Fiera di Modena prima edizione Modena Flash 2024

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Modena 23 aprile 2024 • Speciale dedicato alla 85 a Fiera di Modena • Anno LXIV (XLIII della nuova serie) • Numero 1

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Dal 24 al 28 aprile la storica esposizione modenese per eccellenza fa 85

La Fiera aggiunge “Modena Motor Gallery”

La Fiera più amata dai modenesi taglia il nastro alle 17 del 24 aprile, all’ interno del quartiere fieristico di viale Virgilio, per la sua 85^ edizione, confermando lo stretto legame col territorio e il suo tessuto imprenditoriale e culturale. Si va avanti fino a domenica sera 28, sempre con ingresso gratuito, e la ferma volontà di promozione del territorio: nei 20mila metri quadrati coperti e negli altrettanti scoperti si trova tutto per la casa (interno ed esterno) coi relativi complementi, che vanno dall’arredamento all’attrezzatura per il giardinaggio e a tutto quanto sa realizzare il nostro artigianato; si aggiungono le proposte per abbigliamento, calzature, accessori moda, con un largo spazio per il vintage, inclusi i cari giocat-

toli di una volta. Né possono mancare le creazioni per le quali Modena è una riconosciuta caposcuola in tutto il mondo, dalle figurine dei Panini ai dischi di musica pop che videro nella città di Guccini, Vandelli e colleghi un modello da imitare. Tradizione tutt’altro che estinta, come si mostrerà al “Radio Stella Village”, che giorno

dopo giorno intervisterà Marco Ligabue, fratello del più noto Luciano, il cantautore Andrea Mingardi, il musicista Mirko Casadei, figlio di Raoul re del liscio, e Alberto Bertoli, figlio dell’indimenticabile Pierangelo.

E se si parla di Modena caposcuola, è inevitabile pensare ai motori: ecco dunque la novità di “Modena Motor Gallery - la Passione”, spazio dedicato alla motor valley che si snoda attraverso l’esposizione di rare auto storiche, incontri con testimoni della formidabile storia di questo sport lungo la via Emilia, e una mostra di opere realizzate da Alessandro Rasponi per ricordare, a trent’anni dalla scomparsa, il pilota brasiliano Ayrton Senna.

Marcello Guerzoni

1^ Edizione
al 28Aprile ModenaFlashGiornale NUMERO SPECIALE DEDICATO ALLA 85 a fiera di modena LA NOSTRA TERRA, LA NOSTRA STORIA - MODENA MOTOR GALLERY ARREDAMENTO - ENOGASTRONOMIA - ARTIGIANATO - SPETTACOLI - SPORT 1^ Edizione
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Presenti alla 85esima Campionaria di Modena duecento espositori su una superficie di quarantamila metri quadrati

Fiera, vera passione dei modenesi: tradizione, innovazione e divertimento

Alla vigilia dell’inaugurazione della Fiera di Modena, come di consueto, abbiamo incontrato gli organizzatori della rassegna modenese, ai quale abbiamo chiesto di illustrarci la Campionaria che, dopo gli ottimi risultati raggiunti dello scorso anno, anche per il 2024 sarà gestita da Multimedia Tre per conto di ModenaFiere e BolognaFiere. Protagonista della nostra chiacchierata è Francesco Milaneschi, Amministratore delegato della società veneta, leader a livello nazionale nell’organizzazione di eventi fieristici.

- Cosa ci dobbiamo aspettare per l’85° edizione?

“Tradizione, innovazione, divertimento e grande attenzione al territorio, in tutte le sue declinazioni: dal punto di vista economico, artistico, culturale e gastronomico. Modena, per molti aspetti rappresenta un unicum a partire dalla longevità della Fiera Campionaria che quest’anno taglia il traguardo della sua 85esima edizione. Posso assicurarvi che per noi che lavoriamo in tutta Italia è un segnale inequivocabile di un legame forte e virtuoso tra territorio ed evento fieristico”.

- A cosa è dovuto questo legame a suo parere?

“Credo che ci siano più fattori. C’è un positivo orgoglio che trova spazio nella volontà di mantenere una propria identità. Modena è Modena, sulla via Emilia propone prodotti e suggestioni che non trovi da nessun’altra parte: la passione per i motori, per il buon cibo della tradizione e per il bel canto sono solo i tre esempi più eclatanti. C’è una voglia di fare contagiosa e inarrestabile che va sempre a braccetto con la capacità di godersi quel benessere diffuso che negli anni una comunità coesa ha saputo costruire”.

- Torniamo a parlare dei contenuti della Fiera. Tradizione quest’anno cosa vuol

dire, come si traduce nei padiglioni fieristici?

“Vuol dire, da un lato mantenere, nel solco del passato, un’impronta attenta alle famiglie con spazi che da sempre le persone che ci vengono a trovare si aspettano di vedere”.

- Ad esempio?

Intanto ricordiamo che complessivamente l’85ª Fiera di Modena animerà quasi 40mila metri quadrati ospitando oltre duecento espositori. I settori storici sono arredo per interni ed esterni, food, ristoranti, abbigliamento, oggettistica e complementi per la casa, agricoltura, giardinaggio”.

- E le novità?

“Sono principalmente due, Modena Motor Gallery - La passione” e il ritorno, con anche in questo caso come

per l’intera Fiera, ad accesso gratuito alla Fiera, dell’elettronica di consumo. Nel primo caso parliamo di un appassionato omaggio al motorsport di ieri e di oggi. Una full immersion nel mondo delle auto sportive resa possibile dal certosino lavoro di Vision Up Consulting di Mauro Battaglia, a cui si aggiunge il coordinamento di Club Motori di Modena. Modena Motor Gallery – la passione è un inedito spazio dedicato alla motor valley che si snoda attraverso l’esposizione di rare auto storiche, incontri con testimoni della formidabile storia sviluppatasi lungo la via Emilia, la SS9, delle auto veloci, raduni e una mostra di opere pittoriche realizzate da Alessandro Rasponi. Sul palco, tra gli altri saliranno Matteo Panini, il più importante collezionista di auto Maserati al mondo, Jean Marc Borel, ex dirigente Bugatti che sarà affiancato da Afro Gibellini, battilastra inimitabile che ha dato forma ad alcune delle auto sportive più iconiche. Sulla sezione dedicata all’elettronica di consumo dico solo che ci saranno tante proposte, adatte per soddisfare sia lo smanettone super informato, sia il semplice curioso che cerca un gadget spesso introvabile altrove”.

- Anche quest’anno la parte dedicata allo spettacolo e al puro divertimento occupa uno spazio rilevante.

“Sì in effetti questo è uno degli innesti positivi e riusciti che sono stati introdotti negli ultimi anni e che anche noi, al nostro arrivo, abbiamo molto apprezzato perché rende l’evento fieristico non solo un luogo in cui transitare, ma anche da vivere, dove divertirsi, peraltro senza alcun costo perché tutti sono ad accesso libero, e dove mangiare potendo scegliere tra i piatti della tradizione, finger o street food. L’area dedicata agli spettacoli troverà ampio spazio al “Radio Stella Village”, che

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avrà come mattatore Andrea Barbi. L’istrionico presentatore modenese, con la sua coinvolgente simpatia, tra aneddoti e intermezzi musicali presenterà una serie di ospiti all’interno di un ricco cartellone denominato “Pagine di musica in ristretto di cappone”: durante le cinque giornate della manifestazione intervisterà Marco Ligabue, cantante, fratello del più noto Luciano, il cantautore Andrea Mingardi, il musicista Mirko Casadei, figlio di Raoul, indiscusso re del liscio, e Alberto Bertoli, erede di Pierangelo, indimenticabile autore della musica italiana. In occasione della giornata di chiusura, il 28 aprile, Francesco Battaglia e Angelo Giovannini ricorderanno l’oste modenese più amato di sempre presentando il libro “Le ricette della Bruna. Ermes: una storia d’amore e trattoria”, e il docu-film “Ciao Gabian”.

- C’è qualcuno che, in modo particolare, desidera ringraziare?

“Sono in tanti anche perché l’organizzazione di una Fiera è possibile solo se c’è un lavoro corale. La Fiera di Modena, è un evento promosso da ModenaFiere, con il patrocinio del Comune di Modena, della Provincia, della Camera di Commercio e del Comitato regionale CONI EmiliaRomagna, in collaborazione con le associazioni imprenditoriali CNA, Confesercenti, Confcommercio, Lapam Confartigianato, con il supporto di CONAD, e che ha Radiostella come Media partner A tutti loro va il

nostro ringraziamento, E poi ci sono le singole persone come, a livello istituzionale Ludovica Carla Ferrari, assessora del Comune di Modena con deleghe alle politiche economiche, turismo e promozione della città, servizi demografici e città smart, Giuliana Odone, Project Manager della manifestazione i mie collaboratori di Multimedia Tre. Spero di non dimenticare nessuno”.

- Guardando già alla prossima edizione a cosa state pensando?

“Non si può restare fermi,. La Fiera di Modena, conclude la nostra intervista Francesco Milaneschi, continua ad

avere un potenziale di crescita che considero molto interessante. Occorre però anche avere la piena consapevolezza che i desiderata del pubblico sono in costante evoluzione. Di certo dobbiamo sviluppare una formula che sappia allargare la propria attrattività nei confronti di fasce di pubblico più giovani. Sono comunque ottimista perché gli interlocutori del territorio con cui ci confrontiamo sono affidabili, preparati e profondamente legati alla modenesità più autentica”. emmegi

Nelle foto nella pagina di fianco: in alto Francesco Milaneschi a. d. di Multimedia Tre, in quella di sotto Mauro Battaglia, Giuliana Odone, Francesco Milaneschi, Ludovica Ferrari e Marco Momoli. In questa pagina alcune immagini della rassegna campionaria modenese.

Gli orari e le date della 85° Fiera di Modena

Mercoledì 24 aprile dalle 17 alle 22

giovedì 25 dalle 10 alle 22

venerdì 26 dalle 10 alle 22

sabato 27 dalle 10 alle 22

domenica 28 aprile dalle 10 alle ore 20

www.fieradimodena.com

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Programma spettacoli al Radio Stella Village

MERCOLEDì 24 APRILE

Aperto dalle 17 alle 22

Ore 18.30: Andrea Barbi e Marco Ligabue in: “Salutami tuo Fratello”

GIOVEDì 25 APRILE

Aperto dalle 10 alle 22

Ore 15: “Vi Racconto MO PENSA TE” di e con Andrea Barbi feat. Mess Dj

Ore 16: Country Day con Wild Angels

VENERDì 26 APRILE

Aperto dalle 10 alle 22

Ore 16: Andrea Barbi e Andrea Mingardi presentano “Così si suonava in Paradiso”

Ore 17: Andrea Barbi e Alberto Bertoli presentano “A vent’anni da te”

SABATO 27 APRILE

Aperto dalle 10 alle 22

Ore 16: Andrea Barbi e Mirco Casadei presentano “Il figlio del Re”

Ore 18: Sfilata di moda “ Note di Stile” a cura di Agenzia Diamonds

Ore 16: nella Sala 400 Premiazione Palio della Ghirlandina gara tra aceti balsamici

Premiazione concorso fotografico “Scatti balsamici”

DOMENICA 28 APRILE

Aperto dalle 10 alle 20

Ore 17,30: Andrea Barbi con Angelo Giovannini e Francesco Battaglia presentano “Le ricette della Bruna. Ermes: una storia d’amore e trattoria” con proiezione del docu-film “Ciao Gabian”

Ore 16: nella Sala 400 al primo piano consegna Premio ‘Fedeltà e Solidarietà’ a cura delle ‘Società Centenarie Modenesi’ al fotografo modenese Beppe Zagaglia

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A cura di Andrea Barbi la rassegna ‘Pagine di musica in ristretto di Cappone’

Al Radio Stella Village tra note e parole

L’immancabile omaggio alla cultura e alla tradizione emiliane che gli organizzatori della 85esima edizione della Fiera di Modena hanno pensato per tutti i visitatori e le visitatrici della manifestazione troverà ampio spazio anche e soprattutto al “Radio Stella Village” (la nota e amatissima radio è media partner della Fiera di Modena), palco dedicato agli spettacoli che avrà come mattatore Andrea Barbi. L’istrionico presentatore modenese, con la sua coinvolgente simpatia, tra aneddoti e intermezzi musicali presenterà una serie di ospiti all’interno di un ricco cartellone denominato “Pagine di musica in ristretto di cappone”: durante le cinque giornate della manifestazione intervisterà Marco Ligabue, cantante, fratello del più noto Luciano, il cantautore Andrea Mingardi, il musicista Mirko Casadei, figlio di Raoul, indiscusso re del liscio, e Alberto Bertoli, erede di Pierangelo, indimenticabile autore della musica italiana. In occasione della giornata di chiusura, il 28 aprile, Francesco Battaglia e Angelo Giovannini ricorderanno l’oste modenese più amato di sempre presentando il libro “Le ricette della Bruna. Ermes: una storia d’amore e trattoria”, e il docu-film “Ciao Gabian”.

no e cambia per sempre. Inevitabile la notorietà di riflesso. Eccitante, ma delicata da gestire. Così, sorridente e determinato, inizia improvvisandosi ambulante per girare l’Italia, impara l’arte del corteggiamento, organizza una telefonata tra Liga e

Si parte appunto mercoledì 24 aprile alle 18.30 con “Salutami tuo fratello”, un divertente e intelligente show tra parole e musica che oltre a Barbi vede protagonista Marco Ligabue. Lo spettacolo prende spunto dall’omonimo libro del fratello di Luciano, edito da Pendragon nel 2021 e che ha come sottotitolo ‘cronache spettinate di un rocker emiliano’. Dopo un’infanzia “normale”, in un tipico paese emiliano, la vita di Marco viene travolta dal successo di Lucia-

Vasco, porta una mucca sul palco, accetta un’azzardata proposta di Luciano a poche ore da un live, taglia il traguardo di una maratona per una promessa di famiglia, affronta 60.000 persone che gli inveiscono contro, duetta in prima serata su Canale 5 e ospita una svedese mettendo in pericolo gli equilibri di casa Ligabue. Queste sono solo alcune delle 33 “cronache” del libro, che ha come filo conduttore la musica, in tutte le sue sfaccettature, conosciute e inedite. Marco, forse come nessuno mai, ha vissuto il palco da ogni lato: da fan, da addetto ai lavori, da musicista, da protagonista e da fratello di una rockstar. E, appena varcata la soglia dei cinquant’anni, si racconta senza nascondersi.

Giovedì 25 aprile alle 15 sul palco del “Radio Stella Village” protagonista assoluto sarà Andrea Barbi con “Vi racconto Mo pensa te”, featuring Mess Dj. Il volume edito dalla modenese Artestampa che fa da base allo spettacolo racconta di ‘vent’anni di quesiti in tv con un coccodrillo in mano’. Dal 2003 “Mo pensa te” è nelle case dell’Emilia-Romagna: vent’anni di connubio fra intrattenimento e cultura popolare. C’è chi lo guarda per farsi quattro risate, chi per capire il perché e il “percome”, chi per evadere da un mondo a volte pesante. Per celebrare il ventennale, una raccolta dei quesiti televisivi, con non solo le spiegazioni – sempre in “stile Barbi” – ma anche divertenti aneddoti della sua vita privata e… i fuori onda! «In pratica “Mo pensa te” sono io, un tipo curioso, che apprezza la cultura e le proprie origini, che non fa differenze e che ama stare tra le persone».

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giemme

I capolavori di Giovanni Guareschi sono godibili a tutte le età

Come Peppone passò l’esame di quinta elementare

La fama di Giovannino Guareschi (19081968), e in particolare della serie imperniata sul “Mondo piccolo” universalmente nota come “Don Camillo”, è legata in ugual misura tanto ai racconti, usciti prima su rivista poi in quattro volumi tra il 1948 e il 1969, quanto alle trasposizioni cinematografiche: cinque pellicole tra il 1952 e il 1965 con l’interpretazione di Fernandel e Gino Cervi, una sesta del 1970 interrotta per la malattia e la morte di Fernandel, poi rifatta nel 1972 ovviamente con altri attori, e un infelice remake del 1983.

Nel film Don Camillo e l’onorevole Peppone girato nel 1955 dal regista Carmine Gallone (che sostituì il francese Julien Duvivier regista dei primi due film), la cui sceneggiatura fu preparata da Guareschi allora detenuto nel carcere di Parma per la discussa diffamazione su De Gasperi, fu inserito un episodio contenuto in un racconto di tre anni prima, ma assente dai volumi del “Mondo Piccolo”. Siamo nella primavera del 1948, alla vigilia delle elezioni politiche in cui il sindaco Peppone vuole candidarsi come deputato: carica per la quale è necessaria la licenza di quinta elementare.

Si passa al giorno dell’esame, quando il candidato Peppone deve affrontare un problema di geometria complicato ma non troppo, poi, il tema su “un uomo che non dimenticherò mai”. Il problema si rivela troppo compli-

cato per il sindaco, che ne uscirà solo con l’aiuto del parroco (carità pelosa, in cambio di una concessione per la parrocchia); da lui viene la soluzione.

Resta il tema, su “questo stramaledetto uomo che non dimenticherò mai”: ovviamente, si tratta di don Camillo, su cui Peppone inventa una storia di guerra partigiana, nella quale il suo eroismo avrebbe trascinato un impaurito pretino:

ma le immagini mostrano l’esatto contrario, col salvataggio conclusivo di ben cinquanta patrioti ad opera del giovane don Camillo.

Peppone è promosso “con 10 e lode in tutto”, sarà eletto al parlamento ma rinuncerà in extremis tornando al paese in allegra competizione ciclistica con don Camillo (quest’ultima scena è rimasta tra le più famose dell’intera serie cinematografica). Una curiosità è notare come nel racconto Lo scolaretto di quinta, pubblicato sul Candido nel 1952, non c’entra il Parlamento ma un botta e risposta a suon di manifesti murali tra Peppone e don Camillo, il quale eccepiva “che a occuparsi dell’istruzione elementare non doveva essere una persona che non possiede neppure la licenza elementare”.

Punto sul vivo, Peppone decide di prendere il benedetto diploma, ma anche in questo caso deve misurarsi col problema, fondato su vasche da bagno e rubinetti che devono riempirle. Ancora due ore prima della scadenza della consegna, il sindaco “continua a sudare e a guardare i fogli”, desolatamente bianchi. Avvisato, don Camillo si presenta alla scuola e con un pretesto consegna a Peppone la soluzione, salvo che il tempo stringe: ma il parroco lo allunga mettendo indietro di venti minuti l’ora “ufficiale” del campanile.

Questo dettaglio è la ripresa di un’altra celebre vicenda apparsa nel precedente film

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Il ritorno di don Camillo, dove l’orologio municipale anticipava di due minuti la campana parrocchiale, che a sua volta era messa avanti da don Camillo, finché gli anticipi diventano tanto intollerabili che a un certo punto i due campanoni si “accordano” per segnare concordemente l’ora giusta. Ma torniamo a Peppone esaminando, che deve anche scrivere il tema sull’argomento di “un giorno che non dimenticherà mai”: su suggerimento di don Camillo, ricorderà la sua prima Comunione…

Non sarà l’ultima volta che don Camillo comunicherà con Peppone, chiuso in altro locale: sarà nel quinto film, Il compagno don Camillo (di Luigi Comencini, 1965), quando il sindaco, sorpreso nottetempo nella caravan della procace ragazza del tiro a segno, riceverà dal parroco ”per posta pneumatica” (cioè attraverso un tubo di gomma infilato per il comignolo dentro il veicolo, chiuso a chiave dall’esterno) e firmerà un foglio contenente la confessione della scappatella, che servirà al prete come arma di ricatto per ottenere di partecipare al viaggio in Russia organizzato da Peppone. Trovata registica di dubbio gusto, che stravolge il racconto originale di Guareschi: che infatti si dimise da direttore del Candido (il che provocò la chiusura del settimanale).

Ma se torniamo alla storia dell’esame di Peppone e del suo felice epilogo grazie a un compassionevole aiuto, ne ravvisiamo qualche contatto col racconto di un amico e stretto collaboratore di Guareschi (nonché suo testimone di nozze), Giovanni Mosca: Battiston Lorenzo, quinto capitolo dei Ricordi di scuola stampati per la prima volta nel 1939. Nel dopoguerra Mosca sarà condiretto-

re, insieme a Guareschi, del Candido fino al 1950, redigendo insieme a lui la rubrica Visto da destra – Visto da sinistra, dove lo stesso episodio era raccontato da “Caesar” (Mosca) e “Spartacus” (Guareschi) esasperando comicamente i toni della propaganda politica.

Il Battiston Lorenzo del racconto di Mosca è un tranviere “quasi vecchio”, uno dei quattro lavoratori costretti, per conservare il posto, all’“esame di accertamento di cultura”: anche qui, il primo ostacolo è il problema, incentrato sul numero di mattonelle necessarie per pavimentare una stanza di certe dimensioni. “Il vecchio tranviere ci

piange”, ma è il giovane maestro (Mosca stesso) che dà la soluzione per lui e i compagni, all’insaputa dell’ “anziano maestro commissario” che sonnecchia; e vinto alfine dall’abbiocco, permetterà che l’interrogazione orale sia svolta dallo stesso collega, con la promozione finale di tutti i candidati.

La scuola rimane un tema costante, sia per Mosca (che ai suoi esordi appunto faceva il maestro) sia per Guareschi, che vi traspose la figura della mamma, La maestra vecchia che, dopo aver bonariamente ma fermamente escluso Peppone dalla scuola serale, in un successivo celebre racconto ed episodio del film del 1952, chiede e ottiene dal sindaco comunista di essere sepolta con la bandiera monarchica sulla cassa.

Parroco e sindaco si ritroveranno infine in un altro racconto del novembre 1953, Ricordando una vecchia maestra di campagna, dove Peppone, in occasione dell’autunnale “festa degli alberi”, si lascia andare alla commemorazione della “nostra vecchia maestra”. Al termine della cerimonia, gli antichi compagni di classe don Camillo e Peppone rientrano, camminando sull’argine “muti nella nebbia” mentre nelle loro menti risuonano gli antichi rimproveri dell’insegnante.

“Poi a un tratto si fermarono, si guardarono in faccia e, come se si fossero messi d’accordo, si voltarono indietro.

Si capisce, la signora Giuseppina era là in fondo, ferma in mezzo all’argine, e attorno a lei erano tutti i suoi scolari morti.

La signora Giuseppina levò il braccio e agitò in aria l’indice minaccioso.

Don Camillo e Peppone si volsero di scatto e ripresero la loro strada quasi correndo”.

Fabio Marri

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Secondo i giornali economici la nostra ‘qualità della vita’ è soddisfacente (prima parte)

Come si vive a Modena? Bene, e si spera nel meglio!

Come ogni fine d’anno, i due giornali economici, la romana “Italia oggi” e “Il Sole 24 ore” milanese , offrono abbondanti materiali di discussione e di curiosità pubblicando due distinte classifiche sul benessere 2023, senza dubbio prematuramente perché bisognerebbe aspettare almeno la fine del gennaio per valutare i nostri estratti conto bancari, mentre il nostro dare e avere con le tasse si arriva a saperlo verso la metà dell’anno. D’altronde, buona parte dei dati elaborati risalgono al 2022, qualcuno anche prima, mentre i più aggiornati si fermano all’estate 2023, e dunque valgono un po’ come il “titolo d’inverno” che si assegna platonicamente a metà del campionato di calcio.

Allora, dove si sta meglio in Italia? Il cosiddetto podio, delle prime tre piazzate ne ha solo una in comune, Bologna (terza per “Italia oggi”, seconda per il “Sole”); se scendiamo alle prime sei aggiungiamo anche Trento e Firenze ai piedi del podio, sotto di cui c’è, ma solo per il “Sole”, Modena settima (con due decimillesimi di vantaggio su Milano), dopo un salto in avanti di ben dieci posi-

zioni sul 2022. Invece, per “Italia oggi”, la provincia di Modena si attesta al 13° posto, perdendone tre rispetto all’anno pri-

ma. Chissà.

È bene ricordare che le classifiche riguardano l’intera provincia, che assommano cioè i meriti di Carpi, Mirandola, Sassuolo, Maranello ecc. Anzi, secondo altri tipi di statistica (come i sondaggi elettorali, ne esce almeno uno a settimana), il posto più bello delle nostre parti sarebbe Castelvetro, classificato sesto in Italia secondo il referendum indetto dalla Rai per il “Borgo dei Borghi” e vinto dalla toscana Peccioli: ma ci sarebbe da discutere su come sono state decretate le candidature (un solo borgo per regione: se io fossi un abitante, per esempio, di Savignano avrei qualche obiezione da muovere).

Stando invece al benessere, un’altra classifica, promossa ancora dal “Sole 24 ore”, quella dei “borghi più felici d’Italia”, nella nostra provincia si distinguerebbe Castelnuovo Rangone, ventesima del Belpaese grazie soprattutto alla ricchezza pro capite prodotta dal famoso maialino monumentato davanti alla chiesa (i maligni fanno però notare che il maialino in bronzo è dono dell’Olanda, grata perché a Castelnuovo si insaccano maiali… olandesi). La stessa

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graduatoria colloca poco dietro Campogalliano (22esimo posto), di nuovo Castelvetro (31esimo), e più staccate Maranello, Fiorano e Nonantola. Tornando ai numeri complessivi delle province, ci sentiremmo di assegnare una maggiore credibilità, in nome della coerenza coi risultati degli anni precedenti, alle classifiche di “Italia Oggi”, che assegna le prime quattro posizioni a Bolzano, Milano, Bologna e Trento, con tre conferme sul 2022 e la “retrocessione” di Firenze, ma di un posto solo.

Al contrario, nel “Sole” soltanto le province di Trento e Bologna restano nella quaterna, che oggi vede nell’ordine la sorpresissima Udine, seguita da Bologna e Trento, infine da Aosta. Prima considerazione: due su 4 in una classifica, tre su 4 nell’altra, sono province autonome, che cioè possono gestirsi un po’ più da sé, specialmente quanto alle casse pubbliche e ai finanziamenti delle proprie spese con le proprie tasse. E Modena, che secondo “Italia oggi” nelle ultime quattro graduatorie ha fatto un moderato su e giù, riceve dal “Sole” un segno più quasi costante, dal 24° al 17° e oggi al 7° posto. Inutile dire che queste oscillazioni

dipendono anche dall’introduzione di parametri nuovi, talvolta alla ricerca di originalità. Così, il “Sole” (che nel 2020 aveva soppresso gli indicatori del clima, ripristinandoli l’anno dopo), per il 2023 si è valso della meteorologia in due sezioni: “Ambiente e servizi”, dove la tabella “Temperature” vorrebbe fotografare il cambiamento climatico, cioè l’aumento di temperatura nell’ultimo decennio, scoprendo che a Trapani, Teramo, Caltanissetta, Enna si è saliti molto meno che a Milano e Monza (non precisa la temperatura di partenza: è meglio passare da una media di 30 a una di 30,1 o da una di 20 a 21,4?). E poi, nella sezione “Cultura e tempo libero”, inserisce un misterioso “Indice del clima” basato su 10 parametri (però rilevati nel 2021), secondo cui rivince Imperia, con damigelle d’onore Bari e Pescara: lo stesso podio del 2022, e lo stesso ultimo posto di Belluno. Nella cui provincia notoriamente stanno le Dolomiti meridionali, Cortina, Misurina, Alleghe ecc.: chissà perché i sciuri vanno a farsi la casa là e non nel territorio barese.

Intanto che ci siamo, la pagina ambientale vede Modena al 52° posto

secondo il “Sole”: era decima assoluta nel 2020, depressa al 62° (ultimo in Emilia-Romagna) nel 2022; il miglioramento lo dobbiamo soprattutto al buon piazzamento nella “qualità della vita delle donne”, che ci vede quarti assoluti dopo Udine, Lecco e (incredibile) Prato. Che poi, a stabilire il benessere “ambientale”, vadano i consumi di elettricità e gas, nel senso che chi ne usa di più (tra cui Reggio Emilia e Cremona) sia considerato peggiore, e invece la figura di virtuose la facciano quattro province sarde, è una stranezza tanto più strana in quanto viene dal giornale della Confindustria che ovviamente è la più massima divoratrice di energia.

Per noi modenesi va un po’ meglio la classifica finale dell’area Cultura e tempo libero, dove siamo alla posizione 33 per il “Sole”: si fa per dire, dato che nel 2022 eravamo alla 26; e le corrispondenti sezioni di “Italia oggi”, Tempo libero e Istruzione e formazione, ci collocano rispettivamente ai posti 42 e 18 (che significa un peggioramento rispetto al 12° posto dell’anno prima). (continua)

L’ARCON – C.L.A.A.I. e le strutture collaterali esplicano la loro attività principalmente a favore di piccole e medie imprese e di professionisti. Oltre alla organizzazione sindacale a livello provinciale, regionale e nazionale, forniscono i seguenti servizi: arcon

• Consulenza del lavoro per aziende, professionisti e datori di lavoro di ogni genere compresi quelli di lavoro domestico (COLF e BADANTI) e tutti gli annessi adempimenti in materia di collocamento, sostituti d’imposta, ispettorato del lavoro, I.N.P.S., I.N.A.I.L., Istituti previdenziali diversi, vertenze ed assistenza lavoro • Iscrizioni, cessazioni, variazioni C.C.I.A.A.

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Speciale 85.esima Fiera di Modena Modena F lash 1^ Edizione
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Modena Motor Gallery, la passione si accende

Si annuncia ricco di novità il programma dell’85ª Fiera di Modena che si terrà da mercoledì 24 a domenica 28 aprile al quartiere fieristico in Viale Virgilio. Accanto alle tradizionali aree commerciali della storica manifestazione allestita per la prima volta nel lontano 1938, gli organizzatori offriranno un omaggio alla storia, alla cultura, ai prodotti e alle eccellenze del territorio. Tra le novità di maggior rilievo spicca Modena Motor Gallery – la passione, un inedito spazio dedicato alla Motor Valley che si snoda attraverso l’esposizione di rare auto storiche, incontri con testimoni della formidabile storia del motorsport lungo la via Emilia, raduni e una mostra di opere pittoriche realizzate da Alessandro Rasponi. Sul palco, tra gli altri saliranno Matteo Panini, il più importante collezionista di auto Maserati al mondo, Jean Marc Borel, ex dirigente Bugatti che sarà affiancato da Afro Gibellini, battilastra inimitabile che ha dato forma ad alcune delle auto sportive più iconiche. Una full immersion nell’appassionante mondo delle auto sportive resa possibile dal certosino lavoro di Vision Up Consulting di Mauro Battaglia, a

cui si aggiunge il coordinamento di Club Motori di Modena. Gli appuntamenti di questa nuova sezione della Fiera di Modena – che occuperà per intero il padiglione C del Quartiere fieristico di viale Virgilio - iniziano subito mercoledì 24 aprile alle 17.30 con la presentazione del progetto intitolato ‘Corri in pista, non in strada’ a cura di Club Motori di Modena e Città dei Ragazzi Cfp. Davvero spettacolare l’appuntamento che avrà luogo giovedì 25 aprile a partire dalle ore 16: presso l’area esterna fuori dai padiglioni avrà luogo il raduno delle mitiche Harley Davidson del Motoclub Lowlanders di Modena. Venerdì 26 aprile alle 16 il giornalista della Gazzetta di Modena Giovanni Medici intervisterà Matteo

Panini, uno dei più grandi collezionisti di macchine Maserati, che darà qualche anticipazione sul nuovo museo e sul film che verrà realizzato sulla epopea della famiglia delle figurine Panini. Le interviste d’autore continuano sabato 27 aprile con il direttore di TRC Modena

In Diretta Ettore Tazzioli che alle 11 porrà domande sia all’ex dirigente Bugatti Jean Marc Borel che ad Afro Gibellini, uno dei Maestri carrozzieri modenesi che hanno fatto la storia dell’auto in Italia e nel mondo. E sempre sabato 27 aprile ci si potranno rifare gli occhi quando, a partire dalle 16 sempre nell’area esterna ci sarà il raduno di auto storiche del Club Motori di Modena. E ancora alle 16 Nicola Villani intervista il presidente del Club Motori di Modena Alessandro Rasponi, anche autore di quadri sul mondo dell’automobilismo, mentre alle 17 i Club modenesi presentano attività e programmi.

Gli appuntamenti dello spazio Modena Motor Gallery – la passione continueranno anche nei giorni successivi fino alla chiusura della manifestazione.

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emme

Intervista

a Sorlini sui temi della sostenibilità del Gruppo Cremonini. Con Herambiente un impianto per la produzione di biometano

Inalca, le nuove frontiere dell’economia circolare

‘La nostra società, negli ultimi 25 anni, ha costantemente investito nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento’

Inalca è la società del Gruppo Cremonini leader in Europa nella produzione di carni bovine e prodotti trasformati a base di carne, salumi, bacon e snack (con i marchi Inalca, Montana, Manzotin, Italia Alimentari, Fiorani e Ibis), e nella distribuzione internazionale di prodotti alimentari del “Made in Italy” (Inalca Food & Beverage). La società, nella provincia di Modena, ha il quartier generale nello storico stabilimento di Castelvetro, ma possiede anche altri 3 impianti di produzione distribuiti tra Castelnuovo Rangone e Solignano, oltre agli allevamenti dell’azienda agricola Corticella, nel territorio di Spilamberto. Le strutture modenesi sono pertanto una parte essenziale della filiera produttiva integrata di Inalca, dall’allevamento alla distribuzione, con un modello di business che punta a valorizzare pienamente questa stessa filiera sulla base dei principi di economia circolare. Come spiega Giovanni Sorlini, Responsabile Qualità, Sicurezza e Sviluppo sostenibile, “Inalca ha sempre approcciato i temi della sostenibilità in modo pragmatico, considerandoli come asset strategico del business e parte del valore economico dell’impresa, arrivando a realizzare una filiera bovina integrata tra allevamento, trasformazione e distribuzione, e puntando alla completa circolarità dei nostri processi produttivi”.

Un esempio, proprio nell’ottica di rafforzare la circolarità: Inalca nel 2023 ha inaugurato con Herambiente a Spilamberto (Modena) un innovativo impianto per la produzione di biometano con un investimento complessivo di circa 28 milioni di euro, realizzati dalla newco Biorg. A regime, partendo dalla raccolta differenziata dell’organico e dagli scarti derivanti dal processo di lavorazione dell’industria agroalimentare locale e dal processo produttivo delle carni di Inalca, verranno prodotti ogni anno

3,7 milioni di metri cubi di biometano, combustibile 100% rinnovabile destinato all’autotrazione, e circa 18 mila tonnellate di compost. E con benefici ambientali significativi: ogni anno si risparmierà l’utilizzo di circa 3 mila tonnellate di petrolio equivalente (TEP) di combustibile fossile e saranno evitate emissioni di CO2 per circa 7 mila tonnellate. “Questo nuovo impianto di produzione di biometano – spiega Sorlini - rappresenta un ulteriore passo nell’applicazione dei principi dell’economia circolare, oltre a consentire la completa valorizzazione dei sottoprodotti derivanti dalle attività di produzione carni. Inalca potrà disporre altresì di un’ulteriore quota di fertilizzanti organici per migliorare la fertilità dei

terreni agricoli e supportare l’adozione sempre più estesa di tecniche di agricoltura rigenerativa”.

Proprio sulla nuova frontiera dell’agricoltura rigenerativa, Inalca ha realizzato anche un altro importante progetto con Corteva Agriscience e l’Università di Milano per migliorare le performance ambientali della fase di produzione dei foraggi destinati all’alimentazione dei bovini. Nel corso di due anni, lavorando sulle colture di due aziende agricole Inalca, è stato ottimizzato l’uso di fertilizzanti, in particolare quelli azotati, che rappresentano una fonte importante di emissioni di gas serra in atmosfera. Col risultato di aver ridotto l’uso dei fertilizzanti di sintesi, migliorato le rese colturali e ridotto le emissioni di CO2 eq in media del 19% dalla produzione dei foraggi.

“L’azienda – precisa Sorlini - negli ultimi 25 anni ha costantemente investito nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento, dove si concentra la maggior parte degli impatti ambientali della filiera delle carni. Un’integrazione con il settore primario che ha consentito ad Inalca di creare una infrastruttura agro-zootecnica che oggi conta su oltre 2.700 ettari di terreni destinati all’autoproduzione delle foraggere. La sfida della sostenibilità, infatti, si gioca in campo e in stalla, tramite innovazione tecnologica e digitale, ma soprattutto adottando pratiche di agricoltura rigenerativa. Vorrei anche ricordare che grazie alla struttura industriale unica che gli permette di lavorare tutti i prodotti e i sottoprodotti del bovino valorizzandoli e collocandoli al meglio su tutti i mercati, le attività di Inalca contribuiscono in modo sinergico ad altre filiere, da quella del latte alla pelletteria, dal biomedicale alla cosmesi, dal PET Food ai fertilizzanti naturali, fino al mondo delle energie rinnovabili. Per questo – conclude Sorlini - la filiera del bovino è quella più circolare che possa esistere”.

Marcello Guerzoni

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L’impianto di Spilamberto, un concreto esempio di economia circolare
Nella foto il responsabile di ‘Qualità, Sicurezza e Sviluppo sostenibile’ Giovanni Sorlini
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Alla Fiera Campionaria una novità: il salone dell'elettronica

Tra cultura e design c'è spazio per tutti

Cultura, Design, Elettronica, ma anche laboratori ed iniziative per bambine e bambini. L’85esima edizione della Fiera Campionaria di Modena si caratterizza davvero per una grande varietà di temi e di proposte, che non mancheranno di attirare i visitatori, sia quelli interessati alle specifiche sezioni che quelli più curiosi. Coloro che amano la lettura ad esempio non potranno mancare di visitare lo spazio allestito dalla casa editrice modenese Gruppo Sigem, con numerose proposte legate alla cultura popolare modenese, spesso anche in dialetto. Grande attenzione come si diceva anche per i bambini: per loro infatti, sempre a cura di Sigem, sarà a disposizione la Fabbrica delle Meraviglie, un’area in cui divertirsi colorando cartoline, realizzando segnalibri personalizzati o imparando come riciclare correttamente i rifiuti. Ancora per i più piccini all’interno dello spazio “La Fattoria del Bosco”, allestita da N.A.–S.A. di Quarantoli e gestito dalla Fattoria Didattica Bosco della Saliceta, verranno allestiti alcuni originali laboratori che vedranno protagonista il burattinaio Luciano Pignatti che insegnerà come costruire burattini con materiali da riciclo; nello stesso spazio, si potranno seguire le letture animate e costruire spaventapasseri in stoffa. Il divertimento proseguirà poi nell’area esterna dove saranno presenti diversi gonfiabili per evoluzioni in totale sicurezza.

Fondato nel 1960

Fiera di Modena fa rima anche con design. Nell'area dedicata all'arredo e al design da collezione curata dall'associazione modenese Art Design vengono presentati prototipi e novità in fatto di arredo e spazi domestici: zone pranzo e living, camere da letto, corridoi d’ingresso, ambienti di servizio, senza dimenticare gli spazi outdoor con i loro mobili e guardaroba, per conoscere ed esplorare come sta cambiando il modo di vivere. inoltre ci si

Mercoledì 24 aprile dalle 17 alle 22

giovedì 25 dalle 10 alle 22

venerdì 26 dalle 10 alle 22

potrà confrontare con falegnami, fabbri, disegnatori e progettisti d’interni e arredatori di spazi esterni, oppure si potrà colloquiare con il curatore della mostra fotografica che arricchisce lo spazio espositivo. Iniziata con successo alla passata edizione della Fiera di Modena, prosegue anche quest'anno la collaborazione con l'Istituto d'arte “Venturi” di Modena: alcuni studenti saranno presenti nello spazio curato da Art Design e si metteranno a disposizione del pubblico per presentare i loro progetti di grafica e di design. Sarà, inoltre, possibile richiedere una consulenza gratuita o partecipare ai laboratori promossi con lo Studio Tecnico Associato RVM.

Un’altra delle novità della Campionaria 2024 è sicuramente il ritorno a Modena della Fiera dell’Elettronica di consumo. Una manifestazione apprezzata soprattutto dai visitatori maschi, un po’ di tutte le tipologie: ci sono i nerd, alla ricerca della novità o del pezzo di ricambio per recuperare e rimettere in funzione un vecchio personal computer o un vecchio impianto stereo. Ci sono quelli che vogliono risparmiare acquistando oggetti che stanno progressivamente uscendo dal mercato, come un lettore cd, oppure quelli che vogliono semplicemente scuriosare passando dall’osservare una vecchia radio a transistor, al testare la qualità, la comodità e soprattutto la fedeltà del suono riprodotto da una cuffia audio. giemme

La Fiera in pillole

Aut. del Tribunale di Modena n. 712 del 20/01/1983

Hanno collaborato:

Fabio Marri, Donatella Bertacchi, Giancarlo Corrado, Giovanni De Carlo, Daniela Gianaroli, Anna Grazia Guerzoni, Luvi Ramilo Guerzoni, Marcello Guerzoni, Cristian Nadalini

La edizione numero 85 della Fiera Campionaria di Modena si sviluppa nell’arco di cinque giornate, da mercoledì 24 a domenica 28 aprile 2024. La manifestazione è a ingresso gratuito e avrà i seguenti orari: mercoledì 24 dalle 17 alle 22, giovedì 25, venerdì 26 e sabato 27: dalle 10 alle 22; domenica 28 aprile dalle 10 alle 20. La Fiera si svolge presso il Quartiere fieristico in Viale Virgilio ed è allestita su un’area di circa quarantamila metri quadrati. Le principali sezioni espositive sono dedicate a Casa interno ed esterno, Artigianato e Oggettistica, Agricoltura e Giardinaggio, Open Air, Food e Sport. Tanti gli eventi di spettacolo e intrattenimento che arricchiscono il programma. Info sempre aggiornate su www.fieradimodena.com e sui profili social Facebook e Instagram.

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Un prezioso itinerario attraverso le principali Scuole artistiche emiliano-romagnole tra Sei e Settecento

Il ‘vero incanto’ delle nature morte in mostra presso La Galleria BPER Banca

Prima di presentare la Mostra “L’incanto del vero. Frammenti di quotidiano nella natura morta fra Sei e Settecento” è necessario e doveroso un breve preambolo. Per BPER Banca e ancor prima per Banca Popolare dell’Emilia Romagna il “tema cultura” non è nuovo. Non è nè di oggi nè di ieri ma vive da oltre trent’anni da quando, andando addirittura controcorrente, sfidò chi all’inizio riteneva che il settore del credito avesse ben poco a che fare con pittura, scultura, letteratura o con qualunque altra forma o espressione artistica. Non pochi mancarono di criticare tale scelta ma la lungimiranza di chi era nella stanza dei bottoni consigliò di raccogliere il messaggio proveniente da banchieri come Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia per fare capire che una visione più “umanistica” dell’attività creditizia, soprattutto per chi operava e per chi se ne avvaleva, poteva rendere meno fredda una realtà che di per sè appariva già molto arida e impersonale.

Questa Mostra, che presenta per la prima volta quindici tra i dipinti piùsignificativi legati al tema della natura morta del nucleo emiliano-romagnolo della collezione BPER Banca, affiancati da altri undici capolavori provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche, costituisce un prezioso itinerario attraverso le principali scuole artistiche e correnti dell'Emilia tra Seicento e Settecento. E’ curata da Lucia Peruzzi, storica dell’arte, che ne ha realizzato il catalogo e che, dal 2017, curata la Collezione dei dipinti antichi delle banca. Questa volta viene proposto il genere artistico della natura morta e i diversi significati che essa ha assunto tenendo conto del contesto storico e sociale di inserimento e le sue trasformazioni nel corso del tempo. Un genere che trova faticosamente una sua autonomia solamente agli inizi del XVII con Caravaggio. Dalle raffigurazioni floreali agli interni delle dispense e alle tavole imbandite, lo studio

del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico.

“Sono fiori variopinti – spiega Lucia Peruzzi – appena sbocciati o sull’orlo del disfacimento, vasellame ricercato e maioliche pregiate, dispense ricche di prelibatezze, mense aristocratiche piene di cibo elaborato, si alternano a mense frugali e sporte di cannarella di gusto

feriale e domestico, spesso evocative anche di stenti e sacrifici. I temi sono affrontati dai maestri emiliani nelle opere presenti in Mostra, ricollocate in una trama di lettura nella quale gli oggetti escono dalla loro dimensione meramente estetica e decorativa per ritrovare anche il senso del forte legame con lo scorrere della vita”. Di grande interesse e rilevanza è stato il lavoro svolto da Chiara Pulini, curatrice dell’Archivio storico di BPER Banca che ha consentito di affiancare ai dipinti una selezione di documenti provenienti dall’Archivio di Stato di Modena e dall’Archivio privato Rangoni Machiavelli, in un dialogo che esprime il profondo legame esistente tra la vita del quotidiano e il lavoro degli artisti. Le parole dei documenti, infatti, rendono ancora più viva ed esplicita la suggestione di essere partecipi della vita all’interno delle case nobiliari e aristocratiche della Val Padana.

Sabrina Bianchi, Responsabile del Patrimonio Culturale di BPER Banca, ha avuto occasione di definire la mostra originale “perchè combina – ha dichiarato – opere e documenti archivistici in un dialogo innovativo che li completa e aggiunge valore al messaggio che, con questa esposizione, La Galleria BPER vuole trasmettere. La volontà è, infatti, quella di stimolare una riflessione critica sul nostro rapporto con gli alimenti, in senso più ampio con la natura, sulla nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle risorse naturali, promuovendo così un dialogo intertemporale che, muovendo dalla storia del passato, possa connettersi alle molte sfide attuali legate all’alimentazione e al contrasto dello spreco alimentare. Con “L’incanto del vero”, La Galleria BPER Banca ha voluto offrire al pubblico non solo una proposta espositiva, ma anche un messaggio concreto di riflessione su comportamenti sostenibili e consapevoli, in questo caso attraverso la cultura che è sempre portatrice privilegiata di

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Lodi Rodolfo - Sport, pesce e cacciagione Hermans Johannes - Ghiranda di fiori con busto di fanciulla

valori e spunti a favore della crescita sociale”. Il percorso espositivo si apre con una riflessione dedicata alla natura morta nella pittura di genere ‘alto’, dove gli oggetti inanimati sono chiamati a enfatizzare il significato della narrazione. La Madonna della rosa di Michele Desubleo (1650 circa) vede la rosa farsi simbolo della purezza della Vergine e la passiflora richiamare gli strumenti della Passione, mentre La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano di Giovanni Andrea Sirani (XVII sec.) richiama la straordinaria diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia. Nel corso del Seicento, il progressivo incremento degli studi botanici e la realizzazione di alcuni tra i più ricercati giardini esistenti porta la pittura di fiori a divenire una vera e propria moda. Ne sono testimonianza i dipinti di Monsù Aurora che vedono rose, narcisi, tulipani, camelie e tanti altri fiori da giardino intrecciarsi in sontuose ghirlande attorno ai ritratti di due fanciulli. Il bellissimo dipinto di Cittadini della Civica Pinacoteca di Cento, raffigurante una tavola imbandita di dolciumi e vivande ricercate di gusto aristocratico in linea con gli orientamenti della corte estense, dialoga con l’opera della Collezione Bper Banca Natura morta con frutta e spartito di Cristoforo Munari (XVII – XVIII sec.), che rivela una straordinaria attenzione nella ricerca di un repertorio raffinato e di uno stile prezioso. Un affondo particolare è dedicato alla variazione del tema della natura morta nella resa del quotidiano nella sua viva essenzialità. La tela di Bartolomeo Passerotti con il Contadino che suona il liuto (XVI sec.), è posta in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che raccontano una quotidianità umile e solenne. tovaglia spiegazzata, siamo introdotti nella natura

morta emiliana rustico-realistica. La stupefacente Natura morta dell’olandese Adriaen van Utrecht, che ha fatto parte fin dall’inizio della raccolta dell’istituto, ci prospetta una situazione culturale e sociale del tutto diversa. È uno squarcio di vita aperto sullo spettacolare mercato che diventa documento della fioritura economica di Anversa, città natale dell’artista. Le opere che seguono, ci guidano nelle dispense delle famiglie benestanti tra Sei e Settecento, con l'opera di Bartolomeo Arbotori affiancata da quella del napoletano Giovan Battista Recco. Seguono due pittori romagnoli che raffigurano cucine settecentesche nella loro imminenza fisica ed essenziale: il riminese Nicola Levoli e Giovanni Rivalta. L’esposizione si conclude con un’opera di Felice Rubbiani che testimonia la direzione meramente decorativa e disimpegnata che prende la pittura modenese verso la fine del Settecento. Al di là della sua valenza artistica e storica, la mostra intende offrire al pubblico un messaggio concreto di riflessione su comportamenti sostenibili nei confronti dell’ambiente attraverso la cultura portatrice di valori per la crescita sociale, in un dialogo che travalicando il teali riferite all’alimentazione e al contrasto dello spreco alimentare.

Giovanni De Carlo

Info sulla Mostra

La Mostra è visitabile fino al 30 giugno 2024 tutti i venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 18. Sono già iniziate anche le visite guidate, gratuite prenotabili al sito web lagalleriabper.it. Per visite guidate di gruppi e scolaresche è necessario prendere contatto con La Galleria scrivendo a lagalleria@bper.it. Per ulteriori informazioni telefonare allo 059.2021598 o visitare il sito www.lagalleriabper.it.

Il Catalogo è disponibile in sede di mostra con una donazione liberale a partire da 8 euro a favore di Dynamo Camp. L’ingresso è libero e gratuito. Si accede da Via Scudari 9 a Modena.

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Desubleo Michele - La Madonna della rosa
Adriaen van Utrecht- Natura morta con figure
Rivalta Giovanni - Bistecca, frutta e uccelli appesi
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Modenese trasferito a Milano alla Scala scattò foto ai miti della lirica di tutto

Piccagliani, il più grande fotografo di scena dello scorso secolo

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2002
il mondo. Morì nel
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Pubblicato il n° 33 di “Fanano tra storia e poesia”

Le vite e la storia della comunità di Fanano

Si impara di tutto dalle 160 pagine della rivista, espressione dell’associazione culturale “Ottonello Ottonelli”, che si apre nel ricordo di un grande fananese adottivo, Raimondo Rossi, scomparso nel settembre 2021 poche settimane dopo aver ricevuto dal sindaco di Fanano il titolo di “cittadino benemerito”.

Effettivamente, Fanano è meta di “arrivi” illustri ma anche luogo di partenze e, diremmo, di propagazione in tutto il mondo delle tradizioni locali: un caso di estremo interesse è quello di Alessandro Sabbatini, nobile discendente della famiglia cui appartenne anche il vescovo settecentesco di Modena Giuliano Sabbatini. Ne parla con ampia illustrazione Tiziana Maria Osio alle pp. 52-63: Alessandro, nato nel 1829, ferito e decorato nelle guerre risorgimentali, nel 1867 partì per il Brasile, dove fece un po’ di fortuna con l’industria del caucciù, dilapidando però tutto negli anni successivi e rientrando a Modena nel 1893. Morirà nel 1902, lasciando il figlio Giuseppe (José), ottimo violinista che nel 1907 tornerà definitivamente in Brasile, mettendo su una famiglia che ha messo radici oltreoceano, come capitato a tanta discendenza di emigranti nostrani. Tre secoli prima, nell’inquieto Cinquecento, Fanano fu oggetto delle mire di altre comunità o staterelli appenninici: Paolo Mucci (pp. 31-36) descrive le sanguinose lotte tra la “parte di dentro” (fananesi fedeli al governo locale) e “parte di fuori” (fuorusciti antiestensi e filobolognesi): questa nel 1543 tentò di creare una propria “onorata società” con uno statuto oggi definibile, se vogliamo, da “Cosa Nostra”, o almeno

da società di mutuo soccorso. Ma tutto finì in niente, e semmai Fanano pacificata nei decenni successivi vide arricchirsi il proprio patrimonio artistico, con affreschi nella pieve di San Silvestro (descritti da Simonetta Calzolari) e un altorilievo della Madonna di cui ancora Paolo Mucci segue le peripezie dall’originaria collocazione in un “nicchio” esterno al definitivo trasporto in chiesa. Chiudendo col Novecento, troviamo due ritratti di benemerite maestre: Lucia Swich, di origine parmense ma trasferita nel monastero fananese delle Cappuccine, che tra il 1900 e il 1951 istruì centinaia di bambini (tra cui Enrico, padre di Deanna Tagliani autrice del ricordo); e Alda Poli, che in prima persona ricorda (pp. 124-129) i suoi quasi quarant’anni d’insegnamento (1959-1997), nelle sue “belle pluriclassettine”, cui non si mancava mai nemmeno con un metro di neve.

Sul versante invece – diciamo così – della ricreazione, s’impone il ricordo di Egidio Ricci, nato a Canevare nel 1920 ma presto migrato in Francia, dove già a 15 anni faceva il minatore, ma trovò il tempo di costruire un velodromo nel suo paese di Branoux les Taillades e di divenire presidente del locale Velo Club (ne scrive Monique Pascal Ranieri a pp. 139144). Tornando invece a Fanano, Carlo Burgoni rifà la storia dell’Albergo Roma, creato nel 1900 dalla famiglia Bernardini, che ospitò anche la Regina Elena, risorse dopo le spoliazioni della guerra (opera di fananesi dalla mano lesta) prima della definitiva chiusura negli anni Settanta e la sua trasformazione in appartamenti privati.

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Fabio Marri

Una

Il borlengo, le origini e la storia

Il borlengo è uno straordinario ed unico prodotto alimentare che racconta un mondo di storia, cultura e tradizioni di un territorio situato in una delle zone più suggestive dell’Appennino Modenese e Bolognese. Si tratta di una sfoglia molto sottile e croccante, con la consistenza quasi di una crêpe, che una volta costituiva un vero e proprio pasto della cucina povera della nostra montagna nei lunghi periodi invernali. Si prepara partendo da un impasto liquido estremamente semplice (acqua, farina e sale) cotto nella “rola” o sole (grande padella di rame stagnato), condito con la “cunza” (un battuto aglio, rosmarino e grasso di maiale), quindi ripiegato in 4 parti e servito molto caldo. La preparazione del borlengo, a dispetto dei semplici ingredienti è assai complessa, e pochi sono in grado di prepararlo a regola d’arte. Per preparare i borlenghi occorre una attrezzatura particolare grandi e pesanti padelle di ferro, un fornello speciale per riscaldarle uniformemente, in modo tale che rimanga croccante.

sarebbe il risultato di uno scherzo ad una massaia che, trovando allungato eccessivamente dall’acqua l’impasto che aveva preparato per le crescentine, dovette provare a ricavarne ugualmente qualcosa di commestibile; altri pensano che l’alimento venisse mangiato a carnevale, quindi fosse un “cibo per burla”; altri ancora ritengono che la burla risieda nel fatto che il borlengo è un alimento molto voluminoso, ma in realtà molto leggero perché la pasta è sottilissima.

La difficoltà sta nel riuscire a spargere la miscela d’acqua e farina in un sottile strato da cuocere sulle padelle senza bordo, dette “soli”, unte con del lardo. Il liquido si spande in fretta e l’abilità consiste nel non farlo uscire dai margini prima che si sia velocemente rappreso.

Nel Frignano, nelle valli del Dolo, del Dragone e del Panaro (versante occidentale) le padelle usate per cuocere il borlengo sono chiamate “cotte” o “cottole”: due piastre in ferro di circa 28-30 cm senza bordo e con un lungo manico. Le cotte sono scaldate su un normale fornello e sono unte tradizionalmente con cotenna di prosciutto o olio di semi. Raggiunta la temperatura, l’impasto (la colla) viene versata su una delle due cotte che vengono poi sistemate una sopra l’altra. Il termine borlengo, nella versione dialettale detto “burlang” o “burleng” deriva probabilmente da “burla” e a questo proposito vi sono almeno tre teorie: per alcuni il borlengo

Molti paesi della zona modenese rivendicano la paternità del borlengo: Guiglia è da più studiosi il luogo dove nacquero i “burleng”, nel 1266.

Così sono nate molte leggende attorno alla nascita di questo originalissimo cibo, un cibo di emergenza, per sopperire alla mancanza di farina.

Secondo i vignolesi l’origine si fa risalire al 1396, quando Isacco e Gentile Grassoni, cacciati alcuni anni prima da Vignola dagli Estensi, si alleano con il Conte Giovanni da Barbiano e

mettono sotto assedio Vignola per riprendersi il loro castello. All’interno della rocca i soldati, privi di rifornimenti si alimentavano grazie ad una schiacciata di farina, al cui impasto veniva aggiunta acqua man mano che il tempo passava.

Un’altra leggenda attribuisce la paternità del borlengo a Monteorsello di Guiglia nel 1266. In questo caso il maniero sotto assedio era quello di Ugolino da Guiglia, in cui i soldati asserragliati all’interno riuscirono a sopravvivere grazie ad un impasto per il pane che veniva ogni giorno allungato con acqua. Alla fine l’esercito guelfo capitanato da Crespon Doccia conquistò il castello, ma il vincitore venne ucciso durante i festeggiamenti all’Osteria della Gottazza trafitto con uno spiedo dall’ostessa, da sempre amante di Ugolino, che poi si tolse a sua volta la vita per raggiungere l’amato. Anche Zocca rivendica l’origine del borlengo, al tempo della nascita del paese, nel 1465, quando il Duca Borso d’Este istituì un mercato regolamentato, attorno ad una ceppaia di legno (zoca) nella quale si tenevano intense trattative commerciali fra mercanti e contadini modenesi e bolognesi. In quel luogo così frequentato sorsero botteghe occasionali, in una delle quali un uomo di Montalbano serviva cibo e bevande per il ristoro dei commercianti. La quantità di farina con cui faceva pane e focacce era la stessa ogni giorno, mentre l’acqua con cui impastava variava in base al numero di avventori. Così, alla sera, quando i clienti erano stati numerosi l’impasto era diventato sempre più liquido, dando vita al borlengo.

Un’altra storia vuole che il borlengo sia stato inventato da un signorotto di Montombraro di Zocca che invitò ad un pranzo uno stuolo di nobili locali promettendo un desco luculliano, ma per burla fece preparare ai suoi cuochi soltanto una miscela di acqua e farina. La sfoglia sottilissima che propose agli ospiti ebbe grande successo. emmegi

Speciale 85.esima Fiera di Modena Modena F lash 1^ Edizione
specialità
non deve essere perso. Sembra sia stato servito per la prima volta a Guiglia nel 1266
tipica del nostro Appennino che
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