Soia biologica

SOIA BIOLOGICA: DALLA SEMINA ALL’ALIMENTAZIONE BOVINA

A cura di

MIRKO PIANI Anno scolastico 2016/2017

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SOIA BIOLOGICA: DALLA SEMINA ALL’ALIMENTAZIONE BOVINA

GESTIONE DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO IL REGOLAMENTO BIOLOGICO

MATEMATICA EQUAZIONE DI VERHULST << E’ un modello matematico che rende possibile l’individuazione dell’entità di popolazione dei fitofagi, dato saliente per il controllo biologico per antagonisti naturali >>

PRODUZIONI VEGETALI LA SOIA BIOLOGICA E LE TECNICHE DI COLTIVAZIONE

ECONOMIA BILANCIO DI UN ETTARO DI SOIA << E’ vero che nel biologico non si guadagna? >>

GENIO RURALE CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E ROBOTIZZAZZIONE DI UNA STALLA BIOLOGICA << fabbricati d’avanguardia per garantire il benessere animale e diminuire i costi di produzione >>

PRODUZIONI ANIMALI LA REINTEGRAZIONE DELLA SOIA NELL’ALIMENTAZIONE DI BOVINI DA LATTE IN ALLEVAMENTO BIOLOGICO << come viene utilizzata la soia in una razione alimentare tipo? >>

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INDICE

pagina PREMESSA

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1. REGOLAMENTO BIOLOGICO - CONVERSIONE DA CONVENZIONALE A BIOLOGICO - PRODUZIONE BIOLOGICA E COMMERCIALIZZAZIONE

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2. SOIA

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CENNI STORICI - Abstract

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CENNI COMMERCIALI UTILIZZAZIONE CLASSIFICAZIONE BOTANICA DESCRIZIONE MORFOLOGICA CICLO PRODUTTIVO ESIGENZE PEDOLOGICHE ESIGENZE AMBIENTALI ESIGENZE NUTRIZIONALI VARIETA’ TECNICHE COLTURALI PREPARAZIONE DEL TERRENO SEMINA CONCIMAZIONE CONTROLLO DELLA FLORA AVVENTIZIA CONTROLLO DELLE AVVERSITA’ IRRIGAZIONE RESE E RACCOLTA SCHEDA DELLE MALATTIE FUNGINEE DELLA SOIA SCHEDA DELLE AVVERSITA’ DELLA SOIA: ACARI E INSETTI SCHEDA DELLE PRINCIPALI INFESTANTI DELLA SOIA - Dicotiledoni - Monocotiledoni

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APPROFONDIMENTO

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EQUAZIONE DI VERHULST: RENDE POSSIBILE LA STIMA DELLO SVILUPPO DELLE AVVERSITA’

3. COLTIVAZIONE BIOLOGICA -

LAVORAZIONI E TECNICHE AGRONOMICHE

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17 17 18 19 19 20 20 21 21 21 22 23 23 24 24 25 27 29 32

32 32

37 38

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4. BILANCIO UNITARIO - CONVERSIONE AL REGIME BIOLOGICO - MANTENIMENTO DELLE PRATICHE BIOLOGICHE - COMPARAZIONE TRA I GUADAGNI DEL BIOLOGICO E DEL -

CONVENZIONALE GUADAGNI DOVUTI ALLA REINTEGRAZIONE IN STALLA DELLA SOIA BIO

5. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DI BOVINI DA LATTE - CARATTERISTICHE DEL FABBRICATO - TECNOLOGIA COSTRUTTIVA DEL FABBRICATO - VENTILAZIONE - TECNOLOGIE APPLICABILI ALLA STALLA DA LATTE -

Autoalimentatori Robot di mungitura

6. ALIMENTAZIONE BIOLOGICA DI BOVINI DA LATTE -

LA SOIA BIOLOGICA NELL’ALIMENTAZIONE DI BOVINE DA LATTE COME ESEGUIRE IL CALCOLO DI UNA RAZIONE ALIMENTARE CALCOLO DEI FABBISOGNI DI MENTENIMENTO E DI PRODUZIONE CALCOLO DELLA CAPACITA’ D’INGESTIONE DELLA SOSTANZA SECCA CALCOLO DEL FABBISOGNO DI FIBRA COMPOSIZIONE PERCENTUALE DEGLI ALIMENTI RAZIONE ALIMENTARE GIORNALIERA PER VACCHE DA LATTE

COLLABORAZIONI SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA

40 41 42 42 43 43

44 46 47 47 48 48 49 51 52 52 53 54 54 55 55

57 57 58

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PREMESSA La scelta dell’argomento del biologico nasce dalla curiosità di comprendere il più possibile le reali regole e dinamiche che strutturano e rendono possibile l’applicarsi di tale metodo sostenibile nella lotta e nella produzione Sempre più motivato nel voler dare una risposta contraria ai tanti agricoltori e studenti che affermano che “il biologico è impossibile” e che “nel biologico non si guadagna”, ho scelto di entrare in profondità nell’argomento e di verificare se a sbagliare sono io (che credo molto nel potenziale sostenibile, salutare ed economico del BIO) o loro.

Questo elaborato persegue perciò il mio obbiettivo e tratta l’agricoltura biologica nelle sue diverse facce: regolamenti, tecniche di coltivazione, allevamento, mercato, costruzione rurali, ect Essendo molto vasto il mondo del biologico, e non potendo trattarlo interamente, ho avuto la necessità di orientare e sviluppare la mia ricerca su un singolo e particolare argomento: la soia.

Questa è stata scelta a seguito di un lungo percorso di ragionamenti, che han visto come argomento principale il pomodoro, la permacoltura, e la sostenibilità delle lavorazioni del terreno.

A termine del processo di decisione dell’argomento del mio percorso di studio, ho deciso di soffermarmi sulla soia biologica per alcuni motivi principali quali: - La maggior “facilità” nel poter reperire informazioni sulla coltura e sulle tecniche biologiche su di essa applicabili; - Le molteplici destinazioni d’uso della soia; - L’esistenza di un mercato di prodotti biologici in continua crescita e l’affermarsi nelle città dei “Vegan restaurant”; - L’uso della soia come sostitutiva alla carne nelle diete vegane e vegetariane; - La conoscenza di aziende agricole e allevamenti, di grandi dimensioni, che operano solo nel biologico e che riescono ad ottenere un guadagno positivo a fine anno e a essere competitive sul mercato, come l’azienda agricola Parigi Paolini di Bando d’Argenta (FE), Punto verde di Savignano sul Panaro (MO) e l’allevamento biologico di bovini da latte della famiglia Montagnini di S. Pietro in Casale (BO).

La scelta dell’argomento è quindi stata incentrata nel voler dimostrare che è possibile essere biologici e contemporaneamente guadagnare, e che quindi non è necessariamente vero che se sei biologico sei destinato ad un fallimento come molti affermano,.

La scelta dell’inserimento nell’elaborato di buona parte delle materie trattate durante l’anno scolastico, si basa sul voler dimostrare la mia capacità, acquisita durante gli anni di studio, di poter creare collegamenti multidisciplinari che operano all’infuori delle singole materie di studio.

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1.

REGOLAMENTO BIOLOGICO

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In agricoltura biologica la tutela dell’ambiente e la salute del consumatore sono al primo posto tra gli obbiettivi cui aspira la produzione BIO. A tal scopo, a partire dal 2007 ad oggi, l’Unione Europea ha normato ed emanato una serie di regolamenti finalizzati a stabilire delle linee guida obbligatorie nella produzione biologica.

Tali regolamenti nella loro composizione applicano regole al processo produttivo partendo dalla produzione, estensiva e zootecnica, alla trasformazione ed alla vendita.

Per quanto riguarda la comunità europea i regolamenti risultano essere:  Regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (Cee) n.

2092/91.  Regolamento (Ce) n. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008 recante le modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli.  Regolamento (UE) n. 271/2010 della Commissione del 24 marzo 2010 recante modifica del regolamento (Ce) n. 889/2008, recante modalità di applicazione del regolamento (Ce) n. 834/2007, per quanto riguarda il logo di produzione biologica nell’Unione Europea.

All’articolo 1 del Reg. (Ce) n. 834/2007 la produzione biologica viene definita come:

<< […] un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale. >> Da tale articolo vengono ben espressi gli obbiettivi della produzione biologica, ovvero la creazione di prodotti ottenuti tramite sostanze e procedimenti naturali, la creazione e la tutela di un mercato adibito solo a prodotti biologici e la tutela dell’ambiente, dei consumatori, degli animali e dello sviluppo rurale.

CONVERSIONE DA CONVENZIONALE A BIOLOGICO Un imprenditore agricolo il quale vuole portare la propria azienda nel mercato dei prodotti bio (i quali devono essere per almeno il 95% ottenuti da prodotti di derivazione biologica) deve attuare alla propria azienda un iter di conversione.

Tale passaggio implica un procedimento burocratico e agricolo suddivisibile in tre momenti:  Procedure di ammissione al sistema di controllo;  Procedure di certificazione;  Mantenimento della qualifica di operatore controllato.

Come primo passo per la conversione l’imprenditore deve recarsi presso un utente istituzionale (operatore CAA, operatore Regione o Provincia Autonoma, delegato regionale, funzionario MiPAAF) e far domanda di assoggettarsi ad un ente certificatore, il quale, durante tutto il processo 10

di conversione a biologico e di produzione biologica, ispezionerà l’azienda per verificare la corretta applicazione delle direttive contenute nei regolamenti sopracitati.

I principali enti certificatori ed organismi di controllo per le produzioni biologiche in Emilia Romagna sono Il Consorzio Controllo Prodotti Biologici (CCPB), Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (ICEA) e Bioagricert.

Successivamente all’assoggettamento ad un OdC (organismo di controllo) è necessario effettuare, sempre tramite gli utenti istituzionali, una “notifica di inizio attività con metodo biologico”.

La “notifica” è una dichiarazione d'impegno da parte di chi la sottoscrive, a:  assoggettare l'azienda al sistema di controllo tramite un OdC, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Forestali;  osservare le norme comunitarie e nazionali;  accettare le misure sanzionatorie previste in caso d'infrazione.

Chi si sottopone al controllo dovrà perciò tenere dei registri aziendali che permettano di effettuare le verifiche necessarie da parte dell'OdC o delle autorità competenti. Inoltre entro il 31 gennaio di ogni anno dovrà inviare all'Organanismo di Controllo il Piano annuale di Produzione (PAP).

Una volta che la notifica di inizio attività arriva all’OdC prescelto, quest’ultimo si impegna ad effettuare un primo controllo e dichiarare l’attestato di conformità alle pratiche biologiche, in caso di non corrispondenza ai criteri di valutazione, viene indicato dagli OdC come superare tale inadeguatezza in tempi limitati.

Il periodo che intercorre tra la data in cui avviene la prima notifica d’attività e la data della raccolta del primo prodotto certificato BIO viene denominato “conversione”.

Generalmente il periodo di conversione varia da:  2-3 anni per le colture erbacee  6 mesi per gli allevamenti zootecnici da latte  12 mesi per gli equini e i bovini da carne.

Una volta avvenuta la conversione ai metodi biologici essi vanno mantenuti per almeno cinque anni.

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PRODUZIONE BIOLOGICA E COMMERCIALIZZAZIONE

Trascorso il periodo di conversione, la produzione ottenuta è ora commercializzabile come prodotto di origine biologica, e viene munito del logo caratteristico della produzione biologica.

Tale logo indica che la produzione dell’alimento o della materia prima è stata svolta secondo i regolamenti della produzione biologica e senza l’utilizzo di prodotti OGM. Nell’etichetta del prodotto alimentare oltre alle informazioni merceologiche (ingredienti, peso, modalità di conservazione, etc.) il prodotto biologico per legge deve riportare sull’etichetta importanti e obbligatori elementi identificativi, quali risultano essere: 1) il logo comunitario 2) il numero di codice attribuito all'operatore controllato 3) il codice attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) 4) la dicitura "prodotto biologico" 5) la dicitura "agricoltura UE" o "agricoltura NON UE"

Tutti gli alimenti derivanti da agricoltura biologica, ovunque siano stati prodotti, provengono da aziende certificate che registrano la totale rintracciabilità su specifici registri ufficiali a disposizione per ogni controllo e ispezione.

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2. SOIA

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CENNI STORICI La soia, le cui prime coltivazioni risalgono a 5.000 anni fa nell’Asia orientale, successivamente alla scoperta dell’America nel 1492 con i grandi scambi commerciali, ha subito una grande distribuzione mondiale a partire dal 1600 circa, arrivando in Africa, Europa e nel “nuovo continente”. Furono questi i luoghi, dopo l’Asia, in cui la soia si instaurò più facilmente, ma senza avere grande utilizzo.

Le famiglie contadine americane, le quali praticavano un’agricoltura di subsidenza, nel 1700 gestivano l’alimentazione del bestiame principalmente con erba medica, poiché quest’ultima contiene sia proteine che fibra.

Ma partire dal 1769 con la scoperta dei benefici alimentari della soia, questi ultimi iniziarono a nutrire le proprie vacche con semi di soia, poiché aveva un prezzo minore rispetto alla medica ed un maggiore contenuto di proteine.

Per i successivi anni in America e nel resto del mondo all’infuori dell’Asia la soia venne coltivata solamente per sfamare gli animali sia da latte che da carne.

Con la Grande crisi americana del 1929 la popolazione soffriva la fame e le industrie si impoverirono.

Henry Ford, il quale necessitava di vernici a basso costo per le proprie automobili, investì grandi capitali nello studio del seme di soia scoprendone le capacità di azotofissazione, l’elevato contenuto di proteine e di oli e da questi ultimi ne ottenne una vernice armonizzatrice per automobili.

Ford divenne nel 1932 un grande leader nel mondo della soia e ottenne nel 1941 un prototipo di automobile la “soybean car “ costruita con plastica e con le vernici vegetali ottenute dalla soia.

Tale prototipo ebbe un ottimo commercio durante la seconda guerra mondiale, periodo nel quale il ferro veniva utilizzato esclusivamente per la fabbricazione d’armi.

La soia inoltre durante la Grande crisi, grazie al suo elevato quantitativo di proteine, sfamò i fabbisogni proteici della popolazione che non poteva permettersi il consumo di carne a causa dei prezzi troppo elevati.

Per questo a partire dal 1929 e negli anni a seguire, in tutto il mondo, la soia iniziò ad essere coltivata anche per l’uso alimentare umano oltre che per la produzione di foraggi e l’utilizzo industriale.

ABSTRACT

Soybean starts to be cultivated five thousand year ago in the east of Asia. later than the discovery of America, with the global trade (1) soybean was imported in Africa, Europe and America.

In the “ New world “ soybean was cultivated for feeding animals.

In 1929 due to the Big American depression people were hungry and in according with the important research of Henry Ford about soybean, they started to eat soybean like a substitute to the meat.

Henry Ford later than his research produced an economic car called “soybean car” which was built with plastic and vegetable paints obtained from the soybean oil.

That car during the Second Worldl War when the iron were used to produce weapons, was particularly sent because it had an economic price.

Later than the 1929 farmers started to grow soybean in order to feed the population.

Soybean was cultivated for feeding families and animals and for industries.

(1) Commercio mondiale

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CENNI COMMERCIALI Attualmente, in Italia, questa coltivazione gode di un grande sviluppo sia sul piano economico che agricolo, in quanto rappresenta una delle principali fonti vegetali di olio e proteine, utili sia all’uso alimentare umano che zootecnico.

Riconosciuta l’importanza economica ed alimentare della soia, nel 2014 Sipcam Italia e Cortal Extrasoy fondano l’associazione italiana “Soia Italia”. Tale associazione, che non ha scopo di lucro, ha come obiettivi: la promozione della coltura della soia all’interno del territorio italiano, e la diffusione della conoscenza e della ricerca di metodi di coltivazione sostenibili per quanto riguarda l’ambiente.

Le proteine vegetali e la soia in particolare sono al centro dell'attenzione della politica agraria comunitaria (PAC) e nazionale. La nuova PAC ad esempio obbliga ad effettuare le rotazioni ed inserisce misure come il greening ed il sostegno accoppiato, i quali favoriscono la coltivazione della soia ed una maggiore professionalità nella gestione di questa coltura.

UTILIZZAZIONE La soia nel mercato alimentare mondiale trova un ampio spazio nel settore dei cibi vegetariani e vegani, i quali negli ultimi anni stanno avendo un’importanza sempre maggiore tra gli scaffali dei supermercati.

SEMI DI SOIA

ALIMENTAZIONE ZOOTECNICA

ALIMENTAZIONE UMANA Consumo diretto  Seme tostato  Germogli  Zuppa

Derivati     

Prodotti da seme tostato  Prodotti dietetici  Focacce e cracker  Ingredienti per caramelle  Caffè  aromi

Enzimi Formaggio Latte Salse Cibi orientali

   

Sfarinati di soia Seme integrale Seme tostato Soia da pannello di estrazione

INDUSTRIA AGROALIMENTARE Prodotti proteici

Prodotti oleosi

Farine non sgrassate      

Pane Caramelle Dolci Semifreddi Crostate Bevande per l’infanzia

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CLASSIFICAZIONE BOTANICA La soia appartenente alla famiglia delle Leguminosae (o Fabaceae), al genere Glycine, ed è distinta in tre differenti specie: Soia  Glycine soja, specie selvatica spontanea dell’Asia nome comune Famiglia centro-orientale Leguminosae  Glycine max, specie coltivata che deriva da G. soja Sottofamiglia Papilionoideae  Glycine gracilis, specie con caratteristiche intermedie Tribù Phaseoleae tra le due precedenti.

Specie

Glycine max L.

Tutte e tre le specie hanno stesso numero cromosomico 2n = 40, e sono interfertili, ovvero sono in grado di impollinarsi tra di loro e dare origine a ibridi.

DESCRIZIONE MORFOLOGICA Glycine max, come leguminosa da granella, ha un apparato radicale a fittone (1), composto da quattro palchi di radici secondarie, con capacità di approfondimento fino a 150 cm.

A livello ipogeo tale coltura instaura un rapporto simbiotico con i batteri azotofissatori Bradyrhizobium japonicum i quali sviluppano dei tubercoli radicali nel punto in cui si instaurano.

Tali batteri sono in grado di assimilare l’azoto atmosferico e renderlo assimilabile per la pianta, rendendo così la soia autosufficiente a livello nutrizionale per quanto riguarda il fabbisogno di azoto.

Il fusto (2) o stelo della soia appare eretto, ricoperto di peletti bruno - grigiastri, poco ramificato e generalmente a sviluppo indeterminato ovvero che ha un’altezza di circa 150cm, con 20-22 nodi ed internodi, e al termine dello stelo non vi è nessuna infiorescenza.

Altre specie, invece, risultano avere uno sviluppo determinato ovvero che hanno un’altezza dello stelo di circa 130cm composto da 8 -14 nodi e terminante con un’infiorescenza apicale.

Le foglie (3) della soia, oltre alle prime cotiledonari che vengono emesse durante la germinazione, possono essere di due diverse tipologie:  unifogliate: sono due, relative al primo nodo e opposte;  trifogliate: tutte le altre foglie della pianta, e sono alterne, distiche ( ovvero in posizioni opposte tra loro rispetto all’asse cui sono ancorate), verdi fino a maturazione, di forma romboidale o lanceolata, con numerosi stomi nella pagina inferiore ed di una lunghezza variabile da 4 a 20 cm e larghezza compresa dai 3 ai 10 cm.

I fiori (4), di colore bianco o viola, in gruppi di due o cinque Composizione seme di formano i racemi, ovvero infiorescenze allungate, collocate alle soia ascelle delle foglie, sul quale asse si inseriscono i fiori nelle specie Proteine 40% indeterminate, mentre in quelle a sviluppo determinato il racemo è Grassi (oli) 18% apicale.

Cellulosa ed Il frutto (5) ottenuto è un baccello villoso (= peloso), appiattito, 17% emicellulosa pendulo e contenente da uno a cinque semi. In una pianta Zuccheri 14% possono essere presenti da due a quaranta baccelli.

Ceneri 6% I semi (6) sono di forma tondeggiante, di colore variabile dal verde fibra 5% al giallo e al nero, essi sono il vero prodotto della coltura che vengono utilizzati nell’alimentazione, poiché (specialmente nei cotiledoni) sono molto ricchi di oli (18%) e proteine (40%).

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(1)

(3) trifogliata

(2)

(3)

(3)

cotiledonari

unifogliata

(4)

(5)

(6)

CICLO PRODUTTIVO La soia ha un ciclo biologico annuale suddiviso in due fasi: una vegetativa ed una riproduttiva.

Nella fase vegetativa il seme imbibendosi rapidamente di acqua, emette con altrettanta velocità la radichetta e la piumetta.

Una volta che l’emergenza è avvenuta, e la plantula ha raggiunto un’altezza di 2-3 cm iniziano a crearsi i primi tubercoli radicali (la cui attività può essere verificata rimuovendo una pianta dal terreno e spezzandone uno, se quest’ultimo appare di una colorazione rossa significa che è in atto il processo simbiotico, viceversa se appare bianco). Successivamente alla fase cotiledonare segue la comparsa dei nodi e delle rispettive foglie. Le prime foglie ad essere emesse sono quelle unifogliate del primo nodo.

Tubercoli radicali sulla soia

La fase riproduttiva va dalla fioritura alla maturazione. La fioritura nelle specie a sviluppo indeterminato dura da tre a cinque settimane, mentre in quelle a sviluppo determinato è più breve.

La fecondazione è autogama, ovvero il polline feconda l’ovario del fiore d’appartenenza.

Le dimensioni massime dei baccelli vengono raggiunte tra i 30 ed i 40 giorni dall’antesi (= fioritura), mentre la durata complessiva del ciclo della coltura varia dai 75 ai 200 giorni a seconda della varietà.

Gli stadi fenologici vengono espressi in relazione alle due fasi sopra riportate.

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Stadi fenologici di crescita vegetativa (V)

VE VC V1 V2 V3 V(n) R1 R2 R3

Stadi fenologici di crescita riproduttiva (R)

R4 R5 R6 R7 R8

Emergenza cotiledoni Primo nodo e completo sviluppo foglia unifogliata Secondo nodo e completo sviluppo della foglia trifogliata Unifogliata e prime tre foglie trifogliate Unifogliata e prime (n) foglie trifogliate Fiore aperto su almeno un nodo del fusto principale (inizio antesi) Fiore aperto in almeno uno dei due nodi più apicali del fusto principale aventi una foglia completamente sviluppata Baccello lungo 5mm su almeno uno dei quattro nodi più apicali del fusto principale aventi una foglia completamente sviluppata Baccello lungo 2cm su almeno uno dei quattro nodi più apicali del fusto principale aventi una foglia completamente sviluppata Seme di 3mm nel baccello su almeno uno dei quattro nodi più apicali sul fusto principale con una foglia sviluppata Baccello con un seme verde che riempie l’intera cavità su almeno uno dei quattro nodi più apicali Uno dei baccelli sul fusto principale ha completamente acquisito il colore della maturità Il 95% dei baccelli della pianta ha acquisito il colore della maturità

ESIGENZE PEDOLOGICHE La soia non predilige terreni particolari, ma si adatta facilmente a quelli argillosi, organici, poco fertili, acidi (fino a pH 5.5) e a quelli leggermente salini. In terreni troppo umidi e sciolti evidenzia stati di sofferenza.

ESIGENZE AMBIENTALI La soia è una pianta macroterma, che necessita di temperatura comprese tra i 9 ed i 25°C. Per quanto concerne al fotoperiodismo la soia risulta essere una pianta brevi diurna. Nelle varietà

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precoci da secondo raccolto la necessità di luce non viene rispettata in quanto risultano essere per la maggior parte fotoindifferenti.

Le temperature ottimali nelle fasi fenologiche sono:  25°C in germinazione  22-25°C durante l’accrescimento  24-26°C in fioritura, e temperature superiori ai 33°C od inferiori ai 15°C in tale fase causano una riduzione dell’allegagione  23-24°C in maturazione.

ESIGENZE NUTRIZIONALI si apporta in pre-aratura una quantità di letame tale da soddisfare i fabbisogni di La soia soffre sia per carenze che per eccessi fosforo e potassio, ma che non superi i limiti idrici, e nonostante sia resistente alla siccità imposti dalla direttiva Nitrati per quanto essa non può essere coltivata senza irrigazione. concerne l’azoto.

Azoto (N) Eccessi idrici durante le fasi di germinazione e di riempimento del seme risultano essere (*) si ricorda che nell’apporto di ammendanti naturali si deve rispettare la direttiva Nitrati particolarmente dannosi alla produzione.

91/676/CEE che impone un apporto massimo Le esigenze di macroelementi da apportare di 170kg/ha/anno di azoto. artificialmente alla soia si riducono a fosforo e 50 kg/ha in pre-aratura potassio in quanto, grazie al rapporto simbiotico Fosforo (P) stipulato con il rizobio azoto fissatore, la pianta Potassio (K) 80 kg/ha in pre-aratura. durante il ciclo biologico produce dai 60 ai 180 kg/ha di azoto riuscendo ad essere autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno di azoto.

Coltura

prodotto

soia

Granella

Asportazioni dei principali tre macroelementi Azoto (% s.s) Fosforo (P2O5 - % s.s) Potassio (K2O - % s.s) med min max med min max med min max 6.6 5.0 7.5 1.7 1.5 1.8 2.7 2.2 5.1

VARIETA’ Le varietà coltivate di soia stimate sono almeno quattrocento, di cui duecento iscritte al Registro Nazionale Italiano.

Le varietà commercializzate vengono distinte in base a:  Precocità (precoci, medie, tardive)  Produttività (alta, media, bassa)  Composizione e forma del seme (% proteine, % oli, seme giallo, seme verde, ect)  Struttura della pianta (indeterminata, determinata, ect)  Resistenza alle malattie (cimice verde, peronospora, ect).

La composizione del seme e la forma determinano la destinazione d’uso:  Uso industriale, per produrre olio e proteine se il seme è giallo e difficile alla cottura;  Foraggio se il seme è giallo ;  Alimentazione umana, se il seme è giallo o verde di facile cottura.

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All’interno delle tre destinazioni d’uso le varietà vengono distinte in base alla precocità del ciclo produttivo (da 75 a 200 giorni) in tredici gruppi di maturazione: questi vanno da 000 per le precocissime, a 00, 0, I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII,IX, X per le tardive.

Tra un gruppo e l’altro c’è una differenza di circa dieci giorni sulla durata del ciclo produttivo.

Nell’areale dell’Emilia le varietà utilizzate trovano spazio dalle varietà 0 alle 2- .

TECNICHE COLTURALI Nella coltivazione biologica della soia da granella le tecniche di coltivazione si distinguono da quelle convenzionali per il controllo delle infestanti, la gestione degli elementi nutritivi ed il controllo delle avversità.

La lotta alle infestanti ed alle avversità fitofaghe viene effettuata principalmente applicando la rotazione delle colture, ed impedendo la monosuccessione.

Ad esempio, per la soia, che è una coltura miglioratrice, è ottimale una rotazione quadriennale del genere coltura da rinnovo- - miglioratrice - depauperante - rinnovo come può essere mais - soia frumento - bietola .

Secondo quanto riportato sul disciplinare della produzione biologica, Reg. (ce) 834/2007, la soia non deve seguire nell’avvicendamento colza, girasole e fagiolo, ma deve trascorrere almeno un anno tra una e l’altra coltura, poiché esse hanno malattie ed infestanti simili. È inoltre favorita la rotazione con cereali autunno - vernini o cereali estivi.

PREPARAZIONE DEL TERRENO Per quanto riguarda le lavorazioni del terreno per la coltivazione di soia, che è sensibile ai ristagni idrici, si devono effettuare sistemazioni idrauliche utili allo sgrondo delle acque applicando un’adeguata baulatura. La messa a dimora di tubi drenanti e/o la predisposizione di un efficiente sistema di fossi aiuta nel garantire l’allontanamento delle acque.

Le lavorazioni devono essere effettuate rigorosamente durante lo stato di “tempera” o di gelo.

In agricoltura biologica la preparazione del terreno risulta essere un efficiente profilassi per il controllo delle malerbe, poiché le lavorazioni, oltre che preparare il letto di semina, eliminano ed interrano le infestanti.

SEMINA Le operazioni di semina in regime biologico possono essere effettuate solamente se si è in possesso di semente certificata biologica, ovvero che proviene da coltivazione biologica da seme.

Se non si è in grado di reperire tale semente sul mercato, si deve effettuare almeno 30 giorni prima della semina una richiesta di deroga (vedi sotto) all’ente certificatore per l’utilizzo di semente proveniente da produzione convenzionale .

I semi di soia atti ad essere seminati, per il disciplinare di produzione biologica, possono essere inoculati ma non conciati, in quanto è consentita l’inoculazione con il batterio azotofissatore Bradyrhizobium japonicum essendo quest’ultimo un organismo vivente.

La semina deve avvenire con temperature di almeno 13°C nell’Italia settentrionale e deve essere effettuata con attrezzature che consentano una semina di precisione avente distanze di 40- 45cm tra le file, 5-6cm sula fila ed una profondità di 3cm.

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La densità di semina per metroquadro deve essere leggermente più elevata per compensare ed evitare le possibili perdite di semente dovute a piccoli roditori, volatili ed insetti che attaccano e si nutrono del seme non conciato.

Oggetto: Richiesta di deroga per l’utilizzo di sementi o materiali di moltiplicazione convenzionali in agricoltura biologica Ai sensi dell’articolo 7 comma 5 del D.M 18354 del 27 novembre 2009 con la presente si chiede la deroga per l’utilizzo di semente/materiale di moltiplicazione vegetativo non proveniente da agricoltura biologica precisando che la data prevista per la semina/impianto è: ………………………

Il materiale richiesto è il seguente:

     

Sementi Astoni, Barbatelle Tuberi Bulbi Piantine ortive destinate a pianta porta-seme Altro (Descrivere) ……………………………..

Specie

Varietà

Organismo di controllo biologico cui l’azienda è assoggettata:

Quantitativo (kg) o numero (specificare)

Timbro e firma dell’Azienda

(domanda di deroga presso CREA-SCS Via Giacomo Venezian 22, 20133 MILANO)

CONCIMAZIONE In agricoltura biologica il Reg. 834/2007 stabilisce che le fertilizzazioni e le concimazioni debbano essere effettuate utilizzando concimi ed ammendanti di origine naturale o con preparati biodinamici. Le sostanze palabili utilizzabili per la concimazione sono quelle di origine ovina, suina e bovina, ma non di origine avicola, poiché il pollame nutrendosi di granaglie ha nelle feci un’elevata concentrazione di semi, che in caso di apporto al terreno di letame avicolo aumenterebbero la carica infestante.

Per quanto riguarda le concimazioni azotate, le quali per specificare non possono essere effettuate tramite prodotti di sintesi, devono rispettare la direttiva nitrati 91/676/CEE che stabilisce un limite annuo di 170kg/ha di azoto.

Per evitare che il letame risulti inquinante a causa dei contenuti di fosforo e azoto, si devono evitare eccessivi apporti e questi ultimi devono avvenire per legge in periodi dell’anno ben stabiliti.

La soia essendo una coltura azotofissatrice è in grado Deiezioni animali: percentuali in di essere autosufficiente per più del 50% sul macroelementi fabbisogno d’azoto, richiedendo annualmente apporti Specie N (%) P2O5 (%) K2O (%) di 20-30kg di azoto.

Bovini 0.4 0.2 0.5 Utilizzando per le concimazioni letame bovino, il quale suini 0.5 0.2 0.6 è composto dallo 0.4% di azoto, 0.2% di fosforo e Ovini 0.8 0.2 0.7 0.5% di potassio, la quantità di letame bovino da apportare in pre-aratura di circa 25ton. È possibile calcolare le perdite di sostanza organica moltiplicando il quantitativo apportato per il coefficiente di mineralizzazione (K2) del terreno. Ad esempio, in un terremo sabbioso-argilloso che 22

ha un coefficiente di mineralizzazione uguale a 1,8%, su un apporto di 25 t/ha si hanno 0.50 t/ha di perdite, con un quantitativo si sostanza organica restante di 24,5 t/ha che viene resa disponibile alla soia per soddisfare i propri fabbisogni.

CONTROLLO DELLA FLORA INFESTANTE Il controllo delle infestanti della soia viene effettuato principalmente tramite le rotazioni, la scelta di varietà a rapida germinazione, un’alta densità di semina a metro quadro in modo da mettere la coltura in grado di competere con le malerbe e tramite le false semine o sarchiature superficiali, ovvero è una pratica agronomica nella quale viene simulata la semina tramite un erpice strigliatore il quale lascia il terreno in condizioni simili a quelle della semina favorendo la germinazione delle infestanti, le quali, successivamente all’emergenza, verranno eliminate con le lavorazioni meccaniche.

Questa tecnica consente di assicurare un terreno “pulito” al momento della semina.

Altri metodi applicabili in agricoltura biologica per il controllo sostenibile delle infestanti sono: il pirodiserbo, la pacciamatura con teli in tessuto biodegradabile nero, l’inerbimento e le lavorazioni meccaniche periodi invernali.

CONTROLLO DELLE AVVERSITA’ Il controllo delle avversità viene effettuato con l’avvicendamento, il quale impedisce l’instaurarsi di ceppi d’insetti e funghi dannosi per la coltura nel terreno.

La prima operazione di prevenzione alle avversità è la scelta di varietà resistenti alle malattie funginee e batteriche, quali ad esempio il Cancro dello stelo ( Phytophtora megasperma ) che è un fungo che attacca la pianta in casi di stress idrici e che ne secca gli steli ed i baccelli, o la peronospora (Peronospora manshurica ).

Phytoseiulus persimilis (acaro rosso) mentre si nutre di Avversità animali sono dovute invece ad acari e Tetranychus urticae (acaro trasparente) insetti i quali attaccano la pianta nei suoi diversi stadi fenologici e la danneggiano, mentre arvicole e volatili creano danno poiché si nutrono della semente interrata.

Per gli acari e gli insetti il controllo viene effettuato tramite antagonisti biologici e l’attuazione di pratiche agronomiche tali da metterne in difficoltà il loro sviluppo.

Per fare qualche esempio si può citare l’uso del pipistrello nel controllo della cimice asiatica (Halymorpha halys) o della cimice verde ( Viridula nezara), o l’uso dell’irrigazione nel controllo del ragnetto rosso (Tetranychus urticae), il quale colpisce durante la fase riproduttiva e se bagnato 23

cade dalla pianta e non provoca danno. Per il controllo di tale acaro (che non è un insetto ed appartiene ad una sottoclasse degli aracnidi) può essere impiegato anche il suo antagonista biologico che è un altro acaro: Phytoseiulus persimilis.

Lo svantaggio nell’utilizzo di insetti antagonisti è il prezzo delle uova degli insetti antagonisti stessi, motivo per il quale per il controllo delle avversità si tende a preferire ed adoperare le pratiche agronomiche. È possibile stimare lo sviluppo dei fitofagi e successivamente individuare il numero di uova da acquistare per sopprimere l’avversità utilizzando l’equazione logistica di Verhulst.

IRRIGAZIONE La soia come già accennato risulta essere abbastanza resistente alla siccità, ma per ottenere un’ottima produzione è necessario evitare gli stress idrici nei periodi di emergenza (VE – V1), e in quelli che vanno dalla fioritura (R1) alla formazione e accrescimento dei baccelli (R6).

La soia è preferibile irrigarla con sistemi per aspersione (in modo da poter esercitare anche il controllo sull’acaro Tetranychus urticae).

RESE E RACCOLTA La raccolta avviene una volta superata la maturazione fisiologica (V8), quando le foglie appaiono totalmente secche e di una colorazione gialla dorata o comunque di colore scuro variabile a seconda della varietà scelta.

La raccolta tramite trebbiatrice viene effettuata per l’Italia settentrionale nel periodo di settembre se la soia è stata considerata come coltura principale, oppure in ottobre se considerata come intercalare.

Al momento di raccolta i semi hanno una umidità che si aggira tr a il 14 e il 18%.

Le rese della soia in agricoltura biologica si aggirano tra le 2.5 e le 3 t/ha di seme.

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SCHEDA DELLE MALATTIE FUNGINEE DELLA SOIA

CANCRO DELLO STELO (Diaporthe phaseolarum var. caulivora) La sintomatologia è ben identificabile per le lesioni cancerose, di colore rossastro, localizzate in corrispondenza delle cicatrici del picciolo fogliare.

Le lesioni si localizzano normalmente alla base della pianta e non superano mai i primi 6-8 nodi. Il periodo di maggiore suscettibilità: da V3 a R6.

Le condizioni per lo sviluppo del fungo sono: la presenza del fungo stesso in coltivazioni precedenti, temperature di 20°-22°C, umidità elevata.

Tra le profilassi da adottare: seme sano certificato; avvicendamenti colturali ampi, varietà tolleranti ed epoche di semina.

AVVIZZIMENTO DELLO STELO E DEI BACCELLI (Diaporthe phaseolarum) È questa una sindrome che si trova frequentemente su soia, soprattutto in una fase avanzata del ciclo colturale (da R5 a R8), quando le piante iniziano la maturazione.

L’agente del cancro dell’avvizzimento dello stelo e dei baccelli è il fungo Diaporthe phaseolarum var. sojae. La sintomatologia è spesso confusa con il cancro dello stelo.

In realtà, esistono elementi distintivi. Per prima cosa gli organi colpiti: mentre il cancro dello stelo dà alterazioni solo sul fusto, qui vengono colpiti anche semi e baccelli. Le condizioni per lo sviluppo e la profilassi sono del tutto simili a quella del cancro dello stelo, ma in particolari situazioni di stress di carenze nutrizionali (soprattutto potassio) o carenze idriche i danni sulla produzione possono essere consistenti.

MARCIUME (Phytophthora megasperma var. sojae) È una delle più gravi e distruttive malattie della soia ed è legata a condizioni di elevata e persistente umidità del terreno. Agente della malattia è la Phytophthora megasperma var. sojae, il fungo richiede per crescere, riprodursi e diffondersi grandi volumi di acqua e temperature tra i 25° e i 28°C. Se l’attacco è precoce, le piante avvizziscono e muoiono rapidamente; più lento e non sempre letale è invece l’attacco su piante adulte.

Le zoospore, raggiunte le radici, penetrano nei tessuti radicali e successivamente sullo stelo, formando lesioni brunastre. Alla gravità della malattia concorrono spesso altri funghi, quelli del marciume radicale (Fusarium,). Per il controllo ci si affida alle varietà resistenti, la resistenza però, non è carattere assoluto.

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SCLEROTINIA (Sclerotinia sclerotiorum) La sclerotinia è provocata dal fungo Sclerotinia sclerotiorum, un microrganismo polifago, in grado di attaccare oltre la soia, girasole, colza e numerose piante orticole. Il fungo vive nel terreno, ove può conservarsi allo stato latente anche per diversi anni. I sintomi compaiono di norma nello stadio compreso tra la piena fioritura e l’inizio della formazione dei baccelli. Il sintomo più tipico di questa malattia è la presenza sulle parti di pianta colpite dal fungo di sclerozi scuri, duri, ricoperti da un micelio bianco. Le lesioni marcescenti impediscono il trasporto dell’acqua e delle sostanze nutritive alle foglie, con conseguente dissecamento.

La sclerotinia colpisce con maggiore frequenza la soia coltivata in zone umide ed è favorita da abbassamenti termici. Le misure di difesa sono di tipo agronomico: ampie rotazioni, riduzione degli stress, scelta di seme sano certificato, investimenti adeguati e controllo delle infestanti, ricordando che Chenopodium spp. Amaranthus spp. possono essere pianta ospite del fungo.

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SCHEDA DELLE AVVERSITA’ DELLA SOIA: ACARI E INSETTI

CIMICE ASIATICA (Halyomorpha halys)

Halyomorpha halys è un insetto della famiglia Pentatomidae (ordine Rincoti), originario di Cina, Giappone e Taiwan. È stato accidentalmente introdotto negli Stati Uniti con i primi esemplari osservati nel 1998. H. halys è considerata un insetto dannoso all’agricoltura e dal 2010 è diventato un fitofago stabile dei frutteti degli USA. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel settembre 2012 e studiato dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Halyomorpha halys è una specie molto invasiva, altamente polifaga, con un’elevata capacità riproduttiva. In Italia è in grado di compiere 2 generazioni che tendono a sovrapporsi, con danni provocati sia da forme giovanili che da adulti.

Come altri Pentatomidi lo svernamento avviene allo stadio di adulto, all’interno di ripari occasionali.

CIMICE VERDE (Nezara viridula) È una cimice polifaga in cui gli adulti sono tipiche cimici con forma pentagonale di colore verde chiaro; le neanidi sono nere punteggiate di bianco mentre le ninfe sono verdastre ma con una maculatura arancio-giallognola con la zona dorsale bianca e nerastra. La cimice è dotata di apparato pungente-succhiante, con cui inietta, nei vegetali di cui intende nutrirsi, liquidi tossici. Il danno si manifesta sulle foglie, sui baccelli e sui semi. Le punture si evidenziano con necrosi localizzate e disseccamenti. Le cimici svernano come adulti e le neanidi compaiono a fine maggio e resistono poi fino a novembre. Compie 2 generazioni l’anno. Gli attacchi della cimice verde si temono principalmente dalla fase R3 alla fase R5

RAGNETTO ROSSO E GIALLO (Tetranychus urticae) (Panonychus spp.)

Sono tra i più pericolosi fitofagi della soia. Questi acari polifagi attaccano generalmente la soia, ai margini degli appezzamenti, in prossimità di capezzagne e fossi aziendali. Gli attacchi sono frequenti in estate (già a partire da giugno), favoriti infatti da elevate temperature e da scarsa piovosità. Le fasi fenologiche maggiormente soggette a rischio d’attacco vanno dalla fase R1 alla fase R5.

Sulla pianta essi si localizzano nelle pagine inferiori delle foglie.

Panonychus spp

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I danni più evidenti si notano sulle foglie che mostrano dapprima piccole macchie decolorate che confluiscono, col protrarsi dell’ attacco, fino a necrotizzare. I ragnetti infestano la pagina inferiore della foglia e, certe volte, anche i baccelli. I danni si manifestano con intense depigmentazioni delle pagine fogliari, che causano disseccamenti con cadute precoci. In pieno campo questo fitofago è in grado di compiere 8-12 generazioni ogni anno.

Tetranychus urticae

NOTTUE DEFOGLIATRICI (Helicoverpa armigera) Helicoverpa armigera è un nottuide ampiamente diffuso in quasi tutto il mondo. È polifago ed è noto per arrecare consistenti danni, poiché essendo polifago, riesce a sviluppare a carico di diverse specie coltivate e spontanee. I danni sono causati dalle larve che compiono erosioni su vari organi verdi delle piante. Si osservano ampie erosioni delle lamine fogliari, ma anche corte e irregolari gallerie in fusti erbacei e baccelli. Su soia in particolare è in grado di arrecare danni sui baccelli in fase di sviluppo.

Alle nostre latitudini, l’insetto è in grado di compiere una o due generazioni all’anno, con svernamento nel terreno allo stadio di crisalide. I voli si registrano in mediatra maggio e luglio ed eventualmente anche a fine agosto-settembre. La lotta biologica viene effettuata con Bacillus thuringiensis

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SCHEDA DELLE PRINCIPALI INFESTANTI DELLA SOIA La soia in quanto coltura seminativa da pieno campo entra in competizione per luce, acqua, suolo e nutrienti con le infestanti, le quali sono sia dicotiledoni che monocotiledoni.

DICOTILEDONI FARINELLO (Chenopodium album) Cotiledoni: Grossi, ovali allungati e picciolati, lunghi circa 15 mm.

Foglie vere: Forme varie, allungate-ovoidali, talvolta con denti spaziati Colore: Tutte rosso viola sulla pagina inferiore, pagina superiore verde e farinoso.

Germinazione: primavera-autunno Descrizione: Pianta annuale alta fino a 150 cm. In condizioni difficili, fioritura a 10 cm di altezza.

Foglie farinose al tatto Habitat: Cosmopolita. Preferisce coltura sarchiate, cereali primaverili su suoli limosi, sabbiosi umiferi. Sottrae al suolo quantitĂ rilevanti di elementi nutritivi Fioritura: Maggio a settembre con 3000 semi per pianta CENCIO MOLLE (Abutilon theophrasti) Cotiledoni: Tondi e a forma di cuore, lungamente picciolate e glabre.

Foglie vere: Tonde e con nervature ben visibili, a punta e bordo crenato. Villose.

Colore: verde chiaro Germinazione: primavera-estate Descrizione: Pianta annuale alta fino a 2 m. Rapida espansione con terreno lavorato.

Habitat: Terreni umidi e coltivati. Colture primaverile estive.

Fioritura: Giugno a settembre. Fino a 17.000 semi per pianta (vitali per molti anni)

AMARANTO (Amaranthus retroflexus) Cotiledoni: forma ellittica di circa 10-12 mm di lunghezza Foglie vere: rotonde e ovali, picciolate e con nervature molto evidenti.

Colore: Foglie glauche. La pagina inferiore ed il gambo sono di solito di color rossoviola Germinazione: primavera-estate Descrizione: Pianta annuale alta da 15 a 100 cm, verde chiaro e rossastra, portamento verticale con infiorescenza pelosa.

Habitat: Campi coltivati, macerie e zone calde. Terreni leggeri e ricchi di azoto (poco acidi e alcalini) Fioritura: Giugno a settembre con elevato numero di semi (100-1000).

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ERBA MORELLA (Solanum nigrum) Cotiledoni: Ovoidali, con estremitĂ a punta e picciolo lungo la metĂ del cotiledone.

Foglie vere: Larghe e di forma triangolare Colore: Verde scuro Germinazione: primavera-autunno Descrizione: Pianta annuale da 10 a 50 cm, leggermente irsuta. Foglie dentate.

Habitat: Cosmopolita. Diffusa nelle sarchiate e bordi dei campi. Preferisce suoli limosi strutturati e permeabili.

Ambienti ricchi di azoto.

Fioritura: Da giugno a ottobre con circa 500 semi per pianta

MONOCOTILEDONI

LIGULA

AURICOLA

GIAVONE (Echinocloa crus-gallis) Ligula: Assente Auricole: Assenti Lembo: Glabro con nervatura mediana bianca, pochi peli alla base. Bordo crespo Colore: Verde e base rosso-violetta Germinazione: Primavera, estate (temperature elevate) Descrizione: Annuale, in cespi, alta fino a 1,5 m. Molto diffusa e nociva. Habitat: Colture di mais e barbabietola. Suoli freschi come anche i limosi e argillosi. Cosmopolita.

Fioritura: Pseudo spiga con setole evidenti

SORGHETTA (Sorghum halepense) Ligula: Da bianca averde chiara, 5 mm, dentata e talvolta pelosa alla base Auricole: assenti Lembo: liscio con nervatura mediana evidente, bordo ruvido e dentellato, pagina superiore lanuginosa.

Fogliazione contorta Colore: verde scuro e rosso alla base Germinazione: Primavera ed estate Descrizione: Pianta vivace, alta fino a 2 m con fogliame fitto Habitat: Molto diffusa in terreni caldi di tutte le colture Fioritura: Pannocchia distesa fino a 20 cm 30

PESARONE (Setaria glauca) Ligula: Peli sottili e corti Auricole: Assenti Lembo: Corto e largo, piĂš o meno peloso. Fogliazione cilindrica. Nervatura mediana molto evidente Colore: Verde e rossastro sul culmo.

Germinazione: Primavera-estate.

Descrizione: Annua, Cespi poco fitti alti fino a 90 cm Habitat: Soprattutto nel mais su suoli limosi e sabbiosi, caldi e ricchi. Cosmopolita Fioritura: Pseudo spiga da rosso a verde, con setole molto evidenti.

SANGUINELLA (Digitaria sanguinalis ) Ligula: Membranosa, bianca, da 1 a 2 mm Auricole: Assenti Lembo: Peli lucenti sulle due facce, Colore: Verde a rosso violetto con nervatura laterale biancastra Germinazione: Dalla primavera allâ&#x20AC;&#x2122;estate Descrizione: Pianta annua. Alta fino a 60 cm con sviluppo a cespi, spesso semi prostrata Habitat: Mais e sarchiate su suoli molto soleggiati, limosi a sabbiosi e umidi. Cosmopolita Fioritura: Grappoli di spighe, come le dita di una mano

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APPROFONDIMENTO

<< la stima dello sviluppo delle avversitĂ >>

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Pierre François Verhulst, nato a Bruxelles nel 1804, è stato un matematico e statista belga divenuto celebre per la scoperta di un modello matematico, denominato appunto “modello di Verhulst”, in grado di fornire velocità ed entità di riproduzione delle popolazioni.

L’equazione rientra tra le funzioni logistiche, ovvero che descrivono le dinamiche di sviluppo delle popolazioni di animali, insetti, funghi, virus e batteri.

Lo studio dello sviluppo delle numerose popolazioni è stato successivamente suddiviso in due branche secondarie che prendono il nome di strategia K , per lo studio di quelle popolazioni che hanno una bassa natalità ma che nel tempo, grazie ad un elevato tasso di sopravvivenza, riescono a mantenere un costante numero di individui, e strategia r, utilizzata per studiare le dinamiche riproduttive di popolazioni aventi, in tempi relativamente brevi, alta natalità e bassa sopravvivenza.

Gli studi che stanno alla base della scoperta del modello Verhulst trovano radici tra gli studi effettuati da Chapman, il quale sosteneva che la crescita di una popolazione è data dalla differenza tra la natalità e mortalità, ovvero, considerando N come il numero di individui, A come il numero di nascite e M come il numero di individui morti, secondo Chapman si ha: ).

(1)

Poiché ogni popolazione, o meglio dire ogni specie, ha natalità e mortalità differenti, le quali determinano la capacità di sopravvivenza della specie stessa, si consideri ed alla formula (1) si ottiene il Modello di Malthus: (2) .

Una formula del tipo (2) è di tipo ideale, perché non tiene conto delle effettive condizioni che regolano lo sviluppo di una popolazione, quali il tasso di emigrazione ed immigrazione, la temperatura ottimale alla vita, la disponibilità di cibo, presenza di predatori, ect, ma si basa solamente sul potenziale biotico o di riproduzione. Quindi una formula di questo genere descrive un ambiente non realistico.

Accortosi di questo, Verhulst modificò la formula (2) aggiungendo il fattore K, ovvero la capacità portante di un determinato ambiente, che esprime il massimo numero di individui che possono popolare un luogo ritenutosi adatto alla riproduzione della specie in analisi. Oltre al fattore K, inserì pure il fattore –rN2 il quale tiene conto dei rapporti intraspecifici di competizione. Da tali modifiche si ottenne che la mortalità di una specie è definita dal rapporto tra la competizione intraspecifica e la capacità portante dell’ambiente, ottenendo così: (3).

Nella formula (3) il termine rN rappresenta perciò la nascita degli individui a cui viene sottratta la morte degli individui stessi, dovuta all’impossibilità di sopravvivere nell’ambiente in analisi, rappresentata dal fattore .

Dalla formula al (3) riportato, ne deriva il Modello di Verhulst: (4).

Una formula del tipo (4) esprime una crescita reale su cui si basano le strategie r/k.

Analizzando analiticamente la (4), svolgendo uno studio di funzione è possibile definire qual è la crescita massima che una popolazione può raggiungere, ed inoltre si può definire il limite di crescita che ha una popolazione in un ambiente soggetto a K. 33

Da prime osservazioni si può dedurre facilmente che: se N = K non avviene una crescita - Se N < K avviene una crescita - Se N > K la popolazione è destinata all’estinzione.

Eseguendo uno studio della (4) è inoltre fattibile la determinazione dei valori che r, K e N possono assumere ed il punto di massimo sviluppo della popolazione: >0

Numeratore: (r > 0) (0 < N < K) Denominatore: K > 0.

Da cui si ricava che i valori di r e K devono essere maggiori di zero, mentre N deve essere compreso tra zero e K, mentre a N = K si ha il massimo sviluppo della popolazione in analisi.

Effettuando la derivata seconda si riesce ad individuare l’esatto punto in cui la popolazione cessa di crescere ed inizia a decrescere, determinando un punto di flesso:

Da cui si ricava che: se la popolazione N rimane minore di , allora, essa cresce in modo accentuato, mentre, dal momento in cui il numero di individui presenti al tempo t supera tale valore la popolazione continua a crescere, ma in modo sempre meno accentuato.

Per determinate nel lungo periodo a quanto ammonta il numero di individui della popolazione è necessario determinare la funzione primitiva N(t).

Si consideri (5) si dividano le variabili

(6) eseguendo il calcolo degli integrali si ottiene:

da cui dal primo integrato si ha

mentre dal secondo 34

aggiungendo al numeratore dell’integrale una somma di risultato nullo, al fine di non variare il risultato si ha:

da cui sfruttando il teorema della somma degli integrali si ha:

(si ricorda che per integrare una funzione composta è necessario integrare anche la derivata della stessa)

perciò considerando entrambe le variabili integrate si ha:

cioè

Moltiplicando entrambi per il numero di Eulero si ha la rimozione del logaritmo naturale, ed il passaggio a forma esponenziale di “rt + c”.

Quindi:

(7) Si determini la costante “c”:

(8)

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Imponendo N0 = N al fine di togliere la dipendenza dalla variabile indipendente rappresentata dal tempo, si ha:

Da cui (9).

Sostituendo la (9) nella (8) si ottiene

=

(10).

Ora ponendo la (10) a limite per t che tende a =

=

si ha: =

= K.

Da cui si deduce che la popolazione col passare del tempo si avvicinerà sempre più alla capacità portante dell’ambiente senza mai oltrepassarla.

Le strategie K esprimono proprio tale limite nel loro sviluppo di popolazione, ed una volta raggiunto lo mantengono costante.

La strategia r applicabile a popolazioni di insetti, funghi, virus e batteri, è caratterizzata da una crescita esponenziale del numero di individui, che in breve tempo sono in grado di colonizzare un ambiente.

Gli insetti, che sono tra i principali fitofagi e appartengono alle r-strategie, hanno un ciclo vitale annuo che fa si che quando raggiungono la capacità portante (non rappresentata da un numero massimo di individui, ma bensì da una temperatura minima), l’ambiente che li ospita è al limite delle condizioni climatiche favorevoli alla loro riproduzione, e permette di ovideporre un’ultima volta per garantire una continuità della popolazione/specie, e gli individui già adulti, essendo pecilotermi, all’abbassarsi delle temperature al di sotto dei 10°C muoiono.

Ciò fa si che ogni anno le strategie r rinnovino totalmente la popolazione, che graficamente rappresenta una crescita a “J ”.

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3. TECNICHE COLTURALI

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LAVORAZIONI E TECNICHE AGRONOMICHE Le lavorazioni iniziano a settembre con la trinciatura degli stocchi (1) della coltivazione precedente, nel caso che, ad esempio, la soia nello avvicendamento sia stata preceduta dal mais.

A seguito della trinciatura si effettua una distribuzione di letame bovino maturo (2). Questa operazione viene (1) eseguita così anticipatamente perché così facendo gli elementi nutritivi contenuti nel letame hanno il tempo di essere attaccati dai microorganismi del terreno, mineralizzati e resi disponibili per la coltura al momento della semina, mentre l’azoto apportato col letame, che è lo 0,4%, in parte viene disperso nel terreno nelle sue varie (2) forme, e non risulta così eccessivo alla soia che essendo un’ azotofissatrice è in grado di produrre autonomamente il 50% dell’azoto di cui necessita.

Successivamente viene praticata un’aratura (3) che in regime biologico deve essere effettuata obbligatoriamente ad una profondità compresa tra i 35 e i 40cm, al fine di interrare tutte le infestanti che altrimenti con un’aratura (3) superficiale o con una minimum tillage rimarrebbero in superficie creando così danno e concorrenza alla coltura nelle sue diverse fasi fenologiche.

Successivamente all’aratura si deve frantumare il terreno con una discatura (4), effettuata con un erpice a dischi, in modo da ridurre le dimensioni delle zolle di terreno e sovesciare le infestanti presenti.

(4) Nei mesi successivi alla discatura, devono essere effettuate due discoestirpature (5) per il controllo delle infestanti, ovvero lavorazioni del terreno che effettuano durante il periodo invernale al fine di sfruttare il gelo invernale e assicurare un maggiore controllo delle infestanti. Tali lavorazioni devono essere effettuate tra novembre e febbraio, ma è preferibile effettuarle il più (5) vicino possibile alla semina, ad esempio in gennaio e febbraio, per garantire un terreno il più possibile “pulito” dalle erbacee indesiderate.

Nelle settimane successive all’ultima discoerpicatura, le infestanti, che hanno un elevato potere germinativo, saranno nuovamente germinate e dovranno essere eliminate con una lavorazione meccanica del terreno che prevede un controllo delle malerbe con erpice rotante (6), che oltre ad eliminarle affina il letto di semina.

(6) La semina (7) che deve avvenire su un terreno “pulito” nel periodo compreso tra l’ultima metà di aprile e la prima di maggio e deve essere effettuata con varietà aventi un alto potere germinativo al fine di permettere alla soia di poter competere con le infestanti.

Seppure la germinazione della soia sia avvenuta, per la coltivazione biologica le problematiche principali permangono ad essere il controllo delle infestanti e delle (7) avversità.

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NOTA BENE La semente utilizzata deve essere certificata biologica o in deroga se proveniente da agricoltura convenzionale e deve essere seminata con distanze di 45 x 5 cm e ad una profondità di 3 cm.

La quantità di seme utilizzata per la semina non viene calcolata a dosi come ad esempio per il mais, ma in base alla densità di semi a metro quadro ed al peso di 1000 semi.

Utilizzando perciò una densità di 44 semi/m2 si ha che su un ettaro devono essere presenti 440.000 semi.

Sulle confezioni della semente acquistata dai rivenditori viene indicata la quantità di semi contenuta in un chilogrammo di soia, per esempio nei sacchi della Nikko della Sipcam viene indicato in etichetta un numero di 6.000 semi al kg, ed ogni confezione pesa 22.7kg.

Avendo questi dati ed impostando una proporzione, è possibile risalire ai chilogrammi di soia da utilizzare per la semina di un ettaro: 6.000semi : 1kg = 440.000semi/ha : (x) kg/ha Da cui si ricava che servono 74 kg di soia per seminare un ettaro.

Questo calcolo viene effettuato poiché la soia biologica viene venduta al kg ad un prezzo di circa 3 euro.

Il controllo delle infestanti, a seguito della germinazione, viene eseguito oltre che con delle corrette pratiche agronomiche come l’avvicendamento, con delle lavorazioni meccaniche eseguite con erpici sarchiatori.

La sarchiatura (8), durante la fase vegetativa e (8) riproduttiva, viene eseguita tre volte, e consiste in una lavorazione meccanica dell’interfila eseguita con particolari erpici sarchiatori che lasciano intatta la fila di piante.

Il controllo biologico delle avversità batteriche e fungine della soia, in campo, viene eseguito principalmente con la rotazione colturale e con sistemazioni del terreno o impianti drenanti che impediscono il ristagno idrico.

Il controllo delle avversità animali viene effettuato, oltre che con corrette pratiche agronomiche, con la ricerca e la (9) creazione di condizioni ambientali sfavorevoli allo sviluppo del patogeno, quale per esempio può essere l’umidità per il Ragnetto rosso (Tetranychus urticae). Per questo motivo, nella soia oltre alle due irrigazioni (9) utili allo sviluppo delle piante, da effettuare durante la fase riproduttiva della coltura, nei mesi di luglio e agosto, quando le temperature (10) sono elevate e favorevoli allo sviluppo del Ragnetto rosso, se si manifesta un attacco da parte di questo patogeno (che ha una soglia di intervento uguale a tre individui mobili per foglia) viene effettuata una terza irrigazione di soccorso per aspersione che bagnando la superficie fogliare provoca la caduta dell’acaro dalla pianta.

Una volta caduto il patogeno viene neutralizzato dal microclima umido instauratosi a livello del terreno a causa dall’evaporazione dell’acqua apportata con l’ irrigazione per aspersione.

La raccolta (10), viene eseguita quando l’umidità dei semi contenuti nei baccelli è compresa tra il 14 e il 20%, e viene effettuata con trebbiatrici che prelevano dalla pianta solamente la granella e lasciano la restante parte a giacere a sul terreno. Nel caso in cui la soia sia stata considerata come coltura principale, la raccolta per gli areali del nord Italia si esegue nel mese di settembre, mentre se è stata considerata come coltura intercalare ad ottobre.

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4. BILANCIO UNITARIO

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Da tempo, tra le voci degli agricoltori, trovano luogo numerosi dibattiti sulla convenienza o meno del coltivare la soia in regime biologico. Essi si basano principalmente sul costo economico che le pratiche alternative ai diserbi ed ai trattamenti fitosanitari per il controllo delle infestanti e delle avversità comportano sul ricavato della produzione.

Questo fa si che rispetto alla coltivazione di soia convenzionale i costi ad ettaro dovuti alle pratiche di controllo e prevenzione aumentino e, di conseguenza, il guadagno ad ettaro cali.

Per ovviare al mancato guadagno comportato dai rischi di adesione ai metodi biologici l’Unione Europea, con la nuova PAC 2014-2020, ha cercato di incentivare la semina di tale coltura, sia per la sua importanza alimentare che ecologica, attribuendo alle aziende contributi accoppiati, stabiliti dal PSR nella misura 11 (la quale organizza l’agricoltura e l’allevamento biologico), che fanno si che il ricavato sia positivo.

La PAC, inoltre, favorisce alla coltivazione di soia con la misura del “greening” o inerbimento, che inserisce la soia tra le colture ad interesse ecologico e gli affida un ulteriore contributo diretto.

La coltivazione della soia in un allevamento biologico di bovini da latte è molto importante, in quanto essa risulta essere la principale fonte proteica per le vacche in produzione. Secondo il regolamento 834/2007 che norma l’agricoltura biologica, un allevamento biologico per essere tale deve soddisfare per almeno il 50% delle esigenze nutrizionali dei capi in produzione con i prodotti ottenuti dai terreni aziendali, perciò un allevatore biologico si vede “costretto” a coltivare soia e ad incassare i contributi aggiuntivi per le pratiche zootecniche di conduzione stabilite dalla misura 11.

CONVERSIONE AL REGIME BIOLOGICO

Per quanto riguarda il periodo di conversione dalle pratiche convenzionali alle pratiche biologiche, di durata 2-3 anni per le colture a seminativo, il bilancio, sostenuto da un contributo accoppiato unitario di 357 euro/ettaro, sarà uguale a: OPERAZIONE Trinciatura stocchi Spargimento del letame Aratura Discatura Disco estirpatura Erpicatura con rotante Acquisto semente inoculata Semina Sarchiatura Irrigazione Trebbiatura Totale costi VOCE DI RICAVO Vendita granella (425 €/t) Contributo per le proteaginose (operazione 11.1.01) (*)

Greening Totale ricavi GUADAGNO (€)

n. operazioni 1 1 1 1 2 1 1 1 3 3 1

costo/ha totale (€) 30 30 100 35 70 35 230 45 100 150 120 945 €/ha 1.275 357 317 1.949

1.004

(*) Greening, operazione della nuova PAC 2014 – 2020 che obbliga gli agricoltori alla diversificazione delle colture e all’investimento di almeno un 5% della SAU aziendale ad aree d’interesse ecologiche dette anche EFA (ecological focus area).

Tra le EFA sono comprese le superfici con colture azotofissatrici come la soia , le quali migliorano la fertilità del suolo.

41

E’ importante ricordare che durante l’intero periodo di conversione il prodotto non è commercializzabile come biologico e deve perciò essere venduto con il prezzo di vendita della soia convenzionale.

MANTENIMENTO DELLE PRATICHE BIOLOGICHE Dalla scadenza del periodo di conversione, per i successivi cinque anni e gli eventuali seguenti, il guadagno cambia poiché il contributo accoppiato della misura 11 cala a 321 euro/ettaro ed il prezzo di vendita della granella, considerata ora biologica, sale a 650 euro a tonnellata..

Il bilancio nel periodo di mantenimento dei metodi biologici sarà perciò uguale a: TOTALE COSTI €/ha VOCE DI RICAVO Vendita granella (650€/t) Contributo per le proteaginose

945 €/ha 1.950 321

(operazione 11.2.01)

Greening Totale ricavi GUADAGNO (€)

317 2.588

1.643

COMPARAZIONE TRA I GUADAGNI DEL BIOLOGICO E DEL CONVENZIONALE Al fine di verificare se effettivamente si ha un guadagno maggiore rispetto alla coltivazione convenzionale della soia, si analizzi il bilancio unitario in regime convenzionale: OPERAZIONE Trinciatura stocchi Aratura Discatura Erpicatura con rotante Concimazione di fondo Acquisto della semente inoculata Semina e conciatura Distribuzione concime Distribuzione diserbo pre emergenza Distribuzione diserbo post emergenza Irrigazione Trebbiatura Totale costi VOCE DI RICAVO Vendita granella (425 €/t) Greening Totale ricavi GUADAGNO (€) Fonte: “Terra e vita”, n.9 del 3 marzo 2017

n. operazioni 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1

costo/ha totale (€) 30 100 35 40 135 180 65 30 80 100 100 120 1.015 €/ha 1.275 317 1.592

577 42

Si è così notato che al fronte di un guadagno ad ettaro di 577 euro nella coltivazione convenzionale di soia, si ha in quella biologica un guadagno di 1.643 euro.

Il primo risulta essere minore poiché nel convenzionale si hanno spese maggiori: principalmente dovute all’acquisto di concimi, diserbanti e fitosanitari che hanno un’incidenza sui costi totali pari al 35%.

Nella coltivazione biologica, invece, la spesa maggiore e data dalle tecniche agronomiche per il controllo delle infestanti e delle avversità, le quali hanno un’incidenza sui costi totali pari al 28%

GUADAGNI DOVUTI ALLA REINTEGRAZIONE IN STALLA DELLA SOIA BIO Ora che la questione del confronto tra i guadagni e della convenienza o meno delle pratiche biologiche si è estinta, si consideri anziché il guadagno ottenuto dalla vendita della granella prodotta a libero mercato, il guadagno ottenuto dalla sua reintegrazione nell’alimentazione di bovini da latte a regime biologico.

PERIODO

CONVERSIONE

MANTENIMENTO

(Misura 11)

(operazione 11.1.01)

(operazione 11.2.01)

945

945

TOTALE COSTI €/ha

€/ha (425 €/t)

VOCE DI RICAVO Valore della granella

1.275 (*)

€/ha (630€/t) 1.890 383

Contributo per le CDAA proteaginose

425

Greening

317

317

2.017

2.590

1.072

1.645

Totale ricavi GUADAGNO (€)

(*) CDAA: coltivazione destinata all’alimentazione animale

La differenza sostanziale tra la vendita e la reintegrazione del prodotto sta nell’utilità che questo assume. Nel caso di reintegrazione essa risulta infatti essere più elevata poiché una produzione di 3 t/ha permette di risparmiare 1.890 euro/anno di mangimi proteici ogni UBA (unità bovino adulto.

1 UBA = 6 vacche).

Tale dato lo si desume dal fatto che per sfamare i fabbisogni giornalieri di proteine di una vacca in produzione è necessario apportare ogni giorno un quantitativo massimo di 1,2 kg di granella integrale spezzata.

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5. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DI BOVINI DA LATTE

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ALLEVAMENTO BIOLOGICO DI BOVINI DA LATTE

Conformemente al Reg. (ce) n. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno del 2007 ed al regolamento di quest’ultimo attuativo Reg. (ce) n. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008 l’allevamento bovino a regime biologico ed i fabbricati ad esso annessi possono esistere nei soli casi in cui l’allevatore abbia proprietà terriere gestite a metodo biologico e messe a disposizione dell’allevamento o che stipuli contratti scritti di cooperazione con altri agricoltori biologici ai quali fornirà i reflui zootecnici.

<<La produzione animale senza terra, nell'ambito della quale l'allevatore non gestisce i terreni agricoli e/o non ha stipulato un accordo scritto di cooperazione con un altro operatore […] è vietata.>> Reg. (ce) 889/2008, articolo 16.

L’allevamento bovino a regime biologico ha, e in modo più accentuato rispetto a quello convenzionale, l’obbiettivo di rispettare il benessere animale, e di conseguenza la progettazione del fabbricato per il contenimento degli animali deve garantire:  un sufficiente ricambio d’aria, utile per diminuire i gas nocivi presenti all’interno della stalla quali anidride carbonica (CO2, presente nell’aria per lo 0,04% e tale concentrazione viene aumentata dalla respirazione animale), metano (CH4, generatosi dalle eruttazioni animali e dalla fermentazione delle lettiere), ammoniaca (NH3, formatasi dalla fermentazione delle urine contenute nelle lettiere), acido solfidrico (H2S, formatosi dai processi metabolici dei bovini e dalla fermentazione delle lettiere) - e garantire un opportuno quantitativo di ossigeno, il quale viene continuamente sottratto dall’aria attraverso la respirazione animale e soppiantato con la CO2.  una bassa umidità relativa, poiché in caso essa risultasse troppo elevata, ovvero superiore all’80%, causerebbe la presenza e la diffusione di muffe e l’insorgere di malattie microbiche.  Delle temperature comprese tra 10 e 16 °C in modo da non far soffrire l’animale costringendolo ad attuare elevati meccanismi di termoregolazione, i quali lo porterebbero ad uno stato di stress che ha per risultato il calo della produzione.  Degli spazi interni di stabulazione ampi, confortevoli, puliti e asciutti e con pavimentazione non grigliata. La stabulazione, in inerenza a questo, deve essere prettamente all’aperto o libera (semilibera).  Delle zone esterne recintate per il pascolo e parzialmente coperte, dette “paddok”, in grado da garantire spazi all’aperto atti alla ginnastica funzionale e accessibili agli animali ogni qual volta essi lo ritengano opportuno. I paddok devono essere di una grandezza tale da rispettare un minimo di 4,5 m2/capo.  L’individuazione di un sistema di gestione dei reflui solidi e liquidi per garantire ambienti puliti e sani Per garantire le condizioni sopra riportate un fabbricato adibito all’allevamento biologico deve quindi essere isolato, riscaldato ed aerato al fine di garantire un microclima interno alla stalla favorevole alla produzione.

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CARATTERISTICHE DEL FABBRICATO

Conformemente al rapporto tra Superficie Superficie Peso vivo allevamento e superficie agricola denominazione coperta scoperta minimo (kg) utilizzabile, la densità degli animali (m2/capo)(*) (m2/capo) viene calcolata in base alla Vitelle 200 2.5 1.9 quantità di reflui che essi Manzette 350 4 3 producono e che devono essere Manze 450 5 3.7 distribuiti nelle terre aziendali. In vacche 600 6 4.5 base alla quantità di letame (*) in condizioni di zona di riposo a lettiera permanente prodotto in allevamento, il numero di capi allevati deve essere congruo ad una produzione di letame tale da non superare 170 kg di azoto/ettaro l’anno al fine di rispettare la direttiva nitrati 91/676/CEE. Il numero di esemplari adulti allevabili risulta quindi essere pari a due vacche da latte per ettaro, e in caso di rimonta interna si devono considerate superfici per lo spandimento di reflui anche per manze, manzette e vitelle, le quali vengono corrisposte ad un numero di 2.5, 3.3 e 5 individui per ettaro.

Per quanto riguarda le dimensioni del fabbricato, esso deve garantire internamente una superficie di 6 m2/capo per le vacche in produzione, 5 m2/capo per le manze, 4 m2/capo per le manzette e 2,5 m2/capo per le vitelle.

L’orientamento del fabbricato deve essere est- ovest e deve provvedere lati lunghi a nord e sud, in modo da facilitare la regolazione della temperatura interna al fabbricato nei periodi estivi, poiché in zone pianeggianti, se i lati lunghi fossero esposti a est ed ovest essendo essi in dominanza sui lati corti per la superficie d’esposizione al sole e per il tempo di esposizione surriscalderebbero l’interno del fabbricato. Inoltre, predisporre i lati lunghi con esposizione nord e sud facilita nello sfruttamento della ventilazione naturale del fabbricato per gradiente di temperatura.

Solo i lati nord e sud del fabbricato possono essere parzialmente chiusi, poiché devono consentire gli accessi alle zone di foraggiamento e di riposo, e devono consentire anche viabilità ai macchinari per la pulizia.

Le pareti laterali devono essere alte in gronda tra 3 e 4.5 metri e provviste di finestre per l’aerazione.

Il tetto deve avere le falde con una pendenza superiore al 33%.

Internamente il fabbricato deve prevedere una: 1) Zona di riposo, che deve essere coperta, asciutta e pulita. Tale spazio può essere provvisto di cuccette individuali o di lettiera permanente.

2) Zona di esercizio o paddok esterno in terra battuta 3) Zona di alimentazione, che deve essere possibilmente in posizione opposta a quella di riposo, in modo tale che l’animale debba attraversare la zona di esercizio per cibarsi, nelle stabulazioni all’aperto, mentre può essere vicina alla zona di riposo nella stabulazione libera.

4) Corsia di foraggiamento, ovvero spazio utilizzato dai macchinari per distribuire la lettiera e la razione alimentare.

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Stabulazione libera

Stabulazione all’aperto

TECNOLOGIA COSTRUTTIVA DEL FABBRICATO

La stalla viene costruita assemblando elementi prefabbricati (plinti, pilastri, capriate, tegoli di copertura, ect). In base agli elementi prefabbricati utilizzati si distinguono le seguenti tecnologie di costruzione:  Prefabbricati in calcestruzzo armato: il calcestruzzo utilizzato è di elevata resistenza e viene utilizzato per garantire grandi luci  Prefabbricati in acciaio: si utilizzano travi profilate IPE opportunamente zincate che vengono assemblate e imbullonate ai pilastri in opera. Questa tipologia di costruzione è più leggera rispetto alla precedente e richiede fondazioni (plinti in calcestruzzo armato) più piccole e meno costose.  Prefabbricati in legno: riguardano le coperture (capriate) realizzate in legno lamellare, poiché le strutture portanti verticali e le fondazioni vengono realizzate in calcestruzzo armato o in acciaio. Questo materiale favorisce l’inserimento del fabbricato nell’estetica ambientale e contribuisce all’ottenimento di un ambiente sano e confortevole.

VENTILAZIONE

La ventilazione in una stalla può essere naturale o forzata. Quella naturale è utilizzata soprattutto nel periodo invernale, quando non ci sono grandi temperature all’interno del fabbricato e perciò non si deve abbassare la temperatura. Con la ventilazione naturale si sfruttano le differenze di calore tra l’interno e l’esterno della stalla, richiamando, per gradiente di temperatura, aria fredda dall’esterno, la quale entra nell’edificio rurale tramite le aperture laterali.

L’aria fredda in entrata crea un ricircolo d’aria, e può avvenire :  Per effetto camino, ovvero quando la differenza di temperatura tra interno ed esterno è elevata si creano moti ascensionali che salgono dalle aperture laterali della stalla che si trovano più in basso dell’apertura del colmo del tetto.

47



Questo effetto è tanto più forte più il tetto è inclinato, e quindi tanto più le aperture laterali sono distanti dall’apertura di colmo. (fig. 1).

Per effetto vento, quando la velocità del vento che investe l’edificio è elevata si creano movimenti trasversali del vento che entrano dalle aperture di una parete ed escono dalle aperture sulla parete opposta. (fig. 2)

Fig. 1

Fig. 2

Se la ventilazione risulta essere artificiale o forzata, che generalmente rappresenta una ventilazione di soccorso nei mesi caldi, essa viene effettuata tramite dei ventilatori .

TECNOLOGIE APPLICABILI ALLA STALLA DA LATTE Considerando che la stalla biologica prevede l’associazione a terreni coltivati e condotti con metodo biologico, e poiché questi ultimi richiedono molta cura e manodopera, per diminuire i costi aziendali è necessario, nel complesso, ridurre la manodopera in allevamento applicando tecnologie d’avanguardia molto costose inizialmente, ma che sul lungo periodo consentono grandi risparmi e guadagni.

Analizzando le ore lavorative in una stalla da latte, si ha che la maggior parte delle ore sono impiegate nella mungitura e nell’alimentazione dei capi.

Per diminuire le ore di lavoro in allevamento sono state inventate tecnologie che consentono di annullare i tempi di mungitura e foraggiamento impiegando dei robot. Queste tecnologie sono: i robot di mungitura e gli autoalimentatori.

AUTOALIMENTATORI L’autoalimentatore viene installato al soffitto oppure si muove autonomamente e permette rilevando i microcip installati sui capi di personalizzare l’alimentazione per ogni individuo, in modo tale da ottimizzare la produzione.

Il sistema di alimentazione automatica assicura che nella rastrelliera della corsia di alimentazione ci sia sempre un quantitativo sufficiente di foraggio fresco. L'alimento viene quindi fornito solo quando strettamente necessario., riducendo in conseguenza gli sprechi, ed i costi della manodopera, ma aumentando anche la qualità dei foraggi somministrati che risultano essere sempre freschi.

Autoalimentatore Lely Vector

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ROBOT DI MUNGITURA L’applicazione del sistema di mungitura automatizzato o automatic milking system (Ams) rappresenta una sostanziale innovazione nell’allevamento della vacca da latte. L’introduzione di questa nuova tecnologia pone alcune questioni riguardanti la gestione degli animali. Tra gli aspetti emersi durante le ricerche svolte, quello di avere un continuo, e possibilmente ordinato, flusso dei soggetti nel robot di mungitura è risultato essere un obiettivo gestionale fondamentale in un allevamento dotato di tale sistema, per migliorare il benessere e le prestazioni degli animali.

Un flusso ottimale di animali permette infatti di:  aumentare il numero di mungiture per capo con positive ripercussioni sulla produzione: tre mungiture al giorno ad intervalli di otto ore anziché due ogni dodici ore permettono di avere una produzione maggiorata del 10%, che per una Frisona rappresenta una produzione aggiunta di latte pari a 3,47 litri/capo al 4% di grassi;  ridurre i tempi di attesa degli animali riducendo quindi possibili fenomeni stressanti;  distribuire il concentrato con l’autoalimentatore del robot in modo uniforme nella giornata; questo sistema permette di mungere le bovine con un sistema automatizzato che, ad orari prestabiliti (fino a tre volte al giorno), le attira col cibo, pulisce le mammelle, con sensori individua i capezzoli e munge. Durante la mungitura il robot tramite i cip posizionati sull’animale traccia per ogni capo lo storico delle produzioni, ne analizza il latte per determinare contenuto in proteine, conducibilità elettrica, percentuale di grasso ect, e al verificarsi di anomalie il robot avvisa l’allevatore inviando un messaggio su smartphone, ed inoltre separa il latte anomalo da quello commerciabile.

Lely astronaut 4, robot di mungitura

analizzando in numeri:  

robot di mungitura = 120.000 euro produzione di latte bio/giorno a vacca con robot = 34.7 litri + 3.47 litri (10%) = 38.17 litri al giorno.

Considerando l’ammortamento della macchina si ha che per una stalla con 240 capi in produzione che producono 3.47 litri in più al giorno il robot si ammortizza in meno di un anno.   

3.47* 0.60 = 2 in più al giorno per capo 2€ *240= 480€ in più al giorno 480€*360 = 172.800€ in più ogni anno.

49

Il robot, lavorando automaticamente e senza bisogno di manodopera, permette di risparmiare sul costo della manodopera di un operaio addetto alla mungitura che lavora 4 ore al giorno che ha un un costo per lâ&#x20AC;&#x2122;imprenditore di 13 euro/ora e che incide di circa 18.720â&#x201A;Ź sul guadagno aziendale annuo. .

50

6. ALIMENTAZIONE BIOLOGICA DI BOVINI DA LATTE

51

In base al Reg. (ce) n. 834/2007 e al Reg. (ce) n. 889/2008 la formulazione delle razioni alimentari per la produzione animale deve includere solamente ingredienti biologici di provenienza aziendale o da altre aziende biologiche.

Per quanto riguarda gli ingredienti di provenienza aziendale, essi devono sfamare almeno il 50% dei fabbisogni, il restante 50% può essere così composto:  30% di prodotti in conversione, ed 20% per ulteriori prodotti biologici di provenienza extraaziendale.  50% di provenienza extra- aziendale.

Le materie prime che compongono le razioni alimentari di un allevamento biologico di bovine da latte, concernemente al Reg. (ce) 889/2008, possono essere:  cereali, granaglie e loro prodotti sottoprodotti di produzione biologica: avena, orzo, frumenti, farro, mais, ect;  semi oleosi biologici e loro prodotti e sottoprodotti: soia tostata e di pannello di estrazione, girasole, cotone, ect;  semi di leguminose biologici e loro prodotti e sottoprodotti: ceci, fave, lupini, ect.  Materie prime di origine minerale: calcio, magnesio, fosforo, sodio, potassio, ect;  Materie biologiche di origine animale per l’alimentazione dei vitelli: latte crudo, latte in polvere, latte scremato; ect.

LA SOIA BIOLOGICA NELL’ALIMENTAZIONE DI BOVINE DA LATTE La soia, grazie al suo elevato contenuto di proteine, rappresenta una delle principale fonti proteiche ed energetiche per i bovini sia da latte che da carne, che siano essi in accrescimento o in produzione.

Essa può essere apportata sotto forma di seme integrale tostato o di farina di estrazione. Il seme integrale tostato, che presenta un quantitativo di oli, può essere apportato fino ad una quantità massima di 1kg al giorno al fine di evitare effetti antinutrizionali, mentre la soia sottoforma di farina di estrazione, che non presenta oli, può essere apportata fino ad un quantitativo di 4 kg al giorno.

Per quanto riguarda la loro composizione percentuale sul tale quale, si ha: FONTE SOSTANZA SECCA FIBRA GREZZA PROTEINE DIGERIBILI CALCIO FOSFORO UFL

SOIA INTEGRALE TOSTATA (% t.q) 90 5.2 29.5 0.25 0.59 119

FARINA D’ESTRAZIONE DI SOIA (% t.q.)

90 6.10 35.1 0.28 0.65 90.8

COME ESEGUIRE IL CALCOLO DI UNA RAZIONE ALIMENTARE Una giusta razione alimentare deve quindi comprendere il giusto quantitativo di sostanza secca (S.S.), fibre (FG), proteine digeribili (PD), minerali (Ca e P), e di unità foraggere latte (UFL) che esprimono la quantità di energia necessaria alla vacca per ottenere una produzione.

Per redigere un piano di razione alimentare si deve conoscere: 52

    

Le caratteristiche della vacca: peso vivo (PV), chili di latte prodotti al giorno, contenuto lipidico del latte prodotto, contenuto proteico del latte prodotto, tipo di stabulazione, età della vacca, mese di gestazione; I fabbisogni della vacca di mantenimento e produzione; La capacità d’ingestione della sostanza secca; Il fabbisogno di fibra dell’animale; Il contento percentuale degli alimenti.

CALCOLO DEI FABBISOGNI DI MENTENIMENTO E DI PRODUZIONE Al fine di eseguire un esempio del calcolo di una razione alimentare si ipotizzi una vacca con le caratteristiche di seguito riportate:  PV = 600 Kg  Produzione di latte = 20 kg/d  Percentuale di grassi nel latte = 3.5%  Percentuale di proteine nel latte = 3.2%  Età = 35 mesi  Gestazione = 8° mese  Allevata in stabulazione libera (obbligatoria nel biologico).

FABBISOGNI DI MANTENIMENTO TIPOLOGIA DI FABBISOGNO

ENERGETICO

UNITA’ DI MISURA

UFL (n°)

PROTEICO

PD (g)

MINERALE

CALCIO (g di Ca) FOSFORO (g di P)

FORMULA Se in stabulazione libera: (1.4 +0.006 x PV) + 10%

TOT. FABBISOGNO 5 UFL

Se al pascolo: (1.4+0.006 x PV) +20%

/

0.60 x PV

360g

0.065 x PV

39g

0.05 x PV

30g

Per calcolare i fabbisogni di produzione, è necessario convertire il quantitativo di latte al 3.5% di grasso prodotto dalla vacca in un giorno in il latte normalizzato (LN) al 4% di grasso.

Questo è possibile applicando tale formula: kgLN = kg di latte x (0.4 +0.15 x %grasso) per cui: kgLN = 20 x (0.4+0.15 x 3.5) = 18.5 Nel calcolo della produzione di latte normalizzato, si deve tenere conto dei fabbisogni di accrescimento e di gestazione, i quali comportano un’aggiunta di latte normalizzato.

Fabbisogno di accrescimento: se la vacca ha un’età compresa tra:  23 - 30 mesi, si aggiungono 3 kgLN al latte normalizzato prodotto;  30 – 36 mesi; si aggiungono 5 kgLN al latte normalizzato prodotto.

53

Fabbisogno di gestazione: se la vacca è gravida da un tempo:  < 7 mesi, non si aggiunge latte normalizzato al latte normalizzato prodotto;  7 mesi, si aggiungono 2 kgLN al latte normalizzato prodotto;  8 mesi, si aggiungono 3.5 kgLN al latte normalizzato prodotto;  9 mesi, si aggiungono 6 kgLN al latte normalizzato prodotto.

Perciò: kgLN = 18.5 + 5 + 3.5 = 27

FABBISOGNI DI PRODUZIONE TIPOLOGIA DI FABBISOGNO

UNITA’ DI MISURA

FORMULA

TOT. FABBISOGNO

ENERGETICO

UFL (n°)

0.44 x kgLN

12 UFL

PROTEICO

PD (g)

60 x kgLN

1620g

CALCIO (g di Ca)

4.2 x kgLN

113g

FOSFORO (g di P)

1.7 x kgLN

46g

MINERALE

Per determinare i fabbisogni totali, si devono sommare i fabbisogni di mantenimento e quelli di produzione, ottenendo:    

Fabbisogno energetico = 17 UFL Fabbisogno proteico = 1980g Fabbisogno di Ca = 152g Fabbisogno di P = 76g

CALCOLO DELLA CAPACITA’ D’INGESTIONE DELLA SOSTANZA SECCA Il calcolo della capacità d’ingestione (S.S) viene eseguito in funzione del PV e dei KgLN. La formula per il calcolo della S.S è: Kg S.S = 0.0185 x PV + 0.305 x LN Perciò: kg S.S = 0.0185 x 600kg + 0.305 x 27kg = 19 Kg SS.

CALCOLO DEL FABBISOGNO DI FIBRA Il fabbisogni di fibra grezza (FG) viene calcolato in funzione della produzione giornaliera di latte, ovvero, se la vacca produce:  Meno di 15 litri/d il fabbisogno di fibra è il 19% della S.S;  15 – 20 litri/d il fabbisogno di fibra è il 18% della S.S;  21 – 25 litri/d il fabbisogno di fibra è il 17.6% della S.S;  31 – 35 litri/d il fabbisogno di fibra è il 16.8% della S.S;  36 – 40 litri/d il fabbisogno di fibra è il 16.4% della S.S; 54



In asciutta il fabbisogno di fibra è il 25% della S.S.

Per cui: FG = 19kg x 18% = 3.42kg

COMPOSIZIONE PERCENTUALE DEGLI ALIMENTI Ogni materia prima apportata come nutrimento all’animale presenta una propria composizione percentuale in UFL, FG, PD, CA e P. Per determinare un giusto piano di razionamento è necessario conoscere la composizione degli alimenti.

COMPOSIZIONE PERCENTUALE DEGLI ALIMENTI SUL TAL QUALE (% t.q) ALIMENTO

S.S

FG

PD

Ca

P

UFL

SILOMAIS BIO

30

6.6

1.7

0.1

0.07

24

FIENO DI MEDICA BIO

86

29.3

9.6

1.4

0.2

56

90

5.2

29.5

0.25

0.59

119

90

6.10

35.1

0.28

0.65

90.8

86

2.2

5.9

0

0.3

110

91.3

42.1

0

37

14

0.4

98

0

0

4.4

13

0

98

0

0

39

0

0

SOIA INTEGRALE TOSTATA BIO FARINA DI ESTRAZIONE SOIA BIO FARINA DI MAIS BIO PAGLIA DI FRUMENTO BIO INTEGRATORE FOSFATO BICALCICO CARBONATO DI CALCIO

RAZIONE ALIMENTARE GIORNALIERA PER VACCHE DA LATTE Una giusta razione alimentare deve soddisfare le UFL ed i fabbisogni di FG, PD, Ca e P, e deve rispettare i limiti della capacità d’ingestione, al fine di evitare sprechi, e dispendi inutili.

Una razione equilibrata e giusta, non deve avere mai valori di UFL, FG, PD inferiori ai fabbisogni, ma si devono aggirare per eccesso a tali valori.

Una razione si esegue moltiplicando la quantità apportata in kg di ogni materia prima con la composizione percentuale dell’alimento stesso.

Esempio: ALIMENTO

Kg

Kg S.S

Kg di FG

g di PD

g di Ca

g di P

n° UFL

SILOMAIS

24

24*30% = 7.2

24*6.6% = 1.6

24*1000*1.7% = 408

24*1000* 0.1% = 24

24*1000* 0.07% = 17

24*24% =6 55

Una razione equilibrata e bilanciata nei suoi componenti per l’alimentazione di una vacca con le caratteristiche sopra riportate può essere composta dagli elementi riportati nella tabella seguente.

ALIMENTO BIO

Kg

Kg S.S

Kg di FG

g di PD

g di Ca

g di P

n° UFL

SILOMAIS

24

7.2

1.6

408

24

17

6

MEDICA

7

6

2

672

98

14

5

SOIA TOSTATA

1

0.9

0.3

300

2.5

6

1

FARINA SOIA

1.9

2.2

0.1

772

6

14

2.5

FARINA MAIS

1.7

1.5

0.03

100

0

5

2

PAGLIA FRUMENTO

1

0.9

0.5

0

4

1

0.5

INT. FOSF. BICALC.

0.3

0.3

0

0

13

39

0

TOTALE

36.9

19

4.5

2’252

147

96

17

56

COLLABORAZIONI Esterne all’Istituto F.lli Navarra di Malborghetto di Boara (FE):     

Giorgio Paolini, direttore dell’azienda agricola Parigi Paolini di Bando d’Argenta (FE); Stefano Giatti, dottore agronomo, consulente, e docente nei corsi di formazione professionale; Davide Montagnini, laureato in Produzioni animali e giovane imprenditore in ambito zootecnico, gestisce e possiede un allevamento biologico di bovini da latte a S. Pietro in Casale (BO); Michele Lodi, imprenditore contoterzista cooperante nel mondo biologico dell’azienda Punto verde; Emanuele Cavallini, membro operante della CIA di Argenta.

Interne all’Istituto F.lli Navarra di Malborghetto di Boara (FE):          

Rosario Castronovo, docente di matematica; Grassano Nicola, docente di produzioni vegetali; Renzo Chieregato, docente ITP di produzioni vegetali; Sabrina Volpe, docente di genio rurale; Andrea baldini, docente di gestione del territorio ed economia; Riccardo Alberighi; docente ITP di gestione del territorio ed economia; Roberta Galeotti, docente della lingua inglese; Roberto Orlandi, coordinatore e docente di storia e filosofia; Mario Cattabrina, docente di produzioni animali Loredana Cusumano, docente di produzioni animali

SITOGRAFIA          

Direttiva 91/676/CEE: http://eurlex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:31991L0676&from=IT Lely: http://www.lelyt4c.com/it/#info catalogo soia sipcam: http://www.demofield.it/wp-content/uploads/2015/04/catalogo-soiaSipcam.pdf Soia, troppo penalizzata la coltivazione biologica: http://www.crpv.it/doc/5234/Grassi.pdf La coltivazione della soia, candidata protagonista 2016: http://www.toscanapa.com/lacoltivazione-della-soia-una-candidata-protagonista-del-2016-articolo-piu-documento-indownload/ Sementi biologiche: http://scs.entecra.it/sementi_biologiche.htm Manuale per la gestione degli effluenti zootecnici: http://www.tecnicidellaprevenzione.com/notiziario/Manuale%20per%20la%20gestione%20d ei%20reflui%20zootecnici.htm utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento: http://serviziuffici.provincia.fc.it/c/document_library/get_file?uuid=882782f7-2c51-4961-87e5f14590b319fd&groupId=555668 la sostanza organica nel terreno: http://www2.unibas.it/perniola/attachments/article/4/SOSTANZA%20ORGANICA.pdf Insetti utili in agricoltura biologica: http://bioplanet.it/it/ 57

 

  

Catalogo sipcam soia 2017: http://www.demofield.it/wp-content/uploads/2015/04/catalogosoia-Sipcam.pdf Bollettino di Produzione Integrata e Biologica della provincia di Ferrara: http://sd2.provincia.fe.it/intranet/Internet.nsf/7b581177f5f92f0ac1256dce00346ea9/674f62a a1fbca5f5c1256dc000354830/$FILE/n%C2%B0%203%20bollettino%20integrato%209feb1 5.pdf https://it.wikipedia.org/wiki/Equazione_differenziale https://www.professionistiscuola.it/attachments/article/863/equazione%20logistica.pdf https://en.wikipedia.org/wiki/Soybean#North_America

BIBLIOGRAFIA          

“Manuale di ecologia” di DAJOZ ROGER “Modello di Verhulst” Produzioni vegetali coltivazioni erbacee volume B di S. Bocchi, R. Spigarolo e S. Ronzoni. “il contributo dei pipistrelli al controllo della cimice asiatica”, pg 44, informatore agrario n.33 del 2016.

TERRA E VITA, N. 9 MARZO 2017 Reg (ce) 834/2007 Reg (ce) 889/2008 Allevamento, alimentazione, igiene e salute di D. Balasini, F. Follis e F. Tesio.

Genio rurale, costruzioni ed edifici rurali vol 2 di R. Cannarozzo, L. Cucchiarini e W. Meschieri Alimenti per la vacca da latte e il bovino da carne di Daniele Cevolani

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