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Numero 32 Febbraio 2011

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NN Geek Il Signore in Giallo di King Simon

®

© dell’immagine: aventi diritto

Nella Nebbia

Niccolo’ Fabi

Silvia Avallone

I Simpson, dovrei parlare dei Simpson, e tralascerò la folle programmazione italiana, quotidiana da vent’anni, in barba alla programmazione originaria, settimanale, in relazione con l’attualità. Non parlerò nemmeno della panoplia di personaggi, tutti piuttosto riusciti, che popolano questa serie, tralascerò la metamorfosi di Bart da simbolo della monelleria a vera e propria icona in bilico fra il male assoluto e la totale dimestichezza con i fatti della vita, via Marge, la frustrazione isterica che si colloca perfettamente nell’ingranaggio oliato della società moderna, e un bel ciao a Lisa, che non ce la fa, non ce la fa proprio a stare al passo con la follia distruttiva ed edonista del suo luogo d’origine. NO, io parlerò esclusivamente di Homer, Homer J. Simpson. Perchè Homer J. riesce a travalicare i confini oceanici che ci separano dalla corretta comprensione della serie tutta, e ci porta un messaggio che, come sibillinamente il suo nome suggerisce, trae origine nel passato, nella letteratura classica. E se quell’altro Homer (Omero intendo, quello dei viaggi di Ulisse, per dirne una), raccontava l’eroismo in guerre decennali, in viaggi più o meno spensierati per il mare Egeo, Homer Simpson ci racconta l’eroismo dell’uomo moderno, lontano dagli stilemi di quegli eroi che si sacrificano, salvano bambini in Africa, sventano complotti terroristici. Quello del capofamiglia di Springfield è l’eroismo sognato, lo stesso che sognava Omero infatti, e che poi doveva raccontare. Homer ha un sogno, anzi ne ha migliaia, ed in tutti questi sogni lui è l’eroe, nel senso del protagonista, tutti gli altri personaggi sono accessori a lui medesimo. Ama sua moglie, ma perché è sua moglie, se fosse la moglie di un altro non la amerebbe. E’ profondamente patriottico, ma solo perchè lui è nato in America ed infatti non lo si sente mai dire “abbiamo ragione”, ma solo cantilenare in maniera manichea “ IUESSEI!IUESSEI!IUESSEI!”come se ciò spiegasse tutto. Homer J. Simpson, più di tutti gli altri protagonisti della serie animata, riesce ad essere un personaggio universale. Nonostante le apparenze, è quello più slegato dalle logiche sociali americane, è un uomo nel senso assoluto del termine, non si addossa mai una colpa, rifugge le responsabilità appena se ne presenta l’occasione, la sua soluzione ai problemi è piangere in attesa che qualcuno li risolva, ma nello stesso tempo, ed è qui che diventa un eroe che si discosta dalla comune miseria umana, è pieno di entusiasmo. Se pensa che un’idea sia buona, per quanto folle, nonostante sia palese che sia… un’immonda cazzata, lui è pronto a seguirla e a metterla in pratica. Con un eroismo masochista forse, ma propositivo, Homer ci insegna infine, collocandosi curiosamente fra Che Guevara e Gesù Cristo, che gli ideali vanno seguiti, anche con previsioni del tutto contrarie.

Memorandum



Sommario Febbraio 2011 04 niccolo’ fabi

Editoriale Ricordando che a volte “la storia si ripete” e in maniera tutt’altro che funesta, vi assicuro che non state leggendo lo stesso editoriale del mese scorso! Un rutilante susseguirsi di suggestioni, incontri e armonie d’intenti ci porta a raccontare una storia molto simile

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a quella che già vi abbiamo svelato…

silvia avallone la solitudine di crescere

Come preannunciato, l’attività della redazione di Biella, a cura

memorandum

avete in questo momento tra le mani: l’apporto di contenuti si di-

dello studio E20Progetti, parte a pieno ritmo con il numero che

festival di fotografia storica

fiera in campo 2011

stingue per qualità e varietà, sempre con un occhio di riguardo per le eccellenze locali che meritano di essere valorizzate. Ed ecco che Nella nebbia, anche questa volta sulla base di un sen-

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jacopo massa le vie della musica sono infinite

nuovo partner, lo studio Kumooku!, che presto darà vita alla reda-

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pin up

zione di Casale Monferrato.

l’appetito vien leggendo

“Kumooku” in giapponese significa “ciò che sta dentro le nuvole” e

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ultimo atto d’amore

tra nuvole e nebbia la parentela è manifesta, visto che sempre di

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carnevale storico di santhia’

nascere un altro splendido sodalizio e una nuova “espansione”, fra

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birra da re

tutto desiderio di comunicare in modo nuovo con il proprio terri-

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tire comune e della volontà di divertire i lettori, ha individuato un

condensazione vaporosa si parla… Insomma, non potevano che amore per l’arte, vocazione per la grafica e l’immagine e soprattorio, innanzitutto del proprio territorio.

biellesi tessitori d’unita’

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del gusto non si butta via niente

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domeniche a teatro

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rubriche

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agenda

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fumetto

Con la speranza che le pagine colorate di Nella nebbia non smettano mai di narrarci delle nostre province piemontesi con efficacia e ricchezza di spunti, vi auguriamo anche per questo sorprendente febbraio (almeno per ora, quasi primaverile)… buona lettura!

Studio Kaboom

pensieri, idee e stravaganze

come, dove e quando

NellaNebbia ® Mensile Gratuito di Arte & Cultura

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p.zza Risorgimento, 12 13100 Vercelli tel. + 39 0161 1850396 Registr. Tribunale di Vercelli n.347/2008 del 15/04/2008

vieni a trovarci

www.nellanebbia.it N.32 Febbraio 2011 Rivista Mensile

Direttore Responsabile Andrea Bellavita

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Grafica: StudioKaboom Hanno collaborato Laura Albergante, Guido Andrea, Alessandro Barbaglia, Federico Bassano, Marco Cassisa, Elisabetta DellaValle, Eliana Frontini, Veronica Gallo, Serena Galasso, Roberta Invernizzi, Elena Leone, Gianluca Mercadante, Simon Panella, Marco Pozzo, Alberto Salvalaio, Michele Trecate, Emanuele Zimbardi

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musica

testo e foto: davide vergnano

’ NICCOLO F A B I i LulU’.

d e l o Par a c si u m a l o Quand n’assenza. u ma l co


E’

una strana tournée quella che Niccolò Fabi sta portando nelle librerie Feltrinelli delle città di tutta la penisola. Il suo pubblico, informato dell’evento attraverso Facebook, accorre sempre numeroso, ma non trova un concerto, bensì un uomo che racconta, con le Parole di Lulù, la sua storia recente di dolore, di trasformazione, di rinascita, di solidarietà e, come lui stesso direbbe, di amore. Lo scorso 29 luglio, sulla bacheca di fb, Fabi scriveva parole intense e profonde: “amici ... ogni singola parola d’amore o pensiero commosso che abbiamo ricevuto sono stati un appiglio nella caduta e adesso sono una spinta nella risalita, e di questo vi ringraziamo profondamente. Un’onda d’affetto così travolgente che sentiamo su di noi, quel privilegio riservato a pochi che è poter scorgere la bellezza... nell’orrore. Anche per questo sento la forza e il bisogno di ricominciare. Senza enfasi come sempre giorno dopo giorno, perché non è risorgere, ma semplicemente e meravigliosamente suonare...... quindi vivere.”

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3-02-2011

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musica Erano trascorsi 26 giorni dall’esperienza più inaccettabile orrida ingiusta e innaturale che un essere umano può vivere, come scriveva sempre su fb Niccolò di quando una sepsi meningococcica fulminante si è portata via sua figlia Olivia di due anni. “Era il momento di trovare un modo per trasformare questo dolore e dare un senso costruttivo a questo incubo….” Il modo è la musica e il palco ritorna ad essere il posto in cui stare. Si chiama resilienza quel fenomeno che in psicologia descrive la capacità di resistere agli urti della vita senza lasciarsi spezzare, anzi, riuscendo poi a trasformare il dolore, a dargli un senso costruttivo. Privilegio di pochi! Come Niccolò afferma. In questo processo di trasformazione e di rinascita si colloca quello straordinario evento artistico e umano che decine di migliaia di persone hanno creato insieme il 30 agosto 2010 a Casal sul Treja, nella campagna Viterbese. Sarebbe stato il secondo compleanno di Lulù e una grande, emozionante festa lo ha celebrato. L’idea dei genitori, Niccolò e la

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fotografa iraniana Shirin Amini è stata diffusa attraverso fb, canale privilegiato di Fabi, chiamando a raccolta moltissimi artisti. Musicisti che “con le loro poche forze hanno cercato di colmare un’assenza” come dirà dal palco uno di loro. Nel ricordare l’evento Niccolò riconosce che: “è abbastanza irripetibile quello che è successo il 30 agosto, non c’erano transenne, non un servizio d’ordine… c’era una tale concentrazione d’amore che rendeva tutto possibile. La commozione era perenne, ma nel senso di emozione, non di tristezza ombrosa e scura. La musica ha avuto una grande parte perché riesce come poche arti a trasformare anche l’emozione triste in vibrazioni dell’aria, perchè la musica sposta l’aria!” Seguo la presentazione di Parole di Lulù venerdì 21 gennaio alla Feltrinelli di Torino. A intervistare il cantante è Fabio Lo Giudice che chiede a Niccolò di parlare del suo vissuto, e la risposta è un’esortazione a pensare di poter realizzare i desideri anche quando non ci sentiamo in grado di farlo. “L’unica grande differenza che sento di avere rispetto ad altri è che attraverso il linguaggio dell’arte ho potuto, con più facilità di altri, trovare immediatamente una modalità per mettere in condivisione questa potentissima energia che sentivo dentro. Mai forse, come in quel momento, l’arte mi ha fatto vedere il suo aspetto più bello, di grande privilegio! Non semplicemente l’espressione di una propria inclinazione, ma il fatto di poter aprire le finestre e far sì che l’esplosione non diventasse implosione e quindi andasse tutto in pezzi dentro. Perché è indubbio che nel momento in cui il treno è deragliato e andava in maniera libera, verso un potenziale C

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precipizio, è come se la musica, l’arte insieme all’amicizia avessero fatto un’accoppiata invincibile, perché l’uomo, in quei momenti sembra essere invincibile. La giornata del 30 agosto, al di là del fatto pratico dei nostri obiettivi di beneficenza, anche concettualmente è stata una giornata meravigliosa perché per un attimo tutti abbiamo sentito in quella giornata di essere un genere meraviglioso!” Lo scopo del concerto Parole di Lulù non si limita a ricordare la figlia Olivia, va oltre e intende contribuire alla causa del Medici con l’Africa CUAMM, al fine di raccogliere fondi per la costruzione di un reparto pediatrico all’ospedale di Chiulo in Angola. Così Niccolò racconta il suo progetto solidale e il suo amore per l’Africa: “Ci sono luoghi nel nostro pianeta in cui l’uomo è più simile a un leone che a un dirigente d’azienda, nel senso che vive molto più a contatto con la natura e quindi i propri piccoli, i propri cuccioli, sono più colpiti dalla malattia e dalla morte. Il fatto che io avessi un rapporto di fiducia e di collaborazione con i Medici con l’Africa già da qualche anno, ha fatto sì che fosse assolutamente naturale indirizzare a loro questo sforzo, questo potenziale energetico, in modo che lo potessero portare laddove la legge di natura è quella che prevale e quindi, molto banalmente, che la morte di un bambino in Italia potesse in qualche modo concludersi con la sopravvivenza di altri bambini”. Le parole di Niccolò sono molto toccanti nel ricordo del suo recente viaggio in Angola dove è andato di persona a controllare i lavori che il progetto finanzia. L’obiettivo iniziale di raccogliere 65.000 euro è stato raggiunto con il concerto di agosto. “Il secondo obiettivo che ci siamo posti, attraverso la vendita di questi DVD è di K

raccogliere altri 30.000 euro per garantire il rifornimento di medicinali, materiali e spese mediche e il funzionamento del reparto per un anno. Siamo a 4500 DVD venduti ed essendo riusciti a strappare 5 euro su 8,90 a cui è venduto, che vi assicuro non è poco, a 6000 DVD raggiungiamo il tetto che ci siamo prefissi.” Lo stretto rapporto con i Medici con l’Africa che insieme a lui presentano il progetto in tutti gli incontri pubblici, rende l’esperienza concreta e reale. “Nel momento in cui segui un progetto da vicino ti rendi conto che non c’e una generica beneficenza, non pensiamo di risolvere la piaga della carestia, ma ci siamo resi conto che una somma di denaro si traduce in opere concrete: letti, generatori di ossigeno…” Parole di Lulù a fine gennaio era primo nella classifica delle vendite! Il cofanetto contiene il dvd del concerto e il singolo Parole parole, cantato da Fabi e Mina, che era la canzone preferita di Olivia. Acquistare questo disco non è solo un gesto di solidarietà, ma anche la possibilità di rivivere, attraverso una sintesi delicata, poetica e raffinata, una giornata magica, irripetibile e straordinaria, che ha visto per 15 ore succedersi più di 50 artisti italiani, Gazzè, Baglioni, Cristicchi, Bersani, Silvestri, Marcotulli, Ruggeri, Mussida, Elisa, Jovanotti, Moranti, Agnelli, Mannoia…. ognuno dei quali ha cantato le proprie parole per Lulù. Il concerto si conclude a notte fonda con Fabi che canta la canzone che aveva scritto per la nascita di Olivia, Attesa e inaspettata, ribadendo ancora una volta, nel buio attenuato da una luna calante chi viene alla luce illumina!!! www.paroledilulu.it


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letteratura

testo: Gianluca Mercadante

A I LV SI E N LLO A V A

T

e r e c es r c i d ine d u t i l o s La

enersi per mano. Guardarsi negli occhi. Giurare l’una all’altra che mai niente al mondo potrà separarle. Improvvisare sgraziati balletti nel bagno di casa, la finestra spalancata, perché tutti possano sbirciarvi – e non sono in pochi a permettersi di farlo, nell’agghiacciante agglomerato urbano di via Stalingrado. Abbracciarsi alla fine nude, ed eccitate, i corpi raccontati nei gesti, un incontrarsi di labbra che a malapena si sfiorano, di carezze che non osano, né vogliono, né possono oltrepassare quella soglia determinata dalle paure, dalla retrocultura, dall’ambiente in cui si cresce. Dall’età. Anna e Francesca hanno 14 anni sì e no e sognano di raggiungere a nuoto l’isola d’Elba, che dalla spiaggia di Piombino si nota distin-

tamente. Anna è sorella di un ragazzo che lavora presso la vicina acciaieria, uno degli ambienti in assoluto più centrali nel mondo narrativo che fa da sfondo alle vicende di Acciaio (Rizzoli, pp. 358, € 18), romanzo d’esordio della ventiseienne scrittrice biellese Silvia Avallone. Il padre, di contro, è un perfetto fallito; la madre, almeno, sta forse smettendo di arrendersi all’evidenza. Il papà di Francesca invece preferisce trascorrere il tempo affacciato al balcone, spiando col cannocchiale la figlia mentre è al mare, a giocare con le onde insieme all’amica Anna. Non sempre, però. Non tutti i giorni. Non quando le ha poi espresso tra le mura domestiche il proprio parere su come, secondo lui, Francesca si comporta e si atteggia, soprattutto coi maschi. Nessun genitore conosce di meno sua figlia. Fatto sta: è difficile crescere, oggi. Non solo a Piombino, ma in tante parti d’Italia. Silvia Avallone ha sollevato la propria voce su questo e altri temi, raccontando lo spaccato di un’Italia del 2001, un’Italia appena passata, tutta vorticante attorno al cuore nevralgico che da una parte ancora la sostiene e dall’altra la disillude: l’acciaieria, quel polmone scuro alle spalle dell’agglomerato urbano e del mare, che soffia stipendi e risucchia vite. Così tetro e pulsante che sembra sia stato eretto con le macerie dei sogni infranti. Vincitore all’ultima edizione del Premio Campiello, sezione Opera Prima, del romanzo Acciaio si è ampiamente discusso di recente a Vercelli, in un’affollata quanto attesissima serata del ciclo d’incontri letterari “Parola all’Autore”, a cura dell’Assessorato alla Cultura del

Comune di Vercelli e del Sistema Bibliotecario e Archivistico della Piana Vercellese, in compartecipazione con Arca, Circolo dei Lettori e Regione Piemonte. L’Assessore alla Cultura Piergiorgio Fossale e il presidente del Circolo dei Lettori di Torino Luca Beatrice hanno perciò dialogato con la giovane scrittrice, che ha poi trovato ad attenderla anche i microfoni di “Nella Nebbia”.

In Acciaio i fondali su cui si muove la vicenda sono in principio tre: il mare, l’agglomerato urbano di via Stalingrado, dove i protagonisti abitano, e l’acciaieria. Perché hai scelto proprio questi tre elementi? Osservando il paesaggio di Piombino, risalta subito all’occhio una sorta di contraddizione interna: da una parte si scorge appunto l’isola d’Elba, col suo lusso e le sue distrazioni, a uso e consumo pressoché esclusivo di un turismo agiato; dall’altra appare invece il luogo di una quotidiana fatica senza più sguardi sul futuro, senza più alcuna possibilità d’intravvedere quell’orizzonte di giustizia sociale che un tempo la fabbrica poteva offrire ai “suoi” lavoratori. Dunque, l’elemento centrale nel mio romanzo resta la fabbrica. La fabbrica come grande fornace – anche mitologica, se vogliamo -, la fabbrica come luogo che ancora esiste benché non più nella forma che poteva avere negli anni Sessanta, la fabbrica come posto in cui ci s’impone di faticare allo scopo di costruire qualcosa. Il mare è il suo esatto contrario: rappresenta la via della fuga, la via che porta all’isola.


letteratura diverso, di felicità immediata, consumata, arrivando perfino laddove nessuno avrebbe mai creduto prima d’allora che un sogno potesse attecchire. In fabbrica, per esempio. È fatale quindi individuare proprio nel 2001 i primissimi germi di un cambiamento che ha poi condizionato molto questo decennio.

L’agglomerato ricorda a tratti un romanzo di Testori, Il Fabbricone. Altra realtà, altra epoca, identico “osservatorio sociologico”. Ti sei ispirata a qualche opera del passato per meglio caratterizzarlo, come luogo? Ho letto molti esempi di letteratura industriale, testi di parecchi anni fa. Penso a Volponi, a Toscana, a Bianciardi. Del resto, non c’è nessuna via Stalingrado a Piombino, è un quartiere-metafora che, per me, esiste in tutta Italia. Ne ho visti tanto a Sesto S. Giovanni quanto in alcune zone di Palermo. Ghetti sociali ed economici, sicuramente, ma anche realtà sparse, dove, dietro la fatiscenza, dietro gli intonaci che cadono a pezzi giù dalle facciate, si coltiva gioco forza una tale energia umana, una tale idea molecolare di comunità fra persone, che è difficile riscontrare altrove. Ricominciare da lì, significa per me ricominciare a raccontare l’Italia dal suo lato più fertile. Infatti hai raccontato il lavoro in un momento in cui, forse, ancora ce n’era un po’. È per questo che hai scelto il 2001 come momento storico della narrazione? Il 2001 ha secondo me segnato l’inizio di un processo che esplode sotto i nostri occhi soltanto ora. È l’anno del Ground Zero, come tutti sappiamo, ed è anche, per noi italiani, l’anno in cui il governo Berlusconi è entrato di fatto in vigore, facendosi portavoce di un sogno

Quando hai iniziato a scrivere? Da sempre, direi. Non credo che scrittori ci si nasca, ma se vado indietro nel tempo i miei ricordi in questo senso partono addirittura dalle elementari. Aver imparato una poesia di Pascoli a memoria, Novembre, mi ha incatenata alla scrittura, al mondo dell’immaginazione, della parola scritta. All’ultima edizione del Premio Campiello, Acciaio si classifica primo, nella sezione Opera Prima. Ci racconti come hai vissuto, da esordiente, quest’esperienza? Un premio, per quanto ambito e importante, lusinga sempre, è ovvio, ma non potrà mai pareggiare la risposta dei lettori come esperienza che ha più inciso nella mia vita. Un esordio, comunque, non definisce un autore, segna solo l’inizio di un lungo e faticoso cammino. Ne ho ancora tanta, di strada da fare!...

Nel descrivere l’acciaieria, utilizzi le parole “ossessione autosufficiente”. La stessa espressione, non la si potrebbe riferire alla scrittura? (Ride) In parte, sì, decisamente. La scrittura, se volta alla composizione di un romanzo che vuole raccontare un piccolo mondo, è totalizzante. Credo si assuma in questi casi l’atteggiamento contrario a quello che si adotterebbe nello scrivere un’opera autobiografica: è un immedesimarsi, un dimenticarsi completamente di sé, allo scopo di osservare la storia dalla giusta distanza, con uno sguardo assolutamente amichevole – perché, sia chiaro: io sto dalla parte dei miei personaggi, li difenderò sempre a spada tratta. Tuttavia, questo non mi risparmia dal calarmi completamente in un mondo altro, il che è molto diverso, immagino, dal raccontare una vicenda personale e intima.

In quanto a strada, Anna e Francesca ne stanno già facendo parecchia, di libreria in libreria. Ma a Piombino, e in giro per il mondo, ce ne sono tante, di Anna e di Francesca. Pensi che altre ragazzine loro coetanee, e di questi anni, possano riconoscersi in quello che hai scritto a proposito della solitudine di crescere? Girando diverse parti d’Italia anche attraverso gli istituti scolastici, dove sono spesso stata invitata a parlare del mio libro, ho potuto incontrare tantissime Anna e Francesca, sparse un po’ ovunque. Dialogando con loro, mi hanno resa partecipe di un forte coinvolgimento emotivo, scaturito soprattutto dalla disillusione che gli adolescenti di oggi provano verso le generazioni passate – e, in modo particolare, verso quella appena passata. La consapevolezza di aver avuto alle spalle dei cattivi esempi con cui raffrontarsi, e di averli davanti tuttora, ha fatto sì che in molti di loro germogliasse del risentimento. C’è davvero un senso di grande solitudine nell’atto di crescere. Al contempo, vedo questi adulti del futuro pronti, agguerriti, e quindi sono convinta che, presto o tardi, raggiungeranno l’Elba. Si ringrazia per la preziosa collaborazione Rosanna Paradiso, ufficio stampa RCS.

con il contributo di

E’ stata prorogata fino al 27 febbraio la mostra Divo Carolo. Carlo Borromeo pellegrino e santo tra Ticino e Sesia ospitata dal Museo Borgogna e dal Museo del Tesoro del Duomo, promossa dall’Arcidiocesi di Vercelli e dalla Diocesi di Novara. L’evento coinvolge e collega più enti territoriali, di tutela e museali portando in città pregiate opere, anche inedite o mai esposte al di fuori delle loro sedi. Di particolare rilievo sono le opere provenienti dalla Basilica del Sacro Monte e dalla Pinacoteca di Varallo, dal Museo di Oleggio, oltre che dalle chiese del territorio novarese e vercellese. La mostra è un omaggio a Carlo Borromeo per celebrare l’anniversario della sua canonizzazione, proclamata da Papa Paolo V il 1° novembre del 1610. Attraverso testimonianze documentali, dipinti, sculture e paramenti sacri, si ripercorre il cammino del santo aronese da Milano verso Torino in occasione della prima Ostensione della Sindone, nell’autunno del 1578.

Sarà possibile visitare le due sezioni della mostra usufruendo del biglietto cumulativo a 10 euro che comprende anche l’accesso alle due collezioni museali. Museo Borgogna Intero: 8,00 € Ridotto gruppi (minimo 15 persone), universitari e convenzionati (soci TCI, USCard, ICOM, Italia Nostra, Meridiani d’Europa, Vercelli Viva, FMR Symposium): 6,00 € Ridotto bambini, insegnanti e studenti (fino a 18 anni): 3,00 € Abbonamento Musei: accesso libero con tessera valida

Orari d’apertura Museo Borgogna Lunedì Da martedì a venerdì Sabato Domenica

Museo del Tesoro del Duomo Intero: 5,00 € Ridotto gruppi (minimo 15 persone), universitari e convenzionati: 4,00 € Ridotto bambini, insegnanti e studenti (fino a 18 anni): 3,00 € Abbonamento Musei: accesso libero con tessera valida

Museo del Tesoro del Duomo Lunedì chiuso Da martedì a venerdì dalle 15 alle 17.30 Sabato dalle 10 alle 12.00 dalle 15 alle 18 Domenica dalle 15 alle 18

chiuso dalle 15 alle 17.30 dalle 10 alle 12.30 dalle 10 alle 12.30 dalle 14 alle 18

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fotografia

testo: marco cassisa

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i prenda, ad esempio, la fotografia di un volto, colto nel folto della folla; ne emergono i lineamenti, ma quel che più addensa l’attenzione dello spettatore è la luce dello sguardo, potente, acuto, funge da richiamo. Si appoggi, quindi, metaforicamente, l’orecchio alla fotografia e si permetta a quel volto di raccontare la sua storia; un racconto di un’altra epoca e proveniente da un luogo probabilmente noto, ma per il momento non necessariamente significante. Questo esperimento di narrazione per immagini o, meglio, proveniente dalle immagini, è il pregio che racchiude in sé il “Festival di Fotografia Storica Memorandum”, la cui seconda edizione si svolgerà dal 18 al 27 marzo in Piemonte. Due città ospitano l’iniziativa, Torino e Biella, ma ben quattro saranno le sedi espositive: il Museo Regionale di Scienze Naturali nel capoluogo sabaudo, dove la manifestazione verrà inaugurata appunto il 18 febbraio alle ore 18, e, nella provincia laniera, lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e la Fondazione Sella, dove saranno inaugurate venerdì 25 febbraio rispettivamente alle ore 18 e alle ore 18.45, mentre sabato 26 febbraio alle ore 21 apriranno a Città Studi - polo universitario della città -, per chiudersi anche qui il 27 marzo come a Torino. Dopo il successo della prima edizione che ha contato più di 20.000 visitatori tra Torino e Biella, su iniziativa dell’Associazione Stilelibe-

ro, con Alessandro Luigi Perna e Fabrizio Lava che ne sono ideatori e curatori, la manifestazione continua a perseguire gli scopi per cui è stata concepita: da una parte valorizzare milioni di immagini fotografiche storiche conservate negli archivi grandi e piccoli, noti e meno noti, piemontesi, italiani e internazionali rendendoli “visibili” e fruibili al grande pubblico con mostre, fotoproiezioni, cataloghi e incontri. Dall’altra indagare su come la fotografia, strumento artistico e di comunicazione per eccellenza, figlio della società contemporanea e sua memoria collettiva, abbia registrato la realtà nei suoi molteplici aspetti a partire dalla metà del XIX secolo fino agli ultimi decenni del secolo successivo. Oltre alla diffusione di questo ricchissimo patrimonio culturale “nascosto” negli archivi, il progetto si propone di avviare una discussione sui temi e le problematiche legate all’archiviazione, che coinvolgendo addetti ai lavori, studiosi e studenti, dia vita ad una rete attiva di soggetti che operano in questo settore e che in tal modo “influenzino” l’archiviazione di importanti testimonianze storiche. Il festival si compone di ventidue mostre (molte delle quali in anteprima) tra vintage, riproduzioni digitali e fotoproiezioni distribuite tra Torino e Biella, di uno spettacolo teatrale ispirato ai lavori di uno degli autori in mostra, e di un workshop dedicato agli archivi fotografici delle fondazioni patrocinato dalla ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa.


MONTECAVALLO

la sarà esposta la selezione dal titolo I Balcani di Giancarlo Terreo; infine, alla Fondazione Sella, si potranno ammirare due mostre di taglio storico: Ritratti dell’Unità d’Italia (Museo Nazionale del Risorgimento di Torino) e L’Italia Fascista (Archivio del Touring Club Italiano). In questa notevole messe di immagini, non sarà affatto difficile comprendere come gran parte delle identità, dei passaggi epocali che l’umanità tutta ha affrontato, sono stati non solo registrati attraverso l’impiego della documentazione fotografica, ma spesso da essa sono stati in parte determinati. Si pensi alla diffusione delle immagini riportate al ritorno dai diversi esploratori di inizio secolo, o alla possibilità data dalla fotografia di mostrare a migliaia di persone gli ultimi ritrovati della tecnologia, fossero essi automobili, velivoli, architetture o altro. La fotografia ha contribuito in maniera determinante alla costruzione di una memoria storica condivisa degli ultimi 150 anni. Attraverso le immagini i fotografi hanno raccontato ogni evento che il mondo ha vissuto e hanno indagato ogni piega più riposta della realtà che ci circonda. La fotografia, infatti, nasce nella prima metà dell’800 e da allora si diffonde in tutti i paesi occidentali con una rapidità impressionante. A essa si dedicano all’inizio soprattutto pittori che individuano nel nuovo mezzo lo strumento più effi-

Castello di

Partecipano all’iniziativa, in qualità di partner o come fornitori delle mostre, numerose fondazioni, musei, case editrici, archivi privati di aziende, archivi storici di agenzie fotografiche, enti pubblici e privati. Nella logica che ha contraddistinto la prima edizione del Festival nella scelta delle mostre, numerosi sono gli argomenti affrontati, avendo i curatori ben in mente uno degli obiettivi principali della manifestazione: raccontare la società (o le società dei vari paesi e continenti) degli ultimi 150 anni attraverso la fotografia, affrontando i più diversi argomenti che coinvolgono l’attività dell’uomo e della natura, e nello stesso tempo riflettere su come la realtà sia registrata dalle immagini nel corso del tempo. Ma quest’anno è anche stata data particolare attenzione alle mostre che ripercorrono la storia del nostro paese nel 150° dell’Unità d’Italia. Sono perciò molte le esposizioni che raccontano episodi della storia italiana dalla fine dell’800 agli ultimi decenni del ‘900. Questo l’elenco delle selezioni che verranno esposte, a cominciare dalle mostre presenti a Torino (tra parentesi le provenienze): Cesare Colombo. Nel paese del Design; Romano Cagnoni. Israele; Il Biellese Perduto di Alfonso Sella (Centro di documentazione sul Biellese – Docbi); L’Italia di Giancarlo Terreo (Fondazione Cassa di Risparmio di Biella); Domenico Riccardo Peretti Griva, fotografo per passione (a

Azienda Vitivinicola Maria Reda

fotografia

La nostra produzione: cura di Giovanna Galante Garrone e Chiara Maraghini Garrone; in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema); Erminio Sella in America (Fondazione Sella); The Imperial Trans-Antarctic Expedition 1914-1917 (di Frank Hurley / Royal Geographic Society); Il ritratto infantile (Museo di Fotografia Contemporanea); Gli albori dei viaggi spaziali (Archivio Nasa); In pista! L’automobilismo sportivo tra le due guerre mondiali (Fondazione Pirelli); British Mood – L’Inghilterra anni ’50 (Tips Images); La guerra di Crimea negli archivi La Marmora: le fotografie di James Robertson, gli acquerelli di Vittorio La Marmora, i disegni di Jane Bertie Methew; Guido Piacenza e il volo in areostato (Fondazione Piacenza). Tutte queste mostre saranno visitabili dalle ore 10.00 alle ore 19.00, tutti i giorni tranne il martedì; il biglietto si aggiunge a quello ordinario per l’ingresso al Museo. A Biella, invece, le mostre visitabili gratuitamente a Città Studi saranno: Il potere della Lupara. La Sicilia anni ‘50 di Duilio Pallottelli (L’Europeo– RCS); Avventura Africana: la collezione Robecchi Bricchetti (Musei Civici di Pavia); Alla conquista del West (USA National Archives); Fronti di Guerra: il primo conflitto mondiale dalla Francia al Medio Oriente (Fototeca Storica Ando Gilardi); L’immagine del reato. Le fotografie nei fascicoli del Tribunale di Biella 1890-1930 (Archivio di Stato di Biella); Raimondo Giuseppe Viana: lo scenografo di gruppo (Archivio Viana – Comune di Candelo, BI). Allo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biel-

cace per riprodurre la realtà. Molto presto si sviluppano i primi studi fotografici specializzati in ritratti, ma è con le prime fotografie provenienti dalla Guerra di Crimea e dalla Guerra Civile americana che si evidenziano le potenzialità della fotografia come strumento giornalistico. Ben presto nasce anche la fotografia di viaggio grazie agli scatti di fotografi al seguito degli esploratori e dei missionari. Quelle stesse immagini provenienti da paesi lontani e poco conosciuti sono il primo esempio di fotografia etnografica e antropologica. Nella seconda metà dell’800 nasce la fotografia scientifica e industriale, ed è proprio nello stesso periodo che nasce anche la fotografia erotica e pornografica. Con i primi del ‘900 tutti gli ambiti della società sono indagati dalla fotografia: la produzione di immagini diventa incessante durante la prima guerra mondiale sia a scopo giornalistico che di propaganda. Ma è con gli anni ‘30 e la nascita dei giornali illustrati in Germania, Francia e Stati Uniti che la fotografia si afferma in maniera definitiva nel giornalismo. Resterà padrona incontrastata dell’informazione fino alla diffusione di massa della televisione in tutto il mondo, nella seconda metà degli anni ‘70. Memorandum è realizzato grazie al contributo di diversi partner pubblici, quali la Regione Piemonte tramite il suo Assessorato alla Cultura, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella; l’iniziativa beneficia inoltre del patrocinio della Provincia e Comune di Torino e della Provincia di Biella.

CAJANTO CASTELLO DI MONTECAVALLO ARALCADER BIONDIN KYLIX

Azienda Agricola Reda Maria Via per Chiavazza, 30 - Vigliano Biellese (BI) Tel. e fax 015.8123092 - cell. 348.2351455 info@castellodimontecavallo.it www.castellodimontecavallo.it

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territorio

testo: roberta invernizzi

vercelli

N I A R FIE 1 1 0 2 PO M A C

L’

associazione tra il Vercellese e la risicoltura è quanto di più immediato possa venire in mente pensando al nostro territorio. E se davvero il paesaggio rurale della Provincia è il simbolo della cultura e della storia economico-sociale di queste zone, niente è più lontano da una tradizione asfittica o arretrata rispetto all’evoluzione moderna. L’agricoltura non è un mondo di e per anziani, che si può raccontare solo attraverso istantanee in bianco e nero, odore di stallatico e sudore d’animale, contrapposto al mondo apparentemente più seduttivo dei servizi e dell’industria, contesto urbano tutto tecnologia, schermi di pc e superfici patinate multicolor. Antico vs moderno, passato vs futuro, insomma, sono dicotomie riduttive che falsificano la realtà. Parlare di agricoltura, oggi, significa parlare di una dimensione del vivere e del produrre connessa a valori di bellezza e genuinità, estremamente attenta all’efficienza, alle esigenze del mercato globale e quindi percorsa da vivaci confronti alla ricerca di soluzioni e tendenze sempre nuove; significa parlare di ambiente e di occupa-

, o ann ’ t es a Anche quin ena c s a r u t l o e c i r ne o i l’ag z i d a r t a r f i l l ne o i z a Verce v o inn zione, alimentazione, salute e qualità della vita. Incontriamo Gian Mario Fra, il Presidente dell’A.N.G.A., l’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori di Vercelli, alla vigilia dell’apertura della Fiera in Campo 2011, edizione numero 34: per gli addetti ai lavori una tre giorni imperdibile, per i curiosi un’occasione preziosa di svago che si distingue da sempre per la qualità dell’organizzazione e per la ricchezza del programma. Il tam-tam sui forum specializzati è iniziato da tempo; sono attesi 20.000 visitatori, la superficie espositiva si estenderà per più di 15.000 mq e gli standisti, come ormai è consuetudine, si sono assicurati già dallo scorso anno il loro posto. Gian Mario Fra ci conferma che le novità non mancano mai per mantenere viva l’attenzione rivolta a questo settore essenziale dell’economia, sia in termini tecnici e gestionali, sia sul piano della comunicazione; la stessa composizione dell’A.N.G.A., 50 soci fra i 18 e i 40 anni, imprenditori, studenti e liberi professionisti, attiva a Vercelli dal 1976 per tutelare e promuovere le imprese agricole, è rappresentativa dell’eterogeneità dei punti di vista dai quali si può guardare oggi al mondo dell’agricoltura.


vercelli

Proprio a partire dalla Fiera in Campo, l’A.N.G.A intende far sì che le iniziative tematiche organizzate sul territorio locale siano sempre meno episodi d’incontro circoscritti e divengano piuttosto tappe di un percorso continuativo di dialogo fra enti, istituzioni e associazioni per meglio comprendere il valore che un’agricoltura all’avanguardia può fornire al territorio. L’A.N.G.A, quindi, svolge la sua attività continuativa, senza scopo di lucro, soprattutto tessendo e consolidando la rete di interazioni con interlocutori rilevanti, sullo scenario locale (partnership di rilievo sono quelle con Ascom, ATL, Baraggia, BPN, Camera di Commercio, Comune di Caresanablot, Comune e Provincia di Vercelli, Confagricoltura, Glocal Value), nazionale e internazionale. In particolare, recentemente la scelta dell’ANGA è stata quella d’intensificare la collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, nella direzione di un consolidamento culturale basato sulla formazione e sul coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. In questo senso va letto anche il ritorno, nel prossimo mese di maggio, dell’iniziativa Ascom “La fattoria in città”, una sorta di “invasione” assolutamente pacifica della campagna nell’area urbana di Vercelli che dal 2005 rappresenta un’opportunità di conoscenza ed esperienza diretta del mondo agricolo, con i suoi protagonisti (mucche e pecore, cavalli, cani, ma anche cibi squisiti, pronti da assaggiare), anche da parte dei più piccoli, affinché scoprano, divertendosi e apprendendo insieme, le caratteristiche della loro terra. “Conoscere il territorio in cui si cresce”, sottolinea Gian Mario Fra, “è fondamentale per comprenderne concretamente risorse e problematiche, per viverlo autenticamente e per progettare il proprio futuro, magari al servizio di una comunità che può dare molto attraverso la valorizzazione delle sue radici e il costante rinnovamento delle sue peculiarità storiche. Per partecipare alla vita del proprio territorio è necessario conoscerlo. Per questo, il mondo dell’istruzione e della cultura, dalle scuole di ogni ordine e grado ai musei,è stato e sarà in modo crescente coinvolto da A.N.G.A.: nell’ambito della Fiera in Campo di quest’anno, tutta la giornata di attività di venerdi con-

sisterà in un enorme ed articolato laboratorio didattico; nello stesso giorno, sarà anche assegnato il 2° premio “Innova”, una borsa di studio di 3.000 Euro a favore di progetti di scuole superiori o universitarie dedicati all’agricoltura.” Scorrendo il programma della manifestazione, sabato e domenica saranno dedicati alle prove in campo, momento essenziale della Fiera, soprattutto per gli “addetti ai lavori”, ad esposizioni statiche, degustazioni di prodotti di eccellenza enogastronomica, convegni e infine, la domenica pomeriggio, alla festa dei bambini animata dalla mascotte Baldino. La Fiera in Campo risulta, inoltre, orientata ad incrementare la sua vocazione europea attraverso il progetto “Eurice”, di cui Vercelli è capofila: il progetto concerne l’agricoltura sostenibile ed è volto a trovare soluzioni comuni ai problemi legati al mondo risicolo nell’ambito dell’Unione Europea. Avremo quindi l’onore di ospitare la parte conclusiva di “Eurice” che si terrà nell’ambito della Fiera in Campo 2012 con delegazioni da tutta Europa, a conferma dell’elevato livello scientifico delle ricerche e delle attività attualmente in corso nel mondo della biotecnologia applicata alla difesa delle colture. D’altra parte, sul piano delle sponsorizzazioni, per la seconda edizione consecutiva New Holland Agricolture, leader mondiale tra i produttori di macchine per l’agricoltura, ha riconosciuta la Fiera vercellese come la principale fiera europea dedicata al riso. Vetrina, festa, laboratorio, crocevia d’incontri, spettacolo e occasione di convivialità: la Fiera in Campo si conferma come momento prestigioso e di notevole richiamo nel calendario degli eventi vercellesi.

34^ Fiera in Campo – venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 marzo 2011, a Caresanablot (VC), all’interno degli spazi dell’Ente Fiere gestito da Expoblot; www.angavercelli.it

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c’

o p o Jac Massa

MUSICA

testo: marco guerrieri

a l l e d ie v Le o n o s a c si u m infinite!

è chi l’America la trova in Italia, chi in Inghilterra, chi in America per l’appunto e chi… in Bielorussia! Poi c’è da capire cosa significhi essere famosi e quanto relativo questo concetto sia… perché una sera puoi suonare davanti ad uno sconfinato pubblico delirante per la tua musica e il giorno dopo ritrovarti ad un motoraduno alle porte di Vercelli ed esibirti davanti al fonico e a due vecchietti che prendono il fresco sotto una piola. Non ho perso il senno, almeno non per questo mese, ma sto par-

lando di Jacopo Massa e della sua doppia vita. Ci siamo conosciuti una sera ad un suo concerto all’Area 24, mi è piaciuto subito sia il timbro della voce che la presenza scenica, e tra me e me ho pensato: ecco l’ennesimo piccolo grande fenomeno musicale che solo Vercelli sa partorire con così tanta facilità! Chissà se riuscirà a farcela? Passano molti mesi e un comune amico mi chiama per parlarmi di questo talentuoso ragazzo di Olcenengo che sta spopolando nei paesi dell’Est, ho quindi sentito l’esigenza di raccontare cos’è successo e quanto strano sia il GlobalMondo nel quale viviamo. Incominciamo dal principio: Jacopo Massa nasce a Vercelli il 31 Maggio 1987 e mostra sin da bambino una spiccata predisposizione per la musica e le arti figurative, tanto da condizionare tutta la sua crescita: già a 6 anni infatti si esibisce sul palcoscenico, sia come solista sia nel coro della scuola e dopo pochi anni partecipa a trasmissioni musicali radiofoniche e televisive nazionali. Si diploma al Liceo Artistico Casorati di Novara e frequenta tuttora il Centro Vercelli Musica studiando chitarra. Il 2006 è l’anno che segna profondamente il suo cammino: Jacopo incontra in Italia i Litesound, un famoso gruppo pop-rock bielorusso, ne nasce subito una forte intesa e un’importante collaborazione artistica che lo porta a compiere diversi viaggi in Bielorussia, Lettonia e Russia e in uno di questi viaggi, a Minsk, scrive e registra con loro la canzone “Solo per te”. Si tratta di un pezzo bilingue che per mesi rimane nella hit parade delle radio bielorusse e dal 2010 il video viene trasmesso ad alta rotazione su MTV ed entra a far parte della Top10 dei best music videos dei Paesi Baltici. Per Jacopo è un sogno che si realizza, quello di potersi esibire in grandi concerti, essere riconosciuto per strada, essere insomma davvero una pop star! C

M

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CY CMY

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Jacopo ci racconta di come se sei famoso a Minsk lo sei in tutto il Paese, anche grazie al fatto che gli abitanti in Bielorussia sono soltanto 12.000.000, e di come il mito Italia sia ancora molto forte in tutti i paesi dell’Est: “si aspettano che tu, da italiano, confermi l’idea romantica che hanno del nostro Paese. I Bielorussi adorano Toto Cutugno e Adriano Cementano e quindi mi sono ritrovato da una parte a sentirmi di dover sostenere fortemente quest’idea e dall’altra di far anche capire che si può essere italiani anche in altri modi, nel mio ad esempio…” Ma a volte le cose sono proprio strane e le vie per il successo ancora di più, e così ti ritrovi dopo pochi giorni nuovamente in Italia, dove l’onda della tua hit non è arrivata con la stessa potenza e quindi con i piedi ben piantati a terra riprendi a scrivere canzoni, lo fai con più consapevolezza, con più ispirazione e con una nuova band. Da questi rinnovati stimoli nasce “Energia Emotiva”, il primo album interamente scritto e prodotto da Jacopo che lo definisce così: “Energia Emotiva è tutto ciò che è vivo e vero. E’ la parte più importante di noi. E’ il ricordo del passato, lo stimolo del presente, la speranza del futuro. Energia Emotiva è ovunque. E’ un insieme di lettere, suoni, numeri e colori che creano emozioni e sensazioni uniche. Energia Emotiva è immaginazione. Energia Emotiva è un album senza fine.”

Com’è giusto fare in questi casi non ci resta che augurare a Jacopo Massa di continuare a fare ciò che sente e di avere il successo che merita, e per chi fosse interessato e curioso nel saperne di più possiamo consigliare di cercarlo in rete su Amazonmp3, Napster, Rhapsody, Emusic, Vodafone Live, Nokia Music Store, 3, One Italia, Musiwave SFR / Orange, Sonynetservice, Spotify, etc.


PIN-UP

testo: Elisabetta Dellavalle / foto: Michele trecate

o t i t e p p a l’ o d eggen l vien F ritto tanto, ma soprattutto misto: è la piacevolezza di un piatto che sa di essere tutto tranne che leggero. Le parti meno nobili del maiale che vengono fritte in abbondante olio di oliva ne sono il corpus principale; sta in questo suo essere di tutto un po’, sta nella possibilità che dona al commensale di poter scegliere di volta in volta, di poter cambiare gusto e sostanza ad ogni boccone, la meraviglia. Scelta, possibilità, varietà, divertimento, colore, forma. E’ un piatto giocoso, che piace ai bambini, che affascina la tavola,

che dona allegria. E’ il piatto delle feste e delle nozze, piatto conviviale, piatto “educato”, di chi mangia un po’ di tutto:

‘Avvezzatevi a mangiare d’ogni cosa se non volete divenire incresciosi alla famiglia. Chi fa delle esclusioni parecchie offende gli altri e il capo di casa, costretti a seguirlo per non raddoppiar le pietanze’. Così scrive Pellegrino Artusi, sorridente ed ironico filosofo del

buon vivere ancor prima che inventore di quella Scienza in cucina, il manuale del mangiar bene che va a ruba da quando fu da lui scritto, ed edito dalla tipografia Landi di Firenze, nel 1891, grazie al quale ci dona non solo centinaia di ricette, ben 790, ma una vera e preziosa fotografia del mondo culinario in genere. Un vero successo editoriale, che arriva fino a noi grazie a Salani e poi Bemporand, Marzocco, Garzanti, Malipiero, Einaudi e Mursia, tra le tante, e poi Rizzoli, per un’opera ed un autore che hanno segnato la Storia d’Italia e che meritano puntata a parte.

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pin-up

E’ misto, quindi, e fritto di certo, ma con quella tal leggerezza che deriva da quella sapienza della gastronomia contadina, l’unica che riesce a rendere piacevole ogni parte di quel maiale di cui, macellato una volta all’anno, non si deve sprecare nulla. Ed è proprio dalla necessità di mangiare subito quelle parti molli e meno nobili del maiale, accompagnandole, per stemperarne l’eccessiva forza espressiva, con frutta ed altri sapori dolci, che nasce un piatto unico e stravagante, unione magica di dolce e salato. E’ un piatto piemontese, ma fortemente esotico, che ricorda, nei sapori, certa cucina araba ed orientale, famosa per aver saputo coniugare mieli, datteri ed uvetta alle carni di agnelli e piccioni e, nella sua presentazione estetica, a tante piccole magiche forme più o meno geometriche di frittini sconosciuti finchè non li assaggi, cioè la cucina giapponese dei tempura ora alla moda. Molte le ricette e le varianti. Capìta, ai piatti non codificati, di divenire ostaggi nelle mani di cuochi un poco azzardati e quindi di

subire così pericolose ed inutili esasperazioni: cosce di rana, carciofi o finocchi, carote, ananas, albicocche essiccate, pera o quant’altro si possa aggiungere a piacere, non sono che aggiunte inutili e pesanti ad un fritto misto che ha già, nella sua composizione originale, saputo dosare dolce e salato, morbido e secco, forte e gentile in egual misura. Quindi, per mantenerci nella tradizione ed onorare chi la onora, eccovi la ricetta ufficiale della Confraternita del Fritto Misto Piemontese, ovvero dell’Accademia della ‘fricia’ che, con sede ufficiale nel Ristorante del Sacro Monte di Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria, da tempo si dedica alla conservazione ed alla divulgazione dei sapori della cucina piemontese: “(…) la nostra fricia è frutto di una ricerca condotta sul territorio per individuare tutti gli ingredienti che era abitudine preparare sulle colline racchiuse tra Casale Monferrato e Asti. Quindi il nostro fritto

misto è alla monferrina. Esso si compone di nove parti salate, cinque dolci, più gli accompagnamenti: bistecca di maiale, bistecca di coscia di vitello, salsiccia di puro suino, filoni, animelle, cervelle, fegato bovino, polmone bovino, granelle, friciulin di semola, friciulin al cioccolato, bignola al cioccolato, mela (in pastella), amaretto (in pastella)”. Si tratta di una ricetta complessa in ogni suo momento: è difficoltosa, oggi, la ricerca minuziosa delle singole parti del maiale da cucinare e laboriosa la sua esecuzione, perché ogni componente del fritto, preventivamente preparato, quindi o lessato, o pulito, o spellato o battuto, va fatto passare successivamente in farina di grano, uova sbattute e pane grattugiato, quindi arriva la frittura in abbondante olio bollente per una doratura né poca né troppa. E’ importante poi che il piatto giunga subito in tavola, subito in bocca, perché nulla può essere peggio di un fritto freddo e, purtroppo, può capitare, del giorno prima.

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“Casa mia, colazioni e pranzi veloci di lavoro in un ambiente di classe, ma informale, dove poter gustare ottimi vini, serviti anche al calice. Cucina mediterranea, con pesce di ottima qualità e carni scelte, ideale per cene uniche vissute in un’atmosfera accogliente e calda proprio come quelle di casa.”

tel. (+39) 0161.501326 Aperto tutti i giorni tranne lunedì e sabato a pranzo


arte

e r o am ’ d o t t a o Ultim

testo: marco cassisa

U

na delle mostre-evento più apprezzate dell’ultimo periodo chiuderà i battenti a Palazzo Reale di Milano nel mese di febbraio: con il titolo di “Ultimo atto d’amore” si sono incontrate le sensibilità artistiche di due protagonisti indiscussi dell’arte e della cultura dello scorso secolo, il pittore Mimmo Rotella e la poetessa Alda Merini, spentasi a Milano due anni fa e per la quale questa mostra rappresenta l’omaggio sentito della sua città, così amata e così sensibilmente rappresentata nell’opera dell’artista. Una Milano dunque da vedere, leggere e ascoltare quella che si racconta in mostra, un percorso coinvolgente e plurisensoriale che vede ampio uso delle proiezioni di filmati storici, di allestimenti raffinati, di reperti audio con la viva voce dei due protagonisti, fotografie inedite e recite poetiche ma, in parte con anima biellese grazie all’allestimento curato per tutta quanta la parte tecnica e progettuale dallo studio E20Progetti. Promossa dagli Assessorati alla Cultura di Regione Lombardia e Comune di Milano e curata da Renato Barilli e Giuseppe Zaccaria, l’iniziativa nasce da un progetto dei due artisti datato 2005, l’anno precedente la scomparsa di Rotella, intitolato Bellezza Eterna: un nucleo di opere su lamiera, pezzi di realtà e memorie della città di Milano. La mostra è un viaggio attraverso il bello, esaminato in ogni sua declinazione: nel confronto tra bellezza interiore ed esteriore, poesia che dipinge il bello e pittura che scrive il bello, ci si avvale dell’immagine di Marilyn Monroe, icona della bellezza dolente per eccellenza. Il viaggio ha inizio con Alda Merini, di cui sono esposti documenti e filmati, oltre alle fotografie scattate dall’amico della poetessa e suo fotografo uffficiale, Giuliano Grittini. Emerge con forza il mondo poetico della Merini, anche grazie alla breve raccolta antologica dei

Gioca, 1990 Däcollage su lamiera 300x300cm

suoi scritti -alcuni inediti- gentilmente forniti dal Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia. Fotografie e documenti suggeriscono, per la prima volta, la poesia come opera visiva, e non solo scritta, mentre le tracce autografe della poetessa, i ripensamenti, appunti e segni di cancellatura, i suoi intensi ritratti videoproiettati, svelano la sua interiorità e il suo universo di artista e di donna. Proprio da qui, da quello che Rotella definiva “ultimo atto d’amore”, ha inizio un cammino della memoria favorito dalla presenza di una gran messe di materiali originali diversi. Si tratta di un percorso in cui il visitatore smette di essere un semplice spettatore, ma di sala in sala partecipa al racconto, diviene parte stessa dell’evento, avvertendo pienamente l’animo dei due artisti. La sezione dedicata all’opera di Mimmo Rotella è costituita da circa una ventina di opere su lamiera- selezionate con il supporto dell’Archivio Rotella- di eccezionali dimensioni e molte delle quali inedite, realizzate tra gli anni Ottanta ed il 2000, mentre sono una decina i ritratti décollage di Marilyn eseguiti dagli anni Sessanta al 2004. Le lamiere segnano un rinnovamento linguistico fondamentale nella carriera del maestro, che non si limita più a strappare manifesti dai muri, ma carpisce un frammento del contesto urbano sul quale agire, lasciare un segno tangibile. Per la prima volta, poi, è possibile ascoltare la raccolta completa dei Poemi fonetici concepiti del 1949. La mostra terminerà il 15 Febbraio 2011 Luogo: Palazzo Reale, p.zza Duomo, 12, Milano Metro: Duomo - MM1 - MM3, Tram: 2, 3, 14, 16 Orari: lun 14.30-19.30, mart-merc-ven-dom 9.30-19.30, giov-sab 9.30-22.30. Prenotazioni: Ufficio Gruppi: 0545915057, ufficiogruppi@carta.it Visite guidate: biglietteria@gss-security.it Prenotazioni per singoli (no gruppi) 199.255.141

Noi amiamo Europa, 1987 Sovrapittura su däcollage su lamiera, 300 x 300 cm

Come Gilda uno, 1997 Däcollage su lamiera 300x150cm

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territorio

testo: marco guerrieri

santhià

a z sen ia l l Tra fo ne o i z i d a r t tempo e secolare

e l a v Carne i d o c i r o t S ’ ia h t San

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l carnevale storico di Santhià si distingue dagli analoghi festeggiamenti che in questa parte dell’anno animano il territorio grazie alle specifiche tradizioni che ne scandiscono i modi e i tempi, facendone un appuntamento davvero imperdibile. Per chi non lo sapesse, per esempio, il 6 di gennaio, giorno dell’Epifania, segna ogni anno l’inizio del Carnevale e per l’intera città risuonano musiche di bande e pifferi. Proprio da quel momento hanno inizio quegli eventi tradizionali simbolo di vitalità e gioia sfrenata che sono le “pule” e le “congreghe”, che hanno luogo ogni sabato e domenica: le “pule” sono questue festose in cui il territorio comunale, diviso in precisi e ormai consolidati percorsi, è battuto da diversi gruppi di cittadini, Martedì 1 marzo ore 21.00 – PalaCarvè piazzale Kennedy - Presentazione delle Maschere Stevulin e Majutin

accompagnati da un nucleo della banda musicale santhiatese, alla ricerca di risorse per l’allestimento dei propri carri o delle proprie maschere; la “congrega” è una sorta di originale asta al contrario dei prodotti elargiti durante la questua, congegnata in modo da stimolare l’orgoglio dei presenti con “prove” da superare spesso molto fantasiose e finalizzata a rimpinguare il proprio bottino e quindi, in ultima analisi, ad offrire un carnevale più bello e ricco alla popolazione e agli ospiti. Quindici giorni prima del Carvè si svolge la storica “Sfilata dei maiali” o “Salamada”, durante la quale un tempo sfilavano per le vie della città i dodici campioni di razza suina, degnamente infiocchettati, allevati e selezionati per ricavarne i salami della Fagiolata del lunedì. Negli ultimi anni, per non entrare in conflitto con le esi-

Giovedì 3 marzo ore 20.00 – Giobia Grass – “tucc an maschera ‘nduma a spass”

Domenica 6 marzo ore 10.30 – Arrivo del Gianduja – Sfilata si Stevu e Majot con Pifferi e Tamburi, Bande musicali, Stato Maggiore e Street Band Parade Ore 14.30 – 1° Grandioso Giro di Gala di carri e maschere Ore 22.00 veglione danzante al PalaCarvè

Sabato 5 marzo ore 20.30 - Arrivo delle Maschere – Proclama di Stevulin – Gran Ricevimento Popolare Ore 22.00 - Veglione danzante al PalaCarvè

Lunedì 7 marzo ore 12.00 – Colossale Fagiolata – pane, salame, fagioli e vino per 20.000 persone Ore 20.00 - Spettacolare Sfilata Notturna di carri allegorici e maschere

genze manifestate dagli animalisti, la presenza dei suini è diventata puramente simbolica, ma la tradizionale sfilata mantiene pur sempre la sua forte carica emotiva. Mentre questi appuntamenti costruiscono un calendario che accompagna un’intera città nella festa attesa per tutto un anno, nelle cantine, nei capannoni e sotto le travà delle cascine centinaia di appassionati lavorano alacremente alla costruzione dei prestigiosi carri allegorici e dei fantasiosi e sgargianti costumi dei gruppi mascherati: una vera impresa collettiva dalla quale proprio nessuno sembra essere escluso. Non c’è sabato o domenica, gelo o pioggia, mogli o figli che possano fermare questa magica energia, che parte da idee e intuizioni e si trasmette immediatamente a mani operoOre 22.00 - Veglione danzante al PalaCarvè Martedì 8 marzo ore 9.30 - Ventiquattro giochi di Gianduja Ore 14.30 - 2° Fantastico Giro di Gala di carri e maschere Ore 17.30 - Premiazione di carri allegorici e maschere Ore 21.00 - Rogo del Babaciu


santhià

1929 Peila Aldo e Porta Clelia

1930 Rosso Savino e Scaglia Bianca

se: si salda il metallo che fa da sostegno ai pupazzi, si cartapesta, si dipinge e si stucca; le mamme e le nonne cuciono, diventando almeno per qualche mese vere e proprie artiste della Singer! E poi ci sono due persone, due carnevalanti scelti, che hanno un compito tanto importante quanto impegnativo: sono Stevulin ‘dla Plisera (che prende il nome da una cascina tuttora esistente ai confini con Tronzano Vercellese) e Majutin dal Pampardu (dal nome di un’altra cascina nei pressi della frazione Brianco di Salussola), due personaggi simbolo della lotta per la libertà e della detronizzazione del signorotto locale, con la conseguente nascita del libero borgo di Santhià. La tradizione vuole che i due sposi contadini arrivino a Santhià il sabato sera e che, accolti dal corteo carnevalesco al completo di bande e pifferi, accompagnati dalla folla in festa, raggiungano la piazza grande per ricevere le chiavi della città dalle mani del sindaco. Qui Stevulin recita il suo discorso al popolo, analizzando con arguzia gli avvenimenti che hanno caratterizzato l’anno. Majutin e Stevulin diventano così per i tre giorni del Carnevale i padroni assoluti della città e guidano tutta la cittadinanza nel corso dei festeggiamenti, condividendone di gusto il divertimento. Grazie al vasto archivio fotografico del sito www.carnevaledisanthia.com possiamo velocemente ripercorrere diverse epoche della nostra storia e sorridere o commuoverci nel vedere quante coppie di giovani santhiatesi si sono alternate nell’incarnare queste leggendarie figure: la loro identità, nell’attesa generale, rimane segretissima fino alla settimana precedente il Carvè. Abbiamo scelto di mostrarvene un paio tra le più antiche, ma vi assicuriamo che lo stesso sguardo sognante e gioioso che traspare da questi volti si ritrova in tutti i successivi! A questo punto, immersi totalmente nel clima di festa, le sfilate o

1939 Rosso Sandro Maria e Nicolello Veglia

“Giri di Gala” diventano l’appuntamento più atteso, il momento in cui tutti aspettano di scoprire che cosa le diverse compagnie storiche (i Bosa, La Grupia, i Butalass, la Piumba, solo per citarne alcune) hanno preparato nelle fredde e lunghe serate di lavoro dei mesi precedenti per stupire, per far scoppiare in grasse risate e a volte anche imbarazzare l’intera cittadinanza e le migliaia di persone che accorrono dai paesi e dalle città limitrofe. Voci incontrollate dell’ultimo momento, scappate dopo un bicchiere di troppo al bar o messe in circolazione ad arte, fanno tremare i diretti rivali e l’attesa tra la notte del sabato e la domenica mattina è stemperata soltanto dalla frenesia degli ultimi ritocchi o dalla pronta soluzione dei problemi imprevisti... E poi via: si parte! Con i propri costumi, carri e invenzioni di ogni sorta, si sfila! Divertimento puro con il proprio gruppo, accompagnati da potentissimi impianti audio! Ballare per ore, divertirsi e far divertire il pubblico sono le sole occupazioni. E poi, alla sera, dopo una doccia ristoratrice, ci si ritrova tutti al gran veglione danzante e si commenta, si ride ancora e ancora ci si diverte in un incessante susseguirsi di occasioni conviviali che tengono svegli fino al martedì sera. Chi di voi è avvezzo alle pagine di “Nella Nebbia” sa che uno dei motivi per cui questa rivista esiste è quello di far scoprire o riscoprire le bellezze di questa porzione di mondo alle persone che lo popolano e che, forse per abitudine o perché troppo spesso si finisce per appesantirsi di routine, tendono a scordarsele o quanto meno a non valorizzarle come meritano. Proprio per questo motivo vi consigliamo di fare un salto a Santhià, magari per la sfilata della domenica o per quella davvero suggestiva del lunedì sera! Buon Carvè a tutti e che le secolari tradizioni tornino sempre, puntualmente, ogni anno, a vivificare il nostro presente!

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testo: marco cassisa

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e r a d e r Bir

eccellenza

n’importante e assai positiva recensione, pubblicata sulla “Guida alle birre d’Italia 2011” di Slow Food, ha segnato, a soli sei mesi dall’inizio delle attività del nuovo birrificio “Un Terzo” di Candelo, il gradimento decisamente alto da parte dei degustatori. Il pubblico, appassionato e attento non solo alle novità produttive, ma soprattutto alla loro alta qualità, aveva forse intuito fin da subito il potenziale di tutta la gamma di prodotti che “UnTerzo” aveva iniziato a sfornare, pardon, imbottigliare. Lo scorso novembre la prima candelina è stata spenta e adesso si tratta solamente di continuare a percorrere la strada già iniziata, proseguire nel tracciare una via fatta di gusto, cura delle materie prime e recupero appassionato e consapevole tanto di antiche ricette quanto di esperienze artigiane. Candelo è la base operativa, in via Vardese c’è lo stabilimento che è anche spaccio per la vendita, aperto il martedì e il giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00; l’impianto di produzione non è grandissimo, 4 ettolitri appena, ma ha permesso nel 2010 di realizzare un complessivo di 18.000 litri, dei quali circa 4000 sono finiti nei fusti per gli impianti alla spina mentre il resto ha riempito 18.600 bottiglie (in cui avviene una seconda fermentazione), spaziando da stili riferiti al Belgio a ispirazioni che arrivano dritte dalle birre artigianali americane. Nell’anno in corso si prevede di lambire il raddoppio della produzione, ovvero la quota di 30.000 litri. Terzo è il cognome di Enrico, sommelier appassionato e produttore ad uso domestico (il termine corretto è homebrewer…) dal 1990; a metterli di seguito viene fuori Enrico Terzo, come il Re di Francia: da qui, a scegliere i nomi per le sue birre, Enrico, che non difetta certo di autoironia, da dovuto compiere un passo davvero brevissimo… Ecco quindi “Margot”, una Blonde Ale, birra chiara ad alta fermentazione, dal colore dorato e dalla gradazione alcolica al 5%. Al naso note floreali ed erbacee tipiche dei luppoli cechi, in bocca la dolcezza del malto e l’amaro del luppolo si bilanciano con equilibrio, nel nome la dedica è per la regina Margot, sorella di Enrico III, re di Francia, e il consiglio è quello di abbinarla a piatti delicati oppure di gustarla ottimamente come aperitivo. Segue la “Mater”, una Strong Ale ambrata ad alta fermentazione, (8% in vol.), che è dedicata a Caterina de Medici, madre di Enrico III; il suo

colore ambra scuro amplifica quasi i profumi resinosi e floreali che ricordano gli aghi di pino. In bocca è morbida, avvolgente e di corpo, il caramello del malto domina l’amaro del luppolo che è appena percettibile. Non stupisce la sua prerogativa di abbinarsi a piatti decisi, carni rosse e salumi. Per concludere la gamma ispirata alla monarchia francese, la birra dedicata al Duca d’Orleans che nel 1575 divenne Enrico III re di Francia: “Duca d’O”, una American Pale Ale Rossa ad alta fermentazione, (6,5% in vol.), dal colore ramato carico dotata di un impatto olfattivo intenso e complesso, con note agrumate di pompelmo rosa. In bocca il dolce del malto iniziale viene vinto dall’amaro persistente del luppolo e vince in abbinamento a primi piatti elaborati, arrosti, stufati e formaggi stagionati. Complessa ed armonica, i sentori di spezie e nocciola tostata che si fondono con intensi profumi di cioccolato, caffè e caramello, questo il pedigree olfattivo della “Canderium” dall’antico nome latino del paese dove è nato il birrificio; una Dark Strong Ale dal color “tonaca di frate” con il 7% di gradazione alcolica che in bocca si presenta ampia ed avvolgente, dove un impatto speziato lascia spazio alla predominanza di cacao e caffè, fatta apposta per essere abbinata a dolci al cioccolato o ad una meditazione. Per festeggiare il primo compleanno ecco la più recente delle produzioni: si chiama “365 Anniversario” una birra ambrata di frumento ad alta fermentazione, (6% in vol.). E’ prodotta con ingredienti selezionati: acqua biellese, malto d’orzo, frumento maltato, luppolo, spezie, lievito e zucchero di canna. Il colore è un ambra chiaro velato, al naso è fruttata, i sentori di uva spina e frutta esotica si fondono delicatamente con note speziate e di sottobosco. In bocca è morbida e avvolgente, la componente maltata domina sul luppolo. Rifermenta in bottiglia, forma sedimento naturale. Infine, come in ogni birrificio che si rispetti, la tradizione della birra stagionale, in particolare quella di Natale, è stata apprezzata anche nelle recenti festività; bisogna aspettare poco meno di un anno per poter gustare nuovamente la “Natalis” che, come recitano le note del produttore è “dedicata alle persone che vogliono ancora sognare”. Una bruna non pastorizzata, prodotta con ingredienti selezionati: acqua biellese, malto d’orzo, frumento maltato, luppolo, spezie, lievito e zucchero di canna. Il colore è nocciola scuro e al naso risulta complessa, con predominanza di spezie, frutta secca e sentori di cacao e caffè;

in bocca è calda, ampia e speziata, sprigiona tutto il suo carattere se gustata in compagnia nelle fredde serate invernali. La cultura della birra artigianale non sta solo nella produzione, però: il poliedrico Enrico ha deciso di organizzare e tenere (in collaborazione con Fulvio Giublena, sommelier e degustatore di birre) anche un “Corso di degustazione delle birre” rivolto a tutti coloro che amano la birra e intendono conoscerla non solo nel bicchiere, ma anche attraverso la sua storia millenaria, i metodi di produzione “dal cereale al bicchiere”, gli stili birrari e i luoghi dove è nata e dove si è evoluta fino ad oggi. Quattro incontri serali, uno ogni lunedì dal 21 febbraio al 14 marzo, che si terranno, sempre a Candelo, all’Osteria Babel di via Sen. Marco Pozzo 4, uno dei locali dove le birre “Un Terzo” vengono anche proposte alla spina. Con spunti teorici e storici, gli incontri avranno un’approfondita parte di laboratorio con degustazione, dove gli allievi potranno affrontare tutti i passaggi necessari: esame visivo, olfattivo e gustativo, fino alla compilazione della scheda di valutazione. Davvero vasta sarà la componente internazionale delle informazioni fornite: i paesi di cui si affronteranno le tradizioni birrarie saranno Belgio, Germania, Repubblica Ceca, Inghilterra, Stati Uniti e Italia mentre l’elenco delle birre in degustazione (tre per ciascun incontro) presenta numerosi stili, come le tedesche Pils, Weissbier, Hell bock e Raucbier, per l’Italia la American Pale Ale e la Ale artigianale, le belga Gueuze, Trappista, Saison e Kriek, la Ale americana e la Bitter inglese. I contatti del birrificio “Un Terzo” sia per il corso che per le informazioni sull’intera gamma delle birre prodotte, sono il numero telefonico 333.2218946 e il sito www.birrificiounterzo.it.

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arte

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i r o t essi t esi Biell ’ a t di Uni

testo: marco cassisa

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aludata e istituzionale, no davvero. Quando un sentiero, una via per parlare del Risorgimento e dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si biforca, coloro che prendono la strada meno battuta sono sempre meritevoli di maggiore attenzione. Affidare a 10 artisti contemporanei altrettante opere che avessero per tema le personalità storiche, politiche, anche umane, di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giuseppe Mazzini, ha in sé il carattere della sfida fatta apposta per “smarrire” il pubblico, costringerlo bonariamente, ma senza troppe carezze, ad attivare, oltre al suo personalissimo gusto, tutte quelle facoltà di memoria scolastica e di conoscenza della storia e dell’arte utili ad apprezzare appieno il progetto. Gustosa e, come detto, meritevole di attenzione la commistione pensata dal curatore Francesco Santaniello lo è davvero: tecniche che più diverse non si potrebbe, un compatto bedeker di tendenze artistiche contemporanee, declinato seguendo la linea della (ri)scoperta di due personalità fondamentali per la Storia Patria, la mostra è inserita nel programma “Biellesi tessitori di Unità”, pensato dal Comune per celebrarne i 150 anni. Dalle materie plastiche di Omar Ronda, alla tecnica mista di Gianluca Costantini, dall’opera polimaterica di Umberto Mariani, alla fotografica di Serafino Maiorano, passando tra lo specchio di Daniele Basso, la terracotta di Luigi Mainolfi, l’acrilico su tela di Valentina Crivelli, l’alluminio e pvc di Cristiano Carotti e le stampe di Paolo Lagna e Sergio Croppi, le due sale al pian terreno del Museo del Territorio Biellese saranno fino al 27 febbraio luogo privilegiato per la meraviglia dell’arte moderna e insieme per cogliere ancora senso e movente della Storia del nostro Paese, “fatta a mano” dalle grandi personalità che l’hanno abitata. Nell’affrontare la visita, per certi versi breve, una vera full immersion, l’accoglienza è riservata alle tre opere nelle quali gli autori hanno inteso letteralmente fare di Cavour e Mazzini i soggetti di esplicito riferimento. Si comincia con Omar Ronda, autonomo interprete, da iniziatore che ne fu, dei dettami della Cracking Art (gruppo di artisti che si esprime principalmente plasmando riproduzioni di animali in plastica riciclabile inserite in luoghi di passaggio come strade, piazze o centri commerciali): in questo caso il materiale plastico ricopre ritratti della classica iconografia dei due soggetti, divisi dalla rappresentazione antropomorfa dell’Italia. Sono i frozen portraits, linea di ricerca, percorsa già da tempo, che congela i volti sotto uno strato trasparente, ma tempestato di concrezioni che vanno dal brillante al simbolo stellare, a costruire una nuova contemporaneità iconica con lo scopo di rivitalizzare, nella fissità del ghiaccio sintetico, soggetti forse privati di forza espressiva dalle fitte nebbie del tempo e della memoria. Nessuna nebbia, ma luce da set per scatti pubblicitari patinati, nel salotto borghese dove Paolo Lagna ambienta il suo grande formato fotografico rielaborato: dall’immagine escono, concreti, due simboli di una miss Giovane Italia ritratta al centro in bikini tricolore, con lo scettro e il brillante diadema. Cavour e Mazzini (o meglio due attori truccati a guisa di), stanno seduti in poltrona e paiono apprezzare il giovanile scompiglio creato dalla fanciulla/Patria. Daniele Basso porta gli spettatori dentro la sua opera: una coppia di ritratti “in negativo” dei volti che ormai abbiamo imparato a riconoscere, realizzati utilizzando superfici specchiate; a formare gli austeri profili, un drappo rosso per il “Laico Radicale&Repubblicano” Mazzini e uno verde per il “Liberal democratico” Cavour. Intagli geometrici, frutto della sua esperienza di designer, che rendono costante il rapporto tra volti e ideali, compresi quelli del pub-

TIMO e ROSMARINO

biella a tavola blico. La seconda sala prosegue nel racconto degli umori risorgimentali, variando a tratti lo sguardo dai due diretti protagonisti per concentrarsi sull’Italia Unita nascente: come ogni cittadina anche lei ha diritto alla carta d’identità e Sergio Coppi ne realizza una, in formato macro, dove “la figlia idealista del signor Giovine” è assorta, nella fotografia del documento, separata dai clamori, immersa in una quiete campestre. La nudità del soggetto ci dice che anche i drappi possono cadere o mancare, non così l’ideale che dona loro il senso. Nella coppia di tavole velate e incorniciate di Umberto Mariani, ritroviamo un tema a lui caro, quello della “piega” (attraverso la quale già Deleuze ha esplorato la nascita e lo sviluppo della cultura moderna). Le iscrizioni scelte da Mariani sono appena occultate dal panneggio colorato di rosso e verde, quel tanto che basta per spingere l’osservatore ad una indagine più acuta, ad una riflessione ulteriore. Trattata e stratificata è anche la fotografia scelta da Serafino Maiorano, il Vittoriano ripreso con un viraggio forte e una sovrapposizione di segni e grafismi, necessari a semplificarne l’aspetto e renderlo davvero e solo l’Altare della Patria. Al centro della sala, poggiata a terra, un’opera che mescola inquietudine e divertimento: Cristiano Carotti svela un’attitudine punk che attualizza e dissacra i ritratti di sua altezza reale Vittorio Emanuele II e il conte di Cavour, affacciati agli oblò del suo dorato Italianrocket 1861, un razzo pop capace di tradurre sinteticamente, e con efficacia, ardimenti e spirito rivoluzionario. Silenziosi, ma imperterriti, due volti volgono lo sguardo alla sala e ai visitatori: sono le opere di Luigi Mainolfi (Cavour che guarda il mare) e di Valentina Crivelli (Virginia). Il primo è una testa di terracotta contenuta in una teca di plexiglas, tutta lavorata a bulino; un Cavour “fatto a mano”, plasmato nella materia che contiene in sé i quattro elementi e reca un afflato esoterico-alchemico non secondario. Appesa alla parete, la tela della Crivelli ci offre il pretesto per riscoprire le vicissitudini esistenziali di una donna di eccezionale bellezza e capacità: Virginia Verasis Oldoini, contessa di Castiglione, inviata dal cugino Camillo Benso come ambasciatrice a Parigi presso la corte di Napoleone III è ripresa da una fotografia d’epoca con perizia pittorica tale da meravigliare dell’assenza di elaborazione digitale. Conclude la mostra Gianluca Costantini: In quel giorno e dopo quel giorno è una composizione di nove piccoli quadri collegati tra loro che indagano la figura di Mazzini. Lo stile grafico è denso di simboli tra i quali trovano posto anche concetti e simulacri dell’era contemporanea, un UFO, una pistola: grande impatto, nelle piccole grafie sovrapposte ai soggetti, per l’opera di fronte alla quale ci siamo soffermati più a lungo.

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si n o n o t s u g l De ! e t nien ia v butta

testo: marco cassisa

rmai si tratta di un dato di fatto acquisito: il gusto è un portabandiera nazionale che sta raggiungendo, nell’immaginario di tutti coloro che dall’estero guardano al Belpaese, i capolavori dell’arte, i monumenti e l’incomparabile paesaggio italiano. Il cibo rappresenta per l’Italia uno straordinario elemento di conoscenza e di fascinazione da parte di moltissimi stranieri, i quali non solo sperimentano gusti e preparazioni classiche, a volte addirittura banalizzate, ma anche, e soprattutto, vanno alla ricerca di prodotti più che tipici, produzioni limitate, singoli ingredienti capaci di rappresentare sia l’indissolubile legame con il territorio da cui provengono che la memoria di ricette custodite e tramandate nel tempo. Il maiale, “macchina perfetta da utilizzare meticolosamente in tutte le sue parti” come l’ha definito Carlo Petrini, è il re di una miriade di produzioni alimentari in tutto lo Stivale, e il Biellese non fa eccezione; da queste parti un prodotto su tutti spicca, con il suo nome semplice, derivato dalla forma del taglio

di carne utilizzato per produrlo: la Paletta. Si tratta di un salume tipico che si ottiene dalla lavorazione di spalle di suino nazionale, in particolare dalla scapola che, appunto, ha la tradizionale forma a paletta. La lavorazione ci viene raccontata da un produttore biellese, Gabba Salumi, che da oltre 40 anni è fra i più autentici interpreti della tradizione salumiera piemontese, dedicando competenze industriali e saper fare ai più alti livelli per offrire ai buongustai la possibilità di ritrovare i gusti ed i sapori della gastronomia più ricercata e che, proprio per la sua Paletta, ha avviato le procedure per il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Tipica. Per una singola Paletta occorre oltre un mese di lavorazione: si procede ad una adeguata preparazione della parte anatomica, privandola delle parti più grasse, processo che prende il nome di

rifilatura, quindi, si mettono a macerare le parti con sale e spezie secondo le tradizioni contadine locali in una cella alla temperatura di 5° massaggiando quotidianamente la Paletta per permettere alla concia di penetrare nella carne. Dopo circa 15 giorni di salagione, l’insaccato in vescica naturale viene portato in asciugamento: le prime fasi prevedono di mantenere la stanza tra i 22° e i 24° per permettere la disidratazione del salume, limitando i rischi di contaminazioni batteriche, quindi, dopo circa 12 ore di gocciolamento, si scende di 2° di temperatura mantenendo un’umidità di circa 70%. Dopo non meno di 4 giorni, si abbassa progressivamente, ogni 12 ore, la temperatura per giungere alla condizione denominata di stagionatura (12-14° e umidità di 85%). In queste condizioni il prodotto si affinerà ancora per 15 giorni per poi essere consumabile bollito. Per il consumo crudo, è necessaria una ulteriore stagionatura che può raggiungere i 3 mesi; inoltre, è possibile riporre il salume sotto strutto fuso ed affinarlo anche fino ad un anno per poi consumarlo normalmente. Se consumato caldo come pietanza, è consigliabile l’abbinamento ad una purè di mele che bilancerà il gusto intenso della Paletta. Un prodotto schietto e concreto che rappresenta una punta di qualità dedicata a chi nel gusto sa bene riconoscere tratti di uno stile di vita denso di buone cose.


teatro

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testo: marco cassisa

e h c domeni o r t ea at

l

a stagione teatrale nel Biellese prosegue i suoi diversi calendari offrendo al pubblico del Sociale Villani e dell’Odeon di Biella, così come a quello del Comunale di Cossato o del cinema Verdi di Candelo, quest’ultimo impegnato in un cartellone tutto dedicato al teatro dialettale piemontese, numerosi appuntamenti con la musica lirica e sinfonica e la prosa d’autore, interpretata dai più noti artisti italiani, oltre ad alcune interessanti escursioni in territori affini. Le “domeniche a teatro” di Biella e Cossato proseguono il 6 febbraio al Sociale Villani, inizio alle 15.30, con “Muy Lindo Tango”, recital/concerto dedicato alla veste più romantica e passionale della musica tradizionale argentina, il Tango Canción. In scena ad accompagnare sul palco la vocalist/performer Viviana Dragani, primo soprano del noto trio vocale Blue Dolls, ci saranno il chitarrista e arrangiatore Marco Parodi, il fisarmonicista Luca Zanetti, Fulvio Di Nunzio al pianoforte, la violinista Diana Subashi e Stefano Cabrera, violoncellista del Gnu Quartet, ospite d’onore di questa serata. “Muy Lindo Tango” è un omaggio al massimo interprete del tango cantato, Carlos Gardel, figura leggendaria dalla vita decisamente movimentata e avvolta nel mito. La voce della protagonista accompagnerà gli spettatori in un viaggio attraverso la biografia di Gardel, i suoi umili esordi, gli intrighi amorosi, il successo strepitoso dei suoi tanghi, i viaggi intorno al mondo, fino al tragico epilogo. Domenica 13 febbraio al Teatro Comunale di Cossato, con inizio alle ore 15.30, sarà invece la volta di una delle più amate operette, notissima e rappresentata nei più importanti teatri del mondo: “La vedova allegra” per le musiche del compositore Franz Lehàr e libretto di Viktor Léon e Leo Stein. Questa volta “La vedova allegra” sarà portata in scena dalla Compagnia d’Opera italiana, formazione orchestrale attiva anche nel campo della musica cameristica e sinfonica che svolge da diciotto anni una continua attività concertistica in Italia ed all’estero, attività che ha portato l’orchestra a collaborare con solisti quali Alirio Diaz, Severino Gazzelloni, Joerg Demus, Giuseppe Valdengo, Sviatoslav Richter, Bruno Canino e a partecipare a manifestazioni concertistiche di rilevanza internazionale a fianco di complessi quali l’Orchestra italiana della RAI, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra di Radio Francoforte, l’Orchestra Filarmonica di Leningrado e l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli. Tornando agli appuntamenti serali, al Teatro Sociale Villani l’8 febbraio alle 21, l’affiatata coppia teatrale formata da Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio, dopo il grande successo di pubblico ottenuto per due anni consecutivi con la messinscena della commedia “L’anatra all’arancia”, si cimenterà con “Spirito allegro” di Noel Coward, che in quasi settant’anni è stato cavallo di battaglia, sia al cinema che a teatro, di tanti celebri attori: da Kay Hammond e Rex Harrison a

Aldo Giuffrè e la Masiero sino ad Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice e la grande Paola Borboni. In scena i due attori saranno affiancati da Marioletta Bideri e Antonella Piccolo e diretti da Patrick Rossi Gastaldi, diventato ormai un veterano della commedia brillante. Sempre al Sociale, questa volta il 24 febbraio, sarà la volta di uno spettacolo fuori abbonamento: alle ore 21 la nota attrice comica palermitana, Teresa Mannino, affermatasi sul palco della trasmissione televisiva “Zelig”, presenterà al pubblico biellese e non solo, i suoi ultimi monologhi nello spettacolo “Terrybilmente divagante” da lei stessa scritto e interpretato. Il teatro Comunale di Cossato presenta invece due spettacoli di teatro brillante che sapranno certamente catturare il gradimento del pubblico: si comincia il 9 febbraio, alle ore 21, con “Garibaldi amore mio” monologo brillante, in cui l’impresa dei Mille viene rievocata con un’ironia intelligente, che sdrammatizza la storia, rovesciandone i luoghi comuni, il cui sottotitolo recita: “Storia di Giosuè Borghini che amava gli uomini e andò coi Mille”. Il testo è di Maurizio Micheli ed è interpretato da Mino Manni e Valerio Sgarra, per la regia di Alberto Oliva. Il 28 febbraio sarà invece la volta di un grandissimo classico della commedia sofisticata americana: “L’appartamento” di Billy Wilder, con Massimo Dapporto e Benedicta Boccoli, per la regia di Patrik Rossi Gastaldi. Si tratta dell’ esordio come autore teatrale di Dapporto che firma, insieme ad Edoardo Erba, l’ adattamento del noto film del 1960 in cui Jack Lemmon interpreta Bud Buxter, impiegato in carriera che presta il suo monolocale da scapolo per le relazioni adulterine dei colleghi, fino a quando non scopre che l’ amante del capo è proprio la bella Fran, la ragazza dell’ ascensore di cui è perdutamente innamorato: nel film Shirley MacLaine, qui Benedicta Boccoli. Lasciato il teatro di prosa, la stagione sinfonica e lirica, ospitata dal Teatro Odeon per le esecuzioni dell’Orchestra Filarmonica Italiana, vede in cartellone il 9 febbraio, alle ore 21, un programma interamente dedicato al compositore romantico tedesco Johannes Brahms, in particolare, con la direzione del Maestro Alessandro Arigoni, verranno eseguite la Serenata n° 1 in Re, Op. 11 e la Sinfonia n° 3 in Fa, Op. 90. Il 23 febbraio, invece, sarà la volta de “La Boheme” di Giacomo Piccini, sempre diretta dal Maestro Alessandro Arigoni con il Coro Lirico Viotti di Vercelli, Maestro del Coro Mario Barasolo. Infine, gli appassionati del teatro in dialetto potranno applaudire, il 18 febbraio alle ore 21, nella Sala Belvedere del Cinema Verdi di Candelo, per la seconda edizione della stagione del teatro in lingua piemontese, i Bon Dabon di Asti in “In cichet d’amor”, commedia scritta e diretta da Fabio Fassio.

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parola alla psicologa

Punto informativo di Vercelli - Ordine degli Psicologi del Piemonte

infovercelli@ordinepsicologi.piemonte.it

Shopping_mania

Ormai i saldi paiono, al pari di solstizi ed equinozi, scandire il calendario delle attività umane, segnando per alcune persone il momento tanto atteso di fare qualche buon affare, o di lasciarsi andare, più che in altri periodi, agli acquisti “in massa”. La società consumistica in cui viviamo si guarda bene dallo scoraggiare tale pratica, dal momento che negozi ed outlet in questi periodi vengono letteralmente presi d’assalto. Lo shopping, comunque, resta un’abitudine diffusa, quotidiana, ed anche, in linea di massima, innocua, anzi, spesso assimilata al “volersi bene” regalandosi qualcosa di cui gioire. Esiste, però, un confine, oltre il quale esso diventa “patologico”? La dipendenza da acquisti, oggi nota come shopping compulsivo, venne descritta per la prima volta da Kraepelin addirittura nel 1915, come “mania di comprare”: un impulso irrefrenabile e urgente all’acquisto, una tensione crescente che trova sollievo solo nell’atto di comperare, una spinta incontrollabile che porta a trascurare o sottovalutare qualsiasi conseguenza negativa, di natura finanziaria, relazionale, lavorativa o psicologica. L’ identikit dello shopper compulsivo corrisponde, con grande probabilità, ad una donna, tra i 25 e i 35 anni di età, estrazione socio-economica media, istruzione superiore, legami sentimentali spesso conflittuali. Gli episodi di “spesomania” si aggirano mediamente intorno ai 17 mensili, e impegnano dall’una alle sette ore. I beni di consumo più gettonati sono: vestiti, scarpe, cosmetici e gioielli per le donne; prodotti tecnologici (telefonini, computer) o attrezzature sportive per gli uomini. Le sensazioni riportate successivamente, sperimentate durante gli episodi sono: eccitazione, piacere, rilassamento. Come qualunque comportamento di dipendenza, lo shopping compulsivo implica il ripetersi di un’attività (fare acquisti), che non si può fare a meno di compiere, e per questo definita una compulsione. Lo scopo non è quello di ottenere una gratificazione, ma di ridurre l’ansia e il disagio provati dalla persona. In seguito

all’acquisto, infatti, si sperimenta un senso di riduzione della tensione che funziona da rinforzo per il ripetersi del comportamento disfunzionale. Lo shopping compulsivo può rappresentare una strategia messa in atto per alleviare uno stato depressivo sottostante, o una situazione di disagio affettivo. Sentimenti come tristezza, solitudine, frustrazione o rabbia, incrementano la tendenza a fare acquisti, in quanto lo shopping viene associato, nel senso comune, ad emozioni piacevoli quali felicità, senso di potere e competenza. Oltre alla compulsione si verifica anche la negazione del comportamento: il soggetto non riconosce come patologico il suo comportamento, trovando scuse e giustificazioni (“mi serviva una borsa nuova”, “il televisore era vecchio”, “era un’occasione da non perdere”). Come abbiamo detto, le sensazioni durante l’acquisto dell’oggetto desiderato sono piacevoli, si è in uno stato di euforia. Ma questo stato dura ben poco: il soggetto viene poi assalito dal senso di colpa e dalla vergogna per quegli acquisti inutili, e la preoccupazione primaria è quella di “nascondere il bottino” a familiari ed amici, chiudendo tutto in un armadio e mettendoli da parte, a volte addirittura regalandoli o buttandoli via, pur di sbarazzarsene. Preda nuovamente di una sensazione interna di disagio, si innesca il circolo vizioso che costringe lo shopper ad acquistare qualcos’altro per acquietarla. Anche se suona banale, alcuni autori, cercando il significato dell’atteggiamento compulsivo all’acquisto, si sono focalizzati sul senso di vuoto che prende questi soggetti, alla ricerca di un “nutrimento simbolico”: comperare è, così, un modo per evitare di sentire questo vuoto, riempiendosi di oggetti, i quali, però, ricordiamocelo bene al prossimo giro di saldi, non sono in grado di sostituire i bisogni affettivi che cerchiamo di colmare!

Terapia e borsette di Veronica Gallo

Fiocco azzurro e camicie a quadri Ho compiuto il miracolo: ho perso 5 kg in una settimana senza mutare di molto la mia alimentazione e senza mettere piede in una palestra, e nel giro di poche ore ho acquisito 2 taglie di reggiseno. Come ho fatto? Semplice: ho partorito! Non potrò più lamentarmi di gambe gonfie, bruciore di stomaco e sonni interrotti dall’avere Alien nella pancia, comincio quindi a lamentarmi di …cosa? Seno abbondante? Un frugolo che dorme beato dopo aver mangiato il giusto, fatto facce buffe a parenti e amici e giustificato plurimi e compulsivi acquisti di deliziose tutine? Un marito che lo cambia, si alza al mio posto per cullarlo e balla con lui Dancing queen a tutto volume (mi scuso coi vicini: non sto organizzando party con Drag queen ed affini, ma agli uomini di casa mia piace la dance anni ottanta). Insomma questa maternità praticamente perfetta (lo dico incrociando dita e gambe per non portarmi sfortuna!) non mi fornisce spunti per la rubrica! Oppure come mi dice un famoso volto televisivo, mi sto trasformando in una vecchia zia con tanto di famigerata salopette. Ed ecco il problema:(come al solito) il guardaroba. Premetto che il mio Edoardo, pur così piccolo, è riuscito nell’impossibile: mi ha fatto rinunciare alla camera armadio, divenuta cameretta, ed ha fatto deportare i miei capi “in tutti i luoghi e in tutti i laghi”. Così ho abiti da sera nello studio, top e abiti estivi in cantina, capi taglia 42 (praticamente nuovi) sotto il letto e indispensabili completi da tutti i giorni stretti fra tutine e micro body con pupazzi, dei jeans pre-gravidanza

ho perso le tracce e messo annunci su internet. Finché le mie dimensioni crescevano di mese in mese, andava tutto bene, ma ora ho una voglia pazza di cose vecchie e nuove di taglie più contenute, ho voglia di tacchi e paperine e persino di collant:

non ricordo più nemmeno cosa vuol dire smagliarne uno! Peccato che la maternità come la gravidanza ponga altri limiti: mi chiedo perché non ne parlino ai corsi preparto! Primo limite: non sono proprio tornata il “fuscello” che ero prima, diciamo che lui s’è portato via 5 kg e gli altri 6 me li ha lasciati sparsi un po’ ovunque, per cui molto del guardaroba è ancora immettibile. È un po’ come giocare al Gioco dell’oca: ho tirato il dado e mi è toccata la casella “torna indietro di 4”, ed io sembro incinta di 5 mesi! Soluzione: sfrutto le proposte degli stilisti per l’imminente primavera estate, la vita bassa. Non quella dei jeans impudichi di qualche anno fa, ma l’elegante mood anni venti di abiti sciolti e pantaloni maschili scesi, ma rigorosamente uniti a camicie molto lunghe o a bluse-body, giusto per evitare l’effetto teenager “un calippo e ‘na bira” sempre in agguato quando si parla di vita bassa. Secondo limite: l’accessibilità al pasto del pupo. Volendo allattare con grazia e senza compiere contorsioni da Cirque du soleil, devo convertirmi alle camicie e ad ogni cosa con bottoni davanti, capi che, me ne sono accorta solo ora, latitano nel mio armadio invernale fatto di dolcevita e lupetti. Soluzione: rubo a mio marito le sue camicie a quadretti/righine/tinta unita da assicuratore e dopo i boyfriend’s jeans che andavano tanto l’anno scorso, m’invento le husband’s shirt. Se mi va bene lancio persino una moda!


rubriche

ABITARE SOSTENIBILE di Marco Pozzo

Cose Gli sedeva accanto una giovane donna. Una donna dalla chioma d’una bella sfumatura tizianesca, dal sorriso remoto sulle labbra; le fasciava le spalle un mantello di visone azzurro che quasi faceva sembrare la Rolls Royce un’automobile come tutte le altre. Quasi ma non del tutto. Nulla può riuscirvi. Raymond Chandler, Il lungo addio, 1954

Quando nasciamo facciamo una fatica infernale a costruire il rapporto fra noi e gli oggetti che ci circondano. Bisogna capire cosa toccare..., cosa mangiare..., cosa usare per costruire altri oggetti... Poi quando iniziamo a capire quello che ci viene detto ci si mette in mezzo anche la cultura che, chi ci vuole bene, desidera inculcarci. E allora gli oggetti acquisiscono anche un significato ed un valore che non dipendono né da noi né dall’oggetto in sé, ma dalla fiducia che diamo al sapere degli altri. Poi ci sono degli oggetti speciali che chiamiamo luoghi, che impariamo a riconoscere e ad amare perché ci ricordano dei momenti piacevoli e finiamo per tornarci molto spesso, e allora li chiamiamo casa. Molto spesso diamo loro una forma adatta a contenere molti oggetti ai quali la nostra cultura dà valore. Se ci affezioniamo troppo a questo stato di cose nasce la paura di perdere questi oggetti o peggio, che questi ci vengano tolti, e allora ci si mette d’accordo con altri come noi per difendere i nostri oggetti e quindi nascono i circoli ARCI, le città, le Nazioni Unite. Ecco.... Se negli ultimi tempi vi è capitato di passare per qualcuno dei palazzi delle Nazioni Unite e, per pura coincidenza, vi è saltato in mente di chiedere informazioni sulle isole Marshall agli impiegati che avete incrociato, avrete avuto come risposta sguardi rivolti alla punta delle scarpe, frasi di circostanza e silenzi prolungati. Uomini tutti d’un pezzo che sanno immediatamente prendere posizione a fronte di rivoluzioni, dittatori e SUV in doppia fila ..... si trovano in totale imbarazzo a decidere cosa succederà di una nazione di cui sta per scomparire il suolo.

Le Isole Marshall sono uno stato indipendente che si trova in mezzo all’oceano Pacifico, equidistante, a circa 3000 km, dal Giappone, dall’Australia e dalle Hawaii. Il punto più elevato dell’arcipelago di atolli che le costituisce è di 10 metri sul livello del mare e la maggior parte del loro territorio si trova intorno ai 2 metri sul livello del mare. Si prevede che entro i prossimi 50 anni tutti gli oggetti che si trovano sulle isole, e anche tutti i luoghi, e anche tutte le case, e i soprammobili e i Mc Donald’s e i SUV in doppia fila saranno sommersi dall’oceano che si sta poco alla volta innalzando a causa dello scioglimento dei ghiacci. L’economia di questo Stato è molto florida grazie ai diritti di pesca che si estendono su 2 milioni di chilometri quadrati e anche ai diritti minerari sottomarini. La cultura locale è fortemente legata a quella degli Stati Uniti (di cui è stato una colonia fino al 1986) ma si parla anche il tedesco e il giapponese. Le Nazioni Unite possono vantare regole molto chiare per le popolazioni profughe di guerra ma non esiste una legislazione che riguardi la sparizione fisica di uno stato. Cosa succederà dei Marshallesi (sarà giusto?!)? I loro figli avranno una cittadinanza e una bandiera pur abitando altrove? Non è interessante qui soffermarsi più di tanto sulle implicazioni politiche dell’evento (anche se, da distante, sembra più una questione commerciale), quanto riflettere sullo sconfinato peso della cultura materiale per la definizione dell’identità di un gruppo sociale. Per difendere le cose si costruiscono musei, muri, si fanno guerre, si costruiscono monumenti (che sono oggetti che raffigurano altri oggetti piazzati nel mezzo delle città, che sono anch’esse degli oggetti), ma in definitiva, come accade per le popolazioni nomadi, la cultura dei Marshallesi sopravviverà alla sparizione del loro luogo solo se saranno loro a volerlo, così come è accaduto per gli Ebrei senza Israele, i Palestinesi con Israele o per i Tibetani senza uno Stato. La cultura è fatta dai rapporti fra le persone e perdura nel tempo grazie alla solidità di questi rapporti. Se la comunicazione fra le persone viene a mancare anche tutto quello che noi chiamiamo cultura materiale finisce col diventare materia inanimata

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AGENDA Febbraio

9 mercoledi Musica/Concerti Novara Alessandro Carbonare e Monaldo Braconi Teatro Coccia Dalle 11.30 alle 17.30. info: tel. 0321/620400

Biella Stagione sinfonica Orchestra Filarmonica Italiana presenta Brahms Teatro Odeon, via Torino 69 Ore: 21 info: Tel. 015 21802 www.onlinesymphony.it

Cinema/Teatro Borgomanero “Spirito allegro” Teatro Nuovo Ore: 21.00 info: tel. 0322/81741

Oleggio Nati sotto contraria stella, ovvero la dolorosa storia di Giulietta e del suo Romeo, impunemente interpretata da comici trasformisti Teatro Civico Ore: 21.00 info: tel. 0321/969875. Cossato Stagione Teatrale 2010/2011 “Garibaldi amore mio” Teatro Comunale Ore: 21.00 info: Teatro Comunale Tel. 015 93899

10 giovedi

Incontri/Conferenze

Biella “Biellesi Tessitori di Unità”, celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: presentazione libro Biblioteca Civica Ore: 21.00 info: Palazzo Ferrero Tel. 015 4507212 www.biellesitessitoridiunita.it palazzoferrero@comune.biella.it Vercelli 1900-1961 Arte italiana dalle Collezioni Guggenheim Salone Dugentesco info: tel. 0161.596.333

Musica/Concerti

Vercelli Officine Sonore Il canto jazz Via U. Schilke Ore: 21.00 info: info@officinesonore.org Tel. 0161 255642

11 venerdi

Incontri/Conferenze

Novara Francesco Forgione, già presidente della Commissione parlamentare antimafia terrà un incontro a Novara. Ore: 21.00 info: 331/9017394

Officina Teatrale degli Anacoleti presentazione della pièce teatrale “L’oro del mondo” PICCOLO STUDIO Ore: 17.00 info: segreteria@anacoleti.org 335.5750907

Novara presentazione delle maschere Ingleis e Inglesina del Rione Porta Torino Twenty Ore: 20.15 info: Comitato Manifestazioni Vercellesi 349.23.35.826

Novara l’Associazione “LaRibalta” proporrà “Dinner for two” Teatro della scuola Pier Lombardo via Magalotti 11 Ore: 21.00 info: 345/2358409

Candelo Presentazione del libro “Impalpabili regioni dell’etere” Salone Polivalente del Centro Culturale Le Rosminiane, Via Cerventi 33 Ore: 21.00 info: pellegrini@videoastolfo.com

Maggiora (NO) “Maria di Nazareth, una storia che continua” Teatro Coccia Ore: 21.00 info: biglietteria del teatro, tel. 0321/620400 da martedì a sabato dalle ore 11.30 alle 17.30.

Eventi

Musica/Concerti

Arona Primavera in Musica 2011 Palazzo dei Congressi Ore: 21.30 Vercelli Officine Sonore Il compleanno di Officine Sonore mostre e Farabrutto in concerto Via U. Schilke - Vercelli Ore: 21.00 info: info@officinesonore.org Tel. 0161 255642 Tronzano Vercellese Circolo Dharamshala Iserata dedicata a De Andrè con i Megun Ore: 21.00 info: circoloarcidharamshala@gmail. com

12 sabato

Musica/Concerti

Novara Concerto dei Solisti dell’Orchestra Barocca “Città di Novara” Civico Museo Faraggiana Ore: 19.00 Vercelli XIII Viotti Festival esibizione di Salvatore Accardo, violino solista, con l’Orchestra della Camerata Ducale. Teatro Civico Ore: 19.00 info: Camerata Ducale Tel.011.75.57.91

Vercelli Presentazione maschere Lavandè e Lavandera del Rione Cervetto Le Acacie Ore: 21.30 info: Comitato Manifestazioni Vercellesi 349.23.35.826 Romagnano Sesia Veglia di Carnevale, serata danzante vestiti in maschera e rock n’roll con gli “Arena”. Ore: 21.30 info: Comitato Carnevale Cicia Furmighi, 334/2186213

13 domenica

Incontri/Conferenze Borgolavezzaro Presentazione del libro “Dio ingannatore” Palazzo Longoni Ore: 16.00 info: 347/7476854.

Incontri/Conferenze Biella III conferenza-concerto: “Shostakovich il destino nelle mani. Storia naturale della malattia ed evoluzione della ricerca clinica” Congressi Agorà Palace Hotel, via Lamarmora 13/A Ore: 16.30 info: N.I.S.I. ArteMusica Tel. 015 20523 www.nuovoisi.it segreteria@nuovoisi.it

Cinema/Teatro

Novara “Curiosità a Novara” sotto i portici di Palazzo Orelli mercatino di oggetti d’antiquariato ed etnici

Incontri/Conferenze

Biella “Biellesi Tessitori di Unità”, celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia Museo del Territorio Biellese Via Quintino Sella Ore: 16.00 info: Tel. 015 2529245 www.biellesitessitoridiunita.it info@museodelterritorio.biella.it Novara “Il controllo del corpo femminile. Regole monastiche e vita quotidiana in un monestero del ‘600” Centro Culturale d’Arte “La Canonica” Ore: 17.45

15 martedi

Musica/Concerti

Carpignano Sesia Mercatino dell’antiquariato e dell’artigianato hobbistico Piazza Marconi

Cinema/Teatro

Vercelli Stagione Teatrale 2010/2011 “Non c’è tempo amore”

Cossato Stagione Teatrale 2010/2011 “La vedova allegra” Teatro Comunale Ore: 15.30 info: Teatro Comunale Tel. 015 93899

19 sabato

Musica/Concerti

Vercelli B9 - Tre città per la musica Presso Cripta S. Andtrea workshop info: :www.progettob9.it Vercelli B9 - Tre città per la musica Presso Officine Sonore serata live info: :www.progettob9.it

Incontri/Conferenze Vigliano Biellese “Aperitivi scientifici” Biblioteca Civica Ore: 18.30 info: www.vigliano.info

20 domenica Sport

16 mercoledi

Incontri/Conferenze

Candelo Stagione teatrale in lingua piemontese Cinema Verdi Via Marco Pozzo 2 Ore: 21.00 info: Tel. 015 2536417 www.cinemaverdi.com cinemaverdi@mclink.it

Novara “Brera con gusto” Civico Istituto Musicale Brera Ore: 21.00

Biella Piazzo Biella Jazz Club Concerto dei Market Polka Animalunga Palazzo Ferrero Ore: 21.30 info: info@biellajazzclub.com

Biella “La moda passa, lo stile resta, 100 anni di moda, lo stile di un secolo; passeggiata attraverso mode, stili e stilisti del 900”

INFORMAGIOVANI CITTA’ DI VERCELLI

Oropa Terza edizione Freeride Competizione che unisce sportivi e appassionati non solo delle nostre montagne, giunta quest’anno alla sua terza edizione. info: www.funivieoropa.it

Incontri/Conferenze Vercelli

“Cultura”

C.so Libertà, 300 - 13100 Vercelli Tel. 0161.25.27.40 - Fax 0161.54.384

www.progettob9.it

Vercelli Officine Sonore Music Contest 2011 Eva Calls, Pagliaccio n°1,Suite Solaire Via Ugo Schilke Ore: 21.00 info: 0161.25.56.42

14 lunedi

Fiere/Mercatini

www.informagiovanivercelli.it

Musica/Concerti

Fiere/Mercatini

Borgolavezzaro Da oggi al 20 febbraio sarà visitabile la mostra “Il colore, la terra, il sogno personale”, Palazzo Longoni info: 347/7476854.

informagiovani@comune.vercelli.it

18 venerdi

Vercelli visite guidate alla Sinagoga Appuntamento in via Foa alle 14.30, 15.30 e 16.30 info: Comunità Ebraica tel. 339.25.79.283

Vercelli conferenza sull’ambiente, paesaggio e letteratura. Relatore Prof. Jolanda Monti Salone Dugentesco Ore: 17.30 info: URP 0161.596.333

Cinema/Teatro

piazza palazzo vecchio,1413100 Vercellitel.fax 0161215274www. arredidea.cominfo@arredidea.com

Museo del Territorio Biellese Via Quintino Sella Ore: 18.00 info: Agenzia Scaramuzzi Tel. 015 3581213 o 349 0717183

Incontri/Conferenze

Arte/Mostre

Vercelli Officine Sonore Music Contest 2011 Black Monday, Colla, The Primates Via U. Schilke Ore: 21.00 info: info@officinesonore.org Tel. 0161 255642 Vercelli Storia e Storie

Teatro Civico Ore:17.00 info: tel. 0161.596.369

“Segnalibri”

da Lun. a Ven. alle ore 17.40 da Lun. a Ven. alle ore 18.40 6 febbraio - selezione gruppi musicali 19 febbraio - workshop presso Cripta e a seguire serata live presso Officine Sonore

Michele Trecate

www.vercellink.com


agenda

Lezioni di Filosofia Un confronto con il tempo e la memoria nell’ebraismo Via Foa Ore: 16.00 info: Comunità Ebraica tel. 339.25.79.283

Cinema/Teatro Vercelli “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello Teatro Civico Ore: 17.00 info: tel. 0161.596.369

Arte/Mostre

Vercelli Museo del Tesoro del Duomo Visita guidata alla mostra “Divo Carolo. Carlo Borromeo pellegrino e santo tra Ticino e Sesia” info: tel 0161.25.27.64 Vercelli Museo Borgogna Visita guidata alla mostra “Divo Carolo. Carlo Borromeo pellegrino e santo tra Ticino e Sesia” info: tel 0161.25.27.64

Carnevale

Vercelli 1° Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati nel centro storico Ore: 14.30 info: Comitato Manifestazioni Vercellesi 349.23.35.826

22 martedi Musica/Concerti

Novara concerto di Franco Mezzena e Stefano Giavazzi, violino e pianoforte Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.fondazioneteatrococcia.it Biella Piazzo Biella Jazz Club Jam Session Palazzo Ferrero Ore: 21.30 info: info@biellajazzclub.com

23 mercoledi Cinema/Teatro

Novara Cabaret Giobbe Covatta e Enzo Iacchetti Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.fondazioneteatrococcia.it Biella Stagione lirica “La Boheme” Teatro Odeon via Torino 69 info: Tel. 015 21802 www.onlinesymphony.it

24 giovedi Cinema/Teatro

Biella Stagione teatrale 2010/2011 “Terrybilmente divagante” di e con Teresa Mannino Teatro Sociale Villani Ore: 21.00 info: Il Contato del Canavese Tel. 0125 641161

Incontri/Conferenze Galliate

Cucina ed altro L`Associazione La Finestra sul Lago organizza “I giovedì del borgo: prose di cucina tra memorie, sapori e cose buone” info: www.lafinestrasullago.com Biella “Biellesi Tessitori di Unità”, celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia Diego Siragusa: “La festa di San Napoleone” Museo del Territorio Biellese Via Quintino Sella Ore: 18.00 info: Tel. 015 2529245 www.biellesitessitoridiunita.it info@museodelterritorio.biella.it

25 venerdi

Musica/Concerti

Vercelli Officine Sonore Cantoletteratura Via U. Schilke - Vercelli info: info@officinesonore.org Tel. 0161 255642

Cinema/Teatro

Borgomanero Dreams Teatro Nuovo I soliti ignobili, DiVano InVano Ore: 21.00 info: www.nuovacastelletto.it Biella Chiavazza Spettacolo “Cucu a Parigi” Teatro Parrocchiale Ore: 21.00 info: Ufficio Manifestazioni del Comune - Tel. 015 4507212 www.eventi.comune.biella.it palazzoferrero@comune.biella.it

26 sabato Arte/Mostre

Vercelli “1900-1961. Arte italiana nelle Collezioni Guggenheim” spazio espositivo Arca ex chiesa di San Marco info: URP Tel. 0161.596.333

Danza

Novara Teatro Coccia Tango pasion Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.fondazioneteatrococcia.it

Musica/Concerti

Vercelli XIII Viotti Festival esibizione di Sa Chen pianoforte solista Teatro Civico Ore: 21.00 info: Camerata Ducale Tel.011.75.57.91 Vercelli Officine Sonore Music Contest 2011 Via U. Schilke - Vercelli info: info@officinesonore.org Tel. 0161 255642

info: Tel. 015 4507212 www.biellesitessitoridiunita.it palazzoferrero@comune.biella.it Biella “Biellesi Tessitori di Unità”, celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia Museo del Territorio Biellese Via Quintino Sella Ore: 9.30 info: Museo del Territorio Biellese - Tel. 015 2529245 www.biellesitessitoridiunita.it info@museodelterritorio.biella.it

27 domenica Carnevale

Vercelli 2° Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati nel centro storico Ore: 14.30 info: Comitato Manifestazioni Vercellesi 349.23.35.826

Musica/Concerti

Novara Teatro Coccia Gnu quartet “The minimal tree” Via Rosselli, 47 Ore: 11.30 info: www.fondazioneteatroccia.it

Cinema/Teatro

Borgomanero Teatro Nuovo La vedova allegra Ore: 15.30 info: borgomanero.ilcontato.it Vercelli Stagione Teatrale 2010/2011 “Il peso della farfalla” di Erri De Luca Teatro Civico Ore: 17.00 info: tel. 0161.596.369

Sport

Oropa Skibike 2011 Tradizionale gara di MTB + scialpinismo info: www.pietromicca.it

Eventi

Villanova Biellese (BI) Via Umberto s.n. Concerto di canzoni dialettali piemontesi di Vittorio Scagno e Paolo Rastelli A seguire per chi si vuole fermare, buffet con risottata a 15 E. Posti limitati , si prega di prenotare Ore: 17.00 info: tel 0161 1735137 www.latrattoriadivillanova.it

28 lunedi

Cinema/Teatro Vercelli Stagione d’Opera Teatro Civico “Boheme” di G. Puccini Ore: 21.00 info: tel. 0161.596.277

Novara Teatro del cuscino Jazz night Via Magalotti, 11 Ore: 21.00 info: www.laribaltaartgroup.it

Cossato Teatro Comunale Stagione Teatrale 2010/2011 “L’appartamento” di Billy Wilder Ore: 21.00 info: Teatro Comunale Tel. 015 93899

Incontri/Conferenze

Musica/Concerti Novara

Biella “Biellesi Tessitori di Unità”, celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia Palazzo Ferrero Corso del Piazzo 25 Ore: 18.00

Teatro Coccia Dove comincia il sole tour teatrale dei Pooh Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.fondazioneteatroccia.it

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