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Milano Teatro degli Arcimboldi

Piano solo Stefano Bollani pianoforte

MercoledĂŹ 16.IX.15 ore 21

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°


L’Associazione per il Festival I nternazionale della Musica di Milano è certificata UNI ISO 20121 e progetterà MITO 2015 nel rispetto d ello standard di sostenibilità in linea con quanto avvenuto p er l’edizione 2014, in collaborazione con EventiSostenibili.it

Si ringrazia per l’accoglienza degli artisti Cioccolateria Artigiana Guido Gobino Riso Scotti Snack Acqua Eva Si ringrazia Paul & Shark per le divise Staff US#BAG per gli zaini Staff


Piano solo

Presentazione del nuovo disco Stefano Bollani, pianoforte

Presenting Partner Intesa Sanpaolo

Incontro con Stefano Bollani Partecipa Francesco Micheli Si ringrazia Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia

Incontri

Gallerie d’Italia Piazza Scala ore 17


Waiting for Piano solo. Stefano Bollani interview You use a lot of improvisation when you play live. It’s an extemporaneous, jazz thing that allows you to create a magic atmosphere, because no two performances can ever be exactly alike. But what happens in the recording studio? Do you still improvise there and keep the material that’s turned out best? Do you use multiple sessions and choose the best takes? Or are things more controlled when you’re recording? In short, how do you go about preserving and recreating the magic and vitality of improvisation? Stefano Bollani: I use all those methods you’ve described. Each piece has a its own history. As far as my latest record goes, only three songs were thought up before we went into the studio. The rest of the album, which is instrumental, was created in the studio through improvisation, in two days.

Jazz had a long and tumultuous history before ever reaching today’s many nuances and different blends. You’re a big fan of lots of different genres, and you explore them without feeling the necessity to stick to the labels that purists have set into stone. How would you describe your music and how would you say it’s developed in recent years? S. B.: Well, other people have already done that, I glad I’m not the one that has to describe it. That’s a privilege, actually, and one I wouldn’t give up. But if I have to say something, it would have more to do with the evocative power that words have. Such as ‘labels’ and ‘purists’. Being labeled is like the prelude to something pretty unsettling, because afterwards you wind up just being put on the shelf for consumers looking for a particular label. It would make me feel like a can of something, at best. At worst, you’re labeled before they send you off to prison... As for the purists, they seem to be bolstered by what they call standing up for an ideal of purity. That kind of system might provide gratification, in order to justify various idiosyncrasies, I won’t deny that. But personally, I would rather lay those right up front, without accusing others of immorality. (My dictionary includes ‘immorality’ as an antonym of purity!)

Let’s go back to the last question, which brings to mind: How do you approach compositions by musical giants when you do your versions of them? And here I refer to your latest release, Sheik yer Zappa, which features your interpretation of several well known Frank Zappa tunes. S. B.: I try to get as psyched as I was when I first discovered the existence of certain geniuses... like Zappa and lots of others. I think the worst disservice I could do them would be to just pour on the concrete and make monuments out of them. I do all I can to keep them alive. That means giving their music the chance to encounter different kinds of music from different times, and different tastes.

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Aspettando Piano solo. Intervista a Stefano Bollani I suoi concerti sono molto spesso giocati sull’improvvisazione. Questa attitudine all’estemporaneità, che è un tratto distintivo del jazz, permette anche di creare un’atmosfera magica, poiché ogni esibizione non sarà mai perfettamente uguale a un’altra. Cosa accade quando lei si trova a dover fissare in modo permanente la sua musica su un supporto discografico? Improvvisa in studio di registrazione e poi seleziona le parti migliori? Dà vita a più sessioni di registrazione e poi sceglie la take più convincente? O lavora su schemi preordinati più stabili? In che maniera, insomma, cerca di preservare o ricreare la ‘magia’ e la vitalità dell’improvvisazione? Stefano Bollani: Uso tutti i metodi che avete descritto. Ogni brano ha una storia (e una gestazione) diversa. In generale, parlando di questo ultimo disco, sono solo le tre canzoni vere e proprie ad essere state pensate con un certo anticipo. Il resto del disco, strumentale, è stato creato improvvisando in studio in quei due giorni di session.

Il jazz ha attraversato una storia lunga e piena di vicissitudini prima di arrivarci nelle sue diverse sfaccettature e commistioni. Lei in particolare ama molto attraversare vari generi musicali senza sentirsi obbligato ad aderire alle etichette di genere sbandierate dai puristi. Come descriverebbe la sua musica e come secondo lei si è sviluppata in questi anni? S. B.: Son così felice di non dover essere io a descriverla ma di lasciare questo compito ad altri... E non rinuncerò a questo privilegio neppure ora; dunque nessuna descrizione. Ma qualcosa devo pur dire, dunque mi occuperò oggi del potere evocativo delle parole. Prendiamo queste due: ‘etichette’ e ‘puristi’. Essere etichettato mi pare il preludio a un seguito inquietante: poco dopo si va a finire su uno scaffale a disposizione di eventuali consumatori. Insomma, mi sento una lattina di qualcosa, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, come sappiamo, si viene ‘etichettati’ prima di entrare in una prigione... Quanto ai puristi, se non sbaglio son quelli convinti di aver ragione poiché difendono un ideale di purezza. Può essere autogratificante come sistema per giustificare le proprie idiosincrasie, non lo nego. Personalmente, preferisco ammetterle direttamente senza tacciare altri di immoralità (non si tratta di un mio arbitrio linguistico... È il dizionario dei sinonimi e contrari a segnalare ‘immoralità’ come contrario di purezza!)

Mi aggancio in parte alla precedente domanda per chiederle come si pone di fronte ad alcuni mostri sacri della musica quando decide di interpretarli; ovviamente mi riferisco anche alla sua recente fatica discografica Sheik yer Zappa, album nel quale arrangia alla sua maniera alcuni celebri brani di Frank Zappa. S. B.: Cerco di farmi attraversare dallo stesso entusiasmo che ho provato quando ho scoperto che esistevano certi geni... Come Zappa e tantissimi altri. E di ricordarmi che il peggior servizio che potrei far loro è far cadere colate di cemento e renderli monumenti. Faccio il possibile per tenerli vivi. Dunque per dar loro la possibilità di incontrare altre musiche, altri tempi, un altro gusto.

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Even if in recent years the Internet has taken giant steps, television remains an excellent means for spreading musical knowledge and awareness in a way that’s intelligent and entertaining – like you do in Sostiene Bollani. What’s your take on various media formats – TV, the Internet, radio? What risks and what opportunities do you see there? S. B.: As far as TV goes, the best way to use it is when it’s switched off. It’s more interesting to make TV than to watch it, as the people who make it know. As for the rest, there’s the old adage about technology being helpful but potentially dangerous. The various media are like household appliances in that respect, and must be used intelligently. Because as soon as we let up, media formats tend to become what they were designed to be: Weapons of Mass Distraction. edited by Stefano Coppelli

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Anche se in questi ultimi anni il web sta facendo passi da gigante, la televisione è ancora un ottimo mezzo per poter diffondere la conoscenza musicale in maniera intelligente e ironica, come nel suo Sostiene Bollani. Come si pone rispetto ai vari media, televisione, web, radio? Quali i rischi e quali le opportunità alle quali si va incontro? S. B.: Nel caso della televisione in particolare, l’utilizzo più interessante può essere quello in modalità off. Meglio farla che guardarla, come sanno bene quelli che la fanno. Per il resto, vale il solito antico adagio: i media, come gli elettrodomestici, come tutto ciò che dovrebbe almeno in teoria aiutarci, vanno usati in maniera intelligente. Appena ci distraiamo, tutti i media tornano a svolgere l’ attività per la quale sono nati: quella di armi di distrazione di massa. a cura di Stefano Coppelli

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Stefano Bollani, piano He began studying piano at age six, and made his professional debut at age fifteen. After graduating from the Conservatory of Florence in 1993, and working for a brief period as a studio musician for pop music acts, including Raf and Jovanotti, he established himself in the world of jazz. He has played with jazz stars like Richard Galliano, Gato Barbieri, Pat Metheny, Bobby McFerrin, Chick Corea, Michel Portal, Franco D’Andrea, Martial Solal, Phil Woods, Lee Konitz, Han Bennink, Miroslav Vitous, Antonello Salis, Aldo Romano, John Abercrombie, Uri Caine, Kenny Wheeler, Greg Osby, and others. He has performed at some of the world’s top venues, including Umbria Jazz, the Montreal Jazz Festival, Town Hall in New York, Teatro La Fenice in Venice, and La Scala in Milano. In 1996 he began working with his mentor Enrico Rava, and continues to do so – they have performed hundreds of concerts together and released fourteen albums. He has worked with experimental musicians and pioneers like Hector Zazou, Giovanni Sollima, Elliot Sharp, and Sainhko Namcythclack, and has been involved in Italian pop-rock recordings and live performances with Elio e le Storie Tese, Cristina Donà, Paolo Benvegnù, Samuele Bersani, Bandabardò, as well as with Massimo Ranieri and Johnny Dorelli. He has also performed as a soloist with many orchestras, including the Gewandhaus Orchestra in Leipzig, the Santa Cecilia Orchestra in Rome, the Teatro Regio Philharmonic Orchestra in Torino, and the Verdi Orchestra in Milano, with conductors like James Conlon, Jan Latham-Koenig (with whom he recorded Francis Poulenc’s Concert Champêtre), and Riccardo Chailly (with whom in Leipzig he recorded Gershwin’s Rhapsody in Blue and Piano Concerto in F for Decca Classics). Since January 2009 Radio Rai Tre has used his recordings as theme music for broadcasts. In 2007 the American magazine Downbeat ranked him eighth in the world among new acts in jazz, and third among young pianists. Also in 2007, the New York-based magazine «All About Jazz» placed him among the world’s top five jazz musicians, alongside names like Ornette Coleman and Sonny Rollins. In December of the same year, he was awarded the European Jazz Preis in Vienna, where he was named best European jazz musician of the year. In 2008 the Region of Tuscany awarded him the Gonfalone d’Argento (the ‘Silver Standard’), the region’s highest award. In 2009, at the North Sea Festival in Rotterdam, he received the Paul Acket Award. In recent years he has fostered bonds in South America. After the release of his hit album Bollani Carioca, featuring a host of amazing Brazilian guest musicians (it was also released as a live performance on DVD in 2009), in December 2007 he became the second musician, after Antonio Carlos Jobim, to perform on a grand piano in a Rio de Janeiro favela. He was proud to appear on the cover of an issue of the comic book «Topolino» (the italian Mickey Mouse), and was named an official Topolino Ambassador; the September 2009 issue featured him in a Donald Duck adventure, in which his character was dubbed Paperefano Bolletta. On July 15, 2010 he received an honorary degree from the Berklee College of Music. In 2011 he recorded Gershwin classics Rhapsody in Blue, Piano Concerto in F, Catfish Row and the rarely heard piece, Rialto Ripples, with the Gewandhaus Orchestra, conducted by Riccardo Chailly. The album was a top-ten hit for weeks. He is also a successful author; he has published a novel (La sindrome di Brontolo, 2006) and two books about music (L’America di Renato Carosone, 2002, and Parliamo di musica, 2013). On the 8th september 2015 has published his new album Arrivano gli alieni. Accomodations for Stefano Bollani graciously provided by Westin Palace

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Stefano Bollani, pianoforte Ha iniziato a studiare pianoforte all’età di sei anni e non si è più fermato. Ha esordito professionalmente a quindici anni. Dopo il diploma di conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 e una breve esperienza come turnista nel mondo della musica pop (con Raf e Jovanotti, fra gli altri), si è affermato nel jazz collaborando con grandissimi musicisti (Richard Galliano, Gato Barbieri, Pat Metheny, Bobby McFerrin, Chick Corea, Michel Portal, Franco D’Andrea, Martial Solal, Phil Woods, Lee Konitz, Han Bennink, Miroslav Vitous, Antonello Salis, Aldo Romano, John Abercrombie, Uri Caine, Kenny Wheeler, Greg Osby) sui palchi piú prestigiosi del mondo (da Umbria Jazz al festival di Montreal, dalla Town Hall di New York alla Fenice di Venezia, fino alla Scala di Milano). Fra le tappe della sua carriera, fondamentale è la collaborazione iniziata nel 1996 – e da allora mai interrotta – con il suo mentore Enrico Rava, al fianco del quale ha tenuto centinaia di concerti e ha inciso ben quattordici dischi. Ha collaborato sia con musicisti sperimentali e di frontiera (Hector Zazou, Giovanni Sollima, Elliot Sharp, Sainhko Namcythclack), sia a progetti discografici e live del pop-rock italiano (Elio e le storie tese, Cristina Donà, Paolo Benvegnù, Samuele Bersani, Bandabardò... Ma anche Massimo Ranieri e Johnny Dorelli). In ambito classico, si è esibito come solista con numerose orchestre sinfoniche, e tra queste: l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestra di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Filarmonica del Regio di Torino, l’Orchestra Verdi di Milano; con direttori come James Conlon, Jan Latham-Koenig (con il quale ha inciso il Concert Champêtre di Francis Poulenc), e soprattutto Riccardo Chailly, con il quale a Lipsia ha inciso per Decca Rhapsody in blue e il Concerto in fa di Gershwin. Dal gennaio 2009 sue sono tutte le sigle del palinsesto di Radio Rai Tre. Il referendum dei giornalisti della rivista americana «Downbeat» nel 2007 lo vede ottavo fra i nuovi talenti del jazz mondiale e terzo fra i giovani pianisti. I critici della rivista «All About Jazz» di New York lo votano fra i cinque musicisti più importanti del 2007, accanto a mostri sacri come Ornette Coleman e Sonny Rollins. Nel dicembre dello stesso anno a Vienna gli viene consegnato lo European Jazz Preis, premio della critica europea, come miglior musicista jazz europeo dell’anno. La regione Toscana gli ha conferito nel 2008 la massima onorificenza, il Gonfalone d’argento. Nel 2009, durante il North Sea Festival di Rotterdam, gli viene consegnato il Paul Acket Award. Sempre più stretto negli ultimi tempi il suo legame con il Sudamerica. Dopo aver realizzato insieme a grandi musicisti brasiliani il disco Bollani Carioca, un successo straordinario (diventato nel 2009 anche un dvd live), nel dicembre 2007 è stato il secondo, dopo Antonio Carlos Jobim, a suonare un pianoforte a coda in una favela di Rio de Janeiro. Va fiero della copertina che gli ha dedicato il settimanale «Topolino», rivista di cui è stato ufficialmente nominato Ambasciatore e che nel numero di settembre 2009 lo ha visto partecipare a un’avventura di Paperino con il nome di Paperefano Bolletta. Il 15 luglio 2010 ha ricevuto la Laurea honoris causa del Berklee College of Music. Il 2011 ha visto un nuovo straordinario exploit: l’incisione di classici di Gershwin (Rhapsody in Blue, Concerto in fa, Catfish Row e il raro Rialto Ripples); con l’Orchestra del Gewandhaus, diretta da Riccardo Chailly, scala le classifiche pop e rimane stabile nella top ten per settimane. È anche un autore di successo nel campo della narrativa. Ha pubblicato un romanzo (La sindrome di Brontolo, 2006) e due libri sulla musica (L’America di Renato Carosone, 2002, and Parliamo di musica, 2013). L’8 settembre 2015 ha pubblicato il suo nuovo album Arrivano gli alieni. Si ringrazia Westin Palace per l’ospitalità a Stefano Bollani

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Giuliano Pisapia Sindaco Presidente del Festival

Piero Fassino Sindaco Presidente del Festival

Filippo Del Corno Assessore alla Cultura

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Giulia Amato Direttore Centrale Cultura

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Comitato di coordinamento Presidente Francesco Micheli

Vicepresidente Maurizio Braccialarghe

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Milano

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Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori Francesco Micheli, Roberto Calasso Francesca Colombo, Piergaetano Marchetti Massimo Vitta-Zelman Comitato di Patronage Louis Andriessen, Alberto Arbasino, Giovanni Bazoli George Benjamin, Ilaria Borletti Buitoni, Pierre Boulez Gillo Dorfles, Umberto Eco, Bruno Ermolli, Inge Feltrinelli Franz Xaver Ohnesorg, Ermanno Olmi, Sandro Parenzo Alexander Pereira, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro Livia Pomodoro, Davide Rampello, Gianfranco Ravasi Daria Rocca, Franca Sozzani, Umberto Veronesi Ad memoriam Gae Aulenti, Louis Pereira Leal Consiglio Direttivo Francesco Micheli, Presidente Marco Bassetti, Pierluigi Cerri, Lella Fantoni Leo Nahon, Roberto Spada Collegio dei Revisori Marco Guerrieri, Eugenio Romita Marco Giulio Luigi Sabatini


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I Sentieri sonori di MITO Focus Chopin/Skrjabin

Cartoline da Firenze, Roma, Napoli e Venezia

Un ciclo che indaga le affinità di due grandi compositori-pianisti

Echi sonori dalle città che furono i grandi centri di produzione nel secondo Seicento e nel primo Settecento. Cartoline firmate da interpreti di primo piano: Raffaele Pe, Enrico Casazza, Enrico Baiano, Rinaldo Alessandrini.

Dall’8.IX al 17.IX ore 18 Conservatorio di Milano Sala Puccini

Focus Voci dello spirito Il suono e il canto nelle pratiche di culto delle comunità religiose di Milano 9.IX Ore 15 Arena Civica Gianni Brera Sala Appiani Tavola rotonda introduttiva coordinata da Giovanni De Zorzi Ingresso gratuito fino a esaurimento posti Dal 9.IX al 20.IX Ore 21.30 Teatro Out Off Tradizioni ebraica, buddista, cristiano-armena, ortodossa, islamica, induista Posto unico numerato € 15 Pass Voci dello spirito 6 concerti € 75

Dal 16.IX al 20.IX Basilica di San Marco, Sagrestia Monumentale Basilica di Santa Maria delle Grazie Chiesa di San Francesco di Paola

Musica e Passioni di Bach La Akademie für Alte Musik Berlin e il RIAS Kammerchor per MITO SettembreMusica, interpreti ideali per la musica di Bach. 18.IX Ore 21 Conservatorio di Milano, Sala Verdi Concerti e Suite per orchestra Isabelle Faust, violino 19.IX Ore 20 Conservatorio di Milano, Sala Verdi Passione secondo Giovanni per soli, coro e orchestra BWV 245 René Jacobs, direttore 21.IX Ore 20 Conservatorio di Milano, Sala Verdi Passione secondo Matteo per soli, coro e orchestra BWV 244 René Jacobs, direttore


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