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I solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

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Schubert Beethoven

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LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE

Franz Schubert (1797-1828) Trio in si bemolle maggiore per violino, viola e violoncello D. 471 Allegro

Ludwig van Beethoven (1770-1827) Settimino in mi bemolle maggiore op. 20 Adagio. Allegro con brio Adagio cantabile Tempo di Minuetto Tema con variazioni Scherzo Andante con moto alla Marcia. Presto

I solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Alessandro Milani, violino Matilde Scarponi, viola Pierpaolo Toso, violoncello Silvio Albesiano, contrabbasso Enrico Maria Baroni, clarinetto Corrado Saglietti, corno Elvio Di Martino, fagotto

In collaborazione con Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

Si ringraziano per la collaborazione

Il Trio in si bemolle maggiore rappresenta il primo tentativo da parte di uno Schubert diciannovenne di scrivere un lavoro per trio d’archi, dunque violino, viola e violoncello: un tentativo incompleto, di cui resta un solo movimento, ma che nelle intenzioni del compositore era destinato a proseguire (resta uno schizzo di trenta battute per un movimento lento, rimasto monco).

Solo un anno dopo, nel 1817, sarà portato a termine un Trio per archi nella stessa tonalità di si bemolle maggiore, e questa volta i movimenti saranno, classicamente, quattro.

Va detto anche che in questi mesi Schubert sembra nutrire una particolare predilezione per la tonalità di si bemolle maggiore, già scelta per la Seconda Sinfonia (1815), ripresa per la Quinta Sinfonia (1816) e adottata anche per un’Ouverture scritta quasi contemporaneamente al Trio incompiuto, il cui tema principale ha un’assonanza abbastanza evidente con l’attacco del Trio: lavoro dominato da una scrittura ancora mozartiana, ma già ravvivato da una spontaneità inventiva a un passo dalla piena fioritura.

Quando scrisse il Settimino, ossia fra il 1799 e il 1800, Beethoven dominava già la vita musicale di Vienna, sia per la sua bravura di pianista, sia per il favore incontrato come compositore.

Proprio il Settimino gli fece toccare un picco di popolarità: presentato prima in un grande concerto tutto di sue musiche (2 aprile 1800), tra cui la Prima Sinfonia, poi offerto al suo editore, uscì a stampa nel 1802 con dedica alla consorte dell’imperatore.

In un’epoca in cui si usava molto far musica insieme anche in casa, una composizione come questa destava di per sé grande attenzione, con la sua mescolanza di archi (un quartetto) e di fiati (clarinetto, fagotto e corno) trascrivibili all’occorrenza per archi: eventualità prevista da Beethoven stesso. Il successo del Settimino, tuttavia, finì per irritare Beethoven, che ancora anni dopo vedeva preferire questo lavoro ad altri più innovativi (ancora un secolo più tardi Achille Cagna dedicò proprio al Settimino uno dei racconti musicali più significativi della nostra letteratura).

Sette strumenti «tutti obbligati», precisò Beethoven all’editore; intendeva cioè che nessuno può essere espunto, anche se la scrittura è libera e non contrappuntistica; anche le parti apparentemente complementari sono di fatto sostanziali. Il primo movimento ricorre all’artificio dell’introduzione lenta, da cui poi sgorga vivace e dinamico l’Allegro con brio; l’Adagio ha il respiro di una romanza, in cui i vari solisti intrecciano a turno il loro canto. Il Minuetto, con il suo gioco galante di attacchi e di silenzi, fu poi anche ripreso in una Sonatina per pianoforte; segue una forma tra le più appetibili per il pubblico, quella delle variazioni, basate in questo caso su una melodia popolare renana.

Lo Scherzo è la variante rapida e moderna del Minuetto, e Beethoven decide di farli convivere entrambi; infine, un altro movimento con introduzione lenta, che dopo la solennità della Marcia si sfoga in un Presto con il carattere precipitoso e atematico del moto perpetuo, ideale per concludere in trionfo.

Elisabetta Fava

I complessi da camera formatisi in seno all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sono costituiti dalle prime parti e dai professori d’orchestra, che spesso sono protagonisti nella Stagione Sinfonica della Rai sostenendo parti solistiche. Ogni gruppo si propone l’obiettivo di far conoscere e apprezzare le possibilità tecniche ed espressive di ciascuno strumento e delle varie combinazioni, sfruttando la versatilità e la potenzialità dei singoli elementi, presentando un repertorio che va dal periodo classico al contemporaneo. Accolti sempre da un pieno successo di pubblico e di critica, i solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai integrano la loro attività concertistica con registrazioni e proficue collaborazioni con varie case discografiche, unendosi sovente a solisti d’eccezione.