Milano giorno e notte Ottobre/Dicembre 2012 - n. 4 anno VIII

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25-09-2012

“Sappiamo che ogni giardino è una storia a sé, racconta Fulco Gallarati Scotti, e racchiude una parte delle forze che hanno contribuito a comporla e che la alimentano continuamente. Di ogni giardino sarebbe bello tracciarne la storia, il filo logico, perchè i giardini sono vivi e vitali, una volta nati crescono accanto a noi. Narrano leggende molto antiche, scritte su libri di pietra, storie dal sapore mitico che ci portano a riflettere sull'intimo legame fra la natura e l'uomo, sul fatto che siamo chiamati a collaborare continuamente con la creazione prendendoci cura di un pezzetto di mondo”. Altre sue caratteristiche sono il legame con l’edificio, di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all'aperto e dove l’uomo si pone al suo centro, tra aiuole, piazzali, sentieri e bacini d'acqua e dove la bellezza si fonde con una simbologia antica quanto l’uomo stesso. La magia del giardino di Villa Melzi sta nella visione apparentemente ordinata dei suoi crea-

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tori che hanno disegnato spazi che si presentano come date gratuitamente, pienamente, eppure la loro capacità di manifestarsi non si esaurisce nel momento preciso in cui si palesano. L’identico in realtà non è mai identico a se stesso e ogni nuovo giorno è un giorno diverso quando si rivela ciò che perdura nel tempo. In questo loro essere conchiusi, che consente alle dimensioni latenti dell’apparenza di manifestarsi, il giardino di villa Melzi somiglia ad un ponte verso altri mondi o verso altri stati dell’essere: non varchi da attraversare ma varchi attraverso cui si viene chiamati o percorsi senza muoversi da dove ci si trova. Questo spiega perché spesso un giardino nell’immaginario umano è spesso luogo di visioni ed epifanie, sia spirituali che erotiche o di altra natura. C’è qualcosa in questo giardino che fa spazio a quello che il tumultuoso mondo intorno tende ad escludere o soffocare. Fa spazio al pensiero, alla visione, al ricordo, alla rêverie e a quel tempo


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