Domenica 15 ore 16 bose

Settembre Musica

Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04 _ 21 settembre 2013 Settima edizione

MAGNANO Monastero di Bose Chiesa Monastica Ecumenica

La Compagnia del Madrigale Cantica Symphonia

Domenica 15.IX.2013 ore 16

Desprez Machault Dufay Gabrieli La Rue Lasso

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Josquin Desprez (1450 ca-1521) Ave Maria / Virgo serena Guillaume de Machault (1300 ca-1377) Kyrie e Gloria dalla Messe de Nostre Dame Guillaume Dufay (1397 ca-1474) Flos florum Guillaume de Machault Credo dalla Messe de Nostre Dame Andrea Gabrieli (1533-1585) Sancta et immaculata Guillaume de Machault Sanctus e Agnus Dei dalla Messe de Nostre Dame Pierre de La Rue (1452-1518) Ave sanctissima Maria Guillaume de Machault Ma fin est mon commencement (strumentale) Ite missa est dalla Messe de Nostre Dame Orlando di Lasso (1532-1594) Salve Regina

La Compagnia del Madrigale Rossana Bertini, Francesca Cassinari, soprani Elena Carzaniga, alto Giuseppe Maletto, Raffaele Giordani, tenori Daniele Carnovich, basso Cantica Symphonia Guido Magnano, organo Marta Graziolino, arpa Svetlana Fomina, Efix Puleo, vielle Giuseppe Maletto, direttore In collaborazione con ComunitĂ Monastica di Bose

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«L

’immagine della polifonia mi perseguita ancora sempre.

Così come io oggi sento un po’ di dolore per non essere con voi, devo pensare che dolore e gioia appartengono alla polifonia di tutta la vita e possono sussistere indipendenti uno di fianco all’altro». Aprile 1944. Dietrich Bonhoeffer da un anno è rinchiuso del carcere di Tegel. È accusato di far parte della cospirazione per l’assassinio di Hitler. Il teologo si sta preparando a un processo che mai verrà celebrato. Proprio le lettere dell’aprile 1944, specie quella del 30 scritta a Eberhard Bethge, segnano l’inizio di una nuova fase del pensiero teologico di Bonhoeffer. Uno dei concetticardine su cui il pastore appunta la sua meditazione è proprio la Polyphonie des Lebens (Pangritz 2000). «La vita non si riduce a una singola dimensione, ma rimane pluridimensionale, polifonica».

Riflettere sulla musica aiuta Bonhoeffer a chiarire il senso di quella che diviene poco alla volta una riflessione cristologica via via più penetrante.

«C’è il pericolo in ogni forte amore erotico, che per esso si perda, vorrei dire, la polifonia della vita. Intendo questo: Dio e la sua eternità vogliono essere amati con tutto il cuore; non in modo che ne risulti compromesso o indebolito l’amore terreno, ma in un certo senso come cantus firmus, rispetto al quale le altre voci della vita suonano come contrappunto. Uno di questi temi contrappuntistici, che hanno la loro piena autonomia e che sono tuttavia relazionati al cantus firmus, è l’amore terreno. […]

Dove il cantus firmus è chiaro e distinto, il contrappunto può dispiegarsi con il massimo vigore; l’uno e l’altro sono “indivisi e però distinti”, come lo sono in Cristo la natura divina e la natura umana. La polifonia in musica non ci è forse per questo così vicina, perché costituisce l’immagine musicale di questo dato di fatto cristologico e quindi anche della nostra vita cristiana?».

La polifonia diventa per Bonhoeffer, ascoltatore della musica di Bach e di Schütz, una potente icona per far luce sull’Arkanum della persona del Cristo, per svelare alla coscienza una fondamentale christologische Tatsache, una verità afferrata proprio grazie alla segreta affinità tra la parola di Dio e la musica dell’uomo.

La toccante riflessione del teologo-martire tedesco contribuisce a dare un senso spirituale più profondo al programma del concerto di questo pomeriggio, un ideale officium liturgico che abbraccia due secoli e mezzo di polifonia, dalla metà del XIV alla fine del XVI secolo.

La polifonia è un portato dell’evoluzione storica della musica occidentale durante il Medioevo. Risalgono al 900 circa le prime fonti scritte che attestano l’uso della pratica polifonica. Fu però durante il XII secolo che la pratica del punctum contra punctum, quando cioè a ogni nota del cantus ne corrisponde una della seconda voce, diede vita ad alcune strutture musicali formali più specializzate rispetto ai primitivi organa a due voci, quali il conductus, il motetus, il rondellus e l’hoquetus. L’evoluzione della polifonia durante il periodo dell’Ars antiqua fu molto ricca, specie in un centro di produzione dinamico come Notre Dame di Parigi,

grazie all’opera dei due grandi magistri Leoninus e Perotinus, che portarono a quattro il numero delle voci.

La progressiva complessificazione del contrappunto richiese un adeguamento della notazione musicale, messo a punto da Philippe de Vitry nel trattato Ars nova notandi del 1322. La radicale ricodificazione del sistema ritmico di notazione consentì lo sviluppo di un’ars subtilior oltremodo complessa e raffinata, grazie al magistero soprattutto di Guillaume de Machault, il più importante poeta e compositore del XIV secolo.

Machault è il primo compositore di musica polifonica di cui ci sia noto il nome. Dal punto di vista storico a lui spetta il merito di aver fatto da ponte tra l’Ars antiqua e l’Ars nova, riuscendo a trovare un sapiente equilibrio tra le vecchie tradizioni e le nuove tecniche. Con la sua ricca e polivalente produzione egli diede un contributo importantissimo nel plasmare i nuovi generi profani e sacri del tardo Medioevo, come la ballata, il lai e il virelai, il rondeau, il mottetto, la messa, l’hoquetus.

Sulla sua vita non abbiamo molte notizie. Nato tra 1300 e 1305 nella Champagne, nel 1323 iniziò la sua carriera come segretario di Jean de Luxembourg, re di Boemia, che accompagnò in molti viaggi in giro per l’Europa centro-settentrionale. Successivamente prestò i suoi servigi a diversi nobiluomini tra cui Carlo II, re di Navarra, il duca Jean de Berry, grande bibliofilo e fine connaisseur di arte, e anche Amedeo VI conte di Savoia. Nel 1340 decise di tenersi il canonicato di Reims e di stabilire qui la sua dimora. La sua vecchiaia, tormentata dalla cecità da un occhio e dalla gotta, fu ravvivata dalla tenera storia d’amore con la giovane nobildonna toute belle Peronne d’Armantières, sua ammiratrice.

La Messe de Nostre Dame ha una notevole importanza storica: è il più antico esempio a noi noto d’intonazione polifonica a quattro voci dell’Ordinarium missae scritta da un solo compositore identificato e concepita come un unicum. In questo senso, essa anticipa di circa settant’anni la prassi della Messa ciclica che diverrà usuale dal 1430 circa in avanti grazie a Guillaume Dufay.

Per molto tempo si è creduto che Machault avesse scritto quest’opera per l’incoronazione di Carlo V nel 1364 a Reims, credenza però non supportata da alcuna evidenza documentaria.

Si è quindi avanzata l’ipotesi che fosse stata composta per una delle principali festività mariane, la Natività, la Purificazione, l’Annunciazione o l’Assunzione. Daniel Leech-Wilkinson, però, fermo restando che essa fu scritta tra 1349 e 1363, avanza l’ipotesi che sia proprio questa la Messa menzionata nell’epitaffio, leggibile fino al XVIII secolo, della tomba in cui erano sepolti Guillaume e suo fratello Jean. In esso si richiedeva, in cambio di un generoso lascito, l’esecuzione una volta all’anno di una Messa di suffragio per le anime dei due fratelli tumulati insieme nella cattedrale di Reims vicino all’altare della Vergine. Questo spiegherebbe perché quest’opera continuò a essere eseguita così a lungo, forse fino al XV secolo.

La Messe de Nostre Dame è un’icona musicale davvero eccellente della pluridimensionalità di cui parla Bonhoeffer. Per la prima volta nella storia è uno solo il compositore, è vero, ma multiformi sono le modalità di scrittura utilizzate, quasi un campionario delle possibilità presenti nella sua epoca in fatto di notazione, ritmo, melodia, contrappunto. Machault compone, in effetti, la sua partitura con un approccio “costruttivista”. Due stili e due tecniche emergono in quest’opera. Vi è in primis lo stile mottestico isoritmico, basato su un raffinato e intricato gioco di rapporti ritmici e melodici tra taleae (strutture ritmiche applicate a melodie preesistenti, come il cantus firmus presente nel tenor del Kyrie, Cunctipotens Genitor, e ripetute a oltranza) e colores (strutture melodiche indipendenti che “colorano” le taleae in modo di volta in volta differente). Questo stile è magistralmente esemplificato dal Kyrie, dal Sanctus, dall’Agnus Dei e dall’Ite missa est. Sopra il tenor, sequenzialmente segmentato in taleae, le voci superiori, triplum, motetus e contratenor, si intrecciano tra loro in libero stile melismatico, usando note di breve durata in contrapposizione alle note lunghe del tenor.

All’estrosa complicazione della tecnica dell’isoritmia si contrappone lo stile “simultaneo”, un contrappunto più semplice nota contro nota, utilizzato nel Gloria e nel Credo, al fine di garantire maggiore comprensibilità del testo, secondo le indicazioni della costitutio pontificia Docta sanctorum patrum promulgata nel 1324-1325 dal papa avignonese Giovanni XXII, che stigmatizza la nuova musica colpevole di «inebriare le orecchie e non curare gli animi» a causa della «moltitudine delle note» che «cancella i semplici ed equilibrati ragionamenti per mezzo dei quali nel canto piano si distingue una nota dall’altra». Il sillabismo verticale di questo secondo stile, in effetti, è quello del conductus, il canto processionale sacro caro ai maestri dell’Ars antiqua. La monotonia dell’omoritmia di questo stile viene di tanto in tanto alleggerita dalla tecnica del discantus, quando note multiple nelle voci superiori corrispondono a note singole nelle voci inferiori.

La Messe di Machault non fu mai concepita come opera da eseguire da sola: veniva dato per scontato che essa dovesse inserirsi in un più ampio contesto liturgico. Gli interpreti del concerto hanno liberamente ipotizzato una liturgia mariana, ma anziché attingere dal repertorio sacro e, perché no, profano del XIV secolo, come altri esecutori in sede di incisione, hanno scelto di ampliare l’orizzonte ai due secoli successivi.

Guillaume Dufay fu il più famoso e influente compositore europeo della metà del XV secolo, ricercato da sovrani di diverse nazioni, papi, principi e nobili. Dalla sua musica quasi tutti i compositori della successiva generazione assorbirono alcuni basilari elementi stilistici. Il mottetto Flos florum adotta lo stile “cantilena”, perché la voce superiore assume un ruolo preminente, ancorché su un canto prevalentemente sillabico, uno stile non molto innovativo, ma molto elegante e raffinato.

Josquin Desprez e Pierre de La Rue sono due fra i maggiori esponenti della scuola franco-fiamminga. Nato in Piccardia, Desprez lavorò a lungo in Italia, tra Milano, Roma e Ferrara.

Autore di una ventina di messe e di un centinaio di mottetti, per la ricchezza dell’invenzione melodica e l’ampia conoscenza del contrappunto, può essere considerato il musicista forse più rappresentativo del Rinascimento. Il mottetto Ave Maria / Virgo serena è una delle poche composizioni di Josquin databile al primo periodo della sua attività compositiva (1476). Per questo motivo appare ancora più straordinaria la perfezione della scrittura polifonica di questo brano composto su un testo mariano formato da strofe riferite a diversi momenti della vita della Madonna.

Notevole è la varietà degli stili che si succedono, dallo stile imitato ai bicinia omoritmici e in contrappunto, dall’omoritmia a quattro parti ai sottogruppi a tre parti.

Molto meno movimentata fu la vita di Pierre de La Rue, la cui carriera si svolse praticamente tutta nell’ambito della Grande chapelle, il prestigioso establishment musicale che ruotava attorno alla corte degli Asburgo in Borgogna di qualità paragonabile a quello della Cappella Sistina di Roma. Al seguito della Grande chapelle, La Rue ebbe modo di compiere viaggi in Spagna e Inghilterra, occasioni proficue per conoscere altri colleghi e perfezionare la propria tecnica polifonica. Il livello di maestria da lui raggiunto non è dimostrato solo dalle oltre trenta messe da lui composte, ma anche dai mottetti, tra i quali Ave sanctissima Maria a sei voci, scritto in stile totalmente canonico come risultato dell’intreccio di tre canoni a due voci.

La polifonia rinascimentale raggiunge i fastigi della perfezione nell’opera del fiammingo Roland de Lassus. Nato a Mons, a soli dodici anni divenne putto cantore al seguito di Ferrante I Gonzaga, con cui compì diversi viaggi in Italia e Francia. Lavorò come maestro di cappella a Napoli e Roma prima di entrare al servizio del duca Alberto V di Baviera a Monaco, presso cui lavorò dal 1560 alla morte. Appartenente alla quinta generazione dei compositori della scuola franco-fiamminga, Lasso fu un compositore incredibilmente prolifico, autore di oltre settanta messe, quasi ottocento mottetti, poco meno di trecento madrigali, oltre trecento canzoni. Nei mottetti, tra i quali compaiono diverse intonazioni del Salve Regina a quattro, cinque, sei e otto voci, spicca, oltre all’assoluta maestria nel contrappunto, una notevole attenzione al dettaglio espressivo della singola parola, in aggiunta alla grande varietà dei raggruppamenti vocali.

Il testimone della scuola fiamminga passò nelle mani della scuola veneziana, della quale l’organista Andrea Gabrieli viene considerato l’iniziatore. Allievo di Adrian Willaert nella basilica di San Marco, nel 1562 si recò in Baviera per conoscere Lasso, con cui avviò un proficuo scambio professionale. Compositore molto prolifico anche lui, Gabrieli pubblicò musica in tutte le forme e gli stili in uso nella Venezia del XVI secolo. Dalle Sacrae cantiones a cinque voci del 1565 proviene il mottetto Sancta et immaculata,

piccolo e raffinato specimen dell’incipiente attenzione ai contrasti di tessitura e di sonorità come causa necessitante del discorso musicale, che sarà il tratto distintivo dello stile polifonico veneziano a cori battenti, che verrà messo a punto dai musicisti della successiva generazione nel XVII secolo.

Ma fin est mon commencement titola il famoso rondeau a tre voci scritto da Machault in doppio canone cancrizans. Deliziosa gemma che invita a terminare con una necessaria petitio principii.

«Et musique est une science», recitano alcuni versi di Machault, capace di curare la «merencolie»: «dovunque ella è porta gioia/i disconfortati riconforta/e non solamente per l’udire/ella fa gioire la gente». Chiuso in un’angustissima cella nei sobborghi di Berlino Dietrich Bonhoeffer non ebbe certo modo di allietarsi con alcun tipo di musica. Nonostante questa privazione, forse non meno dura di tutte le altre, pensare in termini di musica gli consentì di far luce su una fondamentale verità dell’esistenza umana. «Solo quando ci troviamo in questa polifonia la vita diventa completa e, contemporaneamente, sappiamo che non può succedere nulla di funesto finché viene mantenuto il cantus firmus». Una radiosa luce spirituale che lo sorresse fino all’impiccagione, all’alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra. La stessa luce che, a distanza di secoli, continua a promanare dalle sublimi polifonie di Machault e dei suoi insigni successori.

Angelo Chiarle

Ave Maria / Virgo serena Ave Maria gratia plena, Dominus tecum, Virgo serena.

Ave pia humilitas, sine viro fecunditas, cuius annunciatio nostra fuit redemptio.

Ave praeclara omnibus angelicis virtutibus, cuius fuit assumptio nostra glorificatio.

Ave vera virginitas, immaculata castitas, cuius purificatio nostra fuit purgatio.

O Mater Dei, memento mei.

Amen.

Flos florum Flos florum, Fons hortorum, Regina polorum, Spes veniae, Lux laetitiae, Medicina dolorum, Virga recens, Et virgo decens, Forma bonorum, Parce reis, Et opem fer eis In pace piorum.

Pasce tuos, Succurre tuis, Miserere tuorum.

Ave Maria / Vergine serena Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te, Vergine serena.

Ave virtuosa umiltà, fecondità senza concorso d’uomo, la cui annunciazione fu la nostra redenzione.

Ave eccellente sopra tutte le virtù angeliche, la cui assunzione fu la nostra glorificazione.

Ave perfetta verginità, immacolata castità, la cui purificazione fu la nostra liberazione.

O Madre di Dio, ricordati di me.

Amen.

Fiore dei fiori Fiore dei fiori, sorgente dei giardini, regina dei cieli, speranza di perdono, luce di letizia, rimedio al dolore, fresco virgulto, e vergine degna, modello di bontà, perdona i rei, e dà loro aiuto nella pace dei giusti.

Abbi cura dei tuoi fedeli, soccorrili, abbi pietà di loro.

Sancta et immaculata virginitas Sancta et immaculata virginitas, quibus te laudibus efferant nescio: quia quem coeli capere non poterant, tuo gremio contulisti.

Ave sanctissima Maria Ave sanctissima Maria, mater Dei, regina coeli, porta paradisi, domina mundi. Tu es singularis virgo pura. Tu concepisti Jesum sine peccato.

Tu peperisti creatorem mundi in quo ego non dubito.

Ora pro me Jesum dilectum tuum et libera me ab omnibus malis.

Salve Regina Salve Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo, et spes nostra, salve.

Ad te clamamus, exsules fili Hevae.

Ad te suspiramus, gementes et flentes in hac lacrimarum valle.

Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte.

Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exsilium ostende, o clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

Verginità santa e immacolata Verginità santa e immacolata, non so con quali inni ti celebrerò: poiché tu hai portato nel tuo seno colui che i cieli non potrebbero contenere.

Ave Maria santissima Ave Maria santissima, madre di Dio, regina del cielo, porta del Paradiso, signora del mondo.

Tu sei la sola vergine pura.

Tu hai concepito Gesù senza peccato.

Tu hai generato il creatore del mondo di cui non dubito.

Prega per me il tuo amato figlio Gesù e liberaci da tutti i mali.

Salve Regina Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.

A te ricorriamo, noi esuli figli di Eva. A te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime.

E dunque, o nostra avvocata, i tuoi occhi misericordiosi a noi rivolgi.

E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo grembo, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

La Compagnia del Madrigale è attualmente il più accreditato gruppo madrigalistico a livello internazionale.

La formulazione dell’appellativo Compagnia del Madrigale, nasce dal franco rapporto d’amicizia che lega i componenti del gruppo dopo le innumerevoli esperienze condivise in giro per il mondo per circa un ventennio.

I membri storici del gruppo, Rossana Bertini, Giuseppe Maletto e Daniele Carnovich (dotati ciascuno di un curriculum di grande importanza e di notevole rilevanza artistica sviluppata individualmente al di fuori dell’impegno madrigalistico) lavorano fianco a fianco ormai da oltre vent’anni, e con la loro pluriennale esperienza e specializzazione hanno fattivamente contribuito a portare all’indiscusso livello artistico il Concerto Italiano prima e La Venexiana poi.

Le loro voci si possono ascoltare in decine di registrazioni che hanno ottenuto i premi più prestigiosi e ambiti (Diapason d’Or de l’Année, Grammophone Award, Premio Cini, tra gli altri) e hanno meritato entusiastici apprezzamenti negli innumerevoli concerti all’interno dei più rinomati festival di musica antica, tanto in Italia come in Europa, Stati Uniti, Canada, Israele, Russia, Giappone, America Latina.

Il gruppo di oggi è autogestito. Si è rifondato nel 2008 con questo nuovo nome e senza la presenza di un direttore, con l’integrazione di Francesca Cassinari, Elena Carzaniga, Raffaele Giordani e Marco Scavazza, anch’essi dotati di invidiabili curricula artistici.

Oltre alla sua attività autonoma La Compagnia del Madrigale collabora con la Radio-Televisione della Svizzera Italiana, sotto la direzione di Diego Fasolis e con il prestigioso supporto del gruppo strumentale I Barocchisti. Il primo frutto di questa collaborazione è stata la produzione di un video dedicato all’Amfiparnaso di Orazio Vecchi, cui ha fatto seguito la registrazione del Primo libro di madrigali di Palestrina, nell’ambito del progetto di registrazione dell’intera opera del compositore, con la consulenza musicologica di Francesco Luisi.

Nel 2011, per l’editrice Arcana, La Compagnia del Madrigale ha pubblicato una raccolta di madrigali sui testi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, accolto molto favorevolmente dalla critica.

L’etichetta Glossa ha da poco pubblicato il Sesto libro di madrigali di Gesualdo (premiato con Diapason d’Or e Choc di «Le Monde de la Musique»), al quale faranno seguito i Responsoria. Inoltre, sempre per Glossa, sono in uscita il Primo libro dei madrigali a cinque voci e il Quinto libro dei madrigali a sei voci di Luca Marenzio.

L’ensemble vocale e strumentale Cantica Symphonia è nato nel 1995 per iniziativa di Giuseppe Maletto e Svetlana Fomina; sin dalla sua fondazione si dedica al repertorio polifonico compreso tra la seconda metà del XIV e l’inizio del XVI secolo ed è diventato col tempo uno tra i più apprezzati interpreti in tale ambito. Il gruppo è composto da cantanti e strumentisti con una consolidata esperienza in questo repertorio, acquisita collaborando con i gruppi più affermati a livello internazionale. Le esecuzioni di Cantica Symphonia sono il risultato di un approfondito lavoro di analisi condotto sulla base delle fonti originali, con una ricerca particolarmente attenta a sviluppare un’interazione fra voci e strumenti totalmente finalizzata a far emergere tutta la ricchezza strutturale ed espressiva. Da sempre fulcro dell’attività del gruppo sono lo studio e l’esecuzione del repertorio di Guillaume Dufay, primo musicista “moderno” la cui creatività ha illuminato la sua epoca e guidato la musica europea nel complesso passaggio tra Medioevo e Rinascimento.

Dal 2005 Cantica Symphonia incide in esclusiva per la prestigiosa etichetta Glossa di Madrid, con la quale ha pubblicato cinque cd, tutti premiati con il Diapason d’Or. Il primo di questa serie, realizzato in collaborazione con l’Università di Torino, che si intitola Quadrivium ed è dedicato ai mottetti di Dufay, ha ricevuto il prestigioso Diapason d’Or de l’Année 2005 e lo Choc di «Le Monde de la Musique».

Nel 2000 il gruppo ha inciso un cd per la collana Tesori del Piemonte della Opus 111 contenente brani dell’Ars nova francese tratti dal Codice di Ivrea. In precedenza Cantica Symphonia ha realizzato, con la collaborazione di Kees Boeke in qualità di direttore ospite, una serie di cd pubblicati da Stradivarius dedicati ai mottetti di Costanzo Festa e a composizioni sacre di Guillaume Dufay, accolti con entusiasmo dalla critica. Lo stesso caloroso consenso è stato ottenuto nei numerosi concerti in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Estonia, Slovenia e Marocco, e nelle partecipazioni ai Rencontres de Musique Médiévale du Thoronet (2003, 2004 e 2012), al Festival van Vlaanderen di Bruges e Anversa, ai Tage alter Musik di Regensburg, a Les Concerts Parisiens, MITO SettembreMusica, Ravenna Festival e all’Unione Musicale di Torino. Cantica Symphonia si è esibito inoltre nella Cappella Sistina e al College des Bernardins di Parigi, ha partecipato al Festival Oude Muziek di Utrecht nel 2011 con tre concerti. I compositori Filippo Del Corno, Carlo Galante e Yakov Gubanov hanno scritto dei brani per Cantica Symphonia.

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