Bologna bella e carogna (di Marco Marozzi)

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Liberazione L’ULTIMO APRILE DI GUERRA

Liberazione. Il 21 aprile 1945 per Bologna fu la storica Liberazione dai tedeschi, dal nazismo, dai fascisti, dal fascismo. Da uomini e orrori. Fu anche la quotidiana liberazione dai bombardamenti alleati, dalla paura, dalla fame, dalle miserie, dalle vergogne. Fu esplosione di sentimenti. Liberazione è onore ai 2064 partigiani assassinati. Sono le donne che cominciano a deporre fiori e foto in piazza Nettuno, i semi da cui poi sorgerà il sacrario. È la fine delle bombe lanciate dagli aerei americani e inglesi, puntavano alla stazione ferroviaria, alle centrali tedesche, uccisero anche 2481 bolognesi. È lo scoprire che si può finalmente tornare ad amare guardando al futuro. Sono i baci per strada a sconosciuti in divisa o scesi dalle montagne, è la chocolate chiesta agli americani, è lo stupore di vedere quanto gli altri, anche in guerra, fossero tanto messi meglio di noi. È l’addio a Pippo, l’aeroplanino monoposto che seminava morte e a cui Pupi Avati dedicò un film. Le ragazze bolognesi cominciarono a innamorarsi ballando Glenn Miller e scoprendo che era pure lui morto in guerra, swing, boogie woogie, Moonlight Serenade, In the Mood. Feste nei palazzi dove erano i comandi tedeschi e nei primi baladur rossi. Venne il jazz, nelle cantine degli studenti. Il 21 aprile è il ritorno alla vita. Nello stesso mitico giorno della fondazione di Roma. 16


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