Esercitazione

Alcune immagini rare dagli album privati di Sofia Jaccarino.

Dall’alto, in senso orario, Sofia e l’inseparabile cagnolino; un suo intenso ritratto negli anni Trenta; insieme con la madre Hélène de Rochefort de la Rochelle, dama di corte e intima amica della regina Elena; al mare a Paraggi, dove nel 1931 trascorse un indimenticabile soggiorno con Maria Jose.

In alto, Maria Josè nel suo viaggio in Africa orientale come ispettrice della Croce Rossa. Nel tondo, alla macchina da cucire in un villaggio dell’Eritrea; più sotto a ds. Maria Josè in auto al suo ritorno a Napoli, al molo di Beverello. Qui sopra a sin. una inedita immagine di Vittorio Emanuele III con Benito Mussolini, ribattezzato da Sofia e Maria Josè “capo ‘e provola”. Il re teneva il figlio Umberto (a ds.) al di fuori degli affari di Stato.

Altre immagini di casa Savoia dall’archivio Jaccarino. In alto da sin.

Jolanda di Savoia, il padre Vittorio Emanuele III, il marito Giorgio Calvi di Bergolo e la sorella Maria. Sopra a sin. re Vittorio Emanuele III e la moglie Elena di Savoia alla fine degli anni Trenta; a ds. Maria Josè crocerossina in Africa e più in basso, col marito Umberto poco dopo le nozze.

Dall’alto una cartolina con veduta del Foro romano, su cui Sofia evidenziò con una freccia la posizione del suo laboratorio di restauro di bronzi antichi, dove Maria Josè e lei tenevano le riunioni antifasciste. Qui sopra, Sofia alle prese con le analisi chimiche; più a ds. davanti al busto che la raffigura, scolpito da Maria Josè, nel tondo in un ritratto della fotografa Ghitta Carrell

Stralci dall’archivio personale di Sofia Jaccarino. In alto un suo scritto su un pranzo tenuto a Villa Savoia, residenza privata dei sovrani a Roma, in onore di Mussolini, nel 1932 e a ds. lo schizzo con la disposizione della tavola. Sopra a sin. un dettaglio di una lettera scritta a Sofia da Giovanni Stefanov, esperto d’arte antifascista e successivamente in contatto anche con il movimento studentesco antinazista della “Rosa Bianca”, chiamato dalla Jaccarino a tenere dei corsi per Maria Josè. Più a ds. la minuta di una missiva vergata da Sofia a Benedetto Croce (nel tondo con Carlo Antoni) in cui rievoca il primo incontro tra Maria Josè e il filosofo agli scavi di Pompei.

Sopra la prima pagina dell’inedito dattiloscritto in cui il giurista e filosofo Carlo Antoni racconta in prima persona la sua opera di consigliere politico di Maria Josè nell’azione antifascista della Principessa di Piemonte.

A ds. due lettere spedite da Mons. Giovanni Battista Montini nel 1947 e nel 1948 a Sofia Jaccarino in ricordo dei tanti incontri con Maria josè al laboratorio di restauro al Foro romano. Il futuro Paolo VI (nel tondo) e la Principessa di Piemonte si scambiavano informazioni diplomatiche e cooperavano per assicurare l’espatrio agli ebrei a rischio.

Dall’alto in senso orario un elenco degli incontri segreti tenuti da Maria Josè nel 1943, scritto dalla Jaccarino; a ds. il particolare di una missiva di Vittorio Spinazzola, archeologo amico intimo di Sofia, che aveva propiziato il primo incontro della principessa con Croce. In basso, a destra, i particolari di una lettera di Mario Pelosini, maestro di recitazione, anche lui habituè delle riunioni antifasciste al Foro romano. Persino nei momenti più drammatici Sofia e la regale amica non persero mai il senso dell’umorismo, come documenta la lettera goliardica, sopra a sin., scritta da Umberto alla confidente di vecchia data, facendo il verso ai poemi cavallereschi.

In alto la prima pagina e quelle in cui si descrive l’ascesa al trono di Maria Josè dal diario vergato da Sofia Jaccarino nel 1946. Più in basso a ds. Il particolare del Proclama: alle donne d’Italia che avrebbe dovuto pronunciare Maria Josè, diventata regina, se non si fosse opposto lo staff del marito. A scriverlo con Sofia e Maria Josè fu Carlo Aphel, l’avvocato di Milano che aveva collaborato con la principessa di Piemonte nel tentato golpe del 1938. Sopra a sinistra Umberto Zanotti Bianco, l’”angelo custode” di Maria Josè e Maria Bakunin, altra sua referente invisa al fascismo, più a ds. Il particolare di una sua lettera a Sofia.