Musica Jazz Weekly - 6-10 giugno

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0 MULATU ASTATKE ,00

THE JAZZ TABLOID

WEEKLY

L'ELLINGTON DELL'ETIOPIA

HUTCHERSON CHARLIE HADEN JIM HALL FUNK OFF ASTATKE ANNE DUCROS STEFANO BOLLANI RY COODER SCARAMANOUCHE EDWARD SIMON PAUL BLEY ENSEMBLE VENEZUELA BOBBY MULATU


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Haden e Hall rilanciano la Impulse!

C

on una mossa a sorpresa, la leggendaria etichetta Impulse!, protagonista del jazz degli anni Sessanta e universalmente nota per aver ospitato le torrenziali esplorazioni di John Coltrane, oltre ad aver accolto decine di altri giganti della nostra musica (da McCoy Tyner a Sonny Rollins, da Duke Ellington a Pharoah Sanders

e così via) riapparirà dalla metà di luglio sul mercato discografico con un paio di nuove pubblicazioni: un album del pianista di New Orleans Henry Butler – che già era stato scelto nel 1986 per una precedente resurrezione del marchio – assieme al ben noto trombettista Steven Bernstein e, notizia quanto mai prelibata, un disco del duo Charlie Haden-Jim Hall, registrato dal vivo al festival del jazz di Montréal nel 1990 e mai pubblicato prima d’ora. Si tratta di un avvenimento che merita attenta considerazione. Il ritorno della storica etichetta si deve a Jean-Philippe Allard, veterano dell’industria discografica internazionale, che la gestirà sotto l’egida di Universal Music France e che ha già annunciato le linee su cui intende muoversi: nell’immediato futuro saranno disponibili nuovi album del trio Jean-Luc Ponty-Stanley Clarke-Biréli Lagrène, di Kenny Barron, di Ran Blake, di Rodney Kendrick, di Jacky Terrasson e di Randy Weston. È lo stesso Allard ad aver proposto la rinascita dell’etichetta e ad averla voluta gestire direttamente dalla Francia, nella convinzione di poter offrire al mercato del jazz una prospettiva internazionale, non necessariamente incentrata sugli Stati Uniti. La Impulse! era nata nel 1961 come costola della ABC-Paramount sotto l’egida del famoso produttore Creed Taylor, che aveva convinto la major a lasciarlo agire senza compromessi né vincoli economici ottenendo, fin dall’inizio, risultati sensazionali con gli oggi celeberrimi album di Ray Charles («Genius + Soul = Jazz»), Gil Evans («Out Of The Cool»), Oliver Nelson («The Blues And The Abstract Truth») e altri ancora). Dopo l’abbandono di Taylor, la gestione produttiva dell’etichetta era passata a Bob Thiele, sotto la cui supervisione la Impulse! – soprattutto grazie a John Coltrane – si era affermata come l’etichetta leader nel jazz degli anni Sessanta.

Scaramanouche!!! Augusto Creni (chit.), Egidio Marchitelli (chit., mand., el.), Stefano Lenci (p., p. el., perc.), Lucio Villani (cb., voc.); più Stefano Malatesta (melodica, voc.), Andrea Belli (voc.), Marta Capponi (voc.)

U

na scaletta fuori di senno, con musiche che piombano da ogni dove e da ogni tempo, piegate al volere ritmico-armonico della musica manouche. Il

simpatico pasticcio lessicale tra lo spadaccino Scaramouche e la tradizione gipsy jazz non lascia nulla di sottinteso. Il quartetto di «Voyager 11» (Felmay, distr. Egea) diverte, e si diverte, mettendo in chiaro tutta la professionalità degli esperti componenti, coadiuvati da tre impressionistiche voci che bagnano di fresca rugiada brani appartenenti al canzoniere del mondo. Non v’è irriverenza alcuna nei confronti di Django e seguaci, anche nell’affiancare alle corde tirate a lucido di Creni, Marchitelli e Villani i pianoforti, anche elettrici, di Lenci. Gli arrangiamenti non mentono e così le rocciose e blasfeme note dei Sex Pistols e quelle vigorose di Iggy Pop e dei Pink Floyd si immergono impeccabilmente nel sentimento dell’Hot Club de France, così come quelle di Irving Berlin e Fritz Kreisler.

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MUSICA

WEEKLY

Bobby Hutcherson è tornato

A

CORTESIA UMBRIA JAZZ

settantatre anni, e dopo una lunghissima carriera

iniziata nel 1963 che lo ha visto incidere decine di album – alcuni dei quali divenuti capisaldi del jazz di Sessanta e dei Settanta – il vibrafonista californiano Bobby Hutcherson, uno dei maestri

riconosciuti di uno strumento tanto difficile quanto affascinante, ritorna all'etichetta che lo ha reso famoso, la Blue Note. Il risultato è «Enjoy The View», in uscita il 24 giugno, un album che già si preannuncia come uno degli eventi del 2014 e che viene pubblicato in occasione del 75° anniversario della casa discografica fondata nel 1939 da Alfred Lion e Francis Wolff. Il disco è stato prodotto personalmente da Don Was, attuale presidente della Blue Note, e vede all'opera un quartetto di autentiche stelle che, oltre a Hutcherson, comprende David Sanborn al sax alto, Joey DeFrancesco all'organo e Billy Hart alla batteria. «Enjoy The View» offre sette brillanti composizioni scritte appositamente per la seduta dai membri del gruppo e, già dai primi ascolti, fa capire che i quattro musicisti sono al massimo della forma. Dice Hutcherson: «Sono felice di aver inciso un nuovo disco per la Blue Note, con la quale ho un rapporto ormai consolidato nel tempo. Tornare è sempre un'emozione». E aggiunge Was: «Il nostro obiettivo è quello di mantenere la linea estetica che ha

Hart. L'idea di mettere assieme i quattro musicisti

Quando attacca a suonare, succede sempre qualcosa di

governato l'etichetta in questi 75 anni. Trovo molto

era venuta a Was durante una serata al Blue Note di

speciale. Incidere con lui è come partecipare a una ma-

significativo poterlo ancora fare con gli stessi musici-

New York in cui, per l'appunto, si esibivano Sanborn

sterclass. E quando sono entrato in studio non avevo

sti che hanno contribuito alla definizione di un suono

e DeFrancesco. Parlando con i due dopo il concerto,

la minima idea di come sarebbe andata. anche perché

Blue Note. E, per Bobby, non si tratta solo di tornare a

il produttore aveva ventilato l'ipotesi di far loro inci-

non avevo mai suonato con Dave pur conoscendone il

casa ma anche di dettare le linee guida per il futuro».

dere un album assieme a Hutcherson, e l'adesione era

lavoro. Ma tutto è andato per il meglio, ed è proprio il

Nella migliore tradizione della casa discografica, prima

stata immediata. Per radunare i quattro nello stesso

brano di Sanborn, Delia, che secondo me definisce alla

di incidere l'album (a Hollywood, nei celebri Ocean

studio, dati i pressanti impegni di ciascuno, c'è poi vo-

perfezione il senso di questa band». In vista dell'usci-

View Studios) i quattro musicisti hanno usufruito di

luto un anno intero, che DeFrancesco ha comunque

ta dell'album, il quartetto si è esibito per tre giorni – a

un giorno di prove, soprattutto perché Sanborn non

impiegato al meglio scrivendo una serie di brani adat-

febbraio – presso il SFJAZZ Center di Franklin Street,

aveva mai suonato né con Hutcherson né con Hart.

ti a mettere in luce l'abilità strumentale ed espressiva

a San Francisco, registrando il tutto esaurito già in pre-

Ma l'affiatamento è stato istantaneo. «Don Was ha

dei suoi compagni. «L'entusiasmo di Joey è stato il

vendita e ottenendo poi un successo a dir poco trion-

deciso di registrare anche le prove – ricorda DeFran-

detonatore necessario alla buona riuscita dell'album»

fale. Hutcherson, la cui natura ironica lo porta sempre

cesco – e questa si è rivelata un'ottima idea, perché tre

racconta Billy Hart, la cui carriera annovera oltre 700

a sdrammatizzare i casi della vita, sostiene comunque

dei brani incisi quel giorno sono poi finiti direttamen-

apparizioni discografiche e che, di recente, ha pubbli-

che «a volte la gente applaude perché ne ha abbastan-

te sull'album». L'organista si è rivelato il denominatore

cato per ECM un nuovo cd del suo brillante quartetto

za e vuole farti smettere. Quando ricevi ovazioni a sce-

comune della seduta: ha infatti suonato con Hutcher-

con Mark Turner, Ethan Iverson e Ben Street. «Billy,

na aperta è perché tutti si sono già messi il cappotto e

son per una decina d'anni, così come con Sanborn e

invece, è un autentico mago, non solo un musicista.

vogliono andare a casa».

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DAL 1945 IL JAZZ IN ITALIA


MUSICA

WEEKLY

FUNK OFF THE STORY LIVE AT UMBRIA JAZZ 13

La storia inedita della street band pi첫 coinvolgente e amata del momento

IN EDICOLA CON DVD A SOLI 9 EURO



MUSICA

L’ARTISTA IN TOUR

WEEKLY

CORTESIA ASTAKE

Mulatu Astatke

u www.mulatu-astatke.com

P

otremmo definirlo il Sun Ra della musica etiopica: come quello aveva traghettato le forme tradizionali del jazz e del blues in un'altra dimensione (cosmica, naturalmente), così lui ha ibridato le scale pentatoniche tradizionali con l'armonia occidentale e gli schemi ritmici afrocubani, creando una musica totalmente nuova. Parliamo del padre fondatore del cosiddetto ethiojazz, Mulatu Astatke, uno dei segreti più a lungo e meglio custoditi della scena musicale africana al pari del suoi connazionali, lo scatenato cantante e performer Mahmoud Ahmed e l'armolodico sassofonista Ge-

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tatchew Mekuria. Fu la serie di antologie Éthiopiques dell'etichetta francese Buda a far conoscere per prima in europa quel patrimonio musicale ignoto e di grande valore: in particolare, il quarto volume della collana, pubblicato nel 1998, era interamente dedicato ad Astatke. Nato nel 1943, il compositore e bandleader innamorato del jazz ha – dopo aver passato la settantina con eleganza e autorevolezza – modi e visione da cugino africano di Duke Ellington, con il quale peraltro ebbe modo di collaborare in occasione di un concerto in Etiopia del 1973: «La serata più bella della mia vita», ama ricordare. Astat-

ke conosceva bene la musica del Duca. L'aveva studiata negli anni Sessanta a Londra e poi a Boston, dove fu il primo studente africano del Berklee. Si era innamorato del jazz ma aveva scelto per sé il vibrafono perché gli ricordava il balafon africano, affiancandogli tastiere e percussioni a completare una ricca educazione musicale. Poi un lungo oblio, interrotto solo negli ultimi anni grazie alla pubblicazione di un ottimo disco e a numerose tournée internazionali che lo hanno reso popolare in tutto il mondo. Fabrizio Versienti

SESTO SAN GIOVANNI (MI)

MULATU ASTATKE ore 21.30 euro 15 - 20 Carroponte via Granelli 1 www.carroponte.org

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MUSICA

IL CONCERTO DA NON PERDERE

Stefano Bollani alla Scala u www.stefanobollani.com u www.progettoarca.org

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n occasione del ventesimo anniversario dalla nascita di Fondazione Progetto Arca onlus nata con lo scopo di fornire un aiuto concreto a quanti versano in stato di grave povertà ed emarginazione e favorirne l’integrazione sociale - Stefano Bollani si esibirà al Teatro alla Scala di Milano, per la prima volta in un recital di pianoforte, domenica 8 giugno 2014 alle ore 21.00. Il ricavato del concerto finanzierà il progetto Bambini e povertà in Italia: un aiuto subito! che sarà avviato da Progetto Arca a settembre 2014 e avrà la durata di un anno. Il progetto nasce con l’obiettivo di proteggere bambini e bambine dalla povertà e

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dalle privazioni materiali e psicologiche attraverso azioni di risposta ai bisogni primari e interventi di reintegrazione sociale. Focalizzato sulle aree di Milano e Napoli, il progetto mira a sostenere i bambini e le loro famiglie tramite servizi di housing sociale, sostegno alimentare con pacchi viveri, distribuzione di indumenti e giochi per bambini, assistenza durante il percorso di reintegrazione sociale e monitoraggio costante della situazione. Per celebrare la ricorrenza dei venti anni, Fondazione Progetto Arca ha scelto il Teatro alla Scala e il talento di Stefano Bollani, pianista di fama mondiale e musicista eclettico. Nel suo concerto in piano solo,

MILANO

STEFANO BOLLANI

ore 21 euro 15-100 Teatro alla Scala Piazza della Scala 02 72003744; teatroallascala.org

Bollani non si atterrà a una scaletta prestabilita ma le darà vita sul momento appoggiando le dita sui tasti e iniziando a ripercorrere il suo io, la sua memoria, i suoi sentimenti. Seguendo l’unica linea guida dell’improvvisazione, l’artista potrà muoversi liberamente all’interno dei molti ambiti musicali nei quali ha sperimentato nel corso degli anni. Informazioni e prevendita telefonica allo 02 465.467.467 (da lunedì a venerdì - ore 10/13 e 14/17). Biglietti da 15 a 100 euro - esclusi i diritti di prevendita. Altre prevendite: www.vivaticket.it e www.ticketone.it.

FONDAZIONE PROGETTO ARCA

Via degli Artigianelli 6 20159 Milano 02 66715266 (tel.) 02 67382477 (fax) info@progettoarca.org

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© PAOLO SORIANI/CORTESIA MONICA MANETTI

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I DISCHI DA NON PERDERE

Disco della settimana

APPENA USCITI

Edward Simon & Ensemble Venezuela

«EITHER WAY» Sunnyside, distr. Goodfellas

Barinas / Caracas / Mérida / Maracaibo / El diablo suelto. Mark Turner (ten.), John Ellis (cl. b.), Marco Granados (fl.), Edward Simon (p.), Edmar Castañeda (arpa), Jorge Glem (cuatro), Roberto Koch (cb.), Adam Cruz (batt.), Luis Quintero (perc.), Leonardo Granados (maracas)

«PLYMOUTH»

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n questo spl end ido d i sco l’ intrecc io tra dan ze e cer i moni e, p op olare e accadem ico si f a

RareNoise, distr. Goodfellas

ter r i b i l mente concreto. Nel la suite s i suc-

Manomet / Plimouth / Standish

ced o n o quatt ro mov im ent i , che p rendono n o me

Jamie Saft (p., org., p. el.), Joe Morris, Mary Halvorson (chit.),

da d i ver se c i ttà del Venezuela cor r i s p ond ent i ad aree geog raf i c he, att itud ini c ultural i e stat i d’an i mo d i st i nt i . Ma in tutto c iò non c ’è alc u na f o r ma d i el zev i r i smo da par te d i Sim on, q u anto p i u tto sto una for te af fer maz ione d i ident ità .

Chris Lightcap (b. el.), Gerald Cleaver (batt.)

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opo il capitolo heavy di «Black Aces» (a nome Slubber Pop, sempre per RareNoise, nel 2013), Morris e Saft danno vita al gruppo Plymouth, nel quale il primo recupera due dei componenti abituali del proprio quartetto (Lightcap e Cleaver) imbarcando in più la prediletta allieva Halvorson, ormai pressoché ubiqua

Un t rad i z i ona l e va l zer (o m egl io: jorop o), ded i-

in contesti di improvvisazione avanzata. Il risultato è il disco in oggetto, nel quale è posta in opera una nozione di

c ato a un « d iavol o scap estrato», chiude le dan -

improvvisazione circolare: gli esecutori, che non hanno materiali musicali predeterminati, condividono soltanto

ze, i n t utt i i sensi (ma sarà d i f f ic i le tener f er mi

una nozione di tempo, affidandosi per il resto all’affinità e al mutuo ascolto.

i p i ed i). È per fetta l’orchestraz ione del tentetto

Il risultato è torrido: tre brani di durata non inferiore ai tredici minuti (estesi sino ai trenta di Standish), nei quali

(t u tt ’al t ro c h e consueta), ove r i f ulgono l’el o -

Saft ha modo di ribadire il proprio approccio polistilistico, attingendo a piene mani da mai dimenticate sugge-

q u en z a mi surata d i Tur ner, le ar iose cor ni c i d i

stioni rock blues e psichedeliche. Morris alterna parti melodiche più intelligibili a distorsioni infuocate ma mai

G ranados e Gl em, e i l p iani sm o sem p re p er f etto

caotiche. Il dialogo con le linee inconfondibili di Mary Halvorson, grintosa e graffiante, è fittamente intrecciato.

d el l ead er. Un capolavoro, non inf ic iato nepp u re

La ritmica (tranne che nella parentesi più sospesa di Plimouth) è incessante, apparentemente inarrestabile.

da l la brev i tà .

Un album che di certo non lascia indifferenti.

Sandro Cerini

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Sandro Cerini


MUSICA

I DISCHI DA NON PERDERE

WEEKLY

CORTESIA RY COODER

Ry Cooder

A

prezzo più che irrisorio (appena superiore ai

di studio (e c’è da chiedersi quanto ancora ne esista

ni). Resta ancora impagabile la citazione di West End

30 euro) è adesso possibile mettersi in casa,

negli archivi della Warner). Un live c’è, tra questi un-

Blues infilata da Cooder durante una delle fours con

in un colpo solo, i primi undici album di Ry

dici album, ed è il mirabile «Show Time», registra-

Fatha; ma i tesori di questo box sono pressoché infi-

Cooder, incisi nell’arco di diciotto anni per

to a fine 1976 e uscito l’anno seguente (comprende

niti, e confessiamo di provare una certa invidia per

la Reprise e la Warner Brothers. Certo, a

comunque un brano in studio); ma, a differenza de-

chi si appresta a scoprirli per la prima volta (o, perché

questa cifra si poteva pure decidere di far pagare qual-

gli altri dischi di Cooder, su cd ha sempre avuto una

no, a riscoprirli). Nell’impressionante sfilata di col-

cosa di più e includere ciò che è rimasto fuori, vale a

vita travagliata tanto da non apparire mai, negli Stati

laboratori, ricordiamo alcune presenze significative e

dire le colonne sonore di The Long Riders e Crossro-

Uniti, in tale formato. La sua presenza all’interno del

di sicuro ben note a chi ci segue, come – oltre a Hi-

ads di Walter Hill e di Paris, Texas di Wim Wenders,

cofanetto offre quindi già sufficiente ragione di giubi-

nes, che ritorna anche in «Jazz», del 1978 – Buell

oltre al rarissimo mini album dal vivo (uscito soltan-

lo, tanto più perché quella inclusa sembrerebbe la no-

Neidlinger, Sleepy John Estes, Oscar Brashear, Red

to in vinile nel 1981 e mai ristampato) con quattro

tevole versione giapponese rimasterizzata nel 2007.

Callender, Plas Johnson, Benny Powell, Chuck Do-

brani incisi a Londra e San Francisco.Quest’ultima

La musica è di livello assai elevato e, in diversi casi,

manico, Max Bennett e un’infinità di altri, per non

è la scelta più dolorosa e soprattutto inspiegabile, vi-

addirittura sensazionale. Nella fattispecie, «Paradi-

parlare di regulars cooderiani quali David Lindley,

sto che le colonne sonore sono da tempo reperibili

se & Lunch» del 1974 continua a sembrarci, dopo

Flaco Jiménez, John Hiatt, Jim Keltner, Jim Dickin-

in edizione economica; ma è anche vero che Cooder

quarant’anni, un autentico capolavoro grazie anche

son, Van Dyke Parks, Terry Evans e Bobby King. Da

ha sempre mostrato un certo disagio a esibirsi dal

all’inaspettata apparizione di Earl Hines che duetta

segnalare anche le comparsate di Randy Newman e

vivo e altrettanta avversità a pubblicare esibizioni live

con Cooder sul vecchio Ditty Wa Ditty di Blind Blake

del ben noto attore Harry Dean Stanton.

preferendo, quando possibile, rivolgersi a materiale

(anno 1928, qui in una delle sue molteplici titolazio-

p

Luca Conti

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6-10 GIUGNO


MUSICA

WEEKLY

FunkOff

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onsacrata da Umbria Jazz, dove nel 2003 (si festeggiava il trentennale del festival) fece la sua prima apparizione, benedetta nientepopodimeno che dal Godfather Of Soul – Mr. James Brown! – che, radioso, la accolse sul

palco dopo una vera e propria cavalcata trionfale, la marching band di Vicchio ha praticamente messo su casa in Umbria, visto il successo di pubblico che la inseguiva per tutta Perugia. E non solo, visto che questo nutrito manipolo di eccellenti musicisti dall’aria un po’ guascona ha contribuito a diffondere in molte piazze e teatri l’essenza della musica afroamericana, fatta di jazz, soul, funk, rhythm & blues senza confini e problemi, coinvolgendo più d’una generazione. A dire il vero, la Funkoff c’era già da prima: era il 1998 quando il collettivo nacque per mano del suo bandleader Dario Cecchini, che maneggia con eleganza e muscoli agili anche il sax baritono; il resto della straripante truppa vede impegnati Paolo Bini, Mirco Rubegni ed Emiliano Bassi alla tromba, Sergio Santelli e Tiziano Panchetti al sax contralto, Andrea Pasi e Claudio Giovagnoli al sax tenore, Giacomo Bassi e Nicola Cipriani al sax baritono, Giordano Geroni al sousafono, Francesco Bassi al rullante, Alessandro Suggelli alla grancassa, Luca Bassani ai piatti e Daniele Bassi alle percussioni. Quindici musicisti al servizio dell’ottima musica e del divertimento, di quello che fa ballare tanto per strada quanto in un auditorium, con ragionata innovazione. Proprio così, perché la Funkoff scompagina la tradizione delle street bands rivoltando come un calzino lo scibile musicale black, mettendo in riga e poi impastando George Clinton, Maceo Parker, Louis Armstrong, James Brown, l’hip hop e anche Frank Zappa senza scopiazzare nulla, semmai cannibalizzando il tutto per dare luogo a composizioni autografe, fresche, iridescenti e trascinanti. Ma non basta, perché sono gli accenti delle movenze coreografiche a fare la differenza. Non si tratta di una semplice street parade: i membri della Funkoff ingaggiano passi di danza vigorosi quanto la loro musica. Alceste Ayroldi

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ECM Dino Saluzzi Group El Valle de la Infancia

Ketil Bjørnstad Sunrise A cantata on texts by Edvard Munch

ECM 2370

ECM 2336

Disponibili a Maggio:

Wolfgang Muthspiel Larry Grenadier Brian Blade Driftwood ECM 2349

Jacob Young Forever Young Trygve Seim Marcin Wasilewski Slawomir Kurkiewicz Michal Miskiewicz

Jean-Louis Matinier Marco Ambrosini Inventio ECM 2348

ECM 2366

Distribuzione esclusiva DUCALE snc Via per Cadrezzate, 6 - 21020 BREBBIA (VA) Tel: 0332 770784 - 770189 Fax: 0332 771047 info@ducalemusic.it www.ducalemusic.it

www.ecmrecords.com


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