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LÉON ZWINGELSTEIN testo: Giorgio Daidola
HALL OF FAME
'ZWING'
il vagabondo della montagna Nel 1933 è stato il primo a compiere la traversata delle Alpi sci ai piedi, andata e ritorno: 2.000 chilometri in 90 giorni. Storia di un personaggio unico, precursore degli 'skibum'
Ecco i volumi utilizzati nella stesura di questo articolo: 'Le chemineau de la montagne' di Jacques Dieterlen, pubblicato da Flammarion nel 1938 e ripubblicato da Arthaud nel 1996 e 'Carnet de Route', ristampa anastatica del diario di 'Zwing' pubblicato da Glénat nel 1989.
lzi la mano chi ha già sentito parlare di Léon Zwingelstein! Pur limitando questa domanda agli appassionati di scialpinismo non credo che sarebbero molti a farsi avanti... Eppure 'Zwing', questo il suo bel diminutivo, che per comodità adottiamo in questo articolo, è stato davvero un grande, anzi un grandissimo, dello scialpinismo. Io ne ho sentito parlare per la prima volta 27 anni fa grazie a un breve articolo di Paolo Gobetti pubblicato sull'annuario Dimensione Sci del 1986. Nell'articolo venivano forniti i dati della grande traversata delle Alpi in solitaria con gli sci che Zwing fece nel lontano 1933. Andata e ritorno in sci (sì proprio così, anche il ritorno, e per un altro itinerario, per non ripetersi!) dal Mediterraneo all'Austria, in tre mesi. Un'impresa straordinaria, e non solo per quei tempi. Le altre traversate delle Alpi in sci di cui si ha notizia sono di molti anni dopo. Mi riferisco a quelle di Walter Bonatti e Lorenzo Longo (14 marzo confine jugoslavo-18 maggio Colle di Nava); dei fratelli Detassis e A. Righini e di L.Dematteis e A. Guy, tutte e tre del 1956; a quella in solitaria di Jean Marc Bois del 1970 (30 gennaio St. Etienne de Tinée-25 aprile Badgaastein); a quella di Angelo Piana e compagni in tre tappe annuali (1975, 1976, 1977); a quella dei fratelli Hubert e Bernard Odier del 1977; a quella con sci da telemark di Paolo Tassi e Mauro Girardi del 1996, infine a quella, prima invernale e solitaria, dell'architetto cuneese Paolo Rabbia (29 dicembre 2008 Forcella della Lavina al Mangart nelle Alpi Giulie-28 febbraio 2009 Garessio, Alpi Liguri). Tutti raid in sci di indubbio valore, che solo sciatori alpinisti completi non solo nel fisico ma anche nella mente possono permettersi. Zwing però è stato il primo a concepire una traversata del genere e l'ha fatta senza risparmiarsi, quasi sempre da solo, andata e ritorno (l'unico!) con
tutto il necessario nello zaino, senza aiuti durante il percorso, con un'attrezzatura di altri tempi. È di lui e di questo suo capolavoro che vorrei parlarvi in questo articolo. Le fonti bibliografiche Come al solito le cose da dire su di un personaggio complesso come Zwing sono veramente tante e dovrò limitarmi all'essenziale per tentare di farvi entrare nel suo mondo magico. Così forse vi succederà cosa è successo a me che, rapito dal suo fascino profondo e discreto, dalla sua forte sensibilità unita a una modestia, una riservatezza e a una meticolosità fuori dal comune, non ho potuto fare a meno di leggere tutto quanto ho trovato scritto da lui e su di lui, per seguirlo passo dopo passo nella sua vita travagliata e nelle sue esaltanti traversate. Purtroppo, al di fuori dell'articolo su Dimensione Sci sopra citato, non ho trovato altri articoli in italiano. È probabile che qualcosa sia stato scritto su di lui sulle riviste del CAI in quegli anni Trenta ma in tutta sincerità non ho fatto ricerche in questa direzione. Zwing era francese e quindi ho preferito riferirmi alla documentazione d'oltralpe e procurarmi due volumi che da soli permettono di scoprire l'uomo e le sue fantastiche traversate. Ho usato il plurale perché leggendo le due opere ho scoperto che le grandi traversate di Zwing non sono una ma due. La seconda, denominata 'la crociera bianca', non è certo meno importante della prima e la completa: insieme le due traversate rappresentano un vero monumento al grande scialpinismo. I volumi a cui faccio riferimento sono: la biografia su Zwing di Jacques Dieterlen dal titolo 'Le chemineau de la montagne', ovvero 'Il vagabondo della montagna', pubblicata da Flammarion nel 1938 e ripubblicata da Arthaud nel 1996; i diari di Zwing, pubblicati dall'editore Glénat nel 1989 con il nome 'Carnet de