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Gli eventi sportivi vissuti e raccontati dagli studenti del Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Teramo

SPORT DI CLASSE

Vol. I Num. 4

dicembre 2017

Editoriale piú peso all’atletica leggera GRETA MASCELLA, AURORA DI ILIO, LEONARDO POMPONII, LUDOVICA PATACCHINI, LUCREZIA MARCATTILJ (5H)

protagonista indiscussa di questa edizione è l’Atletica Leggera. Di ieri e di oggi. Dei suoi primati vicini e lontani e dei suoi modi speciali di viverla e praticarla diversamente, riconosciuti e valorizzati sempre piú dalla Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera, fondata a Berlino nel lontano 1913. Come pure, dei suoi progetti rinvigoriti e impreziositi da semplici appassionati che non hanno mai smesso di credere nel grande valore sociale e formativo dello sport e che continuano a prestare il loro encomiabile contributo, nonostante le avversità politiche ed economiche.

Interamente realizzato all’interno della scuola e composto in LATEX 2ε . Coordina i lavori la prof.ssa R. Limoncelli.

Impagabile!

Parleremo, allora, delle sue origini nell’antica Grecia, della sua repentina evoluzione nel corso delle epoche per giungere, cosí, ai giorni nostri e toccare con mano le imprese sportive di atleti degni di nota, non solo per aver tagliato il nastro prima di altri o per aver alzato l’asticella e segnato un nuovo record. Metteremo in luce, pur se già da tempo vive della propria, le prodezze della giovane mezzofondista Gaia Sabbatini, punta di diamante dell’atletica leggera italiana, che ha mosso i suoi primi passi sull’ovale della Gammarana, culla di molti atleti teramani, oggi anche illustri istruttori a cui si devono successi di rilievo mondiale. Racconteremo i vari aneddoti dell’incontro che la pluricampionessa ha avuto con gli studenti e gli insegnanti del Liceo Scientifico Sportivo “A. Einstein”, tutti racchiusi in un potpourri di sorrisi e abbracci che lei gentilmente ha regalato alla nostra scuola.


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la storia ci insegna DOMENICO PETRUCCI

Infine, volgeremo lo sguardo sulle straordinarie conquiste paralimpiche di Martina Caironi a Rio de Janeiro 2016 e alla sua sfida vinta anni fa quando mirò al podio piú alto per riscattarsi da quell’incidente che le spezzò i sogni da adolescente. Quei sogni subito ritrovati e realizzati che oggi valgono molto piú di una medaglia e dei lustri e lustrini delle grandi occasioni.

l’atletica leggera è un insieme di discipline sportive che possono essere sommariamente suddivise in: corse su pista, concorsi (lanci, salti in elevazione e salti in estensione), prove multiple, corse su strada, marcia, corsa campestre e corsa in montagna. La parola atletica deriva etimologicamente dal latino athlēta, che a sua volta deriva dal greco da άθλος (àthlos), “impresa”, “prodezza” e affonda le sue radici trova le sue origini nell’antica Grecia: i poemi omerici, la statuaria, le opere vascolari e la pittura testimoniano la profonda passione sportiva degli antichi greci e l’onore in cui tenevano gli atleti. Ci sono riferimenti a questo gruppo di sport anche nel canto ventitreesimo dell’Iliade in cui Omero descrive prove che anticipano gare le quali sono ancora tipiche nell’atletica moderna: una corsa a piedi e due prove di lancio, il disco e il giavellotto. Nel canto però dell’Odissea dedicato ai giochi dei Feaci, l’autore, quasi per completare la gamma delle attività naturali di base (correre, saltare, lanciare) parla anche di una prova di salto senza specificare di quale salto si trattasse, anche se non è azzardato pensare che si trattasse di salto in lungo. La nascita e gli inizi dell’atletica leggera, si perdono nella notte dei tempi, confondendosi con i primi gesti dell’uomo, alle prese con le sue necessità di sopravvivenza. Non si sa per quante migliaia di anni i primi uomini abbiano corso fuggendo ed inseguendo, e abbiano lanciato per aggredire o per difendersi, creando cosí la matrice naturale di un agonismo del tutto singolare e inconsapevole. Grecia, Egitto, Irlanda e poi Roma e l’Etruria, risultano essere in misura piú probabile le terre in cui inizialmente il gesto atletico dell’uomo assunse le forme piú definite, non escludendo comunque, per tempi piú lontani la nascita di esso. Quasi nulla si conosce di quanto avveniva nei territori del Nilo e nella Valle dei Re, salvo alcune fragili notizie su gare di corsa avvenute


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verso il XV secolo prima dell’era di Cristo e su competizioni consistenti nel lancio a distanza di un blocco di pietra. Poco si conosce anche dei Giochi di Lugnas, irlandesi, successivamente conosciuti come Giochi di Tailteann, datati intorno al 632 a.C. La radice di queste competizioni traeva origine da contenuti religiosi o celebrativi. Il programma dei giochi irlandesi era molto ricco, consistendo in gare di corsa, di lancio (pietra e giavellotto) e di salto. Alla Grecia, però viene assegnato un ruolo essenziale, quasi totale, nel contesto sportivo di ogni tempo, grazie allo spirito che ha alimentato per originalità e per ampiezza di contenuti morali ed agonistici una grandissima parte del gesto sportivo e atletico, complice anche un numero cospicuo di testimonianze letterarie ed iconografiche. Parlare della Grecia significa normalmente parlare di Olimpia e dei giochi, di fiaccole, di tregue sacre e atleti-eroi cinti di corone di olivo. In effetti l’origine piú o meno ufficiale dello sport e dell’atletica coincide, in terra ellenica, con il battesimo dei Giochi olimpici, confusi con il mito di Ercole alle prese con le stalle di Augia, ma inequivocabilmente costituenti la prima organizzazione ufficiale. Numerose le date d’inizio delle Olimpiadi: 1222, 1000, 884, tutte

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date prima dell’era di Cristo, nessuna certa. Il primo grande atleta di cui si hanno notizie certe fu Corebo di Elea di professione cuoco, incontrastato dominatore delle gare veloci, che nel 776 a.C. fu primo alle soglie di pietra di Olimpia dopo 192 metri di gara. I giochi olimpici continuarono ad essere celebrati con regolarità, eccetto qualche raro caso, fino alla fine dell’Impero Romano e con i secoli bui sempre meno attenzione venne prestata all’attività fisica. La rinascita e la diffusione dell’atletica leggera si ha solo in epoca moderna, alla fine del XIX secolo, anche grazie ad una piena regolamentazione. Nel 1817 venne fondato il primo club atletico a Necton, in Inghilterra. Ma fu l’inglese Thomas Arnold, nel 1828, a ripristinare alcuni esercizi praticati nell’antichità ed a fissarne le norme tecniche. Nel 1829, a Tailiti (Irlanda) vennero disputati per la prima volta dei giochi composti da corse, salti, lanci e salto con l’asta. Nel 1855 uscí il primo manuale riguardante le corse, intitolato The Training of Man for Pedestrian Exercise e nel 1867 venne inaugurata a Londra la prima pista di atletica in cenere. Cosí sin degli albori della società lo sport è stato motivo di unione e di scambio interculturale. E per sempre lo sarà.


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Gaia Sabbatini, pluricampionessa di mezzofondo, in E in nome di quella promessa, Gaia Sabbativisita al Liceo Scientifico “A. Einstein” di Teramo ni, pluricampionessa di mezzofondo e punta di diamante della Nazionale di Atletica Leggera, vince e convince. nata sotto una buona stella Con lei c’era il suo inseparabile allenatore GRETA MASCELLA, LEONARDO POMPONII, LUCREZIA MARCATTILJ, Marcello Viceré, tecnico della Atletica Gran SasLUDOVICA PATACCHINI, AURORA DI ILIO so Teramo e responsabile tecnico regionale del mezzofondo, da anni al suo fianco per volerne non si è fatta attendere, a differenza di accrescere le doti atletiche e tecniche che oggi tanti altri campioni che hanno conosciuto come tutti ammiriamo sulle piste indoor e outdoor lei fama e successo. E cosí il 12 dicembre, in italiane ed estere. Naturalmente, non sono servite le presentauna mattina assolata di inizio inverno, è giunta a noi in anticipo rispetto all’orario prefissato, zioni poiché tutti gli studenti delle classi 1H, in impeccabile tenuta azzurra. Qualcuno di- 2H, 3H, 4D e 5D del Liceo Scientifico Sportivo rebbe per ricordare di essere una delle stelle “A. Einstein” conoscevano Gaia e le sue imprese della Nazionale di Atletica Leggera. Ma, forse, sportive. semplicemente per fare pendant con il colore Ma una premessa doverosa della prof.ssa Sidei suoi occhi. Belli ed espressivi, come quelli monetta Ferrante ha dato il via all’incontro che del suo papà che anni fa le lasciò il testimone prevedeva inizialmente la proiezione dei filmaperché corresse piú agile di una gazzella e piú ti di alcune delle sue tante vittorie. « Dietro veloce di un’antilope. quel podio e quegli applausi, ragazzi, c’è tan-


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to sacrificio, tanta abnegazione e tanto sudore. Per ottenere grandi risultati e record, Gaia ha certamente fatto tesoro anche degli insuccessi e delle delusioni vedendo cosí maturare giorno per giorno la giusta determinazione che l’ha portata a vincere le sfide piú difficili. » Poco dopo, commentati dalla protagonista, sono stati proiettati i filmati degli 800 mt indoor di Ancona del 2017 dove si è classificata al primo posto, degli 800 mt under 20 a Firenze del 2017 che l’hanno vista salire sul podio piú alto e dei Campionati Italiani Assoluti di Trieste LS: del 2017 dove si è classificata al terzo posto sui GS: 1500 mt. A ciò è seguita una piacevole e interessantissima intervista all’atleta che ha raccontato i vari aneddoti della sua prorompente carriera. LS:

Come risulta possibile conciliare lo sport e lo studio?

GS:

Ho iniziato a muovere i primi passi nell’atletica quando frequentavo le Scuole Medie e riuscivo a conciliare le ore trascorse al campo e lo studio che era anche piuttosto impegnativo. Poi, mi sono LS: iscritta al Liceo Classico ed è diventato tutto piú difficile. GS: Spesso mi dovevo assentare piú giorni per partecipare alle gare e ciò ha cominciato a compromettere il mio rendimento scolastico. Ed allora, mi sono trasferita all’Istituto Agrario Di Poppa, dove mi è consentito assentarmi per disputare le LS: competizioni, dal momento che esiste GS: un regolamento che lo prevede. Sono piú serena e riesco a fare l’una e l’altra cosa nel migliore dei modi.

LS:

Quando è nata la passione per l’Atletica?

GS:

Mia sorella Era praticava Atletica con ottimi risultati. Volevo seguirla in questa sua passione ma ero presa da altre cose, del resto avevo solo 9 anni. Poi, tutto è accaduto nel primo anno delle Scuole Medie. La mia professoressa di Educazione Fisica Paola Marcone mi ha

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coinvolto nelle gare di atletica scolastiche e mi ha avvicinato pian piano alle attività della società sportiva teramana che sono diventate sempre piú intense ed impegnative, ma anche piú soddisfacenti. Devo tanto a lei, alla sua dolcezza e alla sua determinazione che hanno fatto sí che mi appassionassi alla corsa e alle sue varie specialità. E poi ero contenta di allenarmi finalmente al fianco di mia sorella che vedevo irraggiungibile. Qual è la tua giornata tipo? La mattina mi alzo intorno alle 7:00, faccio molta attenzione alla colazione e al giusto apporto calorico che mi consente di affrontare al meglio le fatiche scolastiche, quindi seguo regolarmente le lezioni antimeridiane dal lunedí al sabato ed il pomeriggio mi reco al campo di atletica, in inverno alle 15:00 e in estate alle 17:00. La sera vado a letto abbastanza presto perché ho bisogno di tanto riposo per recuperare le energie per il giorno dopo. Quante ore dedichi giornalmente all’allenamento? Mi alleno 6 giorni su 7 e la seduta ha una durata variabile (da 1h e ½ a 2 h). La durata varia a seconda degli impegni di gara che ho durante l’anno; in prossimità dei campionati mi alleno intensamente e per almeno 2 ore. Segui un regime alimentare controllato? Fino a qualche anno fa mangiavo di tutto, non seguivo affatto regimi alimentari programmati. Era sbagliato, lo so, ma me la cavavo lo stesso mangiando cose ritenute proibite agli atleti e nei momenti meno azzeccati della giornata. Poi mi sono rivolta ad un nutrizionista che mi ha guidata verso uno stile alimentare sano e corretto. E trovo che vada meglio. Faccio 5 pasti al giorno: colazione con pane e prosciutto, yogurt, merenda a metà mattina, pranzo ricco di carboidrati, spuntino pre-allenamento,


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cena a base di proteine (carne, pesce, uova). È una dieta molto equilibrata che mi fa sentire in forma e mi consente di sostenere gli sforzi e le fatiche in allenamento.

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rarmi e questo periodo di sconforto mi ha segnata particolarmente. Ottenevo risultati altalenanti nello sport e non ero una garanzia per la squadra nazionale. Ma, grazie alla perseveranza e alla competenza del mio allenatore, e alla vicinanza di coloro che hanno creduto in me, ho rialzato la testa e mi sono rimessa in pista con piú determinazione e voglia di far bene. La tua famiglia ti segue in questa avventura? Certo, moltissimo. La mia famiglia mi ha sempre appoggiata e spronata e ad oggi continua a seguirmi, anche nelle tappe piú lontane.

LS:

Quando non ti alleni cosa preferisci fare?

GS:

Solitamente mi dedico alla famiglia e agli amici. Non ho molto tempo libero ma faccio di tutto per ritagliarmi dei momenti con loro nelle pause tra un LS: impegno e l’altro. Sono fortunata ad avere una famiglia e tanti amici che mi GS: supportano sempre, sia nei momenti di difficoltà che di vittoria. Spesso gli amici mi seguono nelle gare e non nascondo che il loro incitamento mi dà tanta forza E cosí, con la sua testimonianza, Gaia ha e coraggio. voluto estendere i riflettori a tutte le persone Hai vissuto momenti critici in cui hai che si adoperano per lei e per i suoi successi pensato di mollare tutto? sportivi. Una esemplare dimostrazione di umilSí. L’anno in cui ho avuto problemi tà e di affetto che ha suscitato tanta stima e familiari e scolastici ho pensato di riti- ammirazione nei presenti.

LS: GS:

Ai nostri microfoni Marcello Vicerè, allenatore di tikit di un allenatore che tutti desidererebbero atletica leggera e della mezzofondista Gaia Sabbatini avere al proprio fianco e il profilo di un uomo che nella sua mission mira piú che al raggiungimento degli obiettivi, al modo e agli strumenti c’era una volta. . . - un vicerè! scelti per raggiungerli, riponendo molta attendiranno subito i miei piccoli zione ai valori del rispetto, della partecipazione lettori e dell’impegno sociale. GRETA MASCELLA, LUCREZIA MARCATTILJ, AURORA DI ILIO, LUDOVICA PATACCHINI, LEONARDO POMPONII

con un sorriso bonario e pacato ha ceduto il passo alla sua allieva, poi anche lui si è accomodato davanti al parterre degli alunni e dei docenti del Liceo Scientifico “A. Einstein” in abbigliamento casual. Qualcuno direbbe, per concedersi un distensivo break tra un allenamento e l’altro. Ma, forse, solo per mettere semplicemente in primo piano la protagonista dell’incontro. Nome: Marcello, cognome: Viceré, segni particolari: pizzetto brizzolato da coltivare, umiltà e professionalità da vendere. Questo è l’iden-


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« Educare i ragazzi all’atletica è un processo molto complesso in cui concorre sia la dimensione fisica che psichica. Insegnare le tecniche di corsa, di lancio e di salto comporta una buona dose di preparazione ma anche pazienza e comprensione perché i ragazzi hanno bisogno di una attenzione particolare e ognuno di loro apprende in modo diverso e con ritmi diversi. Se non si ha capacità dialettica e sensibilità si rischia di fallire. Un buon atleta è aiutato a diventar tale se può contare su un allenatore che compartecipa al suo percorso sportivo ed umano. » Cosí ha esordito rivolgendosi agli studenti e ai docenti, senza perdere di vista la sua allieva. Dopo questa premessa, che sembrava non lo riguardasse affatto proprio per il suo piglio dimesso e gentile, ha cosí aggiunto: « Anch’io devo fare i miei doverosi ringraziamenti alla professoressa Paola Marcone che per prima si è accorta delle sue qualità portandola al campo di atletica. Se Gaia oggi corre gli 800 mt è

inseguendo una libellula in un prato. . .

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merito della professoressa delle medie. » A quel punto, per spezzare una lancia a favore della sua grande opera riconosciuta ed apprezzata da tutti, gli è stato chiesto: « E se non ci fosse stato Marcello Viceré? » A quel punto, costretto dalle circostanze, ha dichiarato: « Allenare Gaia è stato, ed è meraviglioso. Ogni singolo centesimo di quello che ha rosicchiato al cronometro se lo è guadagnato con il sudore. Sono stati anni di record, di risultati, di grandi gioie, ma anche di delusioni e dolori. Gaia è una ragazza pragmatica, ma profondamente legata ai valori semplici e sani della comunità in cui vive. » Per evitare che si cullasse troppo sugli allori, non c’è stata replica di domanda. Ed allora rispondiamo noi al suo posto: « Forse Gaia non avrebbe ritrovato quel coraggio e quella determinazione che il suo straordinario allenatore le ha trasmesso giorno per giorno. . . il resto è storia! »

esercizi di stretching, utili per il defaticamento e per l’allungamento muscolare.

GRETA MASCELLA, LEONARDO POMPONII, LUCREZIA MARCATTILJ, AURORA DI ILIO, LUDOVICA PATACCHINI

dopo la piacevole intervista al suo allenatore Marcello Viceré si è svolto, come previsto dalla scaletta, un momento di attività pratica in cui Gaia e alcuni studenti del LSS hanno dato dimostrazione di grande atletismo e bravura. Sotto la supervisione del suo mentore che indicava la tipologia di esercizi, il grado di intensità e il numero di ripetizioni, l’atleta teramana e gli allievi del Liceo hanno dato vita cosí ad una seduta di allenamento che ha avuto inizio con una breve corsa di riscaldamento in circolo e l’esecuzione di alcune andature, tra lo sguardo attento e compiaciuto degli intervenuti. A ciò è seguita una serie di esercizi a corpo libero per la mobilizzazione generale, per la forza, per la destrezza e per la coordinazione, eseguiti con padronanza e maestria da tutti. Nella parte finale della seduta, sono stati proposti degli

E dopo il lungo applauso, la splendida cornice di pubblico ha completamente invaso il campo per rubare qualche foto di gruppo a Gaia che tra sorrisi, abbracci e strette di mano ha ricambiato gioiosamente ogni gesto di stima e di affetto per poi congedarsi al fianco del suo inseparabile allenatore.


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SCHEDA TECNICA Nome Società Allenatore Classe Specialità 2013

Gaia Sabbatini Atletica Gran Sasso Teramo Marcello Vicerè 10 giugno 1999 Mezzofondo 800 – 1500 Meeting Gammarana Teramo 1000 cadette: Gaia scende sotto i 3’ 5 febbraio 2017 Ancona gara indoor 800 m piani 2’13”19: CAMPIONESSA ITALIANA 10 giugno 2017 Firenze 800 m under 20: CAMPIONESSA ITALIANA Grosseto 1500 mt 4’20”17: 1° in batteria; 8° con primato 21 luglio 2017 personale 03 luglio 2017 1500 4’21”25: Bronzo ai campionati italiani assoluti 10 dicembre 2017 Samorin (Slovacchia) Gara di cross: Campionati europei della specialità

le paralimpiadi tra passato e presente

I gloriosi successi di Martina Caironi, ex pallavolista e primatista olimpica sui 100 mt piani

REDAZIONE

controvento è il 1952 quando ai giochi di stoke mandeville, un piccolo centro non lontano da Londra, vengono disputate le prime gare di atletica leggera paralimpica in carrozzina. Dopo 8 anni, nel 1960 a Roma, si tengono le prime paralimpiadi moderne di atletica leggera in carrozzina. Oggi questa disciplina viene praticata in oltre 120 Paesi, inclusa l’Italia. Nel territorio nazionale sta crescendo sempre piú grazie anche al lavoro svolto da tutte le società presenti che fanno riferimento alla FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali.

AURORA DI ILIO

i giochi paralimpici sono l’equivalente dei Giochi Olimpici per atleti con disabilità fisiche. Pensati come Olimpiadi parallele, nascono nel 1960 in Italia per l’integrazione del “diversamente abile”. 56 anni dopo, in vista delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, una donna con la protesi piú veloce al mondo viene nominata ufficialmente Porta Bandiera, affiancata da Federica Pellegrini, per rappresentare l’Italia in un evento sportivo di rilievo internazionale. Martina Caironi nasce ad Alzano Lombardo il 13 settembre 1989. Vivrà una vita tranquilla e spensierata fino alla età di 18 anni, quando nel fiore della sua adolescenza sarà coinvolta, insieme alla sua famiglia, in un tragico incidente in seguito al quale perde la gamba sinistra all’altezza del femore. La stessa Martina ha dichiarato di aver provato vergogna per la sua condizione e di aver fatto fatica a vedersi e ad accettarsi. Solo piú


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tardi, dopo un Erasmus in Spagna, è iniziato a maturare in lei il desiderio di riscattarsi da quell’atroce vicenda per tornare a vivere un’esistenza serena senza limitazioni, né costrizioni. E da quel momento la sua vita è cambiata di nuovo, poiché ha compreso che il problema era tutto nella sua testa e che in realtà poteva fare tutto ciò a cui aspirava. Cosí nel 2010, ha deciso di passare dalla pallavolo all’atletica leggera. Grazie alla sua forza e alla sua determinazione, ha raggiunto, oltre che un gran successo in ambito sportivo, anche una grande consapevolezza della sua disabilità che l’ha portata a superare la sindrome dell’arto fantasma e ad accettare la sua situazione. Col tempo, è riuscita ad apprezzare il valore delle sue protesi che chiama con nomi buffi, per sdrammatizzare e renderle piú umane: “Berta” cammina e va a ballare con le amiche, “Cheetah” corre e va piú veloce del vento. Nel giro di poco tempo è diventata una promessa dell’Atletica Leggera, conquistando il titolo italiano nel 2010, quello mondiale l’anno seguente sui 100 metri piani ed infine quello

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europeo nel 2012. Un successo dietro l’altro per la campionessa bergamasca che conquista la medaglia d’oro nei 100 metri categoria T42 sia alle Paralimpiadi londinesi del 2012, sia a quelle di Rio de Janeiro del 2016. Oltre ad essere appassionata di corsa, si diletta con la lettura e la buona musica. Per stare bene davvero, secondo lei, bisogna essere polivalenti e vivaci, aver voglia di fare e di scoprire, lasciarsi trasportare dagli eventi senza precludersi niente. Per questo talvolta si appoggia al senso di libertà dettato dall’arrampicata sui tessuti aerei, che le danno la possibilità di sentirsi autonoma. A sconvolgere nuovamente la sua vita, arriva Simone Saponieri. Detta cosí, potrebbe sembrare la sua nuova fiamma, ma non svela ancora segreti in amore. Lui è il regista della docufiction “L’aria sul viso” che narra la vita, gli allenamenti, gli ostacoli, le passioni, la famiglia e gli amici di Martina. Una visione a tuttotondo di una meravigliosa donna rinata grazie allo sport e a cui lo sport abile e diversamente abile deve molto.


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