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Giulia Callini

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Nicola Artoni

Nicola Artoni

Il costo della sostenibilità

Due indagini realizzate per Confagri da Format Research e Nomisma, presentate all’assemblea di Agronetwork, raccontano il delicato equilibrio tra le ragioni dell’economia e quelle dell’ambiente

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di Giulia Callini (direzione generale Agronetwork) I n occasione della sua assemblea di fine anno Agronetwork ha presentato i risultati di due interessanti ricerche elaborate, in collaborazione con Confagricoltura, da Format Research e Nomisma. L’indagine di Format Research ha preso in esame un campione di oltre 1.600 tra imprese agricole e piccole e medie aziende dell’industria alimentare, mettendo al centro la sostenibilità e le difficoltà che devono affrontare per coniugare sostenibilità ambientale e economica. Essere sostenibili, infatti, ha un costo elevato e richiede competenze specifiche. Il 45,2% delle imprese intervistate ha dichiarato di non aver effettuato negli ultimi 5 anni alcun investimento per favorire la propria sostenibilità ambientale, il 54,8% invece lo ha fatto, ma ha incontrato molte difficoltà, soprattutto nel corso del 2022 a causa dell’aumento dei costi energetici e della carenza di materie prime. I costi rilevanti (45,8%), un quadro normativo troppo complesso (24,5%), la difficoltà di implementazione di azioni sostenibili (21,8%) e la mancanza di competenze (20,1%) sono le principali ragioni per cui molte imprese hanno rinunciato ad investimenti a favore della sostenibilità ambientale. Di queste, tuttavia, il 55% afferma che probabilmente (42,4%) o certamente (12,2) lo farà nel prossimo futuro. Tra le imprese che invece hanno scelto di investire nella sostenibilità (54,8%) ben il 75% ha riscontrato difficoltà nella green transition. Il peso della burocrazia è al primo posto tra gli impedimenti per il 33% degli intervistati. A testimonianza di quanto la sostenibilità ambientale sia inevitabilmente legata a quella economica occorre sottolineare un dato allarmante: il 53% delle aziende aveva pianificato investimenti nei primi sei mesi del 2023, tuttavia, di queste meno del 60% li effettuerà regolarmente, mentre il 24,2% rinuncerà in tutto o in grande parte ad essi. Il 18% ha invece dichiarato che rinuncerà ad altri investimenti, ma non a quelli sulla sostenibili-

tà ambientale. Tra le imprese che investono nella sostenibilità ambientale l’87% ritiene che sia lo Stato a doversi fare carico delle difficoltà, in termini di costi, che le imprese devono affrontare. In particolar modo le attività richieste per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale riguardano: 1) incentivi pubblici a sostegno delle imprese 54,3%, 2) detrazioni fiscali o semplificazioni amministrative per le imprese virtuose 46,9%, 3) incentivi per i progetti di reti di imprese per la sostenibilità delle filiere 29,4%, 4) incentivi pubblici per collaborazioni con Università ed enti di ricerca 26,7%, 5) campagne di comunicazione per sensibilizzare consumatori e imprese 21,1%. “Abbiamo deciso di affrontare il tema della sostenibilità economica delle aziende agricole e di quelle industriali per capire quanto la resilienza del food system riesca ad assorbire gli shock energetici e delle materie prime - ha spiegato la presidente di Agronetwork, Sara Farnetti -. L’obiettivo è garantire in futuro il mantenimento degli obiettivi di natura ambientale e sociale, nonché quelli altrettanto importanti di natura nutrizionale”. I valori ambientali, oramai diventati un prerequisito delle aziende agroalimentari del Paese, per Farnetti, “non devono assolutamente rappresentare una criticità per la redditività delle imprese e la loro vitalità. Le 350.000 aziende agricole e le 68.000 piccole e medie aziende industriali alimentari costituiscono la spina dorsale del Paese e attendono politiche che possano facilitarne la dinamica evolutiva, espansiva su scala europea ed internazionale”. La ricerca curata da Nomisma (“La sostenibilità per gli italiani alla luce dei nuovi scenari”), invece, è dedicata alle abitudini di consumo degli italiani. Dall’indagine risulta che l’85% degli intervistati ha scelto di risparmiare, anche a tavola. Ben 8 milioni di loro hanno dichiarato che, nei prossimi mesi, spenderanno meno in cibo e bevande. Dunque, è chiaro che il carovita rappresenti la prima preoccupazione degli italiani. Tuttavia, dopo l’aumento delle bollette (63%) e quello dei prezzi dei prodotti alimentari (57%), il terzo motivo di preoccupazione risultano essere l’emergenza ambientale e la crisi climatica (per il 37% dei consumatori). Le conseguenze del conflitto in Ucraina stanno impattando notevolmente sulla ripresa dell’economia italiana e in particolare sul settore agroalimentare, che si trova a fare i conti con un improvviso aumento dei costi di produzione. Gli imprenditori, infatti, faticano a fronteggiare da un lato il costo e la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dall’altro l’impennata dei prezzi energetici (gas naturale +47%, petrolio +11%). Inevitabilmente, questi aumenti si riflettono sull’inflazione e, di conseguenza, sulle strategie di acquisto adottate dai consumatori. Dall’indagine emerge, inoltre, che i criteri utilizzati dai consumatori per definire “sostenibile”

Indagine Nomisma

Dopo le bollette (63%) e i prezzi dei prodotti alimentari (57%), il terzo motivo di preoccupazione per i consumatori italiani è la crisi climatica (37%)

un prodotto alimentare si riferiscono per il 57% alla sostenibilità ambientale, ovvero al fatto che un prodotto sia realizzato nel rispetto dell’ambiente e con attenzione all’impatto del packaging, e per il 35% alla sostenibilità economico-sociale (produzione locale, origine delle materie prime, rispetto dei diritti dei lavoratori, tracciabilità della filiera etc.). “Come dimostra la ricerca elaborata da Nomisma per Agronetowrk - afferma il segretario generale di Agronetwork, Daniele Rossi - i consumatori si aspettano una crescente responsabilità ambientale da parte di tutti gli operatori economici del settore e ritengono che la sostenibilità sia destinata a divenire presto un prerequisito, come lo è già stata la sicurezza alimentare. Agronetwork, nata proprio per dare maggior impulso al dialogo tra agricoltura e industria alimentare, svolge un ruolo fondamentale per favorire i processi di innovazione e trasferimento tecnologico, indispensabili quando si parla di sostenibilità. Sia la sostenibilità ambientale che quella sociale - conclude - per essere comunicate al food system hanno bisogno di essere misurate con metodi e standard condivisi a livello europeo, senza facili approssimazioni ideologiche in alto e sottovalutazioni o rimozioni in basso, come purtroppo ancora avviene oggi”. nnn

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