Cosenza e le Arti

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a terra di Calabria, è noto, ha avuto accanto a momenti di espressa temperie culturale e artistica, periodi di minore visibilità, come accade per la cultura figurativa ottocentesca, che, per quanto ancora poco indagata, rivela un’intrinseca problematicità, derivante da un processo di frantumazione della realtà sia nelle espressioni quanto nelle forme d’arte. Difatti, le vicende e le personalità artistiche che animano la nostra regione nel corso del XIX secolo appaiono fortemente influenzate dalle relazioni che intercorrevano con la città di Napoli, dove gli artisti calabresi si trasferivano per seguire percorsi formativi, intrecciando esperienze e scambi culturali con l’area fiorentina e romana, rapporti che sono stati da stimolo, nel contempo, per un’accurata indagine attorno a specifiche personalità connotate da una precisa e singolare identità stilistica. Questo è quanto espone la mostra Cosenza e le Arti. La collezione dei dipinti dell’800 della Provincia di Cosenza (1861-1931), che racconta la costante sensibilità dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza nei confronti della promozione dei giovani studenti delle Accademie di Belle Arti, testimoniata da recenti ricerche d’archivio che riconducono le attività di sussidio sin già al 1861. Un esempio è dato dalla raffigurazione di San Girolamo, tema trattato dagli artisti ancora studenti, nell’ambito di un concorso indetto nel 1863 dalla Provincia, occasione per interpretare figurativamente una scena “di una mezza figura dal vero atteggiata in modo da rappresentare il santo” illustrazione che, benché denoti gli stilemi differenziati di Rocco Lo Tufo, Antonio Del Corchio ed Eugenio Tano, si qualifica per la bella riproduzione del santo desunta dall’iconografia tradizionale. L’esposizione si snoda fra il linguaggio didascalico di Angelo Mazzia, intriso di sentimenti romantici e influenzato altresì dagli svolgimenti di matrice neoclassica del Guerra e del Mancinelli, e le esperienze storico-documentarie ancora del moranese Rocco Lo Tufo, di formazione neoclassica volta verso il gusto romantico. L’ascendente morelliano, invece, di Enrico Salfi, viene espresso in chiave verista e di maniera nella trattazione di temi letterari, storici e religiosi e nella narrazione del mondo classico, interpretato secondo gli accenti della quotidianità e della cronaca, in sostituzione dei toni aulici e celebrativi cari al Neoclassicismo. Pertanto, la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria unitamente all’Amministrazione Provinciale di Cosenza, già da tempo ha avviato una serie di percorsi atti a porre in evidenza le sensibilità creative presenti sul territorio, implementando un processo di conoscenza dei linguaggi espressivi al fine di acquisire e custodire in modo duraturo storia, memoria e identità, ben consci del fatto che “fare cultura” significa in primo luogo aprirsi al confronto con esperienze di respiro europeo, riscoprendo segmenti della storia artistica e culturale di questa regione, nella consapevolezza che la promozione di un territorio sia inscindibile dalla tutela e dalla valorizzazione del suo patrimonio. Fabio De Chirico Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria

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