31 mxc venerdi 12 ore 21 mercati

Un progetto di

Realizzato da

12/IX

Main Partner

Partner

21.00

venerdĂŹ

CHIESA DI SANTA RITA

Giulio Mercati organo In collaborazione con

J.S. Bach Media Partner

Buxtehude Franck Reger

Con il dolce supporto di

INFO www.mitoperlacitta.it smtickets@comune.torino.it 011.4424777 #MITO14 facebook.com/mitosettembremusica.torino twitter.com/mitotorino instagram/mitotorino youtube.com/mitosettembremusica flickr.com/mitosettembremusica www.mitosettembremusica.it

LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE

Johann Sebastian Bach (1685-1750) Preludio e fuga in si minore BWV 544

Dietrich Buxtehude (1637-1707) Te Deum laudamus BuxWV 218 Praeludium Te Deum laudamus Pleni sunt coeli et terra Te Martyrum Tu devicto César Franck (1822-1890) Premier Choral in mi maggiore

Max Reger (1873-1916) Fantasia e fuga sul corale Wie schön leucht’uns der Morgenstern op. 40 n. 1

Giulio Mercati, organo

Si ringraziano per la collaborazione

Tra il 1727 e il 1735 Johann Sebastian Bach compì i primi passi verso la musica speculativa e la sperimentazione sull’organo, lo strumento della sua giovinezza. Risalgono a quel periodo sette Preludi e fughe, tra cui il Preludio e fuga in si minore BWV 544, capolavoro tra queste composizioni. L’autore preferì abbinare le due forme per gli effetti di contrasto formale e coloristico. Questo Preludio è caratterizzato da un’estrema semplicità sia tonale (dalla tonica alla dominante, alla relativa minore e, dopo una breve incursione alla sottodominante, ritorno alla tonica) sia formale, infatti all’interno di una sintesi tra stile fugato e concertante, con contrapposizione di due forti complessi sonori – la tastiera principale, Hauptwerk, e quella di risposta, Rückpositiv – prende forma una lunga libera elaborazione. Il tema della Fuga è basato su una canzone popolare; un soggetto pacato e maestoso ha un’ampia esposizione, in seguito elaborata contrappuntisticamente in maniera fluida, fino a un breve intermezzo che prepara gli stretti. Nell’insieme siamo di fronte a un’opera grandiosa nell’intenzione dell’autore che dà l’indicazione “Pro organo pleno”.

Dietrich Buxtehude è considerato il massimo esponente della scuola organistica del nord della Germania; come esecutore fu molto celebre e, senza dare vita a una vera e propria scuola, lasciò un’importante eredità: è noto infatti che il giovane Bach si recò a piedi a Lubecca per ascoltarlo e invece di rimanere quattro settimane si fermò alcuni mesi. Di lui non si conosce esattamente il paese d’origine, probabilmente la Danimarca, né la scuola alla quale si formò. Il genere nel quale si distinse particolarmente fu la Fantasia su corale; la Fantasia sul Te Deum, l’opera per organo più lunga scritta da Buxtehude, si articola in quattro momenti – corrispondenti ad altrettanti versetti in latino dell’inno: Te Deum laudamus; Te martyrum; Tu devicto; Pleni sunt coeli – preceduti da un Preludio. Non si sa se l’opera è completa e quale fosse in origine l’ordine dei versetti; l’edizione attuale li dispone come indicato sopra, secondo una logica convincente. La genialità inventiva e la maestria dell’autore si rivelano soprattutto nell’ampio Pleni sunt coeli, ricco di procedimenti contrappuntistici. Tutti gli elementi dell’arte organistica di quell’epoca e di quell’area geografica sono presenti nel Te Deum di Buxtehude: canone, fuga, eco, imitazione ritmica, passi di bravura al pedale, rigido polifonismo e sciolto stile concertante, bicinium, stile toccatistico, interludi, cadenze.

Nell’Ottocento, il linguaggio sinfonico organistico ebbe inizio con le non molte composizioni di César Franck; il musicista, forse anche a causa delle origini tedesche, fu profondamente legato all’arte del contrappunto, del corale, della musica pura, erede degli insegnamenti di Bach, Beethoven, Mendelssohn, Liszt. Con i Tre Corali per organo egli concluse, nel 1890 (dopo un silenzio di dodici anni per quanto riguarda la musica destinata a questo strumento), la sua attività creativa e la sua vita; queste ultime grandi pagine in realtà sono costruite su melodie originali elaborate nello spirito della variazione beethoveniana, dove il corale diviene parte di un tutto da cui emerge poco a poco e si afferma trionfalmente solo alla fine, come un’apoteosi.

Nel Primo Corale in mi maggiore Franck mostra gli spunti sui quali lavorerà “con molta fantasia”, come affermò lui stesso, ricorrendo a un uso massiccio di cromatismi, modulazioni, ornamentazioni; sette periodi costituiscono una solida impalcatura, uno schema razionale e simmetrico all’interno del quale sarà proprio l’ultimo periodo a diventare il tema del lavoro.

Furono le composizioni per organo ad attirare l’attenzione sulla personalità artistica di Max Reger. Ma la sua produzione per lo strumento non nacque in seno a un ambiente propriamente organistico; egli non imitò Bach, che fu piuttosto modello ispiratore per lui, tanto da fargli dire: «Bach secondo me è l’inizio e la fine di tutta la musica». Reger ebbe una forte propensione per il corale luterano, in particolare interpretò quelli bachiani, rivisitati da lui nelle sue Fantasie, come poemi sinfonici in miniatura, sull’esempio di Liszt. La Fantasia e fuga op. 40 n. 1, su un corale del 1599 composto per l’Epifania, per l’autore forse non era soltanto memoria di un momento dell’infanzia di Cristo, ma anche la visione del suo ritorno sulla terra dopo il Giudizio; questa interpretazione chiarisce il carattere apocalittico dell’Introduzione pesante, i possenti ritmi puntati, la fuga a quattro voci impetuosa e nitida che rappresenta la fede nella resurrezione.

Monica Rosolen Nato a Saronno, Giulio Mercati è stato avviato alla musica all’età di sei anni dal maestro Lamberto Torrebruno, esponente di un’importante famiglia di musicisti; si è quindi perfezionato, in organo, composizione e clavicembalo, con musicisti del calibro di Luigi Toja, Giancarlo Bardelli, Jean Boyer, Olivier Latry, Bruno Bettinelli, Emilia Fadini e Danilo Costantini. Musicista versatile, è concertista assai richiesto e stimato a livello internazionale, soprattutto come solista all’organo e al clavicembalo; è altresì attivo come continuista e tastierista di diverse importanti formazioni, quali, tra le altre, I Barocchisti e l’Orchestra della Svizzera Italiana, collaborando con direttori della levatura di Alain Lombard, Vladimir Ashkenazy, Alexander Vedernikov, Heinz Holliger, Hubert Soudant, Howard Griffiths, Diego Fasolis, Antonello Manacorda, Stefano Montanari, Ottavio Dantone e molti altri. È organista titolare presso la Basilica Prepositurale di San Vincenzo in Prato a Milano, la Chiesa di Santa Maria degli Angioli a Lugano e il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno. Suona regolarmente in duo con il pianista Vovka Ashkenazy. Ha inciso per RTSI, Bottega Discantica e Tactus. È compositore attivo e apprezzato. Nel 1996 si è laureato con lode in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Nel 1998 ha pubblicato, presso l’editore Rugginenti, un esteso saggio musicologico intitolato Bruno Bettinelli: il cammino di un musicista. Vanta numerose direzioni artistiche di rassegne prestigiose in Italia, Svizzera e Spagna.