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Campi rosa Due domande a… Eps Selvatici e città
L’EMERGENZA DELLE SPECIE SELVATICHE IN TERRITORI E CITTÀ
Sviluppo incontrollato
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Come più volte si è avuto modo di evidenziare, è giunto il momento di modificare l’approccio alle problematiche della fauna selvatica. Negli ultimi decenni il filo conduttore di ogni azione è stato la tutela, spesso integrale, delle varie specie selvatiche, senza che contestualmente venissero tenute nel dovuto conto la situazione e le esigenze dei territori su cui queste specie insistono. Un tale stato di cose, unito al progressivo mutare degli habitat naturali - a causa del progressivo abbandono di sempre maggiori estensioni di aree più o meno marginali e per la sempre più spinta specializzazione agricola delle aree più favorite - ha prodotto situazioni paradossali. Se per alcune specie selvatiche il fenomeno è stato causa di una progressiva rarefazione delle presenze in aree un tempo vocate, per altre, che più agevolmente si sono adattate a tali modifiche, è stato l’origine di una moltiplicazione incontrollata delle consistenze. Tra gli ungulati, il cinghiale è sicuramente la specie che, per prima, visti gli incrementi annui segnati, ha saputo meglio approfittare delle mutate realtà territoriali, anche se gli altri non sono stati da meno. Negli ultimi tempi, infatti, si stanno evidenziando incrementi di consistenza e presenze di caprioli, cervi, daini e mufloni in areali dove non se ne era mai evidenziata una stabile presenza. Anche altre specie destano preoccupazione. In molte aree, anche densamente urbanizzate, sempre più spesso si parla, ad esempio, di ‘invasione’ da parte di gabbiani, corvi, cornacchie e taccole, che spesso rappresentano un serio pericolo per la popolazione Fino a qualche anno fa mai avremmo pensato di doverci preoccupare per la presenza di tale fauna. Oggi, invece, la preoccupazione è continua e crescente, anche se per alcuni vedere tali animali invadere le città e banchettare nei cassonetti della spazzatura può sembrare normale, o addirittura il benefico risultato della protezione integrale. La presenza incontrollata nelle aree urbane delle specie selvatiche è diventata un’emergenza e come tale va affrontata. Non è più rinviabile l’adozione di seri programmi di gestione e contenimento delle specie in sovrannumero. Ed è necessario per prima cosa eliminare le cause, come l’ ‘emergenza rifiuti’, che ha aumentato in modo considerevole la disponibili
tà di cibo per questi animali. Non ci stancheremo mai di evidenziare che una seria politica di tutela ambientale non può prescindere da una ragionata e consapevole gestione delle consistenze faunistiche. L’obiettivo deve essere quello di rendere possibile un’armonica coesistenza delle varie specie con le attività e la presenza dell’uomo. Occorre evitare che la fauna selvatica da possibile risorsa, anche economica, si trasformi in un serio problema di coesistenza, nonché in un pericoloso serbatoio di patologie per uomini ed animali. Del resto gestire la fauna selvatica e l’ambiente naturale, senza rincorrere i falsi miti della tutela integrale, rappresenta la vera ed unica sfida. Occorre, quindi, garantire la presenza e la conservazione delle varie specie, ma anche ridurre al minimo i conflitti che da sempre contrappongono le esigenze delle popolazioni alla salvaguardia degli ambienti naturali. Conflitti che diventeranno sempre più frequenti, se non si avrà la capacità di capire che occorre una diversa sensibilità gestionale. In tale quadro deve necessariamente rientrare la realizzazione di un diverso approccio all’attività venatoria, il cui esercizio, qualora sia correttamente regolamentato, non rappresenta un irrazionale sfruttamento delle risorse naturali, bensì un valido strumento di controllo delle popolazioni selvatiche, con positive ripercussioni sia sulla salute e la salvaguardia delle diverse specie, sia, più in generale, sulla biodiversità. Gestire alla leggera tali complesse problematiche comporta - e ne abbiamo purtroppo numerosissimi esempi - danni ecologici ed economici inaccettabili. Diventa dunque fondamentale non inseguire i falsi miti di una tutela irragionevole, e quindi impossibile, mentre sarà sempre più necessario muoversi utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, conoscendo le diverse situazioni, in modo da ricreare e mantenere il necessario equilibrio tra la presenza e la consistenza della fauna selvatica autoctona; la presenza e lo sviluppo delle attività economiche, turismo compreso; la popolazione. Un equilibrio ed un’armonica coesistenza che le intemperanze irragionevoli, le ripetute denunce di danni ed i continui allarmi fanno chiaramente intendere che si è perso troppo tempo.
