Arte italiana nel mondo

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2.35 Raffaello Raffaello di Giovanni Santi: Urbino PU, 1483 - Roma, 1520 Madonna del libro o Madonna Conestabile Sankt-Peterburg, Ermitaž © 1990. Foto Scala, Firenze Dell’inarrivabile capolavoro non si hanno menzioni contemporanee a Raffaello e la motivazione è chiara; trattandosi del dipinto raffaellesco di minori dimensioni e di sicura destinazione privata, non fu mai esposto al pubblico e fu quindi sottratto alla vista di appassionati e studiosi fino alla seconda metà del secolo XIX. Non di meno la preziosa opera, quasi una miniatura incorniciata in una lussuosa cornice mistilinea blu e oro, a partire dal secolo XVII compare in vari documenti della famiglia perugina Alfani, con altissima probabilità primi proprietari dell’opera che, per via di eredità, adozioni, matrimoni, passò agli Alfani della Staffa e infine ai Conestabile della Staffa. Questi ultimi, al cui primo cognome ormai la Madonna con il Bambino è universalmente associata, la tenevano nel loro palazzo perugino di fronte alla cattedrale all’interno di una ricca collezione di opere d’arte, poi dispersa, ma della quale fu redatto un catalogo a stampa, pubblicato nel 1872. Fu il conte Scipione Conestabile della Staffa, diventato proprietario unico del prezioso dipinto, ad affidare l’incarico della vendita al fratello Giancarlo, in forza delle grandi relazioni internazionali e della consolidata fama di studioso di quest’ultimo. Giancarlo Conestabile, dopo contatti con vari musei europei, riuscì ad aprire una trattativa con un inviato di Marija Fëdorovna, moglie dello zar Alessandro II, che nell’aprile del 1871 si concluse con l’acquisto dell’opera da parte della sovrana russa per una cifra favolosa. Il prezzo, rapportato alle piccole dimensioni, diede al dipinto un triste primato: il quadro più costoso del mondo. Giancarlo Conestabile, prima di accedere alla via dell’Estero, si era adoperato in ogni modo perché la Madonna del libro restasse a Perugia o almeno in Italia. Le non facili condizioni della municipalità perugina e dell’appena costituito Regno d’Italia, però non consentirono il reperimento della cifra necessaria all’acquisto e l’opera passò in Russia, dove fu immediatamente restaurata e trasferita dal supporto originario, la tavola lignea, alla tela. Generalmente si ritiene che la piccola Madonna leggente con il Bambino in un paesaggio, sia stata dipinta verso il 1504, ossia nel periodo in cui Raffaello si muoveva fra Perugia e Firenze e, pur avendo vari committenti nella città toscana, continuava a soddisfare anche le richieste dei committenti perugini. Con rinnovata freschezza il dipinto riprende un tema caro alla pittura umbra: la Madonna o il Piccolo Gesù immersi nella lettura. L’aspetto più innovativo però è offerto dal paesaggio, individuato nella stagione e nell’ora: una fredda alba invernale con la natura non ancora richiamata a nuova vita dalla primavera, accuratamente descritto negli edifici sparsi nella campagna e nelle piccole figure che animano lo sfondo. Quest’ultimo presenta montagne alte e innevate, che non ricordano né Perugia, né Firenze, ma Urbino e l’Alto Montefeltro, guardati dall’artista fra i venti e i ventuno anni in terre lontane con una vena di nostalgia. La datazione, possibile solo per via stilistica, si fonda anche sulle analogie con altri dipinti di piccolo formato, sempre destinati a privati, tipici degli anni 192

Patrimonio artistico umbro nel mondo

1503-1504, in cui Raffaello, nello spazio ridotto d’una miniatura, riesce incredibilmente a immettere mondi sconfinati. La celebrità della Madonna Conestabile è ampiamente provata dalle numerose stampe e incisioni che ne vennero tratte. Quanto alle copie, varie fonti ottocentesche ne segnalano diverse in mano a famiglie perugine, di cui alcune sono tuttora visibili a Perugia e negli immediati dintorni. Accanto a queste copie usuali per la mentalità del tempo, ne vanno ricordate due di valore particolare. Una a firma di Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, artista fortemente attratto dai modelli raffaelleschi, poco tempo fa è stata messa in vendita da una nota casa d’aste. Un’altra su pergamena, completa di un lussuoso astuccio con lo stemma di Leone XIII, prima di essere papa per lunghi anni vescovo di Perugia, è di difficilissima valutazione: potrebbe trattarsi di una copia antica, eseguita a breve distanza dall’originale o di un lavoro ottocentesco, eseguito per il cardinale Gioacchino Pecci in occasione dell’elezione al soglio pontificio dalla città di cui per anni aveva amministrato la diocesi. Cosa possibile, perché è noto che a Perugia l’arte della miniatura ancora alla fine del secolo XIX vantava maestranze di capacità eccezionali, come dimostrano le matricole miniate della Società Operaia di Mutuo Soccorso. La volontà di riprodurre il piccolo capolavoro però non si è interrotta con la vendita dell’originale, ma è rimasta intatta fino ai nostri giorni, almeno a Perugia, dove il quadretto fu ammirato per secoli. La prova è l’eccellente copia eseguita per il conte Gianfranco Conestabile della Staffa, discendente degli antichi proprietari, nel 2006, condotta da Carla Mancini sul fotocolor fornito dall’Ermitaž per la superficie pittorica, per la cornice sui calchi tuttora a Perugia nella bottega artigiana in mano ai Mancini da generazioni.


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