SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO


Dalle matrone romane alle app di dating, dalle avventure di una notte ai tradimenti moderni: come neuroscienze, biologia, storia e psicologia spiegano i rapporti occasionali.
Iniziamo a lavorare ogni numero di Focus con almeno due mesi d’anticipo rispetto all’uscita in edicola. Questo numero, che state sfogliando a fine luglio, ha cominciato a prendere forma già a metà maggio. Quando l’estate era ancora una promessa, ma una promessa potente: in redazione c’era voglia di sole, di leggerezza, di libertà. E questa voglia, inevitabilmente, si è fatta strada anche tra le pagine che avete in mano.
NEUROSCIENZE DEL PIACERE EFFIMERO
C’è chi lo cerca e chi “se capita...”. In effetti, il sesso occasionale gratifica il cervello con una scarica di dopamina.
STORIA DELL’INTIMITÀ
Anche prima della “liberazione sessuale”, le occasioni per brevi rapporti amorosi non mancavano.
A LETTO CON IL NEMICO
I rapporti occasionali non possono far dimenticare la necessità di proteggere se stessi (e gli altri).
COME VIVI LE RELAZIONI OCCASIONALI?
Scopri se sei più o meno portata/o per il “sesso di una notte” rispondendo a una serie di domande.
C’è il caldo che, come racconta Vito Tartamella a pag. 64, infiamma i nostri boschi sempre più esposti agli incendi di stagione, ma anche più sorvegliati grazie a droni, simulazioni avanzate e nuove strategie di prevenzione. C’è la leggerezza che solo l’estate sa regalare: nei giochi di logica e parole da fare sotto l’ombrellone (pag. 76) per esempio. Margherita Fronte ha analizzato le ultime ricerche e conferma: attivano il cervello. Anche per questo vi consiglio le pagine di giochi seguenti (e anche Focus Enigmistica, se non ne avete abbastanza).
C’è anche un’altra faccia dell’estate: quella fatta di amori improvvisi e passioni fugaci. Abbiamo dedicato il dossier al sesso occasionale per esplorarne i meccanismi psicologici e biologici (pag. 26), senza dimenticare i rischi per la salute (pag. 38). Non solo, l’estate ci invita anche a riflettere su chi siamo. Per esempio: cosa accadrebbe se smettessimo di dire bugie? A questa domanda risponde il servizio di Raffaella Procenzano a pag. 86, ricordandoci che la menzogna – piccola o grande, bianca o diplomatica – è spesso ciò che tiene insieme le nostre relazioni e perfino la nostra identità.
Un numero nato col sole negli occhi e la voglia di scoprire, capire, e a volte – per qualcuno – anche un po’ sognare. Buona estate e buona lettura.
Gian Mattia Bazzoli (gianmattia.bazzoli@mondadori.it)
universo
LE METAMORFOSI DEL VUOTO
L’assenza di materia può mutare, sconvolgendo il cosmo. È già accaduto, e potrebbe farlo ancora.
scienza
IL SOUND DEL COSMO
Tradurre dati in suoni è un’operazione a cavallo tra la scienza e l’arte. Con un’utilità enorme.
tecnologia
AIR FORCE TRUMP
Come si trasforma un “semplice” Boeing 747 nell’aereo super tecnologico del presidente Usa.
64 ambiente
PERCHÉ L’ITALIA BRUCIA
Riscaldamento globale e siccità rendono i boschi più vulnerabili ai roghi. Ma si può fare molto per prevenirli.
70 animali QUESTIONI DI FAMIGLIA
Madri single, padri attenti, genitori che si sacrificano... o ignorano la prole: le strategie di gestione dei figli sono diverse.
76 medicina
CERVELLO SEMPRE VERDE
I sistemi di brain training allenano la mente e la mantengono attiva negli anni. Ma anche l’enigmistica aiuta, e lo stile di vita resta fondamentale.
81 giochi BRAINIGMISTICA
Dopo aver letto l’articolo precedente, mettetevi alla prova.
86 comportamento SE DICESSIMO SEMPRE LA VERITÀ
Mentire è indispensabile. E non solo per vivere meglio con gli altri.
94 ambiente
TERRA NOSTRA
Viaggio tra splendidi paesaggi in pericolo, nelle immagini di un premio fotografico.
Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.
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102 attualità RISCHIO ATOMICO
A 80 anni da Hiroshima e Nagasaki, la minaccia delle armi nucleari è sempre più presente.
106 mistero LO DICONO ANCHE GLI UFO
Gli extraterrestri sarebbero preoccupati che ci autodistruggiamo con le armi atomiche. E ci tengono d’occhio per proteggerci.
110 comportamento IL GUSTO DEI LUOGHI PROIBITI
Perché molte persone sfidano i divieti per esplorare luoghi vietati e inaccessibili?
Il Signore della Notte
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tonnellate l’anno
La quantità di mercurio trasportata dai fiumi del mondo: prima del 1850 erano 390 t. Viene da attività industriali e minerarie e delle acque reflue, oltre che dall’erosione del suolo. Lo ha scoperto una ricerca dell’Università Tulane (Usa) pubblicata su Science Advances.
Il robot “soft” che salta in alto
Èun tubicino di silicone con una spina dorsale in fibra di carbonio. È lungo 13 cm, poco meno di uno smartphone, eppure riesce a saltare fino a 3 metri d’altezza pur non avendo zampe. È un robot morbido creato dagli ingegneri del Georgia Tech (Usa) e descritto su Science robotics. Gli scienziati si sono ispirati a un tipo di nematodi, minuscoli vermi cilindrici, che parassitano gli insetti. Nematodi. Questi organismi, infatti, riescono ad attaccarsi ai loro ospiti proprio grazie ai salti, che gli ingegneri hanno studiato usando videocamere ad alta velocità: per saltare in avanti, i nematodi tengono la testa dritta e creano una piega all’estremità opposta del corpo. L’energia si accumula grazie alla piega e viene rilasciata in 10 milionesimi di secondo. I robot ispirati a essi saranno usati per missioni di soccorso in terreni difficili. (V.T.)
ALIMENTAZIONE
Troppo peperoncino in un piatto? In futuro potremmo rimediare. Il team di Devin Peterson della Ohio State University ha infatti identificato i composti che smorzano la piccantezza. I ricercatori hanno dato a volontari succo di pomodoro con polvere di 10 varietà di peperoncini, tanta da contenere la stessa quantità di sostanze responsabili della piccantezza (come la capsaicina). Varietà. Ma gli assaggiatori hanno percepito alcuni campioni come meno piccanti. Si è visto che in quei peperoncini erano abbondanti tre composti: capsianoside I, roseoside e gingerglicolipide A, contenenti glucosio, con l’effetto di diminuire la piccantezza. Conoscerli potrebbe servire a creare un ingrediente “anti-piccante” per la cucina, o nuove varietà di peperoncino. (G.C.)
Bere caffè prima di andare a letto non è una buona idea: la caffeina tiene svegli. Questo è risaputo. Ora, alcuni scienziati dell’Università di Montreal hanno voluto vedere da vicino che cosa succede nel cervello delle persone che vanno a letto dopo aver assunto caffeina, e dopo che si sono addormentate.
Onde. Su un campione di 40 soggetti, hanno così verificato che la caffeina aumenta la complessità dei segnali cerebrali, alterando le oscillazioni elettriche: le onde delta, generalmente associate al sonno profondo e ristoratore, vengono attenuate, mentre le onde beta, più comuni durante la veglia e l’impegno mentale, vengono stimolate. Ciò dimostra che, anche se si dorme, il sonno di chi ha consumato caffeina non “ristora” a sufficienza. (R.P.)
Come immaginate un dinosauro che danza? Provate a visualizzare un carnivoro simile a un T. rex che muove le zampe all’indietro. È un maschio di Acrocanthosaurus atokensis, e con lui ce ne sono altri, intenti a impressionare le femmine con l’esibizione. Questa ricostruzione (sopra), pur ipotetica, si basa sulle tracce fossili identificate in un sito chiamato Dinosaur Ridge, in Colorado, da Caldwell Buntin della Old Dominion University: 35 impronte, lasciate sulla sabbia 100 milioni di anni fa. Arena. Sono state fatte calciando all’indietro con i piedi, mentre i dinosauri si giravano in senso orario, in una sorta di danza. La scoperta suggerisce che il sito fosse simile a un lek, l’arena dove i maschi di alcuni uccelli (come il gallo forcello) si esibiscono per conquistare le femmine. Finora erano stati identificati tre possibili lek di dinosauri, ma con meno tracce. Buntin pensa che i dinosauri del sito fossero Ornithomimidae, erbivori bipedi, o appunto Acrocanthosaurus, carnivori simili ai T. rex. (G.C.)
FIDARSI 1
La capacità di fidarsi è uno dei maggiori fattori che rendono una persona soddisfatta della propria vita. Lo indica una metanalisi condotta su un migliaio di studi (per un totale di 2,5 milioni di partecipanti) dai ricercatori dell’Università di Utrecht ( Paesi Bassi) Soddisfatti. I ricercatori hanno preso in esame tre tipi di fiducia: quella negli altri (per esempio per i trapezisti, nella foto), quella nelle istituzioni e quella nella società in generale e hanno visto che c’era una forte corrispondenza fra tutte e tre queste modalità di fidarsi e il benessere personale, ovvero quanto una persona fosse contenta di sé e di ciò che aveva fatto in passato. Lo studio, inoltre, ha dimostrato che, con il tempo, la fiducia e questo tipo di benessere percepito si rinforzano l’un l’altro. (R.P.)
FIDARSI 2
Perché ci fidiamo di qualcuno? I ricercatori dell’Università della British Columbia (Canada) si sono chiesti quali siano i fattori che, più di altri, ci portano a scegliere su chi possiamo contare quando ci troviamo in una situazione in cui non conosciamo le persone con cui abbiamo a che fare. Giochi. Con diversi esperimenti (basati soprattutto su “giochi” di tipo economico, in cui bisogna decidere la propria strategia in modo da non subire perdite) sono arrivati alla conclusione che l’origine socioeconomica delle persone abbia molta importanza, perché tendiamo a fidarci di più di chi non è nato ricco. Presumiamo infatti che le persone che hanno dovuto lavorare duramente per farsi spazio nella vita siano più affidabili delle altre. (R.P.)
I rapporti occasionali non possono far dimenticare la necessità di proteggere sé stessi (e gli altri).
Almeno un aspetto non va improvvisato, anche nell’imprevedibilità delle avventure estive: quello relativo alla salute. Senza girarci troppo attorno, significa portare con sé il preservativo, l’unico vero scudo per proteggersi da virus, batteri e funghi che possono trasmettersi durante il rapporto, oltre che dalle gravidanze indesiderate.
CASI IN AUMENTO
Il sesso sicuro è un grande classico che si preferirebbe ignorare. Ma a detta degli esperti bisogna invece parlarne, perché le infezioni sessualmente trasmesse (Ist) come l’Aids, la sifilide, la gonorrea, la clamidia e tante altre non sono un argomento che appartiene al passato: sono in netto aumento, sia in Europa sia nel nostro Paese. Un vademecum sull’argomento, pubblicato alcuni mesi fa dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), chiarisce le dimensioni del fenomeno: “In Italia i casi totali di infezioni sessualmente trasmesse sono aumentati continuamente dal 2004 fino al 2020, anno della pandemia Covid che ha comportato una forte diminuzione delle segnalazioni. Successivamente, però, si è osservata una chiara ripresa delle diagnosi: dal 2019 al 2022 i casi di gonorrea sono aumentati del 100%, quelli di sifilide del 50% e quelli di clamidia del 25%”.
Anche l’Aids, causata dal virus Hiv, ha invertito la rotta: dal 2021 al 2023 le diagnosi di infezione sono continuamente aumentate, mettendo fine alla decrescita che, prima della pandemia di Covid-19, durava da quasi dieci anni. Secondo i dati
Allo studio nuovi vaccini e farmaci contro le malattie sessualmente trasmissibili.
pubblicati dal Centro Operativo Aids dell’Iss, nel 2023 si sono registrate circa 2.500 nuove positività e nella stragrande maggioranza dei casi il contagio è avvenuto tramite rapporti sessuali non protetti (l’Aids e altre Ist si trasmettono anche attraverso il sangue, per esempio con lo scambio di siringhe, e alcune si possono contrarre facendo piercing e tatuaggi in contesti poco sicuri).
Limitare il numero di partner sessuali riduce il rischio di contagio, ma non mette comunque al riparo. Il preservativo, invece, è “il metodo barriera più sicuro per proteggersi”, si legge nel
Oltre a quelli tradizionali (foto sopra a destra), esistono anche preservativi femminili (foto qui sopra).
Le infezioni sessualmente trasmesse
vademecum dell’Iss, che precisa anche che, affinché sia efficace, occorre “indossarlo dall’inizio alla fine del rapporto sessuale, usarlo solo una volta, srotolarlo sul pene in erezione, eliminare l’aria dal serbatoio (facendo attenzione a non danneggiarlo con unghie o anelli)”. Inoltre, “va conservato lontano da fonti di calore (cruscotto dell’auto e altro), da oggetti taglienti e non va schiacciato, la confezione deve essere integra e prima dell’uso non va ripiegato (nelle tasche, nel portafoglio...)”. Se risulta scomodo – spiegano gli esperti – potrebbe essere della misura sbagliata. Mentre a chi lo ritiene un segno di scarsa fiducia, i medici ricordano che, al contrario, “rappresenta una forma di rispetto, sia per la propria salute sia per quella del partner”. Accanto al preservativo “classico”, esiste anche un analogo “per lei”, da inserire nella vagina. Mentre il “dental dam” (un foglio di lattice che si mette in bocca) protegge durante il sesso orale.
Più di 30 agenti patogeni possono causare infezioni sessualmente trasmesse. I più comuni in Italia sono:
Papillomavirus umano: è la causa del tumore della cervice uterina e di condilomi ano-genitali. Il contagio si previene con il vaccino. Neisseria gonorrhoeae: è il batterio della gonorrea, malattia estremamente contagiosa che si trasmette anche attraverso i sex toys. Treponema pallidum: causa la sifilide e, come la gonorrea, si trasmette anche attraverso i sex toys. Se non curato, il batterio si diffonde a tutto l’organismo e può essere letale.
Chlamydia trachomatis (o clamidia): particolarmente insidiosa perché può essere asintomatica. Può portare a sterilità.
Herpes simplex: è il virus dell’herpes genitale. Molto contagioso, può rimanere asintomatico e manifestarsi se si abbassano le difese immunitarie.
Hiv: causa l’Aids. L’infezione resta asintomatica per molti anni, durante i quali può tuttavia essere trasmessa al partner. Alcuni farmaci riducono questo rischio.
I mezzi per evitare il peggio, insomma, esistono. Ma per usarli bene bisogna anche sapere quello che si fa. Dalla necessità di soddisfare quest’ultima condizione arriva un’ulteriore raccomandazione del vademecum: quella di “essere sempre lucidi mentalmente quando si sta per avere un rapporto sessuale. Non abusare di alcol e non usare sostanze, in quanto tolgono lucidità mentale e sotto il loro effetto non ci si accorge di incorrere in comportamenti non sicuri”.
Il monitoraggio della propria salute è l’altro “must” per chi fa sesso con partner occasionali. Infatti, se da un lato nessuna precauzione permette di azzerare il rischio, dall’altro è anche vero che diagnosticare un’infezione sessualmente trasmessa precocemente permette di curarla al meglio e di evitare conseguenze anche gravi. Esistono test specifici per ciascuna delle malattie sessualmente trasmesse, che andrebbero eseguiti con regolarità, se si è a rischio, e comunque sempre se compaiono sintomi come prurito, lesioni della cute o perdite.
In caso di positività, oggi la medicina dispone di terapie molto efficaci anche per malattie che fino a non molto tempo fa erano letali, come l’Aids: i farmaci attuali per l’Hiv tengono infatti sotto controllo il virus e hanno reso l’aspettativa di vita di chi ha contratto l’infezione sovrapponibile a quella dei sani. Per le altre infezioni, la terapia dipende dal tipo di agente infettivo che la provoca. Per esempio, sifilide, gonorrea e clamidia, causate da batteri, si curano con gli antibiotici, mentre l’herpes genitale e le epatiti necessitano di antivirali ma sono più difficili da trattare. La misura più efficace contro le epatiti e l’Hpv (virus che non risponde agli antivirali) è però la vaccinazione. Se non trattate, le infezioni sessualmente trasmesse possono avere conseguenze gravi fra cui infertilità, problemi durante la gravidanza o tumori, e in alcuni casi anche la morte. .
IN PARTENZA
Agenti
La Casa Bianca volante”, “il bunker con le ali”, “l’aereo più sicuro del mondo”. Queste sono solo alcune delle definizioni dell’Air Force One, l’imponente Boeing del presidente degli Stati Uniti d’America. In realtà, però, tale appellativo non appartiene a un velivolo specifico, ma è il nome in codice militare che identifica il mezzo su cui vola il primo cittadino statunitense (Air Force Two, per esempio, è quello per il suo vice). Ciò nonostante, sui media, con queste tre paroline ci si riferisce per convenzione ai due Boeing 747-200 – identici, risalenti al 1990 e ampiamente modificati – che Potus (President Of The United States) utilizza come aeroplani di rappresentanza in tempo di pace, ma che può, all’occorrenza, sfruttare come posto di comando e controllo durante una crisi. L’Usaf (l’aviazione militare statunitense) li classifica con la sigla VC-25A, ma dal 2020
è in cantiere un nuovo modello, che prenderà il nome di VC25B, anch’esso in due esemplari, basato sui più moderni Boeing 747 della serie 800 e che sarà pronto non prima del 2029, con un ritardo di circa due anni sulle previsioni. Il costo? Il contratto iniziale, firmato nel 2018, prevedeva l’esborso di 3,9 miliardi di dollari, lievitati in seguito a 5,3 (2,65 miliardi per aereo).
IN RITARDO
«Tempi e costi del genere non sono anomali in ambito militare», spiega Lorenzo Trainelli, docente di Progetto di velivoli e di Sperimentazione in volo al Politecnico di Milano. «Possono servire 8-10 anni per modificare una piattaforma in modo così estensivo, poiché ai sistemi esistenti, che devono essere elevati allo standard militare, se ne aggiungono molti altri che vanno progettati, installati e testati in modo accurato per garantir-
Il nuovo aereo del presidente Usa sarà pronto nel 2029, anche se Trump vorrebbe utilizzare un velivolo ricevuto in dono dal Qatar per accelerare i tempi. Ecco tutto quello che sappiamo sul prossimo Air Force One.
di Simone Valtieri
ne efficacia operativa e sicurezza. Va considerato, inoltre, che il personale impegnato nella realizzazione è tenuto a rispettare rigorosi protocolli di sicurezza e segretezza, che finiscono inevitabilmente per rallentare ulteriormente il processo».
L’attuale presidente americano, Donald Trump, vorrebbe usufruire del nuovo Air Force One entro la fine del suo mandato (2028); per questo motivo si è attivato per abbattere le lungaggini burocratiche (concedendo con maggiore facilità gli accessi ai livelli di sicurezza), e proponendo di utilizzare come piattaforma un Boeing 747-8i ricevuto in dono dall’emiro del Qatar. Peccato che, così facendo, i tempi non si accorcerebbero di molto, anzi. «Per quanto riguarda l’adattamento di questo velivolo civile, non credo che eventuali cimici, facilmente rintracciabili e, in ogni caso, inutili senza un potente impianto di trasmissione, rappresentino una grande preoccupazione», aggiunge il docente. «Per prima cosa, l’aereo andrebbe completamente “spannellato”, togliendo tutto ciò che contiene per modificare o ricostruire impianti e sistemi, come quelli relativi alle comunicazioni e all’elettronica di bordo (e dunque anche eventuali software malevoli sarebbero bypassati). Ma non si tratta solo di rimuovere arredi e cavi elettrici, sarà necessario verificarne a fondo lo stato strutturale, ricercando possibili vulnerabilità o difetti che potrebbero generare un incidente». Ultimato questo processo (che si svolge all’interno di un inaccessibile stabilimento a San Antonio, Texas, riservato ai velivoli con particolari requisiti di sicurezza e gestito dalla Boeing Defense, Space & Security), occorre testare il funzionamento di ogni sistema, il che richiede ancora più tempo: basti pensare
RIFORNIMENTO
L’aereo del presidente americano ha la possibilità di rifornirsi durante il volo, come questo caccia militare F-35.
che, nel caso del VC-25A, problemi di cablaggio ne hanno ritardato l’entrata in servizio di ben tre anni.
DIFESA ATTIVA
Ma cosa rende il nuovo Air Force One così speciale? Innanzitutto, occorre partire dalle migliorie di base che derivano dall’uso di una piattaforma aggiornata. Il Boeing 747-800, con i quattro motori turbofan GEnx-2B67 più potenti del 18% rispetto a quelli del 747-200, è in grado di accrescere il peso massimo al decollo da 378 a 448 tonnellate. «Questo è un dato fondamentale: un velivolo non può volare a un peso superiore a
PONTE PRINCIPALE
Infermeria
Ufficio del presidente
Suite del presidente, con doccia e palestra
Codici missili nucleari
PONTE SUPERIORE
Cabina di pilotaggio
Saletta equipaggio
Sala riunioni staff
Sala conferenze e da pranzo
Security
Ospiti
Centro comunicazioni
quello per il quale è stato progettato, perciò qualsiasi modifica deve rispettare questo parametro», sottolinea Trainelli. Fortunatamente, sottraendo il carico derivante dai 300-400 passeggeri e dai loro bagagli, ne rimane a sufficienza per allestire il cosiddetto “bunker volante”. Tale termine, però, può risultare fuorviante: al netto di oblò rinforzati, aree interne blindate e del possibile utilizzo dei più avanzati materiali autoriparanti, utili in caso di fori di proiettile, se colpito da un missile, come ogni altro aereo, anche quello presidenziale può precipitare. «A quanto è dato sapere, sull’Air Force One non sono installati armamenti offensivi; non è un mezzo da combattimento e
Segreteria
Area stampa
Bagni
AEREO STORICO
Uno schema degli ambienti dell’Air Force One del presidente Usa. È un Boeing 747 (“Jumbo Jet”), il velivolo a due piani che ha fatto la storia dell’aviaizone.
MOMENTI A BORDO
70
Passeggeri
26
Equipaggio
Nella pagina a sinistra, il presidente George W. Bush parla al telefono di bordo dell’Air Force One il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle, l’11 settembre del 2001. Qui a sinistra, Barack Obama in riunione sull’aereo durante un volo per l’Arabia Saudita nel 2014. Sotto, Donald Trump parla sull’aereo con i giornalisti lo scorso maggio.
non può avere un impiego operativo», precisa l’esperto. È però dotato dei più aggiornati sistemi di difesa militare: jammer a infrarossi che emettono una luce modulata per confondere i sensori dei missili, laser contro i congegni di ricerca nell’infrarosso di una testata nemica e sistemi di rilevamento di minacce in avvicinamento. «E poi è in grado di lanciare automaticamente chaff e flares. I primi sono nuvole di piccoli oggetti altamente riflettenti che rilasciati dall’aereo generano un falso bersaglio per ingannare missili a guida radar; i secondi sono contromisure pirotecniche (a base di magnesio o altri materiali che bruciano a temperature molto elevate) capaci di attirare missili a guida infrarossa, distogliendoli dai motori. Peraltro, alcune compagnie aeree che operano in zone sensibili, come il Medio Oriente, utilizzano contromisure simili», chiosa Trainelli.
DIFESA PASSIVA
Il VC-25B sarà anche dotato di sistemi per schermare le interferenze elettromagnetiche emesse da varie fonti, sia generate da radar ostili sia da un’esplosione nucleare, ma poco si potrà fare in caso di una eventuale depressurizzazione grave della cabina, per la quale bisognerà ricorrere alla semplice ma rodata maschera a ossigeno ed effettuare rapidamente la discesa del velivolo sotto i 10.000 piedi, altitudine alla quale non si corrono
rischi di ipossia. In caso di attacco con agenti contaminanti, invece, è previsto un sistema di pressurizzazione Nbc (nucleare, biologico, chimico). Nel dettaglio, l’interno dell’aereo viene sigillato e isolato e l’aria setacciata attraverso filtri Hepa e a carbone attivo. Inoltre, la cabina viene mantenuta a una pressione leggermente superiore rispetto all’esterno per impedire ai contaminanti di entrare da microfessure o giunzioni della struttura. Infine, gli ambienti interni sono divisi in compartimenti, in modo da contenere eventuali virus e tossine.
COMUNICAZIONI E RIFORNIMENTI
Essendo concepito come un quartier generale volante in tempi di crisi, il velivolo presidenziale è dotato di un sistema di comunicazione militare via satellite, funzionante in ogni condizione e collegato a Pentagono (la storica sede del Dipartimento della Difesa), Norad (il comando di Difesa Aerospaziale, congiunto con il Canada) e altri siti sensibili. «Stando alle fonti ufficiali, a bordo dell’Air Force One il presidente è nelle sue piene funzioni operative, come se fosse seduto nello Studio Ovale», rimarca il docente. «Può, per intenderci, autorizzare operazioni belliche, incluso l’attacco con ordigni nucleari». Non bastasse, l’aereo può restare in volo potenzialmente per giorni. «Di base, l’attuale VC-25A ha un’autonomia di 12.600 km, che sarà incre-
In alto, alcuni caccia F-15, sganciano falsi bersagli nel corso di una esercitazione. Anche l’Air Force One, che ha sistemi difensivi ma non di attacco, può farlo. A sinistra, il Boeing 747-8 che il Qatar ha donato a Trump perché lo trasformi nell’Air Force One.
mentata sul VC-25B (un Boeing 747-800 parte già con un’autonomia di 14.300 km) e dalla possibilità di rifornirsi in volo», prosegue il professore. «Il nuovo modello verrà dotato, come il precedente, di un ricettacolo sul muso e utilizzerà lo stesso sistema di rifornimento dei caccia dell’Usaf, il più efficace e rapido esistente». Funziona così: il velivolo che deve rifornirsi si mette in scia all’aereo cisterna, apre il ricettacolo e attende che un tubo cavo telescopico, manovrato da un operatore a bordo dell’aereo cisterna, lo “ingaggi”. A questo punto viene chiuso l’aggancio e il carburante comincia a fluire a grande velocità (da 3.000 a 4.500 litri al minuto). E a proposito di consumi, il VC-25B sarà anche più “ecologico” del precedente, ma solo perché, rispetto al Boeing 747-200, i motori più efficienti della serie 800 consumano il 15% in meno.
LA SUITE DEL PRESIDENTE
Operatività d’emergenza a parte, nella stragrande maggioranza dei casi l’Air Force One viene utilizzato come aereo di rappresentanza che accoglie circa 80-100 persone tra membri dell’equipaggio, consiglieri, giornalisti e ospiti, perciò ogni dettaglio al suo interno è curato, dall’arredamento ai bagni. Nella parte anteriore della fusoliera trovano posto gli uffici e gli alloggi presidenziali blindati, mentre al centro una sorta di sala ovale in miniatura e una sala riunioni, tutti ambienti isolati acusticamente con tecnologia militare. Le suite, piccole ma confortevoli e dotate di servizi igienici, possono ospitare almeno 20 persone, mentre per il personale sono predisposte delle cuccette. Corridoi, poltrone e rivestimenti sono impreziositi da legni pregiati (sicomoro e wacapou quelli utilizzati sul vecchio modello) e opere d’arte selezionate, e sono sempre operative a bordo anche un’infermeria attrezzata e una cucina. Tutti i componenti dell’equipaggio, dai piloti agli ingegneri, fino ai medici, agli assistenti di volo e allo chef, sono militari, sottoposti a severi protocolli di addestramento e sicurezza. Ma non finisce qui: «L’Air Force One non si muove mai da solo», sottolinea Trainelli. «Viene preceduto da almeno un volo cargo che trasporta le auto e l’elicottero presidenziali, personale tecnico, attrezzature, apparecchiature di backup e carburante extra, ed è scortato da altri velivoli e dal già citato aereo di rifornimento». D’altra parte, uno dei modi più efficaci di causare un incidente consiste nell’imbarcare del carburante contaminato, e dunque rifornirsi in autonomia diventa non solo una opportunità, ma anche una fondamentale questione di sicurezza.
FOLLA IN ATTESA
A sinistra, Donald Trump scende dall’Air Force One in Georgia nel corso della campagna per la sua rielezione a presidente nel 2020, ma in quella occasione perderà contro Joe Biden.
Il presidente russo Vladimir Putin vola su un Ilyushin Il-96-300PU, una versione blindata e lussuosamente arredata dell’aereo civile sovietico, con interni in stile “zarista” e sistemi di difesa elettronica, mentre quello cinese Xi Jinping utilizza un Boeing 747-8 della Air China, adattato per l’uso governativo: a bordo ha una suite, una sala riunioni e un modulo di sicurezza, ma molti dettagli restano top secret. In Europa, i leader viaggiano con mezzi più sobri. Il presidente francese e quello britannico utilizzano Airbus A330 MRTT da trasporto militare (nel secondo caso ribattezzato Vespina) modificati con serbatoi supplementari per aumentarne l’autonomia, quello tedesco un Airbus A350 Virgo. Gli aerei di Mattarella. L’aereo di punta della flotta presidenziale italiana, infine, è un Airbus A319CJ, ribattezzato Italian Air Force 9001 (se ospita il Presidente della Repubblica, foto sopra, 9002 per quello del Consiglio) ma vi è una serie di mezzi più piccoli: tre Dassault Falcon 900 e due Dassault Falcon 50, tutti affidati al 31° stormo dell’Aeronautica Militare di stanza a Ciampino (Roma). Nessuno di questi velivoli, però, è lontanamente paragonabile per tecnologia, protezione e autonomia operativa all’Air Force One.
Perché a volte sentiamo una presenza invisibile accanto a noi? Scrivete a: focusdr@mondadori.it
Sì: durante la migrazione, alcune specie fanno letteralmente surf sui fronti caldi delle tempeste, sfruttandoli per coprire grandi distanze con il minimo dispendio di energia. I ricercatori del Max Planck Institute of Animal Behavior, in Germania, hanno tracciato 71 nottole comuni (Nyctalus noctula) durante la loro migrazione primaverile verso il Nord Europa. Lo studio si è concentrato sulle femmine, che migrano più dei maschi, seguendole per circa 1.600 chilometri grazie a minisensori Gps ultraleggeri. Ondate. I dati raccolti hanno mostrato che i pipistrelli sembrano cavalcare le correnti d’aria calda generate dai sistemi meteorologici per planare, senza dover battere continuamente le ali, anche per centinaia di chilometri. Un comportamento simile a quello degli uccelli migratori, ma finora mai documentato nei pipistrelli. Poiché partivano in ondate improvvise subito prima di una tempesta, ossia quando la pressione atmosferica calava e la temperatura aumentava, gli scienziati ipotizzano che questi mammiferi siano in grado di prevedere i cambiamenti meteorologici, scegliendo così le condizioni ideali per spostarsi risparmiando energia. R.M.
Si va in letargo anche d’estate?
Il fenomeno, più raro del letargo invernale, si chiama estivazione ed è una strategia di sopravvivenza adottata da alcuni animali per affrontare la calura estrema. S pecie come lumache, salamandre, rospi, serpenti e alcuni pesci si “spengono” col caldo, rallentando il metabolismo e nascondendos i sotto terra o in ambienti umidi ( nella foto, una salamandra maculata rifugiata nel terreno). In attesa che tornino condizioni più vivibili, restano così inattivi anche per mesi, come nel caso di vari pesci polmonati (dipnoi) diffusi in America, Africa e Australia, che possono sopravvivere nel fango secco nei lunghi periodi di siccità, chiusi nei loro bozzoli mucosi. Pausa estiva. In modo simile, per non “cuocere vivi”, diverse specie di coccodrilli e tartarughe scavano tane e riducono ogni funzione vitale, risparmiando acqua ed energia in una sorta di pausa biologica. Non è escluso che in un futuro più caldo, con estati sempre più torride, anche altre specie (meno gli umani, per ora) inizino a “esti vare”. M.M .
ossa” nel mondo animale?
Sì, ma per trovarli dovreste recarvi in un fazzoletto di foresta di 15 km quadrati su una montagna dell’isola di Oahu, alle Hawaii. E una volta lì, scrutare nei tronchi e nelle cavità rocciose in cerca di ragnatele. Con un po’ di fortuna potreste incontrare, oltre a varie specie di ragni e alle loro prede, mucchietti di ossa che camminano: sono i bruchi carnivori di una specie appartenente al genere Hyposmocoma (foto), che dalle ragnatele sottraggono insetti morti e morenti da mangiare e frammenti dei loro esoscheletri per... travestirsi. Macabri camuffamenti. Di recente sono stati descritti su Science da Daniel Rubinoff, entomologo dell’Università delle Hawaii a Manoa. Usando la tela, questi bruchi cuciono insieme addomi di coleotteri, teste di punteruoli, la pelle della muta dei ragni e altri macabri trofei e li aggiungono all’involucro che li protegge nello stadio larvale, e che si portano in giro dappertutto fino a che non diventano falene. Per quanto strano sia il fatto di legare il loro destino a quello dei ragni, loro predatori, il camuffamento permette ai bruchi di salvarsi la pelle. Finora non si è mai visto un ragno mangiare un collezionista di ossa o provare a catturarlo nella tela. E .I.