Epistole fuori bordo

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Little William

Epistole fuori bordo

E-book by Kore Multimedia


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Little William

Epistole fuori bordo

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P R O L O G O 2001:Â la ruota, il timone e il sole si trovarono sotto il cielo della California messicana. Odisseo, il figlio di Achab e la zingara riuniti sulle coste del Portogallo.

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24 Dicembre

... il tuo vecchio lupo di mare, accesa la sigaretta, è salpato prima che giungesse il Natale ed ora sta cacciando tra le acque fredde il cibo che mangerete. Lo vedo al largo che ti saluta, Leda, agitando il braccio con la bandiera francese ben stretta nel suo pugno. !

[Ulisse]

§§§

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! 27 Dicembre

Quel lupo di mare continua a navigare e pescare, seduto sul ponte della sua imbarcazione. Le acque si sono fatte ghiacciate, ma non si copre troppo. Dice che patire un po' di freddo fa bene alla salute, sempre, anche quando si dorme tiene l'attenzione leggermente desta. Del resto il tuo amico è uno che i pericoli preferisce percepirli in anticipo, piuttosto che farsi trovare impreparato al caldo delle coltri. Va procedendo tra le acque di un mare ricchissimo, si dice che la sua pesca sia particolare. Molto del pescato lo rigetta là dove si trovava, anche il poco pesce consumato è un po' come se lo rigettasse al mare dopo averne assorbito il fosforo. Fissato com'è, egli lega e immerge sulla sua rete degli stani disegni per richiamare i pesci. Presta poi molta cura nell'annodare le maglie rotte di quella stessa rete. Sembra infatti che cerchi delle specie rare e molto forti, soggetti acquatici capaci di decifrare i segni dei suoi disegni e in grado di ingaggiare dure lotte con la sua rete imbrigliante. Mi ha detto che spera di rivederti pre6


! sto, ed ha aggiunto, quasi volendosi scusare con te di qualcosa: <<La mia è un'odissea viva di cui i più forse non capiscono molto il senso>>. Io, che lo conosco bene, credo però che non sappia mai bene se vada per mare a cercare il suo branco disperso tra le acque o a cercare un rotta di navigazione che conduca al tuo porto. Quando a Natale qualcuno mi ha riferito che vuole fare entrambe le cose insieme, ho pensato che forse egli sia solo un marinaio ubriaco o un capitano fuori di testa. In ogni caso, ti saluta e ti pensa, Leda, anche se non si commuove più come un volta (dev'essere un po' invecchiato). !

[Ulisse]

§§§

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! 28 Dicembre

Cara amica, Il tuo capitano fuori di testa, vorrebbe far rotta al più presto verso il tuo porto, rientrare dall'Atlantico al Mediterraneo. Delle volte - lo sai anche tu - rischia di perdersi. Certe sirene vorrebbero indurlo a mollare la caccia alla balena. Mentre il capitano sa che anche Moby Dick lo ha riconosciuto e accettato. Sta solo aspettando un segno dal cielo - forse una cometa - che gli permetta di girare lesto il timone verso il punto dove ella si trova. Lo vedo dannarsi col timone del suo grande gozzo nero; forse anche tu, Leda, ti stai dannando con qualcosa... quel lumino intermittente che vedi al largo ti segnala la sua imbarcazione, priva di ormeggi con la terra. !

[Ulisse]

§§§

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! 29 Dicembre

Carissima Leda! L'altra notte il tuo capitano ha attraccato al molo, pare solamente per una breve sosta. Lo incontrai che si aggirava furioso nel porto tra le nebbie, mentre dava calci rabbiosi a tutti i lampioni che incontrava. Pareva furibondo. Brontolava come un vecchio, agitando le braccia, su qualcosa che non trovava o aveva perso, ma non ho capito bene con che cosa o con chi ce l'avesse. Quando mi fu vicino e gli chiesi: <<Qual'è il problema?>>, sembrò che non mi avesse né visto né udito e non rispose nulla. Pensai allora che Moby Dick gli fosse sfuggita un'altra volta e la rabbia gli stesse rodendo acida le viscere. Poi si accorse della mia presenza e mi disse: <<Ah, se tu! Dimmi: hai notizie di Leda?>>. Iniziai a farfugliare su qualcosa, ma subito girò sui tacchi e se ne andò. Lanciata lontano la sigaretta, tornò ad incamminarsi nella nebbia, mentre coi pugni alzati riprendeva a bestemmiare. Così sparì alla mia vista, ma ancora adesso odo nelle orecchie l'eco di quella sua reiterata bestemmia: <<Numi, che vita!>>... <<Numi, che vita!>>... <<Numi, che vita!>>.

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Per questo, cara amica, ti rivolgo - da parte sua - la domanda: <<Come va?>>. !

[Ulisse]

§§§

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! 31 Dicembre

Amica cara, non sono più riuscito a vedere né te, né il capitano, in queste ore. Sul porto non vi è traccia di lui, ma la sua baleniera è sempre ancorata ben salda sul molo. E' probabile che si trovi in coperta a trafficare con i disegni e le reti. Qualcuno l'ha udito nottetempo gettare a mare dei pesanti fardelli. Chi me lo ha riferito non è riuscito però a scorgere di che cosa si trattasse con precisione, poté solo desumere dal greve tonfo in acqua, la loro pesantezza. Mi domando se partirà prima di capodanno, o se verrà a festeggiare con noi al Caffè Oporto. Per quanto a lungo abbia navigato con lui, è sempre difficile sapere cosa gli passa per la testa. Una volta, mi ricordo che stavamo per scendere a Marsiglia ad imbarcarci, quando lo trovai che stava pensieroso con la pipa in bocca, seduto sul gradino di una strada di Parigi. Pareva aspettasse il passaggio di qualcuno, ma poi vidi che poggiò la pipa sul selciato e inizio a giocherellare con un tappo di bottiglia. Il suo sguardo da pensoso si fece vacuo. Mi parve come immerso nel nulla, quando attaccò a pigolare senza fine una canti-

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! lena incomprensibile. La sua mano continuava a muovere quel tappo con movenze insensate, quasi fossero dettate dall'ordine di un oscuro motore. Quello spettacolo mi gelò la vista e il cuore, non potrò dimenticarlo. L'unica impressione fu che egli fosse perso per sempre. Non so veramente cosa riuscì a destarlo da quello stato pietoso, quale sia stato il richiamo capace di ricondurlo alla vita. L'unica cosa che osservai fu che da quel giorno non fumò più la pipa. Sono le sigarette a gestire il ritmo del suo affanno. Non chiedermi ora, Leda, il motivo per cui ti ho raccontato questo episodio della vita del capitano, perché potrebbe esser stato solo quello di riempire meglio questo foglio di carta. Non so lui, ma io ti mando gli auguri di un lieto Capodanno e di un prospero anno nuovo. !

[Ulisse]

§§§

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! 1 Gennaio

Dolce Leda, poche danze e poco bere hanno caratterizzato questa fine d'anno. Ho sentito molti parlare del capitano come di uno 'scemo'. E' infatti saltato fuori, dal passaparola tra le darsene fino al Caffè Oporto, che quel che aveva gettato a mare qualche notte fa, altro non erano che delle nuove reti. Puoi immaginare il sarcasmo e l'ironia che si è scatenata tra i pescatori. "Il capitano pesca nel porto!": può essere questo il titolo di questa storiella comica di fine millennio. Eravamo tutti abituati a vederlo partire per lidi lontani a caccia di grossi cetacei, immerso in pensieri profondi quanto l'acqua dei pesci che cercava. E adesso ce lo troviamo qui rimbecillito a gettare le reti nel porto, nelle cui acque basse non si trova altro che qualche acciuga, medusa o mollusco. Passati i brindisi conditi da questa barzelletta, decisi di andare a trovarlo. Quel po' di alcool bevuto mi scaldava dalla notte fredda e mi scioglieva quel timore che comunque siamo tutti abituati a sentire quando si parla di fronte a lui

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! seduti nella sua cabina. Mi avviai, così, sul molo della darsena verso la sua imbarcazione, tra il cielo terso pieno delle stelle del nuovo anno e il vecchio mare che si ghiacciava scuro intorno. Quando attraversai la passerella per saltare sul ponte, quel glorioso gozzo mi parve meno cupo di come lo ricordavo. Mi accorsi allora che il grigio antracite dello scafo e delle paratie aveva subito dei ritocchi. Dei sottili filetti e delle onde rosse correvano adesso lungo tutti i loro perimetri. Non pensai più a quel dettaglio perché dopo iniziai a chiamarlo, gettando voci in coperta e verso la cabina di comando. Lo trovai invece nella cambusa, curvo ad accudire una tartaruga. Mi salutò con un gesto che mi indicava il posto dove sedermi, mentre proseguiva a imboccare di piccoli pezzi di gamberetto la tartaruga che nel frattempo si era posto sul grembo. Mi accesi il sigaro ad assistetti a quell'operazione in muto silenzio, mentre lui mi raccontava dei problemi di quella testuggine. Poi mi alzai e iniziai a girellare per la piccola cambusa, facendo solo qualche accenno di assenso verso le sue precise affermazioni sull'animale; ma passando il tempo maturai un imbarazzo sempre crescente. Ad un certo punto volevo solo più andarmene. Mi sentii io un 14


! animale, ma in gabbia e non capivo più cosa fossi andato a fare là. Iniziai allora a cercarmi in testa una scusa per salutarlo. Spero che non si sia offeso il tuo capitano, cara amica, perché da lì a poco l'unica cosa che riuscii a compiere fu una fuga tanto precipitosa, quanto grossolana. Balbettai, infatti, solo qualcosa sul mio sonno e sugli occhi che si chiudevano, quindi presi la porta della cambusa quasi di corsa, sussurrando: <<Alla prossima>>. Il mattino seguente mi svegliai confuso e rimasi sonnolento tutto il dì. Solo adesso, dopo molti caffè, e al calar della sera, presi mano alla penna di queste due righe a te. !

[Ulisse]

§§§

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! 3 Gennaio

Ieri ero al Caffè Oporto, quando entrò il capitano. Mi fece un sorriso di saluto e poi venne a sedersi al mio tavolo con la pinta di birra chiara in mano. Dopo brevi convenevoli, fui subito incerto. Non sapevo se chiedergli della tartaruga o dei suoi progetti. Mi sentii ridicolo all'idea di domandare: "Come sta la sua testuggine, capitano?", così optai per i secondi. <<Nessun progetto, amico mio, cerco di vivere>>, fu la sua risposta. Subito rimasi stupito; mi vennero in mente tutte le volte che a domande del genere rispondeva con quella specie di motto che recitava: <<Barra a dritta e poi lottare>>. Mi sovvenne in seguito di collegare quella strana risposta alle nuove decorazioni rosse che notai la notte di Capodanno sulla sua imbarcazione. Quel 'vivere', per un istante, mi parve, seppur confusamente, acquistasse un senso. Gli parlai, quindi, io dei miei progetti circa il varo di una nuova nave scuola per giovani di belle speranza. Percepii, però, presto della vergogna e il mio discorso iniziò a sfuggire a me stesso. Credo se ne accorse, perché, poggiata la birra sul tavolo, iniziò a chiedermi di

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! te. Felice dell'interruzione, gli dissi che ti sapevo molto occupata nella tua attività di "volontariato". Non commentò se non alzando un sopracciglio, come può fare un vecchio professore di antichità latine al cospetto di un studente irriverente che citi un film nella sua interrogazione. Si accese quindi una sigaretta e si alzò mentre mi salutava cordialmente, mandando anche a te, Leda, i suoi migliori auguri d'inizio anno. !

[Ulisse]

§§§

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! 4 Gennaio

Ciao Leda! Questa mattina ho trovato nella posta, un biglietto del capitano. Te lo invio perché credo che non ti abbia trovata e che sia a te rivolto. In verità sul retro c'è solo scritto "Canto di piazza".

Scendi giù, baby! Vieni al porto, a sporcarti con le mie parole, che sian vele, reti o pesce. Scendi giù a ballare, baby! E' qui la musica delle onde e dei venti tra i fuochi d' una lacrima o un sorriso. Lascia quelle acque ferme, baby! Mille specchi aspettan solo le tue cure per rifletterti e brillare: clown e domatori teniamoli al largo. E' duro, lo so.

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! E' da meticci, lo so pure. Ma è qui la vita, baby! !

[Ulisse]

§§§

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! 5 Gennaio

L'Arianna è salpato, bordeggiando le strette insenature della costa. Stamani dalle vetrate delle officine "Max Fabius" dove lavoravo a qualche chilometro dal porto, l'ho visto spuntare nelle acque tra i vapori dissolvendi della nebbia. Lento e inesorabile coprì l'ansa del golfo. Giunto al punto a me prossimo, mi accorsi meglio dei suoi nuovi colori. Quel grigio canna di fucile solcato dai tratti di un rosso garofano mi parve rendessero quel natante più piccolo del ricordo che ne serbavo. Pensai: <<Così è ripartito. Senza grandi spiegazioni>>. Il capitano ha ripreso il mare sull'asse orizzontale dei perimetri di terra. Cara Leda, credo proprio che non ci sia da preoccuparci per lui: con quella navigazione non sta certo andando lontano. Nè le stelle, nè Moby Dick sono oggi al suo orizzonte. Ti ringrazio, or che mi sovviene, del suo canto che mi inviasti la vigilia di Natale: quella "Corona di stelle" che dà nome e senso alla sua Arianna.

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Reagisco A ogni tuo Lieve movimento: Mi Mi Mi Mi

incanti turbi accechi annienti.

Sono fuori Di me e di te: Ti osservo Vicina e lontana Costellazione Nel cielo Dei miei sogni. Aspettando di immergere La testa nel mare d'oggi Là dove sei riflessa. !

[Ulisse]

§§§

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! 6 Gennaio

Carissima Leda, non c’è stato bisogno di mobilitare i piccioni viaggiatori, per far giungere al capitano il tuo messaggio. Ieri, prima ancora del calar della sera l’Arianna era già rientrato in porto. La brezza non pungente e la luce invitante ci permise di prendere insieme un aperitivo sulla terrazza del Caffè Oporto. Non mi disse dove fosse stato durante la giornata, ma iniziò a raccontarmi cosa capitò il giorno di Natale e quello seguente, quasi dovesse darmi delle spiegazione per come lo incontrai furioso alcuni giorni dopo nella nebbia sul molo. Non per te, Leda, ma quello che segue può avere dell’incredibile per chi non sia consapevole dei pericoli della caccia alla balena. Il capitano stava facendo rotta verso le Americhe, quando a mezzogiorno del giorno Natale, si trovava al largo di Madera. Avvistò allora col binocolo un enorme cetaceo bianco. Non riusciva ancora a distinguere se si trattasse di una balena o di un capidoglio. Non gli parve proprio fosse Moby Dick: il suo capo - nonostante la distanza - gli risultava troppo grande rispetto a quello che ben conosceva.

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! Così, trangugiato un boccone ed una tazza di tè, si decise, quasi solo per curiosità, a ruotare il timone in direzione del candido animale. Gli servì tutto il pomeriggio per avvicinarlo. Nello svolgersi di quell'inseguimento, man mano percepì che non stava scappando da lui, ma nuotava concitato verso l’isola con una rara foga. Era a pochissime miglia dalla costa, quando all’imbrunire, impugnato nuovamente il binocolo, ebbe l’impressione che si trattasse proprio di Moby Dick. Nel mare scuro dal freddo, i colori del sole si spegnevano all’orizzonte rendendo la sua identificazione assai ardua. Alla difficoltà della luce si andò affiancando un rifiuto d’istinto a riconoscere, quando capì che non avrebbe svoltato prima di arenarsi sulla spiaggia. Lo spaziò si concentrò, prima di quella svolta ormai impossibile: il dubbio gli fu atroce. Era ormai buio quando il capitano fermò L'Arianna, gettando bruscamente l’ancora prima delle secche, a un centinaio di metri dalla riva. Di quella stana balena riusciva solo a intravedere dal biancore la sagoma enorme agonizzante sul bagnasciuga. Non gli restò altro da fare che gettare due lanterne sul piccolo naviglio di soccorso e salpare con remate automatiche verso riva. Sapeva di dover cercare il segno delle sue ferite. 23


! Quando accese la luce, a pochi metri dal quel gigante dei mare arenato, restò di sasso. Sotto l’occhio sinistro, la macchia nera solcata dai ferri della sua imperizia era immobile sopra la fiamma tremula della sua lanterna. Si voltò di scatto, quasi a provare a gettare lo sguardo altrove. Le ombre sulla sabbia lo condussero solo a riconoscere le lignee strutture di uno stabilimento balneare. Davanti alle palme nere sul cielo, casupole e steccati senza fine si stagliavano chiudendo quel lembo di terra davanti all’oceano. Per un momento gli parve fosse stata la rete di qualcun altro ad aver accolto Moby Dick. Della notte passata sulla spiaggia, il capitano non mi disse nulla. Solo il nome del luogo letto su un cartellone: "Ilhas desertas". Mi raccontò invece che il dì seguente scovò una lattina di vernice rossa in una bungalow di attrezzi e la portò sull’Arianna. Fu allora che passò il tempo a decorare la sua imbarcazione. Per la prima volta, invece dei disegni sui fogli delle reti da profondità, usò il pennello per segnare la sua barca esteriormente. Il significato di quei filetti e di quelle onde non me lo chiedere, dolce amica mia: per come mi raccontò il suo giorno di Santo Stefano, posso so24


! lo capire la necessità urgente di esprimersi con quel fare profili e perimetri col rosso caldo sul grigio freddo. Terminato il suo narrare, non ebbi le parole per commenti. Così, prima che mi chiedesse di te, ho tirato fuori dalla mia borsa il tuo messaggio: lo spartito di quella vecchia canzonetta. Partirà, la nave partirà/ Dove arriverà?/ Questo non si sa/Sarà come l’arca di Noè/Cane, gatto, io e te/... Quando l’ebbe letto, il tuo capitano sorrise sornione. Non si capacita mai che tu conosca certe vecchie ballate. Ti posso assicurare che l’hai sicuramente costretto a pensare al suo contrabbasso chiuso in custodia nella stiva dell’Arianna. !

[Ulisse]

§§§

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! 7 Gennaio

Nella tarda mattinata di ieri, rientrando dai controlli di qualità su una barca appena varata in porto, passai sull’Arianna a salutare il capitano. Lo trovai in piedi che osservava la testuggine nuotare nel pozzetto di prua. Mi spiegò che l’acqua era sufficientemente calda per lei a quell’ora; quindi mi invitò a bere qualcosa in coperta. Erano mesi che non entravo nella sua cabina e non potei fare a meno di notare che qualcosa era mutato. Le pareti erano assai più spoglie, vi era appeso solo più un planisfero terracqueo del mondo. Gli schizzi dei disegni erano spariti. Ti farà piacere, Leda, sapere che in un angolo notai la custodia nera del contrabbasso ancora sporca della muffa della stiva. <<Ho fatto un po’ d’ordine>> fu la sua preventiva spiegazione, mentre si accingeva a prendere il vermut e due bicchieri. Iniziò poi a raccontarmi del suo rientro da Madera. La notte tra il 27 e il 28 dicembre si scatenò una discreta tempesta all’entrata delle “Colonne d’Ercole” che lo indusse a deviare verso il porto di Gibilterra in cerca di riparo. Attraccò l’Arianna che era quasi mezzanotte e, nonostante la

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! pioggia e il vento sferzanti, si incamminò per le vie strette della città. Aveva fatto pochi passi nell’interno di un budello, quando un gruppo di pellegrini diretti in Africa, lo fermarono. Il responsabile di quella composita comitiva di questuanti, con il fare certo di chi avesse incontrato la persona giusta, gli chiese la via dell’imbarco del traghetto “Santa Esperanza” per Orano. Li vedeva quei vecchi, quelle donne e quei bambini; tutti accalcati nella via: c’era chi già pregava tra altri che urlavano sommessi o piangevano di sonno. Rispose loro con tutto il garbo che naturalmente gli uscì, ma non riuscì ad aiutarli non avendo alcuna idea di quale fossa la strada per il molo dei traghetti. In quel momento il capitano mi allungò sul tavolino un foglio di gazzetta. L’occhio non poté non cadermi nel cerchietto rosso sulla notizia che riportava del naufragio del “Santa Esperanza” al largo del Marocco. <<E così ha visto per ultimo sia Moby Dick che quei pellegrini. Cosa ne pensa, capitano?>> chiesi io. La sua risposta fu telegrafica: << Osservo solo che dei mammiferi vanno a morire fuori dall’acqua mentre altri dentro, probabilmente entrambi per l’imperizia di qualcuno>>. 27


! Finito il vermut nei bicchieri, si rallegrò dicendomi che quella sera sarebbe andato con te a cena, su nei locali della città vecchia. Mi sfuggì una battuta: <<Si ricordi, prima di stasera, di pulire il contrabbasso!>>. Rise e mi salutò. !

[Ulisse]

§§§

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! 8 Gennaio

Non dirmi niente, amica mia. Di come è andata la serata di ieri, so già tutto! All’alba di oggi il capitano mi buttò giù dal letto. Nello stordimento del brusco risveglio lo sentivo ripetere solo: <<Questa è bella!>>...<<Questa è bella!>>...<<Questa è proprio bella!>>... Avevo dormito poche ore, dopo che ieri sera, ascoltando il fado, mi ero attardato nella notte ripassai languido ricordi di nostalgia. Mi ripresi solo dopo il caffè nero. Seduto di fronte a me il capitano aveva già acceso un’altra sigaretta. Il succo del suo discorso, se non m’inganno, fu questo: “Mi ero appena ritirato nel porto a vivere e adesso viene Leda a chiedermi progetti per riprendere il largo”. La domanda sottintesa, cui cercava risposta, me la pose in mano sotto forma di questa notarella a te rivolta. Negli abissi d’acqua e vapore Di un naufragio Tra vele invisibili, Esprimi necessità Che cozzano dure Con le mie urgenze.

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! Ci troveremo mai sulla isola eletta, in questo Caos? Non comprenderei il perché sia venuto proprio da me a porre un quesito del genere, se non fosse che conosce bene la nostra amicizia. Così gli raccontai di te, cara Leda. !

[Ulisse]

§§§

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! 9 Gennaio

M'hai chiesto, con la tua solita soverchia vanità, cosa dissi di te al capitano. Spero di non deluderti, Leda, se ti anticipo subito che non parlai dei tuoi capelli, dei tuo occhi o della tua bocca. Mi limitai a descrivere la tua attività di ‘volontariato’. Anche tu, come noi, viaggi, racconti e ti tieni vicina la musica, ma mentre il capitano insegue le balene ed io le navi, tu insegui cigni. Il tuo seguirli per acqua, cielo e terra non è per condurli in qualche luogo, ma per farti condurre dove quelli vanno. Si può dire che li osservi, conseguendo i loro viaggi. Quello che risposi al capitano fu insomma, solo questo: <<Per come conosco il suo lavoro, quando chiede "Dove vai?", non è per far mutare rotta al cigno, ma semplicemente per conoscere la sua "volontà">>. Non so se lo persuasi. Bevuto il secondo caffè, si alzò sforzando un sorriso pieno di dubbi. Quanto fossero rivolti a te o a se stesso, proprio non saprei.

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Perdona la brevità di questa mia, cara Leda. Devo proprio andare: mi aspettano al cantiere. !

[Ulisse]

§§§

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! 11 Gennaio

Ho saputo da un giovane marinaio delle "Ville blanche" proveniente da Lisbona, cosa fece il capitano il giorno 5, quando lasciò la prima volta questo porto con la 'nuova' Arianna. Mi ha detto di averlo incontrato alla sede della compagnia di primo pomeriggio, mentre aspettava che tornasse dal pranzo il direttore capo del progetto "Azzorre". Proseguì narrandomi di averlo trovato torvo e silenzioso mentre nell'attesa si passava da una mano all'altra una lettera intestata. E' facile desumere, cara amica, che fosse andato là in relazione a Moby Dick. Per il resto non ho grandi novità. Ieri sera mi chiedevo se si potesse suonare il fado al pianoforte. Ma tu, l'hai più sentito il capitano? E hai più cantato pensando a noi? !

[Ulisse]

§§§

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! 19 Gennaio

Avrai letto forse anche tu, cara amica, che sulla gazzetta parlano del fallimento del progetto "Azzorre". Quella grandiosa impresa di recintare quelle isole per riunire in una bacino naturale di proporzioni enormi tutti i cetacei da salvare è stata definitivamente abbandonata per mancanza di fondi e conseguentemente la compagnia per la salvaguardia dei cetacei ha chiuso i battenti, lasciando disoccupati centinaia di pescatori convertiti all'eco-marineria. Sappiamo noi, cara amica, che forse il motivo è stato un'altro: Moby Dick doveva costituire il numero di maggior richiamo. E' andata così. Forse non son più tempi per salvare stelle, ma solo per bordeggiare sulla costa, come fa il tuo capitano. Lo vedo sull'Arianna ormeggiata subito fuori dal porto, che traffica con reti sempre più affilate. Mi ha detto che ti aspetta, Leda. Non si sposta dai paraggi: sta vegliando col terrore folle di vedere i clown sopraggiungere dal mare. Quei domatori che urleranno di chiudere questo porto ‘inquinato’ dalla tua bellezza.

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Ti saluta, ed io con lui, suonando insieme quel "Canto di piazza" affinchè il tuo volontariato non si faccia mai coatto diventando schiavitù e i tuoi lavori non si privino mai della cura necessaria. !

[Ulisse]

§§§

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EPILOGO

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! 20 gennaio

Queste feste parrebbero finite. Il capitano ti aspetta agognando il tuo incenso per la nave ed il tuo tè per scaldarsi il cuore. D’altro canto, il sottoscritto ha finito i suoi turno al faro. Come sai mi è venuto, in sorte, per queste vacanze natalizie, il lavoro aggiunto di far la guardia al mare dall’alto della torre sul porto. I miei due soci volontari sono andati al caldo a respirare l’odore di acque meno agri, ed io restai qui a scrivere queste lettere nel buio delle notti insonni con la luce rotante del faro sulla testa. Questa torcia sempre uguale dalla sera alla mattina, che ho accudito da guasti ed incidenti. L’ho fatto pensando a te, cara Leda, che invece a Marsiglia sarai forse tornata adesso a curar cigni malati. Toccò così a me, adesso, andare a cena con lui. L’altra sera in piedi, consumammo un breve aperitivo parlando solo del passato appena prossimo, cioè di quelle occupazioni che ci avevano riempito la giornata. Solamente quando fummo seduti al ristorante i tempi si allungarono remoti ed io iniziai: <<Perché non ha salvato quell’orfana are-

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! nata sul bordo della strada?>> , chiesi a lui. <<Reti e funi, paranchi e travicelli non mancavano di certo sull’Arianna!>> <<Fu quella per me una notte di veglia. Dalla sera alla mattina, restai là sull’arena che si faceva rossa ad assistere la carne esangue di quella mole immensa>>, iniziò il capitano. Quindi s’azzittì per un momento e poi riprese un passo indietro, raccontandomi di quando accettò con entusiasmo la missione dalla compagnia, e prese l’Arianna, quel gozzo mercantile che aiutai pur io a convertire dai commerci a baleniera 'verde'. Mi ricordò di quando, sull’orlo della fosse delle Marianne, incontrò Moby Dick la prima volta. Settimane di inseguimenti e dure lotte passò fino ad imbrigliarla. Ma siccome ella presto iniziò ad agitarsi selvaggiamente strappandogli le reti, mi confessò che prese mano all’arpione come arma. Quasi la volesse persuadere, finita la retorica, affinché restasse docile nella sua rete. <<No, amico>>, proseguì. <<Non fu reiterata imperizia. E’ che ognuno ha il suo destino, non si può mai chieder troppo. Le ferite di una volta le osservai letali per ripartire da Madera alle Azzorre>>. Non aggiunse altro. Quando uscimmo dal locale, si offrì di accompagnarmi al faro per i miei controlli sulla sicurezza del38


! l’impianto luce. Salivamo le scale verso i pannelli di comando, quando si rivolse a me dicendo: <<Lo sa, caro Ulisse, cosa ho sentito al bollettino radio del Mediterraneo?... Il “Santa Esperanza” non è affondato per la codardia di fronte alla tempesta del solito equipaggio inglese, neppure proveniva da lontano quel S.O.S. lanciato alla marineria di Melilla. Salpati che furono, i guardacoste marocchini si accorsero del faro spento e trovarono il traghetto rovesciato nelle secche fuori porto>>. Gli chiesi allora io dei suoi disegni, quella specie di carte geografiche che issava nella rete a rinforzo di ogni nodo, quando cacciava Moby Dick. <<E’ il mio Atlante, con le mappe del mare che conosco e che solo oggi ho ripreso a disegnare, dopo che vi segnai viaggi immaginati con troppa fantasia che mi condussero alle infime Marianne e che, a Natale, parvero condurmi alle sommità di Atlantide >>. Cara amica, quella notte il tuo capitano riconobbe Moby Dick, questo solo fece veramente. Per come potrebbe dirla lui: <<Tra Atlante e Atlantide, così come tra Arianna e Marianne, ci son piccole differenze che un pesce però coglie fino a farsi gonfiare il capo, come un mammifero 39


! folle, indotto a volare sulla spiaggia del deserto>>. Addio, Leda! Sull'Arianna cangiante in chiaro, un giorno andremo tutti insieme a fare i guardacoste nel mare dove tu ti trovi, cantando e suonando, con in pugno bandiere di rivolte aggettivate da un nome antico o prossimo a venire. O almeno, se sconfitti come schiavi, in viaggio a Orano sulla tomba di Camus. !

[Ulisse]

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Cover design, L.g. (2012)

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