FOCUS 392 IA Intelligenza Artificiale

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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DENTRO LE RETI NEURALI

L’intelligenza artificiale è più che mai in mezzo a noi e sta cominciando a cambiare le nostre vite. Ecco come funziona, e come si può migliorare.

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BENVENUTI NEL MONDO DEI FAKE

Tra truffe, appropriazioni di dati e rischi di manipolazione, nessuno può ritenersi al sicuro dai problemi della tecnologia.

C’è qualcosa di magico nel modo in cui la tecnologia riesce a insinuarsi nelle nostre vite, trasformandole silenziosamente fino a quando, un giorno, ci fermiamo e ci chiediamo: “Come facevamo prima?”. È successo con Internet e poi con gli smartphone, che hanno ridisegnato il nostro modo di lavorare, comunicare e persino divertirci. Oggi sta accadendo con l’intelligenza artificiale. In questo numero Andrea Parlangeli ha scritto e coordinato un ricco dossier che ci guida nel mondo dell’IA: cos’è realmente, come funziona, quali sono le ultime evoluzioni e, soprattutto, come possiamo utilizzarla consapevolmente nella nostra quotidianità. È un pericolo? È un’opportunità? È un rischio? Ci rende migliori o ci peggiora? Sono domande che affronto regolarmente quando mi confronto con amici o parenti (ma anche quando leggo i commenti sui social) e spesso vedo una forte polarizzazione su questo tema. Come se esistessero solo due colori, il bianco e il nero. Non sono d’accordo. Come sempre la realtà sfugge alle semplificazioni e per quanto mi riguarda dubito di avere una risposta definitiva. Ma ho una certezza: per navigare questo nuovo oceano abbiamo bisogno di mappe, di punti di riferimento, di conoscenza. Solo equipaggiati con strumenti adeguati possiamo tracciare la nostra rotta personale, scegliendo consapevolmente se e come navigare l’IA. Ed è proprio questo lo spirito che da sempre anima voi lettori e noi in redazione: conoscere e capire il mondo per viverci meglio. L’IA è una delle più straordinarie innovazioni del nostro tempo. Non possiamo permetterci di temerla per ignoranza. O di abbracciarla con ingenua euforia. Gian Mattia Bazzoli (gianmattia.bazzoli@mondadori.it)

tecnologia

CI STAMPIAMO LA CENA?

Le stampanti 3D si possono usare anche per produrre cibi. E con il laser si cuoce anche.

Essere soddisfatti dei guadagni è difficile, dicono gli studi, perché ci sentiamo come chi sale una scala. E c’è sempre qualcuno più in alto.

... daremmo meno peso alle apparenze, ma saremmo più ignoranti.

60 animali

CHE GENIO QUELL’INSETTO

Bombi ingegnosi e scarabei che si orientano con le stelle: viaggio tra le capacità straordinarie di api, formiche & C.

68 spazio

MONDI CON MOLTI SOLI

Gli ammassi globulari sono agglomerati di stelle che hanno ispirato la fantascienza e che continuano a riservare molte sorprese.

72 mondo MASSE CRITICHE

Scatti “affollati” dal Bangladesh, fra treni gremiti, raduni di devoti, cataste di frutta...

78 medicina IL TUMORE DELLE DONNE

Stili di vita sani, screening e, in caso di diagnosi, aderenza alle terapie: ecco le chiavi per sconfiggere il tumore al seno.

82 mondo

GEOPOLITICA SPAZIALE

Perché l’avvento dei privati in campo spaziale è una svolta e ci riguarda tutti.

88 esa 50 EUROPA IN ORBITA

L’Agenzia Spaziale Europea festeggia 50 anni di esplorazioni e innovazioni. Guardando al futuro.

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

92 economia E IO NON TI COMPRO I boicottaggi hanno una lunga storia. E un loro particolare funzionamento.

100 storia

PERSEGUITATI PER LA SCIENZA

Nei secoli, i potenti hanno più volte ridotto al silenzio gli scienziati. Ecco alcuni esempi.

106 società IN DUE AL COMANDO

E se a capo di uno Stato invece di un re o di un presidente ce ne fossero due?

MULTIMEDIA
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Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

A ciascuno il suo

CHAT

Il primo a irrompere sulla scena è stato ChatGPT, sviluppato da OpenAI (v. prima parte del dossier). Poi sono arrivati Gemini di Google, Copilot di Microsoft, Claude di Anthropic, Perplexity, fino a DeepSeek e ad altre IA cinesi come Yuanbao e ChatGLM. Ma in che cosa differiscono tutti questi software e come scegliere quello giusto, in modo che possa esserci davvero utile? Per districarsi nella selva di prodotti attualmente presenti sul mercato, è utile passarli in rassegna uno per uno.

IL CAMPIONE, CHATGPT

Cominciamo da ChatGPT, il primo a essere stato sviluppato e anche, ad oggi, il più completo, perché consente di creare testo, codice, immagini, perfino video. «L’ultimo aggiornamento di ChatGPT permette di creare qualunque cosa, anche loghi, marchi, slide, progetti in 3D», dice Federico Favot, cofondatore della piattaforma PromptDesign.it e docente di MYIA, la serie dei corsi sull’intelligenza artificiale realizzati da Focus (www.mondadoriacademy.it/myia). «Dal punto di vista della creazione di immagini, per certi versi supera perfino Midjourney, il sistema più usato in ambito fotografico». Queste funzioni sono accessibili con un abbonamento mensile che costa intorno ai 20 euro, ma

anche la versione gratuita permette di ottenere risultati eccezionali soprattutto nelle ricerche e nella scrittura di testi. Il software si può usare per progetti di marketing o di podcast, e nelle traduzioni in lingua straniera, con risultati ottimi anche in caso di testi tecnici. A chi usa ChatGPT per lavoro, Favot suggerisce di sottoscrivere un abbonamento. «Le versioni più professionali», aggiunge, «garantiscono tra l’altro che i testi o il materiale caricato per allenare la macchina non siano utilizzati per altri scopi: una sicurezza in più in fatto di tutela dei dati personali». Molto usato è anche CoPilot di Microsoft, che usa lo stesso algoritmo e ne condivide, quindi, molte caratteristiche.

LA RICERCA PROFONDA DI PERPLEXITY

Cambiando applicazioni, lo scenario cambia. Per indagare in rete su un quesito o su un tema specifico, per esempio, Perplexity è forse la soluzione migliore oggi disponibile. «Ha una funzione deep research», spiega Favot, «che in pochi minuti completa ricerche che un tempo avrebbero richiesto giornate intere, fornendo anche i link alle fonti citate. Questo è un aspetto importante, perché consente di verificare che il risultato sia conforme alle nostre aspettative, evitando errori e allucinazioni». Il link, inoltre, offre la possibi-

di Riccardo Oldani

BOT

Nell’illustrazione, DeepSeek (rappresentato dal logo della balena) a confronto con ChatGPT.

FACCIA A FACCIA

lità di approfondire l’argomento. D’altra parte, si sa che l’IA generativa produce – su base statistica – risposte ogni volta un po’ diverse, ed è nostro dovere verificare i risultati dopo aver effettuato un adeguato controllo (v. articoli precedenti del dossier). Perplexity è molto efficace sotto questo aspetto e funziona come un Google potenziato.

GEMINI,

IL PROGRAMMATORE

Sviluppata da Google, Gemini è forse la piattaforma più performante nel generare codici software, spiega Favot. Nell’industria viene già impiegato per scrivere parti di programmi, sia nel mondo dei videogame sia in quello dell’automazione industriale. Qualche tempo fa, Gemini finì sotto accusa per aver generato immagini del tutto improbabili di soldati nazisti e di padri fondatori degli Stati Uniti d’America di colore o con tratti orientali: si trattava di banali errori storici, determinati da impostazioni non corrette del suo motore. Ma il sistema ha stupito anche per la sua capacità di individuare oggetti in un ambiente, inquadrato con uno smartphone o un tablet; una funzione molto utile quando non si trova qualcosa.

IL

CREATIVO CLAUDE

Chi è interessato alla qualità della scrittura, invece, secondo Favot dovrebbe scegliere Claude di Anthropic: «È il software migliore a questo scopo, anche in italiano. Ed è il più creativo, non solo dal punto di vista del linguaggio, ma perfino per generare nuove idee». Recentemente, la testata statunitense Washington Post l’ha definito la migliore piattaforma nella simulazione dell’empatia e dei sentimenti umani. È risultata infatti la più convincente nello scrivere una mail di scuse, un esercizio che richiede sempre molta delicatezza e una scelta opportuna delle parole.

PRIVACY E BUONE MANIERE

Riguardo alle IA cinesi come DeepSeek, al di là delle prestazioni e della convenienza, occorre una considerazione a parte: «Attirano perché

COLLEGA DI LAVORO

Un uomo che usa l’IA per lavoro. Secondo tutte le stime, l’uso di queste tecnologie in ambito professionale è destinato ad aumentare enormemente.

sono gratuite», dice Favot, «ma attenzione a non dar loro in pasto i propri dati sensibili, perché non si sa come possano essere usati. Se si vogliono testare questi sistemi, può convenire aprire un account con una mail creata ad hoc, e non caricare mai documenti personali».

In ogni caso, anche se sembra del tutto inutile, se usiamo un chatbot è consigliabile essere gentili nei suoi confronti. Secondo i ricercatori della Waseda University e del centro Riken, entrambi in Giappone, infatti, scrivere prompt gentili aiuta a ottenere risposte migliori, perché riflette il modo in cui queste IA sono addestrate. Coltivare la gentilezza, inoltre, serve soprattutto a noi, per ribadire la nostra umanità in un mondo sempre più governato dalle macchine.

PARLA CON LEI

Un chatbot a comando vocale per smartphone. IA di questo tipo potrebbero svilupparsi molto in futuro.

CREATRICE DI IMMAGINI

A sinistra, una donna usa un software per la generazione di immagini a partire da un testo.

Rivolgersi con gentilezza a un chatbot è importante: per noi stessi innanzitutto, ma anche per ottenere buone risposte

SETTE CONSIGLI PER MIGLIORARSI CON L’IA

L’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento indispensabile anche per chi non ne è esperto, offrendo soluzioni alla portata di tutti. Ecco come utilizzarla al meglio.

1 AGGIORNAMENTO. Segui corsi online e tutorial per conoscere le novità. Piattaforme come LinkedIn learning, Coursera o Udemy offrono lezioni spesso gratuite sull’uso di strumenti IA. Un percorso più approfondito è il ciclo di lezioni MYIA proposto da Focus.

2 SPERIMENTAZIONE. Prova applicazioni concrete: utilizza chatbot per migliorare le tue e-mail, strumenti di traduzione istantanea o software per creare presentazioni accattivanti.

3 INTEGRAZIONE DELLE COMPETENZE. Unisci il sapere tradizionale con le nuove tecnologie. Un impiegato può usare l’IA per analizzare dati di vendita, mentre un CEO può sfruttare modelli predittivi per orientare le strategie aziendali.

4 NETWORKING. Partecipa a community e forum per confrontarti con altri utenti e professionisti. Condividere esperienze ti aiuta a scoprire nuovi strumenti e applicazioni, stimolando l’innovazione nel tuo ambiente lavorativo.

5 ETICA E SICUREZZA. Utilizza l’IA in modo responsabile, rispettando la privacy e garantendo trasparenza nelle tue attività digitali.

6 ADATTABILITÀ. Il mondo IA evolve rapidamente: sii pronto a modificare le tue strategie e a sperimentare nuovi tool che semplificano compiti quotidiani, come l’organizzazione di appuntamenti o la gestione documentale.

7 CREATIVITÀ. Sfrutta l’IA per stimolare l’inventiva. Per esempio, puoi usare strumenti di generazione testi per scrivere racconti o sceneggiature, e applicazioni di editing video per realizzare progetti artistici.

Fabio Moioli, consulente Spencer Stuart

Il tumore delle donne

Gli stili di vita sani, lo screening e, in caso di diagnosi, l’aderenza

Èalle terapie sono le chiavi per sconfiggere una malattia per cui oggi la sopravvivenza sfiora il 90%.

il tumore diagnosticato più spesso, con poco meno di 54.000 nuovi casi registrati l’anno scorso in Italia. Ma è anche uno di quelli da cui si guarisce di più: la sopravvivenza sfiora il 90%, specialmente se la diagnosi arriva presto, intercettando la malattia nelle prime fasi. Così, anche se il tumore al seno resta una delle paure più grandi per le donne, un po’ più di ottimismo non sarebbe mal riposto, soprattutto se si fa prevenzione e, in caso di diagnosi, si seguono con scrupolo le terapie: oggi possono davvero fare la differenza.

RIDURRE IL RISCHIO È POSSIBILE

Molto si gioca fin dalla prevenzione, attraverso lo stile di vita: non fumare, non esagerare con l’alcol, seguire una dieta sana e fare attività fisica per mantenere il peso forma sono tutte buone regole da seguire per ridurre il rischio di ammalarsi. Per diminuire ulteriormente la probabilità c’è poi chi studia strategie alternative, come i vaccini: all’ultimo San Antonio Breast Cancer Symposium, il congresso internazionale più importante sul tumore al seno, è stata discussa la possibilità di un vaccino preventivo dedicato alle portatrici delle mutazioni sui geni BRCA, che hanno una probabilità di circa il 70% di ammalarsi nell’arco della vita. L’obiettivo dello studio, condotto da ricercatori dell’Università della Pennsylvania (Usa), è prevenire la comparsa della malattia, rendendo il sistema immunitario capace di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Stanno tentando qualcosa di simile anche gli esperti della Cleveland Clinic, in Ohio, che da poche settimane hanno avviato la sperimentazione di un vaccino per l’alfa-lattalbumina, una proteina prodotta nel seno solo durante l’allattamento o in caso di tumore. Gli studi sono alle prime battute e trovare il bersaglio giusto per vaccini che impediscano al cancro di svilupparsi non è semplice, perciò servirà molto tempo prima che possano diventare realtà.

LO SCUDO DELLO SCREENING

Nel frattempo, è fondamentale puntare sull’altro pilastro della prevenzione, ovvero lo screening attraverso regolari mammografie, ecografie e visite senologiche. Stando alle stime, la riduzione della mortalità per tumore al seno dipende per il 75% dalle nuove terapie e per il 25% proprio dagli screening. In Italia la mammografia viene offerta gratuitamente ogni due anni fra i 50 e i 69 anni (ma la fascia d’età varia nelle diverse Regioni, e può includere le donne a partire dai 45 anni e fino ai 74). Ma integrarla con l’ecografia può migliorare ulteriormente la possibilità di diagnosi precoce, soprattutto nelle donne più giovani e in quelle con seno denso. Non saltare gli appunta-

IL DRINK DI TROPPO

Diversi studi hanno associato il consumo di alcolici all’aumento del rischio di sviluppare il tumore della mammella.

menti è fondamentale anche per non aumentare il rischio di incappare in un cosiddetto “tumore di intervallo”, che cioè compare fra un controllo e l’altro: secondo una recente ricerca del Karolinska Institute svedese, tre diagnosi su dieci avvengono fra una mammografia e l’altra. Accade soprattutto fra le più giovani e in chi ha una familiarità per questo tumore: considerando che spesso si tratta di carcinomi più aggressivi, per aiutare a intercettarli prima è stato proposto anche di usare l’intelligenza artificiale nella valutazione degli esami; i dati preliminari, pubblicati a marzo su Lancet, sono incoraggianti.

SE LA MALATTIA ARRIVA

Non serve invece l’intelligenza artificiale quando la diagnosi arriva, anzi: è un momento inevitabilmente critico e per questo comunicarla in maniera corretta e con empatia può essere decisivo per lo stato d’animo con cui si affronteranno i trattamenti successivi. Lo ha confermato una ricerca condotta dalla

SOTTO ESAME

Sopra: cellule di un tumore mammario. A destra: una mammografia, il test da eseguire ogni due anni per individuare la malattia nelle fasi precoci.

Scuola di radiodiagnostica dell’Università del Piemonte Orientale di Novara, secondo cui ci sarebbero sei azioni da mettere in atto per far sì che le donne possano uscire dall’ambulatorio sentendosi fiduciose, anziché terrorizzate. La notizia dovrebbe essere data in uno spazio privato (e non certo nel corridoio), prendendosi tutto il tempo necessario, dedicando attenzione alla paziente e chiedendole che cosa ha compreso del suo percorso fino a quel momento, invitandola a esprimere che cosa vuole sapere e informandola con parole non tecniche della sua situazione. Occorre poi identificare le emozioni e rispondere con empatia, ma soprattutto proporre una strategia per il futuro. Queste condizioni sono riassunte in un protocollo chiamato Spikes, dall’acronimo delle parole inglesi che indicano i sei passi (il giusto setting, la percezione della paziente, l’invito a esprimersi, la condivisione della conoscenza, le emozioni e la strategia): quanto più questi criteri vengono soddisfatti, tanto più è possibile che la paziente affronti il futuro con un buon livello di serenità e di speranza. E questo fa la differenza anche sull’esito delle cure.

NON ARRENDERSI MAI

«Oggi possiamo fare molto contro il tumore al seno, le opzioni di terapia sono tantissime e personalizzabili. Non sono però trattamenti per i quali basti prendere una sola pillola, e per

LA STRATEGIA DEL BOTTONE

Dal 30 al 50% delle pazienti interrompe le terapie ormonali prima del tempo e solo una su due ha compreso che seguirle, dopo l’intervento chirurgico, riduce la probabilità di recidive. Lo rivelano i dati diffusi in occasione della campagna The Life Button di Lilly, patrocinata da Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna e Salute Donna ODV, ideata proprio per non far “perdere il filo” delle cure alle donne. Il

bottone rosa, simbolo della campagna, sarà distribuito nei centri oncologici aderenti all’iniziativa (info su www.thelifebutton.it) ed è un richiamo concreto al valore di restare legate al percorso di cura, che non è un rettilineo ma un viaggio in cui si devono superare ostacoli e paure e in cui però non si è sole. Medici, amici e familiari possono aiutare a non mollare e a credere nella terapia. “Ne vale la pena”, come recita uno dei tanti

diversi messaggi che si trovano sul retro di questo piccolo oggetto quotidiano, che lega le pazienti alla speranza di un futuro di salute. Perché ogni trattamento seguito è un passo in più verso la vita.

GESTI QUOTIDIANI

Le cure dopo l’intervento chirurgico possono dare effetti collaterali. Ma i maggiori benefici si ottengono seguendole con costanza.

questo non è sufficiente prescrivere la cura ma occorre spiegarla bene», dice Alessandra Fabi, direttore dell’Unità di medicina di precisione in senologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. «Bisogna spiegare alla paziente perché quella terapia è la più giusta per lei, farle comprendere i benefici che ne potrà trarre ma anche quali potranno essere gli effetti collaterali. A volte questi si possono anche gestire e

prevenire, come accade per esempio per la diarrea provocata dagli inibitori delle cicline: informare la donna su quello che la aspetta è il modo migliore per evitare che smetta di curarsi alle prime difficoltà». Al contrario, non avere consapevolezza dei possibili benefici delle terapie può portare le pazienti ad abbandonarle ai primi eventi avversi, oppure a dimenticare il farmaco, compromettendo l’adesione o la persistenza delle cure, che richiedono costanza ma che sono anche il mezzo principale per evitare le recidive dopo l’intervento.

PRENDERSI CURA DI SÉ

L’informazione però non basta. Perché, come spiega Fabi, «il medico deve dare alla paziente gli strumenti per capire perché deve curarsi: così facendo “parla” all’emisfero sinistro del cervello, quello razionale. Ma per ingaggiare davvero la donna dobbiamo rivolgerci anche all’emisfero cerebrale destro, quello emotivo, perché è lì che poi si gioca davvero l’aderenza alla terapia. Per questo serve una comunicazione empatica, che tenga conto delle emozioni della donna e anche, magari, le sfrutti proprio per migliorare l’adesione al trattamento. Un esempio? Se si associa il momento della pillola a un elemento positivo è più facile che questa non sia dimenticata: prendere il farmaco assieme a un pezzetto di cioccolato o associarlo alla passeggiata con l’amato cane sono due modi per farlo».

Associare l’assunzione dei farmaci a un momento piacevole, come una passeggiata, aumenta l’aderenza alle terapie

LE PAROLE GIUSTE

Il momento in cui i medici comunicano la diagnosi è fondamentale anche per il successo delle terapie che seguiranno.

Domande Risposte

LA SCIENZA IN PILLOLE

AMORE E SESSO PERCHÉ I “BAD BOYS” ATTIRANO?

A CHE VELOCITÀ PENSIAMO?

LE DOMANDE DEI LETTORI

Come fanno i gatti a scegliere il proprio padrone?

Scrivete a: focusdr@mondadori.it

SOCIETÀ QUAL È IL PAESE PREFERITO DAGLI ALIENI?

TECNOLOGIA QUALI MATERIALI E DISPOSITIVI DELLE MISSIONI APOLLO USIAMO ANCORA OGGI?

ANIMALI ESISTONO UCCELLI CAPACI DI VOLARE ALL’INDIETRO?

SPORT SI È MAI SVOLTA UNA MARATONA MISTA PER UMANI E ROBOT?

ARTE E CULTURA CHI HA INVENTATO IL KARAOKE?

NATURA COSA ACCADREBBE SE LA TEMPERATURA GLOBALE AUMENTASSE DI MEZZO GRADO?

Il Codice Enigma è stato decifrato?

NQual è l’orologio più preciso del mondo?

Èil primo esemplare di orologio nucleare, realizzato da un team di scienziati dell’Università del Colorado a Boulder e dell’Istituto Tecnico Superiore di Vienna. Questo dispositivo dovrebbe superare di gran lunga i tradizionali orologi atomici in termini di precisione. Il suo funzionamento non si basa infatti su un atomo, ma sul nucleo di un atomo, meno suscettibile a interferenze esterne. Il prototipo sfrutta le oscillazioni del nucleo dell’atomo di torio-229, un raro isotopo radioattivo che richiede una quantità particolarmente bassa di energia per passare a uno stato eccitato.

Navigazione. Questa caratteristica lo rende estremamente stabile, con una precisione fino a 100.000 volte superiore a quella degli orologi atomici tradizionali. Gli esperti ritengono che l’accuratezza dell’orologio nucleare possa trovare applicazione in vari settori, aumentando l’affidabilità nei sistemi di navigazione, nelle comunicazioni digitali e persino incrementando la velocità di connessione a Internet. Potrebbe inoltre aprire la strada a nuovi esperimenti sulla fisica fondamentale. R .M.

on del tutto, è rimasto infatti un messaggio di cui non si conosce il contenuto. È stato denominato P1030680 e fu inviato da una nave della Marina tedesca nel 1945: era piccolo, quindi in generale più complesso da decifrare rispetto alle missive più lunghe in cui si trovavano più appigli per la decrittazione. Calcolo. Oggi, per giunta, le impostazioni iniziali per la decodifica non ci sono più, perciò nessuno è ancora riuscito a scoprire che cosa dica. In realtà alla fine della Seconda guerra mondiale non tutti i messaggi di Enigma, messo a punto dai tecnici nazisti, erano stati decifrati, ma poi ci si è riusciti negli anni successivi grazie a computer dotati di una maggiore potenza di calcolo rispetto al sistema inventato dai geni matematici inglesi (tra cui vi era Alan Turing, il “papà” dei computer) che decifrarono il codice. Un messaggio soltanto ha resistito a tutti i tentativi messi in atto finora: nessun crittografo, neppure con l’aiuto di supercalcolatori e di Internet, è riuscito nell’impresa ed esiste perfino un progetto online per provarci (sul sito enigma.hoerenberg.com). E M

Perché i piloti di linea difficilmente hanno la barba?

Per una questione di sicurezza. La barba può ridurre l’aderenza tra la maschera per l’ossigeno e il volto, e in caso di emergenza nessuno più del pilota deve essere in grado di indossarla senza problemi. Una condizione di ipossia (che peraltro potrebbe interessare anche i passeggeri più barbuti) ad alta quota potrebbe ostacolare le capacità di ragionamento e decisionali in cabina, mettendo a rischio la vita di tutti. Aspetto affidabile. Anche in condizioni normali i piloti hanno a che fare con strumentazioni che stanno a contatto con il viso, come le cuffie, che funzionano meglio su una faccia rasata: barba e baffi incolti potrebbero interferire con le comunicazioni o creare disagio sui voli a lungo raggio. Infine ci sono motivazioni di igiene (la barba è un covo di batteri) e di immagine: un aspetto curato comunica affidabilità ed è un buon biglietto da visita per la compagnia aerea. Ciascuna ha regole diverse: alcune richiedono una perfetta rasatura anche per i piloti non in servizio ospitati a bordo, altre permettono di tenere pizzetto e baffi regolati di fresco o basette che non superino la metà dell’orecchio. E . I .

Si

può “stampare” una cittadina in 3D?

È successo a Wolf Ranch, comunità di Georgetown (Texas), i cui abitanti vivono in un centinaio di case interamente realizzate con una stampante 3D di dimensioni “industriali” (14,2x4,75 metri), che le ha edificate strato dopo strato. Costituite da un solo piano e create con la supervisione della startup texana I con, sono state erette usando un materiale chiamato Lava C rete, simile al cemento, ma maggiormente resistente a muffa, acqua e fuoco. Case smart. Tutte queste abitazioni, ognuna delle quali è stata costruita in circa 24 ore (con metrature che spaziano dai 140 ai 195 m 2), sono dotate di pannelli solari e di diverse altre tecnologie sostenibili e smart, con sistemi di climatizzazione automatizzati e assistenti vocali in grado di supportare gli abitanti in ogni aspetto della vita quotidiana. Queste case in 3D costituiscono tra l’altro una sorta di prototipo abitativo di strutture che, a detta degli ingegneri della I con, potremmo un giorno costruire addirittura sulla Luna o su Marte. M.L.

SI PUÒ IMPARARE A ESSERE SIMPATICI?

SÌ, GLI ESPERTI DI PSICOLOGIA E DI COMUNICAZIONE HANNO INDIVIDUATO ALCUNE STRATEGIE UTILI PER RISULTARE

PIÙ SIMPATICI, AL DI LÀ DELLA PROPRIA INDOLE. INOLTRE, PUÒ INCORAGGIARCI SAPERE CHE, SECONDO UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DEL KANSAS, BASTANO 50 ORE PER TRASFORMARE UN CONOSCENTE IN AMICO (E CIRCA 200 ORE PER STRINGERE UN’AMICIZIA “VERA”). ECCO ALLORA DIECI CONSIGLI UTILI PER ACCELERARE QUESTO PROCESSO.

ASCOLTARE E PRESTARE ATTENZIO-

NE. Prima di tutto, bisogna tenere presente che un ascolto vero dei discorsi altrui dimostra interesse verso l’altro, e quando il nostro interlocutore si sente compreso si apre più volentieri. Insomma, un buon ascoltatore è già a metà dell’opera per piacere.

MOSTRARSI MENTALMENTE APER-

TI. Saper accogliere idee diverse dalle nostre, senza giudicarle, trasmette un senso sia di sicurezza sia di curiosità, due elementi chiave per creare connessioni sociali e apparire simpatici.

SORRIDERE (ANCHE CON GLI OCCHI).

Un sorriso che coinvolga non solo i muscoli della bocca, ma anche quelli degli occhi (si parla, in proposito, di “sorriso di Duchenne”, dal nome di un celebre neurologo francese del XIX secolo, esperto di “elettrofisiologia”), at-

tiva maggiormente i neuroni specchio, generando un’empatia immediata.

ESSERE SPONTANEI. La naturalezza è in grado di disarmare ogni potenziale diffidenza: è quindi sempre meglio esporsi a qualche piccolo “errore”, o “gaffe”, piuttosto che ricercare una perfezione artificiosa e fredda.

USARE L’IRONIA IN MODO INTELLIGENTE. Un umorismo leggero e un’intelligente ironia creano rapidamente complicità, ma quando si fa una battuta bisogna cercare di essere sempre “inclusivi” e mai potenzialmente offensivi o eccessivamente taglienti.

PROPORSI PER FARE COSE INSIEME. Condividere un’attività, anche semplice, tende a rafforzare i legami molto più delle chiacchiere: le esperienze comuni risultano essere il miglior cemento per i rapporti interpersonali.

COLTIVARE UN PENSIERO OTTIMISTA. L’entusiasmo e l’ottimismo sono contagiosi: chi tende a vedere il bicchiere mezzo pieno (sia il proprio sia quello degli altri), anziché concedersi a troppi lamenti, attira le simpatie come una calamita.

PORRE DOMANDE STIMOLANTI Le domande aperte, curiose e possibilmente intelligenti, innescano molto facilmente conversazioni profonde e attestano un autentico interesse verso l’altra persona, contribuendo a conquistarla.

RACCONTARE CON SINCERITÀ COSE DI SÉ. Rivelare piccole confidenze personali, senza paura di mostrare le proprie vulnerabilità (ma non esagerando con l’autoreferenzialità), crea una dimensione di piacevole intimità apprezzata da chiunque.

1 simpatia

RICORDARE I NOMI E NON LESINARE NEI COMPLIMENTI. Chiamare una persona per nome, anche quando la si è appena conosciuta, la fa sentire speciale, stimolando un senso di “riconoscimento” gradito da chiunque, così come funziona bene un complimento sincero e non invasivo (si può per esempio dire: “mi piace come racconti le cose”).

SCAMBIO

Le persone più simpatiche sono quelle disposte ad ascoltare e ad aprirsi agli altri.

Che cos’è l’urofobia?

Si tratta di un disturbo psicologico che impedisce ad alcune persone di orinare nei bagni pubblici, anche quando si trovano da sole, per il timore di essere osservate o giudicate. Nota anche come pauresis o “sindrome della vescica timida”, tale fobia colpisce in maggioranza gli uomini, i quali subiscono un vero e proprio blocco fisico che frena il rilassamento della vescica. Strategie efficaci. Per molti, l’urofobia è un inconveniente banale e gestibile con semplici accorgimenti, per esempio prediligere bagni privati, coprire i rumori o guadagnare tempo lavandosi le mani o tirando lo scarico. Nei casi più gravi, però, può arrivare a compromettere la vita quotidiana complicando viaggi, impegni lavorativi e persino brevi uscite fuori casa. In queste circostanze, gli psicologi consigliano un’esposizione graduale alla fobia con l’aiuto di un “accompagnatore” che resti inizialmente in una stanza vicina con la porta aperta avvicinandosi progressivamente alla persona e abituandola così alla sua presenza. M.M.

Perché ci piace masticare le matite?

Le “povere” matite vanno spesso incontro a un destino crudele: masticate fino a distruggerle da chi le usa. Ma perché ci piace tanto affondare i denti nel loro legno? Se lo è chiesto Seungho Kim, della sudcoreana Kyungpook National University, chiedendo a 52 universitari di dividersi in due gruppi: uno ha masticato gomma di paraffina, l’altro un abbassalingua di legno. Antiossidante. «Dopo cinque minuti di masticazione, i livelli di glutatione, un potente antiossidante presente nella corteccia cingolata anteriore, regione chiave per il controllo cognitivo, sono stati misurati tramite risonanza magnetica», ha spiegato Kim su Frontiers in Systems Neuroscience. «I risultati hanno mostrato un aumento maggiore di glutatione nel gruppo che aveva masticato legno. Inoltre, chi aveva registrato un maggiore incremento dell’antiossidante ha ottenuto migliori prestazioni in test di memoria e cognitivi svolti dopo la “masticatura”, rispetto a quelle nei test condotti prima». Non si sa perché masticare legno aumenti i livelli di glutatione nel cervello, né perché la sua presenza migliori la cognizione, fatto sta che sgranocchiare matite potrebbe essere una strategia efficace per “pensare meglio”. A.S.

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