Il Vischio di Cerrdiwen

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SognandoLeggendo presenta…

. .Un racconto di natale Il Vischio Cerridwen

I Wright e i Moore erano soliti trascorrere insieme le festività natalizie. Si diceva che una grande amicizia avesse legato in gioventù quella che sarebbe diventata la Contessa di Chesterfield e la futura Duchessa di Raleigh e che il loro legame, nonostante il lento svanire della giovinezza, non avesse fatto altro che rafforzarsi trasferendosi, in seguito, persino ai rispettivi figli e consorti. Le due nobili famiglie usavano riunirsi a Westwood Park, residenza dei Moore, in occasione della Vigilia e trascorrere in allegria quella sera di grande gioia e aspettativa tra canti, brindisi e danze. Allo scoccare della mezzanotte la grande pendola riempiva l’aria con i suoi decisi rintocchi, i calici colmi di champagne si levavano in alto e grida di auguri risuonavano per i grandiosi saloni addobbati a festa, illuminati da mille e più candele. Dal momento che a separare le due ragguardevoli residenze intercorrevano soltanto poche miglia accadeva molto spesso che le signorine Wright si recassero a cavallo fin dai vicini per dare un’occhiata agli ultimi, frenetici preparativi ed in caso, offrire di buon grado il loro aiuto. Quell’anno, in particolare, una viva eccitazione pervadeva l’atmosfera di Westwood Park. 1


Una lettera, recapitata appena qualche settimana prima, aveva informato i conti di Chesterfield che, Lord Ethan, Visconte di Jarome, aveva infine accontentato le speranze della madre, rinunciando all’ennesimo tour europeo e acconsentito a riunirsi alla famiglia in occasione delle feste. - Sono lieto che vostro figlio abbia finalmente deciso di onorare questa casa con la sua presenza – aveva commentato laconico il vecchio conte di Chesterfield appena messo al corrente della faccenda, limitandosi a sollevare le cespugliose sopracciglia grigie al di sopra di un vecchio tomo polveroso. In realtà i suoi sforzi di apparire indifferente, burbero e quasi scontroso non incantarono la contessa che, nell’arco di trent’anni, aveva bene imparato a riconoscere le reali inclinazioni del consorte. Un frenetico andirivieni di domestici riempiva le stanze e i corridoi della casa: ovunque si poteva scorgere almeno una cameriera lucidare di buona lena porcellane e argenterie oppure un valletto aggirarsi attorno ad un tavolo misurando con cura la lunghezza dell’orlo delle eleganti tovaglie. In cucina la cuoca brontolava più del consueto e non c’era ragazza che non fosse impegnata per ordine della suscettibile donna in qualche faccenda. Ai piani superiori, Lady Ellen sovrintendeva con occhio attento all’organizzazione generale, non risparmiando né suggerimenti né rimproveri. Risa di bambini provenivano dal giardino bianco di neve, seguite dall’abbaiare di alcuni cani. Per Ethan, Lord Moore, quella era, tuttavia, una condizione di forzata ospitalità. Non una piacevole riunione di famiglia. Comodamente seduto in una poltrona della biblioteca paterna, con le gambe allungate davanti sé, un allegro fuoco che scoppiettava nel camino, Ethan si trovava impegnato nella difficile impresa di sorseggiare il suo brandy resistendo nel contempo all’impulso di scagliare il bicchiere contro il muro. Desiderava trovarsi a Londra o, ancora meglio, oltre i confini dell’Inghilterra, in qualche soleggiata località della costa Mediterranea, a bearsi del bel tempo e del mare. Naturalmente, invece, si trovava rinchiuso nella residenza campagnola di Westwood, nel mezzo del nulla. A complicare la situazione, che certo non aveva bisogno di ulteriori spinte, la consapevolezza della presenza di Lady Christabel, figlia del Duca di Raleigh sotto il suo stesso tetto, contribuiva a renderlo ancora più nervoso. Diamine! Cercava di mantenere una distanza di perlomeno dieci metri da quella donna, perché era l’unica capace di mandare in fumo il suo famigerato autocontrollo e spingerlo a varcare limiti che neanche sapeva esistessero. Stanco di rimanere inattivo, Ethan si alzò. 2


Una camminata lungo l’infinita galleria contenente i ritratti di tre generazioni di Moore gli avrebbe permesso di svuotare la mente. Era quasi arrivato all’ingresso della galleria quando un lieve fruscio attirò la sua attenzione. Sollevando lo sguardo, il visconte spalancò gli occhi. Una figura solitaria, sottile e slanciata, gli volgeva la schiena a poca distanza ma lui avrebbe potuto riconoscerla ovunque. Sembrava assorta e quasi non si accorse della sua presenza fino a quando Ethan non le fu vicino. Tipico di Lady Christabel del resto. Accortasi del visconte, la donna sussultò portandosi una mano al cuore. - Santo cielo, siete forse impazzito? – esclamò fissandolo con fastidio. Ethan ricambiò lo sguardo. - Siete voi e la vostra testa fra le nuvole a costituire il più grave caso di follia fra i due Gli occhi di lei si strinsero fino a diventare due fessure da cui trapelavano lampi di pura indignazione. - Vi conosco da anni, Ethan, ma raramente vi siete dimostrato più sgradevole e seccante di oggi – Probabilmente si riferiva all’accesa discussione avvenuta quella mattina durante la colazione, quando solo per il puro gusto di farlo Christabel aveva cominciato a punzecchiarlo, prendendo di mira tutti i suoi difetti e le sue piccole manie e lui aveva ovviamente risposto mettendoci tutto l’impegno possibile, che non era stato poco. - Non dovreste essere qui – - Neanche voi – Christabel si morse il labbro superiore, cercando di resistere alla tentazione di rispondere in modo pungente, come del resto era abituata a fare. Specie se l’ interlocutore era Lord Ethan Moore, Visconte di Jarome, in persona. - Lady Ellen mi ha incaricato di sistemare alcuni di questi – disse invece, sollevando un mucchietto di rametti e foglie verdi che al momento apparivano piuttosto mosci e incolore. - Quello sarebbe vischio? – domandò l’uomo con una punta di sarcasmo. - Volete davvero sentirvi rivolgere una risposta talmente ovvia? – commentò lei. Ethan trasse un profondo respiro. - Vi divertite a provocarmi – disse lanciandole un’occhiata che avrebbe fatto arretrare in preda al terrore tanto un reggimento di soldati quanto uno di debuttanti. - E voi ad irritarmi, milord – 3


Guardandosi attorno la ragazza individuò subito un piccolo sgabello di legno. - Questo farà al caso mio – disse vivacemente e con pochi, rapidi movimenti lo trascinò sotto il piccolo arco che precedeva l’ingresso vero e proprio della galleria, e posando un piede fasciato da una delicata scarpina si apprestò a salirci sopra. - Cosa state facendo? E’ instabile, rischiate di farvi … Ethan non ebbe neppure il tempo di terminare la frase. Un istante dopo era già al suo fianco, sorreggendola saldamente. - Adesso potete mettermi giù – disse lei – O forse… no – Quando il significato di quelle parole penetrò la nebbia dei suoi sensi, il visconte scattò all’indietro, imbarazzato e d’improvviso privo del coraggio di guardarla di nuovo negli occhi. Il Visconte di Jarome, tuttavia, non era mai stato un codardo. Arrogante si, altezzoso a volte, orgoglioso al limite del sopportabile ma codardo mai. Sollevando lo sguardo incontrò quello di lei. Christabel sorrise ed Ethan vacillò per qualche istante, incantato dagli occhi neri della ragazza, così simili a due tizzoni ardenti. Avrebbe voluto, anzi dovuto, allontanarsi ma una forza invisibile sembrava inchiodarlo al suolo, immobilizzandolo proprio nel bel mezzo di quella galleria deserta e in ombra, troppo vicino alla donna che per tutta la vita aveva cercato di ignorare. Christabel continuò a fissare l’uomo davanti a sé, trattenendo il respiro. Probabilmente furono soltanto pochi secondi ma per entrambi ognuno di quei secondi parve durare un’intera epoca. E fu proprio durante quei secondi che qualcosa cambiò. Per sempre. Ethan inclinò il capo e la studiò con sguardo assorto. - Siete sempre la stessa – disse. La voce era bassa e il tono suadente - Intendete inopportuna, impertinente e oltre modo sfrontata? – Lui rispose lasciandosi andare ad una risata sommessa. - Avete dimenticato di aggiungere ostinata – disse avvicinandosi lentamente alla ragazza. Christabel scostò brusca un ricciolo di capelli che le solleticava il collo. Non era certo quello che aveva sperato di sentirsi dire. Come poteva rimanere così serio in una circostanza come quella? Quell’uomo l’avrebbe fatta impazzire un giorno o l’altro. D’altronde poteva anche essere che quel giorno fosse già arrivato perché scrutando nel fondo di quelle di iridi blu, Christabel si scoprì debole e forte, sicura e tremante, nervosa e serena come non credeva possibile essere. 4


- Forse però io posso fornirvi un elenco ben diverso delle vostre qualità – aggiunse d’un tratto Ethan, sollevando una mano e tracciando il profilo della ragazza con dita leggere come piume. Christabel distolse lo sguardo. La confusione regnava sovrana nella sua mente e d’improvviso sentì le gambe appesantirsi e le braccia ricadere pesantemente lungo i fianchi. - Gentile – disse Ethan, chinandosi sulla sua guancia e poggiando le labbra sulla pelle calda di lei. – Spiritosa – continuò spostandosi verso la base del suo orecchio, ispirando il profumo di rose dei capelli della donna. – Bellissima – Christabel chiuse gli occhi, abbandonandosi ad un impercettibile sospiro di piacere mentre con le dita stringeva i baveri della giacca di lui. - Magica – concluse attirandola verso sé. E quindi la baciò. Forse fuori stava già nevicando ma nessuno dei due si prese la briga di accertarsene. Forse gli ospiti erano già arrivati e forse sarebbe stato ormai troppo tardi per mettere a punto una spiegazione plausibile e giustificare quella loro prolungata assenza. Sempre che ne avessero avuto voglia. Cosa, in definitiva, alquanto improbabile. - Sono sconvolta, milord – disse dopo un tempo indeterminato Lady Christabel, spalancando gli occhi e ostentando un’espressione stupita – Non avete neppure appeso il vischio! -

Cerridwen

Cerridwen è nata a Palermo, dove risiede tutt’ora. Studentessa di storia all’università, nel tempo libero ama dedicarsi all’arte e alla musica, dipingendo acquarelli o suonando il suo adorato pianoforte. Da appassionata lettrice è passata ben presto ad accarezzare il sogno di diventare lei stessa una scrittrice a tempo pieno, obiettivo al quale lavora giorno dopo giorno. Timida e schiva, preferisce da sempre nascondersi dietro le pagine dei libri che tanto ama e lasciare che la fantasia riempia le sue giornate. Ha una particolare predilezione per il romance senza tuttavia disdegnare altri generi narrativi. Dichiaro che il racconto, frutto di mia invenzione e di cui detengo ogni diritto, è stato scritto per questo sito [SognandoLeggendo.net], non a scopo di lucro, ed è concesso per la pubblicazione gratuita on-line.

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