nonostante questa rottura, nelle

file del vecchio Partito Conservatore, e in conseguenza di ciò, nel 1948, una corrente cosiddetta social-cristiana si staccò a

sua volta dallo stesso. La maggior parte dei suoi componenti si unì alla Falange Nazionale, e da questa unione sorse la Democrazia Cristiana, copia assolutamente fedele del mo dello italiano.

In quanto rimaneva del Partito Conservatore, dopo que ste due drammatiche scissioni, la crisi continuò.

Privato delle sue energie più giovani, il partito tentò di sopravvivere seguendo lentamente la marcia accelerata degli « apostati » verso la sinistra. A poco a poco « aggiornò » i suoi quadri di partito e il suo programma, con lo scopo di attirare in modo speciale l'elettorato « avanzato ». E a par

tire d^ 1960, passò a disinteressarsi della difesa della causa cattolica sulla scena politica nazionale, e a manifestare ima chiara tendenza all'abolizione del carattere confessionale cat

tolico del partito. Questa evoluzione verso sinistra portò il Partito Conservatore a fondersi, nel 1966, con il Partito Libe rale. Ne derivò, sotto il nome anodino di Partito Nazionale,

una realtà politica nuova, ufficialmente laica. Questa lunga


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crisi del Partito Conservatore comportò, in ultima analisi, due gravi errori, dei quali avrebbero beneficiato i comunisti.

Da un lato, la massa conservatrice, dalla quale il partito si staccava, era ben maggiore del settore « avanzato », che

contendeva inutilmente alla DC, sempre più a sinistra e quin di invariabilmente vincitrice in questa competizione. Ne de rivò che il conservatorismo cileno si disorganizzò e cessò di avere una adeguata espressione sul piano politico.

D'altro lato, rinunciando a reggere la bandiera cattolica, il Partito Conservatore favori enormemente la DC, unica forza sulla scena politica nazionale ad avere, da allora in avanti, una etichetta religiosa. L'appoggio della Gerarchia e

del clero, più o meno velato — ma assai efficiente, in quel paese cattolico —, si sarebbe orientato tutto verso la DC.

Questa si trovava ad avere possibilità ancora maggiori di diffondere le sue dottrine e il suo spirito negli ambienti cattolici, e nella condizione di monopolizzare, in un certo senso, tutta la influenza della Chiesa nella vita civica.

Mentre si svolgevano questi fatti, in seno alla stessa Ge rarchia e al clero avvenivano trasformazioni importanti, so prattutto a partire dai pontificati di Giovanni XXIII e di

Paolo VI. Fattori ben noti, e di portata intemazionale, fecero « evolvere » la Gerarchia e il clero sempre più verso sinistra,

di modo che un tonus democristiano sempre più « spinto » venne a caratterizzare, contemporaneamente, il pensiero e l'azione politica degli elementi più attivi e altolocati della Gerarchia ecclesiastica cilena.

Durante questa inversione di rotta, che si operò in vent'anni, la Gerarchia e la DC usarono un eccellente mezzo di

pressione per obbligare i cattolici cileni ad aderire al new look politico-religioso: la necessità di difendere i diritti della Chiesa contro il Partito Radicale, laicista e massonico, e con tro il Partito Comunista. L'unità dei cattolici cileni era così

predicata come im dovere sacro, e si traduceva tutta in un vantaggio per la DC, intomo alla quale si dovevano riunire

quanti fossero fedeli alla Chiesa. A questo punto è necessario che ci soffermiamo un poco di più a osservare il Partito Comunista cileno. Fondato con un altro nome nel 1912, nel 1922 aderì definitivamente alla Terza Intemazionale Comunista. Il Partito Comunista cileno

diventò a poco a poco il maggior partito comunista del l'America del Sud, grazie a diversi fattori, tra i quali, come vedremo più avanti, quelli economici hanno un molo secon dario. Così, il Partito Comunista venne a costituire, in un

lasso di tempo relativamente breve, un motivo di preoccu pazione. E la sua rappresentanza al Senato e alla Camera


cresceva inesorabilmente, anche se non velocemente, a ogni elezione.

In un clima drammatico, dunque, e sotto il segno del l'unione sacra contro il comunismo, la cui vittoria era pre sentata come imminente, si svolse nel 1964 la campagna elet

torale per la scelta del nuovo presidente. Le quattro forze politiche con possibilità di disputarsi la suprema magistra tura erano la coalizione dei conservatori e dei liberali (ancora non raccolti nel Partito Nazionale), il Partito Radicale, la Democrazia Cristiana, e l'unione dei comunisti e dei socia

listi. Di fronte al pericolo di una vittoria comunista, i con servatori e i liberali, sempre timidi e concilianti, decisero di rinunciare alla presentazione dei candidati propri e di ap poggiare Eduardo Frei, il candidato democristiano, alla pre sidenza della Repubblica. Ne derivò la vittoria di quest'ulti mo con quasi 1.500.000 voti, contro 125.000 dati al candidato radicale e quasi un milione al candidato comunista. Il risultato della catena di errori commessi dai conser

vatori, e dell'astuzia con cui i cattolici di sinistra avevano sfruttato tali errori, era la salita al potere della DC. La vittoria di Frei aveva una portata speciale per il fatto che, secondo la Costituzione cilena, il presidente detiene tutto il potere esecutivo, contrariamente a quanto accade

nelle nazioni a regime parlamentare, come l'Italia. Dall'inizio, e durante i suoi sei anni di governo, Eduardo Frei, appoggiato dal suo partito e dalla Gerarchia, inaugurò un metodo di « lotta » al comunismo che riempì di sconcer to e di indignazione un sempre maggiore numero di cileni. Questo metodo consisteva nel placare la furia dell'aggressio ne comunista attuando, all'inizio in piccola misura, poi in modo sempre più audace, le trasformazioni reclamate dal comunismo. Insomma, si trattava di fare dell'anticomuni

smo facendo diventare il paese sempre più simile a come lo voleva il programma comunista. E quindi di diffondere una mentalità filocomunista tra quegli stessi che si preoccupa vano maggiormente della difesa della Chiesa contro il co munismo!

Una delle misure più significative di questa politica de mocristiana fu l'attuazione, in Cile, di una riforma agraria con caratteristiche chiaramente comuniste e confiscatone.

Il presidente la realizzò con l'appoggio di quasi tutto il clero e della Gerarchia. A questo modo Frei disarticolò le strutture sociali nelle campagne, e abbandonò alla influenza comuni sta la parte della nazione più sana e amante dell'ordine. Come gli errori del Partito Conservatore avevano favo-


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rito la vittoria della DC, così le mosse tattiche di quest'ulti

ma preparavano la vittoria del comunismo. Nel 1969 si aprì la campagna elettorale per la scelta del successore di Eduardo Frei. Uno dei CEindidati era il

marxista Salvador Allende, presentato da una coalizione del Partito Comunista, del Partito Socialista (anch'esso marxistaleninista) e di altri piccoli gruppi di sinistra non comunisti. Nelle elezioni tenute nel settembre del 1970, egli ottenne

1.075.616 voti. Jorge Alessandri, presentato dal Partito Nazio nale (liberali e conservatori laici), si classificò al secondo

posto con 1.036.278 voti. Radomiro Tomic, candidato della Democrazia Cristiana, ebbe soltanto 824.849 voti.

Il risultato delle elezioni mise in chiaro le consegucjize disastrose dell'azione democristiana. Nonostante la fiacchez

za dei suoi capi e la debole organizzazione dei suoi quadri, il Partito Nazionale, che manteneva un certo sapore di conser vatorismo, ebbe una crescita evidente, se si confronta il suo elettorato del 1970 con quello delle elezioni parlamentari del

1965, nelle quali i conservatori e i liberali sommati ottennero soltanto 294.753 voti. Questa crescita esprimeva lo scontento di diversi settori di fronte alla marcia della DC verso sinistra.

La DC perdette voti a favore del candidato marxista, cioè favorì la vittoria del nemico per sconfiggere il quale era stata portata al potere; il marxismo trionfava, non con le sue sole forze ma con la collaborazione di elementi cattolici della

Sinistra Cristiana e del Movimento di Azione Popolare Uni

taria — entrambi dissidenti della DC — nonché di una gran de frazione del Partito Radicale, che appoggiò ufficialmente Allende, e di altri gruppi minori. Questa collaborazione non vi sarebbe stata se non si fosse diffusa la funesta e demen

ziale idea secondo la quale il miglior modo per combattere 11 comunismo consiste nell'avvicinarglisi, nel fare il suo gioco, e... infine, nel portarlo al potere. Per evitare l'ascesa di Allende, l'azione della Gerarchia

e del clero avrebbe potuto essere decisiva. Ma essa si esercitò in senso favorevole ad Allende. I vescovi e i sacerdoti antico

munisti tacquero completamente. E il cardinale Silva Henriquez, arcivescovo di Santiago, intervenne nella competizione per abbattere le barriere che separavano l'elettorato cattolico dal candidato marxista, dichiarando alla stampa che era lecito a un cattolico votare per un candidato marxista (1).

La raccolta di articoli che Alleanza Cattolica ha gentil mente deciso di portare a conoscenza del pubblico italiano, (1) Cfr. Vltima Hora, Santiago, 24-4-1969.


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sollecitando redizione del presente volume, contiene la narra zione e l'analisi degli accadimenti che hanno seguito la presa

del potere, in Cile, da parte di Allende. È dunque sufficiente narrare i fatti il più brevemente possibile. Con l'ascesa di Allende — un « moderato » del comuni smo — la « rivoluzione nella libertà » assunse tutte le sue caratteristiche.

Il nuovo governo cominciò immediatamente ad applicare misure socialiste avanzate, come la radicalizzazione della ri

forma agraria, e il procedimento illegale di statalizzazione della produzione di acciaio, di carbone, delle principali indu strie tessili e di numerose altre imprese private. Tutto que sto avvenne nei primi mesi del suo mandato. Queste misure diffusero il panico e tolsero ogni stimolo a quanto ancora reggeva nel settore della iniziativa privata. E introdussero nelle imprese collettivizzate la indolenza e la inefficienza che caratterizzano il sistema socialista. Provocarono così il crollo

rapido e spettacolare della produzione, e finirono per gene rare l'impoverimento drammatico di tutto il paese. Ne derivarono moti di scontento popolare di grande por tata, tra i quali bisogna mettere in risalto la cosiddetta « marcia delle pentole vuote » fatta dalle casalinghe, e il ^ande sciopero dei trasporti, nell'ottobre del 1972. All'inizio •dello stesso anno, nelle città cominciarono a fare la loro com

parsa davanti ai negozi lunghe file di acquirenti. Di fronte alla burrasca Allende contava tuttavia su appoggi sicuri, anzi tutto su quello dei partiti marxisti. Siccome la loro forza di propulsione era il misticismo comunista, e non la fame, an che quando la fame divenne generale la loro unità non ne risentì.

Il sinistrismo cattolico non cessò di favorire il presiden te marxista, neppure in questo momento critico. Paradossal mente Allende continua a passare per « moderato » agli occhi dei settori centristi « moderati ». In effetti, egli represse, anche se debolmente, il terrorismo del MIR — Movimiento

de Izquierda Revolucionaria — e questo fatto permise a diA^ersi elementi della sinistra cattolica di diffondere la tesi secondo cui una eventuale disfatta del marxismo « mode

rato » di Allende avrebbe esasperato i terroristi, affogando il Cile in un mare di sangue. Era quindi necessario appoggiare Allende... Contemporaneamente la Gerarchia e il clero man

tennero, con il presidente marxista, rapporti improntati Jilla più spregiudicata amicizia. C'è libertà

nella

« rivoluzione

nella

libertà »?

Ben-

•ché, in tesi, vi sia libertà politica, la pressione economica del l'apparato governativo e amministrativo ha ridotto al silen-


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zio innumerevoli voci. La cosiddetta « rivoluzione nella liber

tà » si sta mantenendo al potere attraverso pressioni molte

plici della Gerarchia e del clero, nonché dell'apparato statale. Se a questo quadro aggiungiamo l'acquisto o il controllo, da parte del governo, di più di 90 stazioni radio; le minacce, le campagne di diffamazione e le vessazioni ai danni di giorna listi dell'opposizione; la soppressione della pubblicità statale negli organi di stampa che criticano le posizioni governative; la dittatura degli organismi ufficiali di controllo del credito e della distribuzione dei prodotti di prima necessità sui citta

dini, passibili di gravi sanzioni economiche nel caso che si mettano in mostra nella lotta contro il governo, giungiamo a una conclusione il cui interesse supera ampiamente le fron tiere cilene: la « rivoluzione nella libertà » ha di autentico

la rivoluzione, e di inautentico la libertà.

Tutto questo spiega come il popolo affamato, coartato e soggetto, nella tragedia, alle alternative della esasperazione e dell'abbattimento, non traduca in modo genuino il suo sta to d'animo nelle cifre elettorali. E toglie qualsiasi forza con cludente al risultato delle ultime elezioni parlamentari, del

marzo di quest'anno: la coalizione di partiti che appoggia Allende ha avuto il 43,1% dei voti espressi, e i partiti che

costituiscono l'opposizione hanno avuto il 55,5%. Il governo marxista è stato sconfitto. Ma la sua disfatta sarebbe stata

molto maggiore senza il potente e sofisticato sistema di pres sione messo in opera dalla « rivoluzione nella libertà » per conservarsi...

Questo è il panorama rivelato dalle ultime elezioni. Dopo di esse, il Cile continua a ondeggiare nella incertezza e nei drammi che caratterizzano la « rivoluzione nella libertà ».

Questa rievocazione storica non sarebbe completa, a essa anzi mancherebbe una delle sue pagine luminose, se passasse sotto silenzio l'azione che nella tormenta ha svolto un grup po di giovani impegnati nel tenere alto, contro tutto e contro

tutti, lo stendardo del cristianesimo autentico, in campo civico. Si tratta di universitari cattolici di notevole valore

per la loro intelligenza e per il loro coraggio. Essi, nel 1963, fondarono la rivista Fiducia e nel 1967 costituirono la Socie-

dad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad (TFP).

Questa organizzazione ebbe notevoli successi nella lotta contro il progressismo cattolico e la Democrgizia Cristiana: denunciò il carattere socialista e confiscatorio della riforma

agraria di Eduardo Frei, prevedendo che sarebbe servita a


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comunistizzare le campagne cilene; creò le condizioni per ridtire vita alla opposizione ideologica dei cattolici alla sini stra « cristiana » o marxista, con memorabili campagne nelle

vie delle principali città cilene; nel 1968, la TFP diresse a

Paolo VI un reverente e filiale messaggio sottoscritto da più di 120.000 cileni, sollecitando urgenti misure contro la infil trazione di sinistra nel clero e negli ambienti cattolici in ge nerale e nel 1969 denunciò, nella sua rivista Fiducia, la trama

segreta, macchinata dall'IDO-C e dai cosiddetti « gruppi pro fetici », per distruggere la Chiesa. I 24.000 esemplari di tira tura della pubblicazione scomparvero in vibranti vendite di rette al pubblico nelle vie dei principali centri del paese. Fino all'ultimo momento i giovani della TFP cilena ammonirono Eduardo Frei che la sua politica di sinistra favoriva l'avan zata del comimismo in Cile.

Particolare significato ebbe la campagna di diffusione — fatta dalla TFP cilena — di im autentico best-seller, il libro Frei, il Kerensky cileno (2). Quest'opera, scritta da un giovane e brillante dirigente della TFP brasiliana, Fabio Vidigal Xavier da Silveira, che aveva fatto lunghi viaggi in Cile e conosceva perfettamente

questo paese, denunciava con mirabile lucidità la parte del leader della DC, e dei suoi seguaci, nella comunistizzazione del Cile. „ Pubblicata nel 1967, ebbe quattro edizioni m Brasile, sei

in Argentina, tre in Venezuela, una in Colombia, una in Equador e una a E1 Stilvador.

Nel 1971 Fabio Vidigal Xavier da Silveira moriva, vittima di un male inesorabile. Il suo nome è scritto per sempre

nell'albo d'oro dei grandi amici del Cile. •k -k ie

Quando, nel settembre del 1970, Allende ottenne una

esigua vittoria elettorale, le società di difesa della tradizione, famiglia e proprietà del Brasile, Argentina, Uruguay, Colom bia, e nuclei simili in Ecuador e in Venezuela promossero vaste campagne pubbliche per mettere in luce, nei rispettivi paesi, i pericoli contenuti nella via cilena al comimismo,e per manifestare la loro solidarietà con l'ìmgoscia del popolo cat tolico fratello. Qggi praticamente in tutta l'America del Sud e anche negli Stati Uniti il lemma Tradizione, Famiglia e Proprietà raccoglie giovani professionisti, studenti, commer cianti e operai, in dinamiche società autonome, ma tra loro (2) Cfr. Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno, trad. It., Cristianità, Piacenza, 1973.


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affini, che lottano contro l'azione occulta e insidiosa del co munismo, del socialismo marxista e del sinistrismo di ogni colore.

Nella mia qualità di presidente del consiglio n£izionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradigào, Famtlia

e Propriedade, e interessato come brasiliano a seguire da vi cino la penetrazione del comunismo nel continente nel quale sono nato, sono stato indotto a scrivere su diversi aspetti

di questi avvenimenti una serie di articoli sul quotidiano della città di San Paolo Fólha de S. Paulo,

Il mio giovane e brill2inte amico Giovanni Cantoni,

che dirige ^leanza Cattolica, ha voluto che scrivessi la prefazione per la presente raccolta, alla quale collaborano anche, e con molto valore, dirigenti della TFP cilena. Racco mando in modo speciale ai lettori il manifesto recentissimo

di questa organizzazione (3). È un documento fondamen tale per la storia della Chiesa in Cile, e forse in tutto il mondo contemporaneo. Lo ispira l'idea centrale della TFP cilena sulla crisi del suo paese: nulla di quello che è successo in Cile sarebbe accaduto se l'opinione pubblica cattolica non fosse stata intossicata, e alla situazione non si potrà porre nessun rimedio definitivo finché non sarà stata disintossi

cata. Infatti, nei paesi cattolici l'ago della bilancia è costi tuito naturalmente dalla opinione pubblica cattolica. Ho scritto questa prefazione con lo sguardo volto non solo al Cile e all'America del Sud, ma anche all'amata e

gloriosa nazione italiana. Credo che anche al pubblico ita liano, portatore di tradizioni remote e prossime così eminen ti, possa interessare l'insieme di fatti e di problemi che agita no il giovane e grande paese del mio continente. Infatti il comunismo è identico in tutto il mondo, e identiche sono

anche, nel vecchio e nel nuovo mondo, la Democrazia Cri stiana e la vagheggiata « rivoluzione nella libertà ». Ma è

soprattutto una, nella sua divina autenticità, e nonostante così numerose contraffazioni, la fede cattolica.

Sarei dunque felice se la presente raccolta potesse aiu tare molti italiani, fratelli per la fede e per il sangue latino, a vedere chiaro nella grande procella tenebrarum in cui tutti ci troviamo.

Plinio Correa de Oliveira

San Paolo, aprile 1973. (3) Vedi il manifesto Vautodemolizione della Chiesa, fattore della demolizione del Cile alle pp. 151-180 del presente volume.


1. IL LUPO ULULA IN DIFESA DEL PASTORE

22 marzo 1970

Come è noto, in Cile, si avvicinano le elezioni presi denziali. L'avventura democristiana si è rivelata im falli

mento che contrasta crudamente con le speranze suscitate da Frei nella prima fase del suo governo. Vi è stato infatti xm tempo in cui, in tutta l'America

Latina, si è presentato il regime democristiano del paese andino come la formula migliore per risolvere i problemi delle nazioni latino-americane.

Ma da allora a oggi le cose sono cambiate. La riforma

agraria, imposta al paese con un fanatismo tipicamente de mocristiano, ha dato risultati negativi e ha allontanato dal

regime non solo i grtmdi, i medi e i piccoli proprietari, ma anche un considerevole numero di lavoratori della terra.

Altri fallimenti si sono aggiunti a questo. E oggi, mentre la Democrazia Cristiana è occupata in tentativi febbrili di coa

lizione con ogni tipo di sinistra — compreso il PC — per ottenere la elezione eh mi candidato comune, la stragrande ninggioranza dei cileni si volge verso il candidato più conser vatore presente sulla scena politica, cioè l'ex-presidente Ales

sandri. E Frei prepara malinconicamente le sue valigie. In questa situazione politica, a buona parte dell'elet torato democristiano si presenta, senza dubbio, un problema di cosciei^a: può un cattolico collaborare con i comunisti

per l'elezione di im candidato comtme? E questo anche nel caso in cui tale candidato fosse comunista?

Forse sono stati questi i motivi che hanno spinto il quotidiano Vltima Hora di Santiago, a chiedere all'arcive scovo della città, cardinale Silva Henriquez, se è lecito a un

cattolico votare per dei comunisti. A questa domanda il por porato ha dato ima risposta che fa rabbrividire! Ha detto di sì!


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Come è naturale, la terrificante risposta ha causato de

lusione e perplessità in tutto il paese. Si può immaginare

quanto avrà rallegrato — soprattutto nella congiimtura po litica in cui è venuta alla luce — gli ambienti democristiani, socialisti, comimisti e simili.

Come capita in quasi tutti i paesi dell'America Latina, anche in Cile opera una attivissima e brillante organizzazione

di giovani tradizionalisti, la Sociedad Chilena de Defensa de la Tradìción, Familia y Propiedad.

Il suo presidente, Patricio Larrain, ha diretto al porpo rato cileno la seguente lettera, che è un capolavoro di ri spetto, lucidità e fermezza. « Eminentissimo Signor Cardinale, in data 24 dicembre

1969, il quotidiano Ultima Hora ha pubblicato con rilievo e come dichiarazione vostra, che, interrogato sul tema "se la

Chiesa permetta che un cattolico voti per un candidato mar xista", Vostra Eminenza avrebbe risposto: "Se lo fa in pace con la sua coscienza, è ben fatto; l'importante è che, in co

scienza, consideri ben fatto quanto sta facendo". Lo stesso

giorno anche il quotidiano Clarin ha pubblicato quanto se gue: "Al termine dell'intervista è stato chiesto (al cardinale) se la Chiesa, nel suo nuovo spirito, mantiene la condanna per

quanti, essendo cristiani, votano per i marxisti. Ha risposto {Sua Eminenza): "Se un cristiano vota, in coscienza, per un marxista, se vota nel modo che crede essere doveroso, io lo capisco...". « Considerando con attenzione entrambe le versioni, la

TFP crede che producano facilmente, e che stiano già produ cendo, un profondo disorientamento ideologico nella grande massa della popolazione. E questo si verifica per tre ragioni che passo a esporre:

1) la grande diffusione popolare di questi periodici, in un settore della opinione pubblica propenso ad accettare tali dichiarazioni come autentiche;

2) la concordanza dei due brani giornalistici sopra tra scritti. In via di principio, imus testis, nullus testis. La pre senza di due testimoni può però dare credito all'autenticità delle dichiarazioni riportate;

3) infine, la mancanza di una smentita ufficiale di Vostra Eminenza a questo proposito, è un dato che viene ad aumen tare notevolmente la disposizione a credere da parte dell'opi

nione pubblica all'autenticità delle dichiarazioni che Le sono state attribuite, dal momento che si potrebbe applicare il noto detto: "chi tace, acconsente".


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«Da questa situazione deriva, come conseguenza, naturale, un notevole favoreggiamento al voto marxista nelle prossime

elezioni presidenziali, con le enormi consegiienze che può giungere ad avere. Mentre negli ambienti anticomunisti pro voca uno scoraggiamento paralizzante, gli ambienti colti in generale sono veramente costernati. « Quali le ragioni di questo spavento?

a)In primo luogo l'evidente incompatibilità tra la filoso fia di Marx e la dottrina cattolica.

b) In secondo luogo, la scomunica contro i cattolici che

appoggiano i comunisti — anche con il voto — lanciata da S. S. Pio XII, di felice memoria, che non è stata tolta, nono stante le voci che corrono in questo senso. E non è nell'am

bito dei poteri dell'autorità diocesana dichiararla sospesa. c) In terzo luogo, il contenuto delle versioni giornalisti che citate, che costituisce una spaventosa affermazione di

soggettivismo morale. Infatti, accettando le versioni riporta te, il foro interno della coscienza sarebbe sufficiente perché un fedéle possa aderire a una dottrina condannata dalla Chiesa.

« La gravità di tutto questo insieme di considerazioni

porta la TFP a supporre che Vostra Eminenza non abbia det to le parole riportate dai giornali; la porta inoltre a pensare che il bene comune richieda una urgente smentita di Vostra Eminenza. Tanto più che oggigiorno, l'argomento ab absurdo — cioè che sarebbe assurdo che Vostra Eminenza abbia detto

ciò e che, pertanto, si dovrebbe capire che non lo ha detto — non dispensa più da una smentita, perché dentro e fuori della Chiesa, l'opinione pubblica, esausta, si va abituando a considerare come comuni dei fatti che cinque anni fa avrebbe giudicato assurdi. «In considerazione di quanto sopra esposto, la TFP chiede a Vostra Eminenza che, con la massima urgenza, renda pub blico un documento ufficiale, con la Sua completa smentita delle dichiarazioni che Le sono state attribuite.

« Con espressioni di venerazione e stima, ecc. ».

In questa epoca postconciliare, di dialogo con tutti, di clamorose affermazioni sui diritti dei laici, che atteggia

mento ha preso questo prelato, di fronte alla richiesta della TFP del suo paese?

Ha risposto con il più completo e sdegnoso silenzio.

Stupiscano i popoli, se qualcosa ancora li può far stupire su questi argomenti, con i tempi che corrono!


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La lettera della TFP è stata pubblicata su El Mercurio,

il più importante quotidiano di Santiago del Cile. Neppure il rispetto per il pubblico della sua archidiocesi ha spinto il cardinale a chiarire la sua posizione.

Tuttavia una voce si è levata, altisonante, aggressiva, in sultante, per difendere il pastore dalla legittima meraviglia del suo gregge. Non è stata propriamente ima voce, ma piut tosto un ululato.

L'ululato del lupo, preoccupato per il pastore e furioso contro le pecore.

È stata la voce del periodico comunista di Santiago, El Siglo, che in data 27 gennaio scorso ha pubblicato al riguardo una nota sulfurea contro la TFP.


2. LA PERFETTA LETIZIA

12 luglio 1970

Ho ricevuto dal signor Jeroboào Càndido Guerreiro la seguente lettera, coraggiosamente scritta e « firmata » a macchina:

« Leggendo le recenti notizie sulla manifestazione antiprogressista a Roma, e la sua triste conclusione, ho pensato a Leu

« Dunque, millecinquecento cattolici di diversi paesi sono sfilati a Roma per esprimere a Paolo VI il loro dispiacere a proposito della riforma che sta facendo nella Chiesa, Tra le altre cose, vogliono che il vescovo di Roma abbia oggigiorno 10 stesso potere assoluto dei suoi predecessori. « Giunti in piazza S. Pietro, rimangono lì in sommessa veglia di preghiera a chiedere che Dio illumini Papa Montini. Questi, dal canto suo, tiene sdegnosamente porte e finestre

serrate per tutto il tempo in cui rimangono lì queste peco relle... alle quali, tuttavia, egli non può imputare altro che 11 fatto di essere più papiste di lui. Il povero gregge della superfedeltà supercattolica e superpapista si disperde malin conicamente, senza aver udito dal Pastore Supremo, al quale vuol restare unito, una sola parola di affetto paterno. Anzi,

poco tempo dopo Paolo VI, in un*allocuzione, Vha umiliato, « Nei giorni precedenti era stato ricevuto con onori degni di un papa da Paolo VI, nella Cappella Sistina, un "eretico** {adotto qui la terminologia dei teologi cattolici) come il pa triarca armeno Vasken.

« Ora Paolo VI si appresta a ricevere, certamente per qualche "dialogo", seguito da concessioni, quel leader conte statore (per altro ben più simpatico della sua TFP) che è il cardinale Alfrink di Utrecht. Inoltre pochi giorni dopo aver sbattuto la porta in faccia ai suoi infelici superfedeli. Pao lo VI ha ricevuto con speciali riguardi i tre guerriglieri afro-


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lusitani. Per agosto è in programma la visita di Tito in Vati cano, dove sarà ricevuto con gli onori di un capo di Stato, e così via...

« Lei, dr. Plinio, non si accorge che le porte del Vaticano e il cuore del Papa sono aperti a tutti i venti e a tutte le voci,

eccetto che ai venti ideologici che spirano dal quadrante dove Lei si pone e alle voci che dicono cose simili a quelle che Lei dice?

« Francamente trovo fantastica la semplicità con cui Lei fa mostra, nei suoi articoli, di non vedere nulla di tutto que sto e si professa cattolico fervoroso e intransingente come se

oggi fosse papa non Montini ma Sarto ("san" Pio X), il truculento spaccaeretici di inizio secolo. « L'intento di questa lettera non è di mortificarLa, dr. Pli nio, ma dopo tutto la verità è la verità: la guardi in faccia. Non vi è al mondo nessuno che sia rifiutato dal papato mo dernizzato e dalla Nuova Chiesa più di Lei e di quelli del suo stampo.

« Osservi bene il contrasto. Durante l'ultimo sinodo epi scopale si sono riuniti in una chiesa protestante di Roma alcuni sacerdoti cattolici supercontestatori, che hanno porta to a Paolo VI un messaggio sulfureo. Per essi le porte del Vaticano si sono aperte. Sono giunti fino all'anticamera pa

pale. Hanno consegnato il loro messaggio. Paolo VI non li ha ricevuti in udienza, ma ha promesso molto affabilmente che avrebbe studiato le richieste dei contestatori.

« Che ne è stato del messaggio della TFP, che implorava provvedimenti da Paolo VI contro quella che Lei chiama "l'infiltrazione comunista nella Chiesa", benché firmata da un milione e seicentomila trecentosessantotto cattolici? Pao

lo VI non ha fatto seguire nessuna risposta! Chiedo: si può avere una prova più chiara di rifiuto? « Ora, benché Le siano sbattute le porte in faccia, Lei si presenta pubblicamente come un papista fanatico, fanatico come lo era quando, ancora giovane, si faceva notare nelle

file dei congregati mariani cantando l'inno "Viva il Papa, Dio protegga il Pastore della Santa Chiesa!". « Non si accorge, dr. Plinio, che è cambiato tutto e che ora è Lei ad essere alla berlina?

« Abbia il coraggio di spiegare al pubblico la sua odierna posizione contraddittoria... ».

Signor Jeroboào Càndido Guerreiro (Jeroboào è un no me da protestante: Le si adatta. Questo Jeroboào mi


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sembra poco candido e molto guerriero), comincio con il pe raltro facile coraggio di pubblicare la sua lettera integralmente.

Benché sia tentato di entrare nel merito indicando alcuni

errori di stile, di pensiero e di storia (presente e passata) del mio corrispondente, preferisco entrare nel cuore dell'argomento, nel poco spazio che il suo lungo testo mi lascia. E questo cuore consiste — trattandosi di un interlocutore di formazione protestante — nel mostrare come si dovrebbe comportare un cattolico, non precisamente nelle condizioni in cui mi trovo, ma nelle condizioni in cui immagina che io sia.

Il signor Jeroboào si sbaglia. Non mi pongo oggi da vanti alla Santa Sede con il mio entusiasmo dei tempi della

gioventù, ma con un entusiasmo ancora maggiore e molto maggiore. Infatti, nella misura in cui vivo, penso e mi faccio un'esperienza, capisco e amo di più il Papa e il papato. E questo accadrebbe negli stessi termini anche se mi trovas si — ripeto — esattamente nella situazione che il signor Càndido Guerreiro descrive.

Ricordo ancora le lezioni di catechismo in cui mi veni

vano spiegati il papato, la sua divina istituzione, i suoi po teri, la sua missione. Il mio cuore di ragazzino (avevo allora nove anni) si riempi di ammirazione, di rapimento, di entu siasmo: avevo trovato l'ideale a cui mi sarei dedicato tutta

la vita. Da allora a oggi, l'amore per questo ideale non ha fatto che crescere. E prego la Madonna che lo faccia aumen tare in me sempre più, &io al mio ultimo respiro. Desidero che l'ultimo atto del mio intelletto sia un atto di fede nel

papato; che il mio ultimo atto di amore, sia un atto di amo re per il papato. Così infatti morirei nella pace degli eletti, ben unito a Maria mia Madre, e per mezzo di Lei a Gesù, mio Dio, mio Re e mio buonissimo Redentore.

E questo amore per il papato non è in me un amore astratto. Include un amore speciale per la sacrosanta perso

na del Papa, sia quello di ieri che quello di oggi o quello di domani. Amore di venerazione, amore di ubbidienza.

Si, insisto: di ubbidienza. Desidero dare a ogni insegna mento di questo Papa come a quelli dei suoi predecessori e dei suoi successori, tutta quella misura di adesione che la dottrina della Chiesa mi prescrive, considerando come infal

libile quanto comanda di considerare infallibile e come fal libile quanto insegna che è fallibile. Desidero ubbidire agli ordini di questo o di qualsiasi altro Papa in tutta la misura in cui la Chiesa comanda che siano ubbiditi. Cioè non ante

ponendo mai a essi la mia volontà personale, né la forza di


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qualsiasi potere terreno, e rifiutando l'ubbidienza a im ordine del Papa soltanto, e assolutamente soltanto, nel caso che

comportasse im peccato. Infatti in questo caso estremo, co me insegnano — ripetendo l'apostolo san Paolo — tutti i moralisti cattolici, è necessario mettere al disopra di tutto la volontà di Dio.

Questo mi è stato insegnato nelle lezioni di catechismo, questo è quanto ho letto nei trattati che ho studiato; cosi penso, così sento, così sono. E di tutto cuore.

Come ho già detto, avrei qua e là alcune precisazioni e rettifiche da fare a proposito dei fatti che Lei narra. Imma gino tuttavia — per ipotesi — che siano così come Lei li descrive, e che le porte del Vaticano mi siano state sbattute o stiano per essermi sbattute in faccia. Io non cambierei in nulla il mio atteggiamento di fede, di entusiasmo e di ubbi dienza. E inoltre mi sentirei perfettamente felice.

Sa cosa ci insegna san Francesco sulla perfetta letizia? Per refrigerio e gaudio della sua anima lo trascrivo dai Fiotetti, anche se in sunto:

« Venendo una volta Santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angioli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il crucciava, [...] frate Leone con grande ammirazione il demandò e disse: "Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta le tizia". E Santo Francesco sì gli rispuose: "Quando noi giun geremo a Santa Maria degli Angioli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e '1 portinajo verrà adirato e dirà: — Chi siete voi? — e noi diremo: — Noi siamo due de' vostri frati — e colui dirà: — Voi non dite

vero; anzi siete due ribaldi che andate ingannando il mondo e

rubando le elemosine dei poveri, andate via — e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e colla fame, insino alla notte, allora, se noi tanta ingiuria e tanta crudeltate e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbazione e sanza mormorare di lui, [...] scrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi, pur costretti dalla fame e

dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pre gheremo per l'amore di Dio, con grande pianto, che ci apra e mettaci pure dentro e quegli più scandalizzato dirà: — Co

storo sono gaglioffi importuni, io gli pagherò bene como sono degni — e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto e

piglieracci per lo capuccio e gitteracci a terra e involgeracci


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nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone; se

noi queste cose sosterremo pazientemente con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le qu^ dobbiamo so stenere per suo amore; o frate Leone iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le grazie, e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sé mede

simo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, in giurie ed obbrobrj e disagi" [...] » (1).

(1)I fioretti di S. Francesco, Vita e Pensiero, Milano 1970, pp. 57-60.



3. I FALSARI

23 agosto 1970

« Penso che Lenin sia il più eminente uomo politico della nostra epoca; il suo ricordo appartiene non soltanto all'Unio ne Sovietica, ma al mondo intero. Sono convinto che è dovere

degli intellettuali cileni partecipare a tutte le iniziative desti nate a commemorare il centenario della nascita di Lenin ».

Secondo la quotata rivista di Madrid Fuerza Nueva, queste parole sono state pronunciate nel periodo preparatorio della campagna mondiale commemorativa del centenario di Lenin, dall'esponente democristiano cileno Maximo Pacheco, mini stro della Pubblica Istruzione del caro paese andino (1).

A mio modo di vedere illustrano perfettamente la pre tesa equidistanza che la Democrazia Cristiana si vanta di man tenere tra il capitalismo e il comunismo. Come è noto, Le

nin è stato, nel processo rivoluzionario russo, il corrispon dente di Robespierre, Danton e Marat nel processo rivoluzio nario francese. Ossia, un perfetto scellerato. La DC, sempre pronta a censurare freneticamente qualsiasi misura di forza

adottata in Occidente contro il comunismo, proclama tutta via, ai quattro venti, che Lenin è stato un grand'uomo in tutta l'estensione del termine. È imparzialità questa? Consideri il lettore che il ministero affidato a Maximo

Pacheco dal presidente democristiano Eduardo Frei è quello della Pubblica Istruzione. E non si sorprenderà venendo a sapere che nelle scuole pubbliche cilene si è svolto tutto un programma di commemorazioni del centenario di Lenin. E

così si renderà conto dell'immenso vantaggio che il comuni smo ricava quando è al potere la Democrazia Cristiana.

(1) Cfr. Fuerza Nueva, 11-5-1970.


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È logico che, vedendo in Lenin la figura di maggiore ri lievo del nostro secolo, la DC non esiti a usare di quando in

quando i metodi forti, così graditi al despota rosso. E non solo contro i grandi, di cui la DC si proclama nemica siste matica e irriducibile, ma anche contro i piccoli, quando

questi ultimi ostacolano, per poco che sia, i prograunmi « so ciali » del partito.

Così, El Diario Ilustrado, uno dei giornali di maggiore rilievo della stampa cilena, ha pubblicato ima piccola storia — ben documentata anche con fotografie — che ci lascia

chiaramente cogliere di che natura è il dispotismo demo cristiano (2).

Nella provincia di Santiago, nella zona detta El Paico, vi era una proprietà agricola in cui tutti, padroni e dipen denti, erano felici. Nessuno in quel luogo voleva saperne della riforma agraria. Nonostante ciò, la CORA (organismo cui compete, secondo la legge della riforma agraria, l'effet tuazione della divisione socialista e confiscatoria delle terre)

intervenne anche lì, per obbligtire tutti a essere felici, non della felicità che possedevano e amavano, ma della felicità che la Democrazia Cristiana voleva loro imporre. Perciò le terre furono divise. Scontenti, i proprietari se ne andarono;

e anche i lavoratori agricoli. Fuggirono tutti dalla « felicità » socialista. La CORA, leninianamente, non batté ciglio. Chia

mò gente da altre parti, a tentare l'avventura della « felici tà » che gli abitanti naturali della zona avevano prudente mente rifiutato; e, come vedremo, la gente che veniva era, come la CORA e la DC, biliosa e turbolenta.

Tutto questo si dimostrò con un episodio tipico del riformismo agrario. Inserita nella proprietà detta La Red, vi era come un'isoletta appartenente a terzi, e che la divi sione coatta non aveva toccato. Era la dimora di una fami

glia di onesti ed esemplari lavoratori rurali che servivano i padroni di La Red da più di trent'anni e avevano avuto, come ricompensa, il dono dell'immobile, ossia della casa e di una certa estensione di terra circostante. Modello, come si

vede, di perfetti rapporti tra padroni e dipendenti. Nessuno si meraviglierà venendo a sapere che, non toc cata dalla confisca, la famiglia così beneficata — il suo nome

è Castillo Guajardo — volle rimanere sotto il tetto che legit timamente aveva ricevuto.

(2) Cfr. El Diario Ilustrado, 11-8-1970.


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Questa vicinanza non era però gradita agli ultimi arri vati. E ancora meno alla CORA. Perché i Castillo Guajardo

si mostravano contrari al riformismo agrario democristiano instaurato nella loro patria. I partigiani della CORA diedero allora inizio, contro l'infelice famiglia, a una guerra di nervi. Cominciarono con la minaccia di espellerla a viva

forza. Poi, la persecuzione cambiò aspetto: fu tagliata l'ener

gia elettrica della modesta abitazione. E fu rifiutato qual siasi lavoro nelle terre della CORA ai Castillo Guajardo. In fine la casa fu circondata con filo spinato, in modo da ri

durre la famiglia alla esclusiva occupazione della sua di mora e da impedirle di usare quel piccolo pezzo di terreno (nemmeno un ettaro), che coltivava e in cui allevava api. Questa misura fu ordinata espressamente dalla CORA stessa. Qual'era la colpa di questa famiglia modesta, pacifica e operosa? Non si trattava di una colpa sola. Erano due: 1) Rimanere ferma nella sua proprietà mentre il poten

tissimo organismo incaricato di fare la riforma agraria non voleva, sul posto, autentici proprietari, ma semplici usuari, come vi sono nei kolkhoz della Russia sovietica;

2) Pensare e dire che della felicità dei braccianti e dei

piccoli proprietari aveva una concezione diversa da quella della DC.

Il racconto del Diario Ilustrado non dice, purtroppo, co me è finito il caso. Ma quanto è stato fino a questo pimto nar rato è una significativa dimostrazione di come sono l'ideolo gia, il temperamento e lo stile della DC. E non fa meraviglia che l'esponente democristiano istal lato al ministero della Pubblica Istruzione sia un così calo roso ammiratore di Lenin.

DC e gruppi del Terzo Mondo sono una cosa sola. Anche 3 preti del Terzo Mondo pretendono di essere equidistanti dai due grandi blocchi, quello socialista e quello capitalista. Ma in reedtà lavorano ostinatamente per l'eliminazione della proprietà privata in tutta l'America Latina. Così mons. Helder Càmara, parlando recentemente alla stainpa al momento della sua partenza per gli Stati Uniti, si è dichiarato contra rio alla proprietà privata. In Argentina, i preti del Terzo Mondo stanno sconvolgendo il paese con le loro dichiara zioni comunistoidi. E in Peim i preti del Terzo Mondo hanno appena resa pubblica una dichiarazione, in cui tra l'altro si mostrano favorevoli alla instaurazione del collettivismo.


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Come possono queste dottrine, così radicalmente con trarie a quella della Chiesa, prosperare con l'etichetta cri stiana? Di chi è la colpa? Il fenomeno è troppo complesso, perché si possa rispon

dere a questa domanda con poche frasi. Ma cade opportuna a questo punto citare una osservazione del grande de Maistre:

« [...] le opinioni errate assomigliano alla moneta falsa che, coniata alVinizio da grandi colpevoli, in seguito è spesa da uomini onesti che perpetuano il delitto senza esserne consapevoli » (3). Questa onestà equivoca e di dubbia qualità è tipica di

quelli che molto incisivamente e soprattutto molto adegua tamente vengono chiamati utili idioti.

(3) Joseph de Maistre, Soirées de St. Petersbourg, La Colombe, Parigi 1960, p. 33 (trad. it.. Le serate di Pietroburgo, Rusconi, Milano 1971, p. 21).


4. TUTTA LA VERITÀ SULLE ELEZIONI CILENE

13 settembre 1970

La profonda impressione causata nell'opinione pubblica del Brasile e di tutta l'America del Sud dal risultato delle

recenti elezioni presidenziali cilene, rende indispensabile una analisi serena e obiettiva di ciò che è appena accaduto nel paese amico.

Attendono questa analisi dalla TFP gli inmimerevoli bra siliani che sono soliti ricevere da essa — nei momenti di

incertezza e di dolore — la parola che illumina, che stimola 'O suggerisce una soluzione. Espongo qui dunque il pensiero della nostra invitta asso ciazione.

Il primo punto da trattare è la portata delle elezioni cilene come indizio degli orientamenti ideologici della opi nione pubblica in tale paese, così come in tutta l'America del Sud.

Infatti guadagna terreno tra noi l'impressione che il co munismo abbia registrato in Cile una grande avanzata, che indicherebbe ima profonda trasformazione nell'atteggizimento, finora anticomunista, delle masse latino-americane. In

altre parole, la vittoria del comimismo in Cile farebbe pre sagire una sua analoga vittoria nel nostro paese e nelle altre nazioni sorelle.

Questa conclusione è tale da scoraggiare qualsiasi azione anticomunista. E di ciò si giova solo il comunismo. Infatti — come insegna Clausewitz — per vincere un avversario non occorre necessariamente schiacciarlo: basta talora togliergli la volontà di combattere.

Quindi la cosa più urgente, per illuminare l'opinione

pubblica brasiliana, consiste nello spiegare che il risultato delle elezioni cilene non rivela un progresso, ma anzi un

regresso del marxismo nella nazione amica. Per quanto que-


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sta affermazione possa sorprendere a prima vista, essa si basa su fatti e su cifre incontestabili. Queste ultime le ab

biamo raccolte dalla fonte più genuinamente « allendista cioè dal quotidiano comunista cileno El Siglo (1): a) Nel 1964 concorsero £illa lotta per la suprema magi stratura due candidati, Eduardo Frei e Salvador Allende. Il primo ottenne 1.409.012 voti, che costituivano il 55,7% del

l'elettorato; il secondo ottenne 977.902 voti, pari al 38,7% dell'elettorato.

I voti dati a Frei provenivano dalla coalizione della DC

con due altri partiti, quello conservatore e quello liberale. Allende — e questo fatto è di capitale importanza — era appoggiato solo dai comunisti, ossia dal Partito Socialista (marxista), dal Partito Comunista e da alcuni gruppetti di comunisti dissidenti. Così, tutto l'elettorato di Allende era

comunista, e tutto l'elettorato comunista era per Allende. b) Nelle elezioni del 1970, al contrario, Allende si è presentato come candidato di una coalizione. Ossia, oltre ai

voti comunisti sopra citati, Allende ha ricevuto l'appoggio del Partito Radicale e di una frazione dissidente della DC(MAPU). Dunque ci si poteva aspettare che l'elettorato di Allende sa

rebbe aumentato e adesso sarebbe stato chiaramente mag gioritario. Ora, è accaduto esattamente il contrario. Ossia, nelle

ultime elezioni il candidato socialista ha avuto appena il 36,3% dei voti (contro il 38,7% delle elezioni precedenti). Da ciò si deduce che l'elettorato marxista è calato, per ché adesso — sebbene unito ad altre forze — ha ottenuto-

una percentuale di voti minore che nel 1964. Però, si potrà obiettare, se è vero che la percentuale dell'elettorato marxista è calata, si può almeno dire che il numero dei marxisti è cresciuto all'interno di altre correnti

politiche, perché, in caso contrario, esse non avrebberoappoggiato Allende.

Purtroppo, noi brasiliani abbiamo buone ragioni per sapere che ciò non corrisponde a verità. Vi sono da noi sciami di preti agitatori, politici con la « p » minuscola, intel lettuali e intellettualoidi avidi di pubblicità, che non si sa ziano di ripetere che i non comunisti, pur conservandosi scru polosamente alieni dal marxismo, devono formare un fronte unico con i seguaci di quest'ultimo, per abbattere la cosid detta oligarchia attualmente dominante. Sono 20 o 30 anni che questo viene detto e ripetuto in Brasile. Ora, come osservava Napoleone, la ripetizione è la figura retorica più (1) Cfr. El Siglo, 5-9-1970.


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eiBBicace. A forza di predicare la coesistenza pacifica, la mano tesa », la collaborazione con il marxismo, i cripto comunisti hanno trascinato a votare per i candidati comu nisti, in più di un paese, contingenti maggiori o minori di utili idioti, che non sono comunisti.

« C'è una cosa peggiore del comunismo: è Vanticomuni smo », ha detto Frei. La sua lezione ha fruttificato. Dalle stes

se schiere della DC, alla quale Frei appartiene, ima conside

revole forza elettor^e si è staccata per andare verso Allende. Chi semina vento, raccoglie tempesta...

Una circostanza speciale rafforza l'argomento a favore della tesi che una buona parte dei voti data ad Allende nelle ultime elezioni non era costituita da comunisti. Nel 1964 l'infiltrazione comunista nel clero cileno era

assai minore. Tutto il clero lavorò allora per Frei, contro Allende.

Nel 1970 questa infiltrazione ha acquistato proporzioni allarmanti. Aggravando ancor più la situazione, lo stesso cardinale Silva Henrìquez, arcivescovo di Santiago, ha dichia rato alla stampa che era del tutto lecito a un cattolico —

che per definizione non può essere comunista — vot£ire a favore di candidati marxisti (2). Supponendo trattarsi di un errore di stampa, la TFP

cilena scrisse al porporato, chiedendogli un chiarimento o una rettifica. La risposta è stata il silenzio.

Chi conosce la stoffa dei nostri preti rossi, può ben im-

magin^e quanti voti di utili idioti i preti rossi cileni — soste nuti e incoraggiati da un fatto tanto propizio ai loro intenti — avranno incanalato verso Allende.

Di conseguenza il numero dei marxisti in Cile non è cre

sciuto. È cresciuto piuttosto il numero degli utili idioti che si lasciano illudere dal sogno di approfittare dell'appoggio marxista per la realizzazione di alcune riforme... senza giun gere al marxismo.

Dopo tutto ciò, conviene passare a un'altra conside razione.

Il Brasile ha potuto vedere nell'esempio cileno l'enorme pericolosità dei gruppi di pressione della cosiddetta « terza forza », contro la cui azione la TFP non cessa di mettere in

guardia l'opinione pubblica, con campagne già entrate nella storia. Tra queste campagne merita in questo momento di (2) Cfr. tJltima Hora, 24-12-1969; Clarin, 24-12-1969.


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essere ricordata in modo particolare la diffusione, in tutto il nostro immenso territorio, del libro Frei, il Kerensky cileno

scritto da uno dei dirigenti della nostra associazione, Fabio Vidigal Xavier da Silveira. Quest'opera ha avuto edizioni in Argentina e in Vene zuela, ottenendo una enorme ripercussione nella stampa di tutta l'America Latina. Scritta con notevole lucidità di dot

trina e di analisi, ha dimostrato, tre anni fa, che il risultato dell'azione di Frei sarebbe stata la vittoria della minoranza comunista.

Nel nostro paese, ai gruppuscoli criptocomunisti e ai

« rospi » non piacque (3). Eccone i risultati...

Una parola senza alcuna amarezza, ma piena di dolore. Nel 1968 120 mila cileni si unirono a 1.600.358 brasiliani,

280 mila argentini e 40 mila uruguaiani per chiedere a Pao lo VI provvedimenti contro l'infiltrazione comunista negli ambienti cattolici.

Il silenzio più freddo e completo ha fatto seguito alla

supplica che pure era filiale, rispettosa, sottomessa, ango sciata, ardente.

Niente è stato fatto in Cile (per parlare solo di questo

paese), per fermare la marea. La storia ricorderà che questa omissione ha avuto ima

tragica importanza nel dramma che sta per cominciare.

O meglio, nel dramma che è già iniziato. Mentre, che si sappia, almeno fino a oggi, la voce di nes

sun giornale cattolico ufficiale o ufficioso si è levata per de plorare lo scandalo dell'appoggio dato da cattolici al comu nismo in Cile, i giornali comunisti di tutto il mondo celebrano (3) Con un uso simile a quello che fa indicare come «falchi» i

sostenitori della maniera forte e come «colombe» i parti^ani della pace a ogni costo e della resa, l'Autore — e con lui i giovani militanti della TFP — chiama « rospi » un certo tipo di borghesi non comunisti, danarosi e con una buona posizione sociale, che si presentano come

progressisti o democristiani e sono entusiasti della « apertura a sini stra ». I « rospi » sognano un mondo nel quale viga la democrazia poli tica liberale insieme a un ferreo dirigismo e interventismo statale in

campo economico-sociale, e auspicano o^i genere di concessioni al comimismo. Si agitano ed emettono suoni sgraziati solo quando qual cuno ricorda loro i doveri di stato o di categoria, disturbandoli nel

pantano nel quale sono beatamente immersi (N.d.E.).


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la vittoria di Allende come un trionfo dei marxismo. E Fide!

Castro, tessendo le lodi di Allende, cerca di dissipare l'im pressione di sconfitta causata dal suo discorso sul fallimen to della raccolta di canna da zucchero a Cuba.

Da parte sua, Allende, che alcuni ottimisti incorreggi bili presentano come un moderato, ha già cominciato la mar cia verso l'illegalità e dunque verso la violenza. La volontà popolare si esprime solo con maggioranze evi denti poiché, come è ovvio, le piccole differenze elettorali possono avere cause tanto irrilevanti e diverse da essere

inadeguate a manifestare le aspirazioni autentiche e profon de di im paese. Ciò considerato, la Costituzione cilena dispo ne saggiamente che, in casi come quello attuale, spetti al parlamento scegliere liberamente il presidente della Repub blica, tra i candidati più votati. Ora il direttivo di Unidad Popular — unione elettorale per sostenere Allende — facendo un colpo di Stato bianco,

ha proprio in questi giorni contestato al parlamento questa attribuzione legale, dichiarando puramente e semplicemente che la vittoria del suo candidato è irreversibile. Ciò vuol

dire che ricorrerà al colpo di Stato rosso, se il parlamento non si piegherà al colpo di Stato bianco. Allende ha avuto il 36,3% dell'elettorato. Alessandri il

34,9%. La differenza è irrisoriamente piccola. Qualsiasi questioncella tra propagandisti elettorali, qualsiasi episodio non ideologico di paese o di quartiere può averla occasionata. Basandosi invece su questa infima minoranza, su questa vit toria da operetta, Allende ha già incominciato — in nome della democrazia — la demolizione del parlamento. Così egli ha annunciato il proposito di sciogliere il Senato e la Camera dei deputati e di istituire ima « Assemblea del Popolo » che dovrebbe essere eletta da un Cile schiacciato dal tallone dello stivale comunista.

Intanto ha già chiesto l'istituzione di giudici elettivi. Ossia, la istituzione della barbarie. Infatti, in una nazione in

cui i giudici sono nominati senza prova di competenza no toria, e lavorano senza le garanzie della inamovibilità vitali zia e della irriducibilità delle retribuzioni, in tale nazione non domina il diritto o la legge ma la barbarie. In parlamento i voti dei deputati della DC decideranno se il presidente sarà Allende o Alessandri. Ossia, se il Cile sarà sommerso o no dalla barbarie comunista.

Porterà la DC la triste coerenza della sua posizione di « terza forza » fino all'estremo di scegliere la bsirbarie? A questo riguardo esiste una profonda ansietà, non solo in Cile e in America, ma nel mondo. Tutti si domandano fin


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dove arriverà la DC in questa faccenda. E quel che possono ancora temere da essa le altre nazioni, in cui vi sono delle forti democrazie cristiane.

Ora volgiamo di nuovo il nostro sguardo verso Roma. Esiste ima sola voce al mondo che può impedire questo male. È la voce augusta di Paolo VI. Rimarrà anche adesso silenzioso, omettendo ima dichia

razione ufficiale, chiara, previdente, forte, patema, che anche sull'orlo dell'abisso può ancora salvare tutto?

Con tutta l'anima imploriamo dalla Provvidenza questa parola salvatrice...

Si può prevedere che alcune affermazioni contenute in queste righe dispiacciano e causino perfino proteste in alcuni circoli, specialmente in quelli del cosiddetto progressismo cristiano. A questi ricordiamo semplicemente che i fatti che denunciamo sono incontestati e incontestabili.

Ci resta solo da chiedere alla Madonna del Carmine, pa trona del Cile, che si muova a compassione di questa nazio ne, nostra cara sorella; e apra gli occhi dei brasiliani sulla tremenda pericolosità delle correnti che si etichettano come non comuniste, ma tendono la mano al comunismo.


5. I « ROSPI », L'EPOPEA E L'OPERETTA

20 settembre 1970

La simpatia di un larghissimo settore del pubblico bra siliano per la TFP è stata ancora una volta confermata, ed elo quentemente, nel corso dell'attuale campagna che i nostri

giovani e ammirevoli propagandisti stanno svolgendo nelle principali città del paese.

L'eloquenza, in questo caso, è quella dei numeri. In otto giorni sono state vendute 4.319 copie del vittorioso volume di Fabio Vidigal Xavier da Silveira. Nello stesso periodo sono state distribuite 325 mila copie dell'articolo che ho pubbli cato stdla Fó/Zza de S, Paulo, intitolato Tutta la verità sulle elezioni cUene, e che la TFP ha fatto suo come manifesto

dell'associazione e stampato a parte. Non si pensi che questi dati derivino da una accettazione automatica e priva di senso. Nelle strade la discussione è

animata. Infatti i « rospi » ricchi, e i comunisti, non hanno gradito. La reazione meglio organizzata è stata quella dei « rospi ». Con una spaventosa uniformità di atteggiamenti, che fa pensare a una parola d'ordine, questi borghesi di buona posizione sociale passano attraverso i soci e 1 militanti della TFP senza vedere né sentire. Con gli occhi fissi su un

lontano orizzonte, il viso un po' corrucciato, il passo rapido, non rispondono neppure con un cenno all'offerta gentile del best-seller del mio amico Fabio. E non aprono la mano per accettare il mio articolo.

L'irritazione dei « rospi » si spiega. Per loro, la proprietà privata è soltanto uno stato di fatto, una realtà da sfruttare, di cui si approfitta come di un frutto o di un sigaro. E per la TFP essa è un ideale, un principio morale, un comandamento

della legge di Dio, una condizione essenziale per l'ordina mento cristiano delle cose. E i gaudenti — gaudenti del pre stigio, del potere o di altri diletti, poco importa — non si


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sono mai trovati a loro agio con coloro che agiscono per una pura idealità.

Vedo un grande numero di « rospi » sobbalzare dalla col lera. Allora io, che lavoro dalla mattina alla sera per lo svi

luppo del paese, sono un semplice gaudente? Adagio, rispon do subito al mio contraddittore, non nego che il suo lavoro

ridondi a vantaggio del paese. La TFP lotta, per buona parte,

proprio perché Lei abbia la libertà di svolgerlo, perché la sua azienda non si trasformi in un indolente e ammuffito ufficio statale.

Tuttavia, non cessa di essere vero, mio caro « rospo », che il suo lavoro benefica, nello stesso tempo il nostro paese...

e il suo portafoglio. Per questo non la condanno. Perché sa rebbe stupido vedere nel guadagno individuale misurato e le

gittimo un danno per il bene comune. Ma confronti la sua posizione legittima e vantaggiosa con l'entusiasmo di questi giovani dalle tasche vuote che lottano per la proprietà... e restano con le tasche vuote. Non è forse vero che

l'azione che compiono è una gesta, un'epopea?

Questi giovani, che vivono soltanto per l'ideale, sono stati colpiti dalla parola di Nostro Signore Gesù Cristo: « Non di solo pane vivrà Vuomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio » (1).

Poiché il giovane collaboratore della TFP pensa a questo modo, che ragione c'è per disprezzarlo tanto? Mentre i « rospi » si comportano cosi, i comunistoidi da strada e i giovani fanatizzati dal clero progressista, con mille domandine, obiezioncelle e puntatine ironiche tentano di interrompere il nostro lavoro. Qualcuno aggredisce anche con la violenza. Così un tale — sarebbe meglio dire un as sassino in erba — a Porto Alegre, ha tirato contro i nostri

un cubetto di porfido. Naturalmente, questo « coraggioso » è rimasto codardamente anonimo.

L'opposizione ci viene dunque dai due estremi. Smorfie, sarcasmi, manovrette, sassate. E argomenti?

Da parte dei « rospi », che io sappia, uno soltanto. Quan do, passando, non riuscivano a non vedere e a non sentire i nostri militanti, i « rospi » rispondevano invariabilmente con una obiezione di una mirabile intelligenza: « Il problema ri

guarda il Cile; non interessa il Brasile ». Come se xm incendio (1) ML 4,4.


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nella casa del vicino, o una epidemia nel quartiere, non fos sero per me un problema domestico! I sinistrorsi hanno avanzato un altro argomento: la DC

cilena si è presentata con un programma simile a quello di Allende. Quindi i suoi elettori sono marxisti quanto quelli

del partito di Allende. E siccome i voti sommati dei democri stiani e dei socialisti formano la maggioranza, i cileni nella loro maggioranza sono marxisti. Il che è esattamente il con trario di qu2into ho affermato.

La risposta è semplice. Programmi simili non sono la stessa cosa di programmi identici. E chi ha qualcosa di simile al marxismo, non per questo può essere tacciato, puramente e semplicemente, di essere un marxista.

Bisogna aggiungere che il programma di un partito ha una scarsa forza determinante nelle elezioni sudamericane.

Qual'è, per esempio, in Brasile la percentuale degli elettori che conosce in modo serio il programma dell'ARENA o del MDB,e ne tiene conto quando va a votare?

Soprattutto per quanto riguarda i voti democristiani, questa asserzione è verissima. La maggioranza degli elettori che i preti progressisti indirizzano a votare per candidati di sinistra, non è formata da ragazzini e ragazzine a passeggio, ma da brava gente di sacrestia, che crede ciecamente a quello che dice il prete, e rifiuta come infame calunnia l'asserzio ne che vi sono dei preti comunisti... Tutto ciò, che è evidente, annulla l'affermazione secon

do cui gli elettori democristiani di Tomic e di Allende sono tutti marxisti o simpatizzanti per il marxismo.

Comunque sia, tutti questi fatti provano che l'opposi zione nelle strade è stata attiva. E che l'accettazione del vo

lume e dell'articolo-manifesto della TFP ha il significato di una aspettativa piena di simpatia e di autentico interesse a conoscere la parola della TFP.

Oltre che da noi, contemporaneamente la campagna si va estendendo vittoriosamente in quasi tutta l'America Latina. In Cile, la DC — ago della bilancia nella ratifica della elezione da parte del parlamento — ha dichiarato che vuole aprire negoziati con Allende, e non con Alessandri. Il che non è un negoziato, ma una capitolazione. Perché chi, ancor prima di vedere se le sue condizioni saranno accettate dal marxista,

dichiara che voterà per lui, non tratta: si arrende.

Ma, dirà qualcuno, Allende non ha vinto? Abbiamo già analizzato la inconsistenza di questa vittoria. Spaventa che, anche dopo che i fatti sono stati chiariti dal


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manifesto della TFP, certi giornalisti continuino a parlare del <'trionfo» di Allende. Un «trionfo» dell'i% è un trionfo?

Infatti, a cosa si riduce questo 1% se prendiamo in con siderazione la notizia recente secondo cui vi sono state più di 500 mila tra astensioni e schede bianche?

Dato significativo, rivelato anch'esso da informazioni di questa settimana: nei distretti elettorali in cui è stata attuata la riforma agraria di Frei, Allende è stato sconfitto. Ossia, il popolo ha provato e non ha gradito.

Altro dato curioso: Allende ha dato alla manifestazione

celebrativa della sua vittoria, non il carattere di un comizio,

ma quello di una fiera di divertimenti, con baracconi, balli re gionali, ecc. Espressione sintomatica del suo timore che un comizio strett2imente partitico e ideologico avrebbe attirato molto meno gente. Il che rivela la poca consistenza ideologica del suo elettorato.

E per oggi ci fermiamo qui, in attesa della parte, o della partaccia, che farà la DC al momento della scelta, in parla mento, tra il candidato che ha « trionfato » con 11% e quello che è stato « sconfitto » con questo margine da operetta.


6. MURAGLIA CINESE

27 settembre 1970

Ancora una lettera:

«Dr. Plinio, poiché circa un mese fa Lei ha concesso

tanto spazio del suo articolo sulla Fòlha alle riflessioni e alle obiezioni di un lettore forse anonimo, il signor Jeroboào Càndido Guerreiro, La prego di non essere meno generoso con questa mia lettera. « Sono un anonimo?

« Dipende. Lo sono perché non firmerò la mia lettera^ Per il grande pubblico sarei un anonimo anche se la firmassi,

perché ho dedicato tutte le mie energie al settore della pro

duzione, in cui ho ottenuto risultati sostanziosi per il paese... e per me (perché non riconoscerlo, dal momento che, come Lei ha fatto notare nel suo ultimo articolo, si tratta di un guadagno onesto?). E in questo grande lavoro, non ho avuto né occasione, né profitto a diffondere il mio nome tra il pub blico, di cui sono uno sconosciuto servitore. Sarò un anonimo per Lei? In un certo senso no, perché se firmassi questa lettera, vedrebbe che siamo vecchie conoscenze. Ma prefe risco non farmi riconoscere. « La ragione di ciò è semplice. Conosco la sua gentilezza,

un misto sui generis di affabilità moderna e di cerimonio sità Ancien Régime. Lei avrebbe senza dubbio la gentilezza

di pubblicare la lettera con il mio nome. E io uscirei in pub blico, per la prima volta, come contraddittore. Suo contrad dittore! Questo, per molti dei suoi lettori, suona quasi come

protestante. E così non mi piace. « Veniamo al fatto, dr. Plinio. Lei non pensa che la TFP

stia facendo una eccessiva gazzarra a proposito di Frei e della Democrazia Cristiana cilena?

« Va da sé che, poiché la sua organizzazione ha ottenuto un bel trionfo (come vede non sono un "rospo"...) con il


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vittorioso volume di Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno, la TFP abbia voluto celebrare il fatto con una campagna nelle strade. Va da sé, ancora, che Lei abbia scelto, come pretesto per questa celebrazione, una campagna di chiarimento e di protesta per quanto accade in Cile. Tra parentesi. Le faccio i miei complimenti per il suo magnifico articolo-manifesto, chiaro, attraente, inconfutabile (come ve de, non sono democristiano...). Va da sé, infine, che la TFP ne abbia approfittato per ripubblicare il libro del dr. Fabio. Ma, insomma, non sta durando troppo tutta questa gaz zarra?

« Il pericolo derivante dalla elezione di Allende si circo scrive al Cile, dal quale ci separano le Ande e il Rio della Piata. Da noi serve soltanto per suscitare entusiasmi, rancori

e discussioni senza fine. E non c'è nulla di meno opportuno. « A mio modo di vedere, il Brasile ha invece bisogno di seppellire tutte le dispute ideologiche e di stimolare il lavoro. Rivolgendo tutte le attenzioni e tutte le energie alla produ zione, questa aumenta. Così avanzano le frontiere dell'ab bondanza e sono abbattute quella della miseria. L'uomo ben nutrito, con una buona istruzione e con la salute ben curata,

non è, non può essere un rivoltoso. Allora scompariranno le agitazioni e la contestazione, come una miccia che si spegne per mancanza di ossigeno. E tutto si risolverà da sé! Il Bra sile attraverserà incolume la crisi universale e, all'alba della Nuova Era, sarà una delle maggiori potenze del secolo XXI.

« Se le cose stanno così, non sarebbe meglio farla finita con la sua campagna? « Non Le spiaccia, dr. Plinio, se porto avanti la mia do

manda. Non sarebbe meglio indirizzare alla produzione eco nomica il tempo e la capacità che gli uomini della TFP per dono in un'azione ideologica? «Se tutto può essere risolto con l'economia, mi sembra

senza portata pratica fare un'azione ideologica. È, come, di fronte a un incedio, fare della poesia sul carattere doloroso

della tragedia, invece di afferrare delle pompe e liquidare il sinistro.

« Lasci che il Cile risolva i problemi del Cile. E i brasi liani si curino di far più ricco il Brasile. « Conosco molta gente che la pensa così. « Lei no? No? Neppure dopo questi argomenti? ». Mio caro semianonimo: se e quando mi scriverà di nuo vo, risparmi il suo tempo, e il mio, dissertando meno sul suo

anonimato. Non ho voluto togliere nulla alla sua lettera, per non darle l'impressione di aver voluto nascondere ai lettori le sue doti letterarie. Ma poiché, con un semianonimo, è


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sufficiente essere semicerimonioso, fatta la gentilezza di pub blicare il suo testo integralmente, le dico, assolutamente senza cerimonie, che tutta la sua introduzione interessa

poco. Sarebbe potuto venire subito al fatto. E quanto da parte mia farò.

.

Mi impressiona, in Lei e in quelli che la pensano come Lei l'anacronismo. Lorsignori pensano e parlano come se fossimo nell'età della muraglia cinese. Lorsignori pensano di recintare il nostro amato Brasile con ima enorme mura

glia di abbondanza, e cosi preservarlo dai cicloni e dai ter remoti che scuotono, da un capo ali altro, il nostro pianet^ Una muraglia cinese fatta di dollari... Come è spiccio, no. Come è semplice, no?

.

Si, molto semplice. Anzi assolutamente semplicistico. Nell'epoca della televisione, della radio, dell'aereo, ecc... pen sare di recintare con ima muraglia — sia pure di dollari —

qualche parte della terra! Ma, mio caro anonimo: tutto questo non è perfettamente ingenuo? Non nego che la povertà favorisca la sovversione, e che,

pertanto, lo sviluppo crei condizioni — d'altronde valide — per la profilassi dell'ordine. Però da questo a dire che lo sviluppo basta, da solo, a evitare la contestazione, le agitezioni, il caos in cui affondano le società contemporanee, che illusione!

.

Infatti, basta che Lei getti uno sguardo sugli Stati Uniti,

per perdere qualsiasi illusione a questo riguardo. La terra del dollaro non è scossa, disorientata, scombussolata e vacil lante, a causa delle pressioni, delle agitazioni e delle vam pate che sorgono dal suo stesso suolo? Lei dirà che vi sono dei poveri, e che sono loro che

protestano. Sia concreto. Lei pensa, per esempio che gli hippies siano, in generale, figli di famiglie povere? Non

sono, piuttosto, figli di famiglie benestanti? E allora? Comunque sia, se tutti i dollari degli USA non bastano

per difenderli dalla sovversione, e se la salvezza sta soltanto nei dollari, vuol dire che la muraglia di dollari con cui Lei vuole recintare il Brasile deve rappresentare ima ricchezza due, tre o più volte superiore a quella americana. Le chiedo, quanto tempo impiegheranno, Lei e quelli come Lei, per produrre tutto questo? E lorsignori sperano che fino ad allora le ideologie malsane continueranno a rnan-

tenersi in un sonno letargico, in attesa che lorsignori abbiano

portata a termine la loro muraglia cinese, per attaccarla solo

dopo?

Ancora una parola, infine, sull'ideologia. Lei, che vuol mettere da parte tutto lo sforzo ideologico per combattere


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la sovversione, sa di essere im sovversivo? Sì, se non un comunista, almeno im comunistoide?

Perché Io è. Porre l'economia al centro e alla base di

tutto, far dipendere tutti gU avvenimenti della storia soltanto da cause economiche, credere che l'uomo sia mosso esclusi

vamente dalla fame o dall'abbondanza: tutto questo è mate rialismo, e del più puro; è il midollo del comunismo.

Lei, persona benestante, senza fame e senza idee, è stato

conta^ato dal male cui riteneva di porre rimedio. Mio caro, produca, lavori, io l'applaudo di cuore. Ma non

immagini che l'umanità dipenda dal suo denaro, e che la missione della dottrina, dell'intelligenza e dell'ideale sia morta in questo mondo.

Non è vero. E sarebbe triste e troppo brutto se fosse così.

Mi scuso per lo sdegno della risposta, ma, di fatto, se la sua operosità è assai degna di plauso, la sua muraglia cinese irrita.

Perciò, nel mezzo della lotta, almeno questo ci potrebbe essere risparmiato: il compito facile, prolisso e sgradevole di provare che le muraglie cinesi e i dollari non risolvono più nulla con i tempi che corrono.


7. TRA LUPI E AGNELLI, UN NUOVO STILE DI RAPPORTI

1

novembre 1970

Quanto più i fatti avanzano, t2into più sconcertano un settore della opinione pubblica cattolica, che, credo, sia ampiamente maggioritario. Questo sconcerto, è necessario dirlo, non deriva soltanto dall'azione o dalle omissioni di tante autorità piccole, medie

e grandi della sacra Gerarchia; ma viene da ancora più in alto.

Vorrei che qualcuno mi convincesse che sono falsi i fatti, chiari, a mio modo di vedere, di una chiarezza meri diana, su cui mi baso per fare questa affermazione!

Mi riferisco in modo particolare a quanto sta accaden do in Cile, sotto gli occhi del mondo intero. La tragedia è giunta al suo termine ultimo. Ormai è stato legalmente deci so che il paese sarà governato da im presidente marxista, che inizierà subito la marcia verso l'instaurazione del comunismo.

È quanto riferiscono tutti i giornali. La maggior parte — almeno di quelli che ho letto — usa, per indicare questo itinerario, un eufemismo perfettamente ambiguo; parla di a via al socialismo », invece che di « via al comunismo ». Questo, evidentemente, favorisce Allende, perché può far credere ai lettori meno informati che il nuovo presidente non condurrà il Cile proprio al comimismo, ma a una forma blanda di socialismo.

In realtà questa insinueizione è priva di consistenza. Per ammettere che il candidato eletto non porterà il suo

paese al socialismo dovremmo supporre che il Cile non è ancora sotto regime socialista. Infatti nessuno può con durre ima nazione nella situazione in cui già si trova. Ora,

come è più che noto — e il brillante studio del mio amico


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Fabio Vidigal Xavier da Silveira Frei, il Kerensky cileno lo ha dimostrato in modo inconfutabile —,il Cile è stato portato a im regime socialista già dal presidente Frei. L'affermazione secondo cui AUende darà inizio alla marcia del suo paese ver so il socialismo può avere perciò solo im senso, e cioè che lo awierà non verso il socialismo color rosa della DC, ma

verso il socialismo rubicondamente marxista del partito a cui appartiene il compagno AUende. Ossia verso il comu nismo. Dunque il Cile comincerà la sua marcia irreversibile

direttamente verso quest'ultimo, come d'altronde è impli cito neUe promesse fatte da AUende agU elettori. Tutto que sto verrà fatto in tappe lunghe? In tappe brevi? Dal punto di vista essenziale, poco importa. È importante sapere che qualcuno è entrato in un'agonia senza rimedio. È assai meno importante sapere se questa sarà lunga o breve, dal momento che porta irresistibilmente fino alla morte. Tutto quanto sono venuto dicendo si deduce da fatti resi pubblici dai giornali. Chi ne dubitasse, non avrebbe altro da fare che rileggerli attentamente. Lo negherà soltanto

qualche democristiano fanatico, qualche comun-progressista a oltranza, e nessun altro.

Non voglio mettere in nessuna di queste categorie la Gerarchia ecclesiastica cilena, e ancor meno Sua Santità

Paolo VI. Perciò sono costretto ad ammettere che, tanto

questo quanto quella, vedono o S2inno quanto tutto il mondo sa e vede.

E allora, come non rimanere sconcertati? Sarebbe ba

stata una sola parola del Sommo Pontefice perché l'episcopa to cileno dissuadesse i cattolici dal votare per il candidato marxista. Questa parola avrebbe evitato la vittoria di AUen de, il cui vantaggio sul nazionaUsta Alessandri — del solo

1,4% — poteva essere annullato da una qualsiasi influenza elettorale. La storia dirà che il Santo Padre non ha pronun ciato questa parola, e che perciò AUende — con lo scanda loso placet del cardinale arcivescovo di Santiago — ha vinto nella consultazione popolare. È doloroso dirlo, ma è evidente. Alla nazione cilena rimaneva, dopo il risultato elettorale, una sola via d'uscita. Il Santo Padre avrebbe dovuto, agenda per mezzo dell'episcopato, raccomandare ai deputati demo cristiani di non dare il loro voto al candidato marxista, al momento della ratifica delle elezioni da parte del parlamento. La storia dirà che, anche in questa occasione. Paolo VI ha taciuto. E ancor prima della rinuncia di Alessandri, la DC era già venuta a patti con i comunisti, sotto gli occhi di tutta


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il mondo, garantendo il suo appoggio al candidato marxista. Dopo la vittoria di quest'ultimo in parlamento, e dopo l'annuncio ufficiale che, nel giro di pochi giorni, il Cile avrebbe iniziato la sua via crucis verso il comunismo, il

cardinale Silva Henriquez, arcivescovo di Santiago, fu tra i primi a far visita al futuro presidente, gli assicurò l'appoggio della Gerarchia, e gli trasmise, da parte di Paolo VI, speciali

saluti nonché auguri di successo. Da parte sua il porporato cileno dichiarò alla stampa essere dovere dei cristiani in

questo momento fare quanto è in loro potere perché il nuovo governo abbia successo. Davanti a tutto questo, diventa inevitabile porre una domanda. Ne do la formulazione più moderata: Paolo VI avrà visto la vittoria di Allende, fin dall'inizio, senza appren sione e senza ripulsa? Quanto è accaduto porta a rispondere che, in effetti, egli l'ha prevista, senza tuttavia dare segni di apprensione e ripulsa. I fatti stanno così. Parlano da soli.

A questo pimto non posso fare a meno di pormi un altro quesito: Paolo VI ha questo atteggiamento fatale solo per il Cile? O anche per altre nazioni dell'America Latina? Più

precisamente, anche per il Brasile? In questo caso, che futuro ci attende?

I fatti su cui fondo le mie domande sono troppo chiari perché possano essere confusi dal vociare di proteste varie, da atti di riparazione risentiti, ma privi di qualsiasi base nella realtà, da rumori pubblicitari o da campagne di mormo razioni.

Io sono stato cattolico apostolico romano per tutta la mia vita. Lo sono ancora oggi con più convinzione, con più energia e con più entusiasmo che mai. E spero, per grazia di Dio e per intercessione della Madonna, di esserlo sempre più, fino all'ultimo respiro. Perciò tributo dal fondo della mia anima al Sommo Pontefice e alla Santa Sede tutta la

venerazione, tutto l'affetto, tutta l'ubbidienza che devo loro

secondo la dottrina e le leggi della Chiesa. So però che, posto davanti a fatti chiarissimi, non li posso negare, e non posso non coglierne le conseguenze.

E so pure che, anche ammessi i fatti inconfutabili che ho appena enunciati e analizzati, tutto quanto la Chiesa insegna sull'infallibilità e la suprema autorità dei Sommi Pontefici rimane completamente intatto.

Perciò ho la coscienza a posto nel trattare liberamente, da cattolico, il triste e delicato argomento.


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Paolo VI vorrà per rAmerica Latina un modus vivendi con il comunismo? Resto a pensare... e mentre penso, mi viene in mente una favola di La Fontaine. Purtroppo è tra

le più dimenticate. Ma è 2tnche tra le più opportune. D'altron de l'ha citata di passaggio il generale di brigata Agemar da Rocha Santos quando, in un recente discorso, ha fatto riferi mento alle illusioni irenistiche di alcuni settori della opinio ne pubblica nazionale. Dal momento che il francese viene correntemente letto

da noi, la cito nella stessa lingua del poeta:

«Après mille ans et plus de guerre déclarée, Les Loups firent la paix avecque les Brebis, Cétait apparemment le bien des deux partis: Cor, si les Loups mangeaient mainte bète égarée, Les Bergers de leur peau se faisaient maints habits. Jamais de libertà, ni pour les pàturages, « Ni d'autre part pour les carnages: Ils ne pouvaint jouir qu'en tremblant de leurs biens. La paix se conclut dono; on donne des otages: Les Loups, leurs Louveteaux; et les Brebis, leur Chiens, Uéchange en étant fait aux formes ordinaires, « Et réglé par des commissaires. Au bout de quelque temps que messieurs les Louvats Se virent loups parfaits et friands de tuerie, Ils vous prennent le temps que dans la bergerie « Messieurs les Bergers n'étaient pas, Étranglent la moitié des Agneaux les plus gras, Les emportent aux dents, dans les bois se retirent. Ils avaient averti leurs gens secrètement. Les Chiens, qui, sur leur foi, reposaint surement, « Furent étranglés, en dormant. Cela fut sitót fait qu'à peine ils le sentirent;

Tout fut mis en morceaux; un seul n*en échappa, «Nous pouvons conclure de là Qu*il faut faire aux méchants guerre continuélle, « La paix est fort bonne de soi; J'en conviens: mais de quoi sert-elle Avec des ennemis sans foi? » E per i lettori meno versati nel chiaro idioma di La Fon

taine, eccone ima traduzione senza pretese poetiche: « Dopo mille e più anni di guerra aperta i Lupi conclu-


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sero la pace colle Pecore. Certo era una fortuna per i due avversari: perché se i Lupi divoravano molti capi dispersi del gregge, i Pastori facevano spesso giubboni delle loro pelli. « Mai un momento di libertà, né per le pecore che anda

vano al pascolo, né pei lupi che ne facevano macello. Non po tevano godere dei loro beni che tremando di paura. Conclu dono dunque la pace: si danno ostaggi: i Lupi i loro Lupatti, le Pecore i loro Cani. Si fece lo scambio secondo le consuete

regole col controllo dei commissari. « Ma trascorso qualche tempo i signori Lupicini si senti rono Lupi fatti e bramosi di strage; colgono il buon momento che i Pastori erano lontani dalVovile, strozzano la metà degli

Agnelli più grassi, li azzannano e li portano via ritirandosi nei boschi. Avevano nascostamente avvertito i loro compari.

« I Cani che fidandosi della lor parola riposavano sicuri, furono strangolati nel sonno: e tutto avvenne in un batter d'occhio, talché non se ne accorsero nemmeno. Tutti furono messi a pezzi; non uno riuscì a scampare. « Possiamo concluderne che ai malvagi si deve fare guerra

senza tregua. Bella cosa è la pace in sé, ne convengo, ma a che serve con nemici senza fede? » (1). Dalla illuminante favola si deduce che qualsiasi combina zione della Chiesa con il comunismo non potrà essere un

modus vivendi, ma — come ho già avuto occasione di scri vere — im modus moriendi.

(1) Jean de la Fontaine, Favole, UTET, Torino 1969, p. 89.



8. L'ALLEGRO CARDINALE

8 novembre 1970

L'elezione e rinsediamento di Allende sono stati motivo

di inquietudine in tutto il mondo. Niente di più ragionevole. In Cile — come d'altronde anche in Italia — i marxisti sono

divisi in due partiti politici. Uno di essi si denomina diretta mente e chiar2imente Partito Comunista; l'altro, che eviden

temente non può usare lo stesso nome, si chiama Partito Socialista. Ma — insisto — tanto il PC quanto il PS sono uffi cialmente e autenticamente marxisti. Dunque non vi è dubbio

possibile: Allende, figura di grande rilievo nel Partito Socia lista, è un comunista confesso.

Ora, è essenziale alla metodologia di Marx che i partiti comunisti debbano tendere continuamente verso la realiz

zazione degli obiettivi ultimi e più avanzati della rivoluzione sociale. Non che Marx escludesse l'eventualità di ammettere

temporeggiamenti e dilazioni in questo itinerario verso i fini ultimi. Quando si percorre un terreno molto sdrucciolevole, si può giungere prima alla meta camminando lentamente in vece che con fretta sconsiderata. Dunque, anche quando il marxista autentico sembra tergiversare o temporeggiare, non dobbiamo avere dubbi: lo fa perché giudica che questo

sia il modo più rapido per giungere alla realizzazione della rivoluzione integrale.

In queste condizioni, le apparenze di moderazione e di mitezza ostentate in questi giorni da Allende possono illudere solo chi ignora i rudimenti più elementari del metodo mar xista di conquista del potere. Lo stesso si può dire delle formule vaghe di cui il leader socialista si è servito per enunciare il suo programma. Evi tando di dire apertamente che mira alla instaurazione del comunismo, Allende ha parlato, in modo vago, di realizzare in Cile il socialismo. Questo piccolo travestimento da nulla


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vale come garanzia per i non comunisti. Infatti, da un lato la linea di demarcazione tra il socialismo e il comunismo è delle

più inconsistenti. E d'altro lato, sulle labbra di Allende la parola « socialismo » non può significare altro che marxismo, dal momento che — come poco sopra abbiamo detto — il Partito Socialista al quale appartiene è ufficialmente mar xista.

Lo stesso, ancora, si deve affermare della relativa — e molto relativa — moderazione delle varie realizzazioni im

mediate annunciate da Allende. Queste sono sempre state richieste dal PC e dal PS cileni come essenziali provvedimen ti preliminari per la instaurazione del regime comunista. Ciò posto, e benché Allende non sembri risoluto a instaurare, fin da ora e nella sua integralità, il regime comunista, fin da ora si dirigono in questa direzione i suoi primi passi. E — non è superfluo ripeterlo — questi passi saranno moderati e lenti soltanto nella misura in cui tali li imporranno gli interessi tattici del comunismo.

Per illustrare queste osservazioni, non è privo di inte resse ricordare un particolare del servizio che riferisce l'in

tervista concessa dal nuovo presidente al direttore del gior nale messicano Excelsior. NeUa sala della sua residenza, dove si è svolta l'intervista, si notavano fotografie di Fidel Castro, Che Guevara, Ho Chi Min e Mao Tse-tung. « Dimmi con chi

vai, e ti dirò chi sei», dice il proverbio. Interrogato sul perché si trovavano lì, il nuovo padrone del Cile ha risposto di essere un ammiratore di questi personaggi. E che, inoltre, erano fotografie con dediche dei fotografati. In seguito, Allen de ha aggiunto, con una battuta irriverente, che non c'era una fotografia di Gesù Cristo, a fianco dei leaders comunisti, per ché Questi non gliela aveva regalata con dedica.

Da buon marxista, Allende è ufficialmente ateo, così co

me atei sono anche i ministri marxisti che occupano vari posti, e tra i migliori, nel suo gabinetto. Come considera, Allende, la Chiesa? Come un'associa

zione inetta, che ha « voltato gabbana », e patteggia oggi con dottrine contro le quali una volta lanciava categoriche con danne. Ecco le sue parole testuali, in una intervista al New York Times:

Inviato: « Nella sua qualità di massone, considera la Chiesa cattolica un potenziale elemento di opposizione al suo governo? » Allende: « Credo che sappia perfettamente che le vecchie

incompatibilità tra la massoneria e la Chiesa sono superate,


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e che, f- atto assai importante, la Chiesa cattolica ha subito mutamenti fondamentali.

« Per secoli la Chiesa cattolica ha difeso gli interessi dei potenti. Oggi, dopo Giovanni XXIII, si è orientata a tradurre il Vangelo di Cristo in realtà, almeno in alcuni luoghi. « Ho avuto modo di leggere la dichiarazione dei vescovi a Medéllin, e il linguaggio che usano è lo stesso che usiamo noi dal tempo della nostra iniziazione alla vita politica, tren-

farmi fa. In quell'epoca, eravamo condannati per quel lin guaggio, che oggi è usato dai vescovi cattolici.

« Ho fiducia che la Chiesa non sarà un fattore di opposi zione al governo di Unidad Popular. Al contrario, sarà un ele mento a nostro favore, perché ci sforzeremo di tradurre in

pratica il pensiero cristiano. Inoltre vi sarà la più completa libertà di credo religioso ».

Come si può vedere, le prospettive che ha davanti a sé il paese andino non potrebbero essere più oscure. Da ciò la fuga di capitali dal Cile all'estero. Da ciò anche il continuo esodo di cileni. Solo a Buenos Aires vi sono, stando alle no

stre informazioni, 50 mila profughi. In mezzo a tante e così fondate ragioni di apprensione,

vi è una figura completamente priva di preoccupazioni, se rena, allegra. È il cardinale Silva Henriquez, arcivescovo di Santiago. Prima delle elezioni, ha pubblicamente dichiarato che è

lecito ai cattolici vot2ire per candidati marxisti, ossia per AUende.

Subito dopo la conferma della vittoria di quest'ultimo da parte del parlamento,il porporato si è affrettato a far visita

al futuro presidente, portandogli in dono una Bibbia. In que sta occasione ha dichiarato ai giornalisti che faceva voti per il successo della gestione del marxista vincitore. E ha aggiimto che raccomandava ai cattolici di appoggiare il nuovo go verno. Ossia di collaborare alla applicazione delle misure volute dai comunisti come mezzi della massima importan za per la instaurazione del loro regime ateo e radicalmente ugualitario. Il cardinale non si è fermato qui. Il giorno dell'insedia mento di Allende, ha celebrato il Santo Sacrificio della Messa

e ha cantato un Te Deum di ringraziamento per l'ascesa del nuovo governo. Il presidente ateo e una nutrita collezione di pastori protestanti hanno assistito all'augusta cerimonia cattolica.


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Tutto è finito — a quanto pare — senza che nessuno ri

desse o piangesse. Il cardinale disse anche che AUende fece un « gesto delicato » acconsentendo ad assistere alle cerimonie, benché prive per lui di qualsiasi contenuto reale.

Se ho un diritto, come uomo e come cattolico, essen

ziale quanto quello di vivere o ancora di più, è il diritto di riflettere su questi fatti, e di dire pubblicamente quanto penso a loro proposito. Cosa penso? Anzitutto che questo costituisce una se

quela di scandali grandissimi. Che cosa ne è di tutte le con danne dei papi, da Pio IX a Pio XII, contro il comunismo? Come è possibile che, da un momento all'altro, e senza spie gazioni di sorta, siano stati messi da parte questi atti solenni, gravi, ripetuti? E come è possibile che il porporato cileno offra oggi il Sangue infinitamente prezioso di Nostro Signore Gesù Cristo per ringraziare, come se fosse un fatto lecito e promettente, della vittoria di un movimento da tanti papi qualificato satanico, immorale e sovversivo? Tutto questo non è un sacrilegio? Non è un sacrilegio anche cantare un Te Deum per ringraziare Dio di questa vittoria dell'ateismo? Se in nome di una disciplina, per altro male intesa, io dovessi ammettere che questi atti non sono sacrileghi, avrei

l'impressione che tutte le leggi della logica non hanno più alcun valore. E che l'assurdo è diventato l'unica realtà. Per

fortuna nessuna legge della santa Chiesa mi obbliga a tale atto di disciplina.

Proseguo nelle mie considerazioni. Il lettore non pen sava impossibile, un anno fa, che fatti come questi accades sero in Cile? Certamente si. Tuttavia eccoli. Ora chiedo: fatti

come questi sembrano al lettore impossibili nel Brasile di

oggi? Chi ci può garantire che, un giorno o l'altro, non acca dranno anche qui?

Spaventarsi, gemere, piagnucolare o protestare non mi gliora la situazione. La voce della realtà è questa. Ma a cosa serve un articolo così crudamente franco,

chiederà qualcimo? A persuadere i lettori che nei nostri tri stissimi e agitatissimi giorni, può accadere che il pastore

consegni il gregge al lupo. Il gregge, cioè non un uomo o un piccolo gruppo di uomini, il che sarebbe già infinitamente triste, ma un intero paese.


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E che, in questo caso, la fedeltà alla Chiesa e al paese consiste nel non seguire il cattivo pastore.

Ho letto, molti anni or sono, svlVOsservatore Romano, un fatto che mi ritoma ora in mente e che mi pare molto opportuno ricordare.

Alcuni anni dopo l'instaurazione del regime comunista in Russia, in una chiesa cattolica piena di fedeli un sacerdote celebrava la santa Messa.

Al Vangelo, il celebrante salì sul pulpito. Era pallido e barcollante. Disse che da quel momento sarebbe passato al comunismo, e che perciò interrompeva la Messa, si toglieva la talare e lasciava il tempio. E invitò i fedeli a fare lo stesso.

Scese subito dopo i gradini del pulpito e scomparve nella sa crestia, presumibilmente verso la porta posteriore. Accadde allora uno dei più bei fatti della storia della Chiesa nel nostro secolo. Tutti i fedeli si alzarono e a una

voce cantarono il Credo, Il cattivo pastore partiva. Loro no.

In quel luogo la Chiesa continuava a vivere. E con che vigore soprannaturale!



9. SI, SOLTANTO CON UNA CROCIATA!

15 novembre 1970

A passo a passo, il Cile di Allende scende verso le bassure buie e gelide del regime comunista. Dopo Tinsediamento del presidente marxista, tutti i giorni si registra qualche nuova misura in questo senso. Cito a caso. Il ministro degli Esteri cileno ha annunciato l'intenzione del governo di stabilire re lazioni diplomatiche con tutti gli Stati comunisti. In occa sione dell'anniversario dell'instaurazione del regime sovie tico, il nuovo presidente e il suo ministro degli Esteri si sono recati all'ambasciata russa, in visita di cortesia e di felici

tazione. È stato inaugurato a Santiago un monumento in onore di Che Guevara: su di un piedestallo, il guerrigliero co munista impugna un fucile; sul basamento si trovano dei me daglioni commemorativi di altri « eroi » della guerriglia, tra cui Msirighela. È stata 2innunciata la nazionalizzazione (si leg ga confisca) di tutte le banche private. Nello stesso tempo Allende va istituendo un sistema spe cifico per imporre ai cileni l'accettazione passiva di queste

misure e di ^tre che verranno. Il primo elemento del siste ma è il terrore. Si annunciano scioperi operai. Il governo ha concesso l'amnistia a tutti gli agitatori e terroristi arrestati

per ordine di Frei. È in via di organizzazione ima superpolizia politica, destinata a sostenere il governo marxista. Il secondo elemento del sistema è il silenzio. Nelle azien

de giornalistiche ferve l'agitazione per ottenere la partecipa zione dei lavoratori aUe gestione. Ossia, per ottenere la conse

gna virtuale dei giornali e delle riviste a sindacati controllati da allendisti. Il presidente marxista avrà così in mano tutta

la stampa, e i suoi avversari politici si vedranno ridotti al silenzio.

In mezzo a tutto ciò, il cardinale Silva Henriquez conti nua a essere allegro. E — lo dico con dolore filialmente reve-


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rente e costernato — Paolo VI, dal canto suo, continua ad

assistere, imperturbabile, allo svolgersi della tragedia. Questi sono i fatti, evidenti e incontestabili.

Ma, dirà forse qualcuno, cosa può fare il cardinale Silva Henriquez? Cosa può fare Paolo VI? Un vento di insoddi sfazione spazza il mondo. La massa vuole, esige riforme. È impossibile rifiutarle. Per salvare la democrazia dall'assalto

della violenza, è necessario che la Chiesa venga a patti con i capi della lotta per l'emancipazione delle masse. E questa saggia politica deve essere portata avanti con prudenti silenzi e concessioni opportune. A questo modo Paolo VI e il cardi

nale Silva Henriquez sono dalla parte della vera strategia. A questo risponderei, tra le altre cose, che difendere i diritti delle moltitudini non significa assolutamente instau rare il comunismo. Ce lo dicono gli infelici « volontari » del

taglio della canna da zucchero a Cuba. Devo aggiungere che le moltitudini non si attirano con concessioni.

Francisco Campos, come uomo politico, è stato discusso. E non c'è uomo politico che non lo sia. Tuttavia i suoi meriti

di intellettuale si sono sempre mantenuti al di sopra di ogni dubbio.

Per una ragione assolutamente fortuita, alcuni giorni fa mi è capitato tra le mani un suo opuscolo. È intitolato Attua lità di Don Chisciotte. E da esso ho potuto rendermi conto non solo di come questo spirito di qualità sentiva gli aneliti della massa, ma anche di quanto sperava dal capo della Cristianità per la salvezza della democrazia. A mio avviso, egli sopravvaluta la parte della emotività.

E riduce la funzione del Papa nella società temporale, quan do vede in lui un semplice salvatore della democrazia. Il

Papa è, per la natura del suo ministero, il sostegno, il mae stro, la guida di qualcosa di più alto e profondamente sa

crale, cioè della civiltà cristiana. Tuttavia è impossibile legge re le riflessioni di Francisco Campos, senza sentire quanto in esse vi è di vero, di profondo, di attraente. Gli cedo la parola:

« La vita antica era un cerimoniale: obbediva a un rito, a un ordine, al ritmo di un movimento ampio e compassato

paragonabile al dondolio del mare o alla processione dei pe riodi stagionali e delle fasi della natura. « Il cerimoniale è scomparso dalla vita di oggi e con esso


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i larghi ondeggiamenti del pensiero e del sentimento, la bat tuta d'aspetto che ci permetteva, appoggiando sul passato, di superare il presente, riunendo in un solo fascio le interferen ze dei tre tempi di cui si compone la vita umana [...]. « Con il cerimoniale scompare ugualmente quel movi mento, con cadenze di danza, delle età, ciascuna con la sua misura propria e il suo numero aureo [...]. Oggi le età si me scolano, ciascuna vergognosa di sé stessa, e non è raro che alcune usino le misure, i numeri, i ritmi, gli ondeggiamenti e

i passi di danza di altre età, passate o future. « [...] Come mettere a frutto, quindi, il potenziale emoti vo dell'uomo d'oggi, che non è minore di quello dell'uomo di

un tempo? In quale modo, che non sia la pc^sività della po sizione di spettatore, nei cinema, sulle gradinate degli stadi, nei comizi politici, nelle sale per discorsi e conferenze? Questi usi, invece di alleviare lo stato di tensione delle emozioni, ag gravano la instabilità del suo equilibrio. Si limitarlo a pro durre inizi di movimenti, che rimangono poi inibiti nel loro stato nascente, accentuando il senso di frustrazione, che è lo stato abituale dell'uomo contemporaneo. Non trovando

poli adeguati verso cui scaricare il proprio poteziale emotivo, questo fluisce naturalmente » verso « l'agitazione politica, il sinistro carnevale delle rivoluzioni, gli orrori della guerra, il delitto, la letteratura e l'arte ermetica degli intellettuali [...] ». L'illustre brasiliano conclude, allora, che soltsinto una

crociata può ridare vita al mondo d'oggi: « Quando dico cro ciata, intendo crociata di verità. Non sono programmi, di scorsi, trasmissioni radio, statistiche, articoli, conferenze e comizi' Potrà essere una donchisciottata: ma deve essere una

crociata. Anima, devozione, sacrifìcio, coraggio, rischio, pas sione ».

Ed ecco infine, come egli concepisce questa crociata: « Il mondo chiede una crociata. Ecco come [...] imma

gino potrebbe cominciare questa grande scossa o questo grande scandalo di cui il mondo ha tanto bisogno. Il Papa uscirebbe sulla sua sedia gestatoria, accompagnato da tutti

gli ordini, confraternite e associazioni. Seguirebbe la massa dei pellegrini e dei penitenti. « Una immensa processione, con le immagini, gli emble mi, i distintivi e i canti adeguati. Negli agglomerati umani attraverso i quali passasse questa nuova cristianità, vi sareb bero cerimonie, si celebrerebbero sacramenti e spettacoli li

turgici, e si darebbero, cosa più importante di tutto, auten tiche testimonianze di sacrificio, di umiltà, di penitenza, di misericordia, e di imitazione di Cristo. Le emozioni contenu te troverebbero in grandezza la liberazione che chiedono [...],


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l'ideale che tanto più. è alto, tanto più si adatta al cuore del popolo.

« [...] Questo nostro mondo d'oggi, che è come Sancho ab bandonato dal suo padrone, reclama il ritorno di Don Chi sciotte, per sentire che senza di lui la sua vita non avrebbe

senso. Da tutte le parti, sotto i nomi più diversi e le appa renze più contraddittorie, ciò che l'uomo dei nostri giorni chiede e reclama, ciò che desidera con ansia, è il ritorno di Don Chisciotte ».

Don Chisciotte, va notato, non simboleggia qui la caval leria decadente, dongiovaimesca e fatua. È il simbolo della cavalleria nel suo aspetto migliore, di massimo entusiasmo ideale, di coraggio leonino, di disprezzo dei piccob calcoli di opportimità.

Come è diverso tutto ciò dalla fredda e avida trivialità

del progressismo e dell'arrendismo allegro e sanciopancesco del c^dinale Silva Henriquez! Come è diverso anche dalla omissione silenziosa di colui il cui nome non può, tuttavia, essere ricordato senza la venerazione e l'amore che si devono al Papa, cioè di Paolo VI! E quanto è vero che soltanto con lo slancio di una cro

ciata spirituale, la Chiesa riuscirà a smuovere le moltitudini contemporanee!


10. IL TRIBUNALINO

24 gennaio 1971

Il lettore che voglia misurare, con la massima precisione, la portata della materia che tratterò ora, deve — per un momento — distogliere la sua attenzione da tutti gli argo menti di carattere generale e fissarla sul piccolo mondo concreto nel quale trascorre la sua vita quotidiana. Pensi a im gruppo di duecento persone, formato da coloro che risie dono nella sua casa e nelle vicinanze. In una grande città, un

gruppo come questo spesso si distribuisce in im isolato o poco più. Nei quartieri costituiti da case in affitto, duecento persone possono stare in pochi edifici. In qualche città pic cola o media dell'interno, una comunità di duecento abitanti

si dispone, naturalmente, su di un'area un poco superiore. Immagini il lettore che ciascuna di queste aree — grandi 0 piccole — sia trasformata in una repubblichetta, con fron tiere definite e retta da proprie autorità. E che queste auto rità abbiano la funzione di intervenire attivamente nella

vita di tutti, a decidere le piccole questioni della vita di tutti i giorni.

Faccio un esempio. Vi è qualche piccola lite tra fami

glie? Il problema può essere portato dinnanzi al tribunale della « repubblichetta », afiìnché si decida di chi è la ragione e si punisca il colpevole. Sorge qualche problema circa l'ac qua tra vicini? Ancora una volta, si ricorre al tribimaletto della « repubblichetta », per vedere chi ha ragione e inflig gere pene al responsabile. Un bambino in strada fa del chias so che è — o qualche inquilino ipersensibile giudica — ec cessivo? Entra di nuovo in funzione il tribimalino, per vedere

chi ha ragione ed eventualmente per castigare il bambino e 1 suoi genitori. Si sospetta che qualcimo abbia bevuto troppo? Per lui c'è il tribunalino. Si sussurra nel vicinato che il padre o la madre ha abbandonato il focolare? Il tribunalino inter-


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viene subito per investigare sul fatto, per appurare di chi è la colpa, per punire il colpevole e assicurare un futuro mi

gliore ai figli. Insomma, per qualsiasi diceria, per qualsiasi bisticcio, o qualsiasi futilità, c'è il tribunalino, pronto a entra re in azione.

Che pene sono applicabili a chi abbia commesso uno di questi delitti, per esempio, lasciar scorrere acqua nel cortile del vicino? In generale, pene piccole. Una multa proporzio nata agli introiti del colpevole. O piccoli lavori forzati, più umilianti che faticosi. Per esempio, spazzare le strade per tre domeniche consecutive. O mettere in ordine i giardini pub blici. O fare la guardia notturna. Ciò è sufficiente per aborrire il reo, evitarlo, e rendere

noto ai conoscenti — sorpresi di vederlo improvvisamente trasformato in spazzino, giardiniere o guardia notturna — che è stato messo in castigo dal tribunalino. Naturalmente è ben lontano il tempo in cui si legavano i cani con la salsiccia. Perciò non tutte le pene inferte dai detti tribunalini saranno tanto blande. Nei giorni in cui i

componenti di questi micro-org2mismi giudiziari saranno più indisposti, potranno anche mandare il reo in qualche colonia agricola, a fare pesanti lavori di campagna. Però, probabilmente, non tutte le pene saranno di que sto tipo...

È chiaro che un tribunale — anche se è im semplice tribunalino — ha bisogno di un archivio. Tribunale e archi

vio non possono stare senza impiegati. E tutto questo ha bisogno di locali di lavoro. Così in ogni distretto di duecento abitanti si dovrà riser vare qualche stanza per questi corpuscoli giudiziari. E sarà

prudente che il cittadino passi tutti i giorni in questo locale, per vedere se c'è qualche querela, fondata o no, contro di lui. Se non vi è, Deo gratias! Se c'è, l'accusato potrà andare a farsi un avvocato, a raccogliere prove, ecc. Chissà se, così, e soltanto con le spese dell'avvocato e del processo, riesce a

passare la sua domenica in casa, senza spazzare le strade!

Come costituire questi tribunali? In modo perfetta mente democratico. Basta con gli austeri giudici laureati in

legge, che formano una oligarchia di privilegiati. Ogni tri bunale deve avere tre membri, due dei quali elettivi. Sì. Eletti dal buon popolino nelle file dello stesso buon popolino.


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In altri termini, la scelta sarebbe a c^ico di comitati popo lari, di sindacati, di coloni nelle fattorie, ecc. Soltanto il pre sidente sarebbe laureato. E nominato dal governo.

Così le cose si semplificherebbero. Basterebbe soltanto coltivare le buone grazie dei giudici e di coloro che li scel gono, per ottenere ima vita tranquilla. In un condominio, per esempio, sarebbe assolutamente normale che il custode fosse eletto giudice della « repubblichetta» di duecento abitanti. Sarebbe allora sufficiente che

gli inquilini avessero cura di non infastidire in nulla questo influente cittadino, la sua sposa e i suoi figli, per poter già contare su di una voce favorevole in tribunale. Insomma, tutto si sistema facilmente...

Ora domando al lettore: le piacerebbe vivere in una

« repubblichetta » di questo genere? Se vi abitasse, come si sentirebbe? A suo agio, sicuro, tranquillo e sereno?

Io, per parte mia, mi sentirei in una situazione esatta mente opposta. Ossia, avrei la sensazione di essere stato trasformato, da un giorno all'altro, in un bambino di dieci anni, internato in qualche istituto di correzione.

Ma, chiederà il lettore, dove porta tutta questa favola? Perché immaginare tutto questo?

La risposta è semplice. Questo è il regime che sarà in staurato in Cile tra breve tempo. Il paese sarà così trasfor mato in un immenso conglomerato di « repubblichette », cia scuna sufficientemente piccola perché ogni cittadino sia sor

vegliato nei suoi minimi gesti, e perseguitato da una grandi nata di umiliazioni e di prese in giro nel caso non piac cia al PC.

Affermo che questo è il futuro del Cile, non basandomi su voci più o meno vaghe, ma su di una intervista concessa al maggior quotidiano cileno, El Mercurio, dal sottosegre tario al ministero della Giustizia del governo Allende, José A. Viera Gallo. E anche su ima intervista del ministro della Giustizia del Cile, Lisando Cruz, pubblicata su La Prensa di Buenos Aires. Il giurista Oscar Alvarez, che assisteva tecni camente il ministro, spiegò che « i tribunali si interesseran no delle denunce formulate dai vicini » e come esempio ha

citato problemi d'acqua, bambini che disturbano nelle strade, liti familiari, ubriachi, genitori che abbandonano il tetto co

niugale, ecc. Per quanto riguarda le pene, ha chiarito che


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varieranno da un'ammonizione fino ai « lavori forzati », co me spazzare le strade per tre domeniche di seguito, tenere in ordine i giardini pubblici e fare turni di vigilanza nottur na. Inoltre, saranno applicate piccole multe, che avranno « diretto rapporto con gli introiti del colpevole » (1).

La Nación, sempre dalla capitale argentina, riportando l'intervista, aggiunge un piccolo dettaglio: la pena imposta dai tribimaletti potrà consistere in im richiamo pubblico (una sgridata, cioè), quando non... nella reclusione. E allora, lettore? Cosa preferisce? Sgridata in pubblico? Reclusione?

Tutto questo sarebbe tragicomico, se non fosse assolu

tamente tragico. Perché — insisto — il sistema sarà appli cato in im regime comunista, da giudici comunisti e fornirà

così al PC mezzi per intervenire in ogni momento, nelle case di tutti, nella vita privata di tutti, e umiliare qualsiasi citta dino che non si dichiari comimista entusiasta... Perché non c'è niente di più facile che sollevare una ondata di incessanti mormorazioni contro un cittadino; a partire dallp mormora zioni aprire contro di lui diversi processi, e assediarlo così con una persecuzione giudiziaria senza via d'uscita.

Sento già il gracidare del « rospo », imprenditore ricco e sinistrorso bilioso, che mi obietta: cosa abbiamo a che fare, noi brasiliani, con il Cile?

Nulla, a eccezione di un « particolare »: la solidarietà

cristiana. Ma non do questa risposta al « rospo ». Non la capisce. Quindi, gli rispondo in altri termini. I sostenitori di

questi tribunali popolari in Brasile formicolano, e operano per imporli anche qui. Sono quella legione di cattolici di sinistra, che giorno e notte tramano per abbattere l'autorità

nella Chiesa, nello Stato e nella società, con il pretesto della emancipazione umana, della lotta contro il paternalismo, ecc. Essi desiderano il regime infamante di questi tribimaletti, che riducono ogni uomo alla condizione di un minore, mal trattato e perseguitato.

Vedo il « rospo » arrabbiarsi, diventare rosso, e chiedermi (1) Cfr. La Prensa, 8-1-1971.


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con sguardo di fuoco: Ma vogliono proprio la stessa cosa? Sì. Questa è una delle rivendicazioni del famoso mani festo Comblin: l'abolizione dei tribunali regolari e la loro sostituzione con tribimali popolari. E, come è noto, una potente corrente appoggia il padre Comblin, perché diversamente non si spiega la perfetta, in variabile ed enigmatica incolumità di cui gode.

Allora, « rospo », io le chiedo: il problema è soltanto cileno?

E voi, cattolici di sinistra fanatici deiranti-« paternali smo », vi invito a rispondermi: non è follemente « paternali stico » questo progetto di Allende? Se è così, dov'è la vostra protesta contro di lui?



11. FARSA, SALAME ED EROE

14 febbraio 1971

« A proposito del Cile — mi scrive un'anonima lettrice — Le chiedo la gentilezza di una spiegazione, Allende è il pro

pugnatore delVattacco alla proprietà privata, o è un mode rato, costretto da estremisti a una parte che ripugna al suo temperamento? Vedo nel suo comportamento sintomi che sembrano giustificare Vuna e l'altra ipotesi, E da questo nasce la mia perplessità, « Veniamo ai fatti. Nel periodo di instaurazione del suo

governo, Allende fu salutato come un moderato perfino dai suoi oppositori. Sembrava essere la garanzia contro una radicalizzazione totale e rapida. Ebbe così le simpatie, almeno relative, di ogni categoria di imprenditori, agricoltori, com mercianti e industriali. Speravano da lui che stroncasse i ter roristi del MIR, ed evitasse le riforme violente,

« Questa prima immagine non tardò a svanire. Egli infatti amnistiò i terroristi del MIR, incrociò le braccia di •fronte alle invasioni delle fattorie, e subito stimolò una ri forma agraria illegale e violenta, « Adesso Allende sembra desideroso di recuperare il suo

primo volto. Benché acceleri l'esproprio di fattorie con più di 80 ettari, garantisce le altre dalle occupazioni illegali e dalla

riforma confiscatoria. In questo modo imprime un ritmo lento alla esecuzione del programma agrario dei socialisti e dei marxisti, E nello stesso tempo si mette contro il nuovo

segretario generale del Partito Socialista, Carlos Altamirano, il quale discorda da quella che è o sembra essere la "mode razione" di Allende,

« Le chiedo di spiegarmi quali sono le rivalità personali

e gli scontri dottrinali che danno origine a una tale confu sione, e qual'è alVinterno di questa confusione la meta di Allende »,


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Ho rimpressione che la lettrice sia una insegnante, a giudicare dalla chiarezza e dalla concatenazione con cui narra i fatti, e dalla precisione con cui enuncia le domande. Detto ciò, passo a rispondere, rettificando subito il pre supposto che, nella sua domanda, la simpatica insegnante dà come scontato.

Il Partito Socialista, al quale appartengono Allende e Altamirano, è ufficialmente marxista, quindi comunista. Perciò gli avvenimenti intemi del p2irtito di Allende e Altamirano non devono essere giudicati — come fa la lettri

ce — secondo criteri validi per partiti liberali e borghesi, ma secondo quelli adatti a partiti totalitari. Un partito democra tico è, internamente, una democrazia liberale in miniatura, e in esso i membri operano con la elasticità di movimento inerente a questo regime. I partiti totalitari sono soliti essere, nella loro vita intema, imo Stato dittatoriale in mi

niatura, in cui la ragione degli avvenimenti deve essere cer cata molto più nella decisione suprema di un dittatore, che non nello scontro delle opinioni o delle ambizioni personali. Ciò posto, la vera domanda non deve essere quale sia il molo di Allende, semplice fantoccio, come sono in generale i comunisti alla ribalta. Quello che in realtà interessa scoprire è se il comunismo ricava qualche vantaggio dagli andirivieni

di Allende, e quale sia questo vantaggio. Solo chiarendo que sto problema si può scoprire il senso dell'azione del presi dente del Cile.

Passo dunque a questo punto.

In politica — in Cile, come in Brasile o in qualsiasi giltro paese — non basta sconfiggere l'avversario. Perché ima vitto ria sia definitiva sono necessarie due condizioni: a) che il

vinto si veda spogliato di qualsiasi possibilità di reazione; b) che il vincitore non esca dalla lotta tanto indebolito, che gli manchino i mezzi per risolvere i mille problemi inerenti all'esercizio del potere. Salito alla carica suprema, tocca ad Allende, il presidente riformista, sconfiggere l'imprenditore rurale, industriale e commerciale. Se potesse, se li mangerebbe. Ma ne derivereb bero scontenti profondi, risentimenti non sopibili, reazioni di disperazione di incalcolabile portata. E un ovvio indeboli mento del governo. In queste condizioni, la vera formula per ottenere una vittoria duratura sugli imprenditori — e anche sulla grande


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maggioranza dei cileni, che è anticomunista — consiste nell'indurre gli stessi scontenti ad accettare le riforme con ras segnazione. Come creare questa rassegnazione? Una persona si ras segna a un male solo quando si persuade della impossibilità di evitarlo, o quando il danno che deriva dall'accettazione è minore di quello della reazione. Ad esempio, il padrone di casa non espelle un intruso soltanto se sa di non disporre delle forze necessarie a questo fibae, o se teme di subire, in seguito alla espulsione, ima terribile vendetta. Così ad Allende conviene incutere nei sostenitori della

proprietà privata entrambi i sentimenti: quello dell'impo tenza a resistere, e quello delia paura di conseguenze peg giori, in caso di resistenza, anche se legale e pacifica. Per ottenere questo duplice risultato, è necesario, da

un lato, incutere nell'avversario molta paura di quanto po trà succedere se cadesse Allende. A questo fine servono Altamirano e il MIR. Ed è necessario, d'altro lato, ottenere un

po' di simpatia dall'avversario, garantendogli che non gli si porterà via tutto, se accetta di buon grado la sconfitta, ecc. Anche questo non è difficile. Lo fa la quinta colonna inserita negli ambienti imprenditoriali. Il difficile, l'impos sibile, sta nel recitare nello stesso tempo le parti di vincitore orco e di vincitore bonaccione. Come uscirne? Recitando successivamente l'una e l'altra parte.

A questo punto la lettrice può vedere quanto sia conve niente per il comunismo che Allende faccia alternativamente

la parte dell'orco onnipotente, che può distruggere tutto e tutti con un decreto, e del bonaccione, che distrugge solo la metà, e che fa imo sforzo terribile contro coloro che vogliono costringerlo alla distruzione totale.

La povera vittima, se non si accorge del gioco, finirà per difendere Allende contro i « distruttori » più terribili di

lui (Altamirano e il MIR), e per consegnargli con rassegna zione metà del mantello, per conservare l'altra metà. Potrebbe essere più chiaro il gioco di Allende?

Insistiamo sui due elementi necessari perché Allende vin ca la partita. Anzitutto, comparse piene di furore, con l'aria di essere

pronte ad abbattere Allende e a fare, in una volta sola, le riforme più radicali. Queste comparse sono Altamirano e il MIR.


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L'altro elemento è la « quinta colonna » che influenza la

classe vinta, e che favorisce il gioco diffondendo, da orecchio a orecchio, informazioni « riservate », che fanno di Allende un « buon gregario », dolente di essere costretto a persegm-

tare gli imprenditori,e disposto a essere blando nelle riforme. Non è difficile trovare degli Alt^ir^o, dei MIR e delle « quinte colonne ». Lo prova la storia di tutti i tempi. Napoleone, per esempio, voleva imporre agli avversari della Rivoluzione l'accettazione dello Stato ugualitario da

essa prodotto. A questo fine, ebbe chi fece la parte di Altamiràho. Fu la corrente dei giacobini, i terroristi dell'epoca. Il Corso la conteneva con pugno di ferro. Se fosse caduto, il

giacobinismo sarebbe rinato. Davanti all'orrore di questa prospettiva, la destra si rassegnava al demagogo in uniforme. Contemporaneamente i suoi agenti andavano bisbigliando nei salotti della nobiltà che Napoleone la stimava, e che le impo neva dei sacrifici soltanto per non esasperare i giacobini.

Così, la destra si rassegnava a perdere più della metà del suo mantello. ***

È chiaro che non tutti si lasciano raggirare dalla mano vra. Alcxmi tra i vinti resistono alla farsa.

Da questo fatto deriva un altro prezioso vantaggio per il gioco: dividere l'avversario. « Divide et impera »,insegava an che il Machiavelli. Coloro che si rassegnano, sopravvivono im

poco; coloro che non si rassegnano devono affrontare, isolati

e indeboliti, ima lotta dura e incerta. La tattica di dividere l'avversario per divorarlo a poco a

poco tanto favorita dalla commedia appena descritta — ha ^ nome. Il leader rosso Rakosi l'ha portata, in Ungheria, alla massima perfezione. L'ha chiamata la « tattica del sa lame ». Nessuno mangia in un solo boccone un intero salame.

Tagliandolo a fette, sì. È persino gradevole. Così i comuni

sti separano e divorano i loro avversari. ***

È impossibile una qualsiasi resistenza a questo processo? Solo la resistenza morale, fatta con prestigio e forza, può

guastare molte cose. Ne è prova Mindszenty, il cardinale eroe. Avrà il Cile qualche Mindszenty, con o senza talare?

Speriamo, perché senza eroi nessun popolo oggi sopravvive...


12. LE ELEZIONI DI APRILE, UN'ALTRA TAPPA DEL CREPUSCOLO ARTIFICIALE DEL CILE

20 marzo 1971

Manifesto della SoCIEDAD ChILENA DE DeFENSA

DE LA Tradición, Familia y Propiedad


INDICE

Pag. I.

Come è stata fabbricata la vittoria elettorale marxista

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1. li frazionamento della maggioranza anticomunista

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2. La coesione della minorzinza filocomunista 3. Il dinamismo della minoranza filocomunista

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4. Alessandri: la sua indipendenza, maschera della sua indefinibilità

5. La campagna di Alessandri: errori a catena a favore dell'avversario 6. Il « kerenskismo » come ideale e come sistema 7. Lo sviamento dell'opinione cattolica 8. Letargo delle organizzazioni padronali 9. L'ottimismo generale 10. La distorsione dei risultati elettorali

73

74 75 75 77 77 78

IL Appoggi ad Allende e preparazione della ratifica da PARTE DEL PARLAMENTO

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1. Il consolidamento di Allende a opera dei suoi « av versari »

2. La storia lo conferma: Frei è il Kerensky cileno 3. Ancora una volta il clero progressista — nuovo Giu da — vende un paese per trenta denari

4. Davanti alla tragedia cilena, il silenzio di Paolo VI 5. L'intimidazione: un'altra arma per ottenere la sotto missione

6. Il contributo dei governi stranieri IH.La TFP, la grande forza amica del Cile oppresso

Che beneficio recano al Cile le campagne all'estero?

79

79 80

81 81

82 82

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IV. Dopo la conferma del parlamento

86

V. Le tattiche di Allende

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A. Come acquisi stabilità nel potere 1. Come sfruttò il caso Schneider 2. Come diffuse speranze di mitezza B. Misure per l'instaurazione del regime marxista 1. Il dominio degli organi di stampa 2. Il controllo dell'economia, dell'industria e delle banche 3. La riforma agraria 4. La tirannia capillare C. La sinistra commedia

Una bugia: Frei campione dell'anticomunismo VI. Prendere coscienza significa risolvere la situazione

88 88 88

89 \S9 89 90 90 91

92 93


COME È STATA FABBRICATA LA VITTORIA ELETTORALE MARXISTA

Analizzando gli ultimi mesi della vita politica cilena, si ha l'impressione che un numero enorme di fattori eccezio nali sia entrato in gioco e abbia prodotto nell'opinione pub blica anzitutto una condizione di apatia imprevidente, e

quindi ima confusione, il cui effetto specifico fu quello di privarla del giudizio critico sulla situazione del paese e pertanto dell'influenza che su essa poteva avere. Alla formazione di questa situazione concorsero la defe zione di numerosi dirigenti di ogni grado insieme a circo stanze imprevedibili e incongruenti che si unirono come in una immensa e tragica rappresentazione teatrale per far sorgere dalle urne nel 1970 un risultato che, secondo ogni evidenza, non esprimeva la volontà della maggioranza dei cileni. Tutti gli elementi di questa commedia ebbero una in fluenza nella direzione di quanto è accaduto, e nessimo in senso contrario.

La responsabilità dei capi e degli pseudo-capi dell'opi nione pubblica è tanto maggiore in quanto tali situazioni di

pendevano principalmente da loro e in quanto in generale la defezione filosocialista fu messa in atto dai dirigenti, nono stante le resistenze manifestate al riguardo dalle rispettive basi. 1.

Il frazionamento della maggioranza anticomunista

La schiacciante maggioranza anticomunista fu da un lato divisa tra le candidature di Alessandri e di Tomic. D'altro

lato, il contenuto ideologico — se si può qualificare come tale — che ciascuno di essi diede alla propria campagna era

in aperta contraddizione con quanto attendevano le rispet-


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tive basi. Infatti, mentre Alessandri dava alla sua un tono

strettamente personale, a-politico e a-ideologico — per tacere delle sue concessioni al socialismo —, Tomic imprimeva alle sue parole e ai suoi atteggiamenti un tono marcatamente di

sinistra, con il risultato, comune a entrambi i candidati, che il settore migliore dei rispettivi seguaci rimaneva cosi va cillante nel suo appoggio e senza entusiasmo nella sua ade sione.

Quanti aspettavano da Alessandri anticomunismo, anti socialismo, rispetto della proprietà privata e stimolo alla

libera iniziativa, udivano da lui parole che disprezzavano o

erano persino contrarie a simile posizione; oppure argo menti veri ma secondari; o l'affermazione di mezze verità. Quanti volevano da Tomic una posizione almeno moderata mente anticomimista, notavano che egli era violentemente contrario... all'anticomtmismo. Inoltre l'atmosfera di scontro personale carico di passioni, poco riflessivo, non basato su

una tUfferenza di dottrina ma su reciproci risentimenti,

impedì che gli scontenti di Tomic appoggiassero Alessandri,' e la campagna ebbe due caratteristiche: fu per im verso un contrasto di temperamenti antitetici e di attacchi personali, e per im altro ebbe im tono di sinistra in cui non risultavano le idee politiche profonde ma la ripetizione monocorde di alcuni slogans — ciascuno nel suo stile — di mediocre con tenuto e tali da suscitare una tiepida adesione. 2. La coesione della minoranza filocomunista

Il panorama offerto dalla sinistra era invece ben diverso: i partiti marxisti avevano raggiimto un'alleanza con altre mi nuscole formazioni e con il Partito Radicale, in modo da

formare VUnidad Popular, vm raggruppamento in tesi pluri partitico. L'appoggio di numerosi utili idioti e di altrettanti ingenui o avventurieri, permise di diluire il tono rivoluzio

nario marxista delle sue consegne in vaghe promesse di formalismo democratico o di un populismo puramente de magogico. Allende, che prima era stato appoggiato unica mente da marxisti, passo a essere per l'opinione pubblica un candidato di sinistra spalleggiato da diverse forze, tra cui i marxisti.

In altri termini, mentre ima falsa destra, insicura delle sue idee e arrendevole verso i suoi avversari, disputava con una Democrazia Cristiana filocomunista, la sinistra dissimu lava il suo programma marxista e totalitario con afferma zioni per metà socialiste e per metà innocue, con il risultato

concreto di allontanare dalla mente del popolo la retta idea


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della intrinseca nocività del comunismo e fargli credere, at

traverso le ripetute concessioni, che era lecito, ragionevole

e opportuno venire a patti con esso. In simili condizioni, come non temere che gli ingannati questa volta sarebbero stati più numerosi? 3. Il dinamismo della minoranza filocomunista

Si dava il caso che stavolta fossero più numerosi anche

gli inganni. Si trattava di una falsa alternativa; s'imponeva la scelta tra false posizioni: una sinistra unita e dinamica, che da un lato cercava simpatia e attirava con l'apparente innocuità dei suoi propositi, se fosse stata accettata con facilità; e che d'altro lato prometteva la violerà, il caos e la rivoluzione più cruenta, se fosse stata respinta. Di fronte a essa una destra che si caratterizzava sempre più per il

fatto di propugnare il giorno dopo quanto aveva rifiutato la sera prima e a cui l'antivigilia la sinistra si era dichiarata favorevole; una destra che riuniva in sé tutta l'insicurezza, l'inibizione e la mancanza di volontà di resistere agli assalti della sinistra. Tra l'una e l'altra, la caratteristica terza posi zione democristiana che continuava a proporre, come mezzo

per evitare la vittoria del comimismo, l'arrendersi a esso; co me mezzo per impedire i suoi propositi di Rivoluzione, rea

lizzarli prima. Per apprezzare la portata di questi inganni è necessario analizzarli con maggiore attenzione, proprio per

stabilire le grandi responsabilità di cui si sono caricati da vanti alla storia quanti hanno avuto parte in questo pro cesso.

4. Alessandri: la sua indipendenza, maschera della sua INDEFINIBILITÀ

Alessandri caratterizzò la sua campagna con una osses

sionante professione di indipendenza; indipendenza da par

titi politici, che egli confuse sempre con il fatto di prescin dere dalle posizioni ideologiche che l'opinione pubblica vo leva vedere difese da un camdidato; che confuse inoltre con

l'illusione di captare l'adesione nazionale non intorno a un principio, a un desiderio o a un ideale, ma semplicemente

attorno alla sua persona. Come è lo^co, il risultato fu che egli non ottenne tale adesione. Tra i settori favorevoli alla sua candidatura aveva speciale rilievo il Partito Nazionale; ciononostante,le dottrine difese dai militanti di questo partito furono molto frequentemente abbandonate e quasi attaccate dal loro stesso candidato.


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Infatti, Alessandri non perse occasione per promettere di continuare la riforma agraria — anche nelle zone a essa

più avverse — ed è da temere che, se gli fosse stato possibile, 10 avrebbe fatto! Pur sapendo che questa legge ói Frei e molte altre erano gravemente ingiuste, tuttavia non ne pro mise deroga o modifica alcuna né promise di porre riparo

alle in^ustizie

commesse. Al contrario, avanzò anche l'ipo

tesi di sQtre riforme di contenuto vagamente socialista, il

che fece giustamente pensare a numerosi suoi seguaci che, se era per questo, il suo trionfo non era molto desiderabile. 5. La campagna di Alessandri: errori a catena a favore del l'avversario

In diversi discorsi pubblici, quando si trattava di far riferimento al comunismo, Alessandri si poneva il problema di insistere sul fatto che al riguardo « non aveva pregiudizi », lasciando intravedere che la sua divergenza con il perverso sistema si limitava a censurare la sua inefficacia economica

e forse il totalitarismo in cui sempre è caduto. Ciò otteneva 11 risultato di far pensare che, se fosse concepibile im comu nismo senza questi difetti, per lui S2irebbe stato accettabile.

Simile presupposto trovò in Alessandri ima espressione

infelicissima, perché fu imprudentemente esplicita. Disse che « il capitalismo è efficiente nel produrre, mentre il socia lismo lo è nel distribuire »; e che si trattava quindi di conce pire un terzo sistema, equidistante da entrambi, che riunisse l'uno e l'altro vantaggio. Una simile idea, benché assurda — perché se il socialismo

è inefiSciente nel produrre non si sa che cosa possa distri buire — sta trovando oggi una serie di altri difensori, soprat tutto comunisti che seguono la linea ideologica del leader comunista francese Roger Gsiraudy. Che così si espri messe la posizione di colui che doveva essere il depositario della fiducia degli anticomunisti fu imo dei più grandi spro positi della campagna presidenziale e una delle cause del suo risultato. Cosicché questi elementi danno l'impressione di costituire un concatenamento di errori a favore dell'avver sario.

Sulla stessa linea il ristabilimento delle relazioni diplo matiche con Cuba da lui auspicato, e l'idea che il maggior pericolo per il Cile fosse il « politicantismo » e non il comu

nismo, diedero lo stesso risultato. D'altrp canto, l'appoggio morale da lui dato alle riforme costituzionali e legislative che irrobustirono il potere esecutivo di fronte ai poteri legisla tivo e giudiziario con il pretesto di avere maggiori strumenti


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a disposizione nel suo ipotetico governo, ebbe la conseguenza di conferire al marxismo, oggi al vertice del potere politico, im potere schiacciante. 6. Il « KERENSKISMO » COME IDEALE E COME SISTEMA

In campo democristiano, la stessa dissidenza del MAPU e l'appoggio di questo ad AUende mostra qual è il dinsimismo del terzaforzismo a favore della sinistra, una volta accettato

il presupposto di Frei secondo cui « vi è qualcosa di peg giore del comunismo: Vanticomunismo ». Però la dissidenza democristiana non rimase a ciò circoscritta. Si può dire che tutti i militanti staccatisi da questo partito diedero il loro appoggio ad Allende direttamente o indirettamente, con l'azione o con l'omissione; è possibile apprezzare meglio ciò considerando gli atteggiamenti assimti dopo il suo trionfo: tentarono di infondere fiducia, di distendere gli 2inimi, di dare autorità ai marxisti e di toglierla a quanti volevsino resistere. Il solo esame di quanto Frei ha fatto durante i sei anni di governo, di cosa ha significato per la preparazione dell'opi nione pubblica all'accettazione del comunismo, il vantaggio che questo ha tratto da diverse leggi da lui promulgate — fra cui la riforma agraria socialista e confiscatoria — baste rebbero per concludere che l'aiuto democristiano ad Allende

fu decisivo. Però era prevedibile che la solidarietà giungesse più lontano; e la dichiarazione pubblica della direzione della Democrazia Cristiana e dello stesso Tomic di aver preso un impegno con Allende per un reciproco appoggio in parla mento, dimostrano che, in fatto di manovre discrete o

occulte, la collaborazione tra i due candidati era molto mag giore di quanto il pubblico credesse. Anche il fatto che emi nenti democristiani abbiano scritto — e che continuino a

farlo — su giornali allendisti, e che anche Tomic abbia di

chiarato varie volte che il suo programma e quello di Unidad Popular erano sostanzialmente molto simili, sono precedenti che dimostrano l'assoluta identità degli uni e degli altri rela tivamente al pensiero, ai fini e ai metodi d'azione. 7. Lo SVIAMENTO DELL'OPINIONE CATTOLICA

Ma la fonte da cui vennero con maggior profusione gli in ganni, fu il mondo ecclesiastico. Già nell'agosto del 1969, qusindo l'Università Cattolica concesse a Neruda il dottorato scientiae et honoris causa — « casualmente » poco prima che fosse nominato probabile candidato presidenziale dal Partito Comunista — il cardinale Silva Henriquez fece dichiarazioni

che sarebbe difiScile non interpretare come un chiaro appog-


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gio al comunismo. Lo stesso prelato esplicitò mesi dopo la sua posizione, affermando che era lecito a un cattolico votare per un marxista, e non vi fu alcuna voce episcopale o vati cana che lo condannasse. Poco prima delle elezioni si potè udire durante le messe una suggestiva preghiera per chie dere che Dio « allontanasse dalle menti il timore dei cam

biamenti », il che fu interpretato come il più flagrante dei sa

crilegi contro il Sacrificio Eucaristico, la cui augusta cele brazione era utilizzata come occasione per convincere di una

dottrina inequivocabilmente socialista. Nonostante lo scandalo che tutto ciò costituiva, mons.

Carlos Oviedo, segretario dell'episcopato nazionale, dichiarò che il comunismo era condannato dalla Chiesa come dottrina

astratta... ma siccome si votava per il comunismo in concreto, allora era lecito farlo!

Tutto ciò diede l'impressione all'opinione pubblica che,,

poiché gli atteggiamenti dei prelati sono normalmente più sobrii e cauti di quelli dei semplici sacerdoti, era normale che

questi fossero più espliciti e veementi. Una serie di prese di posizione di sacerdoti contribuiva a dare allora maggior portata a quanto detto sopra: a) Le dichiarazioni del padre Juan Ochagavia, apparte nente alla Compagnia di Gesù, di aperto elogio del regime comunista di Cuba, che aveva appena visitato. b) L'omaggio a Lenin nella Chiesa di S. Caterina nella borgata Salvador Cruz Gana, omaggio a cui partecipò lo stes so parroco, e che fu annunciato nei giorni precedenti dal quo tidiano El Siglo.

e) La posizione filomarxista della rivista Mensaje, ecc. Tutto ciò si verificò senza censura da parte della Gerar chia ecclesiastica ed ebbe l'effetto, sembrando solo una formu

lazione più concreta di quanto questa pensava, di far credere

a un gran numero di cattolici di scarsa formazione che ciò li obbligava a pensare e ad agire nello stesso senso. In queste condizioni, come non sospettare che numerosi sacerdoti di sinistra e progressisti, servendosi anche del mi nistero sacramentale della confessione, non abbiano fatto

pressione con questo mezzo sul popolo fedele per farlo vo tare per il marxista Allende? Di fronte ai numerosi prece denti esposti e a quelli che stiamo per indicare, non vi sono motivi per scartare questa ipotesi. Inoltre diversi organismi legati alla Gerarchia ecclesia stica, come le università cattoliche di Santiago e Valp2iraiso,

promossero, durante gli ultimi tempi, iniziative di diffusione e propaganda di idee socialiste e comuniste. Lo stesso rettore della Università di Santiago, Fernando Castillo, fece, insieme


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ad altri personaggi della sinistra, un viaggio a Cuba, formu lando al suo ritomo ogni sorta di elogi al marxismo che ti ranneggia quello sfortunato paese.

^

Tutto ciò, insieme a innumerevoli altri fattori che sa

rebbe lungo spiegare, ma che hanno uguale incidenza, non

poteva non ottenere, normalmente, il risultato che stiamo

commentando.

8. Letargo delle organizzazioni padronali

Analizzando l'azione dei dirigenti degli organismi padro

nali nell'ultimo periodo, è ormcd il caso di chiedersi se siano stati eletti per difendere le loro basi o per consegnarle indi fese alla confisca e alla spoliazione, facilitando 1 instaurazirae della tirannia marxista. La posizione agro-riformista di Be

njamin Matte durante il governo di Frei, la sua campagna a favore delle relazioni economiche private con

viaggio in questo paese e i risibili elogi che fece di Fidel Ca

stro, il suo progetto di iscrivere i contadini, installati nelle

terre espropriate con la riforma agraria, come soci aUa So-

ciedad Nacional de Agricultura, sono dimostraziom del dete rioramento ideologico degli imprenditori che lo tollerano, deterioramento che spiega ampieimente la caduta del paese nel comunismo. Ciò che i dirigenti agricoli e di altri rami

della produzione fecero dopo le elezioni sbigottì il paese e l'opinione mondiale, poiché non si era mai visto

dimostrasse tanta arrendevolezza; ma non scosse 1 indolenza

degli agricoltori, che continuarono e continuano a tollerarlo. Questa indolenza non contribuisce a spiegare quanto è suc

cesso? 9. L'ottimismo generale

Tutto quanto precede si combinò, prima delle elezioni, con un ottimismo generalizzato e pertinace che faceva spe rare illusoriamente a molti in un trionfo schiacciante di Ales

sandri e poi in un governo di costui che restaurasse i diritti

recentemente conculcati. Indipendentemente dal fatto che

egli aveva promesso di non farlo, e ciò nell'ipotesi del suo

trionfo, e indipendentemente dal fatto che la Gerarchia eccle siastica, la stampa socialista e i movimenti terroristici sem bravano disposti a esercitare ogni genere di pressioni per

impedire che si facessero passi indietro nella via verso il

socialismo, indipendentemente da tutto questo, dunque, molti credevano che i problemi di ogni ordine, accumulati in anni


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e anche in secoli, si sarebbero risolti in un giorno. Il risultato

di questa imprevidenza e di questo ottimismo fu che, quel giorno, la situazione si aggravò in misura immensamente maggiore. 10. La distorsione dei risultati elettorali

Il disorientamento dell'opinione pubblica e, di conse guenza, la perdita della sua capacità di reagire in modo sano e logico, furono aggravati da situazioni verificatesi diurante

la fase di scrutinio e di divulgazione dei risultati elettorali. Di fatto, diversi fattori permettono di mettere in dubbio la rappresentatività delle elezioni:

a) Per varie ore della sera e della notte del 4 settembre

fu sospesa la diffusione dei conteggi; intervallo di tempo al termine del quale il risultato si era rovesciato.

h) In quel momento, il governo Frei autorizzò solo tma manifestazione allendista, nonostante che la situazione con tinuasse a essere abbastanza incerta.

c)Il numero dei voti scrutinati si conobbe solo attraverso

il ministero dell'Interno e non, come era costume, diretta mente daille prefettiure.

d) Erano stati cambiati senza spiegazione, prima delle elezioni, molti funzionari del ministero degli Interni che ave vano svolto fino ad allora le operazioni globali di verifica. e) Circolarono insistentemente voci, provenienti da di versi ambienti, relative a irregolarità nella costituzione di uffici elettorali, circa numerosissimi depennamenti dalle liste

elettorali e la consegna irregolare degli atti dei seggi elet torali.

/) Furono diffusi in primo luogo i risultati dei comuni di

sinistra con il proposito di dare l'impressione, possibilmente fin dall'inizio, di un trionfo di Allende; mentre i comuni che diedero il maggior numero di voti anticomunisti furono la

sciati in fondo, il che coincide con il fatto che in questi ultimi le cifre danno luogo ad ampi sospetti. g) L'ufficio centrale di Alessandri e lo stesso candidato

vennero meno notoriamente ai loro doveri, tanto il giorno stesso delle elezioni come dopo, dimostrandosi negligenti nelle operazioni di controllo e astenendosi dal protestare di fronte ai fatti ricordati.

Questi elementi determinarono in vasti settori della opinione pubblica gravi sospetti e questi crearono a loro

volta ima comprensibile sensazione che il paese stesse per essere lanciato verso il caos, situazione nella quale non c'era più nulla da fare.


II

APPOGGI AD ALLENDE E PREPARAZIONE DELLA RATIFICA DA PARTE DEL PARLAMENTO 1. Il consolidamento di Allende a opera dei suoi « avversari »

Tutta la serie di facilitazioni che i presunti avversari fe

cero ad Allende prima delle elezioni furono solo un preludio se paragonate a quanto fecero dopo. Le dichiarazioni di Ales sandri richiedenti, ai parlamentari che lo avevano appoggiato, che in parlamento non votassero per lui (Alessandri) per « contribuire alla pubblica tranquillità », adducendo il fatto che Allende era una « personalità con un vasto e com

provato curriculum democratico »; poi la visita che Allende gli fece in ringraziamento di questo gesto; il silenzio dei capi del Partito Nazionale dopo le elezioni — per più di tre mesi —, il che sconcertò profondamente la base; silenzio che fu rotto solo dai deputati Evaldo Klein e Victor Carmine... che ap

poggiarono l'elezione di Allende; gli incontri che, poco dopo il 4 settembre, i dirigenti della Sociedad de Fomento Fabril

(Confindustria) e della Concederación de la Produción y et Comercio (Confcommercio) ebbero con Allende e le succes sive dichiarazioni a lui favorevoli; l'ostentato appoggio del

quotidiano El Mercurio, che tra l'altro si oppose ^le indagini che voleva fare la SIP sulla libertà di stampa: tutto ciò ca ratterizza la certezza che la volontà di resa della falsa destra

fu insospettatamente grande. 2. La storia lo conferma: Frei è il Kerensky cileno

D'altro canto, le facilitazioni che Frei e il suo governo fecero ad Allende, le manifestazioni di Unidad Popular auto

rizzate il giorno delle elezioni e i giorni seguenti, la possibilità concessa ad Allende di rivolgersi al paese attraverso la rete nazionale radio-televisiva, le misure per rendere difficili i

viaggi all'estero e la diminuzione nella vendita di valuta estera — il che non costituì problema per gli speculatori, fre

quentemente legati alla sinistra — mettono in evidenza la profonda solidarietà di propositi di Frei e dei suoi collabo ratori nella consegna del paese, a mani legate, al marxismo.

A ciò si aggiungono le suggestive dichiarazioni di Tomic circa il fatto che non vi era « la più remota possibilità » che la


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Democrazia Cristiana votasse per Alessandri in parla mento — lui sapeva perché —, il che culminò nel bluff delle

garanzie che non garantiscono nulla. Tutto questo dimo stra che, davanti alla storia e al mondo, Frei è ormai irrime diabilmente caratterizzato come il « Kerensky cileno » e la DC come il cavallo di Troia del comunismo.

3. Ancora una volta il clero progressista — nuovo Giuda — VENDE UN PAESE PER TRENTA DENARI

A tutto quanto precede è necessario aggiungere le prese di posizione tristemente celebri di membri del clero: la lette

ra pastorale del vescovo di Puerto Montt, mons. Jorge Hourton, di chiaro appoggio ad Allende — pastorale dalla quale nessun vescovo dissentì — nonostante il fatto che l'episco pato avesse dichiarato prima il suo disimpegno politico e il suo rifiuto di salutare come presidente qualcuno dei can

didati finché non fossero stati compiuti tutti i passaggi co stituzionali; i manifesti, nello stesso senso, della Parroquia Universitaria, della Iglesia Joven, del Movimiento Operario de la Acción Católica, della Acción Católica Rural e di altri or

ganismi di infima importanza, ma che furono sempre spal leggiati dalla Gerarchia; le dichiarazioni socialiste di diversi

gruppi di sacerdoti, alcuni dei quali giunsero a far visita ad Allende per manifestargli il loro appoggio; le molteplici prediche domenicali del 6 settembre, in cui molti sacerdoti parlavano in modo falso della « rassegnazione », della « fidu cia in Dio », con il proposito di ingannare il popolo fedele adulterando questi concetti; la lettera indirizzata dal pro vinciale della Compagnia di Gesù, padre Manuel Segura, a tutti i membri di questa congregazione, in cui qualificava i propositi di Unidad Popular come « mete autenticamente cristiane »; la dichiarazione del presidente della conferenza

episcopale, mons. José Manuel Santos, vescovo di Valdivia (7-10-70), che sosteneva che, chiunque fosse stato eletto, l'ope ra sarebbe stata la stessa; la dichiarazione della stessa Con

ferenza Episcopale Cilena (24-9-70) che manifestava il suo desiderio di collaborare con i cambiamenti: tutto ciò dimo

stra che il proposito di una parte importante — e la più in fluente — del clero era di distendere gli animi, di eliminare i timori, di scoraggiare le reazioni, di affrettare la resa, e di entrare a far parte integrante dell'apparato di seduzione o

persuasione dello Stato socialista. Ma lo scandalo non rimase neppure circoscritto all'inter no delle nostre frontiere: anche il presidente della Conferen-


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za Episcopale Latino-Americana (CELAM), mons. Avelar Brandào Vilela, arcivescovo di Teresina, Brasile, dichiarò che la sua posizione era di aspettativa,,. « perché non sapeva se Attende era marxista per convinzione o per metodo elet torale» (!). 4. Davanti alla tragedia cilena, il silenzio di Paolo VI

Di fronte a tutto ciò, considerando le deviazioni clericali notate, osservando i sintomi di malessere del popolo cileno, essendo evidente che la responsabilità cadeva sulle spalle della Gerarchia, e osservando che dall'atteggiamento dei par lamentari della DC dipendeva il futuro del paese e dell'Ame

rica, i cattolici avevano il diritto di attendersi che la voce di Paolo VI squalificasse il clero filocomunista e chiedesse

ai parl£imentari cattolici di non votare per Allende. A Paolo VI era già giunto nel 1968 il grido veemente di 120.000 cileni, che appoggiarono la TFP, perché prendesse misure contro il clero filocomimista, ed egli non aveva fatto nulla. Oramai era noto in tutto il mondo quale era il modo arrendista di

agire della DC di fronte al marxismo, ma egli tacque, imper territo. Come non sperare che il silenzio di prima fosse ripa rato dalla parola salvatrice, ora che una nazione cattolica era sull'orlo dell'abisso? La TFP chiese questo intervento, ma

la risposta fu il silenzio; e restano da giudicare dal tribunale della storia e dal giudizio divino le azioni e le omissioni che consegnarono il Cile al comunismo. 5. L'intimidazione: un'altra arma per ottenere la sottomissione

Mentre gli « avversari » di Allende sgomberavano il cam mino al marxismo, i seguaci di quest'ultimo formulavano svariate minacce alla cittadinanza nel caso che non ac

consentisse ad arrendersi a esso. Già Allende prometteva di

fare appello alle orde popolari per difendere il suo « trionfo », se questo non fosse stato omologato in parlamento; già le cellule dei terroristi del MIR o di altri gruppi promet tevano di scatenare la guerra civile in questa eventualità. Co me fu ben detto, ciò costituì un « colpo di Stato bianco »

per imporre il potere di Unidad Popular al paese, minacciando un « colpo di Stato rosso » e sanguinoso se ciò non fosse successo. D'altro canto Allende e i partiti che lo appoggia vano diffondevano speranze di moderazione e insistevano sul la loro intenzione di mantenere vigenti le libertà e i diritti individuali, dicendo che avrebbero proceduto solo a mode-


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rate riforme filosocialiste per ottenere un maggiore benes sere popolare. 6. Il contributo dei governi stranieri

Mentre durava questa situazione di incertezza, i paesi comunisti di tutto il mondo manifestavano il loro entusia

smo per il possibile avvento di im regime marxista in Cile. Dai paesi del mondo libero, da cui si poteva sperare, al con trario, almeno uno stato di allarme e di cautela, si udi

rono invece voci tranquiUizzanti. Le dichiarazioni provenienti

dagli U.SA., che manifestavano tranquillità perché il movi mento marxista cileno « non aveva un grande contenuto antinordamericano », e che auguravano il mantenimento di nor

mali rapporti tra i due paesi, e gli elogi provenienti da un ministro spagnolo sono note caratteristiche dell'indolente

reazione mondiale; si deve aggiungere che in tutti i paesi del mondo i giornali comunisti manifestavano giubilo mentre quelli anticomunisti mostravano atonia.

Ili

LA TFP, LA GRANDE FORZA AMICA DEL CILE OPPRESSO Di fronte alle innumerevoli defezioni di quanti avrebbero

dovuto opporsi ad Allende, vi fu una sola forza che mise in

atto una resistenza organizzata e ampia, mettendo in ^£irdia l'America Latina circa quanto stava accadendo e chiaman

dola a reagire per evitare l'imminente tragedia e altre suc cessive: la corrente ideologica che lotta in difesa della tra

dizione, della famiglia e della proprietà dimostrò di essere

la grande forza veramente amica del Cile. a) In Brasile, la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradigào, Familia e Propriedade promosse ima grande campa gna per illuminare l'opinione pubblica di questo paese, nei giorni fra l'il settembre e il 5 ottobre. Tale campagna iniziò con la celebrazione della S. Messa che, a richiesta della TFP, fu officiata in S. Paolo da S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos,

perché il Cile non avesse a cadere sotto il dominio comunista. Terminata la messa, i militanti della TFP sfilarono per le vie


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centrali di questa città brasiliana offrendo al pubblico il nu mero di ottobre del mensile Catolicismo, in cui si pubblicava

una nuova edizione del presti^oso libro Frei, il Kerensky ci leno e l'articolo Tutta la verità sulle elezioni cilene, il cui autore è il dr. Plinio Corréa de Oliveira, presidente della TFP brasiliana. In tale articolo, l'autore dimostra, fondan dosi sulla diminuzione percentuale dei voti raccolti da Allen-

de (rispetto alle elezioni del '64), che vi fu una retrocessio

ne del comimismo in Cile, e ciò, nonostante l'appog^o che questo ora aveva avuto da parte di forze non marxiste. Il pensatore brasiliano dimostra anche che il trionfo di Allende nelle elezioni si dovette all'azione filocomunista del clero

progressista e lamenta che a tutto questo non abbia posto rimedio Paolo VI in forma adeguata, e fa voti affinché egli faccia in questo tragico momento quanto ha omesso al mo mento opportuno.

Il successo di questa campagna fu di ima eloquenza contro cui non c'è risposta: l'eloquenza dei numeri. In 20 giorni di campagna furono distribuite al pubblico 550.000 copie del citato articolo e furono venduti 4.700 esem plari del volume Frey, il Kerensky cileno, e 27.000 copie del numero di Catolicismo contenente ima riedizione dell'opera

del dr. Fabio Vidigal Xavier da Silveira.

In 50 città di 14 stati del Brasile l'opinione pubblica vide

ergersi gli stendardi rossi con il leone dorato e udì gli slogans della campagna: « Leggete il nostro manifesto: dei pastori hanno consegnato il Cile al lupo rosso! »; « Plinio Corréa de Oliveira denuncia la trama progressista in Cile»; « Il nostro manifesto dimostra che il comunismo in Cile non ha progredito! ». A Belo Horizonte, la terza città del Brasile, i militanti

della TFP organizzarono una sfilata aperta da uno stendardo, listato a lutto, di 12 metri d'altezza; un grande striscione

portava la seguente scritto: « Per il Cile, nazione sorella, lut to, lotta e preghiera ». Anche in questa città fu celebrata una messa e si recitò un rosario perché la Madonna si muovesse

a pietà della nostra patria. Inoltre la TFP fece pubblicare integralmente il citato articolo del dr. Plinio Corréa de Oli veira sui seguenti giornali: A Cruz di Rio de Janeiro; Fólha de S. Paulo; Correlo do Povo di Porto Alegre; Diàrio dos Cam-

pos di Ponta Grossa; Diàrio da Nolte di Salvador; Gazeta do Povo di Curitiba; Diàrio Catarinense di Florianópolis; Jornal

Pequeno de Sào Luis; Cidade de Blumenau della stessa città e A Uniào di Joào Pessoa. Furono pubblicati ampi riassunti anche sul Diàrio de Noticias di Rio de Janeiro; Diàrio da Nol

te, Diàrio Comércio e Indùstria e Diàrio de Sào Paulo di


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questa città; Correio Braziliense di Brasilia e Diàrio da Tarde di Belo Horizonte e su altri tredici periodici. Contemporanea mente sulla colonna settimanale che pubblica sulla Fólha de S. Paulo, quotidiano che ha la maggior tiratura di tutto il Brasile, il dr. Plinio Corréa de Oliveira denunciava e segna lava con forza il dramma in cui il Cile va sprofondando e il pericolo che incombe su tutta l'America Latina. Cosi, attra verso questo quotidiano, da allora a oggi non solo grandi settori del pubblico brasiliano, ma anche in molti altri paesi dell'America e dell'Europa si è potuta ascoltare una illumi nata voce di allarme circa le principali manovre che il comu nismo va mettendo in atto nella nostra patria. b) In Argentina, la TFP di questo paese fece ima vasta

campagna nello stesso senso, contando a questo fine sulla collaborazione di numerosi universitari cileni. Così, nel centro di alcune tra le principali città, come Buenos Aires, Mendoza e La Piata, questi, dall'alto di improvvisate tribune

poste su barili, esponevano al pubblico argentino le cause della caduta della nostra patria nel comimismo. Durante

20 giorni di campagna furono distribuite più di 250.000 copie dell'articolo Tutta la verità sulle elezioni cilene, ottenendo

ottime ripercussioni propagandistiche. Sulla via Florida — la più frequentata di Buenos Aires — furono lanciate decine di migliaia di volantini con la caricatura di Fidel Castro e il

disegno della Cordigliera delle Ande, in cui si faceva notare il pericolo costituito per l'Argentina dalla presenza alle sue frontiere di un regime marxista. La TFP promosse anche la pubblicazione del manifesto del dr. Plinio Corréa de Oliveira con l'analisi delle elezioni cilene, sui giornali Los Andes e Mendoza di questa città; La Voz del Interior di Córdoba; El Litoral di Corrientes; El Diario di Paranà; El Litoral e Nuevo Diario di Santa Fé; e un riassunto dello stesso su La

Capital di Rosàrio. Numeroso pubblico partecipò al rosario che la TFP fece recitare « perché la Madonna del Carmine, patrona del Cile,

ne abbia pietà, e apra gli occhi degli argentini sulla tremenda nocività delle correnti che si dichiarano non comuniste, ma tendono la mano al comunismo ».

In seguito ima carovana composta da giovani militanti della TFP raggiunse 50 località dell'interno dell'Argentina, dif fondendo il numero di novembre-dicembre della rivista Tra-

dición, Familia, Propiedad contenente tre articoli del dr.

Plinio Corréa de Oliveira sul Cile; quello già citato: L'allegro cardinale, che critica l'appoggio del cardinale Silva Henriquez al marxista Allende; e Tra lupi e agnelli, nuovo stile di rap

porti, in cui fa riferimento alla tragica omissione di Paolo VI


85

relativamente alle urgenti misure a lui chieste per salvare il Cile dal comunismo. Fu anche preparato im cortometrag

gio il cui testo è il manifesto Tutta la verità sulle elezioni ci lene, che veniva proiettato tutte le sere sulla pubblica piazza delle località in cui la carovana si trovava. La stessa caro

vana continua ancora la campagna percorrendo la maggior parte delle province argentine. c) La Sociedad Uruguaya de Defensa de la Tradición,

Familia y Propiedad, attraverso il suo organo ufficiaile Le panto e in estratti, fece conoscere all'opinione pubblica del suo paese lo stesso manifesto, facendo toccare, da ima caro vana di giovani, undici delle principali città uruguaiane.

d) In Venezuela il Grupo Tradicionalista de Jóvenes^ Cristianos Venezolanos fece pubblicare integralmente l'arti colo Tutta la verità sulle elezioni cilene sul quotidiano La

Verdad di Caracas, promuovendo anche la distribuzione di 10.000 copie di un estratto dello stesso.

e) Il Grupo Tradicionalista de Jóvenes Cristianos Colombianos di Medellin e la Juventud de Colombia pro-

Civilización Cristiana di Bogotà promossero la distribuzione di

10.000 copie dello stesso articolo nelle città dell'interno del loro paese, articolo che fu anche pubblicato sui quotidiani El Siglo e La Repùblica di Bogotà.

/) In Ecuador, il Comité de Jóvenes Ecuatorianos pròCivilización Cristiana fece pubblicare l'articolo già ricordato

sui quotidiani El Tiempo e El Comercio di Quito, e ne fu rono anche distribuiti in pubblica campagna 10.000 copie stampate a parte.

Le TFP promossero inoltre la diffusione tra associa zioni affini della riferita analisi delle elezioni e ottennero la

sua pubblicazione integrale nei seguenti paesi: — Negli Stati Uniti, in riassunto sul Diario de las Américas e su The Voice; per esteso sul bollettino della Cardinal Mindszensty Foundation;

— In Spagna sul noto settimanale Qué pasa?;^ — In Portogallo sui periodici Politica e Resisténcia; — In Canadà sul periodico Vers Demain;

— In Argentina sulla rivista La Tradición di Salta; In Messico sul bollettino del Frente Popular Antico munista de México.

D'altro canto il volume Frei, il Kerensky cileno, oltre alle

31.700 copie vendute in venti giorni di campagna in Brasile, f-u edito nella Repubblica di El Salvador; fu venduto anche in numerose città dell'Argentina, Uruguay, Colombia e Vene

zuela, e apparvero interviste con l'autore in Argentina, Bra sile, Colombia e Spagna.


86

Numerosi quotidiani ricordarono il successo ideologico del best-seller brasiliano dedicando articoli o ampie recen sioni al volume. Tra essi si notano: La Prensa di Lima; La Nación di Buenos Aires; El Sol di Città del Messico; Diàrio

Popular, Jornal da Tarde e O Estado de S. Paulo della stessa città; Jornal da Bahia e O Globo di Rio de Jemeiro; O Debate di Lisbona; O Estado e Diàrio de Paranà di Cmitiba. Anche El Tiempo di Bogotà e ASC di Madrid dedicarono articoli all'argomento, e la Associated Press diffuse in tutto il mondo lina intervista al dr. Fabio Vidigal Xavier da Silveira.

Che beneficio recano al Cile le campagne all'estero?

Nel mondo contemporaneo le frontiere sono porose.

Tutti i governi trovano che l'avere ima buona fama all'estero ha ripercussioni all'interno, li rende più stabili e li conso lida. A causa di ciò non c'è governo che non coltivi la sua

propaganda estera al fine di avere cura della sua stabilità. Così, una campala che mostri all'estero che il Cile è ima nazione tiranneggiata da una minoranza infeudata al comuni smo internazionale, costituisce un fatto importante per di

minuire le possibilità di un completo consolidamento di

questa minoranza all'interno dello stesso Cile.

IV

DOPO LA CONFERMA DEL PARLAMENTO

Dopo che il parlamento ebbe scelto AUende, di fronte alla costernazione dei cileni e di tutto il mondo, continua rono a verificarsi i sintomi di misteriose defezioni da parte

dei leaders già segnalati. Alessandri continuò a conservare un silenzio sepolcrale per mesi, come se non stesse acca dendo nulla, in ciò imitato dal Partito Nazionale; Benja min Matte continuò a dichiarare la sua fiducia in Salvador

AUende, il che fecero anche altri dirigenti di organizzazioni

imprenditoriaU; allo scandaloso Te Deum promosso dal car dinale Silva Henriquez — a cui parteciparono ministri di veurie sette eretiche — assistette mons. Antonio Del Giudice, nunzio a San Domingo, inviato pontificio alla cerimonia del l'insediamento; si concretò un interscambio « culturale » tra l'Università Cattolica e una università cubana, ecc.


87

Il cardinale Silva Henriquez fece visita ad Allende (e gli trasmise un saluto di Paolo VI!)... Allende ricambiò la visita

ed entrambi si fecero fotografare in atteggiamento di grande

amicizia per mostrare che la solidarietà non si limitava alle parole; El Mercurio continuò a manifestare il suo appoggio al governo marxista. Il nuovo nunzio in Cile, mons. Sótero Sanz, quando giunse nel paese, present2indo le sue credenziali sottolineò, secondo La Revista Católica, <^il suo compiacimen

to per il programma di progresso sociale in cui è impegolato il paese, per il quale assicurò Vaiuto della Chiesa ». Inoltre trasmise ad Allende un nuovo saluto di Paolo VI. Il cardinale

fece le più inusitate dichiarazioni, dicendo che la Chiesa appoggiava il programma di Unidad Popular, e che non ave vano grande importanza le eventuali ingiustizie perché...

qualsiasi regime commette sempre qualche ingiustizia! Naturalmente, di fronte a tutto questo non si levò voce di condanna dal Vaticano; durante la processione in onore

della Madonna di lo Vasquez vennero distribuite fotografie di Allende, con una scritta in cui si diceva che la Madonna lo

proteggeva e anche questo senza che la Gerarchia giudicasse opportuna ima condanna o una protesta; la DC continuò ad affermare la sua fiducia in Allende e nei suoi collaboratori.

D'altro canto, diversi paesi occidentali continuarono a manifestare il loro appoggio al nuovo regime marxista; il

governo tedesco dichiarò che avrebbe gareggiato con la Ger mania comunista nell'aiuto al Cile; gli U.S.A. si astennero

dal vietare un prestito della Banca Interamericana di Svilup po alle università cilene... e che università (!), nonostante le proteste al riguardo di vari membri del Congresso 2imericano. Anche il governo francese si mostrò tranquillo circa il futuro del Cile e disposto a continuare la collaborazione con esso. Tutto questo accadde nonostante che frattanto un mini stro cubano in visita al Cile avesse dichiarato che Allende

non avrebbe dovuto perdonare i suoi avversari già con le

spalle al muro, e che fosse stata annunciata nello stesso tempo la venuta nel paese di brigate cubane per collaborare con il regime.


V

LE TATTICHE DI ALLENDE A. Come acquisì stabilità nel potere

1. Come sfruttò il caso Schneider. Frattanto Allende si

serviva di varie situazioni per ottenere stabilità, tra cui quella del processo relativo al caso Schneider. Con la colla

borazione della stampa di sinistra e di funzionari del governo Frei, si diede alle indagini sull'attentato contro Schneider

un orientamento che intimorì gli anticomunisti. Quando qual cuno si alzava allarmato, e cercava di suscitare la reazione

pubblica circa la gravità della caduta del paese nel comu nismo, immediatamente la stampa di sinistra gli attribuiva presunti legami con l'assassinio e subito era chiamato a de porre al processo. Ora, poiché si praticavano torture ai detenuti, e vedendo che la procura militare — di dubbia obiettività — avrebbe

potuto dichiarare reo qualsiasi accusato, molti preferivano im silenzio timido ma comodo e sicuro ai rischi che portava con sé un'opposizione. Anche perché Allende avrebbe potuto quanto meno condannare a una lunga detenzione coloro che fossero in stato di arresto al momento della sua ascesa al

potere, non sentendosi, al limite, vincolato da norme giu ridiche.

La richiesta di privare dei diritti politici il sena

tore

Raul

Morales, con

fondamenti così

vaghi

che

la Corte Suprema respinse la misura, dimostra che il proposito era quello di intimidire piuttosto che di

investigare e fare giustizia; questa idea viene rafforzata se si considera l'intensa e ingiuriosa campagna che il governo e la sinistra scatenarono contro questo tribunale, per il fatto di non aver voluto trasformarsi in strumento di persecuzione. La frase detta dal cardinale Silva Henriquez ad Allende al

riguardo è molto suggestiva: « Egli (Schneider) morì perché Lei potesse giungere felicemente a occupare la Sua carica ». È superfluo ogni altro commento. 2. Come diffuse speranze di mitezza. Frattanto Allende faceva tutto il possibile per diffondere speranze di modera zione da parte del suo governo; insisteva sul fatto che il nume ro di persone che avevano qualcosa da temere era molto limita to; che comunque la libertà di pensiero non sarebbe stata con-


89

culcata; che sarebbe stato mantenuto intatto il rispetto per

i princìpi giuridici. A mettere in pratica questo inganno ai danni del popolo cileno concorse la DC, che sollevò il bluff delle garanzie costituzionali, con il proposito di giustificare la resa che aveva fatto. Allende non ebbe difficoltà a pro mettere di rispettarle, perché, per il momento, gli interessa va solo assumere il potere e il controllo del paese e inoltre esse si riferivano a punti secondari. Anche altre persone collaborarono nello stesso senso, attaccando solo il Partito Comimista e riponendo le loro spe ranze in Allende a cui attribuivano obiettività e rettitudine.

La stessa tattica era già stata usata a proposito della DC e di Frei, come se non vi fosse assoluta complicità in quello che

facevano; questa volta furono il Partito Nazionale, i demo cristiani e El Mercurio che ripeterono di nuovo la manovra, che di tanto in tanto vanno ripetendo non appena gli eccessi socialisti cominciano a togliere prestigio ad Allende. B. Misure per l'instaurazione del regime marxista

1. Il dominio degli organi di stampa. Aiutato in questo modo, Allende non trovò ostacoli nell'iniziare la campagna

per dominare la stampa, la radio e la televisione. Il governo

querelò varie riviste, stazioni-radio e giornalisti; deputati comunisti pretesero che molte emittenti sostituissero i loro commentatori con altri graditi a Unidad Popular; El Mercu rio — che fino ad allora faceva continui sforzi per coprire il discredito del governo — fu oggetto di indagini che met tevano in dubbio l'onorabilità delle sue operazioni finanzia rie; si iniziò r« operazione » Zig-Zag per ottenere il controllo di questa importante editrice e per trasformarla in azienda statale; diverse stazioni-radio furono invase da marxisti e

alcuni quotidiani sottoposti a controllo fiscale. Ciononostante, di fronte ai giustificati timori della Sociedad Interamericana de Prensa, e soprattutto dell'opinione pub blica mondiale, Allende e i suoi capifila risposero in modo irato, ma senza portare prove. 2. Il controllo dell'economia, dell'industria e delle ban che, Non appena le circostanze lo permisero, Allende annun ciò il suo proposito di nazionalizzare — cioè confiscare —

tutti i giacimenti e gli impianti di sfruttamento minerario del

paese, e ciò con l'appoggio democristiano; di assumere il controllo assoluto della produzione di acciaio, petrolio e gas

liquido; di statalizzare le banche e porre sotto controllo il credito. Inoltre sottopose a controllo fiscale diverse banche,

espropriò industrie tessili, iniziò l'acquisto illegale delle azio-


90

ni bancarie sotto la minaccia di una futura confisca e annun

ciò l'istituzione della partecipazione obbligatoria degli operai agli utili e alla gestione delle aziende. Tutto questo, insieme a frequenti scioperi, occupazioni e a ogni forma di agitazione, all'aumento dei salari, ma non a quello dei prezzi, alla riduzione del credito, al pericolo di confisca in cui si trovano le industrie per la riforma costitu zionale che permette la nazionalizzazione del rame, tutto ciò dà il quadro della imminente estinzione totale dell'iniziativa privata, oltre alla statalizzazione delle grandi industrie, di cui Allende ha già dato notizia al paese. 3. La riforma agraria. La situazione in cui si trova il

paese nel settore agricolo è l'immagine di come sarà tra poco tempo in tutti gli altri campi dell'attività nazionale. Le confi sche massicce di beni mobili e immobili, la costituzione di

aziende agricole statali, le occupazioni violente, i sabotaggi, i furti, i rapimenti, i tribunali speciali marxisti, gli episodi di guerriglia generalizzati, gli interventi statali che portano alla rovina l'imprenditore, le « espropriazioni volontarie », che lo riducono in miseria, la prossima confisca dei mini fondi: tutte queste azioni, legali e illegali, pacifiche e vio lente, le compiono allo stesso modo terroristi di estrema sini stra, funzionari del governo, indios drogati, agitatori e preti progressisti, che, tutti insieme, collaborano strettamente per

gettare il paese nel caos e nell'ingiustizia praticata come si stema. Inoltre il governo dichiara che realizzerà la riforma

agraria con una drasticità mai vista e, con l'appoggio dei sindacati agricoli, esproprierà in breve tutti i fondi che ec

cedono gli 80 ettari; nello stesso tempo promuove le occupa zioni illegali in tutto il paese e frattanto sottopone gli agri coltori alla tirannia combinata di contadini e agitatori. 4. La tirannia capillare. Per cogliere il quadro d'insie me di come sarà il Cile quando sarà stato portato a termine ciò che Allende vuole imporre, basta pensare alla situazione

che risulta dai seguenti elementi che, per un verso o per l'altro, già si osservano:

a) Funzionamento di tribunali popolari marxisti che giu dicano in permanenza tutti coloro che sono refrattari o apa tici di fronte alla rivoluzione marxista.

b) Agitazione rurale che decima i resti di libertà che ri mangono nelle campagne dopo che la riforma agraria avrà confiscato tutte le proprietà e instaurato la collettivizzazione totale.

e) Occupazione di tutte le case non abitate, o di quelle che il marxismo giudica troppo vaste per i loro padroni, da parte di inquilini naturalmente di sinistra.


91

d) Chiusura delle frontiere, anche della Cordigliera delle Ande, per mezzo dei guerriglieri che già vi operano. e) Asfissia di ogni tipo di imprenditorialità privata e sua riduzione alla miseria.

/) Funzionamento delle milizie popolari e della polizia politica, che sostituiranno l'esercito e la giustizia ordinaria con elementi integratori provenienti da Cuba o da qualche altro paese comunista per perseguitare i sospetti di resi stenza.

g) Confisca del capitale privato in tutte le sue forme. In queste condizioni, la vita quotidiana, nei suoi detta gli più capillari, anche negli infimi particolari, sarà control lata e coartata secondo gli interessi del regime. Non si è an cora visto nei paesi fino a ora dominati dal comunismo, un dinamismo e una volontà che si sia espressa così chiara mente, minuziosamente e concretamente, fin dall'inizio, cir

ca i suoi propositi e i suoi mezzi. Ora, il PC dichiarò che, ottenendo una maggioranza decisiva nelle prossime elezioni, spera di non doversi assoggettare in nessun modo a norme

e a limitazioni giuridiche di alcun tipo, per poter raggiimgere puramente e semplicemente i suoi fini. C. La sinistra commedia

Così come vi fu un gioco di situazioni che ha condotto il Cile dove non voleva, è lecito temere che le prossime ele zioni dicano ciò che il Cile non pensa: Frei, capo dell'oppo sizione. Si tratterebbe di qualcosa di risibile, che non può essere preso sul serio. La TFP protesta contro questa defor mazione, e per mostrare all'opinione pubblica l'inganno fin da ora denuncia le elezioni come una sinistra commedia tesa a falsificare la realtà cilena.

Si può dunque temere che esse costituiscano ima nuova tappa nel crepuscolo artificiale che si è fatto cadere sul Cile. Le elezioni di aprile sono attese in tutto il mondo come

un test per sapere se il governo di Allende ha ottenuto, du rante questi mesi di cammino nello stesso tempo cauto e rapido verso il comunismo, l'approvazione dell'elettorato cileno. Nell'ipotesi che ottenga questa approvazione, Allende si sentirà autorizzato in nome del mito rivoluzionario della

sovranità popolare assoluta, a portare a termine l'imposi zione del regime comunista al Cile. Beninteso, è quanto Allende e i suoi seguaci dentro e fuori del paese perseguono come la soluzione migliore. Tuttavia Allende sa bene che lo scontento contro di lui

è vivo e che di conseguenza corre molti rischi di non ottenere


92

questo risultato. Deve allora preparare, nello stesso tempa e fin da ora, una soluzione per il caso in cui non ottenga la vittoria. Naturalmente si deve trattare di una soluzione

che lo favorisca al massimo, nell'ipotesi che non sia il vinci tore; e questa soluzione sta necessariamente nell'evitare che la palma della vittoria cada nelle mani di anticomunisti seri e risoluti.

In altri termini, Allende deve desiderare come male niinore che si dia una vittoria democristiana. Ossia, la vittoria

di una « opposizione » comoda e conformista, dello stesso

gruppo politico al quale deve la sua ascesa alla presidenza della Repubblica.

Una bugia: Frei, campione delVanticomunismo. Così Allende potrà — facendo o iBungendo di fare alla DO « con cessioni » irrilevanti — proseguire con una efficacia reale e

un'apparenza moderata nella bolscevizzcizione del Cile. Il colmo di questa manovra consisterebbe nel fare accet tare agli avversari del comimismo l'assurdo slogan: « Frei è l'unico che ci può tirar fuori dall'abisso ». Quanto vi sia di assurdo in ciò, è messo in evidenza dalla seguente domanda: « Vorrà tirarci fuori dall'abisso l'uomo che ci ha voluto buttare

in esso? ». Qualcuno dirà: « Chissà; egli ora può misurare

la portata del suo errore e voler riscattare il paese dall'abis so ». Questa obiezione è inconsistente. Frei — chiediamo —

non sapeva che preparava l'avvento del comunismo durante il suo governo? Non gli mancarono avvertimenti in questo senso. Gli fu provato che faceva la parte del Kerensky cileno, e lui, invece di dare ascolto a queste voci, al contrario le fece tacere in modo tirannico.

« Frei non avrebbe mai immaginato che il comunismo sarebbe andato al potere, e, impaurito di fronte alla sua ascesa, avrebbe voluto tornare indietro ». In questo caso non

si comprende perché la DC, per la quale sarebbe stato facilis simo evitare la ratifica della elezione di Allende in parla mento, al contrario lo collocò al potere. « Frei non avrebbe mai immaginato che Allende, una

volta al potere, avrebbe applicato il suo programma marxi sta ». In tal caso, Frei pensava che Allende e i suoi fossero

bambini che giocavano al marxismo? O lo stesso Frei è un bambino che gioca e pensa che anche gli altri giochino con idee, interessi e istituzioni?

L'ipotesi di un Frei salvatore di quanto da lui perduto merita solo disprezzo da parte dei cileni veramente intelligen ti e patrioti.


93

Forse compariranno altri modi per trarre in inganno all'estero, a proposito del Cile e di quella che è la vera volontà

•del popolo cileno, ma è almeno necessario che quest'ultimo non si lasci ingannare riguardo a sé stesso. È necessario che <esso si renda conto che la voce delle urne, qualunque sia, non

riprodurrà con la dovuta fedeltà la voce del Cile autentico, e che nel pxmto culminante della maggiore tormenta che si sia abbattuta sul Cile fino a og^ — della maggiore tormenta che può cadere su un popolo cristiano e civile, cioè l'occupa zione comunista — i buoni cileni sappiano almeno interpre

tare adeguatamente i fatti, senza lasciarsi illudere dai sini stri manipolatori della opinione pubblica che hanno trasfor mato la vita politica del paese in una commedia recitata ■completamente a favore di Mosca e di Pechino.

VI

PRENDERE COSCIENZA SIGNIFICA RISOLVERE LA SITUAZIONE

La verità sul Cile è che si tratta di im paese radicalmente •anticomunista che desidera una civiltà autenticamente cri

stiana, che solo con un artificio può essere trascinato verso il polo comimista. Se tutti i cileni prenderanno coscienza che questo è un

inganno, questo inganno diventerà di per sé inattuabile e si apriranno mille strade affinché la reazione possa imporre •con la persuasione, e con la semplice forza del suo volere, il ritorno dell'imperio del diritto e dei princìpi basilari della tradizionale dottrina dei Papi.

Consiglio Nazionale della SOCIEDAD CHILENA DE DeFENSA

DE LA Tradición, Familia y Propiedad Putrido Larrain Bustamante

Putrido Amunàtegui Monckeberg Esilio, 20 marzo 1971




13. PERPLESSITÀ AGGRESSIVA

28 marzo 1971

Dal quotidiano La Nación di Buenos Aires, trascrivo, tra dotto nella nostra lingua, il testo di un telegranuna inviato da Papa Paolo VI al compagno Salvador Allende, presidente del Cile: « Rispondiamo con viva gratitudine al rispettoso saluto di Vostra Eccellenza, a Noi diretto a titolo personale e a nome del governo e del popolo cileno in occasione della Giornata della Pace, e nello stesso tempo formuliamo fervidi voti di cristiana prosperità per questa amatissima nazio ne » (1).

Ho letto questo messaggio con il dovuto rispetto. Tut tavia, confesso che mi ha causato una certa perplessità. Niente di più giusto dei « fervidi voti di cristiana prosperità » del capo della Chiesa per la nazione cilena. Ma — mi sono

chiesto — che cosa ci fanno questi voti nel telegramma da lui diretto ad Allende? Infatti il nuovo capo di Stato è salito al

potere con un pro^amma marxista e lo sta applicando con implacabile determinazione. Ora, per il fatto stesso di essere marxista, tale programma non può portare al Cile grado o

forma alcima di prosperità. E ancora meno di prosperità cristiana. È quanto si deduce dall'insegnamento tradizionale dei pontefici romani. Quindi, è impossibile sperare che il Cile raggiunga la « cristiana prosperità » sotto il governo di Al lende.

Ciò posto, i voti di « cristiana prosperità » del Sommo Pontefice potrebbero significare soltanto la speranza che Allende cambi completamente indirizzo o lasci il potere. Allora ho tentato di interpretare in questa luce il tele

gramma, sostituendo in esso, ad experimentum, le parole « cristiana prosperità » con altre consone con la mia ipotetica (1) La Nación, 6-3-1971.


96

interpretazione. Ecco il risultato che ho ottenuto: « ... nello stesso tempo formuliamo fervidi voti di un completo muta mento di indirizzo per questa amatissima nazione ». E mi sono spaventato. Non può essere! Questi voti assumerebbero im tono aggressivo che in nessun modo si combina con il con testo così cordiale del telegramma. Meno soddisfacente an cora fu il risultato della seguente sostituzione, che pure ho tentato: « ,.,nello stesso tempo formuliamo fervidi voti che Vostra Eccellenza lasci il potere »! Ma se queste due interpretazioni sono assurde, come spiegare i « fervidi voti » di Paolo VI? Sono rimasto senza saperlo...

Semplice formula di cortesia che non può essere presa completamente sul serio, osserverà qualche lettore, a mo' di spiegazione. Non sono d'accordo. Infatti, dato il carattere sacro della missione conferita da Nostro Signore Gesù Cri sto al successore di Pietro, nessuna parola uscita dalle sue lab bra o dalla sua penna, nell'esercizio delle attribuzioni del sonuno pontificato, può non essere presa completamente sul serio. Ora, quando un Papa si rivolge ufficialmente a un capo di Stato esercita innegabilmente ima attività inerente al munus pontificio. E da questo deriva, insisto, la mia reverente ma inevita bile perplessità. Una perplessità di gran lunga maggiore ho sentito leggen do, sull'organo ufficioso dell'arcidiocesi di Santiago del Cile, la seguente informazione, che pure trascrivo tradotta: « Il 19 novembre il nuovo nunzio fu ricevuto dal presidente della Repubblica Salvador Allende, al quale presentò le let tere che lo accreditano come rappresentante del Papa, « Dopo un cordiale scambio di saluti tra il nunzio e il presidente, i due ebbero una conversazione privata, « Nel suo breve discorso mons. Sótero Sanz, dopo aver trasmesso il saluto e i voti del Santo Padre tanto per la per sona del presidente come per il popolo cileno, ricordò il cli ma di collaborazione che sempre caratterizzò i rapporti tra la Chiesa e il governo del Cile » (2). Ho citato tutto questo passo solt2into per inquadrare nel loro contesto le frasi seguenti, che sono le più interessanti: (2) La Revista Católica, n. 1015, settembre-dicembre 1970.


97

il nuovo nunzio « sottolineò in modo speciale il suo compiaci mento per il programma di progresso sociale in cui è impe gnato il paese, per il quale assicurò Vaiuto della Chiesa, ricor dando le iniziative da essa prese in ordine alla promozione so ciale, specialmente mediante la creazione della commissione

Justitia et Pax in seno alla curia romana e il Fondo Populorum Progressio » (3).

Anzitutto, caro lettore, mi fermo im momento per per metterle di riprendere fiato. Ed è proprio giusto, perché

so^resa e perplessità sono sensazioni che accorciano la re spirazione.

Fatto questo, passiamo all'analisi del testo. Il program ma nel quale « è impegnato il paese » cileno lo conosciamo

tutti: è un programma marxista. Come può dunque un tale programma raccogliere il « compiacimento » del rappresen tante del Papa? Ma,soprattutto, come può questi « assicurare

Vaiuto della Chiesa » per la esecuzione di questo programma? Come può affermare che l'attività della commissione ponti ficia Justitia et Pax e il Fondo Populorum Progressio sono in consonanza con l'applicazione dei piani del comunista Allende?

Forse qualcuno osserverà che questi miei commenti sono aggressivi. Gli rispondo che non li sono. Di fronte a tali

testi, l'aggredito sono io. Sì, aggredito, perché essi creano in me, cattolico apostolico romano, un problema molto serio. E questo problema — a mo' di sfinge — o io lo risolvo, o mi divora.

Infatti, aderisco fin nel più profondo della mia anima, in tutti i gradi, modi e misure imposti dal diritto canonico, agli insegnamenti pontifici. E il discorso del nunzio mi mette

in una alternativa: ho capito male quegli augusti insegna menti oppure non vi è coerenza tra essi e le parole del rap presentante di Paolo VI a Seintiago?

La risposta a queste domande è, per il cattolico, ancora

più indispensabile dell'aria per i polmoni o della luce per gli occhi. Se io restassi indifferente a loro proposito, sarei indif ferente alla mia stessa fede.

(3) Ibidem,


98

Non uscirò da questa situazione di perplessità, se non osservando ben direttamente il problema. E da essa non

usciranno neppure innumerevoli lettori, se a loro volta non si comporteranno nello stesso modo. E io scrivo proprio per aiutarli nella soluzione di pro blemi così aggressivi.

Un nunzio apostolico rappresenta ufficialmente il capo della Chiesa nei rapporti con il governo presso il quale è accreditato. I documenti — lettere, discorsi, ecc. — diretti

dal nunzio al governo hanno un carattere diplomatico, ma non costitidscono di per sé, normalmente, atti ufficiali del

Magistero della Chiesa. Anche se lo fossero, poiché il nunzio è un semplice delegato del Papa, se vi è qualche disaccordo tra i concetti da lui espressi e l'insegnamento dei

pontefici romani, prevale quest'ultimo. Il rappresentante è, ovviamente, da meno del rappresentato.

Perciò, per quanto il nunzio a Santiago applauda il pro

gramma di AUende e gli prometta il suo appoggio, noi catto lici dobbiamo rimanere irremovibili nella fedeltà agli innu merevoli documenti pontifici che condannano il comunismo. Ma — chiederà qualcuno — e il telegramma del Papa ad Allende? Non costituisce im atto del Magistero? Evidente

mente no. E questo telegramma — qualsiasi interpretazione

gli si dia — non ha, né secondo le intenzioni del Papa, né secondo le leggi della Chiesa l'efficacia giuridica sufficiente

per revocare qualsiasi documento del Magistero supremo. E su questo nessun canonista può avere dubbi.


14. IN CILE: PAREGGIO SOTTO PRESSIONI

11 aprUe 1971

AI tempo delle elezioni presidenziali in Cile, ho scritto per la Fòlha de S. Paulo im articolo in cui esaminavo i voti ottenuti dai tre candidati, quello marxista, quello democri stiano e quello nazionalista. Ho dimostrato allora che la vittoria di Allende non significava assolutamente che la maggioranza dei cileni aveva optato per il regime marxista. Infatti i voti dei candidati nazionalista e democristiano, som

mati, superavano in modo sensibile quelli ottenuti dal can didato marxista.

Il 4 aprile scorso, nella nazione sorella si sono tenute nuove elezioni, questa volta per la scelta dei membri dei consigli municipali. La consultazione, come è noto, ha attiiato Tattenzione del mondo intero. In essa infatti il popolo cileno aveva la possibilità di manifestare la sua opinione a proposito della politica filocomunista svolta da Allende in questi cinque mesi di governo. Fatto lo scrutinio, si è appreso che la coalizione governativa aveva ottenuto, non conteg giando le schede nulle o bianche, il 50,86% dei voti, mentre

i partiti di opposizione assommavano al 49,14%. Di conse guenza, molti commentatori hanno tratto la conclusione che, questa volta, la vittoria della coalizione governativa capeg

giata dai marxisti era più significativa. Infatti il totale dei voti da essa ottenuti superava quelli di tutti i suoi avversari messi insieme.

È naturale che molti lettori mi chiedano che cosa ho da

dire a questo proposito.

Comincio con l'osservare che la differenza con cui la

coalizione governativa « ha vinto » è stata dell'I,68%, con tando i voti nulli e quelli bianchi. Infatti su questa base di


100

calcolo il governo ha ottenuto il 49,73% e l'opposizione il 48,05% dei voti.

Il governo si è dunque ingannato, o ha ingannato il pub blico, quando ha annunciato di avere ottenuto una maggio ranza di poco superiore al 50%, non calcolando elegante mente i voti nulli o bianchi.

Dal pimto di vista strettamente legale, la differenza delri,68% basta per poter parlare di vittoria. D'altronde, una

pallida e magra vittoria. Ma basta anche per provare che la maggioranza dei cileni preferisce la politica di Allende? Af fermo di no.

Se consideriamo le elezioni come un test, la differenza

dell'1,68% è irrilevante. Piccoli fattori occasionali e senza

significato ideologico possono avere causato questa diffe renza, cosicché di fronte a essa ogni critico imparziale può al massimo parlare di pareggio. Dico « al massimo », perché diverse circostanze portano alla convinzione che anche l'autenticità di questo pareggio è dubbia:

1) Anzitutto è necessario considerare le astensioni, che sono giunte a poco più del 25%. Data la disciplina da cape stro dei partiti marxisti, in generale le astensioni si daimo soltanto nei settori non comunisti. Ogni quattro elettori ci

leni, questa volta uno non ha votato, e questo uno non è marxista. E ciò vuol dire che se avesse votato il marxismo sarebbe stato comodamente sconfitto.

2) Qual'è la ragione di queste astensioni? Il disinteresse? Lo scoraggiamento? La protesta? Nelle consultazioni eletto rali cilene le astensioni sono spesso numerose. Corrispon dono alle aree non politicizzate, e quindi non bolscevizzate,

dell'opinione pubblica. Comunque sia, sarebbe difficile sup porre il disinteresse, anche in queste aree, davanti a ele zioni così decisive per il paese e per la vita privata di cia scuno. Lo scoraggiamento e la protesta sono invece assoluta

mente spiegabili. Ragione in più per considerare come anti marxista il significato delle astensioni.

3) Immagino il gesto di dissenso di alcuni lettori davanti alla conclusione. Obiettano,leggendomi,che le astensioni sono intrinsecamente ambigue, e che quindi non possono essere messe nel conto di nessuna parte. Trovo semplicistica l'affer mazione. Tuttavia, solo per ipotesi, concedo che sia esatta. Se il 25% dei cileni ha mantenuto un atteggiamento ambiguo

davanti alla prova elettorale, come negare che il risultato di

questa prova sia stato ambiguo? 4) Bisogna aggiungere un altro dato. L'unico partito non marxista della coalizione governativa, quello radicale, ha


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ottenuto r8,18% dei voti, ossia, se si fosse messo a fianco degU

altri partiti dell'opposizione, l'esigua maggioranza filomarxi sta sarebbe scomparsa. Ora ho in mano un manifestino di propaganda elettorale di questo partito. Secondo questo ma nifestino, quale fascia elettorale intende attrarre il Partito Radicale? La fascia marxista? Assolutamente no. Gli sconten ti del marxismo, che cerca di convincere a collaborare con

Allende, perché è per loro più utile avere nel governo un freno costituito da alcuni non marxisti che votare per l'oppo

sizione e avere così im governo costituito soltanto da mar xisti. È inammissibile che gli elettori attratti con questa

argomentazione siano annoverati tra i seguaci del marxismo. 5) Inoltre, qualsiasi consultazione elettorale — come

quella di cui parliamo — che vede di fronte, da una parte un partito, o una coalizione di partiti, appoggiato aperta mente e con tutta la forza dal governo, e dall'altra partiti di

opposizione, può essere accettata come espressione autentica delle tendenze ideologiche di un popolo soltanto quando la vittoria va all'opposizione, oppure quando la maggioran za ottenuta dal partito ufficiale è grande. Infatti il governo ha sempre — e soprattutto in questo caso — im peso eletto rale che attira numerosi voti. Molto e molto più numerosi di

quell'esiguo 1,68% di vantaggio ottenuto dalla coalizione allendista.

6) Tutto ciò che è sicuro per qualsiasi consultazione elet torale, nel caso concreto è tale da abbagliare. Infatti Allende, durante i suoi cinque mesi di governo, ha fatto una continua serie di intimidazioni violente contro la stampa di opposi zione. Il più importante quotidiano non marxista del Cile, El Mercurio, appartiene alla famiglia Edwards. Allende ha cominciato con lo sferrare una offensiva contro la Banca

Edwards, della stessa famiglia. Il motivo addotto fu la neces

sità di appurare certe irregolarità cambiarie. La nomina cU un commissario per la gestione della banca fu la prima mi sura. Ma subito dopo, con il pretesto che El Mercurio poteva essere coinvolto nel caso, furono aperte due successive in chieste sul giornale, con una grande orchestrazione diffama toria sulla stampa di sinistra. Le inchieste non appurarono nulla contro El Mercurio. Subito dopo, il governo querelò due emittenti antigovemative. Ràdio Mineria e Ràdio Balmaceda. Ràdio Mineria fu costretta a sospendere le trasmis

sioni per 24 ore. Il processo contro Ràdio Balmaceda è ancora in corso. Nello stesso tempo, deputati comimisti visitarono diverse emittenti indipendenti, facendo pressioni affinché li cenziassero i loro collaboratori contrari alla sinistra, e fu

rono ubbiditi. L'editrice Zig-Zag, la maggiore del Cile, pub-


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blicava un grande numero di riviste. Fu oggetto di uno scio pero organizzato dai comunisti, che rivendicavano un aumen to salariale esorbitante. Di fronte a ciò, la direzione rifiutò l'aumento. Allende nominò allora un commissario comuni

sta, che diede causa vinta agli operai. Di fronte alla conse

guente insolvenza della ditta, il governo la comprò... a poco prezzo. Questa è la libertà nel Cile di Allende. A questo modo Allende mantiene sotto un regime di terrore gli organi di informazione ancora liberi. Per questa ragione, durante le ul time elezioni solo gli organi di informazione governativi hanno operato completamente liberi, A questo pimto si può parlare di pareggio libero e serio? E se non lo è stato, come attribuire un significato ideologico serio al risultato eletto rale originato da una tale situazione? 7) D'altronde il tipo di pressione elettorale che si è

avuta in Cile non è assolutamente solo questo. Durante questi cinque mesi di governo, Allende ha fatto scendere sul suo

paese le prime ombre del terrore poliziesco. A partire dall'as sassinio del generale Schneider, sia il presidente che i suoi

seguaci hanno moltiplicato le denunce di reali o supposte cospirazioni, con le relative minacce. Tutto questo incute, in molta gente, un autentico panico di essere coinvolti in un processo penale calunnioso e di esito imprevedibile, nel caso parlino ad alta voce e con energia contro il governo. 8) L'elemento imprenditoriale, la cui legittima influenza avrebbe potuto dare alle elezioni un senso ben diverso, vive sottoposto a una ulteriore forma di terrore. L'attività im prenditoriale commerciale e industriale dipende dal credito, e questo in Cile è in misura sempre maggiore in mano allo

Stato. Infatti il governo marxista ha svolto una campagna di stampa per terrorizzare gli azionisti delle banche private, minacciandoli di confisca bancaria. Di conseguenza molti azionisti hanno cominciato a vendere i loro titoli e allora il

governo li ha comprati. Subito dopo, sempre per mezzo di minacce fiscali o di altro genere, il governo ha acquistato

le restanti azioni che gli servivano per diventare maggio ritario.

E in questo modo sono passate sotto il controllo statale

otto banche. Quelle che rimangono ancora in mano a pri vati — sono sedici — sono alla mercé di ima legislazione penale ambigua, che li espone a tante multe e sanzioni che lo Stato le può, in qualsiasi momento, sopprimere. In queste condizioni, un imprenditore che assuma un chÌ2iro atteggia mento antigovemativo in periodo elettorale si espone a ve dere sospeso tutto il suo credito. L'imprenditore rurale — nella misura in cui sopravvive


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ancora alle raffiche della confisca agraria — vive nel terrore della CORA o delle « occupazioni » fatte da agenti più o meno mascherati dell'allendismo. La parte migliore dei qua

dri dirigenti dell'opinione antimarxista è quindi stata paraliz zata. Una p2irte è persino emigrata. Si parla di più di cento mila rifugiati cileni residenti soltanto a Buenos Aires. 9) Quanto al settore elettorale costituito dai dipendenti conservatori, sensibili all'influenza dei loro padroni, diso rientati, privati dei loro capi naturali, hanno evidentemente

perso in tal modo molta della loro iniziativa e della loro coesione politica. Senza parlare naturalmente della pressione esercitata sui lavoratori rurali « beneficati » dalla riforma

agraria, che oggi dipendono in tutto e per tutto dall'appoggio del governo per poter far produrre le « loro » terre. A che sanzioni si espone il distretto rurale in cui i candidati gover nativi non abbiano ottenuto una massiccia percentuale di voti!

Sommando tutto ciò, è ridicolo o tragico accettare come

probante il risultato di una vittoria elettorale come questa. Tanto più che — come già abbiamo detto questa esigua « vittoria » non è più di un autentico pareggio. Che cosa vuol dire pareggio sotto pressioni? Uguale for za da entrambe le parti? O maggiore forza dalla parte che,

benché sotto pressioni, ha ottenuto uguale risultato a quello di chi domina la polizia, l'informazione, il credito e i favori?



15. NÉ VITTORIA AUTENTICA

NÉ LIBERA CONSULTAZIONE

18 aprile 1971

Come già abbiamo visto, il risultato ottenuto nelle elezio ni cilene dalla coalizione social-comunista non ha rappresen

tato, per quest'ultima, un'autentica vittoria.

I partiti che appoggiano Allende hanno raggiimto sol tanto un pareggio, e un pareggio grazie a pressioni gravi e totali, il che equivale, moralmente, a una sconfitta. È quanto — in sostanza — ho sostenuto nel mio ultimo articolo. A quanto pare, lo stesso governo cileno si è reso conto dell'inutilità di cantare vittoria a proposito di un così magro risultato. Infatti, subito dopo le fanfaronate delle prime 48 ore, il governo ha taciuto sul suo « successo » elet torale. E nelle notizie che ci giungono dalla nazione sorella, non figura più un solo riferimento di Allende alla sua prova di popolarità, e questo significa inequivocabilmente rimet tere le pive nel sacco. Un altro dato, che non ho fatto in tempo a commentare, aiuta a capire meglio il carattere deludente del risultato elet torale per il governo marxista. Il totale dei consiglieri muni

cipali eletti è dato da 914 appartenenti a partiti dell'opposi zione e da 766 appartenenti alla coalizione governativa. Que sto fa pensare che se il governo ha ottenuto un risultato mi gliore in alcune città più popolose, nell'interno ne ha avuto uno sfavorevole. Proprio in quell'interno che il governo sta « beneficando » con la riforma agraria, predicata come pro fondamente popolare da socialisti, democristiani, progressi sti e comunisti... ***

Ciò premesso, rim2me tuttavia im fatto ovvio e cioè che —' in im modo o in im altro — l'elettorato governativo è aumentato dalle elezioni presidenziali di settembre dell'anno


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scorso alle elezioni municipali dell'inizio di questo mese. Ed è aumentato in proporzioni non trascurabili, ossia dal 36,3% al 49,7%.

Osserviamo attentamente questo fatto. Da dove è venuta la differenza? Ovviamente può essere venuta soltanto dalle correnti dell'opposizione. Mi spiego. Il Partito Nazionale, che è in un certo senso la destra

nel panorama politico-ideologico cileno, ha condotto, duran te la campagna elettorale, una propaganda debole, disani mata e inintelligente. Buona parte dei suoi elettori, come tutto

porta a credere, ha ingrossato le file degli astenuti. E im'altra parte, vedendo nella DC un maggiore dinamismo e migliori possibilità di vincere il marxismo, avrà votato a suo favore. Oppure a favore del Partito Radicale, il corpuscolo innocua mente a-marxista incrostato nella coalizione governativa. In questo modo, benché l'elettorato di Alessandri, candidato appoggiato dal Partito Nazionale, sia stato del 34,9% nel set tembre dell'anno scorso, nelle elezioni di questo mese il PN ha ottenuto solo il 18,1% dei voti.

Ora l'elettorato della DC e del PR non danno segno di ima corrispondente variazione. L'elettorato della DC è pas sato dal 27,8% in settembre al 26,1% nelle ultime elezioni.

Quanto al Partito Radicale, i dati sono un poco più com

plessi, ma portano alle stesse conclusioni. Il PR — i cui voti corrispondevano a circa il 13% nelle elezioni municipali e parlamentari rispettivamente del 1967 e del 1969 — in occasione dell'elezione di Allende si è scisso in due ali. L'ala che ha mantenuto il nome di Partito Radicale ha avuto

ora r8% dei voti, e l'altra ala, la Democrazia Radicale, di tendenza un poco più destrorsa, ha ottenuto il 3,8% dei voti. Il che fa in totale 11,8%.

Come spiegare tutto questo, dal momento che l'eletto rato dei democristiani e dei radicali dovrebbe essere aumen tato con i voti dei nazionali?

Da un lato, è assurdo supporre che gli elettori di destra, scontenti, abbiano votato per il marxismo. D'altro lato, il coefficiente dell'aumento delle astensioni (16,3% nel settem

bre scorso e 25,5% adesso in aprile) non basta per spiegare la fuga dei voti di destra. Qual'è, allora, la chiave del mistero? Tutto porta a credere che 1 marxisti abbiano beneficiato di voti di simpatizzanti. Ora in materia di simpatizzanti,

quelli che ha il marxismo sono nella DC e nel PR. Quindi devono aver votato per il marxismo molti membri di questi due partiti; e siccome questi, probabilmente, hanno bene ficiato dell'appoggio di elettori alessandristi, la fuga dei voti


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«dalle loro file alla sinistra è stata in un certo senso com

pensata, ed è messa poco in rilievo dai numeri.

Viste così le cose, sono propenso ad affermare che AUende sarebbe stato sconfitto nelle elezioni municipali, e le cose sarebbero oggi ben diverse in Cile, se i simpatizzanti non marxisti del marxismo non gli avessero, ancora una volta, dato la vittoria.

Insistiamo sul fatto. Oggi, ancora una volta, sono stati •elettori che si vantano di non essere marxisti a dare la vitto

ria al marxismo, tanto questo è debole per conquistare il potere da solo.

Dunque, sono stati i simpatizzanti non marxisti del marxismo i grandi responsabili della sua vittoria nelle ele zioni municipali. Osservando i loro simili degli altri paesi su damericani, « rospi », democristiani e progressisti, non è difficile accorgersi che costoro si apprestano a fare lo stesso •ovunque.

Da tutto questo si può trarre una conseguenza pratica della massima importanza, e cioè che, per quanto riguarda il pericolo comunista, non basta mettere in guardia l'opinio ne pubblica contro il PC propriamente detto. Ma è assoluta mente indispensabile, è urgente, è di capitale importanza, mettere in guardia il pubblico contro quei movimenti che,sen za dichiararsi comunisti, disprezz2mo l'anticomimismo e dan no prova verso il comunismo di una condiscendenza ispirata alle più sciocche e pericolose illusioni. Ma questo è già im altro argomento. Limitiamoci sol tanto all'analisi delle elezioni cilene. Questa aneilisi, con il

presente articolo, è terminata. Come è stato detto, essa prova che, se la coalizione filo

marxista ha avuto ora un certo aumento di voti rispetto alla consultazione precedente, lo deve ai voti... non marxisti! Co me è illusoria la posizione « maggioritaria » di Allende nel :suo paese!

Questo fatto ha certamente un grande rilievo. Dal tempo del Manifesto di Marx, lanciato nel 1848, mai xm candidato comunista aveva ottenuto la vittoria in elezioni

autentiche e libere. Questo insuccesso elettorale cronico prò-


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duceva due importanti conseguenze, una in seno allo stessa PC intemazionale, l'altra nell'opinione pubblica in generale. In seno al PC, si rafforzava ogni volta di più la corrente di quanti pensavano che, senza violenza, non è possibile per il marxismo giungere al potere. E la cosiddetta — e cosi van tata — « vittoria » del marxismo in due consultazioni succes

sive in Cile, verrebbe a dare argomenti alla corrente contra

ria alla violenza. Almeno una volta, in im paese, i procedi menti legali e pacifici avrebbero portato il comunismo al potere. A questo punto tuttavia gli specialisti del PC avran

no già concluso le loro analisi, e saranno già arrivati alla nostra stessa conclusione; entrambe le « vittorie » provana che la maggioranza, se a essa si dà l'occasione di votare in ima libera consultazione, si dimostrerà ostinatamente anti

comunista; e che, di conseguenza, resta valido il principio secondo cui, senza pressioni e senza minaccia di violenze,il co munismo non ottiene l'appoggio dell'autentica maggioranza degli elettori. L'altra conseguenza, estema al comunismo, balza agli occhi.

Per i suoi seguaci, per i suoi simpatizzanti, per l'immensa

gregge degli ingenui, il comunismo si presenta come il grande movimento rivendicativo di immense masse oppresse. Sicco

me le masse sono la maggioranza e siccome, secondo le dot trine democratiche siila Rousseau, le maggioranze sono so vrane, resistere al comunismo significa resistere all'unico

potere legittimo, cioè a quello delle moltitudini. Da ciò deriva la fondamentale illiceità di tutti i movimenti anticomunisti.

Supponendo vera la dottrina pagana di Rousseau, se condo la quale le masse possono tutto quanto può un despo ta orientale — compreso sopprimere tutti i diritti garantiti dsille legge di Dio —,il ragionamento è impeccabile... benché-

sia un semplice ragionamento campato in aria. Tuttavia gli manca la base. Infatti ima delle sue premesse è falsa. Non si può pretendere che il comunismo esprima aneliti di inunense masse,se sempre e dovunque perde le elezioni. E con ciò cade la costruzione innalzata dalla propaganda rossa. Si può immaginare quante difficoltà causi tutto questa alla propaganda comunista. Ora, con il risultato delle elezioni cilene, il comunismo-

ha tentato di riabilitarsi, apparendo per la prima volta vin citore in una libera consultazione elettorale. Non fu né una vittoria autentica né una libera consul

tazione. Ed è quanto abbiamo voluto provare nella serie di articoli dedicati all'argomento.


16. QUANDO IL «ROSPO» APRE LA GABBIA ALLA «IENA»...

1 agosto 1971

La visita del capo marxista dello Stato cileno al militare che guida,in Argentina, un regime ufficialmente anticomunista, mi porta ad aprire una parentesi nel tema che stavo trat tando. Infatti questa visita presenta, per il lettore brasiliano, aspetti molto interessanti e questo fatto mi obbliga a dichia rare senza indugi che cosa penso in proposito.

In poche parole, rincontro dei due presidenti, a Salta, ha dato tutta la misura di ciò che è, di ciò che può e di ciò che

fa l'accoppiamento della mentalità comunista con quella dei « rospi ». A partire da questo si spiega facilmente la malcela ta soddisfazione prodotta dall'incontro Lanusse-Allende tanto negli ambienti dei « rospi » quanto negli ambienti comunisti del nostro paese. Nello stesso tempo, quanto è accaduto a Salta mostra chiaramente che enorme vantaggio per il comu nismo costituisce la mentalità dei « rospi ». E tutto questo

offre almeno l'opportunità di aprire gli occhi di numerosi brasiliani sui pericoli ai quali la crescente influenza della minoranza costituita dai « rospi » può esporre il nostro paese.

Prima di entrare in argomento, sento la necessità di spiegare in che senso qualifico « rospo » il tenente-generale Lanusse.

Ho per lui tutto il rispetto dovuto a qualsiasi capo di Stato. Tuttavia, la parola « rospo » è l'unica con cui si desi gna, tra noi, un certo tipo di borghese non comunista, ma entusiasta della « apertura a sinistra ». Quindi la mancanza

di un altro termine mi spinge a chiamare « rospo » l'illustre militare argentino. Ciò posto, veniamo direttamente ai fatti. Li ho raccolti


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tutti sulla stampa di Buenos Aires, naturalmente molto più ricca di particolari della nostra a proposito dell'incontro di Salta.

Chi scorre l'elenco degli argomenti addotti a giustificare l'incontro Lanusse-AUende non può nascondere la propria sorpresa. Nessuno di essi pare tale da esigere trattative di rette da presidente a presidente. Avrebbero potuto, tutti, essere comodamente negoziati in un contatto tra ministri

degli Esteri, o anche a un livello inferiore. Orbene, attorno a questa riimione così carente di conte nuto, la messa in scena delle cerimonie ufficiali e il clamore

pubblicitario sono stati — paradossalmente — enormi. Du rante la permanenza di Allende in territorio argentino, sono stati scambiati numerosi e importanti discorsi diffusi in tutta

l'America e nel mondo intero da tutta la coorte di giornalisti argentini e cileni presenti. È perciò impossibile evitare la sensazione che l'obiettivo principale dell'incontro di Salta

non consistesse nei negoziati ma nei discorsi. D'altra parte questi ultimi si sono mostrati così ben concatenati da presi dente a presidente da creare l'invincibile impressione di essere stati ben combinati in precedenza. Insomma, Salta non è stata altro che ima tribuna dalla quale Allende e La-

nusse hanno voluto anmmciare ai rispettivi popoli e a tutta l'America del Sud un messaggio nuovo. L'elemento centrale di questo messaggio è costituito dalla adozione di im nuovo stile di rapporti tra i paesi comu nisti e quelli non comunisti, ossia dalla caduta delle cosid dette « barriere ideologiche ». A questo riguardo, tanto La-

nusse quanto Allende hanno fatto, in tono magniloquente e profetico, reiterate e inequivocabili dichiarazioni. Ecco, per esempio, un passo di Lanusse: « La Repubblica Argentina è disposta a orientare le sue relazioni estere se condo un ampio criterio di universalità, che non ammette

restrizioni imposte da preconcetti o tabù ideologici. Nel no stro tempo le filosofie politiche sostenute dai diversi paesi che formano il sistema internazionale svolgono una parte secondaria di fronte all'interesse supremo della pace e della sicurezza internazionale » (1).

Subito dopo, a mo' di restrizione, Lanusse ha per altro aggiunto: « Questo non significa abdicare ai princìpi costi tutivi dell'essere nazionale di ogni paese » (2).

S

La Nación, 24-7-1971.

(2) Ibidem.


Ili

Come si vede, si tratta della posizione caratteristica dei « rospi »: i sistemi dottrinali non hanno ormai più impor

tanza nella nostra epoca. I grandi uomini di ^tri tempi pensavemo che le idee valgano più della vita. Per gli uomini di oggi la vita vale più delle idee. « È meglio per noi morire in guerra che vedere i mali della nostra nazione e del santuario » (3), esclsimò Giuda

Maccabeo al tempo della gloriosa insurrezione della sua fa miglia e dei suoi seguaci contro i pagani, oppressori del popolo eletto. La causa della pace è un bene, un grandissimo bene. Non è però un bene supremo; e se il suo prezzo è Tinerzia di fronte all'assalto comunista, vale di più la pena di lottare.

<c Unilateralità, esagerazione!, esclamerebbe qualche "ro spo". Infatti i rapporti intemazionali non hanno nulla a che vedere con l'ideologia ».

Per rispondere a questa obiezione basta prendere in considerazione il profitto ideologico che, proprio a Salta, Allende seppe trarre dall'atteggiamento di Lanusse. Nello stesso momento in cui il capo di Stato argentino poneva il suo governo su di un piano strettamente tecnico, lasciando aperto un immenso vuoto ideologico, questo vuoto

era immediatamente colmato dalla propaganda marcatamen te ideologica di Allende. Un comunista infatti non perde occasione.

Allende non ha perciò perso l'occasione di fare della propaganda ideologica a favore del suo governo filomarxista, affermando rivolto a Lanusse: « Con il governo popolare da me presieduto il Cile costruisce una economia umana e indipendente, ispirata agli ideali socialisti. Vogliamo ristrut turare la società cilena in termini di giustizia e di libertà per

conseguire uno sviluppo nazionale autentico, cioè al servizio del popolo lavoratore » (4). E, sfrattando una concessione fatta poco prima da La

nusse, aggiunse: « Concordo dunque pienamente con il Signor Presidente: la uguaglianza giuridica non basta per assicurare rapporti stabili e armoniosi. Aggiungiamo: mentre esiste una disuguaglianza di fatto e nel mondo si manifestano pressioni imperialistiche » (5). (3) 1 Macc, 3, 59. (4) Discorso in occasione del ricevimento del gran collare dell'Ordi ne del Libertador — la maggiore decorazione argentina — conferita da Lanusse ad Allende, in La Nación e La Prensa, 24-7-1971. (5) Ibidem.


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Infine, ambiziosamente — e non senza insolenza verso il Brasile e gli altri paesi dell'America del Sud — è passato a tracciare im programma socialista per tutta rAmerica La

tina: « Noi cileni vogliamo contribuire in modo decisivo alla proiezione délVAmerica Latina nel mondo, con una persona-

lità propria, con dignità e indipendenza, e questo richiede profonde trasformazioni nella sua struttura interna, sociale e politica » (6).

Così, malamente abbattute le « barriere ideologiche », non ne è sbocciata la pace, né la prima cosa entrata dal Cile in Argentina è stato danaro o merce, ma... propaganda so cialista!

Coerenza vorrebbe che si chiedesse al tenente-generale Lanusse, paladino della neutralità ideologica nei rapporti interncizionali, di trovare qualche modo diplomatico per espri mere il suo rifiuto della manovra del marxista AUende.

Assolutamente nulla! Dopo aver ricordato, a un certo

punto, che il regime argentino non è quello cileno, eccolo affermare il principio delle porte spalancate per il Cile mar xista: « Per questa ragione, non vi è rapporto di estraneità tra i nostri popoli. Coloro che hanno partecipato di uno stesso passato e sono disposti a una reciproca collaborazione

per preparare un futuro di maggiore benessere e sviluppo, non possono sentirsi estranei gli uni agli altri » (7). In sintesi, le barriere ideologiche che separavano l'Ar

gentina dal mondo marxista sono state realmente abbattute. E subito dopo è entrata la propaganda rossa. È naturale: quando il « rospo » abbatte le sbarre della gabbia, la belva esce. E poi, povero « rospo »... e poveri quelli che hanno creduto in lui!

Due osservazioni finali. Una sulla impopolarità di quan to è accaduto a Salta. AUende arrivava screditato da una

significativa e grossa sconfitta elettorale a Valparaiso. La nusse ebbe timore di presentare la sua politica e il suo ospite agli occhi degli abitanti di Buenos Aires. E perciò, dopo aver esitato sulla opportunità di riceverlo a Buenos Aires, a Bariloche o a Mendoza, finì per riceverlo a Salta. Perché fuggire a questo modo dalla capitale del paese, se non per timore di una cattiva accoglienza? (6) La Nación, 24-7-1971. (7) Ibidem.


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Quanto a Bariloche, la cosa è diversa. Un giornale ha dato notizia che la celebre località di sport invernali era

poco sicura per Allende... perché troppo vicina alla frontiera cilena! « Quanto a San Carlos de Bariloche, un'altra delle

località nominate, sarebbe stata scartata in seguito ad alcune informazioni che segnalavano la presenza di guerriglieri ci leni nella zona di frontiera, a breve distanza dal confine in temazionale con l'Argentina » (8). Per quanto riguarda Mendoza, Allende non poteva andare neppure là, trattandosi

anche in questo caso di una città di frontiera, piena ^ cileni antimarxisti. Non potendo essere tenuto né a Buenos Aires e neppure alla frontiera, il festival — stavo scrivendo lo show — della caduta delle ideologie dovette svolgersi a Salta.

Come si può vedere, Allende non è stato in Argentina soltanto per fare propaganda all'estero. Sentendosi poco si curo nel suo paese scontento e agitato, di recente sconfitto

in ima competizione elettorale, egli volle anche — e soprat tutto — scoraggiare i suoi oppositori intemi, nel caso aves sero riposta speranza in un appoggio argentino. E Lanusse

ha aiutato Allende a raggiungere pienamente anche questo obiettivo.

Seconda osservazione: i giornali hanno dato notizia che mons. Carlos Mariano Perez, arcivescovo di Salta, ha partecipato alle cerimonie ufficiali della visita (9).

Questo particolare non poteva mancare, nei tristi giorni in cui viviamo!

(8) La Prensa, 24-7-1971. (9) Ibidem,



17. INDIFFERENZA E SONNO, MENTRE LE BARRIERE SONO ABBATTUTE

8 agosto 1971 Giorni fa ricorreva il diciottesimo anniversario della ri voluzione cubana. La data non è stata ricordata con manife

stazioni di carattere trionfalistico. E non ve ne era ragione. Ogni anno che passa rappresenta ima nuova tappa sul duro cammino del popolo cubano verso la miseria totale. Solo non capisco come mai i vescovi di Cuba non abbiano pubblicato una pastorale collettiva per chiedere una completa riforma

di strutture nella sventurata isola. Se più o meno in tutti i

paesi dell'America Latina — e faccio s^ve le onorevoli ecce zioni — i vescovi sembrano affascinati dalla prospettiva di porre rimedio alla miseria attraverso riforme, non capisco come mai quelli di Cuba, avendo attorno a sé miserie mille volte più gravi, si mantengano tranquilli e distesi come se vivessero in un oceano di abbondanza.

Tra noi, dicono i vescovi riformisti, vi sono miserie che contrastano dolorosamente con l'abbondanza. A Cuba, penso a mia volta, vi sono miserie che non contrastano con nessuna

ricchezza. Tutto infatti è miseria. Logica vorrebbe, perciò, che i vescovi cubani fossero mille volte più trepidanti, insof ferenti e irrequieti nella loro ansia riformistica: di un mons. Helder Càmara, di un mons. Waldyr Calheiros o di un mons. Fragoso. Ma come mai succede il contrario? Il fatto è che — risponderà qualcuno — a Cuba non vi sono più riforme da fare. È stato riformato tutto, e niente ha dato buoni risultati.

In tal caso — rispondo — la riforma consiste nel disfare

quanto è stato erroneamente corretto, nel ritornare indietro di fronte alla catastrofica esperienza compiuta. Perché essere riformisti quando si tratta di andare a sinistra, e non esserli

quando i fatti impongono im ritomo verso destra?


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Oh, contraddizione! Oh, enigmatica e tenebrosa contrad dizione!

Tutto questo è tanto più vero dal momento che, per ciò che riguarda la miseria a Cuba, i fatti non solo gridano, urlano.

Questo, a Cuba, è stato il sesto anno consecutivo in cui

la raccolta dello zucchero è stata molto inferiore al previsto. Il deficit della produzione agricola è altissimo. L'isola deve

già tre miliardi di dollari alla Russia, e il suo debito aumenta di 250 mila dollari al giorno, secondo informazioni di Jaime Suchlicki del Centro Studi Intemazionali di Miami. Castro

conta di ricevere, quest'anno, 100 milioni di dollari di aiuto dai sovietici, in generi di prima necessità che l'economia esangue dell'isola non gli permette di comperare. E nonostante questi risultati deprimenti, il dittatore cubano continua a diffondere svergognatamente — non vi è altro termine — la sua faUita rivoluzione in tutta l'America

Latina. Non si stanca di celebrare l'andata al potere di AUende, suo degno compare cileno, di spingere alla rivolta il mondo operaio boliviano, di desiderare ima totale svolta a

sinistra manu militari in Perù, e di proclamare la sua spe ranza che l'Uruguay, entro breve tempo, sia soggetto a im regime identico a quello di Cuba. Castro è un ciarlatano. Non meraviglia che faccia cose di questo genere. Meraviglia piuttosto che il suo comporta mento non sia accolto da una grande risata demoralizzante. La stessa risata che accoglierebbe un commerciante fallito

che lanciasse un manifesto per consigliare a tutte le imprese commerciali di utilizzare i suoi metodi.

Presente per assistere alla lugubre « festa » commemo rativa del diciottesimo anniversario della ingiustizia e deUa

miseria a Cuba, era il ministro degli Esteri cileno, compagno Clodomiro Almeyda.

Costui, per certo, non si sarà meravigliato di nulla. Infatti, secondo notizie provenienti dal Cile, vi è già comin ciata la miseria tipica dei paesi comunisti (1). La produzione è scesa in tutti i settori. Si cominciano a formare le file

davanti ai negozi. Lo scontento cresce e il controllo polizie sco si aggrava. Tutto sta cambiando, e in peggio. (1) Cfr. Fólha de S. Paulo, 27/29/31-7-1971.


117

Tutto, a eccezione dell'atteggiamento del cardinale Silva

Henriquez, che ha dato carta bianca ai cattolici per vot2^e il candidato marxista, ha devotamente aiutato Allende a in

stallarsi al potere, ha pubblicato quindi una piccola e plato nica dichiarazione antimarxista e ora assiste a braccia con serte al crollo.

Nella infelicità generale il cardinale dorme, apparente mente tranquillo. Dorme lo stesso sonno dei vescovi cubani...

Riassumiamo. Favorita dall'inerzia inspiegabile di tanti cardinali e vescovi, la miseria totale — senza il contrasto con la ricchezza, che tanto disturba i più « arditi » tra i nostri vescovi — si va dunque diffondendo, con il socisdismo,

per tutta l'America Latina; e sta costituendo un immenso impero di sofferenze, di ingiustizia e di oppressione, che si distingue, con frontiere chiaramente delimitate, dai paesi dove vi è miseria ma anche ricchezza. Sempre meno miseria

e sempre più ricchezza, come nel caso luminoso del Brasile.

Queste frontiere sono soltanto economiche?

Gli spiritosi demolitori delle « frontiere ideologiche » sembrano pensare così. Tuttavia, chi non vede che dietro alla fame e alla tirannia imperanti nei paesi « marxistizzati » vi è una dottrina che causa tutto questo male, cioè la dottrina di Marx? E chi non vede, d'altro lato, che non vi potrebbe

essere nessun grado o forma di prosperità, se ancora non fos sero in uso — benché con deplorevoli deformazioni — i prin cìpi insegnati dall'Antico e dal Nuovo Testamento, millenni fa, sulla famiglia, la proprietà, l'iniziativa privata, il guada gno, ecc.? In ultima analisi, la causa massima della miseria dalla

parte di là è una dottrina. E l'ispiratrice somma di una cre scente abbondanza dalla parte di qua è pure una dottrina. E non è dottrinale, essenzialmente dottrinale, ovviamente dot trinale questa frontiera?

Se non la è, se l'impero marxista non è essenzialmente ideologico, chiedo che mi si spieghi come mai la Russia manda tanti dollari, senza nessun compenso economico, per mantenere il regime di Cuba. E perché Castro lavora e spende tanto per esportare la sua ideologia e la sua miseria in tutta l'America.


118

L'interesse di queste considerazioni è dottrinale, ma sin ché concreto.

Dopo le cerimonie nel corso delle quali il presidente Lanusse — con molta improntitudine — ha dichiarato abbattu te le frontiere ideologiche tra il suo paese e il Cile marxista, e il compagno AUende ha proclamato la sua intenzione di

estendere a tutti i popoli latino-americani questo abbatti mento di frontiere, il ministero degli Esteri brasiliano ha avanzato riserve opportune e piene di senno. Ma in tutto l'emisfero l'opinione pubblica ha mantenuto una allarmante

indifferenza. Contro questa indifferenza dobbiamo reagire,

sotto pena di essere un ^omo giudicati dalla storia con la severità con cui essa oggi giudica l'indolenza dei romani di

fronte alle orde barbariche che invadevano l'impero...


18. NÉ ARMI NÉ BARBE, MA TRAPPOLE: ECCO LA VIA CILENA

settembre 1971

Manifesto della SOCIEDAD CHILENA DE DEFENSA

DB LA TRADICIÓN, FAMILIA Y PROPIEDAD


120

INDICE

Pag. Introduzione

La TFP assente... ma presente

I.

121

122

Allende ha di fronte a sé un problema: o lo risolve, 0 NE SARÀ LA VITTIMA

II. Messa in opera del binomio paura-ottimismo Prima fase

a) La Democrazia Cristiana collabora b) Perchè Allende salga al potere: speranza, frustrazione e logoramento

122

124 125

125 126

c) La Gerarchia ecclesiastica collabora al lavaggio del cervello

126

d) La cospirazione assurda offre pretesto alla intimida zione

e) La trappola: « In Cile non succede nulla.., » f) Dove si nota specialmente il binomio paura-ottimismo g) L'unico sistema perchè la minoranza si mantenga al potere Seconda fase 1. Le leve del terrore

2. L'ultima goccia della coppa del benessere III. Trattare il cileno come il puma delle Ande La crisi economica e la disintegrazione nazionale

La Conferenza di Salta: Lanusse appoggia Allende e pugnala alle spalle il popolo cileno

127

127 127 129 129 130

130 132

133 136

IV. «Amici» del regime nei centri di opposizione raccoman

dano: « Cedere per non perdere » La soluzione: rompere la membrana anestetizzante e isolante

Conclusione

137 139

141


INTRODUZIONE

Come penetrare il mistero della possibilità di imporre a poco a poco il comunismo a un popolo in maggioranza antico munista? Come fare questo trasbordo senza molto spargi mento di sangue, senza grandissime violenze o tumulti, con toni di normalità e di fronte alla apatia generale? Che di storsioni della realtà, che miraggi e che fascinazioni, che trucchi è necessario mettere in opera per ottenere che un po

polo accetti con docilità ciò che categoricamente non desi dera? Sarebbe una indagine che appassionerebbe senza dub bio uno storico futuro che studiasse il nostro secolo. Come può una minoranza riuscire a dominare, senza convincerla, una maggioranza che la rifiuta? Come si giunge

a questo risultato senza plotoni d'esecuzione e senza campi di concentramento? L*incognita è ancora più complessa se con sideriamo che le abitudini, i sentimenti e i princìpi di questa

maggioranza sono radicalmente contrari a ciò che quella mi noranza pensa e vuole. ^ E questo storico potrà anche chiedersi come mai questo strano fenomeno si sia manifestato negli stessi giorni in cui si moltiplicavano le notizie relative ad altri popoli, come

quelli polacco, russo e cecoslovacco che, avendo provato per anni le « delizie » socialiste, cominciavano a dare segni di

eroico malcontento e, in qualche caso, a rivelarsi disposti a tutto per scuotere il giogo che li opprimeva. E inoltre, come mai tutto questo sia potuto accadere mentre il fallimento del comimismo dal punto di vista del produrre economica mente qualcosa di diverso dalla miseria e dalle privazioni era riconosciuto ad alta voce da un Fidel Castro, e le notizie in tal senso filtravano attraverso le frontiere e i reticolati dì tutto il mondo socialista.

Ebbene, questo popolo esiste, questo caso pieno di t^ti enigmi e contraddizioni da risolvere non è una semplice ipo-


122

tesi di laboratorio, ma è una nazione cattolica in un conti

nente cattolico, è la nostra patria, il Cile. Qui il comunismo si va imponendo a ima maggioranza che lo rifiuta, e si va imponendo senza armi, senza maschere

barbute, ma in modo molto reale e concreto. La stampa in temazionale ormai lo dichiara: « Esiste una via cilena al co

munismo ». Come stiamo vedendo, è una via per comunistiz

zare lentamente e dolcemente — almeno all'inizio — un po polo che nella sua maggioranza respinge il comunismo. Abbiamo l'impressione che, se chiariamo il « mistero » di questa nuova via, possiamo prestare alla nostra patria lon tana un grandissimo servizio, indispensabile e urgente. La TFP assente... ma presente

Per trovare i fili conduttori di questa trama si doveva a

ogni costo andare oltre il notiziario intemazionale incomple to e confuso fornito dai quotidiani sulla « esperienza cilena »; notiziario che permette agli spiriti più acuti di elaborare

soltanto sospetti o congetture. Era necessario a questo fine avere un contatto diretto, sul posto, con l'ambiente cileno,

nelle strade, nei campi, nella vita economica domestica e sociale, nelle sue reazioni politiche « inteme » e negli avveni menti quotidiani, per cogliere tutte le sfumature e tutti gli

imponderabili che fanno parte della realtà di un popolo. Quelle che oggi pubblichiamo sono le conclusioni di que sta analisi diretta che abbiamo fatto sul posto.

ALLENDE HA DI FRONTE A SÉ UN PROBLEMA:

O LO RISOLVE, O NE SARÀ LA VITTIMA

Infatti, uno degli aspetti più drammatici della storia contemporanea consiste nel verificare che il corso degli avve nimenti odierni è stato falsato per mezzo di metodi di mani

polazione della opinione pubblica, che ottengono risultati as solutamente insoliti e sconcertanti, che giungono fino all'in verosimile.

Per di più, esiste una caratteristica che non manca mai

in questi processi, ed è il fatto che sono invariabilmente uti-


123

lizzati in prò della causa del male. La storia non segnala casi di correnti politico-dottrinali, con idee sane, che abbiano contato o possano contare sulla collaborazione di manipola tori di questo tipo;, il che d'altra parte si- spiega con il fatto che l'uomo retto argomenta con fatti obiettivi e logici. Sul piano del comunismo e dell'anticomunismo, il primo si è servito con ima incomparabile abilità del procedimento ATTENZIOUE AMICO AUCNDE.CHE SE

CADE LA BEUDA CHE CU ABBIAMO , MESSO,cadiamo tutti E TRE!

VELEFAUTE 41 #A'VlUOVEUDO MOLTÌ^'

«.OOOVTEMA...

FINCHE' LA TFP UOO

MI. Molesta,terrò' BEUDA AL SUO PC^TO E UOP CADREMO!,

PAUQA

ottimismo

f^i CÀftCERE POUTICO

COMUNI

sram\m TOTALE

GOVERUO

PGCIME DI

' LIBERTA^ ■

di manipolazione dell'opinione pubblica, mentre questo stes so procedimento è incompatibile con il secondo. Cionostante, l'anticomunista può scoprire le tattiche co

muniste e mettere in ^ardia contro di esse il suo paese, e questo è il caso del Cile. La TFP vuole mettere in guardia a proposito del proble ma politico fondamentale che il marxismo doveva risolvere. Per comprenderlo è necessario non fissare il nostro

sguardo soltanto sul Cile, ma dirigerlo sull'azione del marxi smo in tutto il mondo.

a) Perché il meirxismo possa salire al potere si rivela

per esso di vitale importanza il fare appello, da ogni peirte, stUa coesistenza pacifica e il collaborare all'abbattimento dpfie barriere ideologiche, proprio perché questo è a esso


124

indispensabile per superare la sua cronica incapacità di con vincere. Ecco perché, nei 120 anni e più di intensa e co

stante propaganda, dal Manifesto di Marx del 1848, è riu scito a « vincere » soltanto una elezione, quella del Cile. ù) Un ostacolo: i marxisti hanno sempre ottenuto qual cosa soltanto con l'uso della forza; da questo fatto derivano l'isolamento da cui sono circondati e la difiSdenza dei non co

munisti a loro proposito. c) Era loro necessario almeno un caso in cui vincessero-

per via legale, anche se attraverso una coalizione, e questo caso unico, come abbi^imo detto, è stato quello del Cile. d) Questa vittoria non fu una vittoria autentica, perché,, mentre nel 1964 Allende, appoggiato da forze esclusivamente marxiste, aveva ottenuto il 38,7% dei voti, nel 1970, quandonon solo era appoggiato da marxisti ma anche da varie cor renti non marxiste, ottenne soltanto il 36,3% dei voti. Da ciò si deduce che l'elettorato marxista è diminuito,^

perché ora — anche sommando le altre forze — ha ottenuta una percentuale di voti minori di quella del 1964. Tutto questo senza prendere in considerazione il validis simo appoggio dato al marxismo dalle correnti cripto-comu niste, e più specialmente, dai preti filomarxisti che, guidati dal cardinale Silva Henriquez, non temettero di fare pressioni sull'elettorato cattolico perché votasse per il candidato mar xista.

e) Così Allende, appoggiato da una maggioranza inauten tica, pretende di fare accettare al paese ciò che l'autentica maggioranza non vuole, ma, per il vantaggio del comunismo intemazionale e per il suo stesso interesse, questa imposizio ne non può degenerare in una lotta violenta e ancora mena in una sconfitta elettorale.

Per risolvere questo problema era necessario sviluppare tutto un processo, quello che descriveremo più avanti.

II

MESSA IN OPERA DEL BINOMIO PAURA-OTTIMISMO

Mentre l'immagine sinistra del comunismo va eserci

tando tutto il suo potere intimidatorio, la paura che ne de

riva si accompa^a,frequentemente, con una certa quale sim patia per alcuni aspetti di esso.


125

A questo modo, nella psicologia stessa di molte persone si viene creando im binomio di forze denominato paura-otti

mismo,che inaugura una propensione a stipulare accordi con il comunismo.

E cosi le persone cominciano a desiderare un regime

PRIMA ALLEODE STAVA

DALL'ALTRA PARTE ,COU IL'M.I.R'.'.. DOVE' LA TRAPPOLA 'P

semicomunista, per eliminare le lotte e facilitare gli acco modamenti.

Prima fase

a) La Democrazia Cristiana collabora

L'immensa maggioranza anticomunista cilena cadde, dopo aver conosciuto il risultato delle elezioni presidenziali di settembre, in uno stato di confusione e di stordimento simile

a quello che sopraggiunge dopo un trauma nervoso. Le circostanze che si combinarono perché questo risul tato fosse favorevole al candidato marxista, le abbiamo ana

lizzate dettagliatamente in imo dei supplementi di Fiducia en exilio, che molti cileni heinno già letto in tutto il paese (1).

Dopo la « vittoria » di settembre cominciarono i giorni (1) Cfr. Fiducia en exilio, 20-3-1971. Il documento è riportato alle

pp. 69-93 della presente raccolta (N.d.E.).


126

di tensione che sarebbero culminati con l'elezione di Alien-

de da parte del parlamento, grazie ai voti della Democrazia Cristiana, che prestò così questo nuovo e distinto servizio alla causa comunista...

E durante questi giorni cominciarono anche a manife starsi i primi sintomi che indicavano che per il Cile si stava preparando, con l'attenzione di un esperimento di labora torio, un effettivo e ben calcolato processo, che avrebbe per messo al comunismo di superare le enormi debolezze e lacune della sua « vittoria da operetta ».

Si doveva in primo luogo ottenere che la maggioranza anticomunista non potesse reagire, perdesse completamente

la consapevolezza della sua capacità di resistere e finisse per accettare con rassegnazione l'ascesa al potere della minoranza marxista.

b) Perché Attende sàiga at potere: speranza, frustrazione e togoramento

Così, il milione e più di elettori di Alessandri e la quasi totalità di quelli che votarono per Tomic, passata la prima sorpresa, cominciarono a riporre le loro speranze in voci che

parlavano di diverse formule di salvezza, che venivano diffu

se successivamente non si sa bene da qu^e fonte, e duravano pochi giorni, per quindi morire. Di speranza frustrata in speranza frustrata, giunse inavvertitamente l'ora e tutte le voci tacquero; Alessandri ammutolì e parlò soltanto per dare il suo appoggio pubblico alla elezione di Allende in parla mento; la base del Partito Nazionale attese invano in tutto il Cile gli ordini dei suoi dirigenti per organizzarsi e svolgere ima vasta azione d'insieme; Tomic consumò il suo tradimen

to nelle prime ore dopo le elezioni e Frei non mise in pratica i propositi di resistenza che gli venivano attribuiti; e non si produsse neppure la divisione della DC, né si verificò il som movimento militare di cui si parlava, « entrambi destinati a

impedire ta elezione di Attende in partamento ». In ultima analisi, dimque, la sorte del Cile fu decisa fin dal principio da quelli che montavano il fraudolento sistema, ma questo

primo procedimento di speranza, frustrazione e togoramen to si incaricò di renderla sopportabile per la disorientata maggioranza.

c) La Gerarchia ecctesiastica cottabora al tavaggio del cervello D'altra parte, la Gerarchia ecclesiastica evitò ogni atteg

giamento di rifiuto del comunismo, e furono molti i pulpiti dai quali si predicò la rassegnazione. Lo stesso episcopato emise un comunicato ispirato alla collaborazione con il regi-


127

me che stava per instaurarsi, e si giunse anche ad ascoltare voci episcopali e sacerdotali di aperto appoggio ad Allende.

d) La cospirazione assurda offre pretesto alla intimidazione Che cosa mancava per annullare la capacità di resistenza

del popolo? Mancava la classica cospirazione assurda, antici patamente destinata alla impopolarità e all'insuccesso, che sarebbé servita come arma preziosa nelle mani di Allende

per intimidire quelli che non fossero stati disposti a entrare nel gioco della sinistra macchinazione. Ed ecco il caso Schneider. Vi fu chi accennò, sulla base di seri indizi, a un possibile

legame della sinistra con l'attentato a Schneider, o almeno con il suo esito. Da parte nostra ci limitiamo a formidare il quesito, siilo stesso modo di come si fa nelle indagini pe nsili: chi ha tratto vantaggio dal delitto?

e) La trappola'. « In Cile non succede nulla... » In mezzo a tutto questo, Allende si mostrava nello stesso tempo moderato e tranquillizzatore con coloro che avessero accettato la sua « vittoria »... e formulava terribili minacce di

violenza — promettendo di trascinare il paese in ima guerra fratricida — se il parlamento avesse eletto un altro candi dato, come costituzionsilmente avrebbe potuto fare.

Nello stesso tempo,la quinta colonna e gli « amici » della

sinistra nelle jfile della destra ripetevano ^e orecchie degli sinticomimisti le psirole d'ordine che gli incauti avrebbero scsimbiato per l'opinione spontsinea circolsinte in quegli am bienti:

« In Cile non succede nulla »; « Il nostro popolo ha una tradizione democratica molto radicata »; « Il cileno ama molto la libertà: non accetterà msd il comunismo come a

Cuba »; « Il cileno è individualista, non accetterà la collet tivizzazione, e Allende lo sa »; « Allende è socisilista e non comimista: non arriverà dove è sirrivato Fidel Castro »; « Egli

è molto legato alla democrazia, è un uomo politico liberale »; « Allende è un leader ormai imborghesito; non intende rom

pere con l'ordine stabilito; basta vedere la sua residenza estiva ad Algarrobo o la sua casa nei quartieri alti ».

f) Dove si nota specialmente il binomio paura-ottimismo Per quanti spiriti tesi e angosciati, ansiosi di trovare una soluzione al dramma che si abbatteva sul Cile, queste

parole ebbero un effetto distensivo e tranquillizzante! Quan te persone, sommamente allarmate per la situazione, finiro no per non esseme preoccupate, e furono vittime poi di un ottimismo irriflessivo, che impecù qualsiasi reazione!


128

E non si pensi che questo sia un metodo nuovo e ricer cato per formare l'opinione su di un determinato argomento.

A suo tempo, Fouché, il machiavellico ministro della polizia di Napoleone, si vantò nelle sue memorie di averlo applicato con successo per mezzo dei suoi collaboratori e dei suoi agenti, ottenendo che nei salotti e nelle riunioni della nobil tà si accettasse il sistema ugualitario e sostanzialmente repub blicano che il Corso cercava di imporre alla Francia del tempo.

Alla luce di queste considerazioni, è facile comprendere come mai una opinione pubblica — disorientata dai suoi stes-

PINCHE MI LASCIANO UN BUGIO

LETTO PER RIPOSARE,POSSO CONSIDERARMI UN PRIVILEGIATO ECCO L'ULTIMA... GLI LASCIAMO SOLO IL LETTO

E' MEGLIO CHE NON MI PREOCCUPI..:

OUESTA AUTO CI SERVIRÀ' MOLTO

AL "CONSIGLIO DI QUARTIERE"

CoverNoJ

COM'È strana la RIFORMA DELLA CASA"

AVANTI... POSSONO OCCUPARE TUTTA LA

DI ALLENDE !... PERO'

CASA MENO CHE LA CAMERA DA LETTO

E' MEGLIO NOO DIRE NULLA...

si dirigenti religiosi e politici, sotto l'influenza di successive •ondate che invitavano ora al panico, ora alla sperEinza in un esito irreale, e sotto l'influenza della conseguente delusione —

3bbia finito per non reagire, quando giunse l'ora decisiva del la ascesa al potere del regime marxista; soprattutto se si tiene conto che questo si sforzava di anestetizzare i moti di diffidenza nei suoi confronti, presentando di sé stesso una im

magine molto tranquillizzante.


129

g) L'unico sistema perché la minoranza si mantenga al potere Per il regime di Allende era però chiaro che la lotta per il potere in Cile non era ancora vinta, anche se aveva ottenuto la presidenza. Esisteva il rischio che in qualsiasi momento la maggioranza si risvegliasse dall'ottimdimento artificial

mente prodotto. Lo stesso se^etario generale del PC, sena tore Luis Corvalàn, dichiarò ripetutamente che la sua parte non dominava ancora completamente la situazione. La realtà

profonda delle cose restava in piedi: una minoranza marxi sta cercava di mantenere il dominio sulla maggioranza anti marxista addormentata, ma ancora interamente viva. Con la

differenza, ovviamente, che ora disponeva, in modo più di retto, delle risorse del governo. Per superare questa situa zione, la minoranza marxista aveva la possibilità di servirsi della violenza: ma era quasi certo che in questo modo la maggioranza si sarebbe risvegliata prematuramente, scate nando anzitempo la tempesta temuta. A sua volta, il tono demagogico vanaglorioso e pseudo-mistico di stile castrista avrebbe potuto suscitare lo stesso risveglio. Allora, come superare la situazione? La soluzione: un artificio. Soltanto l'uso di im freddo e accuratamente calcolato

sistema di artificio psicologico offriva una via più sicura. In Cile, per chi osservi con attenzione la realtà, considerando i

propositi di Allende e le difficoltà che incontra, è facile ca pire che non sono state scelte — per il momento — né le armi né le barbe... ma il terreno insidioso e mobile delle

trappole psicologiche.

Seconda fase

Quale artificio viene usato?

Lo si potrebbe chiamare « panico anestetizzante e iso lante ».

— Anestetizzante, perché concede alle vittime ima specie di sopravvivenza. Esse aspettano sempre il peggio, ma sperano che non venga né oggi né domani,e che dopo domani im mira colo dal cielo venga a soccorrerle e a dissolvere la loro totale inerzia. Frattanto, di fronte alla triste realtà, una idea fissa le

consola: quella di bere in pace l'ultima goccia della coppa del benessere.

— Isolante, perché un fattore imponderabile porta cia scuno a pensare in questo modo, però a non dirlo a coloro che lo circondano, con l'intenzione di non creare attorno a


130

sé un clima di inquietudine e di apprensione che gli potrebbe

pregiudicare il piacere dell'ultima libagione. Denominatore comune di queste due caratteristiche sta nel rendere inutilizzabili i possibili malcontenti come ele menti di opposizione. Come procede questo artificio? La minoranza che cerca di impadronirsi dei destini del Cile sa molto bene la risposta, che noi deduciamo dalle sue mosse, dai fatti e dalla ripercussione che questi hanno sul popolo cileno. 1. Le leve del terrore

Benché il regime cerchi di dare di sé stesso una imma gine relativamente moderata, sa parallelamente utilizzare le leve del terrore. Ecco il MIR, le occupazioni di fondi da

parte di turbe di agitatori, le sottili persecuzioni delle com missioni di Unidad Popular nelle imprese, le occupazioni

illegali di appartamenti, le squadre di miliziani che operano nelle zone meridioni.E,ogni tanto, voci che le cose potrebbe ro andare anche peggio,in seguito alle pressioni di un senatore dell'ultrasinistra come Altamirano, insofferente della « mode

razione » del governo. Completano il quadro le minacce che

improvvisamente è solito lanciare lo stesso Allende nel senso che, se gli fanno una opposizione molto radicale, la instau razione del socialismo cesserà di essere pacifica, non si sa

se perché Altamirano e il MIR prenderanno il suo posto, oppure perché lui, « esasperato » dall'opposizione, si trasfor merà in un flagello ancora peggiore per il suo popolo... Così, l'effetto che la sinistra cerca di produrre consiste

nell'insinuare che « bisogna rassegarsi al male di un Al lende "moderato"; diversamente si sarà presi di mira dai terroristi, o il governo imboccherà la strada della violenza

generale, con Allende o con uno peggiore... e si finirà col perdere anche quanto rimane... ». Questo panico non è collettivo, ma individuale, di cia

scuno nell'intimità della propria vita, il che impedisce in un modo molto sottile che si trasformi in un movimento di

opinione pubblica. 2. L'ultima goccia della coppa del benessere

a) Secondo questo meccanismo, destinato a produrre il

panico anestetizzante e isolante sulla via verso la comunistizzazione totale, i manipolatori del regime cercano di non eliminare in una volta sola tutte le fonti di sostentamento economico delle classi alta e media, permettendo ai membri


131

di esse di sopravvivere, cioè di mangiare, di vestirsi, di fare

qualche affare, di guadagnare im po' di denaro, di riposare

in ville e lunghi di villeggiatura e continuare a permettersi qualche divertimento. &) È certo che gli agricoltori di tutte le condizioni ven

gono eliminati. Ma è anche certo ed è stato provato che, nella maggior parte dei casi, costoro hanno per il momento

NON 91 PREOCCUPI,

COHPACNO IMPRENDITORE, I SUOI BENI SARANNO

RISPETTATI. DIRO* SUBITO Al MIEI SEGRETARI CHE SI OCCUPINO DEL SUO CAS<

MOLTE CI2AZ1E SIGNOR PRESIDENTE! NON AVREI MAI PENSATO CHE SAREBBE STATO TANTO COMPRENSIVO.

qualche altra fonte di introito oltre all'agricoltura, e cosi l'ingiusta spoliazione subita non taglia completamente il loro sostentamento, benché lo riduca in modo ^ave. c)D'altra parte, il colpo inferto agli agricoltori ha lasciato relativEimente intatti vasti settori delle grandi città, che sol tanto ora cominciano a sentire indirettamente gli effetti di questa spoliazione. d) In questo modo, per il momento non si è prodotta la proletarizzazione totale di tutte le classi sociali; e a coloro che sono stati colpiti dalle misure socialiste più radicali è stato lasciato im posto nella scala sociale, che, benché non sia quello di prima, non è subito l'ultimo e in qualche caso continua a essere — per quanti giorni o mesi? — im

posto di primo piano, anche se molto meno importante e prossimo alla fine. Coloro che stanno mettendo, con calcolo e misura, le

dosi di veleno socialista nella coppa cilena, dimostrano di co

noscere perfettamente quel principio naturale che l'esperienza insegna a qualsiasi cacciatore: nel regno animEile vi sono certe specie, come ad esempio il puma delle Ande, che non attaccano di loro iniziativa il cacciatore, se non quando questi lo circonda e lo lascia senza nessima via d'uscita. Allora il

puma contrattacca, e a volte con ferocia. Qualcosa di analogo può accadere con l'istinto di conservazione dell'uomo: quan-


132

do è aggredito nei suoi punti moralmente o materialmente più sensibili e non ha nessuna valvola di sicurezza che gli

permetta di scaricare la brutale pressione subita, si può temere una reazione completa e disperata.

Come potrà non temerla il regime marxista di Allende dalla vitalità anticomunista del popolo cileno, che cerca di paralizzare con l'artificio di cui stiamo parlando? Così i meinipolatori di questo sinistro artificio stanno assediando l'iniziativa privata, la stanno uccidendo di morte rapida o lenta a seconda dei casi, stanno oscurando il pano rama cileno con nere minacce, e subito lasciano intrawedere la valvola di sicurezza: « Viva la sua vita, curi i suoi piccoli

interessi, sfrutti quello che la situazione odierna le permette di sfruttare, dimentichi le filosofie socialista e comunista che ripugnano alla sua coscienza e alla sua formazione morale... forse teme che esse possano portarlo a essere uno schiavo docile dello Stato-Moloch... però può ancora godere e vivere relativamente tranquillo... ma, se protesta, corre il pericolo che il MIR o i "senza tetto" si impadroniscano dei suoi beni... ».

Nelle condizioni particolarmente incerte e precarie in cui vive il Cile, buona parte della maggioranza anticomunista è trascinata in questo esecrabile gioco, che la spinge a

preoccuparsi soltanto della sfera circoscritta dei propri in teressi privati, mentre il mostro socialista cresce e si ir robustisce.

Ili

TRATTARE IL CILENO COME IL PUMA DELLE ANDE

L'effetto che questo insieme di trappole cerca di produrre consiste nell'ottenere che l'opinione pubblica anticomunista

non si organizzi e vada perdendo totalmente la sua volontà e la sua capacità di resistere. Il malcontento è notorio, ma nasce nella individualità

di ciascuno senza esteriorizz2irsi e quindi senza trasformarsi in una decisiva corrente d'opinione. E così l'anticomunista,

impaurito, anestetizzato e isolato, è portato ad abbandonare a poco a poco le sue preoccupazioni ideologiche per assor birsi esclusivamente nella sua situazione personale, in imo stato contraddittorio di preoccup2izione e di sonnolenza —

e in ogni caso di paralisi — rispetto al futuro.


133

Parallelamente, il governo marxista mantiene la sua

macchina propagandistica in pieno funzionamento. Completa

il quadro l'atteggiamento trascurato e arrendista della mag gior parte dei dirigenti religiosi, politici e di categoria, di cui tratteremo più avanti.

Così, gli anticomunisti sinceri, che formano la maggio ranza del paese, a causa di questo processo st2inno perdendo

ogni speranza e sprofondando progressivamente nell'abbat timento. Avanzano rendendosi conto che il paese va verso

il precipizio, ma il panico anestetizzante e isolante li ricopre come una membrana invisibile. Allora, come via d'uscita da

questa dura realtà, si presenta l'abbandono agli ultimi pia ceri e il godimento delle ultime comodità che la situazione attuale può loro fornire. Quindi ciascuno, evadendo dalla realtà, cerca di non essere disturbato nella tranquillità di questo immaginario rifugio. Mentre è messo in atto questo esecrabile gioco, il gover no AUende « si affretta lentamente »: ima misura dopo l'altra, viene fatta la comunistizzazione totale e lo spettro della

miseria generalizzata si avvicina. La crisi economica e la disintegrazione

nazionale

Per chi prenda contatto con la realtà cilena nel suo in sieme, non è difficile rendersi conto che — come una tara

più o meno inevitabile della instaurazione del socialismo — si presentano già i primi sintomi di ima crisi economica di dimensioni imprevedibili.

Infatti, mentre il panico anestetizzante e isolante do

mina lo spirito degli anticomunisti, sprofondandoli nell'iner zia fatalistica, il paese si va sempre più avvicinando a un caos totale, non solo ideologico, ma anche economico. In

questo modo si cerca di rendere la tragica situazione ancora più irreversibile. 1) L'agricoltura è virtualmente paralizzata. Coloro che

stanno operando la distruzione del Cile come nazione civile

svolgono meticolosamente la loro azione nefasta: grazie alle leggi socialiste che il governo Frei gli ha lasciato, Allende continua le confische massicce servendosi del diritto « bor ghese ».

Mentre accade tutto questo, bande di rivoluzionari inva dono centinaia di proprietà, con la complicità e sotto la

protezione del governo che cerca in questo modo, come misura preventiva, di spezzare moralmente e materialmente la sua futura vittima. L'insicurezza dell'agricoltore nel suo

lavoro è completa, e la conseguenza ovvia: nessuno è dispo-


134

sto a investire più di quanto è strettamente necessario per

sopravvivere, perché sa che forse sta investendo per gli espropriatoli. Percorrendo le zone agricole, questa tragica realtà delle campagne cilene appare evidente: conversando con alcuni produttori, questi ci segnalavano che la diniinxizione dell'area coltivata è ima prova evidente di questa insicurezza; a tal

punto che, secondo una versione ottimista, attualmente sol tanto il 30% dei terreni normalmente coltivabili viene lavo

rato... Chi non sa che cosa rappresenterà tutto questo, tra poco, in fame e miseria? Ma il lavoro agricolo non è rovinato soltanto dalla con fisca massiccia, dall'assalto delle bande rivoluzionarie, o dagli scioperi e dalle rivendicazioni di carattere politico, che si abbattono come una tempesta tenebrosa. Coloro che portano il paese al caos usano mezzi di ogni genere, di cui nessuno in Cile ha una visione di insieme, e che neppure la stampa registra com'è realmente. A titolo di esempio, ci basti ripetere ciò che ci è stato riferito da alcimi agricoltori, nella intimità e nella confidenza delle loro case: « Sa, il peggio è che nessuno conosce la nostra situazione. Si dice qualcosa degli assalti ai nostri

fondi e di come il governo sta mutilando tutte le proprietà...

ma le piccole persecuzioni non si raccontano... sa che il governo si è lanciato in una campagna per controllare tutto il commercio dei prodotti?... Vede come si sta impadronendo di tutte le fiere?... E cosa sarà di noi, quando accadrà?... Se non saremo già stati espropriati!... Diventeremo schiavi dello Stato, perché controlla già il credito, e ora disporrà dei nostri prodotti... che cosa rimgme allora della nostra libertà?... ».

Sui loro volti induriti dalla vita dei campi si rifletteva tutto il dolore per l'ingiustizia e la disperazione, e mentre

uno faceva una pausa un altro interveniva per aggiungere: <c ...e guardi, io le racconterò un altro fatto di quelli che

non finiscono sui giornali, ma che per noi sono molto gravi... Sa che per poter vendere qualsiasi animale è necessario dimostrare che è vaccinato... bene, ora tutto il vaccino è

controllato dal governo, che lo dà soltanto agli asentamientos — fattorie collettive dello Stato — e perciò noi non possiamo

neppure vendere i nostri animali ». Poi, con un gesto che rifletteva vergogna e insieme disperazione, continuava: « ...Sa che cosa ho dovuto fare? Che cosa devono fare molti di noi?...

Ricorriamo a bande di ladri che, d'accordo con noi, vengono di notte e rubano i nostri animali, per venderli al mercato nero... ». Notando la nostra sorpresa aggiimse: « ...infatti.


135

anche questo deve sapere, se i comitati di sorveglianza rivo luzionaria ci vedono portar via animali dai nostri fondi, li invadono immediatamente e... così perdiamo tutto! A questo modo salviamo almeno la metà, perché l'altra metà va alla banda! ».

Come questi, molti altri agricoltori ci hanno riferito la loro disperazione, disperazione sorda, che non appare all'e sterno e che il governo cerca di nascondere accuratamente. La situazione nelle terre invase, non è necessario dirlo,

è di paralisi e di caos completo. E nei cosiddetti asentamientos collettivi, in cui sono trasformati i vecchi fondi oggi confiscati, cominciano a diventare generali la confusione, le

risse, e sintomi allarmanti di anarchia. Tutto questo, di fronte alla tolleranza del governo che, d'altra parte, ha tra scurato di dare concimi, sementi e altra assistenza ai conta dini ivi raccolti; di modo che sono numerose le fattorie collettive abbandonate al loro destino, lasciate a lotte tra

capoccia e al dominio del più forte. Tutto questo non si dice, di tutto questo non si parla, tutto questo non si pubblica... ed è chiaro, perché non con viene ancora ai sinistri metodi di frode psicologica di coloro

che si sono proposti di distruggere e di schiavizzare il Cile. Non meraviglia quindi noi, che abbiamo avuto modo di toccare direttamente con mano l'autentica realtà di quello

che succede nel paese, la notizia della comparsa di un « mercato nero » di generi alimentari... in una nazione come la nostra patria nella quale l'attività agricola aveva ima grande importanza.

2) La situazione dell'industria e del commercio, anche se meno caotica e disintegrata, almeno per il momento, ha tuttavia già inoculati i germi della distruzione totale. Infatti, il governo marxista di Allende, con una misura demagogica e di portata politica, ha imposto un aumento esorbitante e deficitario dei salari operai, che in alcuni casi

ha raggiunto il 300%, mentre parallelamente congelava i prez zi di quasi tutti i prodotti di uso comune. Nello stesso tempo, settori chiave dell'attività industriale privata stanno cadendo sotto gli artigli della espropriazione socialista e confiscatoria, e l'incertezza peiralizzemte si va estendendo

in questo modo ai settori industriah e commerciali. A questo punto ricordiamo soltanto un fatto sintomatico, che parla da solo. Il credito è completamente controllato dallo Stato, in conseguenza della confisca del sistema banca

rio. In queste condizioni, quale impresa può oggi resistere senza crediti, con i salari elevati e con i prezzi congelati?

Inoltre, quale commercijinte o industriale è libero quando le


136

« commissioni » semiclandestine, provocando una « tensione sociale » che serva per giustificare l'intervento dello Stato, possono rovinarlo? Tutto questo insieme di misure fa sì che molte fabbriche e industrie abbiano ridotto le attività e altre si awiino alla

inunediata liquidazione. Allo stesso modo, le case commer ciali cominciano a mettere in liquidazione i loro depositi o riserve di prodotti e mercanzie. Così, a una prima apparenza di normalità in alcuni set tori, f£inno seguito ora i sintomi di una progressiva scarsità,

e nelle vetrine dei negozi comincia a rendersi evidente questa realtà: il tono generale della vita del paese inizia la sua cata strofica decadenza che, se perdureranno le attuali condizioni, diventerà molto presto galoppante. 3) Da ultimo, il settore minerario del rame, che rappre senta approssimativamente 1*80% del reddito nazionale, non sfugge a questo futuro oscuro. E per giungere a questa conclusione basta osservare che, all'abbassamento del prezzo del metallo sul mercato intema zionale, si accompagna la caduta della produzione secondo

le stesse dichiarazioni ufficiali, e la fuga dal paese della maggior parte dei tecnici e del personale specializzato. A titolo di esempio, possiamo vedere ciò che ci segnalava uno dei tecnici: « ...nella miniera di Chuquicamata (il mag

giore giacimento di rame di tutto il mondo) in questo mo mento sono ferme più del 30% delle macchine per lo sfmttamento, perché, espropriandola, non si è tenuto presente che tali macchinari avrebbero avuto bisogno di pezzi di ricambio assolutamente speciali, che logicamente le compa gnie espropriate hanno smesso di fornire... ». « Nella miniera di E1 Temente, dei sei forni di fusione quattro sono fermi perché rovinati a causa di errori di manutenzione... ». L'interferenza degli uomini politici di sinistra nella dire zione strettamente tecnica di questo importantissimo settore della nostra economia potrà soltanto aumentare le difficoltà

già esistenti, con le peggiori e più calamitose conseguenze per i livelli di produzione. In queste sinistre sabbie mobili, fatte di artifici, frode, rovina e disintegrazione, sta sprofondando la nostra patria. La conferenza di Salta: Lanusse appoggia Allende E PUGNALA ALLE SPALLE IL POPOLO CILENO

Così, siccome Allende si è reso conto della sua enorme debolezza intema, ha iniziato ima serie di visite all'estero

per vedere se, essendo ben ricevuto da elementi non comu-


137

nisti, riesce a ottenere che i cileni anticomunisti perdano

ogni speranza in im appoggio morale da parte dei loro fra telli di nazioni ancora libere. Si tratta inoltre di far credere che la « rivoluzione cilena »

è chiaramente in espansione. Infatti, benché AUende abbia dichiarato di non voler esportare la rivoluzione cilena, la dichiarazione di Lanusse, che non esistono più « barriere

ideologiche », indica nello stesso tempo che, a partire dal momento in cui Allende voglia fare questa esportazione, non incontrerà ostacoli.

Questa inesistenza di barriere ideologiche è molto strana. Infatti, mentre si afferma che il marxismo ha via totalmente libera di là dalle Ande, da questa parte della Cordigliera le condizioni sono tali che, chi voglia fare una propaganda antimarxista autentica, e non illusoria o collaborazionistica

come quella del Partito Nazionale e della Democrazia Cri stiana, è completamente insicuro e si trova spinto a fare ricorso alla clandestinità, a causa degli enormi mezzi di pressione economica e poliziesca che il governo, giorno per giorno, va accumulando nelle proprie mani.

IV

« AMICI » DEL REGIME NEI CENTRI DI OPPOSIZIONE RACCOMANDANO: « CEDERE PER NON PERDERE »

a) Gran parte della Gerarchia ecclesiastica e del clero cileno, che avevano già dato un appoggio non dissimulato alla politica socialisteggiante di Frei, adesso, o danno un appoggio dichiarato ad Allende, oppure mantengono una confusa « equi distanza », che in fondo dice: « Finché il socialismo si limita

alle riforme sociali che mutilano la proprietà e instaurano

il regime economico-sociale marxista, senza sangue né per secuzione religiosa, non ci opponiamo ». Da loro, al momento,

il regime di Allende ha bisogno soltanto di questo, per ten tare di tacitare il problema di coscienza della maggioranza cattolica e anticomunista.

b) Chiaramente, nonostante tutta questa montatura in

cui una parte collabora con l'altra, in ogni modo vi sono persone mediamente influenti che non si lasciano ingannare e che desiderano strappare il velo, mostrando l'enorme trap-


138

pola. Ma tali persone ricevono un colpo inaspettato. Una di esse, infatti, in una conversazione privata in casa sua ci diceva: « Quando qualcuno pensa di reagire va al Partito Nazionale e cosa trova?... Trova che questo, invece di dare autorità nei suoi quadri dirigenti ad autentici leaders antico munisti e invece di adottare ima linea di radicale opposizione ideologica al regime, adesso si fa rappresentare da gente che non ci rappresenta e sostiene una "rivoluzione naziona lista" con tonalità sinistreggianti... ». c) L'atteggiamento di coloro che controllano le direzioni

delle più importanti associazioni di categoria, che raccolgono le forze produttrici del paese, è di arrendismo e di compli cità, che si riflettono, nel migliore dei casi, in consigli di

NON TEMA...

ALLENDE ATTUERÀ* LE RIFORME , PERO*

NELLA LEGALITÀ'

ALLCNDE E UKl UOMO DI SICURA PEDE

DEMOCRATICA

ALLENDE SI PREOCCUPA MOLTO DELLA NOSTRA

CONDIZIONE ) SE GLI CONCEDIAMO ANCORA QUALCOSA. LUI CI

DIPENDERÀ'...

questo genere: « Meglio cedere di fronte al governo che perdere tutto »; « Allende è molto preoccupato per i nostri problemi, e non è d'accordo con le occupazioni di proprietà, me lo ha detto personalmente... ». « Non dobbiamo opporre resistenza a lui, che è la nostra garanzia, 2iltrimenti verranno

giorni peggiori... »; « È meglio cedere un po'... ». Questi sono i consigli « saggi » dati nei momenti critici dagli uomini che oggi stanno consegnando le proprie basi nelle mani del nemico.

In questo senso è stata significativa la posizione dei diri-


139

genti delle organizzazioni di imprenditori agricoli, il cui tipico atteggiamento di arrendismo è consistito nel rieleggere a presidente della Sociedad Nacional de Agricoltura il filoco munista Benjeunin Matte, dopo che costui aveva dato le più scandalose prove di vigliaccheria morale e di abbandono della causa dei legittimi proprietari, e si era dato a colla borare con Allende per decimare la sua base.

d) Ci resta da parlare della predica sentimentale e fari saica dei dirigenti democristiani che hanno avuto a dispo sizione per sei anni la macchina governativa e hanno dato false patenti di cristianesimo alle riforme socialiste e confi scatone, facendo tutto quanto è stato loro possibile per mu tilare l'istituto della proprietà privata individuale, tanto nella struttura economico-sociale del paese, quando nella menta lità dei cileni.

Allora, che dire dell'atteggiamento « d'opposizione » dei leaders democristiani, dal momento che loro stessi sosten

gono, anche se in tono minore, le idee socialiste e confisca tone? Dove porteranno la maggioranza anticomunista, ora che tentano di impadronirsi delle bandiere che loro stessi hanno contribuito ad abbattere?

Esaminando questa situazione non si può fare a meno di ricordare quel principio tattico enunciato da Lenin, secondo

cui gli stessi complici del comunismo devono levare la ban diera dell'anticomunismo, prima che lo faccia un anticomu nista autentico, in modo che il marxismo sia sicuro di non trovare seri ostacoli sulla sua strada.

Il veleno socialista, edulcorato e preparato nel modo descritto, ha molte maggiori possibilità di penetrare in un

pubbHco che si sta abituando a mettere da parte i problemi ideologici e al quale non si mostra la catastrofe morale ed

economica che lo attende; e la responsabilità di questo fatto

è meno del marxismo — dal quale ci si deve aspettare ogni sorta di frodi e di inganni — che di questa falsa opposizione cosi spiegabilmente tollerata dal governo. La soluzione: ROMPERE LA MEMBRANA

ANESTETIZZANTE E ISOLANTE

Per coloro che la osservino, la tragica situazione della nostra patria potrà sembrare senza via d'uscita, ma il fatto

di conoscerla è di grande utilità tanto in Cile quanto all'estero. In Cile, perché questo artificio è un processo la cui piena efficacia deriva soltanto dal fatto di essere inavvertito o


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almeno tollerato da chi lo subisce. A partire momento in cui la nazione cilena si renderà conto della sinistra mac

chinazione di cui è vittima, per la maggioranza si creerà la

possibilità di capire, di indignarsi e,di conseguenza,di reagire.

Questo manifesto non pretende di dare la soluzione a tutti

i problemi, ma solo di smascherare questo processo e quindi di riuscire a smuovere il grande ostacolo che sbaurra l'accesso a tutte le possibili soluzioni.

Affermando che l'indignazione di fronte a quello che succede in Cile è uno dei preliminari perché la maggioranza

POPOLO

CILBNO

m sbarri il passo alia marxistizzazione del paese, la TFP non intende raccomandare la violenza. Quando immense maggio

ranze si indignano veramente — e lo fanno senza violenza — la minoranza deve rinunciare ai suoi piani e alle sue posi

zioni, per rimpossibilità di resistere all'interno di quadri politici autenticamente liberi. Allo stesso modo, quando si leva il sole, lo fa senza violenze, ma con un suo potere irre sistibile, che costringe la fauna notturna a ritornare nei suoi antri.

Rimarrà cosi evidente agli occhi del mondo che, se

non può usare l'astuzia, il comunismo è soltanto ima forza violenta.

Anzitutto, è necessario che ogni cileno anticomunista


141

che riceve questo manifesto lo studi, lo copi, lo diffonda e lo commenti. Cosi si potrà creare un clamore irresistibile e,

a partire da questo clamore nazionale, per la nostra patria si apriraimo nuovi giorni di speranze.

All'estero questo mamifesto è molto utile perché la co siddetta « via cilena » viene presentata come un paradigma

■da seguire da parte degli altri paesi, ed essa si presenterà molto meno desiderabile a partire dal momento m cm si capisca che è soltanto una via di fraudolente manovre psi

cologiche.

CONCLUSIONE

Perché il comunismo possa far si che l'opinione pubblica

creda al bluff di una rivoluzione desiderata o tollerata da

tutti i cileni, deve concedere al popolo almeno un resto di

libertà legale.


Approfittando di questo resto i cileni, per via legale, devono rompere l'incantesimo psicologico che li tiene prigio nieri, devono riunirsi e lanciare un grande movimento di

opinione pubblica che renda inutilizzabili le trame di Allende FIKIALMEMTE Mi TOLGONO LA BENDA!

i

e mostri che il trionfo del comunismo in Cile è stato una vittoria di sorpresa, che sarà sempre meno consistente nella misura in cui applichi il suo programma.

In questo modo la TFP dall'esilio, ma presente di fattO' e col cuore, continua a lottare per il bene del Cile e di tutta la civiltà cristiana occidentale. La Madonna del Car

melo, patrona del Cile, illumini i suoi figli in mezzo allo tenebre che ricoprono la nostra patria affinché rendano vana, la vile manovra e permettano la riconquista dell'indipendenza nazionale, minacciata dall'imperialismo ideologico e politico, che il marxismo sta instaurando. Consiglio Nazionale della SOCIEDAD CHILENA DE DeFENSA

DE LA TRADICIÓN, FAMILIA Y PrOPIEDAD


19. BERLINGUER, AMENDOLA E SOCI

21 novembre 1971

Mi sembra degno di interesse esaminare oggi due noti zie, riguardanti il PC italiano, riferite dalla stampa brasilia na senza il rilievo che, a mio avviso, meritano. Come è noto, il PC italiano è, per l'alto numero dei vo

tanti, il più import£mte tra i partiti comunisti dell'Europa Occidentale. Per questa ragione, esso esercita sugli altri ima discreta ma indiscutibile funzione di guida. La struttura interna di un partito comunista è molto

diversa da quella abitualmente adottata nei partiti di ispira zione liberal-democratica. Mentre in questi ultimi la tendenza liberale porta a sottovalutare la disciplina di partito e quindi a una relativa impotenza degli organi direttivi, il carattere totalitario della dottrina comunista produce una disciplina ferrea e di conseguenza un potere ipertrofico di tali organi direttivi.

Per tutte queste ragioni, una riunione del comitato cen trale del PCI è qualcosa di molto serio, e produce abitual mente conseguenze apprezzabili sulla condotta del comuni' smo in Iteilia e anche — in certi casi — sulla condotta degli altri PC dell'Europa libera. In ima di queste riunioni, il compagno Enrico Berlinguer, che ricopre l'importante carica di vice-segretario del PCI, ha fatto una proposta, che riassumo qui di seguito in alcuni punti: 1) che i partiti comunisti dell'Europa Occidentale accen tuino la loro indipendenza da Mosca e da Pechino; 2) che il PCI e gli altri partiti comunisti dell'Europa li bera adottino un neocomunismo, che si diversifichi dal comu

nismo classico per il seguente programma di governo: a) autentico pluripartitismo;


144

b) autonomia dei sindacati dei lavoratori dagli organi governativi; c) sopravvivenza di un ambito operativo (non definito, si noti bene) per l'impresa privata, nell'insieme dell'economia nazionale;

d) libertà individuale, libertà religiosa, culturale, artisti ca e scientifica.

L'importanza della proposta, fatta da un personaggio cosi qualificato, nel massimo organo del partito-guida del comunismo europeo, è incalcolabile. Infatti, se avrà una buo

na accoglienza, il comunismo avrà sofferto la maggiore « ere sia » della sua storia, dal momento che il neocomunismo si

differenzia da esso su punti di una evidente importanza. Ma, chiedo, questa « eresia » sarà autentica? Oppure co stituisce soltanto una manovra?

In altri termine, la proposta del compagno Berlinguer costituisce un gesto di rivolta contro il comitato centrale del PCI, oppure è un ballon d'essai lanciato di comune accordo con gli altri componenti il comitato stesso? Di norma, la proposta « eretica » ed esplosiva avrebbe dovuto essere accolta con indignazione da tutti i presenti. Essa avrebbe dovuto scuotere la base del partito e causare

proteste in tutta l'Italia. Pechino e Mosca avrebbero dovuto « scomunicare » r« eretico ». E i vari PC europei, a loro volta, avrebbero dovuto dichiarare pubblicamente il loro rifiuto

delle proposte di Berlinguer. Ma questo sarebbe logico sol tanto se Berlinguer avesse agito di propria iniziativa, senza previo accordo con nessuno. Ora, assolutamente al contrario, i giornali non ci riferi scono ima sola manifest£izione di rifiuto — o almeno di sor

presa— da parte di alcun governo, partito o gruppo co munista.

Quindi, sembra che tutti fossero d'accordo fin da prima con quello che Berlinguer avrebbe detto. Perciò il suo sug gerimento indica una via che il comunismo internazionale desidera realmente vedere seguita dai PC dell'Europa libera.

Che cosa guadagnerebbe, con una manovra così sinuosa, la causa del comunismo? — obietterà qualche lettore. Per rispondere, è necessario considerare anzitutto l'ana logia tra il piano suggerito da Berlinguer e la « rivoluzione nella libertà », che Allende ha bandito in Cile. Allende non ha fatto mistero dei motivi tattici che lo

stanno portando a seguire la via di una relativa libertà nella


145

instaurazione della rivoluzione cilena. Anche recentemente

ha riconosciuto di « essere arrivato al governo, ma non al potere » in Cile (1). Questo ovviamente gli impone l'arduo compito di ser virsi ora del governo per ottenere il potere. In questo pro cesso, gli è impossibile agire con la forza, poiché questa è un corollario del potere, che non possiede ancora.

Così, AUende è costretto a concedere all'avversario pro prio quella percentuale minima di libertà senza la quale que sti si rivolterebbe.

In tal modo, il governo è impegnato in una lotta impari con l'opposizione, e le carte migliori sono dalla sua parte. Ciononostante, una lotta, anche se impari, può riservare delle sorprese per il più forte. Non si può escludere del tutto la possibilità che Allende sia sconfitto. In tale caso, lo ha già detto lui stesso, potrà soltanto « spegnere la luce e tornare a casa » (2). Anche in questa ipotesi, la causa comimista avrà tratto molti vantaggi dal passaggio di Allende alla carica suprema. Infatti egli sta facendo ima serie di riforme di struttura, che impongono al Cile una configurazione sempre più consonante con il marxismo.

Il Cile del dopo-Allende sarà incomparabilmente più pre parato per un nuovo attacco comunista del Cile nello stadio ante-AUende.

Sia che duri, sia che non duri, il governo marxista avrà prestato, con la « rivoluzione nella libertà », un inestimabile servizio alla causa comunista in Cile.

La « rivoluzione nella libertà » costituisce, dunque, una mossa scaltra. Non meraviglia che Mosca e Pechino la vo gliano ora ripetere nell'Europa libera. Infatti, come in Cile, anche nell'Europa Occidentale

nessun PC è mai riuscito a ottenere un'autentica maggio ranza elettorale. Il suo unico modo per andare al potére è ima coalizione sul tipo della Unidad Popular che ha portato Allende al governo, formata cioè da marxisti, socialisti, demo cristiani e radicali.

Ora, si dà il caso che, nell'Europa libera, le sinistre non comuniste si siano sempre mostrate riluttanti nell'accettare

un collegamento con il comunismo. Impressionate da quanto (1) Cfr. O Estado de Sào Paulo, 5-11-1971.

(2) Ibidem, l-n-im.


146

è successo in Cecoslovacchia e in altri luoghi, esse temono

che il PC, ima volta al potere, instauri una dittatura e le espella dal governo.

In queste condizioni, o il comunismo finge di cambiare volto e mentalità, presentandosi alla cilena e proponendo alle sinistre una vasta coalizione per fare la « rivoluzione nella libertà », o è destinato a rimanere stazionario. Questa contingenza tattica spiega il new look comunista lanciato da Enrico Berlinguer con il tacito assenso — ma as

sai significativo e autorevole — di Mosca, di Pechino e di tutto il comunismo europeo occidentale.

Tutto questo, così chiaro sul piano di una analisi ideologico-politica, ha già ottenuto ima eloquente conferma anche sul piano dei fatti. In una riunione poco posteriore del co mitato centrale, il compagno Giorgio Amendola ha proposto una convergenza elettorale tra quelle che chiama le « tre

grandi forze politiche » dell'Europa Occidentale, cioè il co munismo, il socialismo e la democrazia cristiana.

Secondo Amendola, questa convergenza avrebbe come

scopo il conseguimento della vittoria delle sinistre, alleate o collegate, nelle importantissime elezioni che si terrano nel 1973 in Italia, in Francia, nella Germania Occidentale e in

Inghilterra. Amendola spera, allora, che l'Europa Occiden tale, diretta dai governi sorti da queste elezioni, possa affrett2ire di molto la formazione degli Stati Uniti d'Europa e inau

gurare un sistema di sicurezza collettivo, che vada aldilà della cortina di ferro. Questo implicherebbe — commento

io — l'espulsione dei nordamericani dall'Europa, la fine della cortina di ferro e la fusione delle forze dell'Europa Occiden tale e Orientale in un tutto unico.

In altre parole, il fine cui mira Giorgio Amendola è una Europa Occidentale diretta da altrettanti Allende, politica mente e militarmente integrata in un blocco nel quale la

potenza maggiore sarebbe la Russia! ** *

Come si può vedere, vale ampiamente la pena, per il comunismo, di lanciare nell'Europa Occidentale la formula cilena.

Ma, a questo scopo, come abbiamo già visto, è necessa rio che il comunismo cambi volto. Ecco la ragione del neo

comunismo pieno di lusinghe lanciato da Enrico Berlinguer.


147

In altre parole, U piano di Amendola spiega la proposta di Berlinguer. L'uno e l'altra insieme spiegano a loro volta la connivenza muta, generale, impressionante, del comuni smo intemazionale a tutti i livelli...

Ma, obietterà qualche lettore, niente di tutto questo è realizzabile. In Cile, la lotta contro l'iniziativa privata e la proprietà privata sta già producendo la miseria. E questa finirà per abbattere Allende. La stessa cosa succederà in Europa...

Che la miseria provochi sempre e necessariamente la

caduta di un governo, è tesi discutibile. Se fosse sempre vera, come spiegare il fatto che, in tutti i paesi nei quali il comimismo prende piede, si introduce la miseria e il regime comunista non cade?

In Cile, Allende cadrà soltanto se la miseria giimgerà al massimo prima che coloro che sono al governo siano riusciti a impadronirsi del potere. Il gioco di Allende consiste nell'arrivare, nella corsa al potere, prima che la povertà sia diventata insopportabile. Ottenuto questo, potrà mantenervisi con la forza bruta.

Lo stesso principio, mutatis mutandis, vale in qualsiasi parte del mondo. Compresa l'Europa Occidentale... A questo scopo lavorano Berlinguer, Amendola e soci.



20. DIGIUNO CIVICO

10 settembre 1972

Sul principale quotidiano cileno, El Mercurio, ho letto la narrazione di quanto accaduto in una ripone della Sini stra Cristiana, frazione della coalizione politica che sostiene il marxista AUende (1). Il segretario generale della associa zione, Bosco Parra, che teneva un discorso alla presenza del ministro dell'Agricoltura, il fanatico leader agro-riformista Chonchol, propose che in Cile il problema della fame vemsse risolto fissando per legge, per tutta la popolazione, un « con sumo comune ugualitario ».

Il demagogo « cristiano » qualificò il progettato digiuno civico come «giusto, degno, ordinato ed estetico-». La sua sfacciataggine è sconcertante. Infatti lascia senza spiegazione un fatto basilare. Prima, in Cile, vi era abbondanza. Si comin

ciarono a dividere ugualitariamente tanto le terre quanto le

imprese... e le pentole cominciarono a rimanere vuote. Non è lecito sospettare che tra im fatto e l'altro — riforma uguali taria e pentole vuote — vi sia im rapporto di causa ed effetto? Se il compagno Bosco Parra desiderasse veramente eliminare la fame, non sarebbe ovvio che spiegasse perché non propone che il Cile tomi al regime precedente? Perché, invece di ritor nare all'antica abbondanza, preferisce che il popolo rimanga

a digiimare nella penuria attuale? Chiedo: dove vuole arri

vare, in ultima analisi, questo strano « cristiano »? E non si pensi che Bosco Parra, nel suo atteggiamento bizzarro, sia isolato. I Cristiani per il Socialismo di Antofa-

gasta, di fronte alla miseria prodotta dalle riforme socialiste cilene, non levano la sia pur minima protesta. Al contrario si dimostrano assolutamente accomodanti, e, a loro volta. (1) Cfr. El Mercurio, 21-8-1972.


150

raccomandano ai cattolici la rassegnazione religiosa di fronte alla povertà generalizzata nel paese: « Il cristiano — dicono —

non teme il digiuno; ha familiarità con esso. Il digiuno è la carta di identità dei suoi profeti [...]. Gesù ha iniziato la sua

vita pubblica con un digiuno volontario. La liturgia [...] pone il digiuno come il ritornello delle sue feste » e « riserva il venerdì per Vastinenza». Con questo argomento i Cristiani per il Socialismo tentano di abituare il popolo alla miseria ugualitaria (2). E nello stesso tempo accusano i borghesi di utilizzare la religione come oppio del popolo!...

La Rivoluzione francese è stata la madre maledetta, la precorritrice autentica del comunismo.

Quanto accadde durante la Rivoluzione francese a pro posito di digiimo civico è alt£imente significativo. La politica ugualitaria delle assemblee rivoluzionarie che si succedettero

aveva disperso le élites, aveva imposto la diminuzione della produzione e portato con sé la disorganizzazione dei trasporti. Il deputato Vergniaud propose allora alla Convenzione di invitare il popolo a stringere la cinghia con un « digiuno ci

vico » fatto sul modello dei digiuni religiosi. La Convenzione giudicò che la proposta meritava di essere messa ai voti .Un

altro deputato, Légendre, rincarò la dose, proponendo che il « digiuno civico » fosse non soltanto suggerito, ma imposto dalla Convenzione al popolo francese. Egli auspicò anche la istituzione di una « quaresima civica », affinché il cessato con

sumo compensasse, almeno in parte, il calo della produ zione (3).

Nessun deputato della Convenzione pensò di correggere la situazione alla radice, abolendo ima uguaglianza che to glieva forzosamente stimolo alla iniziativa privata, riduceva ipso facto la produzione e gettava il popolo nella miseria. Ma,

purché tutto fosse livellato e diviso, cosa importava ai dema goghi la fame del popolo? Di questo tipo sono gli ugualitari di tutti i tempi...

(2) Cfr. Ercitta, Santiago, 23/29-8-1972.

(3) Cfr. Ph. J. B. Buchez e P. C. Roux-Lavergne, Histoire parlementaire de la Révolution frangaise, Paulin, Parigi, 1834-1848, voi. XXVI. p. 39 e voi. XXXVIII, pp. 9, 10 eli.


21. L'AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA, FATTORE DELLA DEMOLIZIONE DEL CILE

23 febbraio 1973

Manifesto della Sqciedad Chilena db Defbnsa

DE ìa tradición, Familia y Propiedad


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INDICE Pag.

Introduzione I.

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La debolezza dei cattolici, causa determinante dell'avan zata COMUNISTA

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II. Preti, socialismo e miseria 1. Prima delle elezioni presidenziali del 1970

157 157

2. Prima della elezione del presidente da parte del par lamento

158

3. Con Àllende al potere 4. La contraddizione rivelatrice del progressismo III. Al disopra dei preti, l'episcopato 1. Prima delle elezioni presidenziali del 1970

159 161 163 165

2. Prima della elezione del presidente da parte del par lamento

165

3. Con Àllende al potere

166

IV. Alla guida dell'episcopato, il cardinale arcivescovo di San tiago

169

Interventismo clericale per impedire lo scontro legale di opinioni? V. La Santa Sede

172 173

« Dite una sola parola e la nostra patria sarà salva » Conclusione

176 178

NOTA PREVIA

Diamo di seguito ima breve indicazione sull'orientamento degli or gani di stampa citati in questo manifesto:

1. CIDOC, Cuemavaca (Messico) - bollettino religioso di sinistra. 2. El Ctarln, Santiago (Cile) - quotidiano della sinistra marxista.

3. El Diario Austral, Temuco (Cile) - quotidiano indipendente. 4. El Mercurio, Santiago (Cile) - è il quotidiano più influente del paese, di tendenza centrista liberale.

5. El Mercurio, Valparafso (Cile) - quotidiano centrista liberale. 6. El Siglo, Santiago (Cile) - quotidiano ufficiale del PC cileno. 7. Ercilla, Santiago (Cile) - rivista settimanale di centro-sinistra.

8. Fiducia, Santiago (Cile) - rivista ufficiale della Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad,

9. La Nación, Santiago (Cile) - quotidiano ufficiale del governo. 10. La Revista Católica, Santiago (Cile) - rivista di documentazione re ligiosa.

11. La Tercera, Santiago (Cile) - quotidiano di centro. 12. Mensaje, Santiago (Cile) - rivista mensile dei gesuiti, la più in fluente tra le riviste della sinistra cattolica cilena.

13. Mundo 71, Santiago (Cile) - rivista di attualità religiosa di tendenza progressista. 14. Tribuna, Santiago (Cile) - quotidiano anticomunista.

15. Qué Pasa, Santiago (Cile) - rivista settimanale di tendenza de strorsa.

16. The Tablet, Londra (Inghilterra) - rivista di tendenza progressista. 17. Ùltima Hora, Santiago (Cile) - quotidiano del Partito Socialista cileno.

18. ùltimas Noticias, Santiago (Cile) - quotidiano centrista liberale le

gato alla catena di El Mercurio,


INTRODUZIONE

Si è detto ripetutamente che la competizione elettorale di marzo (1) sarà, a causa delle condizioni in cui vive il paese, una delle più importanti della nostra storia. Indubbiamente, vasti settori della opinione pubblica, pervasi da im certo senso di frustrazione di fronte alle alternanze della politica nazionale durante questi due ultimi anni, si chiedono: « An che nel caso che il risultato delle elezioni si riveli sfavorevole

al governo, questo risultato cambierà da solo la rotta della nazione? ».

È una domanda che si fonda su gravi ragioni, dal momen to che, infatti, vi sono fattori decisivi la cui azione potente smorza e quasi paralizza la capacità di reazione della maggiorgmza anticomunista del popolo cileno. La Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad - TFP (2) considera un ineludibile dovere di

(1) Secondo la Costituzione cilena si devono svolgere elezioni per il rinnovo completo della Camera dei deputati e il rinnovo parziale del Senato esattamente ogni quattro anni. Le elezioni del 4 marzo prossimo ottemperano a questo dettato della Costituzione. (2) La Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Pro

piedad è stata fondata il 26 aprile 1967 da un gruppo di giovani uni versitari che fino ad allora si riunivano attorno alla rivista Fiducia, or

gano destinato a difendere i princìpi della civiltà cristiana alla luce della dottrina cattolica. Le principali azioni di Fiducia prima, e della

TFP poi, furono compiute attraverso campagne nelle strade, per met tere m guardia Topinione pubblica sul trasbordo ideologico a cui era sottoposta. Queste azioni furono: — Nel 1965, una interpellanza a Frei sulla violazione del diritto di

proprietà privata, che l'allora presidente stava per compiere rifor mando l'articolo 10 della Costituzione.

—• Nel 1966, un manifesto nel quale si analizzava, alla luce della

morale cattolica, il progetto di legge di riforma agraria di Frei; il documento giungeva alla conclusione che il progetto era socialista e confiscatone. Sostennero pubblicamente Fiducia mille imiversitari. Nel

l'agosto, Fiducia inizia una campagna nel corso della quale i suoi


154

coscienza mettere in evidenza il più importante di questi fat

tori, per richiamare su di essi l'attenzione della opinione pub blica, e cosi neutralizzare la funesta azione che potrebbero svolgere nei prossimi avvenimenti.

LA DEBOLEZZA DEI CATTOLICI, CAUSA DETERMINANTE DELL'AVANZATA COMUNISTA È necessario rendersi conto che la causa determinante dell'av2inzata comunista non sta tanto nel Partito Comunista

in quanto tale e nelle forze politiche a esso simili, ma piut tosto nella infiltrazione delle idee di sinistra negli ambienti cattolici, e nella conseguente relativizzazione della dottrina della Chiesa nella coscienza di un gran numero di nostri com

patrioti. Per questa ragione, la TFP, nel corso degli ultimi anni, ha concentrato principalmente la sua azione nella de collaboratori percorrono l'intero paese, per im periodo di sette mesi. — Nel 1968, la TFP indirizzò un reverente e filiale messaggio a Paolo VI, sottoscritto da più di 120.000 cileni, chiedendo urgenti mi sure contro l'infiltrazione comunista negli ambienti cattolici (vedi no ta 61). — Alla fine del 1968, la TFP indirizzò ima nuova interpellanza a Frei credendogli una definizione non equivoca della posizione del suo

governo di fronte alle riforme di struttura socialiste e confiscatone. — Nel 1969, i militanti della TFP percorrono il paese vendendo un numero di Fiducia in cui si denunciava la trama occulta messa in

opera per distruggere la Chiesa attraverso l'IDO-C e i « gruppi pro fetici». Furono venduti più di 24.000 esemplari della rivista. — Durante il 1970, la TFP svolse diverse azioni, alcune destinate

a frenare gli effetti nocivi del riformismo socialista del governo —

principalmente della riforma avaria — e altre a illuminare l'opinione pubblica a proposito delle elezioni presidenziali che si avvicinavano.

— Durante il 1971 e il 1972, la TFP non smise di lottare e di •diffondere Fiducia en exilio, smascherando le manovre del marxismo.

Oneste pubblicazioni ebbero grande ripercussione in tutto il paese, come pure sulla stampa nazionale e intemazionale. La TFP si impegnò in modo speciale nel contrastare la propaganda che il governo di Allende, per ragioni più che evidenti, faceva all'estero. A questo scopo, i suoi manifesti e le sue pubblicazioni — che mostravano l'autentico

dramma del popolo cileno — furono riprodotte da tutte le organiz zazioni similari e da vari quotidiani e riviste di diversi paesi.

In Brasile, Argentina, Uruguay, Colombia, Venezuela ed Ecuador vi sono, molto attive, società di difesa della tradizione, famiglia e

proprietà (TFP) dello stesso tipo di quella cilena; e anche negli Stati

Uniti, in Spagna, Portogallo e Italia vi sono organizzazioni che hanno affinità con la TFP.


155

nimcia e nella lotta contro tale infiltrazione, specialmente nel clero.

Questa affermazione si rivela particolarmeute vera, se si tiene conto del processo di « autodemolizione » che si svolge all'interno della Chiesa e al quale ha fatto riferimento Pao lo VI (3).

Infatti, la mentalità e il tipo di azione che si vanno

sviluppando ^'interno della Chiesa per produrre questa « autodemolizione », contagiano a poco a poco la società tem porale in modo tale che gli autodemolitori della Chiesa, agendo nella sfera civile, si comportano come demolitori del lo Stato.

Ora più che mai, si rende imprescindibile mettere a nudo questo aspetto essenziale della nostra attuale realtà ideolo-

^ca e politica.

Il Cile è un paese fondamentalmente cattolico (4). Il suo destino dipende in gran pgirte dalla posizione che i fedeli assumeranno di fronte a un fondamentale problema di co

scienza, acuito in loro dalle sollecitazioni cui sono sottoposti, tanto da parte di una propaganda comunista ininterrotta,

qu^to dal cattivo esempio permanente del sinistrismo cat tolico. Tale problema può essere formulato in questi termini: ■« È lecito ai cattolici appoggiare candidati o governi marxi sti? ».

Il comunismo può ottenere vittorie decisive soltanto se riesce ad avere l'appoggio di im numero considerevole di cat

tolici e a fare sì che la maggioranza — anche se non lo appog^a — desista dal combatterlo con intrsmsigenza, perchè

»è giunta a ignorare o a relativizzare gli argomenti che la dottrina cattolica le presenta in proposito. Il fatto è stato provato con ima chiarezza meridiana dalle elezioni presidenziaH del 1970 (5). (3) Paolo VI, Allocuzione agli alunni del Pontificio Semineirio Lom

bardo, del 7-12-1968, in Insegnamenti, voi. VI, p. 1188.

(4) Attualmente la popolazione del Cile supera i 10 milioni di abi

tanti, r84% dei Quali si professa cattolico.

(5) In tali elezioni, risultò vincitore Allende con il 363% dei suffragi espressi nella votazione popolare diretta del 4 settembre 1970, •cioè, solo con 11,4% in più del candidato conservatore Jorge Alessan•dri, che ottenne il 34,9% dei voti. Il candidato giunto in terza posi zione fu il democristiano Radomiro Tomic che ottenne il 27,8%. Som mando i voti non comunisti ci si rende conto dell'autentica condizione

minoritaria del candidato Allende. D'altra parte, bisogna sottolineare •che il candidato marxista era sostenuto da una coalizione di partiti, tra

i quali se ne trovavano alcuni di simstra ma non apertamente marxi

sti, come ad esempio il Partito Radicale e gruppi dissidenti della De mocrazia Cristiana. Inoltre, l'azione demagogica e socializzante del go-vemo democristiano di Eduardo Frei — con il suo programma di ri-


156

Il carattere gerarchico della sacrosanta struttura della Chiesa e la enorme influenza che, secondo l'ordine naturale

delle cose, è proprio dei clero esercitare sui fedeli, fanno sì che l'atteggiamento dei cattolici di fronte al problema sopra

presentato dipenda, al massimo ^ado, dalla posizione che assumono al riguardo i vescovi e i sacerdoti. Se ne ha im esempio caratteristico a proposito della Democrazia Cristiana.

La DC infatti ebbe ima parte decisiva, remota e prossima, nella ascesa di Allende al potere. Remota, per la politica di sinistra che svolse durante U governo di Frei,come lucidamen te aveva dimostrato — senza essere confutato — l'avvocato

e scrittore brasiliano Fabio Vidigal Xavier da Silveira nel suo libro Frei, il Kerensky cileno (6); prossima, quando il par lamento, il 24 ottobre 1970, riunito in seduta plenaria, dovette scegliere, secondo il dettato costituzionale, tra i can didati che avevano ottenuto le due più alte percentuali rela tive nella consultazione popolare, e i parlamentari della DC scelsero di votare per Allende. Orbene, è inammissibile che

un partito che si dice cristiano e che conquista la maggior parte dei suoi elettori, perchè questi immaginano, seguendo il partito, di seguire la voce della Chiesa, abbia preso un tale orientamento senza che l'episcopato abbia avuto in

proposito una grande responsabilità. Costituisce quindi un fatto storico che l'atteggiamento del clero cileno, considerato nel suo insieme, ha avuto e ha

una parte preponderante nel processo di spostamento a si nistra del Cile, processo che ha portato il marxismo al potere e ve lo sostiene. La cosa si vedrà ancora più chiaramente

dopo la elencazione di fatti e di date che di seguito pre sentiamo. forme confiscatorie — contribuì potentemente a trasbordare certi settori cattolici verso una posizione di collaborazione, o almeno di sim

patia, con i postulati marxisti. (6) Cfr. Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno, trad. it.. Cristianità, Piacenza 1973. L'autore, morto alla fine del 1971 a San Paolo, è stato un dinamico e brillante membro del consiglio nazionale della TFP brasiliana. Nel suo libro, con tre anni di anticipo,

previde che la politica di Eduardo Frei preparava, l'avvento al potere della minoranza marxista, allo stesso modo in cui, in altre circostan

ze, la politica di Kerensky preparò in Russia l'ascesa di Lenin al

potere. L'opera, pubblicata nel 1967, è stata qualificata come auten ticamente profetica. In Cile il governo democristiano la proibì, ma

finì per circolare ampiamente e in ogni modo, di mano in mano, ed ebbe una vastissima diffusione in tutta l'America Latina, con quindici

edizioni per un totale di più di 102.000 copie. Di queste edizioni, sei sono state fatte in Argentina, quattro in Brasile, due in Venezuela, una in Ecuador, una in Colombia e una a E1 Salvador. Ebbe grande riper cussione sulla stampa intemazionale e costituì un vibrante grido di

allarme per i cattolici dell'America Latina.


157

II

PRETI, SOCIALISMO E MISERIA 1.

Prima delle elezioni presidenziali del 1970

Nella misura in cui la campagna presidenziale avanzava,

davano il loro appoggio alla candidatura marxista di AUende gruppi di cattolici che, benché numericamente non rappre sentassero gran cosa — come Iglesia Joven, il MAPU (7), settori studenteschi della Università Cattolica, ecc. — servi

rono a far credere a molti cattolici che era lecito appoggiare un candidato marxista. Questi gmppi erano guidati da sa cerdoti che facevano frequenti dichiarazioni e comparse in

pubblico di aperto appoggio al marxismo. Tale il caso, ad esempio, del padre Fernando Ugarte —

oggi apostata — che, come fu ampiamente riferito dalla stampa e dalla TV nelle diverse occasioni, si presentava spesso sul palco insieme ad Allende dursmte i suoi comizi; o del padre Hernàn Larrain S. J., direttore della rivista Mensaje, che dichigirò alla televisione: « Non vedo nessuna ragione che

possa impedire a un cristiano di votare per un marxista », af fermazione che il quotidiano El Siglo, organo ufficiale del Partito Comunista, si affrettò naturalmente a pubblicare con risalto (8); o del padre Juan Ochagavia, decano della facoltà di teologia dell'Università Cattolica e attuale provinciale dei gesuiti, che faceva parte della delegazione di professori della stessa imiversità in visita a Cuba, e che, al ritomo,

portò materiale di propaganda del regime castrista, in se guito trasmesso sul canale 13 della TV della Università Cattolica (9). (7) Il gruppo Iglesia Joven corrisponde a quei nuclei che si autodenominano « profetici » e postulano l'abolizione delle strutture ge rarchiche della Chiesa, per lasciare posto a una a Nuova Chiesa» desacr^izzata e ugualitaria, impegnata nella rivoluzione sociale del mandsmo. Militano in questo gruppo preti, religiosi e religiose e alcum laici provenienti dalle cosiddette «comunità di base». Benché minoritario, è attivo e utilizza i metodi caratteristici del movimento contestatore.

Il MAPU - Movimiento de Acción Poptdar Unitaria è frutto di ima dissidenza dalla Democrazìa Cristiana, formata da leaders che

furono parlamentari della DC, da ex-funzionari del governo di Eduardo Frei, ecc.

(8) Cfr. El Siglo, 4-7-1970. (9) Cfr. Et Siglo, 7-8-1970.


158

L'adesione clericale al marxismo e la sua impunità da

parte della Gerarchia giunsero al punto che, a Santiago, nella chiesa di Santa Caterina, situata nel quartiere Salvador Cruz Gana, si svolse una pubblica manifestazione di omaggio a Lenin, presieduta insieme dal parroco e dal dirigente locale del PC. Il fatto fu anticipatamente annunciato dal quotidiano El Siglo (10). Questi e numerosi altri atteggiamenti clericali a favore del marxismo — così numerosi che non possÌ2imo citarli

tutti senza dare a questo manifesto una ampiezza eccessiva,

ma a proposito dei quali abbieimo a disposizione una vasta documentazione — furono riferiti da giornali delle più varie

sfumature ideologiche e ampiamente sfruttati dalla stampa di

sinistra per corSondere l'elettorato cattolico. Tuttavia, ciò che più attirò l'attenzione del pubblico fu forse l'assoluto mutismo dei sacerdoti conservatori nella

loro generalità — e quasi senza eccezione — durante la C2impagna presidenziale, nel corso della quale perfino le voci più autorevoli del clero anticomunista si mantennero in silenzio. 2.

Prima della elezione del presidente da parte del par

lamento (11)

In consonanza con questi precedenti, quando AUende fu

eletto, l'euforia progressista si manifestò in innumerevoli oc casioni. Ne ricordiamo qualcuna:

— Il padre Manuel Segura, allora provinciale della Compagnia di Gesù, indirizzò ima lettera a tutti i gesuiti chiamandoli a collaborare con il programma della UP (12). Da essa traiamo alcuni brani: « Il programma di Unidad Po(10) Cfr. El Siglo, 18 e 22-4-1970.

(11) Si tratta della votazione richiesta dalla Costituzione cilena quando, nelle elezioni per scegliere il presidente della Repubblica, nes suno dei candidati ottenga la maggioranza assoluta dei suffragi. Di

fatto, in tale situazione, alcune settimane dopo, il parlamento

(costituito dal Senato e dalla Camera dei deputati in seduta congiunta) deve scegliere il presidente del Cile tra i candidati che hanno ottenuto

più voti. Nel caso concreto, il parlamento doveva scegliere tra il marxi sta AUende e il conservatore Alessandri, separati, nelle votazioni po

polari, come abbiamo visto, daU'1,4% dei suffragi. (12) Progranuna di governo deUa Unidad Popular, coalizione di

partiti che presentarono la candidatura di AUende e oggi formano la sua équipe di governo. I due partiti maggioritari e più importanti del la coalizione sono il Partito Comunista e U Partito SociaUsta; a §uest'ultimo appartiene lo stesso presidente AUende. Anche il Partito ocialista si dichiara marxista-leninista e in campo poUtico assume

atteggiamenti più estremistici deUo stesso Partito Comunista. Tale programma contiene le mete fissate per trasformare gradualmente le strutture economico-sociali e politiche del Cile in strutture marxiste.


159

pillar, noto a tutti voi, fissa alcune mete che potremmo considerare come autenticamente cristiane [...]. Deve essere per noi motivo di allegrezza profonda, il fatto che il gruppo che ha ottenuto la maggioranza alle elezioni prometta di lavo rare per il popolo e per i poveri, [...] Il nostro atteggiamento sincero deve essere di leale collaborazione in tutto ciò che

significhi il bene dei poveri e la creazione di una società pili giusta. Non dobbiamo in nessun modo apparire come alleati di coloro che si oppongono a queste trasformazioni, molte volte in difesa dei loro interessi personali,,, r> (13). — L'associazione Iglesia Joven, i cui membri avevano oc

cupato nel 1968 la cattedrale di Santiago, creando uno scan dalo che ebbe ripercussione mondiale, diede pubblicamente la sua « adesione sincera » ad Allende (14). — Da parte loro, organismi dipendenti dalla Gerarchia, come il movimento operaio di Azione Cattolica e l'Azione Cattolica Contadina, manifestarono calorosamente il loro ap poggio ad Allende (15). 3.

Con Allende al potere

Durante i due anni e più trascorsi dal 4 novembre 1970, la simpatia o l'adesione al marxismo da parte di sacerdoti e l2dci cattolici, come pure da parte di istituzioni dipendenti

dalla Chiesa, è stata costante. Di seguito citiamo alcuni fatti tra i più caratteristici: — Il 14 aprile 1971, ottanta sacerdoti pubblicarono ima dichiarazione che auspicava la collaborazione con il marxi smo (16). Alla loro presa di posizione aderirono pubblicamen te diversi professori di teologia della Università Cattolica di Santiago (17). L'intima collaborazione del progressismo con il regime marxista (18) è un fatto confessato da elementi dello stesso

(13) The Tablet, 19/26-12-1970, p. 1260.

(14) Cfr. CIDOC, n. 253. (15) Cfr. CIDOC, n. 254 e 255. (16) Cfr. Et Mercurio, 14-4-1971. (17) Cfr. El Mercurìo, 15-4-1971.

(18) Allende ha detto in alcune occasioni che il regime da lui pre sieduto non è marxista, benché egli personalmente lo sia; e ha spiegato la ragione della sua affermazione: nel regime — o almeno, diremmo noi, nell'immagine che il regime cerca di presentare di sé — vi è un

rispetto delle forme democratiche e una libertà politica che non sono compatibili con la dittatura del proletariato propria del mmxismo. Questo vuol dire che Allende nega il carattere marxista dèi regime soltanto per quanto riguarda la sopravvivenza della democrazia, e non a proposito della ispirazione marxista della struttura socio-economica, che sta gradualmente imponendo al paese, e che è precisamente quel


m

clero. Infatti, il Centro Bellarmino, dei gesuiti, noto organismo ecclesiastico (19), pubblicò i seguenti risultati di ima inchie

sta organizzata dal padre Renato Poblete e da un gruppo di tecnici: il 37% dei sacerdoti intervistati, benché dicessero di

rifiutarne la dottrina, si mostrarono favorevoli al di^ogo con il marxismo; il 53% si espresse a favore di una collaborazione amichevole con il marxismo, benché dichiarasse di avere delle

divergenze che S2irebbe stato necessEuio tenere presenti (20). — 120 sacerdoti ebbero un incontro con Fidel Castro, a

Santiago, quando questi visitò il Cile nel novembre del 1971. La febbre di entusiasmo marxista in diversi settori del clero

era tale che, non bastando loro collaborare con il marxismo

in Cile, sentivano la necessità di indirizzare liriche espressioni di appoggio al marxismo cubano: un gruppo di questi sa cerdoti andò poi a Cuba a tagliare canna da zucchero... (21). — Il Primo Incontro di Cristiani per il Socialismo si svolse a Santiago, nell'aprile 1972, capeggiato da mons. Méndez Arceo, vescovo di Cuemavaca, Messico. In tale occasione

400 delegati di 28 nazioni si pronunciarono decisamente a fa vore di un socialismo che elimini completamente la pro prietà privata dei mezzi di produzione, come unica via d'usci

ta per i paesi sottosviluppati. Si dichiararono favorevoli siila lotta di classe, elogiarono il Che Guevara, sulla cui statua

deposero una corona di fiori, e intonsirono lodi al prete apostata e capo guerrigliero colombiano Camilo Torres (22). — A questi fatti si deve aggiungere l'appoggio continuo della rivista dei gesuiti Mensaje al governo di AUende, come

piure quello di numerosi istituti di insegnamento appartenen ti alla Chiesa. In questi ultimi é notoria — lo affermiamo sen za timore di essere smentiti — la simpatia per il regime, sim

patia che si manifesta in modi diversi. Questa impressionante continuità di atteggiamenti, inin terrotta dalla fine degli anni Sessanta, dura fino a oggi. Ulti mamente la rivista Mensaje ha cominciato a fare pressioni sulla Democrazia Cristiana perché passi a sostenere il msirxismo dopo le prossime elezioni, entrando nel governo di Unidad Poputar (23). sistema ingiusto e causa di miseria, per la cui instaurazione abbiamo fatto osservare la collaborazione del clero progressista. (19) Noto e influente centro di studi, informazioni e ricerche so

cio-culturali, che dispone di vasti mezzi di azione, e nel quale si rac colgono i più dinanuci sacerdoti gesuiti che operano in Cile.

(20) Cfr. El Mercurio, 18-5-1971. "'Cfr. La Tercera, 15-12-1971; El Clarin, 18-3-1972.

Cfr. La Nación, 27-4-1972; El Mercùrio, 21-5-1972; Ercilla, 10/1672.

(23) Cfr. Mensaje, nn. 215 ss.


161

I fatti citati sono assolutamente probanti, però — come è notorio in Cile — ne esistono centinaia di altri che parlano

nello stesso senso, rispetto ai quali non crediamo che qualcimo ci chieda prove, perchè tutto il paese li conosce. In ogni caso, se qualcuno le desidera, può scriverci, e noi gliele forniremo abbondantemente.

Resta così chiaramente tracciato un panorama del perma

nente proselitismo filo-marxista a cui sono stati sottoposti i cattolici, proprio da parte di sacerdoti costituiti per essere i loro naturali orientatori. 4.

La contraddizione rivelatrice del progressismo

D'altra parte, i fatti precedenti mettono a nudo una spa ventosa contraddizione da parte del clero progressista. Que sti, infatti, prima della andata al potere di Allende, si immi schiava ostentatamente nelle questioni di carattere politicosociale con il pretesto di ottenere, in questo modo, la libereizione del popolo dalla povertà. E non esiste dubbio che se fosse im regime capitalista quello che sta producendo la mi seria che attu2dmente desola il Cile (24), questo clero si le verebbe per protestare unito come un sol uomo. Siccome (24) Per dare al lettore una idea della grave crisi economica e di approvvigionamento che il Cile sta attraversando, presentiamo di se-

^to alcuni dati: Il raccolto di grano nell'annata agraria 1970-71 è stato di 13 milioni di quintali; nell'anno 71-72 è stato di 7 milioni, e si calcola che nel 72-73 sarà di 3 milioni e 500 mila, cioè il 73% meno dell'anno 70-71. La produzione di carne: a) bovina nel periodo 70-72 è scesa da 130.000 a 62.000 tonnellate; b) avicola è scesa da 55.000 a 35.000 tonnella te; c) suina è scesa da 74.300 a 48.000 tonnellate. Nello stesso periodo la produzione di latte condensato è scesa da 17 milioni di litri a 12 milioni.

La produzione di zucchero è diminuita da 282.000 tonnellate a 165.000 (cfr. El Mercurio, 19-1-1973).

Il ministro dell'Agricoltura, seguendo la linea del governo marxista, ha decretato il controllo del commercio del grano, ammettendo, nello stesso tempo, la possibilità di adottare più avanti una identica misura

a proposito di altri prodotti (cfr. La Prensa, 13-1-1973). Il quotidisino La Prensa di Santiago informa che nel 1972 il prezzo dei generi alimentari è salito del 240%, una cifra record nella storia del Cile, paragonabile soltanto alla situazione di nazioni devastate dalla

guerra. Le patate, per esempio, sono aumentate del 1.670% (cfr. La Prensa, Santiago, 17-1-1973).

Di fronte a questo panorama, non possQno meravigliare le lunghe

file che si vedono nelle vie delle città del Cile per comprare prodotti di prima necessità, comprese le sigarette. E la miseria socialista, frutto deUa violazione del diritto di proprietà privata e della instauraripne del collettivismo.


162

però tale miseria — che il Cile non ha mai conosciuto prima di AUende — è frutto della instaurazione di un regime socia lista e marxista, lo stesso clero non si solleva, ma appoggia

quelli che la producono. Quanto sopra esposto permette di vedere, ancora me glio, che esso occultava i suoi autentici moventi assumendo l'atteggiamento seducente della lotta contro la miseria. Sapeva infatti che sarebbe stato male accolto dal popolo se avesse

rivelato gli autentici fini ideologici che perseguiva. Oggi, sic come si tratta di conservare un regime marxista, esso la scia vedere il fondo dei suoi autentici obiettivi.

La contraddizione che si nota nell'atteggiamento del cle

ro progressista ha ima spiegazione. Per esso, l'avvento di una società rigorosamente ugualitaria, conforme alla dottrina marxista, è un idolo, al quale deve essere sacrificato in olo causto l'interesse materiale della nazione. Infatti, tale interes

se è usato come un semplice giocattolo, come un fattore utile

per abbattere quelli che vuole distruggere. E poi, è con siderato come qualcosa da cui si può assolutamente prescin dere, la cui privazione il popolo deve sopportare in onore del

regime, quando questo corrisponde ai suoi fini ideologici. Ap pare a questo punto una specie di misticismo marxista ri flesso nelle tesi politico-sociali che i preti progressisti predi cano. Fino a questo sono giunti i membri del clero progres sista! * **

Di questa posizione aberrante partecipano quei sacer doti considerati non progressisti che, per inerzia, con il loro mutismo generalizzato daimo un avallo difficilmente sottova

lutabile afia corrente più attiva del clero che favorisce il marxismo (25). Di fronte a questa crisi il governo marxista sta mettendo in pra tica il razionamento, controllato dalle Juntas de Abastecimientos y Precios — commissioni per gli approvvigionamenti e i prezzi — (JAP)

per la distribuzione dei generi alimentari. Con questo sistema il go verno tenta di dare a ogni famiglia una quantità di generi alimentari proporzionata al numero delle persone die la compongono. Le JAP sono organismi che operano nei quartieri, con lo scopo di controllare i commercianti e i consumatori. Secondo il ministro delle Finanze le Juntas de Abastecimientos y Precios stabiliranno le necessità reali di ogni famiglia.

Questi organismi fanno parte del dispositivo del Partito Comunista per instaurare il suo regime di persecuzione e di schiavitù. (25) Tra tutti i documenti esaminati abbiamo trovato soltanto una

eccezione degna di nota, e cioè la dichiarazione illuminata e intelli gente del sacerdote Pedro de la Noi B., professore di filosofia del l'Università Cattolica, pubblicata su La Prensa del 24 aprile 1971, intito lata Los ochenta sacerdotes y los otros. In essa, il citato sacerdote con

futa la posizione filo-marxista del cosiddetto «gruppo degli ottanta».


163

III

AL DISOPRA DEI PRETI, L'EPISCOPATO

La fedeltà alla logica rende inevitabile porsi questa do manda:

« Sarebbe stata possibile questa disseminazione così ge neralizzata della cancrena comunista e progressista tra sa cerdoti e laici, senza lo stimolo o la compiacente tolleranza

della immensa maggioranza dei loro superiori gerarchici? « Quale è stato dunque l'atteggiamento dell'episcopato nazionale nel suo insieme di fronte a questa situazione? ». È evidente che tali sacerdoti e laici difficilmente avreb

bero osato spingersi tanto avanti nel loro impegno aperto e costante con il regime marxista, se avessero temuto sanzioni e lotta sistematica da parte dei loro superiori. E avevano ogni ragione per non temere nulla in questo senso.

I quotidiani dell'epoca mostrano, da una parte, che vi fu una solidarietà effettiva — benché tacita — da parte del l'episcopato con questo impegno di sacerdoti e laici a favore

del regime marxista di AUende. Infatti, la Gerarchia cilena mantenne un silenzio notorio, impressionante e scandaloso di fronte alla situazione descritta. Silenzio al quale si unì la più completa impunità per i preti che assunsero questi at-

teg^amenti filomarxisti, i quali mantennero tutti i loro inca richi, le loro posizioni e i loro posti di responsabilità come vollero. Di più. A questo pimto si situa il patente silenzio di molti sacerdoti che non avrebbero voluto tacere e che, se lo

fecero, tutto porta a credere che non fu per disinteresse per

la causa della Chiesa in Cile, ma per una pressione venuta dall'alto. Infatti, come cattolici, ci riesce penoso anunettere che questi sacerdoti si siano disinteressati fino a questo pim to del bene della Chiesa e del paese. D'altra parte, l'episcopato cileno, considerato nel suo in sieme, diede anch'esso chiare manifestazioni di appoggio al regme marxista di AUende. Lo diciamo, perchè il cardinale e diversi vescovi fecero dichiarazioni in questo senso, e con essi formarono un solo corpo le figure deU'episcopato pre sumibilmente rappresentative di una posizione anticomuni sta. Queste ultime,anche se non manifestarono individualmen

te la loro simpatia per U governo di AUende, mantennero un mutismo che riempie di stupore e che costituisce, almeno, una forma di condiscendenza inerte con i restanti vescovi.


164

Come è logico, questa linea di condotta del clero e della Gereirchia determinò imo sconcerto profondo nella compatta

maggioranza del popolo cileno. Sarebbe stato naturale che, nella misura in cui le autorità ecclesiastiche svolgevano la lo ro azione collaborazionista, si fossero date cura di spiegare

alle loro pecorelle i motivi che le portavano ad agire così, e la congruenza che immaginavano esistere tra questi motivi e la dottrina della Chiesa.

Come abbiamo già visto, le autorità ecclesiastiche si sot

trassero a questo compito spinoso, perchè si rendevano ben conto che non smebbero riuscite a persuadere il nostro po polo cosi intelligente. Questo silenzio fu rotto solo una volta. Di fronte a uno scandalo veramente senza paragone anche rispetto ai fatti fino a ora narrati. Sua Eminenza il cardinale giudicò neces sario dare una soddisfazione che era, potremmo dire, quasi

lina imposizione della opinione pubblica che reclamava una sua parola. Ci riferiamo al Primo Incontro di Cristiani per il Socialismo, tenuto — come già abbiamo detto — a San tiago.

A questo proposito il cardinale dichiarò « la sua pro

fonda preoccupazione per questa riunione politica di chiaro orientamento marxista », in ima lettera di risposta al cosiddet

to « gruppo degli 80 »; il che poi non gli impedì di ricevere in ima tidienzji molto cordiale una delegazione dell'Incontro. Commentando l'udienza, mons. Méndez Arceo, vescovo di Cuemavaca, la figura più rappresentativa dell'Incontro, di chiarò che l'atteggiamento delle autorità ecclesiastiche cilene era stato determinato dal desiderio di non pairtecipare affin chè loro, i partecipanti, si sentissero più a loro agio (26).

Da parte sua, mons. Oviedo si era incziricato di infor mare tutti i vescovi del continente che il citato incontro non

aveva il patrocinio dell'episcopato cileno. Tuttavia, non consta che i sacerdoti cileni che partecipa rono a questo Incontro, e che, ipso facto, si dimostrarono non idonei a formare l'opinione dei loro fedeli in questa delicata situazione, siano stati privati delle loro cariche e

del prestigio di cui fino ad allora avevano goduto. L'atteggiamento del cardinale è quindi una parentesi, una incrostazione richiesta dsJle circostanze, all'interno della sua

linea generale di azione, che in tutto il resto non variò. (26) Cfr. Qué Posa, n. 55, 4-5-1972.


165

1. Prima delle elezioni presidenziali del 1970

Parallelamente, già da tempo, l'opimone pubblica poteva osservare le crescenti manifestazioni di ostilità da parte di

personalità rappresentative dell'episcopato contro quanti com-

battessero categoricamente il comiuusmo.La Socicdad. Chilsttcì de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad, proprio durante una campagna destinata a denunciare la mfiltr^ione di sinistra negli ambienti cattolici, fu oggetto di ima acida nota da parte dell'arcivescovado di Santiago, che, nell'agosto 1968, manifestò il suo disappunto per tale iniziativa (27). Tre giorni

dopo preti e laici occupavano scandalosamente la cattedr^e di Santiago e diffondevano pubblicamente parole d'ordine fìlomarxiste... (28). Alla fine del 1969 la curia metropolitana

negò categoricamente l'autorizzazione alla celebrazione di una messa voluta dalla TFP per le anime delle vittime cau sate dal comunismo... (29).

— Alcuni mesi dopo, al contrario, la segreteria gener^e

dell'episcopato, attraverso il suo titolare mons. Carlos Ovie do, diffuse preghiere speciali in vista delle elezioni presiden ziali, afiìnchè fossero recitate nelle chiese. Una di esse per esempio diceva: « Togli dal nostro cuore ogni angoscia e ogni timore di fronte ai cambiamenti sociali, perchè aleggiamo

Vuomo che possa condurre la nostra patria a cambiamenti

molto profondi in prò di tutti i cileni, come Tu desideri. Pre ghiamo il Signore » (30). 2. Prima della elezione del presidente da parte del par lamento

— Tre giorni dopo l'elezione presidenzisile, il ^ vescovo mons. Jorge Hourton, amministratore apostolico di Puerto Montt, precedette il verdetto del parlamento, dando per certa la ratifica definitiva di Allende, con il sottolineare

in un pubblico documento che: « Il popolo cileno si è eletto un governo democratico e di progresso sociale; ha il diritto di aspettarsi e di esigere che gli sia dato proprio questo e non un altro » (31).

— Il 25 settembre 1970, il segretariato generale dell'epi scopato pubblicò ima dichiarazione a nome della Conferenza (27) Cfr. El Mercurio, 11-8-1968.

(28) Cfr. Fiducia, n. 32.

(29) Cfr. Fiducia, n. 31. (30) El Clarin, 7-8-1970. La sottolineatura è nostra. (31) CIDOC, n. 251.


166

Episcopale Cilena, nella quale tra l'altro affermava: « Siamo al limitare di una nuova epoca storica del nostro continente, [...] di liberazione da ogni schiavitù, di maturazione personale e di integrazione collettiva. Noi cristiani vogliamo partecipare alla formazione delVxiomo nuovo. [...] Abbiamo collaborato e vogliamo collaborare ai cambiamenti,,. » (32). Questa dichiarazione, nelle circostanze che la accompa

gnarono, fu inteiyretata da tutti i circoli politici come una manifestazione di appoggio ad AUende, con l'aggravante che costui non era ancora stato eletto dal parlamento (33). 3.

Con Allende al potere

— Il 22 aprile 1971, i vescovi emisero una dichiarazione

confusa, dalla cui vergognosa ambi^tà finisce per risultare che aprono la porta sfila collaborazione con il regime marxi sta di Allende. In tale dichiarazione puntusfiizzano: « Di fronte al legittimo governo del Cile rinnoviamo l'atteggiamento che ci viene da Cristo: rispetto per la sua autorità e collaborazio ne con il suo impegno di servizio del popolo. Ogni sforzo per costruire una società più umana eliminando la miseria, fa

cendo prevalere il bene comune sul bene privato, reclama l'appoggio di chi, come cristiano, è impegnato nella libera zione dell'uomo » (34). I vescovi si servono cosi, in questa manovra, della sacra persona di Nostro Signore Gesù Cristo

per chiamare il popolo cattolico alla collaborazione con il regime che va conducendo il paese proprio alla più tragica miseria, quella stessa che essi dicevano di voler eliminare. — Nel febbraio del 1971, lo stesso mons. Ariztia — ve

scovo ausiliare di Santiago, che nel 1968 aveva firmato la nota di disappunto per la campagna della TFP contro l'infil

trazione di sinistra nel clero — fece una visita di quindici

giorni a Cuba insieme al vescovo di Talea, mons. Carlos Gonzàlez (35).

Al ritomo, il primo dichiarò alla effervescente stampa El Mercurio, 26-9-1972. Prima delle elezioni dirette del 4 settembre 1970, i vescovi avevano deciso di non fare vìsite di riconoscimento al candidato vincitore, se questi non avesse ottenuto la maggioranza assoluta (cfr. El Mercurio, 16-9-1970). Ma poiché il candidato vincente fu il marxista Allende, benché non avesse ottenuto la maggioranza assoluta, con

queste dichiarazioni trovarono il modo di riconoscerlo, per allontanare così il sia più- minimo rischio che qualche parlamentare della DO votasse contro di lui nella elezione che il parlamento doveva effettuare il 24 ottobre.

34) El Diario Austral, 22-4-1971. Cfr. Mundo 71, giugno 1971. iisì


167

marxista del paese: « Il nostro popolo non può pagare l'alto prezzo pagato dai cattolici cubani con la loro serrata oppo sizione ai cambiamenti, I cristiani non devono emarginarsi dal processo rivoluzionario. Devono integrarsi in esso e con sacrarvi il meglio di sé. Non devono rimanersene al margine criticando » (36).

Il secondo, dal canto suo, qualche tempo dopo, pubblicò

una lettera pastorale nella quale afferma: « Il Cile assiste a

un processo di cambiamenti che lo portano verso il socia lismo, Del socialismo non bisogna avere paura, I sacerdoti

possono e devono dare il loro contributo affinchè questo cam biamento si produca » (37).

.. ^

— Quando, nel novembre del 1971, Castro visitò il Cile,

fu ricevuto in pompa magna, nelle rispettive (hocesi, dal cardinale insieme ad altri vescovi a Ssintiago, dagli arcivesco

vi di Antofagasta e di Concepción, e dai vescovi di Iquique, Puerto Montt e Punta Arenas (38). Orbene, poiché il Cile è

un paese in cui la Chiesa è separata dallo Stato, la visita del dittatore cubano alle autorità ecclesiastiche non aveva ca

rattere ufficiale, dettato da obblighi di protocollo, ma era sol tanto la manifestazione del suo desiderio di essere ben accol

to dall'episcopato, con il risultato di impressionare il pub blico cileno. A questa manovra chiaramente propagandistica l'episcopato si prestò dunque in tutta la misura in cui fu sol lecitato a farlo.

Non si ebbe notizia neppure di ima sola parola di critica

o di protesta di qualcuno di questi prelati per il carattere intrinsecamente ingiusto del regime comunista rappresentato da Fidel Castro, né per la situazione di miseria che prostra

il popolo cubano, sotto l'oppressione di tale regime. — L'intervento dell'episcopato attraverso l'uso della sua

autorità per esercitare una pressione morelle sui fedeli perchè appoggino, o almeno accettino il cammino del Cile verso il comunismo, toccò un vertice caratteristico durante i giorni dello sciopero dell'ottobre dell'anno scorso (39). (36) La Tercera, dicembre 1971. (37) Ibidem.

(38) Cfr. Tribuna, 25-11-1971. (39) I conflitti di ottobre costituirono la maggiore manifestazione di scontento contro il governo di AUende espressa dal popolo cileno.

Furono originati da uno sciopero del sindacato dei camionisti, al quale aderirono subito commercianti, professionisti e altre categorie, pa ralizzando praticamente il paese per circa un mese. Il conflitto, nato

Hqila opposizione dei camionisti di fronte alla minaccia di statalizzazio ne di im settore delle loro imprese, assunse un evidente carattere di

protesta nazionale. Essa fu sintetizzata nella Carta de Reivindicaciones de Chile, presentata dagli scioperanti al governo. In essa esponevano


168

Di fronte a un popolo che non solo sojffriva la miseria,

ma scendeva nelle strade in ^an numero per protestare contro di essa — in manifestazioni memorabili come la co

siddétta « marcia delle pentole vuote » del dicembre 1971 (40) — non vi fu im solo sacerdote, non vi fu un solo vescovo

presente a manifestare la sua solidarietà a questo popolo che gemeva. Al contrario, il loro atteggiamento consisteva

nel tenere in piedi la raccomandazione conciliante di appog gio al governo, autore di questa miseria. Così, durante i ri feriti avvenimenti dell'ottobre scorso, in cui le manifestazioni

di protesta popolare si moltiplicavano, prima sette vescovi

in visita ad Allende, e poi il comitato permanente dell'epi scopato lanciarono im appello per far cessare i dissensi al

l'interno della opinione pubblica nazionale. Il comitato per manente dell'episcopato giimse a sostenere il suo desiderio che « si continui con il processo di cambiamenti tendenti a

liberare i poveri da qualsiasi situazione di ingiustizia e di miseria » (41).

Come si può vedere, ogni forma e grado di appoggio che il governo marxista di Allende poteva desiderare da parte dell'episcopato, furono a esso dati in modo ininterrotto e più che sufficiente. Questo si può affermare, anche facendo la riserva sopra ricordata relativa ad alcuni vescovi che non si pronunciarono, dal momento che, in assenza di una loro

protesta, furono considerati dalla nazione — a giusto titolo richieste opposte al programma governativo su diversi punti fondament£ili.

(40) Tra i numerosi moti di scontento della opinione pubblica contro il governo bisogna sottolineare per la loro ampiezza: a) La «marcia delle pentole vuote», nel dicembre del 1971. Più di centomila donne protestarono nelle vie di Santiago contro la mancanza

di generi alimentari e in generale contro la politica del governo. Le proteste durarono tutto il mese di dicembre. Quotidianamente si udiva

il fracasso delle pentole vuote battute dalle casalinghe, fracasso che

diventò la nota caratteristica di tutte le manifestazioni della oppo sizione.

b) Nell'aprile del 1972 vi furono grandi manifestazioni popolari a Santiago e nelle città più importanti del paese, in difesa dei diritti

conculcati e contro le misure del governo. A Santiago, a un solo corteo presero parte più di 750.000 persone.

c) Nell'agosto dello stesso anno si svolsero pure grandi manifesta zioni contro il governo di Allende. Vi parteciparono specialmente stu denti medi e universitari.

d) Infine, lo sciopero di ottobre già ricordato.

(41) Cfr. Et Mercurio, 22-10-1972; Vltimas Noticias, 21-10-1972.


169

— come concordi con l'aberrante comportamento dei vesco vi che si pronunciarono.

IV

ALLA GUIDA DELL'EPISCOPATO, IL CARDINALE ARCIVESCOVO DI SANTIAGO

Esaminati i fatti riferiti, è impossibile tralasciare di chiedersi: « L'episcopato avrebbe assimto l'atteggiamento de scritto, se il cardinale avesse esercitato la sua influenza in

senso contrario? ». Sembra evidente la risposta negativa. Un atteggiamento di intervento così costante e determinato nei problemi politici del paese e che non ha precedenti prossimi nella nostra storia, è inverosimile che sarebbe stato assunto

dall'episcopato senza lo stimolo del cardinale primate. A maggior ragione, se si tiene conto che questo intervento viola a tal punto l'ordine naturale delle cose, dal momento che si esercita a favore di un regime marxista. La realtà dei fatti mostra che l'atteggiamento di laici,

sacerdoti e vescovi a favore dell'attuale re^me non è altro che il riflesso coerente e fedele delle posizioni assunte dal cardinale mons. Silva Henriquez. Ricordiamo ora quelle che ebbero una influenza più notoria nell'esercitare pressioni e nel confondere l'opinione pubblica cattolica:

— Come ^an cancelliere della Pontificia Università Cat tolica di Santiago, nell'agosto del 1969, concesse il titolo di Doctor scientiae et honoris causa a Pablo Neruda, poco prima che fosse nominato aspirante candidato del Partito Comunista alla presidenza della Repubblica (42). — Nel dicembre dello stesso Einno dichiarò alla stEimpa che era lecito a un cattolico votare per un candidato marxi sta (43), dichiarazione che ovviamente avvantaggiò la candida tura di Allende. In questa occasione la TFP chiese al cardi nale di chiarire o smentire la grave affermazione a causa del la confusione in cui poteva trarre lo spirito dei fedeli, del beneficio che apportava alla candidatura marxista e della si tuazione che si veniva creando rispetto alla vigenza del de(42) Cfr. Cltimas Noticias, 21-8-1969. (43) Cfr. Ultima Mora, 24-12-1969.


170

creto di scomunica promulgato da Pio XII contro coloro che collaborino con il comunismo. Veniva in questo modo taci tamente sollevato un delicato problema: se il decreto di scomunica rimane in vigore, non potrebbe ipso facto giungere

ad applicarsi all'arcivescovo stesso? Questo problema, a sua volta, avrebbe sollevato un caso di giurisdizione dei più

complessi per tutta Tarcidiocesi. Tuttavia il cardinale giu dicò preferibile non smentire né chiarire la sua affermazione pubblica e rifiutare poco pastoralmente e molto scortese mente qualimque risposta alla TFP (44). Dopo la ratifica dell'elezione di Allende da parte del

parlamento, mons. Silva Henriquez ferì altre volte la co scienza cattolica:

Dichiarò che la posizione della Chiesa rispetto al governo •deve essere di « franca e leale collaborazione in tutte le cose relative al bene comune » (45), omettendo molto abilmente

Kii aggiungere che lo avrebbe dovuto combattere in quanto fosse stato contrario alla legge di Dio e al diritto naturale; (44) Cfr. Fiducia, supplemento al n. 31. La Sacra Congregazione •dei Sant'Ofl&zio, per mandato e con Tautorità del Sommo Pontefice

Pio XII, il primo luglio 1949 emanò im decreto, nel quale condanna in modo categorico il comunismo e ogni collaborazione con esso. Ecco ne il testo, nella traduzione italiana dell'Osservatore Romano di venerdì

}^^^t^a Suprema Sacra Congregazione sono stati fatti i seguenti Quesiti' \)se sia lecito iscriversi a Partiti comunisti o dare ad essi appog gio' 2)'se sia lecito pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, gior nali o fogli volanti, che sostengono la dottrina o la prassi del comunismo, o collaborare in essi con degli scritti; 3)se i fedéli, che compiono consavevolmente e liberamente atti di cui ai nn. 1 e 2 possano essere ammessi .ai Sacramenti; 4) se i fedeli che professano la dottrina del Comunismo, materialista e anticristiano, ed anzitutto coloro che la difendono o se ne fanno propagandisti, incorrano ipso facto, come apostati dalla fede cat tolica nella scomunica in modo speciale riservata alla Sede Apostolica. « bli Em.mi e Rev.mi Padri, preposti alla tutela della fede e dei costu

mi tenuto presente il parere dei Rev.mi Consultori, nell'adunanza ple naria di Feria III (al posto della IV), del giorno 28 giugno 1949, hanno decretato che si rispondesse: al 1° - Negatìvamente: il Comunismo, in

fatti è materialista e anticristiano; i dirigenti, poi, del Comunismo, benché a parole dichiarino qualche volta di non combattere la Religione, di fatto però, con la teoria e con l'azione, si dimostrano ostili a Dio, alla 'vera Religione e alla Chiesa di Cristo; al 2® - Negativamente: perché proi biti dallo stesso diritto canonico {can. 1399); al 3® - Negativamente: se.condo i principi riguardanti il rifiuto dei Sacramenti a coloro che non hanno le necessarie disposizioni; al 4® - Affermativamente.

<c Nella seguente Feria V, 3® dello stesso mese ed anno. Sua Santità Pio Papa XII, nella consueta Udienza concessa a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Assessore del S. Offizio, ha approvato tale deliberazione degli Em.mi Padri ed ha ordinato che venga promulgata sugli Acta ApostoJicaè Sedis. - Roma, 1® luglio 1949 ». (45) El Clarin, 1-11-1970.


171

fece visita ad AUende regalandogli una Bibbia e si fece foto grafare numerose volte insieme a lui in atteggiamenti di grande amicizia; rilasciò alla stampa cubana dichiarazioni di elogio ad AUende; offerse appoggio e collaborazione alle « ri forme di base » del programma di Unidad Popular e chiese a Dio « di aiutare il popolo cubano nelVopera che sta realiz zando » (46).

— In occasione deU'insediamento del presidente marxi sta, presiedette neUa cattedrale \m Te Deum «ecumenico», con la partecipazione di pastori protestsmti e di rabbini (47). — Per la prima volta neUa storia del CUe, il cardinale as sistette, il primo maggio 1971, àìla manifestazione deUa Centrai Unica de Trabajadores — controUata dal PC — seduto in tri

buna a fianco di AUende e dei suoi ministri. In questa occa sione indirizzò un messaggio al presidente deUa CUT e sfilò, insieme aUa gioventù operaia cattoUca, in uno dei cor tei della manifestazione (48). Questo importante atto di pre senza si sarebbe ripetuto nuovamente nel maggio del 1972(49). — Nel novembre 1971, ricevette Fidel Castro aU'aeroporto di Santiago, comparve a un cocktail offerto al dittatore cuba no nel palazzo presidenziale La Moneda ed ebbe con lui un

cordiale coUoquio nell'ufficio cardinalizio, durante il quale gli regalò una Bibbia. Castro lo qualificò come « una persona magnifica » (50). Dal suo punto di vista aveva molte buone ra gioni per esprimersi così... — Nel dicembre dello stesso anno dichiarò aUa televi

sione che il governo lavorava sinceramente e faticosamente per il benessere deUa collettività. Tale dichiarazione fu fatta

aU'epoca deUa « marcia deUe pentole vuote » (51), neUa quale più di... 100.000 casalinghe protestarono nelle vie di Santiago contro la scarsità di generi alimentari prodotta daUa politica del governo. — Nel settembre 1972, continuando nella stessa linea di

condotta, il cardinale indirizzò una lettera aperta a tutti i ci leni di buona volontà. In essa, la sua preoccupazione prin cipale non era quella di attenuare le disastrose conseguenze del processo di comunistizzazione del Cile, ma piuttosto quel la di placare gli scontenti sempre più numerosi che il pro cesso veniva provocsmdo, e che mantenevano il governo in uno stato di crescente preoccupazione (52). ùltima Mora, 12-11-1970.

Cfr. La Revista Católica, n. 1015, p. 5885. I Cfr. El Siglo, 2-6-1971. Cfr. Tribuna, 2-5-1972.

Cfr. El Siglo, 24-11-1971; El Clartn, 24-11-1971. Cfr. mtirna Hora, 27-12-1971. (52) Cfr. El Mercurio, 22-9-1972.


172

Interventismo clericale per impedire lo scontro legale di OPINIONI?

Tutto questo impressionante insieme di atteggiamenti che il clero cileno, alto e basso, ha cominciato ad adottare

in questi "itimi anni, è diventato ormai insopportabile in im paese in cui gli stessi vescovi si dicono favorevoli alla sepa razione tra la Chiesa e lo Stato. Simile interferenza diventa

più significativa se si considera che dal 1925, quando si de cretò questa separazione, l'episcopato si era mantenuto estra neo alla politica, e ha abbandonato solo ora questa posizione di distacco.

Questo atteggiamento promosso dal cardinale e dzd vesco vi sta sovvertendo il sistema costituzionale vigente. Se il car dinale e i vescovi desiderano l'unione tra la Chiesa e lo Stato,

adesso che è al potere un presidente marxista, perché, allora, non la chiedono? Finché non lo fanno, il loro atteggiamento

rimana, anche da questo punto di vista, assolutamente inac-

cettaÙle e sovversivo. Infatti, con che diritto i vescovi scen dono sul piano concreto a indicare gli atteggiamenti politici che devono essere adottati nelle successive fasi della crisi

che il paese sta vivendo? Quamdo numerose proprietà private cominciarono a es

sere prese d'assalto dagli uomini del MIR (53) — senza oppo sizione efficace da parte della polizia — in alcune regioni si venne a instaurare im clima eh violenza e di contro-violen

za. Da parte sua, l'episcopato ha continuamente sostenuto di essere contro la violenza.

Nessxmo, certamente, nega il diritto del cardinale e dei vescovi di mamfestare la loro preoccupazione per la violenza. Però essi avrebbero dovuto attaccare la violenza del terro rismo del MIR e di organizzazioni analoghe e appoggiare la contro-violenza fatta per legittima difesa dai proprietsiri assa liti. È inoltre necessario far notare che i vescovi non hanno

per nulla preso nella dovuta considerazione il fatto che in Cile la violenza maggiore non è quella che si manifesta ai

margini dell'azione dello Stato, ma è la violenza messa in opera dallo Stato stesso attraverso la violazione continua dei diritti individuali e naturali. Nell'attuale situazione è ancor meno tollerabile che i vescovi, nelle loro dichiarazioni con tro la violenza, arrivino a rimproverare la disxmione, che d'al tronde è caratteristica del regime democratico. Con questo

(53) MIR, Movimiento de Izquierda Revolucionaria - Movimento della Sinistra Rivoluzionaria. Gruppo marxista fautore della rivolu

zione violenta; versione cilena del movimento Tupamaros uruguaiano.


173

atteggiamento il cardinale e i vescovi tentano di promuovere virtualmente ima coalizione generale del popolo attorno al

governo, e fanno così uso delle loro sacre investiture per soffocare le manifestazioni di legittima protesta provocate

dalla violazione di diritti naturali calpestati, come pure dai

traumi e dagli scandali che un regime ^ticristiano genera nel la coscienza cattolica. Tutto questo è ancora più degno di nota se si tiene presente che questa protesta si è espressa in conformità con il carattere del regime politico, che è de mocratico.

Se il cardinale e i vescovi sono contrgiri alla democrazia,

perchè non lo dicono? E se sono a essa favorevoli, perchè ^lora fanno credere che lo scontro legale delle opinioni è im

fatto che logora il paese? 0 dobbiamo andare più oltre e ammettere allora che il cardinale e i vescovi sono favorevoli .alla democrazia quando pensano che serva come strumento

per abbattere il regime di proprietà privata, e che sono a «ssa contrari quando la vedono come una forma di difesa di questo diritto naturale?

LA SANTA SEDE

Figli devoti della santa Chiesa, assistiamo con profondo dolore allo svolgersi di questo processo nel corso del quale i princìpi dottrinali, ispiratori della autodemolizione della •Chiesa, superano l'ambito propriamente religioso e penetrano

sempre più nella vita pubblica del paese, producendo così in essa effetti analogamente deleteri.

Questa profonda tristezza coesiste in noi con im senti mento di rispetto ugualmente profondo, e per altro inaltera-

hile. SappiEimo che la santa Chiesa cattolica non si identifica •con le colpe dei suoi figli, per quanto alto sia il loro grado. E perciò essa rimane infallibile e indefettibile oggi, come ieri, come per tutti i secoli venturi.

Amare la Chiesa comporta amare m un modo assoluta mente speciale il suo capo visibile, cioè il Papa. E con esso^ la Santa Sede.

Rinnoviamo dunque qui l'espressione del nostro amore reverenziale profondo, del nostro attaccamento al Sommo Pontefice e alla Santa Sede, nel momento in cui, con gran-


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dissimo dolore, siamo costretti, dal corso stesso del nostro

pensiero, ad ^rontare im altro problema: « Sarebbe comprensibile che le strutture gerarchiche del la Chiesa cilena agissero come stanno agendo, se non avessero ricevuto una approvazione completa e diretta di Paolo VI per farlo? ». Questa domanda diventa ancora più inevitabile se si considera che mons. Silva Henriquez, come cardinale, è in contatto permanente con il Vaticano; e che, d'altra parte, è sempre presente in Cile un nunzio apostolico incaricato non solo di rappresentare il Vaticano presso il governo cileno, ma anche presso l'episcopato, nunzio che dispone di tutte le fa cilitazioni possibili per trasmettere a mons. Silva Henriquez,.

all'episcopato e al clero in generale le intenzioni di Pao lo VI.

È dunque inammissibile che non esistesse questa appro vazione, sia per i vincoli cardinalizi, sia per la struttura ge rarchica della Chiesa in generale, sia per la continuità e per l'ampiezza di questa inusitata politica del clero cileno. D'altra parte, durante questo periodo di tempo, non si ebbe sentore di nessun atteggiamento — neppure velato — di freddezza o di disappunto del Vaticano a proposito delle

prese di posizione del cardinale, dell'episcopato e del clero» favorevoli al regime marxista di AUende. Al contrario, i fatti noti confortano soltanto ciò che la

logica deduzione obbliga a congetturare: — Appena Allende fu eletto dal parlamento, il cardinale, accompagnato dal segretario della conferenza episcopale mons. Oviedo e dal vicario generale dell'arcivescovado di San

tiago mons. Jorge Gómez, gli consegnò personalmente un messaggio di Paolo VI. Messaggio un poco enigmatico dal mo mento che non fu pubblicato, ma a proposito del quale mons. Silva Henriquez dichiarò: « Si tratta di un saluto affettuoso,

niente di più; dice che prega per il Cile e per il suo presiden te ». In seguito, riferendosi al capo di Stato marxista, ag

giunse: « Siamo venuti a porgere il nostro saluto al presiden te del Cile e a dirgli che siamo a sua disposizione per ser vire il nostro popolo e per aiutarlo a realizzare i grandi pro

grammi di pubblico bene che coltiva » (54). — Paolo VI mandò come inviato speciale al Te Deum « ecumenico » di ringraziamento, che seguì l'insediamento del (54) Ercilla, 4/10-11-1970. La sottolineatura è nostra. Gli storici sa ranno un giorno sconcertati dovendo prendere atto del fatto che il

programma al quale il Cile deve la sua miseria fu appoggiato fin dal

l'inizio dall'episcopato.


175

presidente Allende, il nunzio apostolico a San Domingomons. Antonio del Giudice (55).

— Il 19 novembre 1970, il nuovo rappresentante uflSciale di Paolo VI in Cile, nunzio apostolico mons. Sótero Sanz Villalba, presentando le credenziali ad Allende, a sottolineòin modo speciale il suo compiacimento per il programma dt progresso sociale in cui è impegnato il paese, per il quale as sicurò Vaiuto della Chiesa » (56). — Lo stesso nunzio comparve al cocktail offerto da Al lende a Fidel Castro nel palazzo presidenziale La Moneda, e dichiarò che il viaggio del dittatore comunista cubano era « di grande arricchimento tanto per Cuba come per il Ci le » (57).

— Nell'agosto del 1972, Paolo VI inviò i suoi saluti ad

Allende attraverso il suo delegato personale, il cardinale spagnolo Arturo Tabera, in visita ufficiale nel paese (58). — Nell'ottobre del 1972, durante le acute manifestazioni

di malcontento popolare contro la politica governativa, il car dinale Silva Henriquez da Roma — dove era andato per in contrare Paolo VI — inviò un messaggio pubblico ad Allende manifestandogli la sua preoccupazione per gli avvenimenti e offrendosi di ritornare immediatamente in patria se Allende lo riteneva necessario (59). Pertanto, ben vicino a Paolo VI e, per cosi dire, dall'alto-

dei gradini del trono pontificio, il cardinale non sentì il sia pur minimo impedimento né la presenza di ostacolo alcu no a fare questa mossa suprema della sua collaborazione,, che consistette non più soltanto nell'aiutare a costruire il regime marxista di AUende, ma anche nel promettergli il suo aiuto per permettere a tale regme di soffocare le proteste della popolazione gettata nella miseria e nel malcontento. Di fronte a questo tragico panorama, è significativo che lo stesso presidente marxista Allende abbia notato, in una

intervista che aveva concesso al New York Times a Santiagonell'ottobre del 1970, che la Chiesa in Cile aveva rotto con la sua dottrina tradizionale. Tra l'altro Allende dichiarò: « Credo

che sia perfettamente noto che le vecchie incompatibilità tra la massoneria e la Chiesa sono superate. Il fatto più impor tante è che la Chiesa ha subito mutamenti fondamentali [...]. (55) Cfr. La Revista Católica, n. 1015, p. 5885. (56) Ibidem, p. 5886.

(57) El Clarin, 14-11-1971. Il termine « arricchimento » sembra per fino ironico, trattandosi di una nazione che procede verso la miseria,, e di un'altra che si trova già al fondo di essa! (58) Cfr. El Mercurio, Valparaiso, 29-8-1972. (59) Cfr. El Mercurio, 29-10-1972.


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Ho avuto occasione di leggere la dichiarazione dei vescovi a Medélltn e il linguaggio usato è lo stesso che usiamo dalla nostra iniziazione alla vita politica, da trent'anni. A quel tem

po, eravamo condannati per il linguaggio usato oggi dai ve scovi cattolici.

« Credo che la Chiesa non sarà un fattore di opposizione

al governo di Unidad Popular. Al contrario, sarà un elemento a nostro favore, perchè tenteremo di tradurre in pratica il pensiero cristiano ». Queste dichiarazioni — che descrivono uno dei maggiori scandali della storia della Chiesa di tutti i tempi — non fu

rono oggetto di nessima protesta da parte delle autorità ec clesiastiche cilene né della Santa Sede. Al contrario, le rela zioni si mantennero cordiali fino si punto che potè essere inviato ad Allende il messaggio di appoggio sopra ricordato. « Dite una sola parola e la nostra patria sarà salva »

Finalmente, il consenso dato da Paolo VI all'orientamento

assunto dall'episcopato e dai settori più influenti del clero cileno sotto la sua egida, autorità e potere, è confermato dal

suo atteggiamento di fronte a due memorabili petizioni a lui dirette dalla TFP cilena.

La prima consistette in un reverente e filiale messaggio indirizzato a Paolo VI, nel 1968, per sollecitarlo a prendere

urgenti misure contro l'infiltrazione comunista negli ambienti cattolici (60).

La TFP prevedeva il pericolo che tindava prendendo cor

po, e che minacciava il paese, di im trasbordo massiccio del clero e della opinione pubblica cattolica verso la sinistra, nei termini della più recente strategia del comunismo, brillante mente descritta dal professor Plinio Corréa de Oliveira nella

sua opera, che ebbe ripercussione intemazionale. Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo (61). La TFP tentò allora di lanciare im grido di allaime per

evitare che gli avvenimenti presagiti attraverso questo tra sbordo si verificassero realmente. A questo fine, e vedendo la inutilità dei contatti privati, promosse ima pubblica raccolta

di firme a sostegno di una petizione che richiamasse l'atten zione della Gerarchia cilena e del Papa Paolo VI sull'angoscia

con cui migliflia di cileni vedevano lo svolgersi della situa zione.

"" (60) Vedi il punto III, 1 di questo manifesto (N.d.E.).

(61) Cfr. PuNio Corréa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito

e dialogo, trad. it.. Edizione de L'Alfiere, Napoli 1970.


177

Questa petizione pubblica indii^izzata a Paolo VI fu so stenuta dalle fibrine di 121210 cileni (62).

La risposta di Paolo VI fu un silenzio pesante e signi ficativo.

Mentre figli fedeli della Chiesa erano trattati con tale inusitata freddezza, l'opinione pubblica potè constatare con

quale aifabilità furono ricevuti da. Paolo VI i terroristi africani — al punto che il governo cattolico del Portogallo ritenne op portuno presentare al Vaticano una protesta ufiBiciale. E come continuamente sono accolti con identica benevolema non

soltanto personaggi del mondo politico di oltre cortina, ma anche capi delle chiese-fantoccio da costpro istituite come strumenti di dominio delle rispettive patrie; o di quanta cor

diale impunità godano da parte del Vaticano quei vescovi cu bani che hanno avuto e hanno una condotta così simile a

quella dei vescovi cileni! Non essendo stata ascoltata la parola che la TFP cilena fece salire al tronp pontificip per prevenire la catàstrofe della

andata al potere del marxismo, essa formulò ima seconda pe tizione. I membri del consiglio nazionale della TFP,insieme ad altri miÙtanti, l'S ottobre 1970 indirizzarono a Paolo VI una lettera, nella certezza che una sola sua parola sarebbe ba stata per evitare che i parlamentari democristiani consumas sero la vittoria di AUendp in parlamento. Uno dei brani della Ietterà diceva: « Sul limitare della grande tragedia che sovra

sta tutto un popolo, ci rivolgiamo a Vostra Santità per chie dervi, come padre sommo della Cristianità, di almeno ora

degnarvi di volgere lo sguardo verso il grido di angoscia che parte dal Cile [...] affinché in questa ora drammatica, faccia udire la Sua augusta voce, ancora in tempo per salvare una nazione cattolica che è ormai sull'orlo dell'abisso » (63). (62) Identica raccolta a sostegno del messaggio fu proniossa dalle TFP brasiliana, argentina e uruguaiana, che raccolsero, insieme alla TFP cilena, più di 2.000.000 di fiime di sudamericani che sottòscrissero la richiesta diretta a Paolo VI. Come la TFP ciletia, neppure

le TFP brasiliana, argentina e uruguaiaim ebbero risposta da Paolo VI. (63) Testo della lettera della TFP cilena a Paolo VI. <i Buenos Aires, 8 ottobre 1970. Santissimo Padre, noi sottoscritti,

giovani dirigenti e membri della Sociedad Chilena de Défénsa de la Tradición, Familia y Propiedad (TFP), siamo fuòri dot Cile pàrcHà

pensiamo di non avere pUi garanzie per la nostra libertà di protestare, nei limiti imposti dalla legge e dalla morale cristiana, contro le viola zioni dei diritti umani che caratterizzano U regime di imminente in staurazione nella nostra patria. ^Viviamo dunque lontani dalle nostre famiglie e in precarie condi zioni economiche. Abbiamo timore per la sórte di queste nostre fami

glie, che noti hanno potuto lasciare il Cile, ma sópratfuttQ fabbrivi^ diamo di fronte alla prospettiva della perdita di moltissime aaime.


178

Una volta di più, la risposta del padre connine della Cri stianità fu il più completo e sdegnoso silenzio. CONCLUSIONE

Tale, fino a questo momento, il triste comportamento del clero e dell'episcopato cileni, considerati nel loro insieme, salperché un regime marxista e anticattolico è di per sé un potente ele mento di perdizione delle anime, «Sul limitare della grande tragedia che sovrasta tutto un popolo,

ci rivolgiamo a Vostra Santità per chiedervi, come padre sommo della Cristianità, di almeno ora degnarvi di volgere lo sguardo verso il grido di angoscia che parte dal Cile, ^ «/ firmatari di questa lettera sono ^It stessi che nel 1968 sotto scrissero, in rappresentanza della TFP cilena e insieme alle TFP del Brasile, Argentina e Uruguay, il reverente e filiale messaggio inviato a Vostra Santità per chiedere che allora si defasse di adottare ur genti misure per contenere Vinfiltrazione comunista negli ambienti cat tolici, accompagnandolo con le firme di più di 2.000.000 di sudamericani, tra cui quelle di 120.000 cileni. Speriamo che Vostra Santità almeno ora osservi la condizione dolorosa e pericolosa nella quale questa in filtrazione ha posto il Cile, ^

«A maggior ragione, dal momento che la prova di questa infiltra zione non viene più da ambienti che potrebbero essere guardati con

sospetto in quanto mal disposti nei confronti del Nuovo Ordine, ma è data dalVesponente stesso di questo Nuovo Ordine, cioè dal candidato marxista mlende. Come Vostra Santità potrà constatare, tale can

didato afferma che la Chiesa in Cile ha integralmente fatta propria la dottrina massonica, che non è altro che la dottrina marxista, in una recente intervista concessa a Santiago al quotidiano New York Times.

Ecco infatti il testo cui facciamo riferimento e che qui di seguito riportiamo*. «Domanda: "Nella sua qualità di massone, considera la Chiesa cattolica un potenziale elemento di opposizione al suo governo?"

«Risposta (di Allende): "Credo che sia perfettamente noto che le vecchie incompatibilità tra la massoneria e la Chiesa sono superate.

Il fatto più importante è che la Chiesa ha subito mutamenti fonda mentali.

"Per secoli la Chiesa cattolica ha difeso gli interessi dei potenti.

Oggi, dopo Giovanni IDCIII, essa si è orientata, almeno in alcuni luoghi, nella direzione di tradurre il Vangelo di Cristo in realtà. "Ho avuto occasione di leggere la dichiarazione dei vescovi (del-

VAmerica Latina) a Medellin (Colombia, durante la Seconda Confe renza dell'episcopato latino-americano ivi tenuta nel 1968), e il hnguaggio usato è lo stesso che usiamo dalla nostra iniziazione alla vita politica, da trent'anni. A quel tempo, eravamo condannati per il lin guaggio usato oggi dai vescovi cattolici. "Credo che la Chiesa non sarà un fattore di opposizione al go verno di Unidad Popular, Al contrario, sarà un elemento a nostro fa

vore poiché tenteremo di tradurre in pratica il pensiero cristiano". «Supplichiamo dunque Vostra Santità affinchè, in questa ora drammatica, faccia udire la Sua augusta voce, ancora in tempo per salvare una nazione cattolica che è ormai sull'orlo dell'abisso. Ai piedi di Vostra Santità, chiedono la benedizione apostolica,

(Seguono le firme di ventisei membri della TFP cilena)».


179

ve le onorevoli eccezioni. Cioè, quasi fino all'ora in cui il

popolo si pronuncerà sul processo di tortura morale e ma teriale a cui è stato sottoposto dalla instaurazione del regime marxista.

Tutto porta a credere che una strepitosa sconfitta eletto rale del governo manifesterà il rifiuto di questo processo da parte del popolo cileno. Ancor più, dal momento che lo stesso AUende ha dichiarato che spera di ottenere soltanto il 40% dei voti.

È possibile che nella imminenza di quella che sarebbe una catastrofe per i suoi amici della coalizione governativa, la Ge rarchia ecclesiastica pubblichi im manifesto nel quale prenda le distanze dai suoi protetti, che adesso cominciano a essere per essa amici compromettenti. Soprattutto, è possibile che un tale atteggiamento sia preso dopo le elezioni. Se questo succederà, la dichiarazione ecclesiastica concepita a questo

modo, sotto la pressione di situazioni tattiche ben evidenti, non può far dimenticare al popolo cileno gli anni passati, nei quali fu ben chiaro il polo di attrazione ideologico verso il quale si rivolgono le simpatie della Gerarchia, sempre e quando non è premuta da ragioni tattiche.

Infine, di fronte a questo panorama di una gravità senza precedenti, la Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad si vede nella inevitabile necessità di mettere in guardia i suoi fratelli nella fede a proposito della nefasta influenza che il clero sta esercitando nel drammatico

processo di comunistizzazione del paese. È assolutamente necessario, per il bene della civiltà cristiana e della patria, che i cattolici, fedeli ai princìpi tradizionali insegnati dalla Chie sa, sappiano agire con consequenzialità, senza lasciarsi in fluenzare dal comportamento del clero. Dobbiamo rimanere tanto più fedeli alla Chiesa, quanto più diminuisce la fedeltà di quelli che sono i suoi principali rappresentanti. Lanciare questo allarme è per noi un dovere di coscienza che compiamo con dolore. Lo facciamo perchè l'opposizione al regime comunista in Cile non perda nulla della sua forza per la falsa impressione che non trova più fondamento nella dottrina cattolica e nella coscienza cristiana.

Nulla potrà revocare le luminose direttive della dottrina tradizionale della Chiesa. Nessuno ha revocato il decreto


180

di Pio XII di scomunica per tutti coloro che danno la loro collaborazione al comunismo (64).

Il dovere dei cattolici, al di sopra di tutte le confusioni, di tutte le omissioni, di tutti i comodismi e di tutte le capito lazioni, rimane quello di lottare più. che mai contro il comu

nismo, che si rivela contrario al diritto naturale, anche nel l'esperienza dei fatti: basta solo applicarlo, perché ne nasca la miseria.

Dal fondo delle nostre anime desideriamo che il popolo

cileno rimanga sempre più fermo nella fede, e che la Ma donna del Carmine, regina e patrona del Cile, ci dia nei giorni ventini la grazia di un clero effettivamente cattolico, perchè anche nella nostra patria si realizzi il trionfo del suo Cuore Immacolato, come ha promesso a Fatima. Santiago, 23 febbraio 1973. Per la

SOCIEDAD CHILENA DB DeFENSA

DE LA TRADICIÓN, FaMILIA Y PROPIEDAD Ltdz Montes Bezanilla Andrés Lecaros Concha

Santiago, 23 febbraio 1973

(64) Vedi la nota 44.


22. A UN GIOVANE INFURIATO CONTRO LA TFP CILENA

4 marzo 1973

Mio caro progressista. Sì, la chmmo « mio caro », perché amo la sua anima redenta da Nostro Signore Gesù Cristo e

sarò felice di sapere che questi miei chiarimenti avraimo potuto aiutarla. Entro dunque in argomento. Il manifesto pubblicato dalla TFP cilena sulla Fólha de S. Paulo (1)l'ha lasciata indignata, e vuol fare degli studi per confutarlo. Trovo che il suo atteggiamento è leale e corag

gioso. Lei non sfugge il problema; non si accontenta di con trattaccare con offese e calunnie; vuole opporre tesi a tesi,

argomento ad argomento. Molto bene. Nel suo manifesto la TFP cilena si dichiara a giusto titolo « associazione autonoma », e si assume la « esclusiva

responsabilità » di quanto ha pubblicato. Perciò la TFP bra siliana non è compromessa dgdl'atteggiamento dei suoi valo rosi fratelli emdini. Essa attende la presa di posizione della

curia di Santiago, così come quella dei cileni e dei brasiliani interessati all'argomento. Poi è possibile che si pronunci, e lo farà con la prudenza e la circospezione che il delicato tema esige.

Senza per ora entrare nel merito della questione, le do alcuni consigli, amico progressista. Voglio dirle ciò che, a mio modo di vedere, Lei deve evitare di usare come argomento, e ciò che deve usare.

Non dica che la TFP cilena ha negato implicitamente

l'infallibilità papale, o l'attaccamento dovuto al Romsmo Pon tefice, attribuendo a Paolo VI una parte di responsabilità per (1) Cfr. Fólha de S. Paulo, 2-3-1973. Tale manifesto è riportato alle PP

151-180 del presente volume (N.d.E.).


182

ciò che accade in Cile. Si esporrebbe alla possibilità di essere demolito con un buffetto.

Infatti, chiunque conosca un po' di teologia o di diritto canonico sa che il carisma della infallibilità protegge il Som mo Pontefice soltanto in certi atti del Magistero, svolti in con dizioni ben definite. E che l'adesione dovuta ai suoi insegna menti dottrinali non infallibili non comporta per i fedeli la proibizione di discordare — con fondate ragioni — da atti concreti compiuti da un Papa. Non protesti subito. Ascolti il celebre cardinale Gaetano, considerato una autorità da tutti i teologi seri. Guardi fino a che punto arriva questo autore: « Si deve resistere in faccia al Papa che pubblicamente distrugge la Chiesa » (2). E lo stes

so Francisco de Vitória, grande teologo del secolo XVI, a sua volta insegna: « Se [un Papa] volesse dare tutto il tesoro della Chiesa [...] a suoi parenti, se volesse distruggere la Chiesa, o fare altre cose di questo genere, non gli si dovrebbe permettere di agire in tale modo, ma si avrebbe Vobbligo di opporgli resistenza. La ragione di questo sta nel fatto che egli non ha potere di distruggere; quindi, constatando che lo fa, è lecito resistergli » (3). E più avanti Vitória insiste con queste parole chi2irissime: « Da tutto questo risulta che, se il Papa, con suoi ordini e suoi atti, distrugge la Chiesa, si può resistergli e impedire la esecuzione dei suoi comandi » (4).

Se questi autori non le bastano, consulti, tra gli antichi, san Tommaso, san Roberto Bellarmino, Suarez, Cornelio a

Lapide, e tra i più recenti Wemz-Vidal o Peinador, oppure Padri orientali come san Giovanni Crisostomo, san Giovanni

Damasceno e Teodoreto. Se vuole posso darle i testi più interessanti di questi autori. Ho un amico erudito che li pos siede mirabilmente raccolti...

Questa consultazione la porterà alla conclusione che pen sano allo stesso modo.

Lei non vorrà certsimente, mio giovane progressista, lan ciare contro tutti questi l'accusa di essere eretici, scismatici, ribelli, come, nel suo precipitato furore, ha fatto contro i

giovani della TFP cUena, calunniandoli. Chiunque si occupa dell'argomento con un minimo di serietà e di cultura sorri derebbe con pena della sua ridicola posizione. (2) Gaetano, De comparatione auctoritatis Papae et Concila, cap. 27, cit. in Obras de Francisco de Vitória, B.A.C., Madrid 1960, p. 486. (3) Francisco de Vitória, De potestate Papae et Concita, 1534, in Obras, cit., p. 487. (4) Ibidem,


183

La vedo sobbalzare di indignazione: « Ma, allora. Paolo VI

è un cattivo Papa, un Papa che sta demolendo la Chiesa? I fatti smentiscono questa calunnia! ». A questo punto, mio giovane e irascibile amico, Lei è sulla buona strada. I fatti: questa è la via regale sulla quale deve avvi£ire la sua replica. La TFP cilena ha affermato che a Paolo VI tocca una parte

di responsabilità per il lavoro di demolizione che il clero e la Gerarchia stanno svolgendo in Cile. Essa adduce dei fatti per

provare che questa opera di demolizione viene fatta dai Pa stori; e, inJSne, menziona altri fatti per provare che Paolo VI ha una parte di responsabilità in questo. Se Lei è così infuriato, canalizzi il suo furore verso un

fine pratico. Si documenti. Provi che i fatti ricordati dalla TFP cilena sono falsi. O che non si prestano a essere interpre tati come li ha interpretati questa associazione. Allora sì:

schiacci in questo modo la TFP, la svergogni, ne trionfi alle gramente...

Nel caso che le sue prove siano valide, Lei avrà tutta la mia solidarietà. E mi metterà la gioia nel cuore, perché vedrò

che il panorama oscuro e tragico descritto dalla TFP cilena non è vero. Mi assoderò a Lei nello smentire la TFP cilena, e

proclamerò che Lei è un benemerito. Ma perché possiamo giungere a questo risultato, mi per metta ài insistere, ha davanti soltanto una via: quella dei fatti. Il rancore non è un argomento. E l'offesa neppure. Fatti, fatti, fatti: la formula è questa!



23. SAN PAOLÒ: « GLI RESISTÉtTI IN FACCIA 5»

11 marzo 1973

A tutt'oggi — venerdì — non mi è giunta nessuna nuova

a proposito del manifesto della TFP cilena. Quindi, non vi è niente di nuovo neppure nell'atteggiamento della TFP brasi liana: 1) continuiamo ad affermare che, se i fatti sono stati narrati con spassionata obiettività dsilla nostra valorosa con sorella, a essa spettano, secondo la dottrina e le leggi della Chiesa, il diritto e perfino il dovere di fare le critiche che ha fatto; 2) non formuleremo im giudizio sui fatti da essa alle

gati, senza prima avere conosciuto la presa di posizione del l'Elitra parte, cioè della curia di Santiago e della nunziatura in Cile; 3)dopo questa dichiarazione,forse prenderemo posizione anche noi.

Insomma,tutto il problema è quindi in ima fase di attesa.

Se le circostanze non mi avessero portato a interessarmi in modo speciale dell'argomento, confesso che avrei una cate

gorica prevenzione contro la tesi secondo la quale il cattolico gode del diritto di criticare pubblicamente — benché con espressioni rispettose — determinati atti della sacra Gerar chia. Ardente seguace del principio di autorità in tutti i cam pi, nutro imo speciale zelo per la sua integrale applicazione in ciò che riguarda la Chiesa e la Gerarchia. E in modo mol to particolare per ciò che tocca il Romano Pontefice. Così so no sempre stato. Così sono. Così spero di morire. Capisco, dunque, che a certi lettori causi soi^resa — nonostante i solidissimi autori che ho citato nel mio ultimo

articolo — la mia asserzione circa la legittimità di tale critica. Quindi, mentre aspetto notizie dal Cile, trascrivo qual che altra citazione.


186

Queste citazioni le traggo tutte da un articolo pubblicato sull'autorevole mensile di cultura Catolicismo (1). Di questo

articolo, notevole per la lucidità del pensiero, per la forza

dell'argomentazione e per la ricchezza dei riferimenti, è auto re im dirigente di primo piano della TFP brasiliana, Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira. Particolare assolutamente degno di nota, l'articolo è stato meticolosamente analizzato, prima di essere stampato, da un teologo di valore insuperato nel Brasile contemporaneo, mons. Antonio de Castro Mayer, ve scovo di Campos, che lo ha trovato irreprensibile. Più tardi

è stato riprodotto dalla valorosa rivista Tradición, Fumilia,

Propiedad, organo della TFP argentina (2). Inviato a vescovi e teologi, ampiamente diffuso tra il

pubblico di qua e di là del Rio della Piata, lo studio di Arnal do Vidigal Xavier da Silveira non ha sollevato la sia pur mini ma obiezione. Segno che conteneva una dottrina accettata come certa tra gli esperti. Vediamo, dunque, alcuni testi estratti dall'articolo citato.

Questi testi si riferiscono a im celebre episodio nsirrato da San Paolo (3). Temendo di scontentare numerosi ebrei bat

tezzati, san Pietro favoriva con il suo esempio la posizione

dei « giudaizzanti ». San Paolo, avendo presente il pericolo che questo comportamento rappresentava per la fede «gli resistette in faccia». Di fronte alle obiezioni dell'Apostolo delle Genti, san Pietro riconobbe che non aveva ragione e nobilmente cedette.

L'episodio ha sollevato tra 1 commentatori queste do mande: vi sono dunque dei casi nei quali è legìttimo « resi stere in faccia » a un Papa o a un vescovo? Quali sono questi casi?

Vediamo la risposta di colui che la Chiesa proclama Dottore Angelico e principe dei teologi, san Tommaso d'Aquino. Secondo lui, esiste il diritto di resistere pubblicamente, in date circostanze, a una decisione del Romano Pontefice:

« [...] essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati (1) Cfr. Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira, Resisténcia pùblica a decisóes da autoridade eclésiastica, in Catolicismo, Campos, agosto 1969, anno XIX, n. 224.

(2) Cfr. Tradición, Famitia, Propiedad, Buenos Aires, ottobre 1972, anno IV, n. 14.

(3) Cfr. Gal. 2, 11-14.


187

devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte dei loro soggetti. Così san Paolo, che era soggetto a san Pietro, lo

riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di sant'Agostino, "lo stesso san Pietro diede l'esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dal la buona strada, non rifiutino come indebita ima correzione

venuta anche dai loro soggetti"(ad G2il. 2,14) » (4). San Tommaso osserva anche che il citato episodio con tiene insegnamenti tanto per i prelati quanto per i loro sog

getti: « Ai prelati [fu dato esempio] di umiltà, perché non ri fiutino di accettare richiami da parte dei loro inferiori e sog getti; e ai soggetti [fu dato] esempio di zelo e libertà, perché non temano di correggere i loro prelati, soprattutto quando

la colpa è stata pt&blica ed è ridondata in pericolo per molti » (5).

Passiamo oltre. Veda il lettore anche questo testo di Vitória, l'insigne teologo e canonista del secolo XVI: «Per diritto naturale è lecito respingere la violenza con la violenza. Ora, [con ordini ingiusti], il Papa esercita una violenza, per

ché agisce contro il diritto [...]. Quindi è lecito resistergli. Come osserva Gaetano, non facciamo questa affermazione nel

senso che qualcuno possa essere giudice del Papa o avere autorità su di lui, ma nel senso che è lecito difendersi. Chiun

que, infatti, ha il diritto di resistere a un atto ingiusto, di cercare di impedirlo e di difendersi » (6). Il non meno insigne Suarez, di poco posteriore a Vitória, sentenzia: « Se [il Papa] emana un ordine contrario ai buoni costumi, non gli si deve ubbidire; se tenta di fare qualcosa di manifestamente contrario alla giustizia e al bene comune, sarà lecito resistergli; se attaccherà con la forza, potrà essere respinto con la forza, con la moderazione propria alla difesa giusta \cum moderamine inculpatae tutélael » (7). Ascoltiamo ora il grmde cardinale gesuita san Roberto Bellarmino, campione dei diritti del papato nella lotta contro il protestantesimo: « [...] così come è lecito resistere al Pon

tefice che aggredisce il corpo, così pure è lecito resistere a quello che aggredisce le anime, o che perturba l'ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e (4) San Tommaso, Summa theologiae, II-II, 33, 4, 2.

(5) Idem, Super Epistulam ad Galatas lectura, II, III, n. 77. (6) Francisco db vitória. De potestate Papae et Concila, 1534, in Obras. cit., pp. 486487. (7) Francisco Suarez, De Fide, X, VI, n. 16, in Opera omnia, Vivès, Parigi 1858, tomo XII.


188

impedendo la esecuzione della sua volontà; non è però lecito giudicarlo, -punirlo e deporlo, poiché questi atti sono propri a un superiofr'e» (8).

Passiamo a imo dà madori es^ti dà secoli JCVI -e

XVII, il famoso:Gornàio-a.L^ide: mostra àie, secondo sant'Agostino,'sant'Ambro^,san Seda,-sant'Anselmo e mdhi àtri Padri, la pesisten2a di ^an Paolo a. san Pietro fu pub blica « perché in questo modo lo -scandalo-'pubblico dato da san Pietro fosse riparato da un richiamo anch'esso pub blico » (9).

In un àtro passo Cornelio a Lapide scrive: « [...] i supe

riori possono essere ripresi, con umiltà e carità, dagfi -infe riori, affinché la verità sia difesa, è quanto dichiarano,.sulla base di questo passo [Gal. 2, 11], sant'Agostino (Epist. 19), san Cipriano, san Gregorio, san Tommaso e altri sopra citati. Essi insegnano chiaramente che san Pietro, pur essendo su periore, fu ripreso da san Paolo [...]. A ragione, dunque, san Gregorio disse (Homil. 18 in Ezech.): "Pietro tacque affinàié, essendo il primo nella geraràiia apostolica, fosse anche il

primo nella umiltà". E sant'Agostino affermò (Epis. 19 ad Hieronymum): "Insegnando àie i superiori non devono .ri fiutare di lasciarsi richiamare da^i iàeriori, san Pietro ha

dato alla posterità un esempio più eccezionale e più santo di

quello di san Paolo insegnando ,che, nella difesa della verità, e con carità, m minori è dato avere l'audacia di resistere senza timore sd maggiori" » (10).

Il lettore sommi queste citazioni a quelle di domemca

scorsa, e avrà ima base sicurissima per affermare che la TFP cilena non si è comportata màe — ha anzi compiuto un suo dovere, traendo esempio da quello di san Paolo —

nel manifestare pubblicamente il suo disaccordo dalla con dotta della Gerarchia cilena e di Paolo VI di fronte à pro cesso di comunistizzazione del Cile,... se è vero che i fatti citati dalla nostra consorella sono oggettivi.

E qui ritomo al punto di partenza: sono veramente og gettivi? Nel caso non li siano, la curia di Santiago protesterà cer tamente. Aspettiamo, dunque, di sapere quello che dirà... (8) San Roberto Bellarmino, De Romano Pontìfice, II,.29, in Opera omnia, N. Battezzati, Milano 1857, voi. I. (9) Cornelio a Lapide, ad Gal 2, 11, in Commentarla in Scripturam

Sacram, Vivès, Parigi 1876, tomo XVIII. (10) Idem, ibidem.


24. SAN PIO X RINGRAZIO DELLE CRITICHE..

19 marzo 1973

Fino a questo momento la curia di Santiago persiste nel non pubblicare nulla a proposito del manifesto deUa TP? cilena. Il fatto è per me causa di una perplessità che sta crescendo con il passare dei giorni. Infatti, non riesco a vedere im motivo valido per questo silenzio.

.

La materia di cui tratta il manifesto è di grandissuna ri

levanza, poiché riguarda il compimento, da parte dei Pastori, della missione di sottrarre i loro agnelli — e quindi tutto il

paese — agli effetti della propaganda comunista. Inoltre il manifesto ha ad abundantiam la portata intel lettuale necessaria per attirare l'attenzione della Conferenza

Episcopale Cilena. La dottrina in esso contenuta è irrepren sibile, i fatti allegati sono basati su una ricca documenta zione, la esposizione è ottimamente concatenata, e il lin guaggio usato è chiauro ed elevato. Oltre a questo, so che il manifesto è stato largamente

divulgato da vari quotidiani cileni, da stazioni radio e da emit tenti televisive, ecc. Almeno per deferenza verso l'immenso

pubblico che ne ha preso conoscenza, il manifesto merite rebbe una confutazione.

Infine, la TFP cilena merita dai Pastori — soprattutto

in questa epoca in cui la Chiesa non rifiuta il dialogo neppure con gli atei — la considerazione di ima risposta. Infatti, la nostra consorella, che si è sempre messa in mostra per la serietà e la nobiltà dei suoi atteggiamenti, gode nel suo paese di una autentica celebrità. Essa ha veramente colpito il pae

se, dall'alto al basso, per la chiaroveggenza con cui, all'uni sono con Fabio Vidigal Xavier da SUveira, ha smascherato

Frei, « il Kerensky cileno ». Quella mossa, a cui i fatti avreb

bero'dovuto dare un drammatico rilievo tre anni dopo,è valsa


190

alla TFP andina una autorità morale non comune su tutto

quanto afferma a proposito di « Kerensky » non tonsurati..^ o tonsurati. La Gerarchia cilena non dovrebbe essere indif

ferente a questa situazione evidentissima. Ritomo ad affermarlo: quanto più il tempo passa, tanto più mi sento perplesso, perché chi tace di fronte a una accu-^ sa con tutti i titoli per essere presa in considerazione e con futata, si mantiene in una posizione penosa. « Chi tace accon sente », dice il vecchio proverbio...

Anche in queste condizioni, preferisco aspettare prima di emettere un giudizio. Comunque sia, la Gerarchia è madre.. E a suo favore dobbiamo addurre amorosamente tutte le

presunzioni, che ci rassegneremo ad abbandonare soltantoquando la forza della logica e dei fatti ci costringerà assolu tamente a questo passo.

Ma — dirà qualcuno — nel fatto stesso che la Gerar chia sia madre, si trova la scusa del suo silenzio. Ogni figlioche indica gli errori di sua madre le manca di rispetto, e lo zelo per la sua stessa autorità impedisce che ella risponda al figlio. Non credo che qualche moralista sia disposto a fare sua ima concezione a tal punto dispotica dell'autorità materna. È nella natinra delle cose che la madre che perde l'affetto di

suo figlio, perché questi ne riprende un atteggiamento, metta il massimo impegno nel difendersi, per conservarne la stima. Tutto questo, nel caso abbia buone ragioni da addurre. Nel caso non le abbia, è suo dovere riconoscere di fronte al figlioche si è comportata male, e chiedergli perdono per l'esempionon edificante che gli ha dato. L'unica cosa che non si capisce da parte della madre accusata è il silenzio! Così, ima autorità ecclesiastica che si giudichi ingiusta mente accusata deve considerare grave dovere pastorale il di fendersi. E se riconosce giusta l'accusa, ha il dovere forse ancora più grave di chiedere scusa. Circa quest'ultimo punto, prendiamo in considerazione

l'esempio che ci è stato dato d^ più grande Papa del nostro» secolo, che Pio XII ha elevato alla gloria degli altari: mi rife risco a san Pio X.

Il cardinal Ferrali, arcivescovo di Milano, aveva reagito» con violenza contro giuste critiche fatte dal quotidiano cat tolico UUnità cattolica a una pubblicazione infetta da moder nismo, appoggiata dal porporato. San Pio X accorse in difesa

del giomàe. Scrisse allora all'illustre prelato: «Mi meravi-


191

glio [...] che VEminenza Vostra riguardi le giuste osservazio ni de/Z'Unità come un affronto a Lei diretto, quasi Ella fosse meno avveduto e meno devoto alla S. Sede. Che cosa dovreb

be dire in questo caso il Papa quando legge le santissime cri tiche fatte al Corriere d'Italia, aZZ'Osservatore Romano e al Maestro dei Sacri Palazzi, che dà l'imprimatur a libri, che

sono poi condannati dalVIndice? Il Papa ringrazia i censori, che lo aiutano a conoscere il male da lui inosservato » (1).

Il lettore capisce, senza dubbio, che san Pio X allude qui alle critiche allora mosse contro la S2inta Sede, a proposito

di pubblicazioni sull'orgeino ufficioso L'Osservatore Romano, e delle decisioni del Maestro dei Sacri Pal2izzi, alto dignitario

vaticano, persona di fiducia del Papa. Con un gesto sublime,, pieno di giustizia e mansuetudine, il grande santo non evita in questa occasione la responsabilità che gli tocca per l'acca duto. Anzi, accetta le critiche sagaci e giuste come una auten tica collaborazione. E ringrazia.

Questo gesto di umiltà non ha per nulla disonorato il Papa che oggi è venerato come santo da tutto l'orbe cattolico. Non pensa il lettore che, invece di mantenere uno sde

gnoso silenzio, la Gerarchia cilena si comporterebbe molto meglio se seguisse il luminoso esempio del Pontefice santo? Dunque,aspettiamo e riempiamo il tempo dell'attesa chie dendo a san Pio X che ispiri a seguire il suo esempio coloro che la TFP cilena indica come responsabili della demolizione del paese.

Vi è stato chi, contro i miei precedenti articoli, ha solle vato la obiezione che, a favore della mia tesi, ho citato sol

tanto teolo^ anteriori alla definizione del dogma della infalli bilità pontificia. L'omissione è dovuta all'amore per la bre vità. Wemz e Vidal, che sono contemporanei, nel loro noto e

autorevole Jus Canonicum sostengono la stessa dottrina (2). A questo riguardo si può leggere anche l'autorevole Peinador (3). Più significativa ancora è la opinione di un conosciutissimo teologo svizzero, che Paolo VI ha elevato alla dignità di cardinale. Si tratta di mons. Journet che, nel suo trattato (1) San Pio X, Lettera al cardinale Andrea Ferrar!, arcivescovo di Milano, in Lettere, raccolte da Nello Vian, Gregoriana editrice, Padova 1958, 2® ed. riveduta, p. 360.

(2) Cfr. Wernz-Vidal, Jus Canonicum, Gregoriana, Roma 1943, to mo II, p. 520.

(3) Cfr. Antonio Peinador, Cursus Brevior Theologiae Mordlis, Coculsa, Madrid 1950, tomo II, voi. I, p. 277.


192

L'Éslise du Verte Incamé, giunge ad attribi^e (Mtto <U cittadinanza alla dottrina, ammessa da diversi altri teologi,

secondo la quale un Papa può perfino diyent^e scismattco (4). Da questo, naturalmente, deriva per i fedeli u dintto e perfino il dovere di resistere.

Dopo avere tanto trattato e ritrattato l'argomento, non tornerò più su di esso. È più che provato che la TF? cilena aveva, in linea di principio, il diritto di fare quello che ha fatto. Quanto ai fatti, lasciamo passare ancora qualche tempo

prima di concludere che il silenzio pubblico della Gerarchia

cilena li avrà dati come provati.

(4) Cfr. CABD. Chablbs Journet, L'Bglise du Verte Incamé, Desclée, Bruges 1962, voi. I, pp. 839 ss.


25. UNDICI SACERDOTI CORAGGIOSI

15 aprile 1973

La TFP cilena ha pubblicato, circa un mese e mezzo fa, su questo giornale, un manifesto nel qu^e mostrava, con nobiltà e coraggio, come l'avanzata vittoriosa del progressi smo nella Gerarchia, nel clero e nel laicato del paese andino abbia avuto una parte importante nella instaurazione e nel consolidamento del regime marxista. Il processo di autod^ molizione della Chiesa — mi servo di una espressione ormai celebre di Paolo VI — si è esteso dalla sfera spirituale a

quella temporale e sta provocando la demolizione del paese.

Il documento ha prodotto in mezzo a noi una impressio

ne cosi generale e profonda, che certamente è ancora nella memoria di tutti i lettori.

Commentando la presa di posizione dei miei brillanti amici andini, ho tralasciato di informare i lettori, a tempo

opportuno, circa le ripercussioni di quel documento in Cile. Oggi, trascorsi quarantacinque giorni dalla sua pubblicazio ne a Santiago, vengo a sdebitarmi di quanto promesso. Come è ovvio, la mia fonte di informazione è la TFP cilena.

Per quanto riguarda la Gerarchia, ciò che è successo è penoso.

Subito dopo la pubblicazione del manifesto, i suoi fir matari ricevettero due telegrammi, spediti con im piccolo intervallo l'uno dall'altro, con l'invito a presentarsi in curia.

Vi si presentò uno di essi, l'avvocato Andrés Lecaros. Lo rice Episcopale Cilena. Tra i due si intavolò subito la discussione, amda da parte del prelato, rispettosa ma molto ferma da parte vette il vescovo mons. Oviedo, segretario della Conferenza


194

dell'avvocato Lecaros. Essa si chiuse con la dichiarazione di

mons. Oviedo che con la TFP è impossibile dialogare, perché è molto intransigente. Come se non fossero intransigenti i leaders comunisti con i quali i monsignor Oviedo sparsi su tutta la faccia della terra mantengono un dialogo vivace e piacevole...

E la reazione della GEO a un manifesto di così alta qua lità e vasta ripercussione si ridusse a questo incontro a porte chiuse!

Tuttavia, a onore del clero e gioia dei nostri cuori di cattoMci, diversi sacerdoti coraggiosi e di valore hanno mani

festato il loro appoggio alla TF^P cilena. Ecco alcuni estratti dalle lettere che hanno scritto.

Il sacerdote Guilhermo Varas A. di Santiago, dopo aver dichiarato di aver letto con molto interesse il manifesto della

TFP, prosegue: « È tristissimo constatare, ed essi [i giovani della TFPl lo fanno con abbondante documentazione, come Vatteggiamento tante volte debole, vacillante o errato di certi

sacerdoti sia stato abbondantemente sfruttato dal marxismo per consolidare il suo potere sulla nostra patria^ « Quello che hanno espresso [nel loro manifesto] [...] rappresenta una luce di certezza per innumerevoli cileni che

si dibattono in mezzo alVerrore e alla confusione, « Credo che molti ambienti interessati a seminare questa confusione preferiranno mantenere un prudente silenzio. Che altro atteggiamento potrebbero adottare, quando i fatti pre sentati e gK apprezzamenti fatti non sono soltanto pubblica mente noti, ma fedele espressione di ciò che insegna nostra santa madre Chiesa! » (1).

Don Raymundo Arancibia S., sempre di Santiago, affer ma che il manifesto della TFP contiene una dura critica al

l'azione svolta in Cile dagli uomini della Chiesa, negli ultimi tempi.

« I cristiani, e in special modo i sacerdoti, soffrono molto profondamente quando si rendono necessarie queste pubbli cazioni, per la ragione molto semplice che ne esce malconcia la Gerarchia, madre comune di tutti i fedeli

« [...] Non sono, tuttavia, di quelli che respingono a (1) Tribuna, Santiago, 7-4-1973; ha Tercera de la Hora, Santiago, 7-4-1973.


195

priori ogni critica, considerandola sempre una manifestazio

ne di irriverenza o un peccato. Senza dubbia esistono diversi tipi di critica: quella che si fa per odio o per il solo desiderio di trovare tutto sbagliato; e quella che analizza serenamente i fatti, trae conclusioni adeguate, individua responsabilità, e cerca rimedi per curare il male. mLa critica da essi fatta appartiene al secondo tipo, dal momento che non criticano mossi dall'odio, ma dal

l'amore che portano alla Chiesa. Con un linguaggio rispet toso, elencano i fatti accaduti e, indicando le cause che li hanno originati, traggono conclusioni logiche e propongono soluzioni costruttive.

<c [...] è spaventoso constatare come molti sacerdoti in teressati alla sorte dei lavoratori, siano andati a cercare

proprio in una dottrina condannata dalla Chiesa come in trinsecamente perversa la soluzione di questi problemi [la

questione sociale], come se nelle encicliche non fosse conte nuta la migliore e la più cristiana delle soluzioni. « Questo atteggiamento debole e indeciso di fronte alla avanzata degli errori marxisti; la dottrina sostenuta in modo sfacciato da molti ministri di Dio, secondo la quale si può essere nello stesso tempo buoni cristiani e buoni marxisti; la politica della mano tesa, che vuole una aperta collabora zione con il comunismo — tutte queste cose sono accadute senza, che nessuno impedisse tali deviazioni — hanno dato

come frutto questa debolezza e questa indifferenza dei cat tolici di fronte all'attuale calamità, e hanno creato il clima propizio perché si insedi in Cile il marxismo, che lo sta por tando al caos.

« Con ogni ragione essi protestano per questi avvenimen ti, e con perfetta logica traggono la conseguenza che è servita da titolo al loro opuscolo. « [...] Dio continui ad aiutarli in questa opera che intra prendono con tanto zelo e sacrificio » (2).

I sacerdoti Francisco Ramirez, parroco di Sant'Agostino, José Garcia, coadiutore, Benedicto Guinés e Luis Toledo Sch.,

parroco del sobborgo Carlo Mahns Tomé, tutti di Concepción, scrivono: « Sentiamo il dovere di far giungere il nostro pub blico appoggio e il nostro più sincero plauso per la posizione assunta da questa associazione nel manifesto intitolato L'autodemolizione della Chiesa, fattore della demolizione del Cile. (2) La Tercera de la Hora, Santiago, 11-4-1973.


196

« Di fronte all'atteggiamento assunto da gran parte dei membri del clero a proposito del processo di comunistizza.zione che si abbatte come una procella tenebrarum sulla no stra patria, non possiamo fare altro che manifestare il nostro rifiuto del silenzio e della complicità in cui essi sono incorsi. Pensiamo, come loro, che questo atteggiamento corrisponda alla grave crisi in cui si trova la Chiesa cattolica, crisi che lo stesso Paolo VI ha definito come un "processo di autodemolìzione della Chiesa"; e che quindi cade sul clero una grave

responsabilità per questo processo, in Cile. « Non volendo incorrere nella stessa omissione, appog

giamo la loro dichiarazione, dal momento che è in completo accordo con i più. genuini insegnamenti di nostra santa ma dre Chiesa » (3).

I sacerdoti Arturo Fuentes T., cappellano delle Piccole Suore dei Poveri, e Bernardo Lobos M., professore nel II li

ceo maschile, di Concepción, scrivono: « Concordiamo pie namente con tutto il panorama della realtà cilena da essi de scritto.

« Considerando il silenzio e, in qualche caso, la collabo razione del clero, come uno dei fattori più importanti del

processo di comunistizzazione in cui sta sprofondando la nostra amata patria, essi trattano il problema con tutta la serietà, mostrando fatti incontrovertibili, esposti in un modo assolutamente rispettoso.

« È per noi causa di grandissima gioia, come sacerdoti, constatare che in questo momento così critico per la vita (iella Chiesa e per la nostra patria, vi sono laici che assu mono la difesa dei più genuini princìpi della loro religione, mentre quelli che dovrebbero farlo tacciono » (4).

I sacerdoti Rainaldo Duràn Oh., parroco di San Rosendo, Francisco J. Valenzuela, parroco di Lirquén e Francisco Ve-

loso C., parroco di San Giovanni di Matha, scrivono: « Non

possiamo fare altro che dichiararci d'accordo e dare il nostro caloroso appoggio al manifesto [della TFP] che cita fatti di dominio pubblico e quindi indiscutibili. Questi fatti o queste omissioni stanno scandalizzando e confondendo i fedeli. Così U marxismo, nemico del cattolicesimo, si va rafforzando. 3) El Sur, Concepción, 104-1973.

i:4) La Tercera de la Hora, Santiago, 94-1973.


197

« Non vogliamo che il nostro silenzio sia interpretato come una approvazione del marxismo, formalmente condan nato da numerose encicliche pontificie. Perciò rendiamo pub blica questa manifestazione del nostro plauso. «Queste righe siano per essi uno stimolo a continuare in questa giusta lotta » (5).

(5) Tribuna, Santiago, 11-4-1973.



26. LA TRAGEDIA:

«SOLL SENZA CAPO E SENZA PASTORE »

22 aprile 1973

Lettera di due dirigenti della SOCIEDAD ChILBNA DE DbFENSA

DB LA Tradición, Familia y Propiedad

Abbiamo seguito con molto interesse quanto la stampa brasiliana ha pubblicato a proposito delle divergenze tra le autorità ecclesiastiche cilene e il governo Allende. Tali diver

genze avrebbero tratto origine da un progetto del governo, il cui scopo è l'imposizione al paese di ;m sistema scolastico chiaramente marxista, attraverso la Scuola Nazionale Uni ficata (ENU). Naturalmente abbiamo cetcato di informarci a fondo sul

problema, leggendo direttamente i giornali e le riviste cilene. E abbiamo cosi potuto constatare che nel ricco notmario pubblicato sull'argomento dalla stampa brasiliana non sono

comparse certe sfumature ess^iziali tdla piena comproisione dell'atteggiamento dell'episcopato in questo frangente.

Infatti, chi non ha seguito direttamente sui giorni cile ni lo svolgersi dei fatti, leggendo ciò che la stampa brasiliana, per altro brillante, ha pubblicato al riguardo, può res^e con l'hnpressìone che l'episcopato del nostro paese stia assu mendo un atteggiamento eneigico e categorico contro il pro getto scolastico comunista. Di cons^uenza, si potrebbe avere l'impressione che la Gerarchia stia prestando att^zione, in questo modo, alle gravi considerazioni fatte sul suo conto (tedia TFP cil^a nel suo manifesto ìntìtolato L'axitùda-

moUzione detta Chiesa, fattore detta demotizione det Gite. Per amore di verità, ci sembra necessario affermare che purtroppo la realtà non è questa. Facendolo basandoci.


200

come già abbiamo detto, su fatti tratti dalla stampa cilena — avremo occasione di provare che l'atteggiamento assimto dal l'episcopato del nostro amato e oggi tanto sfortunato paese non corrisponde all'immagine della combattività antimarxista che il munus episcopale esige.

Veniamo ai fatti.

Al momento della enorme reazione che si è prodotta

quando è stato reso noto il progetto governativo, il cardinale Silva Henriquez, arcivescovo di Santiago, si incontrò con Allende. Dopo l'udienza, lo stesso cardinale si incaricò di di chiarare alla stampa, in forma conciliante, che la Chiesa non era in conflitto con il governo e che,a suo giudizio, i problemi esistenti avrebbero potuto essere superati (1). Il giorno seguente, la commissione permanente dell'epi scopato, presieduta da mons. Silva Henriquez, pubblicò una dichiarazione ufficiale, nella quale si prommciò sull'argo mento.

Nel documento i vescovi esordiscono mettendo in risalto

gli « aspetti positivi » del progetto citato. Poi, in un linguag gio vago, senza attaccEire e neppure nominare il marxismo co me ideologia responsabile del disegno governativo, manife stano la loro preoccupazione perché nel progetto non sono stati tenuti in considerazione i valori umani e cristiani che

fanno parte del patrimonio spirituale del Cile. E dopo avere

espressa la loro fiducia nei sani propositi del marxista Allen de e del ministro della Pubblica Istruzione, chiedono che si

rimandi l'applicazione del piano scolastico. Infine, citano

un passo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'ONU, nel quale si afferma che i genitori hanno il diritto di sceglie re il tipo di educazione che i loro figli devono ricevere e

che questo diritto spetta a essi, a preferenza di chiunque {1% Questo linguaggio, così cortese e cauto, lascia intendere chiaramente al governo che, nel caso faccia orecchi da mer cante alla richiesta dell'episcopato, non dovrà temere da par

te di questo nessim atteggiamento coraggioso; e che i vescovi non hanno né desiderio né tempra per pro muovere im inunenso e decisivo movimento di protesta del

popolo cileno contro il progetto marxista. In queste condizioni si può benissimo capire il modo con cui l'opinione pubblica cattolica sta guardando, in Cile all'at1) Cfr. El Mercurio, 28-3-1973. 2) Cfr. El Mercurio, 29-3-1973.


201

tèggiamento delle sue autorità ecclesiastiche. Eccone degli esempi.

,

.

o

j*

1) Nel collegio delle suore francesi, a Santiago, più di

quattrocento genitori, discutendo sul tema, hanno qualificato

coinè « eccessivamente diplomatica e témpofcggiàtrìce » la malleabilità del cardinale per ciò che si riferisce ai rapporti della Chiesa con il governo marxista. Hanno respinto a mag

gioranza assoluta, con un solo voto contrario, il progetto del

governo (3).

^

.

2) Trecento padri e madri di famiglia della città meridio nale dì Los Angeles hanno scritto una coraggiosa lettera a mons. Silva Henriquez. Da essa stralciamo alcuni punti: «Abbiamo tetto con stupore le dichiarazioni di Vostra

Eminenza a proposito dell'ENU [...]. La debolezza della sua

presa di posizione compromette il destino delle cosùienze

dei nostri figli e la loro qualità di uomini integrali [...]. « Non avremmo mai immaginato che, di fronte a una tale

prospettiva. Vostra Eminenza chiedesse al governo un sem

plice rimando dell'applic<mone del progetto dell'ENU e non pronunciasse un categorico rifiuto [...]. Non avremmo mai supposto che i Pastori della Chiesa in Cile avrebbero igno rato il contenuto fondamentale, la vera anima della rifoima che si intende fare: l'instaurazione della educazione marxistaleninista in Cile [...]. , , . V j, «Ci è anche difficile credere alla candida ingenuità del

Signor Cardinale nelVaccettare promesse e garanzie orali da

un governo che non ha mantenuto quelle che ha^ dato per iscritto, e ne ha ignorate altre costituzionalmente vigenti [...]. « No, Signor Cardinale, i padri di famiglia non ignorata che i piani dell'ENU strappano i figli dal seno della famiglia e ci derubano del diritto che abbiamo, per legge naturale, di

orientare i nostri figli, liberamente e cristianamente. Lo Stato si riserva in modo esclusivo quanto costituiva la nostra missione, per massificarli [...].

.

«E di fronte a questo caos, Vostra Eminenza chiede

proroga di termini? Vostra Eminenza spera di conversare, fare delle transazioni e discutere con il marxismo. Le madri cilene speravano di poter contare su Vostra Eminenza, Si gnor Cardinale, sul suo coraggio, sul suo patriottismo. Re stiamo soli, senza capo e senza Pastore... » (4).

3) Nell'importante collegio Villa Maria Academy, di San

tiago, mentre si discuteva il progetto governativo nell'as semblea dei genitori, che riuniva più di cinquecento persone. (3) Cfr. La Prema, Santiago, 5-4-1973. (4) Tribuna, 7-4-1973.


202

uno dei presenti formulò gravi critiche contro il cardinale a causa della sua débole presa di posizione, ricevendo calofose dimostrazioni di consenso. Un altro,invece, cercò di difendere il cardinale, e fu fischiato (5).

4) Il direttore <h una scuola privata della capitale dichi^ò che_ 1*80% dei genitori degli alimni degli istituti pri vati non si erano sentiti rappresentati dalla recente dicmarazione dell'episcopato (6).

Potremmo citare altri fatti ugualmente significativi, ma non lo facciamo per amore di brevità. Aggiungiamo soltanto

che a giornale governativo intima Horà ha espresso la sua soddisfazione perché la commissione permanente deU'episcopato si è hmitata a chiedere l'aggiornamento deU'appUcazione del progetto governativo, e ne ha riccmosciuto aspetti po sitivi (7).

I fatti indicati mostrano che l'apparente ftUftrgìa ianticomunista deU'episcopato cUeno, lasciata iutendere

noti

zie di alcune agenzie intemazionali, non è reale. L'atteggia mento di quelle autorità ecclesiastiche — salvo onorevoli

eccezioni — continua a essere, in questo frangente, orientato

nel senso di frenare la giusta indignazione della grande mag gioranza della opinione pubblica cilena.

Patricio Amunàtegui Monckeberg

Juan Gonzalo Larrain Campbelt

(5) Cfr. Et Mercurio, 6-4-1973.

(6) Ibidem. (7) Cfr. Ottima Mora, 2-4-1973.


NOTA BIO-BIBLIOGRiyT[CA

Plinio Contréa de Oiiveira è nato a San Paolo, in Brasile, nel 1908. Ha fatto gli studi secondari presso il Colico San Luiri retto dai Padri Gesuiti di San Paolo, e si è formato nella tradmonale facoltà di diritto della stessa città. Fin da giovane il suo interesse fu attratto dall'analisi filosofica e pratica della crisi contemporanea, delia sua genesi e delle sue conseguenze. Lasciate ie aule universitarie, iniziò la carriera professio

nale e pubblica, manifestandosi come la guida di maggior rilievo della gioventù cattolica di San Paolo. A ventiquattro anni fu eletto, nella lista delia Lega Elettorale Cattolica, all'Assemblea costituente nazionale, nella quale era il deputato più giovane e che aveva ottenuto il maggior numero di suffragi in tutto il

paese. Poco più tardi assunse la cattedra di storia della civiltà presso il collegio universitario della facoltà di diritto dell'Uni versità di San Paolo; più avanti divenne titolare di storia mo-

dema e contemporanea alla Pontificia Università Cattolica di San Paolo. Fu imo dei fondatori dell'Azione Cattolica paulista, di cui fu anche il primo presidente della giunta arcicfiocesana.

Uomo ^ pensiero, oratore, conferenziere e giornalista, si è distinto per importanti studi di carattere sociologico e storico. Cattolico convinto e militante, la sua parola e la sua penna sono

sempre state al servizio delle cause che interessano la Chiesa e la civiltà cristiana.

Uomo d'azione, esercita una funzione di guida degli ele

menti più dinamici della gioventù cattolica contro-rivoluziona ria e quindi anticomunista del suo paese, la quale segue con en tusiasmo il suo orientamento. Oggi si dedica completamente alle

:^ue funzioni di presidente della Sociedade BmsUeira de Defesa da Tradigào, Familia e Propriedade, più nota come TFP, che

è la più importante organizzazione civica anticomunista brasilia na. Società siinili sono nate in quasi tutta l'America del Sud,

sempre ispirate al suo pensiero, e stanno nascendo anche nel l'America centrale e negli Stati Uniti. ★ **

Plinio Corréa de Oiiveira ha pubblicato diverse opere. La

prima in ordine di tempo è Em Defesa da Agào Catolica, del 1943, che ebbe la prefazione dal cardinale Masella, allora nxmzio apostolico in Brasile. Il Wbro — una acuta analisi dei primordi


204

deirinfiltrazione progressista nell'Azione Cattolica — ha susci tato contrasti violenti cui ha messo fine una calorosa lettera

elogiativa, scritta a nome di Pio XII dall'allora sostituto alla segreteria di Stato della Santa Sede, mons. Montini, oggi Paolo VI.

Segue quindi Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, analisi del pro cesso rivoluzionario iniziato nel secolo XIV e che sfocia nella

Rivoluzione marxista, e descrizione del processo c^ntro-rivoluzio-

nario capace di fermarlo. L'opera, che costituisce il testo di base della TFP,fornisce i fondamenti della dottrina e della azione con creta dell'associazione, i cui militanti la considerano un livre de chevet. Lo scritto, il cui titolo originale in portoghese suona

Revolugào e Contra-Revolugào, fu pubblicato per la prima volta

nell'aprile del 1959 sul n. 100 del mensile di cultura Catolicismo e da allora ha avuto più di quindici edizioni, per un totale di co

pie che si aggira attorno alle 100.000. Tradotto in francese, spa gnolo, inglese e italiano è stato pubblicato in Argentina, in Cile, in Spagna, negli Stati Uniti, in Angola, in Francia e in Italia, sia in volume che su riviste, a puntate o parzialmente. Nella nostra nazione parti dell'opera sono comparse nel 1962

su L*Alfiere di Napoli; nel 1964 è uscita la prima edizione com

pleta per i tipi delle Edizioni dell'Albero di Torino, e nel 1972 Cristianità ha pubblicato una seconda edizione, che, come altre

in lingua spagnola e la prima italiana, ha come prefazione una lettera di encomio di mons. Romolo Carboni — arcivescovo ti tolare di Sidone e mmzio apostolico in Perù, oggi nunzio aposto lico in Italia e decano del corpo diplomatico accreditato presso lo Stato italiano —,lettera il cui contenuto l'illustre prelato si è

degnato confermare in data 28 marzo 1973, ringraziando l'editrice per l'omaggio dell'« opera che ritenni e ritengo veramente utile ». La seconda edizione dell'opera contiene anche un indirizza

particolare dell'Autore al pubblico italiano e un sag^o introdut tivo di Giovanni Cantoni dal titolo: L'Italia tra Rivoluzione e

Contro-Rivoluzione, che intende proporre una lettura dei fatti sa lienti della nostra recente storia nazionale — senza, ovviamente,

impegnsirvi in nessun modo la responsabilità dell'illustre pensa

tore brasiliano — alla luce delle categorie offerte dall'opera stessa,

di cui comunque costituisce in Italia il primo frutto pubblico. Nel 1960 Plinio Corréa de Oliveira ha collaborato con

mons. Geraldo de Proenga Sigaud, arcivescovo di Diamantina,

con mons. Antonio de Castro M^er, vescovo di Campos, e con l'economista Luiz Mendonga de Freitas alla stesiua del volume^

Reforma Agraria - Questào de Conscienda. Poiché criticava le riforme agrarie confiscatone affermando che esse trasgrediscor no i comandamenti «non rubare

e «non desiderare la roba,

d'altri», il libro provocò in Brasile una enorme polemica, e con

quattro edizioni in venti mesi, per im totale di 30.000 esemplari, giimse a essere un best-seller. Alcuni commentatori politici af fermano che l'opera fu all'origine del fallimento delle intenzioni

agroriformistiche del governo Goulart. Dell'opera sono state pub blicate traduzioni in Argentina è in Spagna.

Sempre in collaborazione con le personalità citate, Plinia Corréa rea

de Oliveira ha pubblico nel 19o4 la Declaragào de Mor-


205

ro Alto, un programma positivo di politica agraria che imra a proteggere e a stimolare la produzione rurale,, a vantaggio sia dei proprietari e dei lavoratori della terra, sia m generale di tutta la nazione, secondo i princìpi illustrati m Reforma Agra ria - Questào de Consciencia.

'

^

j j

Alle opere ricordate si aggiunge, nel 1964, A libertade da Isreja no Estado comunista, nella quale si espone e si sostiene la tesi secondo cui per la Chiesa è impossibile coesistere con

un governo che, pur riconoscendo la libertà di culto, le proibi sca di insegnare che non è lecito abolire la proprietà pnvate, che si fonda su due comandamenti del decalogo. L'opera fu elo giata con una lettera della Sacra Congregazione dei Semnan e delle Università, firmata dai cardinali Pizzardo e Staffa, neUa quale tra l'altro si dichiara che la dottrina esposta dall Autore è una « eco fedelissima » del Magistero pontificio. Questo saggio è stato tradotto in spagnolo, tedesco, francese, ungherese, male se italiano, polacco e ucraino. Ha avuto 25 ediziom successive, peV un totale di 150.000 esemplari. ^ . j. w • In ordine di tempo, l'ultimo volume sistematico di Plimo

Corréa de Oliveira è Baldegào ideologica inadvertida e dialogo, pubblicato nel 1965 e nel quale è descritto il sottile processo con cui attraverso il dialogo irenistico, molti cattolici si trasformano inaWertitamente in comunisti. Ha avuto nove edizioni, in porto ghese. spagnolo, tedesco; in italiano è stato pubbli^to dalla Edizione de l'Alfiere di Napoh nel 1970, con il titolo Trasbordo

ideologico inavvertito e dialogo,^ ^ Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, che esce in Italia in prima edizione mondiale, redatto da Alleanza Cattolica m colmborazione con l'Autore, raccoglie articoli scritti da Plmo Corr^ de Oliveira per la Fòlha de S. Paulo, il quotidiano più diffuso deUo

Stato di San Paolo. Le date di pubblicazione degli articoli sono

quelle indicate in testa a ognuno, mentre i titoli onginah sono

rispettivamente: 1. O lobo uiva em defesa do Pastor; 2. A perfetta alegria; 3. Os falsàrios de moedas; 4. Tèda a verdade ^ eleicóes no Chile; 5. Os sapos, a epopéia e a opereta; o.^Muralìm chinesa; 7. Entre lobo e ovelhas, riòvo estilo de rélagoes; o. u

cardeal festivo; 9. Sim, só por meio de urna cruzada; 10. O tribùnalzinho; 11. Farsa, salame e herói; 13. Perplexidade que agnde; 14. No Chile: empate sob pressào; 15. Nem vitória autèntwa,nem

pleito livre; 16. Quando o sapo apre ajaula para a hietm\A7. Dtsplt-

cència e sono enquanto as barreiras sào derrubadas; 19, Berlinguer, Amendola e da,; 22. A un jovem enfurecido contra a TFP chilena; 23. Sào Paulo: « ResistiAhe em face »; 24. Sào Pio X agradeceu a criticas..,; 25. Onze padres valentes. Il testo n. 20, Digiuno civico, è parte dell'articolo Pala um grande Bispo, Molti testi raccolti sono stati riportati anche su Catolicismo,

su organi delle diverse TFP e su giornali di tutto il mondo. Una

indicazione dettagliata, anche se oggi ormai incompleta, della diffusione del magistrale Tutta la verità sulle elezioni cilene è data alle pp. 82-85 del presente volume. Oltre agli articoli di Plinio Corréa de Oliveira il volume contiene tre manifesti della TFP cilena, opera dei dirigenti di


206

questa assoGiazioue. 11 primo è il testo bl 12,. 1.6 decani dì aprile, un'àtira tappa del crepuscolo artificiale dd Cile; il titolo

originale è Las elecciones de abrU, una etapa màs en et crepùscolo arttficial de Chile, ed è comparso in Fiducia en exilio il 20 marzo

1971 e quindi in Catolicismo, Campos,. maggio 1971, anno XXI, n. 245. Il secondo è il testo ru 18, Né armi, né barbe, ma trappole: ecco la via cilena; il titolo originale è Ni armas, ni harbas, sino trampas: la via chilena, ed è comparso anch'esso in Fiducia en

exilio diffuso a Budiios Aires nel settembre del 1971, e quindi in Catolicismo, Campos, aprile 1972, anno XXII, n. 256. Il terzo è il testo n. 21, L'autodemolizione della Chiesa, fattore della demoli

zione del Cile; il titolo originale è L'autodemolición de la Iglesia, factor de la demolición de Chile, ed è stato pubblicato in Ole il 27 febbraio 1973 sui quotidiani di Santiago Tribuna e La Tercera

de la Hora, e anche su giornali di provincia; quindi, in Argentina, sul quotidiano La Nación di Buenos Aires; in Brasile, sulla Fòlha

de S, Paulo de\ 2 marzo 1973 e poi in Catolicismo, Campos, marzo 1973, anno XXIII, n. 267; in Uruguay,sui quotidiani El Pais e El Dia

di Montevideo. In Europa questo manifesto è stato pubblicato in

tegralmente su Fuerza Nueva di Madrid il 31 marzo 1973 e su Cristianità, Piacenza, luglio-agosto 1973, anno I, n. 0, L'ultimo testo del volume è costituto da una lettera inviata da

due dirigenti della TFP cilena, Patricio Amunàteguì Mònckeberg e Juan Gonzalo Larrain Campbell, a Plinio Correa de Oliveira e

da questi pubblicata sulla Fòlha de S. Paulo con una breve pre sentazione sotto il titolo A tragedia: «Sós, sem chefe e sem Pastor ». •kitH

Da! 1935 al 1947 Plinio Corréa de Oliveira ha diretto il gior nale O Legionario, organo ufficioso dell'arcidiocesi di San Paolo. Nel 1951 mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Cam

pos, ha fondato il mensile di cultura Catolicismo — la più im portante pubblicazione brasiliana antiprogressista — nel cui cor po redazionale Plinio Corréa de Oliveira ha svolto fin dall'ini zio un ruolo di particolare importanza.

Collabora settimanalmente alla Fòlha de S, Paulo e quindici nalmente a O Jomal di Rio de Janeiro. Su questi giornali affronta i temi politici, sociali e religiosi di maggiore attualità e le sue prese di posizione hanno eco notevole in tutto U Brasile e all'estero. Come uomo di pensiero, Plinio Corréa de Oliveira ha un

posto di indiscutibile rilievo nel panorama brasiliano. Come uomo d'azione, è il leader anticomunista più dinamico e più presti gio^ di tutto il Brasile. La sua personalità si proietta oggi an che oltre i confini di questa nazione e cresce il numero di gio vani che si rivolgono a lui per ricevere insegnamenti dottrinali e direttive pratiche per la salvaguardia e la restaurazione del la civiltà cristiana.

La chiarezza di esposizione e la sicurezza di giudizio che ca ratterizzano i suoi scritti, ne fanno uno dei maestri del pen siero cattolico contro-rivolurionario del secolo XX, tale da rive larsi utile non solo al Brasile e all'America Latina, ma a tutto ciò che sopravvive della Cristianità, come famiglia delle na zioni cristiane.



Finito di stampare coi tipi della Tipografia Editoriale IDOS

Via Carlo Farini, 40 - Milano nel mese di ottobre 1973



Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico — che esce in Italia in prima edizione mondiale — si com

pone di scritti e documenti relativi alla situazione cilena nel triennio dell'esperienza socialista, scelti e raccolti a cura di Alleanza Cattolica.

Il volume contiene ventidue articoli di com

mento politico-religioso, frutto della collaborazione di Plinio Correa de Oliveira a un importante quoti diano brasiliano. Tali articoli accompagnano i prin

cipali passaggi del processo di degradazione econo mica, sociale, civile, morale e religiosa del Cile cattolico, caduto vittima della più insidiosa e nefasta manovra tattica del comunismo internazionale grazie alla complicità e al tradimento della Democrazia Cristiana di Aylwin, di Frei e di Tonde e del clericoprogressisnio. Seguono tre manifesti e una lettera della TFP

cilena, forse la sola forza che, nel Cile devastato dal marxismo e disorientato da falsi leaders, sia

rimasta a ricordare, con responsabile fermezza, e confrontandole con i fatti, le norme immutabili del bene comune e i princìpi dell'ordine sociale natu rale e cristiano.

Ne risulta un'opera indispensabile per capire i

fatti nonostante la cortina di inganni stesa dalla stam pa rivoluzionaria e da quella « indipendente », e per

impedire il contrabbando in Italia della «via cilena». ***

Plinio Correa de Oliveira — uno dei maestri del

pensiero cattolico contro-rivoluzionario del secolo XX — è autore di diverse opere sistematiche, tra le

quali ha rilievo particolare il magistrale Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (trad. it.. Cristianità, Piacen

za 1972), analisi del processo rivoluzionario iniziato nel secolo XIV e che sfocia nella Rivoluzione marxi

sta, e descrizione del processo contro-rivoluzionario

capace di fermarlo.


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