Focus storia n.178 - agosto 2021

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°178

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agosto

IL PROCESSO COME FU IMBASTITO IL CASO GIUDIZIARIO PIÙ IMPORTANTE DELLA STORIA E PERCHÉ DOPO LA CONDANNA DI GESÙ NULLA FU PIÙ COME PRIMA

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Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

GOSSIP A CORTE I DIFETTI INTIMI DI FERDINANDO VII, IL RE TRADITORE

QUIRINALE

NEL PALAZZO DEL PRESIDENTE, DA SEMPRE SEDE DEL POTERE

RICCI E CAPRICCI I PARRUCCHIERI? NE HANNO COMBINATE DI TUTTI I COLORI


Agosto 2021

focusstoria.it

Storia

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i Gesù sappiamo poco. Tutto quello che possiamo leggere su di lui è stato scritto molti anni dopo la sua morte, quasi sempre per testimonianza indiretta. Di certezze archeologiche, men che meno: Gesù, che ricco non era, non ha lasciato palazzi o oggetti a testimonianza del suo passaggio. Eppure le conseguenze della sua esistenza sono state, e sono, dirompenti. In pochi mesi di predicazione stravolse le regole etiche e religiose della sua gente e con la sua morte il mondo non è stato più lo stesso. Tutto quello che storici e archeologi sono riusciti ad accertare sul carismatico predicatore ebreo lo riassumiamo nel nostro Primo piano, dove abbiamo scelto di cominciare dalla fine: perché lì, nel più famoso processo della Storia, si intravedono le vere ragioni dell’odio che lo portò sulla croce e lo straordinario messaggio di amore che lo consegnò all’immortalità. Emanuela Cruciano caporedattrice

JOSE DANIEL CABRERA PEÑA

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COSTUME 16 Su(l)la testa

Le acconciature e le mode più assurde inventate dai parrucchieri.

22 IlPROTAGONISTI bubbone spagnolo

Il re Ferdinando VII di Spagna si distinse per tirannia, tradimenti e altro ancora...

30 LaNOVECENTO scintilla

Sarajevo 1914: l’attentato all’erede al trono degli Asburgo.

Una ricostruzione dell’uccisione di Gesù.

QUEST’UOMO DEVE MORIRE 36 Sotto accusa

Il caso giudiziario più famoso della Storia, spiegato alla luce del diritto antico e del contesto in cui si mosse Gesù.

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IN COPERTINA: MONDADORI PORTFOLIO

Chi fu davvero l’uomo che noi chiamiamo Gesù, vissuto in Galilea oltre duemila anni fa? Che cosa ci dicono le fonti.

50 E intanto a Roma...

4 LA PAGINA DEI LETTORI

6 UNA FOTO UN FATTO

Mentre Gesù nasceva, cresceva e moriva fra Galilea e Giudea, chi (e come) governava l’Impero romano?

8 NOVITÀ E SCOPERTE

54 Gli Ebrei al tempo di Gesù

12 UNA GIORNATA DA... 14 CHI L’HA INVENTATO? 64 CURIOSO PER CASO 68 DOMANDE E RISPOSTE 97 AGENDA

In copertina: Ecce Homo, di Antonio Ciseri (1871).

IN PIÙ...

Ritratto dal vero

RUBRICHE

CI TROVI ANCHE SU:

Il giudaismo era diviso in fazioni: farisei, sadducei, esseni, zeloti. Quasi tutti erano nemici dei Romani.

58 I coprotagonisti

I personaggi chiave della vita di Gesù. E quelli fondamentali anche dopo la sua morte.

TEMI 70 InI GRANDI nome

dei baschi

L’origine, le azioni e la fine dell’Eta, il gruppo armato basco.

SETTECENTO 78 Una donna

d’alta moda

Il genio imprenditoriale di Francesca Sanna Sulis, nella Sardegna governata dai Savoia.

STORICHE 86 IlDIMORE colle del potere Nelle stanze e nella storia del Quirinale, “casa” del presidente.

ARTE 90 Ritratti viventi

Scienza e arte ridanno un volto a uomini e donne vissuti secoli fa.

DI GUERRA 94 LaCRIMINIstrage

degli Einstein

A Robert Einstein, cugino del famoso scienziato, i tedeschi uccisero la famiglia. 3

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SPECIALE

he cos’è il cambiamento climatico, e qual è il suo impatto sulle nostre società? Quali sono le conseguenze economiche? Perché cambiamento climatico e sviluppo sono questioni collegate? Quali sono le prospettive per i prossimi decenni, quali le differenze

tra i Paesi del mondo? Sono queste le tematiche della conversazione con l’economista e accademico inglese Lord Nicholas Stern che, per il governo britannico, ha diretto il Rapporto Stern sui cambiamenti climatici, pubblicato nel 2006.

Per ascoltare questo podcast basta collegarsi al nostro sito storiainpodcast.focus.it nella sezione “Le questioni della Storia” e anche a tutte le principali piattaforme online di podcast. Anche crime. Ce n’è davvero per tutti i gusti: per gli appassionati di

imperiale vennero incarcerati, tra i quali anche Abebe Bikila. Il campione olimpico però fu immediatamente rilasciato perché si dimostrò che al momento del tentato golpe si stava allenando. Anche dopo il grave incidente stradale nel 1969, dove perse l’uso delle gambe, Abebe Bikila si dimostrò un combattente nato e non si arrese: partecipò ai Giochi paraolimpici nel tiro con l’arco e il tennis tavolo e vinse una gara di slittini trainati da cani in Norvegia. Consiglio quindi la visione del film documentario “L’atleta. Abebe Bikila” (2009) di Davey Frankel e Rasselas Lake, che interpreta anche il campione.

BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

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Storia (compresi gli amanti dello sport) e per quelli che vogliono scoprire il passato e capire il presente con un mezzo alternativo come i podcast, ascoltabili e scaricabili su pc, smartphone e tablet. I podcast di Storia in Podcast sono a cura del giornalista Francesco De Leo.

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Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma)

Sos ai nostri lettori

Chiedo un aiuto per identificare il personaggio che appare in uniforme al centro di questa fotografia. Ho ritrovato il negativo svuotando la casa dei miei genitori e mio fratello l’ha sviluppato. Non sappiamo né il luogo né il periodo in cui fu scattata. Patrizia Cella

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I NOSTRI ERRORI Focus Storia n° 175, pag. 37, nella didascalia che accompagna la foto del duca di Wellington si dice erroneamente che è nato nel 1796, mentre nell’articolo sotto viene indicato l’esatto anno di nascita, ovvero il 1769.

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PRIMO PIANO LEGENDA PROVINCE SENATORIE

REGNI E TERRITORI VASSALLI

PROVINCE IMPERIALI

TERRITORI CONTESI

CONQUISTE DI AUGUSTO

PRINCIPALI BATTAGLIE

Gallia Belgica Gallia Lugdunense

Battaglia di Teutoburgo (9 d.C.) Germania

Rezia

Norico Dacia Pannonia Da lm azi a Mesia

Aquitania Gallia Nabornense ROMA

Terraconense Lusitania

Tracia Macedonia Acaia Azio (31 a.C.)

Betica

Mauretania

Numidia

Regno del Bosforo MAR NERO

MAR MEDITERRANEO

Asia

Ponto Bitinia e Galazia

Licia Panfilia Giudea

Africa

Cirenaica Egitto

Mentre Gesù nasceva, cresceva e moriva tra Galilea e Giudea, chi governava l’Impero romano? Come venivano gestiti i vasti territori conquistati? Che religione si professava?

E INTANTO A ROMA... di Anita Rubini


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Cappadocia

JOSÉ DANIEL CABRERA PEÑA

Siria

Padroni del mondo

A destra, la ricostruzione di un centurione romano della coorte Augusta in servizio a Gerusalemme nel I secolo d.C. La crista transversa (cresta disposta trasversalmente) di colore argento lo distingueva dai soldati semplici. Nella cartina, l’estensione dell’Impero romano all’epoca del suo fondatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.).

ra il 7 e il 4 a.C. Gesù veniva alla luce in un punto imprecisato della Galilea. Ma che cosa accadeva intanto nell’Urbe, centro del grande Impero romano? Saldo sul trono c’era Augusto, l’uomo che aveva rifondato Roma e che era diventato imperator nel 27 a.C., poco più di un ventennio prima di quella nascita anonima, mettendo la parola “fine” alla Repubblica romana. Dopo le sanguinose guerre civili scatenatesi alla morte di Cesare, fu lui a garantire un lungo periodo di stabilità, la cosiddetta pax augustea. Fu sempre lui a trasformare un insieme di territori in uno Stato in grado di rendere i Romani (anche quelli delle province) fieri di esserne i privilegiati cittadini. E fu lui a fare il sovrano assoluto... senza fare il sovrano assoluto. Gli aristocratici avevano voluto la morte di Cesare proprio perché temevano che da dittatore a vita diventasse re di fatto. E i re li vedevano come fumo negli occhi. Augusto seppe invece proporsi come un coordinatore più che come un despota: si definì primus inter pares e princeps (principe, ovvero “primo”), termini meno appariscenti di imperator o divus. Insomma, usò più di un eufemismo per agire da padrone senza darlo a vedere. Nel 23 a.C. il Senato gli conferì eccezionali poteri di veto e una potestà territoriale praticamente illimitata sulle province del nascente impero. Roma e i suoi sconfinati territori erano saldamente nelle sue mani.

NUOVO ASSETTO. Augusto diede all’impero una struttura concentrica, con un’amministrazione specifica per la città di Roma e un’altra per l’Italia estesa alla Gallia Cisalpina, i cui abitanti erano considerati cittadini romani. Gli altri territori conquistati erano suddivisi in province, il controllo delle quali (specie le più riottose) era cruciale. C’erano le province senatoriali che venivano governate da proconsoli scelti dal Senato ed eletti annualmente: essendo ormai pacificate erano lasciate prive di legioni. Poi c’erano le province imperiali, di più recente conquista e ancora in fase di romanizzazione (vedi la Giudea): qui governava un procuratore scelto da Augusto e c’era il presidio fisso delle legioni.  Poi c’era il prestigioso Egitto, 51

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SPINE NEL FIANCO. Roma aveva più di una spina nel fianco. Uno dei fronti caldi era la Germania. «Se prima Roma era proiettata verso il Mediterraneo e l’Oriente, con l’età cesariana era diventato fondamentale il controllo del transito alpino che doveva garantire un passaggio sicuro e veloce verso le terre germaniche», spiega in una puntata di Storia in Podcast (ascoltabile sul nostro portale storiainpodcast.focus.it) Silvia Giorcelli Bersani, docente di Storia romana ed Epigrafia latina presso l’Università di Torino. «Dopo lunghe campagne militari che si protrassero fino all’età augustea le regioni alpine diventarono provincie romane, territori extraitalici soggetti al pagamento di tributi e controllati da governatori di provincia inviati da Roma». Gli uomini migliori venivano destinati ai territori più strategici, mentre in Giudea – un territorio marginale, povero e di scarso interesse politico – finivano le figure di più basso profilo, che si distinsero per ottusità, corruzione e mancanza di diplomazia. Il che non aiutò a far mandare giù agli Ebrei l’ingerenza romana (v. articolo successivo, sugli ebrei ai tempi di Gesù). ETERNI NEMICI. Il tentativo di estendere l’impero al di là del Reno fu frenato nel 9 d.C. nella foresta di Teutoburgo, dove il governatore Varo fu sconfitto da Arminio, principe del

popolo dei Cherusci che guidava la resistenza germanica. Una minaccia per Roma rimaneva anche un altro grande impero che premeva a est, quello dei Parti. Giulio Cesare era stato assassinato (44 a.C.) proprio alla vigilia della sua partenza per l’Oriente: aveva già organizzato la campagna contro gli abitanti dell’antica Persia (l’attuale territorio di Iran, Iraq, Armenia, parte del Caucaso e Asia Centrale). Il pensiero fisso di Cesare era recuperare le insegne militari e l’orgoglio persi nel 53 a.C. dal generale romano Crasso nella sconfitta di Carre, nell’attuale Turchia. In seguito alla quale i Parti tentarono di conquistare i territori romani in Asia. Solo nel 20 a.C., i Romani riottennero le insegne: Augusto fece celebrare l’evento come una vittoria politica sulla Partia. Ma rimase ancora a lungo un rapporto complesso ad alto tasso di aggressività.

PERIODO D’ORO. Il trentennio di pax augustea fu comunque una delle fasi più fortunate di tutti i tempi, soprattutto se si considera l’aspetto economico. Le province cominciarono a risollevarsi dalle condizioni miserevoli in cui erano precipitate a causa delle guerre civili. Si allargò sempre di più la rete commerciale romana fino oltre i confini imperiali. Nell’Urbe giungevano dall’India, via Mar Rosso e via terra, cotone, pietre preziose, spezie; via Sudest asiatico arrivavano prodotti cinesi, come la seta. Oltre alle merci, a Roma giungevano anche ondate di immigrazione che resero la

Arruolati

ERICH LESSING/MONDADORI PORTFOLIO

conquistato sconfiggendo Antonio e la regina Cleopatra sul mare di Azio (31 a.C.): Augusto ne fece una proprietà personale, con un prefetto sul posto.

Su una pietra del teatro romano di Cesarea (Palestina) una iscrizione dedicatoria al prefetto Ponzio Pilato, rappresentante romano della regione. Nell’altra pagina, un soldato di origine greca che militava nella Coorte Italica, di stanza a Gerusalemme all’inizio del I secolo. Anche gli ausiliari arruolati nell’esercito avevano la cittadinanza romana.

città ancora più cosmopolita. La stessa conquista della Palestina portò un gran numero di schiavi che poi restarono a Roma come liberti, facendo dell’Urbe uno dei principali centri dell’ebraismo antico (ancora oggi sono presenti nella capitale dodici sinagoghe). Il gran viavai di persone si tradusse nella molteplicità dei culti religiosi. Uno in particolare fu il principale concorrente della religione cristiana. Parliamo del mitraismo, il culto più praticato tra i soldati, i commercianti e i funzionari romani, che tra il I e il III secolo d.C. si diffuse capillarmente in tutto il Mediterraneo. Della religione di Mitra, divinità di origine persiana, e

Prima del cristianesimo a Roma erano diffusi il mitraismo Tre secoli di persecuzioni

AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

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l cristianesimo? Per i Romani era solo una setta dell’ebraismo. Per questo, a partire dal I secolo, i seguaci di Gesù subirono persecuzioni che si protrassero a ondate fino a Diocleziano (284Scopri il podca 305). I cristiani non solo si rifiutavano di onorare s t gli dèi ma anche l’imperatore divinizzato (una “L’affermazion novità iniziata dopo la morte di Giulio Cesare e d e l cristianesimo” proseguita con Augusto): erano equiparati su: ae traditori dello Stato, colpevoli di lesa maestà (pena prevista: la crocifissione). Per sfuggire alla repressione, i primi cristiani celavano la propria fede in pubblico e si nascondevano. Ma non nelle catacombe (a sinistra, quelle di Priscilla, lungo la Via Salaria a Roma) come spesso si dice.


passarono tre secoli segnati anche da persecuzioni e violenze (v. riquadro in basso).

EREDITÀ. A chiudere l’età di Augusto fu Tiberio, figlio di primo letto della moglie Livia, al quale il princeps fu costretto a passare la palla nonostante non ne avesse grande stima: Tiberio diventò così, dal 14, l’imperatore numero due e trasformò il principato in una più scontata (e rissosa) monarchia di fatto. Quando nel 37 d.C. Tiberio morì, lasciando il posto a Caligola prima e a Claudio e Nerone dopo, il processo a Gesù si era concluso da nemmeno un decennio. •

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dei suoi riti poco si conosce. Sappiamo che nei luoghi di culto il dio era spesso raffigurato nell’atto di uccidere un toro (simbolo della vittoria del Bene sul Male). Fu però proprio il legame della religione mitraica con l’esercito di Roma a causarne una fine rapida, poiché l’imperatore Costantino (306337) ordinò ai suoi generali di bandire Mitra. A ciò si aggiunga la concorrenza di un altro culto, quello del Sol Invictus. Se oggi siamo cristiani è soprattutto perché il cristianesimo divenne l’unica religione ammessa nell’impero con l’imperatore Teodosio I, nel 380. Ma tra la morte di Gesù e quella decisione

e il culto del Sol Invictus

Inizio e fine AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

Questi cunicoli sotterranei erano a volte usati come rifugi, ma fungevano da cimiteri, ed erano in zone ben note alle autorità. Al loro interno venivano realizzati affreschi raffiguranti simboli come l’ancora, emblema di salvezza, e il pavone, metafora di immortalità. Ma anche il pesce, le cui iniziali greche stavano per “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore” e il cui disegno stilizzato era usato dai primi cristiani come un codice segreto di riconoscimento. Affermazione. Fu Costantino I a introdurre la libertà di culto nel 313 con un editto di tolleranza per tutte le confessioni dell’impero, che concedeva “sia ai cristiani sia a tutti gli altri la libera facoltà di seguire ciascuno la religione che ha scelto”. Finivano così le persecuzioni contro i cristiani. Nel 380, dopo l’Editto di Tessalonica con cui Teodosio il Grande impose il cristianesimo quale religione di Stato, iniziarono però quelle nei confronti dei pagani.

Il Cristo (tra le lettere greche alfa e omega) affrescato nelle catacombe di Commodilla a Roma, realizzate nel IV secolo come luogo di sepoltura. 53

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CURIOSO PER CASO

Massimo Cannoletta, divulgatore, viaggiatore e campione di quiz tv, in queste pagine racconta ogni mese un luogo storico.

LA VERA CASA DEI WINDSOR

Anche i reali inglesi hanno un posto del cuore: è Sandringham House, una splendida residenza nel Norfolk che la regina Vittoria e il principe Alberto vollero regalare al loro primogenito. Oggi è il buen retiro della famiglia reale.

IL “PESO” DELL’OSPITALITÀ. Al contrario delle altre residenze, dove i reali accoglievano dignitari, diplomatici e statisti stranieri, a Sandringham gli ospiti erano intellettuali, artisti e soprattutto attori teatrali, che spesso organizzavano spettacoli, proprio come in una corte rinascimentale. Gli ospiti firmavano un libro delle presenze e posavano per una fotografia (le foto 64

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Il documentario Sandringham: The Queen at Christmas della tv inglese Channel 5 raccontò un Natale reale, con il principe Filippo che dava il via ai festeggiamenti versando da bere agli ospiti.

MEMENTO/MONDADORI PORTFOLIO

UN’OASI PER L’EREDE. Sant Dersingham era il nome originario della località, come appare in un documento di quasi mille anni fa. Sant è una versione arcaica di sand, “sabbia”, quindi il toponimo significa “la parte sabbiosa di Dersingham”. Nella primavera del 1862 la regina Vittoria e il suo consorte principe Alberto acquistarono il nucleo della residenza per il loro primogenito, il principe di Galles Alberto Edoardo, che aveva appena compiuto 21 anni, affinché avesse un’oasi di riposo a contatto con la natura quando i suoi impegni ufficiali, che andavano crescendo di giorno in giorno, glielo avessero consentito. L’erede al trono la fece ricostruire e poi ingrandire e passò tutta la vita, anche dopo essere diventato re come Edoardo VII, ad arricchirla e perfezionarla; introdusse l’elettricità e il telefono e fu il primo reale a possedere e guidare un’automobile. Fece costruire anche una sala da bowling (poi convertita in biblioteca), ma soprattutto piccole fattorie e un ospedale per il personale della tenuta (attorno alla famiglia reale infatti ruotava un’intera comunità). Sua moglie Alexandra invece si occupò di arredare e decorare gli interni, assicurando la presenza di un pianoforte nelle sale principali.

sono ancora oggi conservate ed esposte). Nell’ingresso i visitatori trovavano una strana poltrona, che in realtà era una bilancia. Usata per pesare i fantini prima delle corse di cavalli, aveva proprio lo scopo di calcolare il peso dell’ospite nel momento in cui arrivava per trascorrere il weekend, per poi pesarlo nuovamente alla partenza. L’ospitalità

GETTY IMAGES

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ra le residenze reali inglesi Sandringham House (al centro in un’immagine del 1879 e, in alto a destra, un interno in un’illustrazione del 1888) occupa un posto speciale nel cuore della regina Elisabetta II. 110 miglia esatte separano la tenuta, nel Norfolk, da Buckingham Palace, una distanza che la sovrana percorre come se tornasse davvero a casa, lasciandosi alle spalle il palazzo di rappresentanza e degli affari di Stato per rifugiarsi in un’atmosfera più intima e familiare.

Immersa in 8.000 ettari di rigoglioso parco (240 dei quali aperti gratuitamente al pubblico tutto l’anno), Sandringham House è oggi in parte visitabile.

veniva giudicata in base a quanto l’ospite era ingrassato durante il suo soggiorno e il sovrano, lui stesso una buona forchetta, con i suoi chef francesi e i loro chilometrici menù era in grado di soddisfare questo requisito. Il re amava inoltre cacciare nell’immenso parco. Al punto che arrivò a imporre un orario differente nella residenza rispetto al resto dell’Inghilterra: tutti gli orologi di Sandringham infatti erano spostati di trenta minuti affinché il re avesse mezz’ora di luce in più per le battute di caccia.


BRIDGEMANART/MONDADORI PORTFOLIO

IN GIARDINO. Il Sandringham Flower Show è un evento al quale ogni anno almeno un membro della famiglia partecipa. L’amatissima regina madre lo visitò per 50 anni di seguito, mossa da una grande passione per i fiori, ma anche per testimoniare il suo affetto allo staff e agli abitanti del villaggio. Una grande festa

fatta di competizioni tra i vivai locali, lezioni di giardinaggio ed eventi dedicati alla floricoltura. Il tutto in un’atmosfera informale e familiare. E in effetti Sandringham per i reali inglesi è una house, non un palace: una casa, non un palazzo. L’unico posto dove Elisabetta può mettere da parte la corona ed essere madre, nonna e, da qualche anno, bisnonna. ALAMY STOCK PHOTO

HOME SWEET HOME. Suo figlio Giorgio V, che spirò proprio nella tenuta il 20 gennaio 1936, scrisse: “Cara vecchia Sandringham, il posto che amo più di ogni altro al mondo” e suo nipote Giorgio VI, padre dell’attuale sovrana: “Sono sempre stato felice qui”. Vi morì il 6 febbraio del 1952. Ancora oggi la famiglia reale vede la tenuta come il luogo dove titoli e responsabilità non contano e ognuno può essere semplicemente parte di una famiglia. Dai tempi di Edoardo VII fino al Natale 2020, che ha visto saltare consuetudini e tradizioni a causa della pandemia, Sandringham è stata il luogo dove la famiglia reale trascorreva le feste natalizie e dove il giorno della vigilia, alle 18:00 in punto – secondo un’usanza tedesca introdotta dal principe Alberto e dalla regina Vittoria – avveniva lo scambio dei regali. Il Natale nella tenuta non era solo un susseguirsi di cerimonie e formalità: oltre alla Santa Messa e al banchetto, erano previsti momenti di relax e lunghe partite di giochi da tavolo, ma nel pomeriggio tutti si fermavano per assistere al discorso della regina alla nazione, registrato qualche giorno prima a Buckingham Palace. Il primo discorso televisivo di Natale di Elisabetta avvenne nel 1952, trasmesso dalla Long Library (nella pagina a sinistra).

Nel parco c’è una statua di Persimmon, il cavallo preferito di Edoardo VII: fu un dono di compleanno per il sovrano da parte del Jockey Club, organizzazione commerciale di corse di cavalli. Massimo Cannoletta tiene una rubrica ogni mese anche su Focus Domande&Risposte, dove svela curiosità da tutto il mondo. Lo trovate, questo mese e il prossimo, nel numero doppio di Focus che ospita un’ampia sezione di domande e risposte. 65

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DOMANDE&RISPOSTE

Queste pagine sono aperte a soddisfare le curiosità dei lettori, purché i quesiti siano di interesse generale. Non si forniscono risposte private. Scrivete a Focus Storia, via Arnoldo Mondadori 1, 20054 Segrate o all’e-mail redazione@focusstoria.it A cura di Federica Ceccherini

GLORIOSO

HERITAGE IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY

Trionfo di Traiano (1820), affresco nella Sala delle Guardie, Palazzo ducale, Lucca. Sotto, gladiatori e bestie feroci in combattimento in un bassorilievo.

ANTICHITÀ

QUANTI ANIMALI FURONO UCCISI IN OCCASIONE DEL TRIONFO DI TRAIANO?

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li animali uccisi per festeggiare il trionfo di Traiano, dopo la conquista della Dacia (101-106 d.C.), furono tantissimi: circa 11mila, in gran parte selvaggi. Per l’evento, che durò 123 giorni, furono impiegati nel Colosseo 10mila tra venatores (cacciatori di animali nell’arena) e gladiatori. Si trattò del trionfo più sanguinario della storia dell’Urbe. Questo tipo di celebrazione era una delle più crudeli della vita pubblica romana, ma era anche molto popolare e non a caso veniva usata da generali e imperatori a scopo propagandistico. L’usanza si protrasse fino al 535 d.C., quando fu organizzato un Trionfo, per volere dell’imperatore Giustiniano I, in onore del generale bizantino Belisario, vittorioso sui Vandali.

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Domanda posta da Sara Damia.

Tanti altri quesiti sui fatti storici li trovate, questo mese e il prossimo, in edicola nel numero doppio di Focus dove è stata dedicata un’ampia sezione di domande e risposte sulla Storia.


MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI

MONARCHIA

Benedetto IX in una litografia del XX secolo. MEDIOEVO

Il 145°, il 147° e il 150° papa furono la stessa persona?

Domanda posta da Valerio Mazzanti.

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ì, peché Teofilatto III dei conti di Tuscolo divenne papa per ben tre volte, tra il 1032 e il 1048. Eletto per la prima volta nell’ottobre 1032, con il nome di Benedetto IX (145° papa) venne deposto dopo 13 anni, nel 1045, in seguito a una rivolta popolare. Benedetto IX fu poi rieletto di lì a pochi mesi (nel frattempo gli era subentrato Silvestro III), salvo abdicare con altrettanta velocità. Vendette infatti la dignità pontificale al presbitero Giovanni dei Graziani, salito al soglio come Gregorio VI. Il pontificato di quest’ultimo terminò però già nel dicembre 1046, quando gli subentrò Clemente II, che a sua volta rimase in carica fino al 1047. A quel punto, il redivivo Benedetto IX tornò per la terza e ultima volta, rimanendo sul soglio fino all’estate 1048.

Alcuni internati nel lager nazista di Dachau.

Cosa sarebbe successo se... Vittorio Emanuele III avesse impedito la Marcia su Roma? Domanda posta da Simone Simoni.

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robabilmente non avremmo vissuto il ventennio fascista, dal 1922 al 1943. E l’eventualità di un provvedimento che impedisse, anche con l’uso della forza, la famigerata marcia delle camicie nere del 28 ottobre 1922 non era improbabile. Le pressioni su Vittorio Emanuele III per un intervento arrivarono infatti da diversi ambienti governativi, e il re fu più volte sul punto di agire. Alla fine, però, vinse il timore di innescare, con un atto repressivo, una guerra civile. Mussolini poté così sfruttare la propagandistica marcia sulla capitale per chiedere (e ottenere) di formare un governo. Vittorio Emanuele III agì in maniera ben diversa dal suo predecessore, suo padre Umberto I, che durante i moti di Milano del 1898, non aveva esistato a consentire al generale Bava Beccaris di prendere a cannonate il popolo insorto.

SECONDA GUERRA MONDIALE

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Testa coronata

Vittorio Emanuele III di Savoia, re d’Italia dal 1900 al 1946.

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Domanda posta da Lara Cini. a parola tedesca, traducibile con “edifici speciali”, indica i bordelli istituiti a partire dal 1942 all’interno dei lager nazisti per volere di Heinrich Himmler, comandante delle forze di sicurezza del Terzo Reich. Le donne venivano reclutate forzatamente (dalla scelta erano peraltro escluse ebree e italiane) per “prestare servizio” all’interno dei Lagerbordell con la promessa di essere liberate dopo sei mesi. Destinati ai funzionari presenti nei campi, come incentivo alla produzione, questi bordelli avevano un preciso regolamento: i rapporti potevano essere consumati solo la sera (e la domenica anche durante il giorno), era obbligatoria una doccia preliminare, l’incontro doveva durare al massimo 15 minuti, l’unica posizione consentita era quella del “missionario” e gli amplessi dovevano essere monitorati da guardie delle Ss. Come? Attraverso il tradizionale buco della serratura.

Che cos’erano i Sonderbauten?

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