

migliora
la tua postura
Curve da rispettare
Servizio di Roberto De Filippis.
Con la consulenza della dottoressa Catia Pelosi , responsabile U.O. di Riabilitazione specialistica ortopedica clinicizzata, Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano.

Il mantenimento di posture di corrette off re un’immagine migliore di sé e aiuta a prevenire disturbi fastidiosi che, se trascurati, possono trasformarsi in veri e propri problemi di salute. Spesso, però, non è semplice “ricordarsi” di stare nella giusta posizione. Per esempio, quante volte capita di ritrovarsi con le spalle troppo in avanti quando si è di fronte al computer? Per fortuna, ci sono tanti esercizi che aiutano a mantenere la migliore postura in ogni situazione.

Per definirsi corretta, la postura deve rispettare le curvature fisiologiche della colonna vertebrale.
In particolare, non devono alterarsi le naturali lordosi (le “rientranze”) della parte superiore (cervicale) e di quella inferiore (lombare). Al tempo stesso, è importante che il tratto centrale, detto dorsale, mantenga la sua caratteristica cifosi.
Da un lato, quindi, bisogna impegnarsi per non tenere la schiena oltremodo dritta, perché ha delle curve naturali che vanno rispettate. Dall’altro, è bene stare in posizioni che non accentuino tali curve o persino che le “invertano”.
SPALLE E BACINO in linea
L’allineamento delle spalle e del bacino gioca un ruolo tutt’altro che trascurabile nel mantenimento di una corretta postura. «Quando in queste due parti del corpo si crea un’asimmetria significa che si sta tenendo una postura scorretta» precisa la dottoressa Catia Pelosi.
Una posizione scorretta abbastanza comune che crea asimmetria del bacino è quella in cui, quando si è in piedi, si tiene un ginocchio leggermente piegato. Stando
così, ci si ritrova con un’anca più in alto dell’altra e, di conseguenza, le diverse parti del corpo non sono allineate nel modo in cui invece dovrebbero essere. Lo stesso accade quando si sta seduti con le gambe accavallate
Per cercare di compensare il piede piatto e il ginocchio valgo, chi ne soffre è quasi costretto a tenere posizioni scorrette senza rendersene conto che, però, a lungo andare possono radicarsi e favorire altri problemi.
OCCHIO AI segni premonitori
Quando si è concentrati su ciò che si sta svolgendo, raramente ci si accorge di avere una postura scorretta; più spesso ci si rende conto solo quando si manifestano dolori.
Oltre a cercare di prestare attenzione alla postura, dunque, bisognerebbe sforzarsi di notare anche piccoli particolari che dovrebbero mettere “in allerta”.
«Per esempio, nelle donne che stanno a lungo in posizioni scorrette la cellulite tende a essere più evidente su una delle gambe» aggiunge l’esperta.
Per contrastare le posizioni scorrette e prevenire i fastidi che ne derivano, sono d’aiuto alcuni semplici esercizi
Movimenti lenti
Di seguito sono descritti nel dettaglio alcuni esercizi utili non solo per mantenere una postura migliore, ma anche per sciogliere la muscolatura contratta a seguito di posizioni sbagliate in cui si è rimasti a lungo. Pur somigliando a quelli caratteristici del Pilates, sono in realtà diversi, anche perché in questo caso la respirazione è addominale e non toracica
«Per massimizzarne l’efficacia, i movimenti previsti dagli esercizi devono essere lenti. Se troppo rapidi, invece, possono diventare addirittura controproducenti» avverte la dottoressa Pelosi.
per le spalle
Un eff etto negativo delle tante ore che molte persone trascorrono al computer sono le spalle curve. In questo caso, alcuni esercizi, da eseguire a corpo libero o con un ausilio quale un bastone, aiutano sia a correggere il difetto sia a mantenere una corretta postura.

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Distesi a pancia in giù, con i gomiti piegati e appoggiati al pavimento, contrarre l’addome e sollevare le spalle, mantenendo il bacino a terra. Ripetere l’esercizio 10 volte.
In piedi, con le braccia tese davanti a sé all’altezza delle spalle, le gambe leggermente divaricate e impugnando un bastone, sollevarlo fin sopra la testa spingendo con le spalle verso l’alto per tornare alla posizione di partenza. Ripetere il movimento 10 volte.
Alcune problematiche, come l’ernia del disco e il “colpo di frusta”, possono favorire posture non corrette per evitare di avvertire dolore. Però, più a lungo si rimane in tali posizioni più si irrigidiscono i muscoli, provocando così contratture e dolore.
In ginocchio, con il busto appoggiato alle cosce e la fronte al pavimento, le mani incrociate dietro il busto, sollevare le braccia quanto più possibile, mantenendo la posizione per 5 secondi. Eseguire 10 ripetizioni.
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In piedi, impugnare il bastone tenendolo vicino alle spalle, braccia piegate e gomiti un po’ in fuori. Portare il bastone in basso all’altezza dell’addome, quindi sollevarlo lentamente sopra la testa, distendendo le braccia per poi portarlo all’altezza dello stomaco.
Anche di questo esercizio vanno eseguite 10 ripetizioni.
per la zona lombare
Per mantenere una corretta postura è importante dedicare le dovute attenzioni alla zona lombare della colonna vertebrale, sulla quale viene scaricata gran parte del peso corporeo.
SCHIENA
dritta al pc
Oggi con tutta probabilità, la postura scorretta più comune è quella in cui si sta seduti alla scrivania davanti al computer con la schiena ricurva in avanti. A favorirne la “diff usione” è l’aumento dell’uso del computer stesso, anche a casa e da parte dei ragazzi, visto che molte persone non hanno sedie ergonomiche e tavoli regolabili in altezza.
Quando si è di fronte al computer, è importante che si crei un angolo retto sia fra tibie e femori, sia tra femori e busto. Inoltre, le piante dei piedi devono essere allineate e ben appoggiate a terra. Infine, il pc deve stare di fronte, così da non dover ruotare il collo per guardarlo.
Questo esercizio aiuta a decontratturare la zona lombare, rilassando la muscolatura. Seduti a terra, flettere le gambe avvicinando il più possibile le ginocchia al petto, stringendole con le braccia. Tale posizione va mantenuta per 10 secondi, quindi si rilasciano le gambe. L’esercizio va ripetuto 10 volte.
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Seduti su una sedia, piegare il busto in avanti fino ad arrivare ad afferrare le caviglie con le mani. Dopo aver mantenuto la posizione per 5 secondi, si ritorna seduti. Di questo esercizio, che dà sollievo soprattutto a chi passa molto tempo alla scrivania, vanno svolte 10 ripetizioni.
per il collo
Salvo l’ultimo, tutti gli esercizi proposti di seguito per il tratto cervicale possono essere eseguiti anche rimanendo seduti. Si possono dunque svolgere sia a casa sia in ufficio rimanendo alla scrivania, da cui però sarebbe opportuno alzarsi, camminando per cinque minuti, almeno ogni ora.
6 5In posizione naturale, con la schiena dritta e lo sguardo rivolto di fronte a sé, accentuare la curva del collo e portare quanto più avanti possibile il mento. Mantenere la posizione per 10 secondi, poi ritornare nella posizione iniziale. Ripetere il movimento 3 volte.
Piegare la testa verso destra avvicinando l’orecchio alla spalla, quindi eseguire lo stesso movimento a sinistra per un totale di 20 ripetizioni (10 per lato). Se si fa fatica, per accostare il più possibile l’orecchio alla spalla ci si può aiutare con la mano. Così, si allunga la muscolatura laterale del collo.
31Va svolto il movimento opposto a quello dell’esercizio precedente. La testa va portata all’indietro, allontanando il più possibile il mento dal petto. Anche in questo caso, vanno eseguite 10 ripetizioni.
Prestando attenzione a tenere sempre la schiena dritta, ruotare la testa fino alla spalla destra (semicirconduzione) per 10 volte. Eseguire altrettante ripetizioni sul lato sinistro.
Tenendo le mani intrecciate dietro alla nuca e mantenendo il busto dritto, flettere la testa avanti, fino ad arrivare a toccare il petto con il mento. Bisogna rimanere in questa posizione per 10 secondi, per poi tornare in quella di partenza. L’esercizio va ripetuto 10 volte.
*Oltre a riequilibrare la postura correggendo gli errori, la ginnastica posturale ha numerosi vantaggi: migliora l’elasticità e il tono muscolare; potenzia la respirazione e l’abilità motoria; contribuisce ad avere una buona gestione dello stress.

42Ruotare lentamente la testa prima a destra e poi a sinistra fino ad arrivare con il mento all’altezza delle spalle, mantenendo sempre lo sguardo di fronte a sé. Effettuare 10 rotazioni per lato.
7Con la schiena dritta e lo sguardo rivolto in avanti, effettuare 3 rotazioni complete della testa (circonduzioni) verso destra fino a tornare nella posizione iniziale, quindi ripetere il movimento ruotando 3 volte il capo verso sinistra.
8Distesi a terra a pancia in giù, con le braccia lungo il corpo e i palmi delle mani rivolti verso il pavimento, sollevare il busto ruotando i gomiti (le mani appoggiate a terra con le dita in avanti) e cercando di sollevare la fronte. Mantenere la posizione “del cobra pronato” per 8-10 secondi (foto nella prima pagina del servizio).
Ripetere l’esercizio 5 volte.
Il buon sonno parte dal GIUSTO SOSTEGNO
Tecnologie all’avanguardia e materiali innovativi per un comfort ergonomico “su misura”

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società comportamento
il gossip? FA BENE
Lo spiega una recente ricerca dell’Università di Oxford (Uk): il gossip non è per forza negativo. Anzi, consente di riconoscere le proprie emozioni attraverso le esperienze di altri ed è un meccanismo che serve a creare legami sociali.

* È un po’ simile al grooming, il caratteristico spulciarsi a vicenda praticato dai primati e dagli ominidi i quali, attraverso questa consuetudine, imparavano a distinguere gli amici dai nemici, rendendo il gruppo più compatto.
Il gossip svolge da sempre un’importante funzione sociale e di comunicazione: spettegolando si comunicano rischi, pericoli, paure e si scambiano opinioni sulle situazioni vissute dalle persone di cui si parla.
* Attraverso i racconti gossip si organizzano le informazioni, si rivedono scene di vita quotidiana di altri, si contestualizzano date, pensieri, momenti.
* Così si stimola la produzione di nuove sinapsi e si potenzia l’attività dei neuroni: un’attività che mette in moto anche la memoria duratura e il sistema di archiviazione profonda di ciò che è stato visto e sentito.
* Condividere ricordi, parole e sentimenti è un collante emozionale che rafforza i legami fra le persone: il mondo costruito e trasformato dai sentimenti di gioia e rabbia che accompagnano lo spettegolare diventa un modo di sentire del gruppo.
* Ciò permette di creare un’alleanza fra le persone che condividono il gossip a tutto vantaggio della produzione di ossitocina, molecola dell’affettività, della capacità di stare insieme.
ROVESCIANO
RUOLI DI POTERE

RILEGGERE la nostra biografia
Spettegolare è un modo di lamentarsi, di dare libero sfogo ai propri pensieri.
E il risultato è che si possono verificare modificazioni del turn-over sia della dopamina, l’ormone del piacere sia dell’adrenalina, attivatore metabolico.
* Adrenalina e dopamina sono anche evidenziatori della memoria, mappe neurochimiche che consentono di archiviare il nostro romanzo autobiografico.
* L’occuparsi della storia degli altri consente di rivivere momenti presenti o passati della propria vita. E non importa se questi sono una fotografia molto sbiadita: ciò che conta è che si torna all’atmosfera del ricordo e si ristabilisce il metabolismo degli ormoni che il nostro corpo aveva in quei precisi momenti.
* Il gossip attraverso gli stati affettivi e biochimici che suscita tende a orientare verso un sapere intuitivo, che arriva spontaneo senza che si costruiscano passaggi o processi logici. In quei momenti la creatività e le associazioni di idee fluiscono libere e consentono di ricostruire la realtà di altri che in qualche modo si percepiscono vicini.
Lo dice anche la scienza: spettegolare sugli affari altrui è benefico e crea legami sociali Senza esagerare, però!Con la consulenza della dottoressa Laura Abbate, psicologa e psicoterapeuta a Milano. Servizio di Maria Angela Masino.
PER ACQUISIRE il senso del limite
Pensare alla vulnerabilità degli altri può aprire a un maggiore livello di introspezione circa i propri limiti e punti di forza.
* Un passaggio importante per acquisire la certezza interiore del proprio valore, della propria autostima
* Il gossip favorisce anche la ricerca di soluzioni per andare oltre il limite, per attivare processi flessibili di fronte a circostanze avverse.
* Può essere quindi un allenamento alla resilienza, la capacità di reagire di fronte alle difficoltà senza negare il dolore vissuto mettendo in moto capacità di adattamento e di apprendimento.
* Fare gossip è un po’ come scrivere un racconto: inserendo le persone e le cose in un contesto lontano dal proprio permette di spostare l’ansia fuori da se stessi Ciò comporta una diminuzione del cortisolo, ormone dello stress e un aumento della serotonina, molecola della calma.
PER SVILUPPARE
empatia
Entrare nella vita degli altri, raccontarla, commentarla, favorisce lo sviluppo di quel processo di immaginazione emotiva e razionale che stimola l’empatia capacità di cogliere dettagli e cambiamenti anche minimi nelle vicende e nei sentimenti delle persone e di collegare esperienze passate e presenti.
* Gossipando, come rivelano le neuroscienze, si attivano i centri cerebrali profondi, come l’insula, la corteccia cerebrale. Ciò consente di ridere, di piangere e di vedere tutti gli aspetti di un problema, positivi e negativi.


* Un processo che riduce i livelli di testosterone, l’ormone maschile dell’aggressività che interferisce con la produzione di ossitocina, molecola dell’affettività e dell’empatia.
ATTENZIONE A QUELLO NEGATIVO
Spettegolare procura benessere e sorrisi.
* Ma attenzione: ci sono anche le cosiddette chiacchiere deleterie, quelle che rovinano la reputazione fra le persone e creano divisioni nei gruppi.
uno
PER FARE
psico-detox
Gli studiosi della University of California spiegano che gossippare riequilibra la Crh (corticotropina) e il peptide vasopressina che inducono la produzione di endorfine.
* Così si riduce l’ansia, si regolarizza il battito cardiaco che favorisce gli stati di quiete e rilassamento. Non solo: parlando e sfogandosi si prova sollievo e leggerezza come se fosse una catarsi, un drenaggio emozionale che aiuta a recuperare pensieri positivi e a lasciar andare quelli tristi e negativi.
* Raramente il gossip dà luogo a conseguenze, il più delle volte resta confinato nella cerchia di amici secondo il principio psicologico di mitigazione che spinge ad analizzare ed esaltare i problemi altrui per ridimensionare i propri.
* In termini psicanalitici si dice: le emozioni che si provano vivendo le esperienze degli altri sono una sonda utile per esplorare e riconoscere i propri desideri e sogni
PER CANALIZZARE l’invidia
Fare gossip sul collega o sull’amico che ha più successo perché, magari, ha dedicato maggiori energie per il raggiungimento degli obiettivi sottoponendosi a disagi e rinunce non è solo una valvola di sfogo, è uno strumento per cambiare sguardo sulla persona di cui si parla e sentirla imperfetta e vicina.
* Cogliere cose negative degli altri ha un effetto consolatorio che consente di trasformare la rabbia e l’invidia in maggior senso di fiducia in se stessi.
* Un “sentire” che consente di cambiare ritmo biochimico, più estrogeni che eccitano, meno progesterone che calma così da diventare realisti, non troppo ottimisti, non troppo autocritici, ma più capaci di ponderare le situazioni, di fare un esame della realtà.
Un’attività che è supportata dalle aree prefrontali del cervello, sedi dell’attenzione, della vigilanza, dell’autocontrollo, tutte funzioni che organizzano le emozioni. I circuiti di quest’area archiviano sentimenti positivi e li richiamano alla mente quando si è impegnati a raggiungere un traguardo.
Con la consulenza della professoressa Chiara Ricci , associato di Gastroenterologia all’Università di Brescia, Ssvd Gastroenterologia, Asst-Spedali Civili, Brescia.

Sono molte le persone che si ritrovano con la pancia tesa e gonfia , situazione che crea spesso disagio e imbarazzo, specialmente quando il fastidio compare con una certa frequenza. Per fortuna, in genere sono sufficienti pochi e semplici accorgimenti per risolvere il problema.
QUANDO ANDARE DAL MEDICO
Se si soffre di gonfiore all’addome e il disturbo compare di rado, non è il caso di preoccuparsi, soprattutto se si manifesta dopo un pasto abbondante. Se, invece, è frequente e persiste nel tempo, indipendentemente dalla dieta e dallo stile di vita, è il caso di consultare il medico.
La pancia gonfia può avere varie cause. Ecco come affrontare questo disturbo e migliorare il proprio benessere... interiore

mi sentoun palloncino
Si soffre di stipsi
La stitichezza è un disturbo che colpisce molte persone, soprattutto di sesso femminile. Il ristagno di feci fa aumentare la fermentazione del cibo, che viene aggredito dai microrganismi presenti all’interno dell’intestino, causando gonfiore.
❱ Che cosa fare Cambiare le abitudini alimentari e lo stile di vita. Se necessario, modificare anche la dieta e mantenere un’adeguata idratazione, soprattutto quando fa caldo. Se il medico lo ritiene opportuno, si possono prendere lassativi e tisane, che favoriscono l’attività dell’intestino senza irritarlo.
Attenzione a CERTI FARMACI
Chi prende da molto tempo alcuni farmaci può andare incontro a un’alterazione della motilità dell’apparato digerente o della flora batterica.
Tra quelli più incriminati ci sono: i calcio-antagonisti (per l’ipertensione arteriosa e le aritmie cardiache), il lattulosio (per la stipsi), l’acarbosio (per il diabete) e gli antidolorifici (antinfiammatori e oppiacei).
Si è intolleranti
Per una riduzione di certi enzimi, alcune persone non digeriscono alcuni componenti contenuti nei cibi. È il caso di chi soffre di intolleranza al lattosio, uno zucchero presente nel latte e nei suoi derivati, e/o di ipersensibilità al difficoltà a digerire il glutine e il frumento. Queste due condizioni non vanno confuse con la celiachia, per la quale l’unica cura è una dieta senza glutine per tutta la vita.
Modificare l’alimentazione è il primo passo da compiere, facendosi consigliare da uno specialista le modalità e i tempi per eliminare o reintrodurre determinati alimenti ritenuti responsabili del gonfiore. Diete di eliminazione troppo drastiche e/o prolungate nel tempo possono causare serie carenze nutrizionali. Lo specialista inserirà nella dieta l’alimento “nocivo” in modo graduale, prima in dose minima e poi sempre maggiore. In questo modo, si trova la quantità massima tollerata di ogni alimento.
L’intestino è irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile è molto diffusa e, anche se non ha una causa precisa, spesso viene associata a stress e ansia Per fortuna non si tratta di una condizione preoccupante, anche se può causare un certo imbarazzo e disturbare la qualità di vita. Oltre a un’eccessiva produzione di gas, i sintomi più importanti sono un fastidioso gonfiore all’addome e borborigmi (rumori prodotti dall’intestino). Nei casi più seri, si può avere anche dolore per le contrazioni simili a crampi in alcuni tratti dell’intestino.
❱ Che cosa fare È importante non esagerare con i cibi ricchi di fibre insolubili, come la crusca: negli individui predisposti, infatti, possono peggiorare i sintomi. Sono più adatte le fibre come quella di psillio e di guar, che riducono i sintomi e migliorano l’attività dell’intestino. Per brevi periodi e sotto controllo medico si possono usare gli antispastici e gli antidiarroici.
a ridurre la motilità dei visceri Come conseguenza, gli alimenti fanno più fatica a transitare lungo tutto l’intestino e rimangono per molto tempo al suo interno, provocando un’alterazione del microbiota intestinale, che causa un accumulo di gas e comparsa di gonfiore.
❱ Che cosa fare Dedicare più tempo al movimento, facendo con regolarità una camminata, una leggera corsa, andando in bici o praticando qualsiasi attività fisica che diverta e rilassi, dal ballo allo yoga.
Si è un po’ ansiosi
Quando si è a lungo sotto stress, spesso si può avvertire un gonfiore all’addome causato dal meteorismo, un disturbo che provoca un eccessivo accumulo di gas nell’intestino.
La causa va ricercata in un cambiamento della motilità dei visceri, che provoca un più difficile transito del cibo, modificandone la distribuzione.
Tale fenomeno facilita l’alterazione della flora intestinale, con un aumento della fermentazione del microbiota e un accumulo di gas, tutti fattori che provocano gonfiore.
❱ Che cosa fare Oltre a un’alimentazione in grado di ridurre i cibi “pericolosi”, è bene vivere in modo sereno e senza stress. Anche certi farmaci possono aiutare ad attenuare il disturbo, come il carbone vegetale e i tensioattivi a base di simeticone.
❱ Fare attenzione alle fibre grezze, riducendone la quantità soprattutto a cena: vanno incontro a fermentazione da parte della flora batterica.
❱ Limitarsi a tre pasti al giorno. Niente spuntini e merende spezza-digiuno: è meglio seguire una corretta e sana alimentazione, prevedendo sempre la prima colazione, poi pasti più abbondanti a pranzo e frugali a cena.
❱ Masticare bene. La masticazione ha una funzione digestiva molto importante; se il cibo non è sufficientemente sminuzzato, finisce per rallentare la digestione nello stomaco, causando gonfiore.

E se fosse colpa della Sibo?
Con il termine Sibo (Small intestinal bacterial overgrowth, sindrome da contaminazione batterica) si intende un disturbo caratterizzato da un’eccessiva proliferazione di batteri nell’ultimo tratto di intestino.
A causa di particolari situazioni può verificarsi che i batteri del colon aumentino di numero e invadano l’intestino tenue, provocando nausea, dispepsia, stipsi, presenza di gas intestinale, diarrea, dolori e gonfiore addominali.
❱ Che cosa fare È opportuno consultare un medico prima di iniziare qualsiasi cura: in questi casi, potrebbe essere utile prendere un antibiotico a basso assorbimento intestinale, come la rifaximina. Possono essere di grande aiuto anche i probiotici per riequilibrare la flora batterica intestinale.
l’ interruttore
Secondo uno studio svedese anche il midollo spinale può essere rigenerato in caso di lesioni alla colonna vertebrale
Con la consulenza del professor Nicola Biagio Mercuri , ordinario di Neurologia, direttore dell’Uoc di Neurologia all’Università di Roma Tor Vergata, e del professor Antonio Musarò, ordinario al Dipartimento di Scienze anatomiche, istologiche, medico legali e dell’apparato locomotore dell’Università di Roma Sapienza.


Iricercatori dell’università svedese Karolinska Institutet, che si occupa dell’assegnazione dei premi Nobel per la fisiologia e la medicina, hanno scoperto l’“interruttore” in grado di accendere le cellule staminali presenti nel sistema nervoso e indirizzarne l’evoluzione, inducendole a riparare i neuroni danneggiati e ripristinare la corretta trasmissione degli impulsi nervosi.
C H E R IPARA I NER
Il centro di controllo di tutto il corpo
Il midollo spinale è un fascio di nervi che corre lungo la colonna vertebrale, nel cosiddetto “canale spinale” formato dai fori allineati delle 24 ossa che la compongono, assieme all’osso sacro e al coccige.
È una struttura molto delicata, che ha il compito di trasportare gli impulsi nervosi dal cervello a tutte le parti del corpo e viceversa. Dalla trasmissione di questi impulsi dipende gran parte delle funzioni motorie (volontarie e non) e percettive legate agli organi di senso: tatto, dolore, temperatura eccetera.

funziona come una rete elettrica
Il sistema nervoso è paragonabile a una raffinatissima rete elettrica. Il cervello coordina le funzioni volontarie e involontarie di tutto il corpo elaborando dei “comandi” che vengono trasmessi ai singoli organi sotto forma di impulsi elettrici.
A loro volta, i nervi periferici rimandano al cervello gli impulsi provenienti dagli organi di senso.
Il midollo spinale svolge la funzione di intermediario in questa comunicazione a doppio senso, grazie alla fitta rete di neuroni che lo compongono e che consentono agli stimoli nervosi di viaggiare attraverso il corpo, grazie ai loro prolungamenti (assoni).
Se queste cellule si danneggiano, gli impulsi da e verso il cervello si disperdono senza giungere correttamente a destinazione.
IL MIDOLLO SPINALE
Se c’è un danno alla spina dorsale
Se il midollo spinale subisce una lesione a causa di un trauma (come un incidente automobilistico) o di una malattia, si può andare incontro a una riduzione della sensibilità (intorpidimento), delle capacità di movimento volontario (debolezza muscolare o addirittura paralisi) e del controllo di alcune funzioni di base come quelle vescicali, intestinali e sessuali.
Le parti del corpo interessate dipendono dal punto in cui il midollo spinale ha subito il danno e le conseguenze possono essere parziali o totali, temporanee o permanenti, a seconda della serietà della lesione.
Una svolta negli studi
Un nuovo studio condotto dai ricercatori del Karolinska Institutet, pubblicato sulla rivista Science, ha in parte smentito le convinzioni finora vigenti sulle limitate potenzialità rigenerative del midollo spinale, dimostrando come questo, dopo una lesione, può essere “riparato”, grazie alle sue stesse cellule staminali, dette ependimociti.
In condizioni normali gli ependimociti sono cellule quiescenti e dunque spente. In caso di lesione al midollo o ai nervi queste si attivano evolvendo principalmente in astrociti, cellule che formano “cicatrici”, limitando l’entità del danno senza tuttavia ripristinare la funzionalità del tessuto danneggiato.
Il ruolo chiave delle cellule staminali
Attraverso un esperimento sui topi di laboratorio, gli scienziati svedesi hanno scoperto che gli ependimociti, cioè le cellule staminali presenti nel midollo spinale, possono essere “riprogrammati” affinché si trasformino in oligodendrociti, cioè cellule nuove capaci di riparare i tessuti danneggiati senza formare cicatrici.

In particolare, il loro compito è quello di produrre mielina, la sostanza composta da lipidi, fosfolipidi e proteine, che ricopre gli assoni dei neuroni come una sorta di guaina isolante. In questo modo ripristinano la corretta e rapida conduzione degli impulsi nervosi, evitandone la dispersione.
Come indirizzare il loro sviluppo

La possibilità di indirizzare lo sviluppo delle cellule staminali verso un esito più funzionale a riparare le lesioni spinali dipende dall’attivazione di un gene specifico chiamato Olig2.
È presente negli ependimociti e, una volta attivato, agisce come un “interruttore” molecolare, spingendo il differenziamento delle cellule staminali neuronali verso il fenotipo oligodendrocitario.
L’aiuto della modificazione genetica
Per sfruttare in modo funzionale questo meccanismo, gli scienziati svedesi hanno utilizzato un processo di modificazione genetica e portato il gene Olig2 a una “over-espressione” nelle cellule staminali degli animali utilizzati per la sperimentazione in laboratorio.
Le prospettive future
I risultati ottenuti dai ricercatori svedesi sono particolarmente importanti perché, sebbene lo studio sia stato condotto solo su un modello animale, dimostrano come sia possibile innescare un processo rigenerativo del midollo spinale potenzialmente applicabile all’uomo
Una volta conclusa la fase di sperimentazione sugli animali di grossa taglia, si dovrà verificare se nel midollo spinale umano si trovano simili cellule staminali e in numero sufficiente.
Soprattutto, bisognerà testare la procedura della loro riprogrammazione per verificarne l’efficacia riparativa sul tessuto nervoso danneggiato.
I TRATTAMENTI FINORA DISPONIBILI
LE CELLULE
riprogrammabili
Le cellule staminali adulte (non quelle embrionali) sono immature e indifferenziate, dotate di un’intelligenza biologica che consente loro di riprogrammare il proprio sviluppo per riparare tessuti e organi. La medicina ha imparato ad agire su questo meccanismo con avanzate tecnologie di ingegneria tissutale per promuovere l’autoguarigione.
Ciò ha fatto sì che, in presenza di una lesione del midollo spinale, queste cellule indifferenziate si evolvessero in oligodendrociti, andando a formare nuova mielina anziché tessuto cicatriziale.
Il ritorno all’equilibrio
L’aspetto interessante dell’esperimento è che l’espressione “potenziata” del gene Olig2 induce la formazione privilegiata di oligodendrociti solo in presenza di una lesione del tessuto nervoso.
Se il danno non si verifica, o una volta che è stato riparato, l’equilibrio nella produzione delle diverse popolazioni di cellule del sistema nervoso (astrociti, ependimociti e oligodendrociti) viene ripristinato, evitando il rischio di prevaricazione di una popolazione cellulare sull’altra.
Quello nervoso centrale è uno dei sistemi dell’organismo più complessi da trattare, perché è molto fragile e finora ritenuto incapace di rigenerarsi.
✔ In caso di alterazioni spinali considerate reversibili (traumi leggeri o infiammazioni), oltre ai farmaci antinfiammatori, antidolorifici o miorilassanti (rilassanti dei muscoli) utilizzati per trattare i sintomi, le uniche possibilità di recupero della funzionalità nervosa finora sono state affidate al tempo e alla fisioterapia.
✔ Nei casi più seri l’intervento chirurgico può rappresentare l’unica opzione per evitare la parziale o totale perdita di sensibilità e capacità di movimento.
✔ Se questi danni si sono già verificati, invece, diventa fondamentale la prevenzione delle complicanze dovute all’immobilità (trombosi, piaghe da decubito, atrofia dei muscoli) e l’assistenza psicologica e psichiatrica contro la depressione successiva all’invalidità.
occhio al colore
CHIARO TRASPARENTE
GIALLO INTENSO
ARANCIONE
Servizio di Cesare Betti.
Con la consulenza del dottor Alfredo Berrettini , specialista in urologia e membro dell’ufficio educazionale della Società italiana di urologia (Siu).


Spesso non ci si pensa, ma un colore insolito dell’urina può essere un campanello d’allarme da non trascurare. I suoi cambiamenti, infatti, possono evidenziare una malattia, mentre altre volte si tratta soltanto di condizioni passeggere che non devono preoccupare. Vediamo che cosa denunciano eventuali alterazioni.
GIALLO VERDE
LA SENSAZIONE DI BRUCIORE È UNO DEI SEGNALI
La pipì non è sempre uguale e quando cambia può indicare la presenza di un disturbo, più o meno serio
UN SITO UTILE
L’associazione Palinuro (Pazienti liberi dalle neoplasie uroteliali) promuove la campagna di informazione “Fermati al rossoTumore della vescica: un segnale per salvarti la vita” per sensibilizzare i cittadini sul tumore a quest’organo. Per maggiori informazioni si può consultare il sito: www.associazionepalinuro.com
Attenzione al rosso!
Oltre che alle infezioni delle basse o alle alte vie urinarie, ai calcoli renali, alla mononucleosi, all’uso di certi farmaci (epirubicina, rifampicina, levodopa) e al consumo di certi cibi (barbabietole, rabarbaro), le urine rosse possono essere dovute alla presenza di un tumore a carico all’apparato urinario, in particolare alla vescica. Purtroppo, spesso non sono presenti altri sintomi, e la sua scoperta può essere del tutto casuale.
* In caso di neoformazione a livello della vescica, serve l’intervento chirurgico che può essere endoscopico nei casi lievi/superficiali, fino all’asportazione completa dell’organo.
* Se la malattia è in uno stadio particolarmente avanzato, può essere di supporto anche una terapia con chemioterapia o con radioterapia. Da qui, l’importanza di una collaborazione multidisciplinare che coinvolga diversi specialisti che prendano in carico la persona.
Le cause Che cosa fare
* Presenza di diabete o di insufficienza renale, aver bevuto molta acqua o fatto uso per lungo tempo di diuretici.
Sintomi associati
* In chi soffre di diabete ci può essere sete eccessiva e bisogno urgente di fare pipì; in caso di insufficienza renale compaiono pressione alta, stanchezza, inappetenza e pallore.
* Uso di determinati farmaci (clorochina, nitrofurantoina, integratori a base di vitamina B2), fluorescina per fare alcuni esami; certi alimenti (consumo molto abbondante di carote); disturbi ai reni.
* Se è colpa dei reni, possono comparire febbre, stanchezza, riduzione della forza muscolare anche per compiere i movimenti più semplici.
* È necessario curare la malattia all’origine del disturbo: ipoglicemizzanti orali o insulina in caso di diabete, dieta ipoproteica per l’insufficienza renale.
* Curare la malattia all’origine del disturbo: dieta corretta per l’eventuale carenza di vitamina B2.
* Utilizzo di alcuni farmaci (rifampicina, fluorescina), uso abbondante di certi cibi (rabarbaro, peperoncino), disidratazione per scarso apporto di liquidi.
* Infezioni alle vie urinarie da Pseudomonas, eccesso di bilirubina nel sangue per problemi al fegato, uso di alcuni farmaci (indometacina, amitriptilina, mitoxantrone) o di disinfettanti (blu di metilene), raramente tifo.
* Nessuno.
* Generalmente, infezioni alle vie urinarie.
* Sensazione di bruciore durante la minzione, febbre alta, astenia e coliche addominali; in caso di eccesso di bilirubina, presenza di ittero, (colorazione giallastra della pelle).
* In caso di disidratazione bere più acqua, seguire una dieta più equilibrata, se necessario, usare integratori minerali specifici.
* È necessario curare il problema all’origine del disturbo: antibiotici specifici contro lo Pseudomonas, dieta per i problemi al fegato, eventuale sostituzione dei farmaci quando possibile.
* Cattivo odore, bruciore alla minzione, bisogno di urinare spesso
* Se l’infezione è di origine batterica si usano gli antibiotici specifici. Se c’è dolore bere molti liquidi e prendere gli antidolorifici.

DI QUALCOSA CHE NON VA: È IL CASO DI CONTATTARE IL PROPRIO MEDICO
salute medicina dolce
al top... mente naturalmente!
Non sempre quando si stacca la spina si rende al massimo dal punto di vista intellettuale e psicologico. Le soluzioni alternative possono aiutare
Con la consulenza del dottor Alessandro Targhetta , medico omeopata, esperto in medicine naturali e fitoterapeuta a Venezia.

Chi l’ha detto che le ferie si associano necessariamente a relax, buonumore e divertimento? Ci sono persone che non vivono con grande serenità questo momento e sperimentano di fficoltà emotive e psicologiche di vario tipo. Per a ff rontarle e superarle si può chiedere aiuto alle medicine naturali.


gelsemium
COME USARE I PRODOTTI
I rimedi verdi offrono una risposta rapida ed efficace ai disturbi psicoemotivi che rischiano di offuscare le vacanze. L’ideale sarebbe rivolgersi a un esperto che possa studiare un trattamento realmente su misura. Ecco comunque delle indicazioni di massima.
Omeopatici
Se i sintomi sono prevalentemente psicologici usare le alte diluizioni, come la 30 CH. Se invece sono soprattutto fisici preferire le basse diluizioni, come la 9 CH. Prendere 5 granuli anche ogni ora o al manifestarsi della crisi acuta fino al bisogno. Se i sintomi diventano meno intensi, diradare gradualmente la somministrazione, arrivando a 5 granuli tre volte al giorno.
Fitoterapici
Prendere dalle 20 alle 45 gocce (dipende dalla concentrazione del rimedio) di tintura madre oppure 1-2 compresse, due-tre volte al dì. In alternativa, si può ricorrere alle tisane, mettendo un cucchiaino di derivato secco di ciascuna erba in una tazza di acqua bollente per qualche minuto, poi filtrando. Bere 2-3 tazze al giorno, anche fredde. Le erbe possono essere utilizzate anche sotto forma di olio essenziale: basta mettere 1-2 gocce sui polsi o annusare le essenze al bisogno.
prima di partire
In tutti i casi, l’ideale sarebbe iniziare il trattamento qualche giorno prima della partenza (una decina di giorni se possibile) e continuare fino al bisogno.
Se si ha paura di volare
C’è chi non vede l’ora di salire su un aereo perché in volo si rilassa e chi, invece, è terrorizzato alla sola idea di essere chiuso all’interno di un velivolo, senza alcuna via di fuga, sospeso nell’aria.
Alcune persone avvertono solo una leggera tensione, specialmente durante l’atterraggio e il decollo, altre iniziano a provare ansia già nei giorni precedenti la partenza e una volta a bordo sono molto preoccupati e con i sensi in allerta.
I rimedi dell’omeopatia
Una delle soluzioni più indicate in questi casi è Ignatia amara: aiuta a mitigare la paura associata ad ansia, forte agitazione, tachicardia e senso di soffocamento.
Se la tensione si associa a una certa insofferenza per i vuoti d’aria, si può ricorrere a Borax Gelsemium va bene quando si prova un’ansia anticipatoria che provoca stanchezza generale, tremori e intorpidimento. Quando, invece, l’attesa causa agitazione, nervosismo e timori esagerati è meglio Actea racemosa.
In tutti i casi, si consiglia di prendere 5 granuli anche un’oretta prima della partenza e poi ogni mezz’ora-ora.
I rimedi della fitoterapia
Un’erba particolarmente utile per queste situazioni è la valeriana (Valeriana officinalis): infatti, aiuta a placare l’ansia che precede un avvenimento significativo per la persona.
In linea generale, si possono utilizzare tutte le piante che agiscono sul sistema nervoso, riequilibrandolo e favorendo il rilassamento, come passiflora (Passiflora incarnata), arancio amaro (Citrus aurantium), ashwagandha (Withania somnifera), verbena (Verbena officinalis). Biancospino (Crataegus monogyna)

è consigliato quando la paura si associa a tachicardia, mentre camomilla (Matricaria chamomilla) e melissa (Melissa officinalis) quando si accompagna a spasmi addominali e allo stomaco.

Per mitigare l’ansia e la fobia dell’aereo si può ricorrere anche al macerato glicerico di tiglio argentato (Tilia tomentosa). Prendere dalle 25 alle 50 gocce due-tre volte al giorno in mezzo bicchiere d’acqua, da 20-30 giorni prima della partenza.
Quando non si riesce a distrarsi
Per alcuni è davvero difficile partire con la mente “leggera”, lasciando a casa preoccupazioni e tensioni. Certe persone non riescono a rilassarsi completamente nemmeno quando sono sotto l’ombrellone, stanno scalando una vetta o stanno visitando una mostra appassionante.
La tecnologia non aiuta: tablet e smartphone spingono a essere sempre connessi e a non staccare mai la spina. Invece, prendersi delle pause, anche solo per ammirare un panorama o non fare nulla, è essenziale per rigenerarsi.
I rimedi dell’omeopatia
Coffea cruda è una delle soluzioni migliori in questi casi: aiuta i soggetti nervosi, agitati e stressati, che fanno fatica a rilassarsi e magari anche a dormire, a diventare un po’ più “leggeri” e a lasciar andare i pensieri fissi e costanti.
Chi, nonostante sia in vacanza e possa godere di ritmi più blandi, non riesce a non essere irritabile, nervoso, agitato può ricorrere a Nux vomica
Utile anche Kalium phosphoricum, che diminuisce il nervosismo e l’eccitazione e, al tempo stesso, aumenta la vitalità.
Via libera, infine, a China rubra, anti-stress e tonico.
I rimedi della fitoterapia
Le persone che arrivano alle vacanze con un carico di stress e ansia davvero elevato, tanto da non riuscire a rilassarsi e a staccare la spina, dovrebbero utilizzare le erbe capaci di infondere relax e di sciogliere le tensioni. Ottime, per esempio, valeriana, passiflora, arancio amaro, camomilla
Chi ha bisogno di sciogliere le tensioni mentali ma, al tempo stesso, anche di trovare vitalità e nuovi stimoli può impiegare l’ashwagandha, la rodiola (Rhodiola rosea) e la scutellaria: infatti, rilassano e contemporaneamente aumentano l’energia e la vitalità.
Ottimo poi il cipresso (Cupressus): allontana i pensieri che appesantiscono, svuota la mente dalle idee che causano stress e riequilibra la psiche.

salute medicina dolce
Se ci si sente svogliati
La stanchezza mentale accumulata nel periodo invernale, i ritmi frenetici cui si è sottoposti prima della partenza, lo stress dei preparativi possono tradursi in una scarsa voglia di fare una volta raggiunta la meta scelta. In alcuni casi, c’è anche una certa fatica a integrare il nuovo: i ritmi diversi, la lontananza da casa, i luoghi sconosciuti.
I rimedi dell’omeopatia
Un rimedio perfetto per queste situazioni è Anacardium orientale, che combatte la stanchezza psicologica e mentale e aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva. Kalium phosphoricum va bene in caso di forte affaticamento mentale, accompagnato da insonnia e stanchezza. Le persone che si preoccupano anche quando non dovrebbero, hanno scarsa voglia di fare e sono tendenzialmente ansiose possono trovare beneficio dall’uso di Ignatia
A chi non ha voglia di fare nulla e vive come in attesa, è consigliato Phosphoricum acidum, che combatte l’esaurimento sia fisico
panax ginseng

Quando ci sente sopraffatti, via libera al Rescue remedy, un rimedio a base di fiori di Bach indicato per superare le emergenze. Prendere quattro gocce al bisogno.
I rimedi della fitoterapia
La centella asiatica (L. Hydrocotyle asiatica) agisce sul microcircolo cerebrale, apportando nutrimento al cervello e rendendolo di conseguenza più reattivo e prestante e combattendo l’affaticamento mentale.
Contro la stanchezza psicologica e mentale è indicato anche il macerato glicerico di semi di betulla bianca (Betula verrucosa). Prendere 50 gocce mattino e sera per almeno un paio di mesi, iniziando il prima possibile.
Se c’è calo degli stimoli e della vitalità sono consigliate le erbe adattogene, che migliorano la risposta dell’organismo alle situazioni esterne, come l’eleuterococco (Eleutherococcus senticosus), il ginseng (Panax ginseng), la cola (Cola acuminata), la muira puama (Ptychopetalum olacoides), l’ashwagandha, l’alga klamath (Aphanizomenon Flos-Aquae).
chamomilla
Per divertirsi davvero
Un periodo particolarmente difficile, una serie di preoccupazioni, piccoli inconvenienti e incomprensioni, un carattere un po’ timido e introverso: sono tanti i fattori che possono ostacolare la capacità di lasciarsi andare a sane risate.
In questi casi, può non essere facile assaporare quel senso di divertimento, gioia e serenità che in genere le vacanze regalano.
I rimedi dell’omeopatia
Per recuperare il buonumore, scacciare i pensieri tristi, combattere gli sbalzi emotivi è di grande aiuto Ignatia amara
Quando ci si sente “tirati” da una parte e dall’altra e non si ha la giusta serenità per godere fino in fondo delle vacanze via libera a Chamomilla.
Per ritornare a sorridere e ad avere lineamenti distesi e morbidi si può ricorrere, poi, ad Argentum nitrucum
Anche Sepia permette di ritrovare la spensieratezza, specialmente nelle donne un po’ malinconiche e depresse.
I rimedi della fitoterapia

Per recuperare lo “spirito” giusto sul piano mentale, morale e fisico è di grande aiuto il macerato glicerico di sequoia (Sequoia gigantea), euforizzante e rivitalizzante, con una spiccata azione rivolta al sistema nervoso centrale. Prendere dalle 25 alle 50 gocce due-tre volte al giorno in mezzo bicchiere d’acqua, iniziando il prima possibile.
In queste situazioni, è molto utile l’aneto (Anethum graveolens), che induce un senso di euforia e di allegria e sembra avere effetti energizzanti su mente e corpo.

Sì anche alla noce moscata (Myristica fragrans), che apre alla gioia, e al mirto (Myrtus communis), un’erba che permette di cancellare più facilmente i pensieri negativi.
Quando c’è una certa inclinazione alla depressione, via libera all’iperico (Hypericum perforatum), l’antidepressivo naturale per eccellenza.
emergenza IN CASO DISOGNI D’ORO buonanotte e...
tiglio
Meno agitazione
Per il suo effetto calmante, in caso di insonnia può essere molto utile la tintura madre di luppolo (Humulus lupulus) che, rilassando corpo e mente, favorisce un sonno ristoratore.
Per 15 giorni se ne devono prendere 30 gocce in due dita d’acqua mezz’ora prima di andare a letto. In caso di necessità, la cura può essere ripetuta. È efficace quando all’insonnia si associano ansia e irritabilità la tintura madre di escolzia (Escholtzia californica), o papavero della California. Bisogna prenderne 30 gocce in due dita d’acqua mezz’ora prima di dormire. Questa cura va seguita nei
periodi in cui i livelli di stress sono elevati e per non più di 20 giorni.
Stop all’ansia
Se i problemi del sonno sono conseguenza di stati ansiosi che provocano l’aumento della pressione è spesso d’aiuto il macerato glicerico di giovani getti di biancospino (Crataegus oxyacantha).
Prima di colazione, prima di pranzo e prima di andare a letto se ne devono prendere 30 gocce in due dita d’acqua.
Da sapere
Oli rilassanti
CONSIGLI UTILI
L’alimentazione gioca un ruolo importante nella qualità del riposo notturno. Oltre a non abbuffarsi a cena, è bene privilegiare i cibi di stagione e usare spesso aromi come basilico e maggiorana, dall’azione calmante.
Tra i tanti effetti negativi del fumo vi è anche quello di peggiorare il sonno. Perciò, bisognerebbe limitare le sigarette. Non bisogna esagerare, dal pomeriggio in poi, con caffè e tè.
Alti livelli di stress hanno un’influenza negativa sul sonno. Le attività fisiche svolte all’aria aperta, invece, aiutano a riposare meglio.
La cura, da seguire per 20 giorni sì e 10 no, è da portare avanti per due mesi in tutto. Pur non essendo un rimedio prettamente anti-insonnia, per dormire meglio spesso si rivela un valido alleato il macerato glicerico di gemme di tiglio (Tilia tomentosa), dall’azione calmante e quindi utile a sciogliere le tensioni. Va preso negli stessi momenti della giornata e alla stessa dose con cui va usato il biancospino. La cura, però, dura un mese intero e può essere ripetuta dopo 30 giorni di sospensione.
I RIMEDI VERDI
Prima di dormire, l’olio essenziale di lavanda (Lavandula officinalis) può favorire il rilassamento in vari modi. Per due settimane, se ne possono aggiungere 5 gocce all’acqua della vasca per concedersi, alla sera, un bagno di 10 minuti, o se ne possono mettere altrettante in un diffusore di essenze nella stanza in cui si sta prima di andare a letto. Inoltre, se ne può diluire la stessa quantità in un cucchiaio di olio di jojoba e poi, con il preparato ottenuto, massaggiarsi per 10 minuti nuca e spalle prima di dormire. Calma mente e corpo anche l’olio essenziale di ylang ylang
Di seguito sono indicate le erbe da usare se si hanno problemi di sonno.
(Cananga odorata), prezioso nel combattere ansia, irritabilità e cali del tono dell’umore. Va usato con le stesse modalità di quello di lavanda. Infine, una buona abitudine utile a dormire bene consiste nel bere ogni sera, prima di andare a letto, una tazza da tè (circa 200 cc) di infuso di melissa (Melissa officinalis). Lo si prepara lasciando per 10 minuti in un litro d’acqua bollente 30 grammi di foglie e fiori freschi di questo rimedio e filtrando il tutto.
con le erbe curarsi ylang ylang



tintura
A cura di Roberto De Filippis. Con la consulenza della dottoressa Gabriella Turco, medico psicoterapeuta esperto in fitoterapia e omeopatia a Fossano e Savigliano (Cn).
La natura offre tante soluzioni per migliorare la situazione in caso di disturbi del sonno
ingrediente preparato proprietà
Le donne in gravidanza, quelle che allattano e i bambini non devono prendere le tinture madri. In ogni caso, prima di utilizzare qualsiasi rimedio verde è importante avvisare il medico.
Luppolo sedativo
madre Escolzia sedativa tintura madre Biancospino ansiolitico macerato glicerico Tiglio ansiolitico macerato glicerico Lavanda rilassante olio essenziale Ylang ylang sedativo olio essenziale Melissa rilassante infuso
nemici
Servizio di Cesare Betti.
Con la consulenza del professor Mohamad Maghnie, ordinario di Pediatria, responsabile della Clinica Pediatrica ed Endocrinologica all’ospedale Gaslini, Università di Genova.

GLI ASCARIDI
GLI OSSIURI
LA TENIA LA GIARDIA
I parassiti intestinali possono essere particolarmente fastidiosi nei più piccoli. Ecco come riconoscerli e combatterli
“interiori”
I sintomi Il problema
* Sono parassiti che possono raggiungere una lunghezza compresa tra 15 e 50 cm, di colore rosa, che colonizzano esclusivamente l’uomo.
Le cause
* Le larve del verme si trasmettono per ingestione di uova fecondate contenute nel cibo (soprattutto vegetali crudi), nell’acqua o con il contatto di mani contaminate da feci di persone infestate.
* La forma polmonare (precoce) causa: tosse secca, febbre, broncospasmo. La forma intestinale (tardiva) in genere è asintomatica, ma a volte provoca dolore addominale, nausea, vomito, diarrea o feci miste a sangue. Nei casi più seri si può presentare occlusione dell’intestino o delle vie biliari.
* Sono piccoli vermi sottili (Enterobius vermicularis).

L’infezione è diffusa in tutto il mondo e interessa persone di ogni età e livello socioeconomico, ma è tipica dei bambini in età prescolare.
* L’ingestione delle uova avviene con le mani sporche, la polvere di casa o la biancheria. Frequente è l’autoreinfestazione e il perdurare del problema nelle famiglie e nelle comunità infantili, dove raggiunge una grande diffusione.
* L’infestazione è per lo più asintomatica. Il sintomo più frequente è il prurito anale, soprattutto serale e notturno, con conseguente insonnia, irritabilità, dermatite perianale da grattamento e, nelle bambine, vulvovaginiti da possibile migrazione degli ossiuri nella vulva e nella vagina.
* Verme a forma di nastro segmentato lungo anche fino a 10 metri, che si sviluppa da una larva impiantata nel tratto iniziale dell’intestino.

* Si trasmette con l’ingestione di larve contenute in carni crude o poco cotte di bovino (Tenia saginata) o di suino (Tenia solium).
* Può essere silente per anni o dare disturbi gastrointestinali (calo dell’appetito, dolore, nausea, che si attenuano con il cibo) o extraintestinali (cefalea, orticaria, alterazioni della vista e dell’udito). La Tenia solium può scatenare crisi convulsive e ipertensione endocranica, in caso di localizzazione cerebrale del parassita.
Piccolo protozoo a forma di goccia, presente nelle acque dolci di molti laghi e ruscelli in apparenza puliti.
* Ci si infetta bevendo acqua o cibo contaminati; l’infezione si può trasmettere da persona a persona per contatto con le feci contaminate. Per questo, l’infezione è più frequente tra i piccoli che frequentano gli asili.
* A volte non ci sono sintomi. In altri casi si hanno crampi, distensione addominale e diarrea acquosa che, se non curata, può durare settimane e provocare perdita di peso e disidratazione.
LE REGOLE DI PREVENZIONE
PER I PICCINI…
✔ Evitare il contatto con materiali potenzialmente infetti, come terreni, acque di fiumi, laghi o acque stagnanti in genere.
✔ Insegnare ai bambini a tenere le unghie corte, a lavarsi sempre con cura le mani, a non mettere le dita in bocca.
…E PER I GRANDI
✔ Eliminare subito le feci del bimbo malato.
✔ Lavarsi accuratamente le mani sia dopo l’igiene intima del bambino sia dopo aver toccato i suoi giocattoli o i suoi indumenti intimi.
✔ Tenere separata la biancheria del bambino da quella degli altri familiari e lavarla con acqua a temperatura superiore a 60 °C.

✔ Non far dormire il bambino nel letto dei genitori o in quello dei fratelli, per impedire il contatto con le uova depositate nella notte.
Gli esami Le cure
Esame microscopico delle feci per individuare le uova del parassita. Con gli esami del sangue è possibile riscontrare un aumento degli eosinofili.
* Si possono vedere gli ossiuri nelle feci o nella biancheria. Per la diagnosi si ricorre all’esame parassitologico delle feci o allo scotch test (applicazione di nastro adesivo trasparente nella zona anale). Osservando al microscopio il nastro, si potranno vedere le uova o i parassiti. Gli esami vanno ripetuti per 3 giorni.
* Esame parassitologico per individuare la presenza di uova o frammenti di verme nelle feci; scotch test da tenere per un’intera notte.
* Si curano con farmaci antiparassitari, come il mebendazolo da prendere per 2 volte al giorno per 3 giorni consecutivi, o l’albendazolo in un’unica somministrazione.
* Somministrazione di una dose singola di mebendazolo, da ripetere a distanza di 2 settimane, poiché non agisce sulle uova. La cura va estesa ai famigliari e a chi è stato più vicino al bambino. Lavare biancheria intima e lenzuola a più di 60 gradi; lavare sempre bene unghie e mani.
* Farmaci specifici (niclosamide, praziquantel e albendazolo). A volte, per favorire l’eliminazione del verme e delle uova dall’organismo, si ricorre ai lassativi.
* Si ricorre al metrodinazolo o al tinidazolo.
* Esame microscopico delle feci; test immunoenzimatico.
VITA UN “INCONTRO RAVVICINATO” CON VERMI O ALTRI TIPI DI PARASSITI
arriva da se l’infezione
La causa CLAMIDIA
* La Chlamydia trachomatis è un batterio che può vivere nel corpo senza creare problemi, perché viene neutralizzato dal naturale sistema di difesa dell’organismo.

GONORREA
Tra il 30 e il 40% dei maschi di età compresa tra i 16 e i 18 anni convive con un disturbo andrologico che potrebbe compromettere la salute riproduttiva. Se riconosciute per tempo, queste malattie si possono curare facilmente. Secondo alcuni recenti studi, inoltre, dal 1973 al 2011 il numero medio di spermatozoi presenti nel liquido seminale è diminuito del 52,4 per cento. Ecco l’elenco delle più frequenti malattie a trasmissione sessuale che interessano gli uomini con i relativi suggerimenti sul comportamento da tenere anche dalle donne in caso si abbia il timore di essere state contagiate.
Usare sempre il profilattico
Per prevenire la comparsa di malattie a trasmissione sessuale è importante usare sempre e in maniera corretta il profilattico.
✔ Indossare sempre un nuovo preservativo per ogni rapporto sessuale, facendo attenzione a non danneggiarlo con le unghie, i denti o oggetti appuntiti.
✔ Con i profilattici in lattice usare solo lubrificanti a base d’acqua: quelli oleosi possono indebolirli.
COME SI INDOSSA
Indossare il preservativo quando il pene è in erezione e sempre prima di un contatto genitale con il partner. Porlo ancora arrotolato sulla punta del pene, lasciando libero circa 1 cm all’estremità, per la raccolta dello sperma.
PAPILLOMA

* Molto contagioso, il batterio Neisseria gonorrhoerae approfitta del rapporto sessuale per passare da un portatore a un individuo sano.
* Il virus Hpv (Human papilloma virus) è molto comune tra i giovani. Delle oltre 120 specie conosciute, circa 30 sono pericolose per l’uomo e si trasmettono con un contatto intimo oppure attraverso oggetti o biancheria infetti.
MICOPLASMI
* La famiglia dei Micoplasmi comprende due tipi che causano infezioni importanti: il Micoplasma hominis e l’Ureaplasma urealyticum
* Malattia infettiva provocata dal Treponema pallidum, un batterio a forma di spirale che viene trasmesso con i rapporti sessuali.
* Prima di srotolarlo, tirare verso il basso la pelle che riveste la parte finale del pene. Con una mano far uscire l’aria dalla punta del preservativo e con l’altra srotolarlo. DI NORMA, LE CURE VANNO SEGUITE CON SCRUPOLO DA ENTRAMBI
SIFILIDE
Di origine batterica o virale, se trascurata può arrivare a causare la sterilità. Ecco che cosa sapere per starne alla larga
lui
L’incubazione
I sintomi
* Spesso l’infezione non dà segni della sua presenza. Nell’uomo i sintomi sono più evidenti che nella donna e sono caratterizzati da bruciore e frequente stimolo a urinare, associate a perdite chiare o lattiginose.
* Da 3 a 7 giorni.
* Tra i sintomi più importanti ci sono bisogno urgente di urinare, secrezioni bianco-verdastre, bruciore e dolore alla minzione, pustole
3-6 mesi, ma a volte possono passare anche anni prima che il virus dia segni della sua presenza.
* Da 2 a 3 settimane.
* In alcuni casi la malattia non dà sintomi, mentre in altri si manifesta attraverso i condilomi, escrescenze simili a verruche sulle mucose degli organi sessuali.
* Il germe causa bruciore a urinare associate a perdite lattiginose e giallastre; con il tempo, provoca infiammazione all’uretra (il canale da cui l’urina passa dalla vescica all’esterno), alla prostata e basso peso alla nascita dei bambini.
* Circa 3 settimane.
* Dopo 3-4 settimane dal contagio sui genitali compare un nodulo indolore. In seguito, si ha la presenza di macchie rosse, prurito, linfonodi ingrossati e induriti, dolori alle articolazioni.
Evitare rapporti A RISCHIO
Per ridurre i rischi è consigliabile non avere rapporti con persone di cui non si conosce lo stato di salute e mai con chi presenta lesioni di vario tipo nella zona genitale. Meglio, inoltre, ridurre il numero di partner sessuali.
* È sempre bene tenere presente che alcune infezioni, tra cui l’Aids, possono essere trasmesse da persone che non lamentano alcun sintomo, quindi, in apparenza del tutto sane.
Le cure Le complicanze
* L’infezione si cura con antibiotici come le tetracicline (minociclina, doxiciclina) da prendere per bocca per circa due settimane, oppure a base di azitromicina per pochi giorni. La cura va seguita da entrambi i partner.
* Il farmaco più efficace è la penicillina, somministrata in un’unica dose con un’iniezione intramuscolo. In caso di allergia a questo farmaco, si possono usare i suoi derivati (amoxicillina in compresse). La cura va fatta da entrambi i partner.
* Non esiste ancora una cura vera e propria, ma è possibile evitare la comparsa della malattia con la vaccinazione, raccomandata sia alle donne sia agli uomini. In caso fossero presenti i condilomi, si interviene asportandoli chirurgicamente.
* Raramente l’infezione guarisce da sola. Le medicine più utili sono le tetracicline (doxiciclina, minociclina), indicate per entrambi i partner.
* Se trascurata, la malattia può causare un’infezione ai testicoli e ai dotti deferenti, i canali che collegano l’epididimo all’uretra e che portano il liquido seminale dai testicoli al pene.
* Se non curata, la malattia può scatenare infezioni ad altri organi dell’apparato genitale, come l’epididimo (piccolo organo presente sopra il testicolo), la prostata e le vie seminali.
* Alcuni tipi di virus Hpv, soprattutto quelli asintomatici, con il tempo possono favorire lo sviluppo di condilomi ai genitali e tumori al pene o all’ano, nonché alla bocca o alla faringe.

* Se non curata presto, la malattia può causare infezioni anche serie all’epididimo, ai testicoli e alla prostata. Nei casi più seri, l’infezione si può diffondere anche all’uretra.
* La penicillina è il trattamento più efficace. Le persone allergiche a questo farmaco possono trarre beneficio dall’uso delle tetracicline (doxiciclina, minociclina) e dell’eritromicina.
Con il tempo, l’infezione causa problemi al sistema cardiaco e al sistema nervoso centrale, colpendo le meningi.
Paola.
Con la consulenza del professor Nicola Biagio Mercuri , ordinario di Neurologia, direttore dell’Unità operativa complessa di Neurologia all’Università Tor Vergata di Roma.


Le esperienze positive e negative possono trasformarsi in ricordi e provocare serie ripercussioni sulla salute psicoemotiva e persino su quella fisica. Ma non tutti ricordano nello stesso modo, anzi: alcuni sembrano naturalmente predisposti a rammentare le situazioni spiacevoli invece che a costruire dei bei ricordi. Oggi sappiamo che questa tendenza non è solo legata al carattere, ma anche al funzionamento del sistema nervoso sul quale, in futuro, si potrebbe intervenire direttamente per disinnescare il meccanismo della depressione.
LA MOLECOLAper bei ricordi
LA DIMENSIONE “NOSTALGICA” SUSCITATA
Un recente studio ha individuato una sostanza che aiuta a cancellare le brutte esperienze. Diventerà un farmaco in futuro?
UNA PROTEINA
contro lo stress sociale
Uno studio condotto nel 2014 dai ricercatori del Mount Sinai Hospital di New York, ha dimostrato che la capacità psicologica di superare la depressione, indotta da situazioni di stress sociale cronico (stress cronico da sconfitta sociale, chronic social defeat stress o Csds), dipende dal livello di attivazione della proteina beta-catenina nella regione cerebrale chiamata nucleus accumbens, coinvolta anche nelle dipendenze.
* Gli esperimenti effettuati su un gruppo di topi maschi, esposti in modo continuo al confronto con altri topi fisicamente più forti, hanno rivelato che elevati livelli di questa proteina permettono di superare una forma di depressione simile a quella umana, caratterizzata dall’isolamento.
* In futuro, anche questa scoperta potrebbe offrire un approccio in più per curare la depressione e favorire la resilienza delle persone sottoposte a condizioni stressanti.
Le “etichette” DELLA MEMORIA
Distinguere tra ricordi belli e brutti è fondamentale per l’equilibrio psicoemotivo di qualsiasi individuo. A differenza di quanto si potrebbe pensare, questa classificazione non è arbitraria, ma dipende da un meccanismo fisiologico che controlla l’associazione tra memoria ed emozioni.
* Allo stesso modo, l’inclinazione a trattenere i ricordi piacevoli anziché quelli spiacevoli non è una libera scelta ragionata, bensì il frutto di un processo cerebrale specifico, di cui finalmente si sono scoperte le dinamiche neurochimiche.
* Per natura il cervello ha una propensione di base verso la paura, cioè è programmato per preservare i brutti ricordi, non quelli belli.
* Questo avviene a scopo evolutivo, dal momento che imparare a riconoscere situazioni potenzialmente pericolose, di cui si è già fatta esperienza in passato, è fondamentale per la sopravvivenza.
La mente
SI MUOVE LUNGO DEI BINARIDa diversi anni, grazie a una serie di esperimenti condotti sui topi, gli studiosi hanno scoperto che nell’amigdala (la parte del cervello che controlla le emozioni) esistono due gruppi di neuroni che intervengono nel processo di formazione della memoria, per assegnare una valenza alle esperienze vissute e agli stimoli ricevuti.
* Ciascuno di questi set di neuroni si attiva alternativamente all’altro, a seconda che l’esperienza risulti positiva o negativa. È come se, nell’assegnare una valenza ai ricordi, i percorsi della memoria si muovessero lungo dei binari che fino a oggi non si sapeva da quale segnale venissero manovrati.
* L’attribuzione della valenza positiva o negativa a un’esperienza è una risposta istintiva, legata all’associazione tra questa esperienza e uno stimolo “di rinforzo” piacevole o spiacevole che si verifica in sua concomitanza.
* È il principio del “condizionamento operante”, in base al quale, per esempio, se un suono è seguito da un altro stimolo positivo (come un buon sapore) il suo ricordo verrà immagazzinato nel settore della memoria con valenza positiva e viceversa.
La nuova scoperta
Uno studio condotto di recente da un gruppo di ricercatori del Salk Institute di La Jolla (California) e pubblicato sulla rivista Nature, ha rivelato che responsabile dell’archiviazione dei ricordi secondo le categorie “bello” o “brutto” è un singolo trasmettitore, individuato nella sostanza detta neurotensina, già nota per la sua capacità di regolare l’attività dei neuroni dell’amigdala.
* Gli studiosi americani hanno applicato ai topi di laboratorio una tecnica di ingegneria genetica detta Crispr (o “forbici molecolari del Dna”), ostacolando l’attività del gene responsabile della produzione della neurotensina e dimostrando come, senza questa sostanza, i topi non fossero più in grado di associare sensazioni positive ai ricordi, ma riuscissero solo a etichettare i ricordi negativi
* Viceversa, l’aumento dei livelli di neurotensina favorisce la memorizzazione delle sensazioni piacevoli associate alle situazioni e, quindi, la creazione di ricordi piacevoli, smorzando invece la formazione di quelli negativi, innescando così uno stato emotivo positivo e più roseo.


Sarà utile contro i disagi emotivi?
Il nuovo studio ha permesso una migliore comprensione del motivo per cui alcune persone hanno una maggiore predisposizione a immagazzinare più le emozioni negative di quelle positive.

✔ Soprattutto ha confermato il ruolo chiave dei livelli di neurotensina nella formazione e conservazione dei ricordi belli, aprendo la strada a nuove prospettive di cura per la gestione di disagi psichici legati alla sfera emotiva, sempre più diffusi nella società contemporanea (ansia, attacchi di panico, depressione o disturbo post-traumatico da stress).
✔ Infatti, gli scienziati immaginano che in futuro si potrebbero curare queste condizioni agendo direttamente sulla chimica della memoria, attraverso la regolazione dei livelli di neurotensina nel cervello, che più sono elevati più predispongono a trattenere i ricordi piacevoli.
Un antidepressivo naturale
Di per sé, i ricordi piacevoli agiscono essi stessi come un “farmaco” contro la depressione. Pertanto richiamare alla memoria situazioni positive sembra alleviare i comportamenti legati a questa condizione.
✔ A dimostrarlo è stato uno studio condotto nel 2015 da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge e pubblicato sulla rivista Nature, secondo il quale in topi sottoposti a condizioni di stress, gli effetti depressivi conseguenti possono essere annullati attivando artificialmente la popolazione di neuroni solitamente coinvolti nel riconoscimento delle esperienze positive
✔ Se ripetuta nel tempo, questa riattivazione sembra avere un effetto antistress e antidepressivo a lungo termine, aumentando la cosiddetta resilienza molto più di quanto non accada di fronte a un’esperienza piacevole nuova.
DAL RICORDO DI ESPERIENZE PIACEVOLI, ALLEVIA GLI STATI DI DEPRESSIONE LIEVEpsicologia comportamento
Servizio di Silvia Finazzi.

Con la consulenza della dottoressa Francesca Baggio, psicologa e psicoterapeuta a Cittadella (Pd).

I NUMERI
IL RUOLO DEI GENITORI
Gli
italiani sono sempre più sfiduciati e disillusi. Eventi e fattori come pandemia, guerra, crisi energetica, difficile congiuntura economica hanno peggiorato una situazione già compromessa, facendoci perdere la speranza e portandoci a dubitare di molte cose. Ma recuperare un po’ di ottimismo e positività non è impossibile.
Secondo il rapporto Eurispes 2022, il 65,9% di noi non ha fiducia nel sistema giudiziario, l’87,3% è preoccupato dalla crisi energetica e il 75,5% dall’emergenza climatica. Il 24° Rapporto sugli italiani e lo Stato rivela che più di 3 italiani su 4 non hanno fiducia nel futuro.
Secondo una delle tesi più condivise in psicologia, la fiducia è legata in larga parte alle nostre esperienze di vita, specie quelle precoci, ad alta intensità emotiva, ripetute e con le figure di riferimento più importanti, in particolar modo mamma e papà.
Quanto più da piccoli abbiamo potuto contare su genitori presenti, rassicuranti, pronti a rispondere ai nostri bisogni, affidabili e abbiamo provato sensazioni di benessere, tanto più tenderemo a essere persone speranzose e a concedere fiducia.
Al contrario, se abbiamo avuto genitori – o altri adulti come nonni e insegnanti –sfuggenti, disattenti, poco presenti, probabilmente saremo più sfiduciati.
LA FIDUCIA HO PERSO
La maggior parte degli italiani è preoccupata per il futuro, tra emergenza climatica, crisi politica ed energetica. Ma ritrovare lo slancio si può. Ecco come
POSSIAMO RICREDERCI
CHE COSA SIGNIFICA
credere in qualcuno
Quando abbiamo fiducia in noi stessi, in un’istituzione o in un’entità significa che: ✔ pensiamo possieda una serie di doti e capacità positive e utili per noi; ✔ siamo convinti che abbia un atteggiamento benevole e si interessi a noi; ✔ siamo ben disposti nei suoi confronti e agiamo per confermare la nostra ipotesi. Se, invece, non nutriamo fiducia in una persona vuol dire che non crediamo in lei o nelle sua capacità/voglia di aiutarci, essere disponibile, portare qualcosa di buono. Di conseguenza, tenderemo o a ipercontrollarla, facendo domande a trabocchetto, guardando nel suo cellulare, chiedendo informazioni ad amici comuni, oppure ad adottare atteggiamenti di evitamento, nell’illusione che sia meglio non sapere e non fare nulla.
È UN SENTIMENTO
La fiducia appartiene alla sfera dei sentimenti, che è distinta da quella delle emozioni.
Queste ultime, infatti, sono reazioni immediate, intense, estemporanee ed episodiche a un fatto specifico.

I sentimenti, invece, sono più complessi, richiedono tempo per svilupparsi e sono caratterizzati da tre componenti:
✔ emotiva, che corrisponde a ciò che proviamo;
✔ cognitiva, che orienta ciò che pensiamo;
✔ comportamentale, che guida le nostre azioni.
A seconda della nostra storia personale ci avviciniamo al mondo con un assunto di sfiducia o, al contrario, di fiducia. Tuttavia, possiamo rivedere i nostri atteggiamenti e le nostre inclinazioni in relazione a quello che accade nelle singole situazioni.
Per esempio, anche se di base siamo dei disillusi, possiamo comunque imparare a fidarci di qualcuno che ci dimostra in maniera ripetuta e convincente di essere affidabile.
Al contrario, se partiamo da una posizione di ottimismo, possiamo perdere la fiducia nel momento in cui incontriamo qualcuno che non è disponibile, attendibile e/o corretto oppure accadono cose che ci fanno -perdere la speranza.
MANTENERE IDEE NEGATIVE E PESSIMISTE
PERCHÉ OGGI siamo così disillusi
In questi mesi sono accaduti eventi imprevisti, improvvisi e non ipotizzabili dai più, che hanno rotto molti equilibri e ci hanno attivato su temi quali la paura, la sopravvivenza, la morte.
Non sapendo che cosa fare e sentendoci sotto minaccia, ci siamo messi sulla difensiva e abbiamo adottato un atteggiamento di sfiducia, a costo di diventare più negativi.
Nelle situazioni complicate, infatti, l’essere umano tende ad andare in iperprotezione
NON CREDO PIÙ...
Nella politica
In realtà, la sfiducia degli italiani verso la politica ha origini molto lontane: quanto è successo negli ultimi anni non ha fatto altro che complicare le cose. Molti di noi si sentono vittime e credono di essere stati privati di diritti fondamentali.
❱
Che cosa fare
Proviamo a fare un elenco delle ragioni per cui non ci fidiamo più della politica e poi sforziamoci di trovare una delle cose che funzionano o hanno funzionato e uno dei motivi per cui prima ci fidavamo. Sì anche a farci domande come: “Ho davvero subito un torto?”; “Sono stato il solo ad aver sofferto?” e a ricordarci che non tutte le azioni negative per noi sono dettate da una malevolenza, a volte sono fatte per il bene di altre categorie. Per essere ascoltati maggiormente dalle istituzioni è utile lavorare sulla cooperazione e fare gruppo
2Negli altri
Prima ci limitavamo a guardare con sospetto i “diversi”, ora i sentimenti di diffidenza si sono diffusi a macchia di leopardo e riguardano genericamente “l’altro”.
Quando ci sentiamo al sicuro e siamo rilassati, infatti, tendiamo ad avere uno sguardo collaborativo e inclusivo.
Quando, invece, il senso di paura, intimidazione e rabbia sono ai massimi livelli ci chiudiamo e vediamo come una minaccia tutto ciò che non è uguale a noi e non fa parte della nostra cerchia stretta di affetti.
❱ Che cosa fare
La storia ci insegna che le civiltà che sono sopravvissute di più e meglio sono quelle che sono riuscite a collaborare
Dovremmo imparare da loro, iniziando ad allargare lo sguardo e a non concentrarci solo sugli aspetti che ci differenziano dagli altri e su ciò che loro possono toglierci, ma su quanto ci accomuna e su quello che di positivo possono darci.
Vediamo le cose belle che hanno fatto, possono e potranno fare, dialoghiamo con loro, cerchiamo di capire il loro punto di vista, proviamo a collaborare. Se è vero che stare sulla difensiva può farci sentire al sicuro è altrettanto vero che spesso non ci fa stare “bene”.
1Procediamo passo dopo passo, concedendo a chi ci ha feriti solo piccole dosi di fiducia alla volta
Nel futuro
Indubbiamente stiamo vivendo un momento storico non facile, per cui è normale che a livello generale ci sia un certo grado di apprensione e disillusione verso il futuro. La sfiducia è ancora maggiore in chi sta attraversando un periodo difficile e/o ha subito pesanti conseguenze, per esempio ha perso il lavoro, ha difficoltà economiche, ha vissuto dei lutti.

❱ Che cosa fare
Proviamo a chiederci quali sono i pro e i contro del continuare a essere sfiduciati e quali vantaggi, invece, potrebbero derivare da una maggiore apertura.
Inoltre, analizziamo quali sono i costi e le conseguenze della nostra diffidenza.
Avere un atteggiamento più speranzoso e positivo potrebbe forse farci correre più rischi di essere feriti, ma anche di diventare maggiormente felici e appagati.
I nostri pensieri attivano comportamenti, atteggiamenti, chiavi di lettura, emozioni, spiegazioni che contribuiscono a fare/non fare accadere cose. Se, dunque, proviamo sfiducia verso qualcuno o qualcosa, finiremo in qualche modo per contribuire a creare quelle situazioni che temiamo. Ecco perché quando ci sentiamo disincantati dovremmo chiederci quanto ci siamo autosabotati.
È molto più facile perdere la fiducia che guadagnarla o recuperarla. Le persone inaffidabili e le esperienze di delusione, oltre a essere più difficili da cancellare, ci fanno sentire in pericolo, per cui ci attivano maggiormente.
In me stesso
Il disincanto e la delusione non sono solo rivolti all’esterno, ma anche verso di noi, magari perché pensiamo di non esserci impegnati abbastanza o di non valere, di aver commesso degli sbagli, di non aver centrato un obiettivo o superato una prova.
Oggi, in una società altamente complessa, che ci pone incessantemente davanti a delle sfide, ci mostra continuamente modelli di perfezione, ci chiede di essere sempre performanti, è più facile scoraggiarsi.
❱ Che cosa fare Ricordiamoci che potremo sì avere delle ragioni per non fidarci di noi, ma sicuramente abbiamo anche molti motivi per fidarci: elenchiamole su un foglio, insieme alle nostre capacità e ai tanti traguardi che siamo riusciti a raggiungere. Proviamo, poi, a chiederci che vita avremmo continuando a non credere in noi, che cosa ci guadagneremmo e che cosa invece perderemmo.
Un ultimo suggerimento: immaginiamo la nostra festa di compleanno tra 1, 5 o 10 anni. Che cosa ci piacerebbe che i nostri amici dicessero di noi al discorso di auguri? Che persona vorremmo vedessero in noi? Chiediamoci se stiamo andando in quella direzione, come possiamo lavorare per coltivare quegli atteggiamenti e comportamenti, come fare per diventare sempre più quella persona.
la timidezza NON È UN DIFETTO
In una società in cui tutti ostentano sicurezza, questa può diventare una qualità vincente
Parlare poco, arrossire se si viene interpellati, mettersi in disparte… Dura la vita per i timidi, in un mondo in cui a tutti i costi bisogna “esserci”. E invece, proprio perché oggi è di moda apparire, postare sui social anche gli aspetti più privati della vita, esprimere un’opinione spesso a sproposito e in modo maleducato, saper tacere e ascoltare può diventare un punto di forza e un tratto distintivo.
Si teme il giudizio degli
altri
La persona timida avverte dentro di sé una paura più o meno intensa nel momento in cui deve, per esempio, incontrare qualcuno che non conosce o parlare in pubblico.
Il fatto di doversi esporre in una situazione nuova viene percepita come un possibile rischio e si verificano alcune reazioni interiori, che talvolta si traducono in manifestazioni fisiche come rossore, mani sudate, tendenza a balbettare.
«Le persone timide, in particolare, temono il giudizio degli altri» spiega Arianna Cornali, psicologa e psicoterapeuta a Milano, «e questa caratteristica le porta ad esporsi meno dal punto di vista sociale, oppure a impiegare tempi molto più lunghi per entrare in relazione con l’altro».


Dipende anche dalle esperienze
«La timidezza, secondo le ricerche scientifiche, è influenzata da fattori sia biologici sia ambientali» aggiunge l’esperta. «Una persona può essere per natura molto riservata fin dalla nascita oppure può divenire timida nel corso della vita, in seguito alle esperienze vissute».
Spesso si è timidi a causa delle esperienze personali vissute e del percorso educativo in famiglia. Genitori che non sono riusciti a infondere a sufficienza fiducia nel figlio, che lo hanno più criticato che incoraggiato nella convinzione di fare il suo bene, che hanno portato avanti paragoni distruttivi con fratelli o amici, con ogni probabilità cresceranno una persona che tende a tacere per evitare di fare brutte figure o di uscire perdenti da un confronto.
Anche delusioni personali o scolastiche possono aver indotto un percorso di riflessione che spinge a scegliere situazioni meno esposte, per paura di fallimenti e di brutte figure. «Si può sviluppare in questo modo una timidezza situazionale, ovvero legata a specifiche condizioni come eseguire una determinata performance o parlare con alcuni tipi di interlocutore» aggiunge la dottoressa.
ECCO I PUNTI DI FORZA
In un mondo che grida, invece, avere a che fare con una persona timida è come un’oasi di serenità. «Le persone timide generalmente hanno una maggiore consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle relative emozioni. Questo le può portare a rimuginare sul giudizio degli altri ma allo stesso tempo può diventare un punto di forza» spiega la psicologa. Il timido infatti è quasi sempre quello che sembra: una persona educata, equilibrata, che quando riesce ad aprirsi esprime una ricca personalità, cultura, idee non banali perché frutto di una meditazione interiore. Ecco quindi come trasformare i “limiti” della timidezza in punti di forza.

Oggi sembrano premianti i comportamenti estroversi, l’ostentazione di sicurezza, il voler apparire vincenti a tutti i costi. I timidi si sentono fuori posto perché sono molto lontani dal modello considerato di successo. Questo provoca in loro una forma di insicurezza che li spinge a esporsi ancora meno, li fa sentire ancora più insicuri e inadeguati. Per liberarsi da questa convinzione sbagliata è bene valorizzare invece le proprie capacità. «È importante essere consapevoli che la timidezza non è un disturbo psicologico ma semplicemente un tratto del carattere, peraltro molto diffuso» avverte la dottoressa Cornali. «Basta pensare che solo in Italia il 60% della popolazione riconosce questa caratteristica come parte del proprio carattere».
Lavorare su se stessi
❱
La persona timida mette in atto un atteggiamento cauto e riflessivo per scegliere cosa fare e che cosa dire, per dare il meglio di sé. Questo comporta un lavoro su se stessi che spinge a migliorarsi, a riflettere sui propri limiti, a lavorare per apparire al meglio. Questo impegno produce risultati perché è vero che alla fine la persona riesce davvero a crescere, a smussare certi lati negativi e a fare emergere le sue doti positive.
Non
apparire diversi da come si è
Le persone timide sono dotate di maggiore introspezione psicologica, hanno più capacità di riflessione e di analisi su se stessi e, di conseguenza, anche sugli altri.
Questo le porta ad essere più affidabili, a scegliere chi è affine a sé, quindi a creare rapporti di amicizia autentici. È importante essere consapevoli di questo punto di forza e ricordarlo per restare fedeli a se stessi, senza mostrarsi diversi.
Trovare il contesto per esprimersi
Non tutti i contesti e gli ambiti di espressione permettono al timido di valorizzare le sue doti. Un timido, per esempio, difficilmente sarà un buon venditore, un attore o un lavoratore a contatto con il pubblico. Le sue qualità possono essere invece valorizzate in altri modi, per esempio nel campo artistico e figurativo, in ambito sanitario e sociale, nella scrittura o nella poesia.
E ANCHE ALL’EMPATIA
Si sa ascoltare davvero
Quante volte avremmo bisogno di qualcuno che smetta di parlare di sé e dei propri problemi e rivolga, invece, la sua attenzione a noi? Il timido lo sa fare, perché da sempre è abituato a parlare meno e ad ascoltare di più. Saper ascoltare, con uno sguardo silenzioso di comprensione e di empatia è una grande dote, che può aiutare più di un consiglio non richiesto.
COME SENTIRSI ADEGUATI ❱
Si ha una profonda empatia
La capacità di ascoltare aumenta le capacità di riflessione e di analisi verso chi si ha davanti. Questo crea un rapporto empatico con gli altri, con contatti più profondi che le persone estroverse non conoscono, prese come sono a rivolgere lo sguardo al di fuori e a mettere in luce se stesse.
Si è perspicaci
Il timido ha difficoltà a guardare negli occhi, ma quando ci riesce perché han preso fiducia capisce subito lo stato d’animo. Il timido coglie se l’altro è triste, arrabbiato e sa modulare atteggiamenti e parole al meglio.
TRE CONSIGLI UTILI
Non avere paura dell’ansia Non tutte le situazioni che comportano esposizione possono essere evitate, quindi può capitare di avvertire ansia. Ricordiamo che, in dosi ragionevoli, è una sensazione normale, che si avverte sull’onda del cortisolo e dell’adrenalina prodotti dal sistema nervoso. Può aiutare a rendere meglio. Se invece diventa impossibile gestirla, è meglio sentire uno psicologo.
Spostare i pensieri su altro Se l’idea di affrontare qualcosa preoccupa e fa venire voglia di nascondersi, spostiamo la mente su qualcosa di incoraggiante, come un’occasione in cui abbiamo avuto successo e le doti sono emerse al meglio. Sarà un’iniezione di fiducia.
Imparare a respirare Respiri profondi, yoga o altre tecniche di rilassamento che aiutano a gestire la timidezza possono essere fonte di forza. Si possono mettere in atto ogni volta che se ne sente la necessità.
la concentrazione va a segno
Il poligono non è più un posto solo per maschi. Tante donne imparano a mirare per migliorare le loro prestazioni
Servizio di Maria Angela Masino.
Con la consulenza del dottor Marco Dieci, psicologo clinico e dello sport a Parma.

Lo segnalano le associazioni e i gestori dei poligoni di tiro: il boom di iscrizioni è femminile. Sono sempre più numerose in Italia e in Europa le donne che maneggiano fucili, per mettersi alla prova e per imparare l’autocontrollo. Non solo. Lo fanno anche per allenare i propri riflessi, mettere a punto concentrazione, precisione e capacità di centrare i propri obiettivi.
Aiuta
A PENSARE POSITIVO
In uno sport come il tiro a segno l’allenamento non basta per essere campioni.
* Quello che conta è addestrare la mente e trovare (mantenendola) la giusta concentrazione. Attenzione: le tensioni si riversano sulla mano che se non è ferma fa oscillare l’arma e il bersaglio si allontana.
* Allenarsi al poligono significa mettere alla prova di continuo le proprie capacità di dialogo interiore per eliminare i pensieri inutili e nocivi (non ce la farai, non centrerai l’obiettivo) a favore di visualizzazioni positive: il bersaglio è a portata di mano, la pistola è nella posizione corretta per centrarlo.
Allena
L’AUTOCONTROLLO
Per un tiro corretto si utilizzano tre riferimenti visivi: tacca di mira, mirino, bersaglio.
* L’occhio non è in grado di mettere a fuoco nello stesso momento questi tre elementi posti a distanze differenti, quindi il tiratore dovrà operare una scelta su che cosa focalizzare
* Molti pensano di dover mettere a fuoco il bersaglio. Sbagliato: l’occhio deve puntare al mirino. Infine, è necessario posizionare il dito indice sul grilletto, trattenere il respiro e iniziare a esercitare una pressione progressiva.
* Questo processo da attuare nella fase prima del tiro necessita di un grande autocontrollo, che è la capacità di modulare le emozioni e mantenere il corretto distacco di fronte a situazioni che provocano forti reazioni emotive, in breve passare dall’impulsività alla riflessione.
* Il suggerimento prima di allenarsi al poligono di tiro è quello di ricorrere anche a tecniche di rilassamento (yoga, training autogeno) per favorire lo sviluppo del self control.
Stimola
I RIFLESSI
Tirare al bersaglio è uno sport volto ad allenare la prontezza dei riflessi che sono reazioni determinate e controllate dal sistema nervoso centrale (midollo spinale e cervello) e da quello periferico.

* Già prima dell’avvento delle macchine per misurare il tempo di reazione si sapeva che trascorre un secondo da quando un tiratore si mette in posizione a quando spara. C’è chi riesce a farlo in un tempo ancora inferiore, persino 40 centesimi di secondo.
* Per migliorare bisogna allenarsi correndo nei boschi e compiere movimenti pliometrici, per esempio saltare portando le ginocchia al petto o correre calciando i talloni all’indietro.
* Per rendere più efficiente la trasmissione dell’impulso nervoso che mette in moto la reazione fisica è inoltre necessario mantenere sempre in equilibrio i livelli dei minerali sodio e potassio
Promuove
LA FIDUCIA IN SÉ
Nel tiro a segno è richiesta l’attivazione della capacità di suddividere la gara in tante micro sessioni semplici da affrontare. Ognuna corrisponde al raggiungimento di un piccolo obiettivo alla volta e focalizzarsi sul successo favorisce il riequilibrio del sistema nervoso parasimpatico deputato a regolare la temperatura del corpo, il livello degli zuccheri nel sangue, il battito cardiaco e il respiro.
* Questa regolazione neuroendocrina contrasta crampi e contrazioni causati da paure e inquietudini e regala più fiducia nelle proprie capacità. Così è possibile affrontare nuove sfide con più forza.
* Prima di una gara, però, bisogna allenarsi: è importante videoregistrarsi, guardare più volte il filmato e notare quali sono i propri punti di forza e quelli critici, che rallentano e alterano l’esecuzione del tiro. Meglio analizzare i video con l’aiuto di un istruttore qualificato.

* Il consiglio
Per gestire meglio le emozioni, in fase di allenamento parlare con se stesse in seconda persona: “tu sai controllare ansia e paura”, “tu sai mettere a fuoco”, “tu sei concentrata solo sul bersaglio”.
Migliora
L’ATTENZIONE
I pensieri capaci di distrarre il tiratore possono essere i più disparati: la paura di non essere all’altezza, una postazione dove ci si sente a disagio e altre questioni simili.
* Ebbene, quando si tira si impara a focalizzarsi sull’obiettivo, escludendo tutte le informazioni irrilevanti.
* Durante questo esercizio di concentrazione lavorano a pieno ritmo varie aree cerebrali fra cui quella posteriore, deputata all’organizzazione visiva e spaziale, e la zona sottocorticale (sotto la corteccia vicino al cervelletto), orientata alle prefigurazioni e messa in atto di azioni corrette.
* La capacità mentale immaginativa va allenata con costanza, cercando di visualizzare più volte al giorno il gesto tecnico del tiro, magari durante i momenti di pausa.
* Giorno dopo giorno questo esercizio rende sempre più intensa la concentrazione e automatico il gesto di centrare il bersaglio.
Fa centrare
L’OBIETTIVO
Il cervello calcola le dimensioni del target, cioè le probabilità che si hanno di colpire il bersaglio.
* Non bisogna dimenticare una cosa importante riguardo a questa abilità: la dimensione del target si riferisce alle possibilità percepite di farcela e alle reali possibilità di raggiungere l’obiettivo. Secondo “l’illusione” dello psicologo Hermann Ebbinghaus, un cerchio sembra più grande se è circondato da altri cerchi. E viceversa.
* Si tratta di uno studio importante in quanto dimostra che quando ci si trova di fronte una realtà (la possibilità di centrare il bersaglio) in cui il successo è probabile, farcela diventa una profezia che si auto avvera.

Il reflusso gastroesofageo si verifica quando il contenuto presente nello stomaco risale nell’esofago, causando sintomi fastidiosi e complicanze.
Le cause sono varie, tra cui alcune malattie come la vera e propria “malattia da reflusso gastroesofageo”, l’ernia iatale, l’esofago di Barrett e i tumori. In più, anche alcuni disturbi dei movimenti dell’esofago, come lo spasmo esofageo e l’acalasia, possono mimare i sintomi del reflusso e vanno diagnosticati e curati.

MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO
ERNIA IATALE
Il disturbo
ESOFAGO DI BARRETT
TUMORI SPASMO ESOFAGEO ACALASIA
* È la risalita di una parte dello stomaco dalla cavità addominale alla cavità toracica attraverso il forame del diaframma in cui passa l’esofago.
* Malattia precancerosa che colpisce la mucosa esofagea e consiste nella sua trasformazione in mucosa simile a quella dell’intestino.
i
* Consistono in un’alterazione dei tessuti che rivestono la parete interna dell’esofago.
* È un’alterazione della motilità dell’esofago. Può causare problemi alla deglutizione o rigurgito.
* È il mancato rilasciamento della valvola tra esofago e stomaco, che resta chiusa, con la perdita dell’attività motoria esofagea. Può causare problemi alla deglutizione o rigurgito del materiale rimasto nell’esofago.
SPESSO IL PROBLEMA SI RISOLVE FACILMENTE
Occhio a questi segnali
Ecco i sintomi più caratteristici del reflusso gastroesofageo. Il bruciore retrosternale Si propaga dallo stomaco verso l’alto, in alcuni casi anche fino alla gola e può avere una durata variabile.
Il rigurgito Si presenta come una risalita del contenuto presente nello stomaco e può essere acido o non acido. L’eruttazione È la risalita di aria con successiva possibile espulsione dalla bocca.

È la risalita nell’esofago del contenuto dello stomaco; ciò causa sintomi e/o complicanze.
al reflusso
Gli altri sintomi
Oltre ai segnali tipici, il reflusso può manifestarsi con un dolore al centro del petto, che può essere presente tutto il giorno, condizionare il riposo notturno e alterare notevolmente la qualità di vita. Se presente, è sempre importante escludere una causa cardiologica attraverso una approfondita valutazione medica. Tosse cronica, infiammazione alla laringe, erosioni dentali possono essere altre manifestazioni del reflusso.
Le cause La diagnosi Le cure
* Ernia iatale; incontinenza della valvola tra esofago e stomaco; alterazioni dell’attività motoria dell’esofago; consumo di alimenti che rallentano lo svuotamento dello stomaco (limone, caffè, cioccolato, pomodoro, bibite gassate), stress, obesità.
* Valutazione dei sintomi, esofagogastroduodenoscopia; pH-metria o pH-impedenziometria.
* Modificare lo stile di vita e l’alimentazione; farmaci che riducono la secrezione di acido da parte dello stomaco; in casi specifici, valutare la possibilità di intervento chirurgico.
* Esofagogastroduodenoscopia; manometria esofagea; radiografia con mezzo di contrasto.
* Se causa importante difficoltà alla deglutizione, non risponde alle cure o genera complicanze, si ricorre a un intervento chirurgico in laparoscopia.
* È una complicanza della malattia da reflusso gastroesofageo.
* Esofagogastroduodenoscopia con biopsia.
* Cambiamento dello stile di vita e della dieta; farmaci che riducono la secrezione di acido da parte dello stomaco. In presenza di alterazioni, valutare trattamenti specifici come l’endoscopia o la chirurgia.
* Più frequente con l’avanzare dell’età e nel sesso maschile, i fattori di rischio più importanti sono: eccessivo consumo di alcol; fumo; ingestione di bevande molto calde; obesità; esofago di Barrett; familiarità.

* Non sono del tutto note.
* Valutazione dei sintomi; esofagogastroduodenoscopia con biopsia; radiografia con mezzo di contrasto; Tac.
* Manometria esofagea. Spesso la causa non è nota; può essere presente in persone con infezione da Trypanosoma cruzi o con esofagite eosinofila.
* Radiografia con mezzo di contrasto; esofagogastroduodenoscopia; manometria esofagea.
* In base alla serietà della malattia, si ricorre all’endoscopia, alla chirurgia, alla radio o alla chemioterapia.
* Lo specialista valuta caso per caso indicando i trattamenti più appropriati.
* La cura può essere farmacologica, endoscopica o chirurgica in base alle caratteristiche della persona e dei sintomi.
PERCHÉ PROVOCATO DA ABITUDINI DI VITA SCORRETTE O A UNA DIETA ERRATA
* Può essere conseguenza dell’obesità o di ripetute gravidanze, ma anche di una predisposizione naturale. Gli esami utili
La radiografia con il bario come mezzo di contrasto Viene eseguita dopo aver ingerito il bario, una sostanza visibile ai raggi X che evidenzia possibili alterazioni organiche dell’esofago, anomalie del transito tra l’esofago e lo
stomaco o la presenza di ernia iatale e le sue caratteristiche. L’esofagogastroduodenoscopia Grazie a una sonda inserita nell’esofago, si visualizza su un monitor l’interno di esofago, stomaco e di parte del duodeno, con la possibilità di fare biopsie
o asportare eventuali lesioni. La pH-metria/pHimpedenziometria Si introduce in una narice una piccola sonda flessibile, che viene spinta fino nello stomaco e lasciata per 24 ore. Serve a valutare la malattia
da reflusso gastroesofageo. La manometria esofagea È una metodica che permette di studiare la motilità dell’esofago.
Tac È l’esame radiografico che valuta lo stadio di una lesione tumorale.
lavoro il decalogo
10 regole per...
1Adattarlo alla posizione
perfetto UN CURRICULUM
Mettere subito i contatti
Essere sintetici
Il curriculum non dovrebbe essere troppo lungo e non più di una pagina, altrimenti si rischia che il selezionatore non noti informazioni fondamentali o, peggio, scarti il curriculum ancora prima di leggerlo.
Oggi è spesso richiesto il résumé Si tratta di un documento simile al cv, ma più conciso, in cui vanno inserite solo le esperienze e le informazioni utili alla posizione per cui ci si candida.
Oggi il formato europeo di cv non è più “indispensabile”, ma resta comunque quello da preferire quando ci si candida per un posto in istituzioni ed enti pubblici.
Inoltre, non è rigido. Pur senza stravolgerlo (a meno che non sia proprio necessario), è bene apportare minime modifiche per adattarlo alla posizione per cui ci si candida di volta in volta. Per esempio, si possono mettere più in evidenza certe esperienze rispetto ad altre.
Il curriculum va diviso in sezioni. La prima, relativa alle informazioni anagrafiche, deve essere ben visibile all’inizio del documento, in modo che i selezionatori trovino rapidamente i contatti per un eventuale colloquio.
Come indirizzo va indicato il domicilio e non la residenza, a meno che non coincidano. Così, chi seleziona ha subito un’idea della distanza dal posto di lavoro.
Vanno inseriti un solo numero di telefono e un solo indirizzo email. Qualora se ne abbiano più di uno, nel cv vanno inseriti quelli che si usano più spesso.
3Indicare il profilo LinkedIn
Tra le informazioni anagrafiche non dovrebbero mancare i profili social.
Indispensabile è l’account su LinkedIn, che va inserito nel cv. Eventuali profili su Instagram e Facebook sono da indicare solo se li si usa spesso.

Da evitare, invece, l’account TikTok, dal “carattere” più ludico.
La foto non è obbligatoria, a meno che non sia richiesta dall’azienda. Ideale una non troppo rigida e seria; ottimo usare la stessa di LinkedIn.
5Evidenziare certe esperienze
La seconda sezione del curriculum riguarda le esperienze lavorative ed è la più importante per il selezionatore. Bisogna mettere in risalto i ruoli ricoperti in passato e attinenti alla posizione per cui ci si candida.
L’attinenza è proprio il criterio in base a cui “sacrificare” altre esperienze non inserendole nel cv, per non allungarlo troppo. I lavori di baby sitter, dog sitter e cameriere vanno inseriti solo se attinenti alla posizione.

È il biglietto da visita fondamentale per chi cerca un impiego. Come scriverlo per riuscire a passare la prima selezioneCon la consulenza di Georgia Conte, responsabile del coordinamento degli stage del master Mica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Servizio di Roberto De Filippis.
Omettere il voto di laurea
Dopo le esperienze si passa alla sezione relativa alla formazione. Quest’ordine può essere invertito solo se le esperienze professionali sono quasi nulle.
Nel cv vanno indicati il diploma e la laurea (per chi l’ha). A meno che non siano richiesti, invece, sono da omettere i voti. ll titolo della tesi è importante solo se attinente alla posizione. Se funzionali al ruolo cercato, vanno citati anche i corsi professionali seguiti.
Inserire le certificazioni
In ambito lavorativo, la padronanza delle lingue e le abilità informatiche sono molto importanti.
Vanno riportate in dettaglio, specificando il livello (ottimo, buono, discreto, sufficiente).
Se è stata conseguita una certificazione, vanno indicati anche il voto e la struttura che l’ha rilasciata.
Per alcune posizioni, è importante scrivere se si hanno la patente di guida e l’auto.
È essenziale, poi, dare il proprio consenso ai fini della privacy.
Sottolineare le proprie capacità
Anche le capacità che si acquisiscono con esperienze extra professionali (saper gestire il tempo, saper lavorare in gruppo ecc.) sono importanti. Queste informazioni andrebbero inserite nella sezione riguardante le competenze acquisite, indicando le esperienze in cui sono state sviluppate, come studio all’estero, campi di volontariato, sport a livello agonistico.

Se si vuole, un’ulteriore sezione può essere dedicata agli interessi e agli hobby personali: anche questa deve essere scritta in modo professionale.
Per essere letto senza problemi, il cv andrebbe scritto usando caratteri molto chiari. Sono perfetti il Times, l’Arial e il Calibri.
8Valorizzarsi senza mentire
Per evitare di “bruciare” la propria credibilità agli occhi delle aziende, bisogna essere sinceri. Quindi, non è mai il caso di dichiarare di possedere competenze che non si hanno. Il rischio di figuracce al colloquio o, peggio ancora, durante il periodo di prova, è quasi certo.
A meno che non ci si stia candidando per un ruolo creativo, non è necessario che il curriculum abbia un aspetto originale.
Per non dare la possibilità di modificarlo, il cv va sempre salvato e inviato in formato pdf.
Fare la lettera motivazionale
Anche l’email con cui si invia il curriculum è importante: dovrebbe essere una lettera motivazionale, strumento prezioso soprattutto per chi non ha maturato esperienze significative per il ruolo proposto.
Senza essere sfacciati, andrebbero spiegate le ragioni per cui si è interessati alla posizione proposta e quelle per cui i selezionatori dovrebbero tenere in considerazione la propria candidatura. Il tutto in 6-7 righe al massimo.
ambiente il decalogo
EVITARE l’elettr
10 regole per...
Sono molte le ragioni per cui vale la pena rimandare il più possibile l’incontro fra i bambini e i cellulari.
Fra queste, una è legata all’elettrosmog: questi apparecchi emettono campi elettromagnetici a radiofrequenza, di bassa intensità.
Per precauzione, dunque, meglio non farli usare ai bimbi piccoli.
* Per la stessa ragione, ritardare anche l’impiego delle altre apparecchiature elettriche ed elettroniche, come tablet, pc, cordless, console di gioco wireless.
1Usare meno lo smartphone
Cercare di ridurre l’uso del cellulare nell’arco della giornata, facendo anche chiamate più brevi.
* Meglio utilizzare auricolari e sistemi viva-voce, specie nelle telefonate che si presume dureranno parecchio, e invece limitare allo stretto necessario l’impiego del bluetooth.
* Ricordarsi di tenere l’apparecchio quanto più distante da sé mentre non è in uso.
* Inoltre, tenere presente che l’ideale sarebbe ricorrere ai telefoni cellulari in condizioni di alta ricezione del segnale e in zone ad alta copertura dalle reti di telefonia mobile: così si evita che la continua ricerca di una rete generi inutili esposizioni.

Non stare vicino al microonde
Se si utilizza con frequenza e per periodi prolungati il forno a microonde, è bene cercare di non stargli troppo vicino: quando è in funzione, meglio spostarsi a una certa distanza per ridurre l’esposizione alle emissioni elettromagnetiche.
* Non bisogna temere per il cibo: non può diventare radioattivo perché non è sottoposto a radiazioni ionizzanti (ricordiamo, infatti, che le microonde emesse dall’apparecchio appartengono al gruppo delle onde a bassa energia di tipo non ionizzante).
3Tenere i modem in stanze vuote
Tenendo presente l’esposizione domestica prolungata, per un principio di precauzione si consiglia di posizionare antenne, router e modem dei sistemi wi-fi, bluetooth e reti senza fili nelle stanze meno frequentate della casa.
* Inoltre, sarebbe meglio spegnere questi sistemi nelle ore notturne oppure programmarli in questo senso.
* Può essere utile anche creare degli ambienti wi-fi free, per esempio nelle camere dei bambini, che praticamente per tutta la loro vita vivranno immersi in campi elettromagnetici.
Allontanarsi dagli apparecchi
Per limitare di esporsi all’elettrosmog, imparare a posizionarsi in modo strategico in casa e in ufficio, per esempio sedendosi in una zona abbastanza protetta quando si vuole leggere un libro o rilassarsi.
* Inoltre, cercare di collocare gli elettrodomestici nelle zone in cui si passa meno tempo, evitando di disporne troppi negli ambienti “sensibili”, come il soggiorno e la stanza da letto.
* Fare in modo che non vi siano tanti apparecchi dall’altro lato della parete rispetto alla testiera del letto.

No a cellulari e pc per i bimbi
Non esistono prove della pericolosità delle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, ma neanche del contrario. Quindi meglio essere prudenti!
osmog
7Fare attenzione ai babyphone
Nelle case, le radiazioni elettromagnetiche vengono emesse dagli elettrodomestici e dai dispositivi cellulari e wireless. Per informazioni, visitare il sito dedicato:
prevenzione.life/elettrosmog
Non “navigare” nell’auto
9In casa scegliere la domotica
Niente telefonino sul comodino
Evitare di dormire tenendo lo smartphone, magari anche in carica e connesso a internet, appoggiato sul comodino vicino al letto.
* Attenzione anche alla vicinanza ad altri dispositivi elettronici (come radiosveglie, segreteria telefonica, tablet e così via).
* L’ideale è metterli in un’altra stanza o comunque lontano dal letto e dalla testa (almeno a mezzo metro di distanza).
Non lasciare nulla in stand-by
Evitare di tenere inutilmente accesi o collegati alla rete elettrica gli apparecchi elettrici ed elettronici, specie negli ambienti in cui si trascorre più tempo.

* Per esempio, non lasciare in stand-by computer e tv, ma spegnerli, non lasciare i cellulari in carica se non necessario, staccare dalla rete il grattugia formaggio elettrico o il bollitore, spegnere i computer vocali e gli orologi intelligenti, e così via.
I babyphone sono utili per controllare i bambini quando ci si trova in un’altra stanza, ma occorre sapere che anch’essi sono strumenti che emettono onde elettromagnetiche.
* Ecco perché è preferibile collocarli a una certa distanza dal lettino e programmare l’unità bambino sulla funzione di attivazione vocale, che riduce l’emissione rispetto alla funzione monitor.
Sempre nell’ottica di mantenersi alla maggior distanza possibile dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche accese, fare in modo di limitare l’utilizzo di telefonino, computer portatile e tablet con scheda wi-fi attivata all’interno di un’auto in movimento.
8* Si tratta, infatti, di uno spazio molto ristretto. Inoltre, anche in questo caso, ci sarà un continuo tentativo di agganciarsi al segnale, che aumenta l’esposizione alle onde elettromagnetiche.
Se si ha in progetto di restaurare un’abitazione o di costruirla da zero adottare alcuni accorgimenti.
* Per esempio, tenere tutti i cavi elettrici ad almeno 50 cm dal letto, non scegliere interruttori e prese wi-fi, ma preferire quelli collegati a un gateway che è l’unico a emettere il segnale, e posizionare lampade fluorescenti, che emettono campi elettromagnetici minori rispetto ai trasformatori delle lampade alogene.
* Prediligere un impianto domotico: permette di controllare facilmente che tutti gli elettrodomestici siano tutti spenti.
Dall’orologio contapassi, ormai “antico”, si è arrivati alla biancheria da donna in grado di fare prevenzione
Slip che registrano il pH vaginale, reggiseni che sostituiscono l’autopalpazione, ma anche biancheria autoigienizzante o arricchita con principi attivi dall’effetto cosmetico: la salute intima (soprattutto quella femminile) è sempre più tecnologica, grazie all’invenzione di nuovi dispositivi hi-tech indossabili che combinano gli ultimi ritrovati della sensoristica, con la tecnologia biomedica e l’innovazione in ambito tessile. Con in più la volontà di creare nuove occasioni per parlare di questioni intime ancora troppo spesso considerate tabù.

la tecnologia nell’intimoentra


LE FUNZIONI PIÙ UTILIZZATE
L’uso di dispositivi wearable è in continuo aumento: secondo i sondaggi, se nel 2017 il 10% degli italiani indossava abitualmente uno smartwatch, oggi questa percentuale è più che raddoppiata, passando al 25 per cento.
Le funzioni più utilizzate e apprezzate (da 6 intervistati su 10) sono il contapassi, il rilevatore della frequenza cardiaca e quello della qualità del sonno.
Un “sesto senso” per tutti
Negli ultimi anni la tendenza al monitoraggio costante della salute si è molto diffusa.
Il merito è dei progressi tecnologici che hanno portato allo sviluppo di nuovi dispositivi intelligenti wearable, “indossabili”. Sono comodi e facili da utilizzare grazie al collegamento tramite bluetooth con un apposito software, un’applicazione web o scaricabile sullo smartphone, e con un prezzo alla portata di tutti.
Di che cosa si tratta
I nuovi accessori hi-tech sono dotati di sensori biometrici di ultima generazione che consentono di rilevare e registrare diversi parametri (saturazione dell’ossigeno, livelli di zuccheri nel sangue, pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria), segnalando eventuali anomalie.
Ne esistono diversi tipi: dai sempre più diffusi smartwatch e smartband (orologi e braccialetti) fino ai calzini biomeccanici e alle solette sensorizzate per migliorare postura e andatura, dall’abbigliamento con sensori intrecciati nelle fibre di tessuto, agli occhiali con “realtà aumentata” pensati per lo sport.
Infine, non mancano i dispositivi adatti a essere indossati anche di notte, per tenere sotto controllo eventuali disturbi del sonno. ❱ Si prevedono certe malattie Alcuni dei wearable più innovativi sono stati progettati specificamente per predire alcune malattie, come per esempio quelli dotati di sensori di movimento per intercettare Parkinson, sclerosi multipla e Alzheimer, oppure lo smartwatch capace di rilevare in anticipo l’arrivo di eventuali attacchi epilettici.
TROVANO IN COMMERCIO
Le novità “intelligenti”
La nuova frontiera in fatto di tecnologia indossabile è la “biancheria intima intelligente”, capace di rilevare alcuni dati significativi per la valutazione della salute delle donne e la prevenzione di determinate malattie femminili, ma anche di assicurare un benessere a 360 gradi tenendo conto delle loro esigenze.
L’assorbente che capta le infezioni ❱
Si chiama Alma ed è un piccolo sensore non invasivo, realizzato in materiale organico flessibile, lavabile e riutilizzabile. Si applica all’interno degli slip come un normale assorbente, ma è in grado di monitorare il pH e il microbiota vaginale
* L’ideale è utilizzarlo alla comparsa dei primi sintomi di una possibile infezione (come prurito, bruciore o colore anomalo del muco), in modo da ottenere una visione oggettiva e una reale consapevolezza di quello che sta accadendo prima ancora di recarsi dal medico per effettuare il tampone vaginale.
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Realizzato nel 2018 nei laboratori dell’Università di Cambridge, Alma è ancora allo stato di prototipo.
❱ La sua ideazione si deve all’interaction designer Giulia Tomasello (già ideatrice nel 2016 di Future Flora, un kit fai-da-te per la cura delle infezioni vaginali) che lo ha progettato insieme a Tommaso Busolo, scienziato dei materiali, Ryo Mizuta, scienziato delle nanotecnologie, e Isabel Farina, antropologa medica.
Il reggiseno modellato in 3D
Re-thinking the bra è un reggiseno pensato per adattarsi perfettamente, in modo ergonomico, al corpo di qualsiasi donna, grazie al metodo di produzione con maglieria tessile in 3D.

* In particolare, questo capo è pensato per chi ha un seno prosperoso al quale i reggiseni tradizionali oggi sul mercato non offrono un sostegno adeguato a prevenire i problemi di salute come dolori cervicobrachiali, tensioni alla cintura scapolare, nella zona cervicale e della nuca, mal di testa, disturbi alle vertebre cervicali, mal di schiena nella zona lombare.
❱
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Presentato al FuoriSalone 2021 e vincitore del fondo europeo Worth partnership Project, il reggiseno hi-tech è frutto dell’idea di tre giovani donne (Giulia Tomasello, Essi Mikkola e Stefanie Schidlowski) che lo hanno progettato in collaborazione con Hoc Lab Tech, basandosi sui suggerimenti e sulle opinioni espressi da altre donne.
Il top che rileva il tumore mammario ❱
Per promuovere e facilitare l’autopalpazione e contribuire all’individuazione precoce del tumore al seno è nato Palpreast, un dispositivo indossabile, del tutto simile a un classico corpetto o reggiseno, che funziona attraverso un sistema di gonfiaggio con cui simula il movimento della mano durante l’autopalpazione
* Il materiale di cui è composto è un tessuto sensorizzato che registra la densità e consistenza del tessuto mammario, rilevando la presenza di eventuali noduli, ma anche difformità e rigidità tra una zona e l’altra del seno.
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Il prototipo di Palpreast è stato sviluppato da Lucia Arcarisi, ricercatrice del dipartimento di Ingegneria dell’informazione all’Università di Pisa, nel contesto del progetto Ubora che unisce centri di ricerca europei e africani con lo scopo di creare una piattaforma digitale su cui collaborare alla progettazione condivisa di nuovi dispositivi medici.
hi-tech benessere
Gli slip autoigienizzanti ❱
Presentati al mondo nel 2018 come “l’intimo che non si lava per settimane”, gli slip Silvertech 2.0 della casa di moda danese Organic Basics fanno parte di una linea di indumenti hi-tech che include anche t-shirt e calzini, realizzati con gli stessi tessuti tecnologici della Nasa per purificare l’acqua nella Stazione spaziale internazionale e quindi capaci di autoigienizzarsi senza bisogno di essere cambiati e lavati ogni giorno.
* Il merito è del trattamento Polygiene basato su un sale d’argento, che viene applicato nelle fasi finali della produzione del tessuto e che sfrutta l’azione antibatterica del cloruro d’argento per uccidere in maniera continuativa il 99,9% dei batteri e dei funghi che possono nascere dal sudore.
I

capi
È ormai dimostrato che l’equilibrio psicofisico e il benessere generale dipendono anche da una vita sessuale soddisfacente.
* Per questo nella lista dell’intimo hi-tech pensato per la salute figura anche la linea di Fundawear, progettata nel 2013 da Durex Australia per fare petting a distanza. Si tratta di capi per lui e per lei (reggiseni, slip e boxer) dotati di sensori vibranti che simulano il tocco del partner lontano, rispondendo ai comandi che è quest’ultimo a impartire via wireless, attraverso una speciale applicazione installata sullo smartphone della coppia, che funziona come un vero e proprio “telecomando del piacere”.
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Pensato con un fine ecologico, per ridurre lo spreco d’acqua e l’impatto ambientale causato dall’uso di detersivi, lavatrice e ferro da stiro, l’intimo della linea Silvertech 2.0 è attualmente disponibile solo “per lui”.
❱ In futuro però potrebbe avere un ruolo importante per la salute intima anche femminile, dal momento che il trattamento sterilizzante a cui sono sottoposti gli slip contribuirebbe a ridurre il rischio di infezioni vaginali.
per il sesso a distanza ❱
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Dopo l’arruolamento di volontari per sperimentare i capi, lanciato sulla pagina Facebook australiana, la linea di abbigliamento underware per lui e per lei Durex è rimasta in fase sperimentale e la sua messa in commercio sembra essere ostacolata da alcuni limiti tecnici come quelli relativi al lavaggio.
L’underwear “cosmetico”
Pensato per migliorare il benessere fisico e psicologico di chi li indossa, l’intimo in tessuto “cosmotessile” è realizzato con tessuti intelligenti che, oltre a vestire, svolgono un’azione cosmetica sul corpo, migliorandone l’aspetto e la qualità della pelle e favorendo il drenaggio dei liquidi in eccesso.
* Il merito è di una tecnologia innovativa che permette di incorporare all’interno delle fibre delle microcapsule piene di principi attivi (acido ialuronico, caffeina, aloe vera, ginkgo biloba, ginseng, tè verde, estratti di alghe e persino nanoparticelle d’oro) che, al contatto con la pelle, vengono gradualmente rilasciati e assorbiti attraverso la cute, svolgendo in maniera continuativa un’azione modellante e snellente, defaticante, tonificante, antinvecchiamento, lenitiva o rinfrescante.
❱
A CHE PUNTO È IL PROGETTO
Nonostante la loro invenzione sia piuttosto recente, oggi si trovano già in commercio capi “cosmetici” di diversi marchi, che hanno sostituito le classiche guaine contenitive, con articoli “vivi” che, oltre a garantire un effetto snellente temporaneo, esercitano anche un’azione “curativa” continua e progressiva, che assicura risultati a lungo termine anche quando si smette di indossare il cosmotessuto.
Con la consulenza del dottor Riccardo Bertoja , responsabile dell’Unità operativa di Riabilitazione agli Istituti clinici Zucchi di Carate Brianza (Mb).
le ossa fanno “clac“
Quando andare dal MEDICO
Di per sé, i rumori articolari non sono preoccupanti e non sempre sono indice di qualche cosa che non va.
* Vanno presi in considerazione solo se si ripetono ogni volta che si compie un dato movimento, soprattutto se associato a forte dolore o riduzione della funzionalità di una o più articolazioni. In questo caso, è utile sottoporsi a una visita specialistica ed eventualmente, a esami di accertamento, come radiografie ed ecografie.
* Le cure variano in base alla serietà del problema. A volte non serve alcun intervento, mentre in altri si ricorre a cure (farmaci miorilassanti e antinfiammatori), o alla riabilitazione (ginnastica mirata).

Tendini infiammati
Se succede che un tendine si infiamma per uno sforzo eccessivo o per un movimento sbagliato, questo si ingrossa in un dato punto e, quando scorre nella guaina che lo riveste, si inceppa.
Può anche essere artrite
Almeno
una volta abbiamo provato tutti a far schioccare le dita e sentire il rumore causato dalla pressione sulle nocche. Diversamente da quanto si pensa, questo rumore non è dovuto in senso stretto alle ossa, ma a un fenomeno fisico chiamato “cavitazione”.
Se per trazione due superfici articolari vengono allontanate rapidamente l’una dall’altra si forma un’area a pressione negativa nell’articolazione, si creano bollicine di gas nel liquido sinoviale che poi confluiscono in una grossa bolla, la cui rottura provoca il rumore di “schiocco”.
* Poi si sblocca all’improvviso, causando un rumore molto simile a uno scatto come quando si estende un dito della mano (dito a scatto).
In caso di artrosi
Quando si muove un’articolazione, oltre al rumore, a volte si può avvertire come una stilettata. L’origine del problema può essere l’artrosi, una malattia che interessa la cartilagine che riveste e protegge le ossa all’interno delle articolazioni stesse.
* Con il tempo, la cartilagine si assottiglia sempre più e le estremità delle ossa che si trovano al suo interno possono andare incontro a uno sfregamento, provocando attrito e infiammazione che, oltre al rumore, scatenano dolore e riducono i movimenti.
L’artrite ha sintomi simili a quelli dell’artrosi, la cui origine non è degenerativa ma infiammatoria. La capsula articolare che protegge si infiamma, provocando dolore, gonfiore, rossore all’articolazione.
* Con il tempo lo stato infiammatorio fa sì che anche le parti cartilaginee si consumino, lasciando più esposte le ossa.
A volte dipende dall’anca
L’anca a scatto è un disturbo che compare con maggior frequenza negli individui che fanno tanto sport fin da piccoli o in chi fa danza da molto tempo. Il rumore viene percepito meglio se si appoggia la mano su quella parte del corpo e si piega la gamba.
* Il problema è dovuto allo scivolamento del muscolo tensore della fascia lata, che dall’anca si sposta sulla parte superiore del femore. Anche se fastidioso, il disturbo è benigno e non causa dolore.

In molti casi è un rumore che non deve preoccupare, ma può anche essere un segnale da indagare con lo specialistaServizio di Cesare Betti.
La Lilt suggerisce un nuovo approccio globale che punta sulla consapevolezza dei danni e sul cambio di abitudini
ADDIO AL FUMO prova così
Sono oltre 8 milioni le persone che ogni anno nel mondo muoiono per una malattia legata al fumo. La sigaretta è responsabile prima di tutto del tumore del polmone, ma anche di molte altre neoplasie, per esempio a reni e vescica, e aumenta il rischio di ammalarsi al seno e all’intestino. Per portare avanti la lotta contro il fumo, la Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) ha

messo a punto nuove indicazioni, rivolte sia ai fumatori sia ai centri presenti sul territorio che si occupano della disassuefazione dal fumo. Smettere di fumare oggi prevede interventi più globali, che comprendono la partecipazione a gruppi, l’alimentazione corretta, l’attività fisica e il trovare nuove motivazioni nel di fficile percorso di dire addio alla sigaretta.

In gruppo è meglio che da soli
Le linee guida comprendono un insieme di raccomandazioni per strutturare in modo efficace i percorsi di gruppo e per formare gli operatori sanitari impegnati nei centri pubblici anti-fumo, riservati ai fumatori. È stata proprio la Lega italiana per la lotta contro i tumori che ha diff uso in Italia il metodo di disassuefazione al fumo attraverso incontri di gruppo, che ancora oggi è riconosciuto come uno dei più efficaci. Il gruppo di disassuefazione al fumo non è un intervento clinico, ma culturale, educativo e di “cura”, che ha l’obiettivo di aumentare le capacità della persona di prendersi cura di sé. Infatti, ha una durata limitata nel tempo, ma porta a mantenere le buone abitudini di vita per sempre. In questo senso, gli interlocutori stabili che aiutano a prevenire le ricadute e che controllano che siano presi i farmaci per la disassuefazione sono i medici, quello di medicina generale o lo specialista che ha curato l’invio alla disassuefazione.
Gli interventi di gruppo si occupano degli aspetti più problematici nel disabituarsi al fumo e riguardano in particolare gli interventi rivolti ai giovani e ai soggetti con problemi psichiatrici.
❱ Come si svolgono gli incontri
I gruppi si basano su un percorso di tipo cognitivo-comportamentale. Insegnano al fumatore a trovare in sé le motivazioni per smettere e a metterle in atto ogni volta che si sente la necessità della sigaretta. Sono costituiti da 15-20 partecipanti e preceduti da un colloquio individuale. Il conduttore del gruppo deve necessariamente avere seguito un corso di formazione e aggiornamento specifico. Oltre alle sessioni che si svolgono insieme, è previsto un supporto di counseling individuale per chi ha difficoltà a mantenere gli obiettivi del programma, ma è motivato a smettere di fumare. Il percorso si sviluppa in quattro stadi che hanno l’obiettivo di far raggiungere la consapevolezza di dire basta al fumo, di trovare la motivazione profonda, di attraversare processi cognitivi e comportamentali che hanno come finalità il cambiamento. Viene potenziata anche la cosiddetta “autoefficacia”, ossia la percezione di se stessi come soggetti attivi in grado di sentire e di provare realmente a cambiare.
Le tecniche per resistere
L’addio al fumo è un percorso difficile, che si può ra fforzare giorno per giorno attraverso il potenziamento del senso di autoefficacia. Ecco che cosa suggeriscono le indicazioni della Lilt.
❱ Aumentare l’autostima È uno degli aspetti più importanti per la riuscita dei progetti in generale e sul quale ciascuno può migliorare anche molto.
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Porsi ogni giorno piccoli obiettivi raggiungibili. Per esempio, iniziare con l’eliminare due sigarette al giorno oppure rimandare di 5 minuti ogni sigaretta che si desidera fumare.

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Pensare positivo: ripetersi “posso smettere, le mie motivazioni sono forti, posso farcela, devo farcela”, aumenta la convinzione e l’efficacia del proposito. È utile ricordarsi ogni giorno i vantaggi che si ottengono una volta che si è liberi dal fumo: più fiato, pelle giovane con meno rughe, alito fresco, più denaro a disposizione, una prospettiva di vita migliore e più lunga.
Riconoscere i progressi e celebrarli, per esempio facendo sapere agli amici le sigarette in meno fumate, oppure congratulandosi con se stessi per i successi ottenuti.
Di fronte a un ostacolo, insistere e pianificare come superarlo la prossima volta. Per esempio, se dopo il ca ff è viene voglia di una sigaretta, evitare il ca ff è e bere invece una spremuta.
❱ Potenziare la motivazione
Si parte dall’assunto che se si desidera fortemente qualcosa, niente potrà far desistere. È vero che quando si inizia a pensare di dire addio al fumo, si vive un conflitto perché una parte di se stessi vorrebbe continuare a fumare, un’altra vorrebbe smettere.
È quindi essenziale rammentare, ogni giorno, i motivi per cui si desidera smettere e i benefici che ci si aspetta da una vita libera dal fumo. Insomma, come nella vita è stata concessa al fumatore la possibilità di esprimersi, ora è il momento di dare la stessa possibilità anche al non fumatore.

AIUTARSI CON UN DIARIO
Il diario tascabile aiuta a diminuire il numero di sigarette fumate e permette di tenere alta la vigilanza. Va compilato prima di accendere una sigaretta. Si possono annotare i propositi di quante evitarne, gli intervalli sempre più lunghi tra una sigaretta e l’altra e così via. A fine giornata le sigarette fumate saranno davvero molte di meno: provare per credere!
LEGGERE SPESSO LA LISTA DEI VANTAGGI
✔ “Sono molto fiero di aver smesso. Per 15 anni ho creduto che fosse impossibile. Ora ho dimostrato a me stesso di esserne in grado”.
✔ “I miei familiari sono fieri di me e io ho acquistato fiducia in me stesso”.
✔ “Ho perso il senso di colpa che provavo verso me stesso”.
✔ “Al risveglio non ho più quel cerchio alla testa, che a volte ho avvertito”.
✔ “Risparmio circa 20 euro alla settimana”.
✔ “Ho riacquistato pienamente i sensi dell’olfatto e del gusto. Apprezzo meglio profumi e sapori”.
✔ “Con il passare delle settimane la mia condizione fisica è migliorata, ho più fiato ed energia, è sparita la tosse. La pressione è tornata a livelli normali”.
✔ “Respiro meglio, anche quando vado a passo svelto e su per le scale”.
Bisogna preparare il fisico
Quando si smette di fumare, l’organismo espelle gradualmente tutte le sostanze tossiche accumulate negli anni e mobilita ogni risorsa per rigenerarsi. In questa fase, il corpo va aiutato.
❱ Con l’acqua Bere due litri di acqua al giorno è una sana abitudine ed è ancora più importante per chi sta smettendo di fumare. Infatti, aiuta ad accelerare il processo di disintossicazione.
❱ Con il cibo sano Mangiare molta frutta e verdura fresca purifica l’organismo e ra fforza le difese senza far ingrassare, aspetto molto temuto dai fumatori. Vanno limitati i cibi piccanti, molto saporiti e pesanti, i dolci, il ca ff è e soprattutto l’alcol, la birra e il vino ai pasti. Questi alimenti non solo ritardano il processo di disintossicazione dell’organismo, ma vengono spesso associati al fumo, quindi possono ostacolare la disassuefazione.
❱ Con il movimento
È consigliabile per chi smette di fumare praticare attività fisica che elimina le tossine accumulate, aiuta a scaricare la tensione e a controllare il peso. Il movimento aiuta a prendere consapevolezza che il benessere del corpo dipende dai comportamenti corretti e che aiutarlo a stare bene è un dovere.
❱ Con la respirazione
Il fumatore vive in uno stato di costante semi-asfissia, dovuta alla presenza di monossido di carbonio nel fumo. Per recuperare la capacità respiratoria, ecco qualche esercizio, da fare due volte al giorno.

Gli esercizi da fare
Respirazione lenta e profonda. Seduti in posizione comoda, braccia appoggiate al bracciolo senza procurarsi sensazioni di peso e attrito. Durante le respirazioni socchiudere gli occhi e ripetere mentalmente “Io sono calmo e disteso”.

❱ Eseguire cicli di 10 respirazioni così: inspirazione lenta e profonda; espirazione a labbra socchiuse per espellere tutta l’aria a piccoli soffi, forzando l’ultima fase per espellere l’aria residua.
Posizione supina, gambe leggermente flesse, occhi chiusi, mani sul ventre. Inspirare dal naso prendendo più aria possibile ed espirare dalla bocca senza soffiare, rilasciare la gola e far uscire l’aria. Indirizzare l’aria verso il basso, ossia riempire di aria l’addome e poi lasciarlo svuotare sentendo questo processo anche con l’ausilio delle mani che poggiano lievemente sul ventre. ❱ Ripetere le respirazioni addominali per 10 volte, quindi spostare le mani verso il torace sulle coste ed effettuare 10 volte la respirazione con il diaframma
Da seduti, ripetere 10 respirazioni complete lente e profonde. “Io sono calmo e disteso”. Aprire gli occhi e muovere braccia e gambe
I TRUCCHI SEMPRE UTILI
✔ Comprare un pacchetto alla volta.
✔ Dopo ogni sigaretta, mettere via il pacchetto.
✔ Rifiutare tutte le sigarette che vengono offerte.
✔ Porsi dei limiti: decidere per esempio di non fumare più in soggiorno, in auto e così via.❱
✔ Dopo i pasti, lavare subito i denti.
✔ Evitare il caffè.
✔ Bere un bicchiere d’acqua quando viene voglia di fumare.
Come gestire i primi giorni di astinenza
Quando una persona smette di fumare possono comparire sintomi di astinenza, non tutti insieme, che durano pochi giorni. È bene essere consapevoli di questi malesseri e non bisogna preoccuparsi eccessivamente, perché nel giro di qualche giorno ci si sentirà meglio
Mal di testa, stordimento, vertigini si verificano perché senza le sigarette il cervello riceve più ossigeno e ciò può provocare questi sintomi positivi.
Può capitare di soffrire un po’ di insonnia o di svegliarsi presto al mattino con la sensazione di aver dormito molto e bene. Dipende dai neuroni che si stanno disintossicando e vivono un momento di confusione.
Irritabilità e disturbi dell’umore sono legati sia all’astinenza da nicotina sia all’impegno che si sta vivendo.
chi sta DALLA LORO PARTE
Una guida nelle situazioni critiche
Il curatore speciale dei minori, già introdotto dalla Convenzione di New York del 1989, è ora presente anche nel nostro diritto di famiglia con la Legge, n° 206 del 2021. Si potrebbe definire il “rappresentante dei ragazzi” perché capace di mettersi dalla loro parte, di intercettare i loro bisogni di accudimento, affetto, sostegno facendoli presente ai familiari, agli insegnanti e a tutti coloro che si occupano di lui al fine di trovare le corrette soluzioni.
QUANTO COSTA?

Il curatore dei diritti dei minori viene retribuito da chi richiede il suo intervento (genitori, minore).
* Se il minore (che in genere non ha un reddito) percepisce meno 11.746,68 euro all’anno è possibile presentare istanza di ammissione al gratuito patrocinio, cioè la domanda perché le spese siano a carico dello Stato. Essendo una nuova figura, non vi sono ancora consuetudini consolidate per il compenso. La richiesta di liquidazione deve passare il vaglio del giudice.
Di solito questo curatore è un avvocato nominato dal giudice d’ufficio quando manca la persona cui spetta la rappresentanza o l’assistenza del ragazzo/a o vi sono ragioni di urgenza oppure vi sia conflitto di interessi con il rappresentante ovvero i genitori. In certi casi è nominato su richiesta del minore (che ha compiuto almeno 14 anni), oppure di uno o di entrambi i genitori.















Al curatore speciale vengono richieste varie abilità fra cui buone doti relazionali, empatia, capacità di ascolto, comprensione, capacità di individuare le esigenze che il ragazzo non riesce a esprimere con le parole.












Quando il minore è abbandonato o si trova in un ambiente familiare segnato da violenza il curatore sollecita il giudice al fine di collocarlo in luogo sicuro, per esempio in una comunità o in una casa-famiglia.
In che cosa è diverso dal tutore
Il curatore speciale opera in favore del minore facendo in modo che sia educato, protetto contrastando le posizioni dei genitori qualora questi non svolgano il loro compito. Il tutore, invece, nominato dal giudice tutelare in tutti i casi in cui entrambi i genitori siano morti o per altre cause non possano esercitare la potestà.
Tiene i rapporti e prende le decisioni
La funzione principale del curatore dei diritti dei minori è quella di incontrare i ragazzi che richiedono il suo intervento, parlare con loro, informarli della situazione che li riguarda, di come potrebbe evolvere e delle conseguenze (esempio: essere allontanato da casa per un periodo oppure dover vedere uno dei due genitori in uno spazio neutro con gli educatori per qualche tempo).

Deve poi comunicare al giudice la sintesi di questi dialoghi tenendo conto dell’interesse superiore dei ragazzi (per esempio studiare, amministrare correttamente il denaro a disposizione); pertanto, a volte, il curatore può richiedere provvedimenti contrastanti con le aspirazioni del ragazzi.

Se il curatore non può incontrare il minore e rapportarsi con lui perché i genitori non collaborano, può studiare gli atti per farsi un’idea e agire al meglio, nel suo interesse. Deve anche mantenere continui contatti con assistenti sociali, educatori, insegnanti, responsabili delle comunità, con il medico e le figure che si occupano di lui.
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PER SAPERNE DI PIÙ
Per approfondire l’argomento e ricevere ulteriori informazioni, è possibile contattare l’Unione nazionale camere minorili dal suo sito ufficiale camereminorili.it dove si trovano le linee guida del curatore speciale.
Introdotto da poco nel nostro ordinamento, il curatore dei minori intercetta i loro bisogni e partecipa alla soluzione delle problematiche
Dopo varie tribolazioni, avete conosciuto un uomo capace di farvi battere il cuore e di coinvolgervi a tutti i livelli. Vorreste buttarvi, ma siete frenate dalla paura e dai dubbi. Non essendo più tanto giovani, non volete rischiare. Fortunatamente ci sono diversi segnali che possono aiutarvi a capire se è la volta buona e se vale la pena mettervi in gioco. Ecco quali.

È se... quello giusto
Finalmente l’avete trovato: sarà lui quello perfetto? Ecco un decalogo che toglie ogni dubbio. A maggior ragione se non siete più delle ragazzine

Ovviamente i segnali descritti non devono per forza essere tutti presenti per ritenere la nuova relazione promettente. Inoltre, non sono gli unici: in associazione o in alternativa, ci possono essere altre “spie predittive”.
Non bisogna, dunque, essere troppo rigide nell’applicarle: basta usarle come punto di partenza per farsi un’idea di massima.
Non si stanca di parlarvi
Comunicazione e dialogo sono dei collanti molto forti in una relazione. Se lui mostra di avere piacere a parlare, non si sottrae alle conversazioni di coppia, ascolta davvero facendo osservazioni e repliche pertinenti rispetto a ciò che si è detto, fa domande che denotano il suo interesse, allora potete tirare un sospiro di sollievo.
Se, invece, non racconta molto di quello che fa e che pensa, sta spesso in silenzio, non è particolarmente propenso alla condivisione e non chiede molto di ciò che fate, provate e vivete, fate attenzione: forse non è realmente interessato a voi o semplicemente è un “lupo solitario”. A voi la scelta: un tipo così potrebbe fare al caso vostro?
È attento ai vostri bisogni
Gli uomini perfetti non esistono, così come non esistono le persone perfette. Esistono, però, i compagni attenti e premurosi, che si sincerano di sapere se state bene, vi pongono una domanda perché vogliono conoscere la risposta e non tanto per farla, vi chiedono di che cosa avete bisogno, si offrono di aiutarvi, cercano per quanto possibile di accontentarvi, hanno a cuore i vostri sogni. Diffidate, dunque, di chi si preoccupa poco di voi e delle vostre esigenze, non tiene conto dei vostri desideri e dei vostri obiettivi, non vi sostiene, non si pone degli interrogativi di fronte a un vostro evidente malessere.
Vi rispetta
4In una relazione, e a maggior ragione in una relazione sentimentale, dovete sempre esigere rispetto.
L’uomo giusto è quello che non pensa di esservi superiore, non si comporta in maniera arrogante, non vi fa sentire in qualche modo “sbagliate” o in difetto, non invade i vostri spazi se non siete voi a volerlo, non vi impone nulla.
Se volete un legame sano, maturo e felice dovete avere accanto qualcuno che vi consideri preziosa, che vi tratti – con le parole e i fatti – come vi meritate, che non vi opprima in alcun modo.
State alla larga anche da chi non accetta i vostri necessari momenti di solitudine e vi “soffoca”.
NIENTE ASPETTATIVE DELUSE
Siete molto legate alla famiglia, avete un gruppo di amiche storiche o magari siete pure mamme? Allora un uomo, per essere giusto, deve anche essere in grado di accettare tutto l’entourage, senza esserne geloso e anzi cercando di farne parte (sempre che lo si voglia).
3Chiede le vostre opinioni
Se mantenere una certa sicurezza e autonomia di giudizio anche in coppia è un comportamento sano, evitare di aprirsi al confronto e di prendere in considerazione le idee dell’altro non lo è affatto.
Analizzate, dunque, il suo comportamento. Tappa le orecchie e sbarra in toto la strada dell’ascolto, rifiutando anche le vostre osservazioni più intelligenti? Allora forse non ha stima di voi e non vi considera un punto di riferimento significativo. Se, invece, vi chiede spesso dei consigli, ha a cuore il vostro punto di vista, prima di prendere delle decisioni vi interpella, probabilmente vi apprezza e pensa che voi possiate migliorarlo e farlo stare bene. Tutti ottimi presupposti per una bella storia.
Fra le grandi nemiche di una relazione ci sono le aspettative: se vi aspettate che l’altro intuisca ciò che pensate e desiderate che vi capisca solo leggendovi nel pensiero rischiate di rimanere deluse e ferite. Imparate a dirgli ciò che vorreste facesse, naturalmente con i giusti tempi e modi: vi stupirete di quanto sia più facile stare bene in coppia parlandosi.
È il vostro fan numero uno
È vero: siete arrivate fin qui con le vostre gambe, da sole, e ve la siete cavata alla grande anche senza avere un compagno al vostro fianco.
Tuttavia, può essere anche molto bello condividere un pezzetto di cammino con una persona speciale, che vi fa sentire speciali.
Per questo, se l’uomo che avete iniziato a frequentare tifa per voi, vi sostiene, anche se da lontano e in modo velato, vi supporta qualunque sia la battaglia che state combattendo dovreste sorridere: con tutta probabilità è un partner che vale la pena imparare a conoscere meglio.

narcolessia UNA VERA MALATTIA
Addormentarsi all’improvviso
è un disturbo poco conosciuto e spesso non riceve le cure giuste
Con la consulenza del professor Giuseppe Plazzi, neurologo, responsabile del Centro Narcolessia del Dipartimento di Scienze biomediche, Ospedale Bellaria (Bo).

La narcolessia viene definita malattia rara, ma non è poi così infrequente. Più che altro è sotto diagnosticata. I dati raccontano che ne soffre un individuo su 2mila ma secondo gli esperti i casi sono molto di più: circa 25mila persone ne sono soggette senza saperlo. Un vero e proprio esercito di persone che pensano di avere problemi di depressione, sindrome da stanchezza cronica, deficit di attenzione, epilessia. E che vivono male, senza ricevere cure adeguate e subendo tante limitazioni.
Manca un
neurotrasmetittore

Narcolessia significa “cadere addormentati” e in effetti il sintomo principale sono le crisi di sonno. È un disturbo neurologico dovuto a un danno cerebrale circoscritto
* Gli esperti stanno ancora studiando le cause che portano a questa alterazione. Si sa già che riguarda un gruppo di neuroni che si trovano nella zona laterale dell’ipotalamo, una struttura situata all’interno del cervello. Questi neuroni normalmente producono l’oressina o ipocretina, un neurotrasmettitore che regola tra l’altro i ritmi sonno-veglia.
* Le persone con narcolessia hanno una carenza o una totale assenza di oressina. È possibile che le cause di questa diminuzione o mancanza sia di tipo autoimmune.
Le fasi del sonno sono alterate
A causa dei livelli bassi o inesistenti di oressina, il cervello della persona con narcolessia non riesce a mantenere un sufficiente livello di attenzione in stato di veglia. I narcolettici quindi sono soggetti a una sonnolenza eccessiva e anomala.
* Anche i ritmi del sonno ne risentono: si verificano alterazioni nelle fasi di sonno Rem,
il sonno onirico e di sonno Non-Rem, la fase di sonno profondo. La fase Rem nelle persone sane subentra alla Non-Rem dopo circa 90 minuti dall’addormentamento. Nelle persone con narcolessia, invece, compare immediatamente o comunque entro 15-20 minuti appena dopo l’addormentamento.
* In sostanza, viene impedita la normale alternanza delle fasi del sonno che garantiscono il riposo fisico e mentale. Per questo, durante le ore diurne una persona è soggetta a una continua sonnolenza.
CHI NE SOFFRE DURANTE LA GIORNATA HA
Occhio ai sintomi
Gli esperti hanno identificato alcune red flags, ossia bandiere rossi, i segnali tipici della malattia. Non vanno sottovalutati perché sono essenziali ai fini della diagnosi. Sonnolenza diurna Le persone con narcolessia hanno la tendenza ad addormentarsi continuamente, anche a scuola, al lavoro, mentre guidano.
Cataplessia Si tratta di un improvviso episodio di debolezza muscolare che si manifesta in seguito a un’emozione intensa. Questi episodi non si associano a perdita di conoscenza e durano da pochi secondi a qualche minuto.
Paralisi del sonno La persona con narcolessia, nel momento dell’addormentamento, si sente come bloccata ed è incapace di muoversi e di parlare. La sensazione dura poco, qualche secondo o pochi minuti ma viene percepita come se durasse molto a lungo.
Visioni Nel momento dell’addormentamento o del risveglio, la persona con narcolessia ha allucinazioni, visioni anomale, sogni a occhi aperti che spesso si accompagnano a paralisi del sonno. Queste visioni possono essere terrorizzanti per i più piccoli.
Sovrappeso Durante l’infanzia, i bambini con narcolessia spesso hanno problemi di sovrappeso o di obesità.
per approfondire
Una campagna per la consapevolezza
È ripartita anche quest’anno #CreateforSleep –Raccontiamo le Red Flags della narcolessia, la campagna di sensibilizzazione sulla narcolessia.
* Nata nel 2021 per favorire una maggiore consapevolezza del problema, è realizzata dall’Associazione italiana narcolettici (Ain) e ipersonni con il patrocinio dell’Aims e il contributo non condizionato di Bioprojet Italia.
* La seconda edizione della campagna #CreateforSleep ha come protagonista la musica; le testimonianze e le esperienze raccontate dai malati sono state raccolte e condivise con Alessio Mariani, in arte Murubutu, padre del rap didattico, che le ha elaborate nel brano “Ad occhi chiusi” e nel suo videoclip (disponibile anche sul sito dell’Ain: www. narcolessia.org).

ANCHE DANTE ERA NARCOLETTICO?
“E caddi come corpo morto cade”: le descrizioni dei mancamenti nella Divina Commedia non sono solo trucchi letterari.
* Dante Alighieri, secondo alcuni, soffriva di narcolessia con frequenti addormentamenti ed episodi di perdita di forza fino alla caduta.
* Anche l’immaginifico viaggio nell’oltretomba potrebbe essere derivato dalle allucinazioni alle quali vanno soggetti i narcolettici.
*La persona non riceve cure adeguate e quindi non migliora. Spesso si perdono infatti anni nel consultare specialisti, senza raggiungere una diagnosi esatta.
Un fortequalitàimpattosulla della vita
La narcolessia ha un impatto notevole sul benessere di tutti i giorni. Ne risente la qualità della vita perché la sonnolenza cronica e l’addormentamento improvviso impediscono di concentrarsi a scuola, nello studio o nella propria attività, con pesanti conseguenze sulla resa e sulla professione
A rischio isolamento Anche i rapporti interpersonali vengono danneggiati. La persona può essere esclusa e tende comunque a tagliarsi fuori dalle relazioni, consapevole del proprio problema.
* I bambini e i ragazzi non riescono ad avere risultati scolastici di qualità, faticano a praticare sport e spesso sono oggetto di prese in giro o di episodi di bullismo. La cataplessia espone a rischi di cadute che possono anche avere serie conseguenze.
Può comparire già a
5 anni
In circa la metà dei casi, la narcolessia è una malattia che compare intorno ai 12 anni, ma può manifestarsi a qualunque età, anzi; secondo gli studiosi italiani che sono i maggiori esperti del problema, ci sono casi di esordio addirittura a 5 anni, che quindi condizionano pesantemente l’apprendimento fin dalla scuola primaria
* Purtroppo, in Italia la narcolessia è ancora oggi troppo spesso trascurata e scoperta tardi: si parla addirittura dopo una media di circa 15 anni.
Spesso scambiata per deficit di attenzione o depressione
Nei bambini e negli adolescenti viene spesso confusa con l’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, oppure con una forma lieve di epilessia.
* La sonnolenza a volte viene trattata con superficialità e si suggerisce semplicemente ai genitori di “far andare a letto prima il bambino”.
* Negli adulti la narcolessia è a volte scambiata per depressione, psicosi o sindrome della stanchezza cronica.
La soluzione c’è
Le “bandiere rosse”, ossia le spie di allarme, non vanno sottovalutate, perché permettono una prima diagnosi che, in seguito, viene confermata attraverso alcuni esami, come la polisonnografia. Si effettua ponendo alcuni elettrodi sul capo della persona, durante il sonno, per registrare l’alternanza e la durata delle fasi del sonno, che al tracciato appaiono alterate.
* La cura c’è e consiste nel prendere farmaci e nell’impostare nuove abitudini di vita. I farmaci utili La cura farmacologica oggi si avvale di diverse molecole, che vanno prescritte dal neurologo curante. Sono usati off label, per esempio, antidepressivi come la venlafaxina o la clomipramina, che agiscono su neurotrasmettitori riducendo la quantità di sonno Rem. Il sodio oxibato, invece, agisce sulla sonnolenza e sulla cataplessia.
* Si usa anche il modafinil, un farmaco che stimola i circuiti della veglia all’interno del sistema nervoso centrale. Ci sono poi farmaci nuovi, come il pitolisant, efficace su sonnolenza e cataplessia e il solriamfetolo, che agisce sulla sonnolenza.
Le buone abitudini Lo stile di vita è importante. Viene raccomandato di concedersi, durante la giornata, sonnellini di 15-20 minuti nei momenti in cui si è più soggetti ad addormentamento.

Ècerto che lunghi allenamenti non adatti producono una sorta di effetto boomerang sul benessere dell’organismo e non soltanto sulla silhouette. Non è raro trovare persone che dopo aver praticato un’attività fisica troppo intensa soffrono di dolori alle articolazioni, ma anche gonfiore addominale, aumento dei livelli di stress fino all’insonnia. L’ideatrice del Metodo Mizoguchi è stata fra le prime a capire che lo snack fitness è la soluzione per chi ha poco tempo per allenarsi.
bastano
3minuti al giorno
Si chiama snack fitness
Questo metodo, detto anche snack fitness, permette di mantenersi in forma dedicando solo 3 minuti al giorno agli allenamenti. Si tratta dunque di una cosa fattibilissima sia alla mattina appena alzati, ma anche alla sera rientrati dal lavoro.
* Il programma è molto gradevole e facilissimo da seguire e unisce movimenti di danza classica, dello yoga e del Pilates in modo da regalare immediatamente una sensazione di benessere e vitalità. Questo stato “di grazia” è fondamentale per trovare ogni giorno la motivazione e la voglia di eseguire gli esercizi con costanza.


e premia la costanza
L’elemento più importante di questo programma è la costanza. Solo facendo gli esercizi tutti giorni è possibile beneficiare, già dopo poche sessioni, di una sensazione di maggiore flessibilità tonicità e resistenza allo sforzo. Per non parlare dei benefici sul metabolismo che si traducono progressivamente in perdita di peso senza fare alcuna dieta e senza vedere i tessuti svuotarsi.
PER SAPERNE DI PIÙ
Yoko Mizoguchi nasce come ballerina di danza classica e oggi in Giappone è insegnante di body fit nonché autrice di bestseller. Il Italia la sua “challenge” è arrivata attraverso il libro Il Metodo Mizoguchi, edito da Vallardi, per la gioia di chi vuole ritagliarsi anche solo pochi minuti al giorno da dedicare al proprio fisico.
Addio ai lunghi e faticosi allenamenti: questo programma prevede sessioni quotidiane brevi da fare però sempreCon la consulenza di Federica Constantini , fitness coach ed ex campionessa di pattinaggio artistico. Servizio di Stefania Colombo.
Un ciclo di esercizi
Gli esercizi che seguono sono brevi e si possono fare davvero in 3 minuti, escluse le pause e il tempo che ci vuole a cambiare posizione. Quando è spiegata sia la versione da seduti sia in piedi ne va scelta naturalmente solo una delle due.

Camminata sul busto
A terra, possibilmente usando un tappetino o un asciugamano spesso. Sedersi a gambe incrociate con la schiena dritta. Dondolare da un lato all’altro lato come se si stesse camminando sui glutei. Eseguire 10 “passi” per lato. Con questo semplice esercizio si ottiene una migliore coordinazione dei movimenti e tutta la zona lombo-sacrale ne trarrà beneficio. Lo stesso esercizio può essere eseguito seduti su una sedia.
Effetti Camminata più sciolta, bacino più dritto.
Rotazione delle spalle
A “quattro zampe” sul tappetino. Palmi ben appoggiati a terra, dita rivolte in avanti. Braccia alla stessa larghezza delle spalle. Ruotare un palmo volgendo le dita verso le ginocchia. A questo punto spostare un po’ il bacino indietro e in basso per accentuare lo stiramento della parte interna del braccio. È importante fermarsi immediatamente se si dovesse sentire dolore. Riportare le dita rivolte in avanti ruotando il polso e appoggiando di nuovo il palmo a terra. Eseguire con l’altro braccio.
VERSIONE IN PIEDI
In piedi davanti a una sedia. Afferrare lo schienale della sedia. Le spalle sono rilassate e non contratte, né sollevate verso collo e orecchie. Ruotare la spalla destra verso l’esterno posizionando la mano in modo che afferrando lo schienale della sedia il palmo risulti rivolto verso l’alto. Mantenere la posizione 15 secondi respirando profondamente e con regolarità. Riportare la mano nella posizione iniziale e ripetere con l’altra mano. Effetti Viso più disteso, collo più eretto e posizione più sciolta.
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Giro delle scapole
Sdraiati sulla schiena, braccia raccolte al petto. Stendere il braccio destro lungo il pavimento fino a portarlo –perpendicolarmente al busto – all’altezza delle spalle. Il palmo è rivolto verso l’alto. Abbassare il braccio mantenendolo teso fino a portarlo sul fianco. Dopo aver ripetuto l’esercizio un paio di volte, una volta abbassato il braccio farlo scorrere sul pavimento e portarlo in alto allineandolo con la testa. Eseguire anche dall’altra parte.
VERSIONE IN PIEDI
Posizione eretta. Piegare il braccio destro davanti a sé, senza alzare la spalla e sostenerlo con la mano sinistra posizionata sotto il gomito. Flettere il polso in modo da avere il palmo della mano rivolto verso l’alto (come se si portasse un vassoio) ed inclinare il braccio verso avanti. Da questa posizione fare 5 cerchi con il braccio in senso orario e antiorario. Eseguire con il braccio sinistro. Effetti Collo più allungato, nonché una minore tensione alle spalle.
Massaggio dei glutei
Occorre procurarsi una pallina (tipo da tennis). Seduti sul tappetino con una gamba piegata davanti a sé l’altra piegata con la pianta del piede poggiata a terra. Posizionare la pallina sotto il gluteo della gamba piegata a terra. Muovere il gluteo facendo ruotare la pallina sotto di esso. Eseguire per 15 secondi e poi ripetere dall’altro lato. Attenzione a non posizionare la palla sotto le anche perché lì passa il nervo sciatico e potrebbe risentirne.
Effetti Postura da seduti con schiena più eretta e sciolta.
FA BENE ANCHE ALLO SPIRITO
A livello psico-emotivo lo snack fitness presenta grossi vantaggi: pochi minuti dedicati a noi stessi fanno aumentare l’autostima e permettono di staccare la spina, anche solo per un breve intervallo, dalle attività quotidiane e delimitare uno spazio e un tempo tutto per sé liberando la testa dai pensieri ricorrenti (e opprimenti).
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Allungamento della caviglia
Sedersi su un tappetino e stendere le gambe davanti a sé, poggiandole bene sul pavimento. Flettere le punte dei piedi in avanti e poi indietro. Continuare per circa 30 secondi. Sono molto importanti anche la respirazione e l’apertura del busto, per favorire l’ossigenazione dei tessuti
VERSIONE IN PIEDI
Posizione eretta, appoggiare le mani a una parete con le braccia leggermente piegate. Portare un piede indietro, poggiare le dita del piede (la parte superiore) a terra e spingere il dorso del piede verso terra. Tenere la posizione per 5 secondi e ripetere per 3 volte. Eseguire l’intera sequenza con l’altro piede.
Effetti La camminata è più fluida e sciolta.
Il parere della coach
«Il metodo Mizoguchi consiste in esercizi che non sono prettamente studiati per un rimodellamento fisico, ma più che altro per una sorta di riabilitazione posturale. Sono senza dubbio utili per chi lavora molto in ufficio, da svolgere magari in pausa caffè. Oppure per chi fa già attività fisica: sono esercizi perfetti per la fase di defaticamento», spiega Federica Constantini, fitness coach ed ex campionessa di pattinaggio artistico. Non fanno miracoli, ma sono utili per il mantenimento della forma fisica.
Servizio di Annarita Carbone.
Con la consulenza della dottoressa Melissa Videtta , biologa nutrizionista a Roma, e del professor Alfredo Genco, associato di Chirurgia all’Università Sapienza di Roma, esperto di obesità.

La Food and drug administration (Fda), l’ente governativo che vigila sulla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici distribuiti negli Stati Uniti, ha riconosciuto ormai da diversi anni le proprietà terapeutiche dell’olio extravergine d’oliva, classificandolo come medicinale e non più come semplice alimento. Vediamo le motivazioni.
LO STUDIO merito di un enzima
Fa ingrassare?
L’olio d’oliva è un alimento calorico: apporta quasi 900 calorie per 100 g Tuttavia, si tratta di un ingrediente che non deve mai mancare sulla tavola, nemmeno nelle diete ipocaloriche. Andrebbe consumato in base all’attività fisica: le persone che conducono una vita sedentaria dovrebbero prevederne 2-3 cucchiai al giorno mentre gli sportivi possono anche arrivare a 6-7.
l’olio È UNA MEDICINA
NEL NOSTRO DNA

Uno studio condotto dal professor Antonio Moschetta, ricercatore di Bari, ha messo in luce le proprietà benefiche e terapeutiche che l’acido oleico, contenuto nell’olio d’oliva, può avere per l’intestino. Gli effetti positivi sono dovuti alla presenza dell’enzima Scd1 nella mucosa intestinale, che funziona come regolatore della produzione di acido oleico nel nostro corpo. I ricercatori hanno dimostrato che, in assenza di acido oleico nella dieta e in condizioni di diminuita produzione di questo acido, si potrebbe avere dapprima infiammazione e poi sviluppo dei tumori spontanei del tratto intestinale.
L’effetto benefico dell’acido oleico non è solo preventivo, ma anche curativo. Secondo gli esperti, sfruttando le proprietà benefiche dell’acido oleico, in futuro sarà possibile ridurre la comparsa del tumore soprattutto nei malati con infiammazione intestinale o che già soffrivano prima di questa malattia, rallentarne la crescita e migliorare i trattamenti antitumorali già in uso, potenziandone l’effetto.
L’Italia è tra i maggiori produttori di olio di oliva del mondo. Le proprietà di questa preziosa sostanza che fa parte della nostra alimentazione da sempre variano anche a seconda della regione. L’olio pugliese, per esempio, proprio per il caratteristico sapore pungente e l’acidità che lo contraddistingue, risulta essere uno dei migliori a livello protettivo. «Il consumo dell’olio attiva nel nostro corpo alcuni geni che possono prevenire lo sviluppo di alcuni tumori», spiega la nutrizionista Melissa Videtta.

È l’alimento cardine della dieta mediterranea, ma è anche un prezioso alleato nella prevenzione e cura dei tumori intestinaliEVITARE DI LASCIARE L’OLIO ESPOSTO A FONTI
Protettore naturale per il colon
L’olio extravergine di oliva agisce nel nostro organismo come un farmaco di nuova generazione che abbassa le infiammazioni e regola la proliferazione cellulare. Un cucchiaino al giorno di olio d’oliva lontano dai pasti può essere un buon alleato contro colite e infiammazioni intestinali.
«Svolge un’azione protettiva per l’intestino e per l’organismo in generale. Si tratta infatti di un estrattore e concentratore di vitamine sia perché ne contiene diverse come le vitamine A,D,K ed E sia perché riesce a rendere biodisponibili quelle che sono contenute in altri alimenti che mangiamo», spiega la dottoressa Videtta.
«È il caso di betacarotene e licopene, presenti nel pomodoro, che vengono assimilati e assorbiti dal nostro organismo in maniera più funzionale e immediata».
L’azione dei polifenoli
I polifenoli sono sostanze con elevato potere antiossidante che aiutano a prevenire l’arteriosclerosi, cioè la progressiva ridotta elasticità delle arterie dovuta all’età.
«La maggior parte delle principali classi di fenoli dell’olio extravergine d’oliva presenta effetti antiaterogeni, ossia che contrastano la formazione di piccole placche all’interno dei vasi, antitumorali, antidiabetici e neuroprotettivi», spiega il professor Alfredo Genco.
Tali componenti svolgono poi un’ampia azione antiossidante e un’attività antinfiammatoria legata alla loro capacità di generare sostanze tossiche ossidanti.
Crudo o cotto?
Consumato a crudo per condire insalate ma anche sulla pasta o sul pane è un buon alleato a tavola, per tutta la famiglia. Gli esperti consigliano sempre di aggiungerlo crudo, perché durante il processo di cottura potrebbe perdere alcune delle proprietà.
«Tuttavia non bisogna demonizzare l’olio extravergine cotto che permette di assorbire meglio le vitamine liposolubili presenti negli alimenti e attiva la bile prodotta dal fegato» spiega Videtta.
Grazie alla sua capacità ipoglicemizzante, l’olio evo è il compagno ideale del pane. Insieme ci donano la giusta quantità di carboidrati, fibre, proteine, vitamine B1, B2, B6 e B9, ferro, magnesio e potassio.
I SUOI BENEFICI
❱ Fa bene al cuore
L’acido oleico è un grasso monoinsaturo appartenente alla famiglia degli omega 9. La sua maggiore proprietà è quella di mantenere integre le membrane cellulari preservando le cellule dall’invecchiamento e dallo stress ossidativo È in grado di abbassare il picco glicemico e di contrastare l’effetto del glucosio dovuto all’abuso di zuccheri raffinati. Fa bene al cuore perché incrementa i valori di una proteina chiamata ApoA-IV che regola le piastrine nel sangue. Quando le piastrine si aggregano, la circolazione del sangue si può bloccare e le conseguenze possono essere dannose a livello cardiovascolare.
❱ Mantiene sano il microbiota
Gli effetti positivi dell’olio di oliva contribuiscono a mantenere in equilibrio il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi del nostro intestino che, se alterati, possono portare diversi problemi per la salute come gonfiore, stitichezza, coliche, ma anche problemi metabolici e immunitari. Quando il microbiota non funziona bene si va incontro a problemi di malassorbimento di alcuni nutrienti, si rischia una iperattivazione del sistema immunitario che va a colpire anche altri organi. Il giusto mix tra probiotici e acido oleico contribuisce quindi a proteggere l’organismo fornendo benessere a 360 gradi.
❱ Rallenta il deficit cognitivo L’olio d’oliva svolge una funzione preventiva anche rispetto alle malattie cardiovascolari, neurologiche e rallenta il deficit cognitivo tipico di alcune forme di demenza come l’Alzheimer. Questo grazie alla presenza di antiossidanti naturali, come l’oleocantale, idrossitirosolo e l’acido oleico (omega 9) che regolano la pressione sanguigna e riducono i livelli di colesterolo nel sangue.
Riduce il rischio di diabete mellito di tipo II perché ha un effetto modulatore sulla glicemia. Gli studiosi hanno infatti rilevato che mangiare 10 grammi di olio di oliva al giorno aumenta la presenza nel sangue delle incretine, ormoni che vengono prodotti naturalmente dall’apparato gastrointestinale per ridurre la glicemia nel sangue.
«È particolarmente indicato per le donne che soffrono di ovaio policistico e ottimo alleato nella diminuzione del rischio di tumore alla mammella grazie ai suoi polifenoli», spiega Videtta.
Oleuropeina
Attenzione alla CONSERVAZIONE
L’olio va conservato al massimo per 12-18 mesi. Il trascorrere del tempo e la conservazione errata potrebbero alterarne le proprietà.
Gli esperti, anche in base al regolatorio della Comunità europea sulla commercializzazione dell’olio d’oliva, ne raccomandano la conservazione in contenitori che non lascino oltrepassare la luce solare.
È un fenolo presente nell’olio d’oliva che gli conferisce un sapore amaro e piccante. Esercita un effetto modulatore dell’infiammazione, ma anche un’azione preventiva per quanto riguarda i fattori coinvolti nella proliferazione delle cellule tumorali intestinali. Associato a una molecola tripeptide chiamata glutatione (contenuta nel lievito di birra) ha un’azione antiossidante e neuro protettiva che può arrivare a limitare l’effetto degenerativo dell’Alzheimer.
Idrossitirosolo
È un derivato dell’oleuropeina che si origina durante la maturazione delle olive e lo stoccaggio dell’olio. Questa sostanza ha effetti antinfiammatori e antiaggreganti, che contribuiscono alla sua azione protettiva cardiovascolare.

Oleocantale
Vanta un’azione antinfiammatoria simile a quella non steroidea dei farmaci antinfiammatori a base di ibuprofene.
alimentazione | curarsi con i cibi
Quali nutrienti contiene?
100 g di uva apportano 61 calorie, 17 g di carboidrati (di cui 16 g di zuccheri semplici come glucosio e fruttosio), 1,5 g di fibre e 0,5 g di proteine.
È un’ottima fonte di vitamina C anche se non è in assoluto il frutto più ricco. Contiene anche magnesio, rame, potassio e vitamine K1 e B6
GRAPPOLI di benessere
VENE più toniche
Servizio di Claudia Esposito.
Con la consulenza di Emma Odori, biologa nutrizionista e fitoterapeuta a Montevarchi (Ar).


La sua comparsa al mercato segna la fine dell’estate e scandisce il tempo della vendemmia. Vino a parte, l’uva mangiata a tavola contiene tante virtù e non solo nella polpa. Scopriamole insieme grazie all’aiuto della dottoressa Emma Odori, biologa nutrizionista e fitoterapeuta.
Per il suo contenuto di antiossidanti quali resveratrolo e vitamina C è un’alleata del sistema venoso. Il resveratrolo ha azione genomica, positiva sul Dna, e riduce l’effetto dannoso dei radicali liberi sulle cellule che sono responsabili anche della formazione della placca ateromasica, cioè del deposito del colesterolo cattivo, contribuendone all’indurimento delle vene e ad alzare la pressione.
ALLEATA in menopausa
La vitamina B6, cofattore enzimatico per la sintesi di serotonina e dopamina (i neurotrasmettitori del “benessere”) e il magnesio, ottimo per stanchezza fisica e mentale e anche per contrastare crampi, senso di tensione, e funzionalità intestinale rendono l’uva una preziosa alleata durante la menopausa.
Il suo consumo può attenuare i sintomi che compaiono più spesso, quali sbalzi d’umore, insonnia, pesantezza alle gambe e nervosismo.
Le vampate di calore caratteristiche della menopausa determinano sudorazioni importanti con relativa perdita di sali minerali che possono essere reintegrati consumando uva, visto che contiene magnesio e potassio.
«In questa fase della vita, viene persa la capacità emuntoriale dell’utero di eliminare tossine dal corpo tramite il mestruo mensile. Ciò comporta lo spostamento di queste ultime su altri distretti quali fegato, intestino e pelle. Non è un caso che spesso si accusino sintomi come gonfiore, pruriti diff usi, stanchezza, mal di testa frontale, difficoltà a dormire o a perdere peso» chiarisce la nutrizionista.
GLI ESTRATTI D’UVA E VITE INTERA ANDREBBERO EVITATI IN CHI SEGUE UNA CURA
È arrivata la stagione dell’uva, per tanti aspetti amica della salute: occhio però alla glicemia!
DOLCE antietà
Sono diversi i polifenoli contenuti nell’uva: antociani, le catechine, i flavonoli, le proantocianidine. Sono tutte sostanze utili per prevenire l’invecchiamento, aiutare la circolazione e mantenere funzionali le strutture cellulari contro le infezioni batteriche e virali e la comparsa di tumori.
I polifenoli hanno anche effetto neuroprotettivo. «È noto che i neuroni perdono le loro funzionalità se si ossidano, spesso a causa di un’alimentazione scorretta ricca di zuccheri. Nelle malattie neurodegenerative gli estratti polifenolici possono tornare utili, anche se è sconsigliato il succo. Ma le indicazioni vanno sempre fornite da uno specialista» chiarisce la dottoressa.
sL’uva bianca è leggermente più zuccherina e dolce rispetto alla nera, motivo per il quale è preferita sulle tavole. La nera è più ricca di polifenoli, sostanze che apportano numerosi benefici all’organismo, ed è prevalentemente usata per fare il vino.
EFFETTOdetox
L’uva bianca contiene maggiore quantità di acqua, è più dissetante e diuretica per cui stimola i reni portando all’eliminazione di liquidi in eccesso e inducendo il sangue a ripulirsi da sostanze di scarto.
«L’effetto purificante sarà più intenso se per qualche giorno mangiamo meno, soprattutto di sera. Infatti il fegato lavora soprattutto tra le 23 e le 3 di notte per disintossicare il corpo. Cene a base di vegetali, magari con passati di verdura seguiti da un po’ d’uva possono aiutare maggiormente quest’opera di depurazione» spiega l’esperta.

Il succo
ideale dopo lo sport
Il succo d’uva è un valido integratore anche dopo lo sport, soprattutto dopo attività aerobiche quali il ciclismo, anche perché riduce la risposta radicalica dell’organismo dopo l’attività sportiva, che pure se positiva, è comunque stressogena per il corpo.
È preferibile bere circa un bicchiere di succo d’uva, biologico e non zuccherato, diluito in un litro di acqua, in quanto l’uva ha un indice glicemico molto alto.

e come anticellulite
Il succo d’uva diluito è un toccasana contro cellulite e ritenzione idrica, perché da un lato le sostanze contenute nell’uva drenano i liquidi in eccesso, dall’altro riparano i vasi e il tessuto connettivo, grazie alla vitamina C e al resveratrolo che stimola la riparazione e la produzione di collagene.
Per potenziare l’effetto antiossidante del succo d’uva, consumarlo sempre ben diluito e magari addizionato con del succo di
NON SONO SCARTI
Oltre agli acini, anche le altre parti dell’uva sono preziose per il benessere.
I vinaccioli
I semi d’uva contengono anch’essi polifenoli, tannini e acidi grassi molto utili alla salute dell’organismo. Da loro si può ricavare un olio ricco di acido linoleico, capostipite della famiglia degli omega 6, che vanno bilanciati dagli omega 3 contenuti nel pesce azzurro, nelle noci o nei semi di lino per evitarne l’effetto infiammatorio. olio di vinaccioli, che ha proprietà fluidificanti e ipocolesterolemizzanti, contiene anche calcio, fosforo, e acidi organici. «È fondamentale consumarlo crudo e tenerlo al riparo da fonti di calore perché è particolarmente termolabile, si ossida e deteriora molto facilmente. L’ideale è conservarlo in frigo, in una bottiglia scura» consiglia Emma Odori.
La buccia Chiamata anche epicarpo, contiene polifenoli e tannini proprio come i semi, oligomeri procianidolici (Opc) e tracce di resveratrolo.
I tannini sono prodotti come mezzo di difesa dalla pianta e si trovano maggiormente nei frutti poco maturi. Hanno un importante effetto astringente e diminuiscono assorbimento, secrezione ed eccitabilità dei tessuti con cui vengono a contatto. Così facendo, determinano minori rischi di parassitosi, infezioni microbiche anche nel caso di afte.
I tannini hanno anche azione vasocostrittrice e svolgono funzioni benefiche in caso di diarrea, piccole ustioni, infiammazioni della pelle e piccole ustioni.
Gli Opc, invece, rendono più elastiche le cellule dei vasi sanguigni aumentando la produzione di fibre di collagene. La loro attività antiradicalica e fludificante può aiutare chi soffre di varici.
Meglio bio
Per preservare il contenuto di polifenoli, è importante che l’uva sia coltivata al sole in modo biologico, meglio se biodinamico, in un terreno ricco di minerali e sostanze organiche.
Le coltivazioni industriali impoveriscono i frutti di minerali e sostanze nutraceutiche quali i polifenoli arricchendoli al contrario di sostanze chimiche.
Quando fare attenzione
L’uva è adatta a quasi tutti. Ci sono alcune situazioni, però, in cui è meglio evitarla.
Nei bambini
La cellulosa e le fibre di cui è composta la buccia potrebbero risultare indigeste. «I più piccoli dovrebbero consumare meno fibra degli adulti perché questa, se in eccesso, ostacola l’assorbimento di sostanze nutritive funzionali alla crescita.
L’uva va consumata sbucciata, privata dei semi e tagliata in 2 - 4 pezzettini per evitare problemi di masticazione, gonfiori intestinali o coliche durante lo svezzamento» chiarisce la specialista.
Nei diabetici L’uva è molto zuccherina, composta da zuccheri semplici che innalzano subito la glicemia. «Per evitare picchi glicemici è importante consumarla in piccole quantità e abbinata a una fonte di proteine o grassi, magari dopo un pasto a base di carne, pesce o uova. Se la mangiamo come spuntino, è bene accompagnarla con della frutta secca» consiglia la nutrizionista.
Chi soffre di diabete di tipo 2, deve non solo ridurre il consumo di uva ma deve anche evitare di consumarla da sola È consigliabile al massimo una porzione o di uva o di frutta in generale al giorno, pari a circa 150 g.

La salute non dà preoccupazioni ma attenzione a tutto ciò che è pesante per lo stomaco. L’amore procede bene. I single potrebbero accorgersi di provare dei sentimenti profondi per una persona che viene dal passato, e chi è in coppia ha fiducia nel partner. Mercurio regala una novità nel lavoro
Proposte di lavoro e d’amore
Grazie a Venere nel segno, respirate un’aria di euforia sentimentale. Nessuna lite con il partner, con il quale potete condividere tante attività. E i single potrebbero fare un incontro. Mercurio vi aiuta nel lavoro: forse una proposta allettante.
VERGINE 24/8 22/9
Nata il 25 agosto, è nota per il ruolo in Gossip Girl, poi ha lavorato con registi come Oliver Stone e Woody Allen. È sposata con Ryan Reynolds.
Siete così concentrati su un progetto professionale che rischiate di trascurare i sentimenti. Soprattutto se vivete un rapporto di coppia consolidato potreste essere un po’ distratti. E la salute? Buona. Ma non sottoponetevi a stress eccessivi. Fate le ore piccole solo in situazioni eccitanti.
Se mancano poche ore al rientro dal weekend, organizzatevi in modo da avere il tempo per godervi un po’ di quiete prima di partire: ve lo chiede Marte, che vi invita a camminare, correre o fare ginnastica tutti i giorni. L’amore potrebbe vivere un momento di crescita, anche se è stagionato.
CANCRO 22/6 *22/7
Impossibile annoiarsi con il partner questo fine settimana! Due giorni di completo idillio, all’insegna del cambio di abitudini. Per i single: frequentate persone nuove. Poi sarete distratti dal lavoro, impegnativo. La salute è protetta. Il sesso riserva sorprese anche se è occasionale.
ASTRI E AMORE
Venere garantisce il benessere psichico e favorisce la cura della bellezza. Marte invita alla prudenza chi vuole cimentarsi in un’attività fisica per la quale non è allenato. Se siete in cerca di amore potreste fare un bell’incontro, con una persona sensibile che intuisce i vostri desideri.

Uno stato di persistente agitazione vi potrebbe impedire di fare tutto quello che volete con il perfezionismo desiderato. Per vivere meglio dovreste cercare di essere più aperti con gli altri e indulgenti con voi stessi. La vita privata si annuncia serena e all’insegna del nuovo: approfittatene.
Chi è innamorato è al settimo cielo visto che lo aspettano delle giornate molto appassionate e chi non lo è riceverà delle galanterie. Mercurio induce a lavorare sodo in vista di un salto di qualità. Giove minaccia la linea spingendovi a non tener conto del vostro benessere spizzicando troppo fuori pasto.
Godete di buone difese immunitarie e eventuali disturbi dureranno meno di un’ora. Affrontate la routine di coppia con spirito gioioso e ottimista. Al lavoro come a casa tenderete a occuparvi anche di mansioni solitamente non vostre. Nel weekend la Luna spinge a vedere tanti amici.
Sabato potreste sentirvi un po’ stanchi. Riposatevi! Sapendo che poi Marte vi regalerà una sferzata di energia, grazie alla quale riuscirete a svolgere a pieno ritmo le vostre attività. E la salute? Tutto bene. Il sesso femminile curi con passione l’aspetto. C’è nell’aria qualcosa di nuovo…
Cari Vergine, la forma è legata a doppio filo alla forza di volontà: fate moto tutti i giorni. Ma la cosa più importante è che rispettiate una dieta che vi dia energia. Marte invita alla moderazione nel consumo di bevande gassate e anche di carboidrati. Favorite invece le proteine.
Avete di fronte una settimana attiva e affettivamente serena, dove sarete vivaci di spirito e dolci nei rapporti con le persone care. Una buona salute fa da sfondo a una serie di novità piacevoli nel lavoro e a una bella sorpresa sentimentale, soprattutto per chi è single. Armonia nel sesso.
Settimana un po’ sopra le righe: potreste andare incontro anche a battibecchi verbali con persone conosciute da poco. Quando l’umore non è dei migliori è meglio restare in famiglia che andare al bar soltanto per discutere di politica o di sport. Lunedì la Luna spinge i single a una sfida di cuore.
società comportamento
IMPARIAMO A rallentare
Con la consulenza della dottoressa Caterina Pettinato, psicologa e mental coach a Reggio Emilia (caterinapettinato.it).

Chi va piano va sano e va lontano. Così recita un noto proverbio, che però oggi sembra molto distante dalla realtà: la maggior parte di noi, infatti, vive una vita accelerata, con ritmi decisamente elevati. E, invece, varrebbe la pena fare un po’ nostro quel famoso detto perché imparando a decelerare almeno un poco otterremmo importanti benefici. Ecco quali.
La fretta manda in tilt
Siamo abituati a correre da una parte all’altra senza sosta, a passare da un impegno a quello successivo senza nemmeno riprendere fiato, a non concederci quasi mai un momento di pausa. Ma siamo sicuri che sia davvero necessario e soprattutto che ne valga la pena?

* Avere sempre il piede sull’acceleratore ci permetterà, forse, di portare a termine molte delle cose che ci siamo promessi di fare, ma a un prezzo spesso elevato: in cambio, infatti, rischiamo di accumulare un carico eccessivo di stress, ansia, stanchezza e nervosismo.
NON SI APPREZZA CIÒ
CHE SI STA FACENDO
Vivendo continuamente con il pensiero all’orologio e proiettati in avanti, spesso non siamo in grado di godere di ciò che abbiamo e accade intorno a noi. Senza dimenticare che in alcuni casi non riusciamo nemmeno a ottenere un senso di soddisfazione perché, “intrappolati” nella logica del dover fare tipica della nostra società, ci riempiamo di attività che non sono più fonte di piacere per noi e che, se fossimo più attenti e consapevoli, potremmo tranquillamente evitare.
Servizio di Silvia Finazzi.Si corre sempre, ogni giorno, ma verso dove? Forse è arrivato il momento di ripensare il nostro stile di vita, per guadagnare in benessere e serenità
I dell’andarebenefici piano
Viviamo in un momento storico e in una società che ci richiedono di essere altamente performanti e di non frenare mai, in cui chi si ferma è perduto.
* Invece, dovremmo imparare a riscoprire il valore della lentezza. Se gestito correttamente e applicato con buon senso, infatti, un ritmo decelerato potrebbe regalarci tanti benefici. Ecco i principali.
❱ Aiuta a fare meglio
Oggi va quasi di moda andare veloci: più cose si portano a termine e meglio è. Chi riesce a fare tanto è più apprezzato e si sente anche più produttivo, ma non possiamo ridurre tutto alla quantità, trascurando la qualità.

* Dovremmo chiederci quanto senso abbia adoperarsi all’infinito se poi i risultati sono mediocri e gli “effetti collaterali” pesanti. Spesso ce ne dimentichiamo, ma produrre tutto velocemente è davvero deleterio.
* Rallentare, dedicare più tempo e attenzione ai progetti cui teniamo maggiormente ci permette di curarli meglio, ottenendo frutti più belli, appaganti e arricchenti.
❱ Non crea stress
I ritmi forsennati che caratterizzano le nostre giornate sono una delle cause principali dell’epidemia di stress, stanchezza e nervosismo che ci ha travolti.
* Una delle “cure” migliori per arginarla consiste proprio nella decelerazione: se imparassimo a muoverci con un grado di lentezza maggiore riusciremmo finalmente a respirare e a rilassarci, anche mentre siamo operativi e perfino quando siamo nel pieno della nostra attività.
* Dovremmo anche concederci delle pause. Siamo abituati a vedere l’ozio, il riposo e la calma come perdite di tempo, ma in realtà sono spazi di decompressione necessari per stare bene, funzionare meglio e riprendere anche fiato.
Spesso è l’ansia a farci agire di fretta; così, però, si finisce per perdere la capacità di valutazione, arrivando a risultati poco soddisfacenti.
❱ Migliora la concentrazione
Spesso, prendiamo le nostre decisioni, grandi o piccole che siano, senza nemmeno concederci un momento di riflessione, sotto la spinta dell’urgenza e dell’impulso

* A volte, l’agire sotto pressione è positivo e funzionale e ci aiuta ad andare nella direzione giusta per noi. Altre volte, invece, servirebbero un po’ di tempo e pensieri in più per capire quale potrebbe essere una buona soluzione.
* La lentezza è utile anche in questo senso: consente di rimanere calmi, tranquilli e concentrati, mettendoci nello stato d’animo più adatto per fare scelte quantomeno più consapevoli.
❱ Permette di valutare le priorità
Non tutto quello che dobbiamo fare è urgente e spesso non è nemmeno necessario. Solo che non ce ne rendiamo conto perché siamo talmente a ffannati che pensiamo solo a depennare il maggior numero di cose dalle nostre to do list, senza mai chiederci quali siano davvero indispensabili e prioritarie.
* Imparare a frenare un po’ significa riuscire ad avere uno sguardo d’insieme più profondo e accurato, che ci aiuta a identificare con maggior facilità le voci su cui vale la pena investire e quelle che possiamo eliminare senza sensi di colpa, restituendo più significato alla nostra vita.
❱ Regala leggerezza
Le nostre giornate sono appesantite da tanti accadimenti, situazioni, pensieri e idee inutili e disfunzionali. Spesso veniamo risucchiati dal vortice senza nemmeno rendercene conto e senza riuscire a distinguere ciò che è positivo da ciò che non lo è.
* Se riuscissimo ad avere un approccio alla vita più calmo e rilassato, invece, potremmo osservare e ragionare con maggiore chiarezza, lasciando andare quei pesi che rischiano di diventare delle zavorre nelle nostre esistenze.
A VOLTE SERVONO RISPOSTE RAPIDE
La lentezza può regalarci tanti benefici, a patto che sia “applicata” nella giusta misura. Dobbiamo sempre contestualizzarla, imparando a ponderarla in base alle diverse circostanze. Se in molti casi è davvero utile e preziosa, in altri è disfunzionale. Infatti, ci sono eventi e contesti che vanno gestiti con prontezza, come le situazioni di emergenza, che richiedono una risposta rapida, o certe decisioni che vanno necessariamente prese subito.
❱ Rende più produttivi
Per anni ci hanno ripetuto che il multitasking, l’impegno forsennato e veloce, l’operosità a ciclo continuo rappresentano la via maestra da seguire. In realtà, non solo rischiano di mandarci in tilt, ma non sono nemmeno l’ideale per la produttività: infatti, non ci permettono di riossigenarci
* Allentare i ritmi, al contrario, permette di respirare meglio e di conseguenza di ossigenare il cervello, di ricaricare la concentrazione, di aumentare la capacità di analisi: in altre parole la lentezza si associa a un maggiore focus mentale. Il cervello è una “macchina” per molti versi lenta, che ha bisogno dei suoi tempi e di una sequenza nella sua azione.
❱ Aiuta a cogliere il bello Assorbiti come siamo dai mille impegni di cui dobbiamo occuparci, spesso ci dimentichiamo di alzare la testa e dirigere lo sguardo verso ciò che ci circonda e noi stessi. Finiamo così con il dare per scontate molte cose e molte persone.
* Agire e muoverci con maggiore calma significa anche avere la possibilità di soffermarci sulle tante bellezze che sono dentro di noi e dentro la nostra vita, vederle, apprezzarle e goderne.
* Non solo. Significa anche recuperare il contatto con noi stessi e imparare a conoscerci meglio.
comportamento
UN’ABITUDINE SENZA MOTIVAZIONE
Come imparare a decelerare

Tutti possiamo imparare a essere un po’ più calmi e “rallentati” e a godere quindi dei tanti benefici della lentezza. Ecco da dove iniziare.
❱ Concedersi più tempo
Spesso i nostri planning sono poco realistici: inseriamo troppi impegni in una giornata che resta sempre e comunque di 24 ore.
* Abituiamoci allora a essere più obiettivi, e anzi un po’ più “sognatori”: diamoci per ogni attività un tempo minimo un po’ più lungo del solito. Non è impossibile: ci sono sicuramente incombenze che possiamo rimandare, liberando spazio * Ci sembra di essere stipatissimi? Non è così: pensiamo solo al tempo in più che potremmo avere ogni giorno se smettessimo di navigare o guardare i social a casaccio, senza un reale scopo.
❱ Contare fino a 10
Proviamo a non fare tutto subito. Prima di prendere la prossima decisione o di fare la prossima mossa, facciamo un respiro profondo e contiamo almeno fino a 10.
* Imponiamoci di fare questo “esercizio” almeno un paio di volte al giorno: piano piano, ci aiuterà a rallentare davvero e a vedere davanti ai nostri occhi i tanti benefici della lentezza.
❱
Dimezzare la lista delle cose da fare
Le to do list possono essere strumenti molto utili, capaci di aiutarci nell’organizzazione delle nostre giornate. Peccato che spesso siano infinite e finiscano per mandarci in confusione e crearci più ansia invece che togliercela come dovrebbero.

* Proviamo allora a sfoltirle. In che modo?
Al mattino o a inizio settimana compiliamo gli elenchi inserendo come al solito tutte le cose che vorremmo fare, ma poi rileggiamo, riflettiamo e scegliamo solo la metà delle voci appuntate.

❱ Frequentare le persone “calme”
Siamo animali sociali, che non solo hanno bisogno di stare con gli altri, ma tendono anche a imitarne emozioni e comportamenti.
* Se vogliamo imparare a decelerare, dunque, dovremmo iniziare a frequentare anche persone che non vivono sempre di corsa e che sanno cos’è la calma.
* È una buona idea anche osservare chi è più lento di noi, prendendo spunti su come a ffrontare la giornata.
La velocità che caratterizza le nostre vite dipende anche da una componente personale e temperamentale che contraddistingue ognuno di noi, a cui si aggiungono usi, consuetudini e aspetti culturali tipici della società in cui viviamo basata sul “tutto e subito”. Vogliamo tanto e immediatamente, ma in realtà non sappiamo spiegare il perché di questo approccio così frenetico alle cose né se sia davvero utile.
❱ Allenarsi a oziare
Non è a ffatto vero che fermarsi e oziare è sbagliato, tutto al contrario.
* Alleniamoci a non fare niente per almeno cinque minuti ogni giorno Mettiamoci in un posto che ci piace, in posizione comoda, chiudiamo gli occhi e rimaniamo lì senza fare nulla.
Dobbiamo imparare da chi sa che cosa è davvero la lentezza.
le ultime notizie della salute
Covid-19 Uno scudo dal gene della fibrosi cistica
Potrebbe essere nascosta nella mutazione del gene Cftr, responsabile della fibrosi cistica, la chiave per bloccare la replicazione del virus Sars-Cov-2. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Verona, che ha indagato sulla dinamica dell’infezione nelle cellule dell’epitelio bronchiale di
persone colpite dalla malattia genetica. La ricerca ha dimostrato che nelle cellule bronchiali di questi pazienti la moltiplicazione del virus si riduce notevolmente. La scoperta apre nuove prospettive nella messa a punto di strategie farmacologiche in grado di curare il Covid.
Stress Si misura anche dai capelli

Anche la nostra chioma può indicare il livello di stress. Lo afferma uno studio danese, pubblicato sulla rivista “Plos global public health”. La ricerca è stata svolta su donne geograficamente molto distanti (dall’Islanda al Messico) alle quali è stato chiesto di donare alcuni capelli da analizzare e rispondere a un questionario relativo allo stato di salute fisica e mentale. Nei capelli delle donne più ansiose
era presente il 24,3% in più di cortisolo, l’ormone prodotto dalle ghiandole surrenali in presenza di stress. Tale indicatore è stato quindi considerato dagli studiosi un biomarcatore affidabile per identificare lo stress cronico. Oltre che nei capelli (di cui in questo caso sono stati analizzati i primi tre centimetri, cioè la crescita di tre mesi) il cortisolo si può rilevare anche nel sangue, nelle urine e nella saliva.

VAIOLO DELLE SCIMMIE
Partono i vaccini in Lombardia
Si sono aperte le prenotazioni sul portale regionale per ricevere la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie. Al momento le dosi disponibili sul territorio sono duemila. Il criterio di ripartizione segue l’andamento dell’epidemia, che vede il 70% dei casi concentrato nella città di Milano. Il servizio è rivolto alle persone a rischio al di sotto dei 45 anni.
La crisi economica, la siccità, la guerra, la pandemia. In più il grande caldo di questa estate: sono tutti fattori che portano a uno stato di ansia continua. «In questo contesto il susseguirsi di ondate di calore fa crescere il senso di emergenza permanente» ha dichiarato David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi.
Trapianto di rene
Il primo tra persone sieropositive È stato concluso con successo al Policlinico di Milano il primo trapianto di rene da donatore a ricevente, entrambi sieropositivi. Nel 2021 nella stessa struttura era avvenuto il primo trapianto di fegato su un paziente con Hiv. I medici dell’ospedale hanno spiegato che le persone che convivono con questo virus sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare una malattia renale cronica.
Per prenotarsi si può accedere al sito:
Un dolore alla spalla forte e continuo che arriva anche a ostacolare il sonno e a impedire di riuscire a compiere le più normali azioni quotidiane come lavarsi e vestirsi. Capita più spesso sopra i 70 anni ma non risparmia le persone giovani e sportive. All’ospedale Humanitas San Pio X di Milano c’è un reparto specializzato in questo disturbo dove viene utilizzata una tecnica innovativa di realtà aumentata per eseguire l’intervento di protesi. Vediamo di saperne di più.
SPALLA si opera con gli occhiali
SE È COLPA di una malattia
Le strutture che compongono la spalla con l’andare avanti degli anni sono soggette a degenerazione e diventano sempre meno elastiche: di conseguenza, quando vengono sollecitate rispondono con micro o macro lesioni.

* Una delle lesioni più frequenti è la lesione della cuffia dei rotatori, un gruppo di tendini importantissimo perché conferisce la forza e la stabilità alla spalla, seguita dalla capsulite adesiva o spalla congelata (frozen sholder) malattia che ha subito un incremento importante in epoca Covid perché è un disturbo associato agli
❱
L’artrosi è la più frequente
Un altro disturbo che causa dolore alla spalla è l’artrosi, ossia la degenerazione della cartilagine dell’articolazione tra scapola e omero: quando questo cuscinetto si assottiglia le due ossa vengono a contatto tra loro la persona avverte dolore, limitazione funzionale e scrosci articolari (rumori all’interno dell’articolazione).
PERCHÉ FA MALE?
Donne a rischio
Quando non ha causa traumatica l’artrosi riguarda soprattutto gli over 65 di genere femminile. «Come accade per le ginocchia e per le anche l’artrosi è più diffusa nel sesso femminile, è una questione epidemiologica» precisa Lisai.
* Questa malattia di solito è di origine genetica: è scritto nei nostri geni che primo o poi svilupperemo un’artrosi e di che grado essa sarà. In altri casi può essere collegata a malattie reumatiche, come l’artrite reumatoide per esempio, oppure generata da una frattura scomposta della spalla non guarita in maniera appropriata (artrosi post-traumatica). Infine, può anche essere causata dalla lesione della cuffia dei rotatori: i tendini si rompono progressivamente e si genera uno squilibrio dell’articolazione che va incontro a una degenerazione (artropatia). ///////// /////////////////
Può capitare a tutti e a tutte le età ma le statistiche dicono che ne sono più spesso colpite le donne: «Generalmente le persone si rivolgono all’ortopedico specialista della spalla per due motivi principali: se non riescono a muovere bene l’articolazione tra scapola e omero e se sentono dolore» spiega il dottor Andrea Lisai, chirurgo ortopedico della spalla all’ospedale Humanitas San Pio X di Milano.
* Può essere un dolore di origine traumatica dovuto a uno sforzo eseguito sul lavoro, a un’attività sportiva eccessiva oppure anche a un movimento banale come la distensione violenta e improvvisa del braccio a causa del cane che tira forte quando lo si porta a passeggio, oppure derivare da alcune malattie.

Grazie a una nuova tecnologia di realtà aumentata si raggiunge la massima precisione nell’intervento di inserimento della protesiCon la consulenza del dottor Andrea Lisai, chirurgo ortopedico della spalla all’ospedale Humanitas San Pio X di Milano. Servizio di Chiara Masciocchi
QUANDO SERVE la protesi
La prima soluzione che il medico propone se il grado del disturbo lo consente è una terapia infiltrativa che è bene avvenga sempre sotto guida ecografica: «Il trattamento non dovrebbe più essere eseguito come in passato a mano libera» spiega Lisai, «ma con precisione millimetrica direttamente nel punto dell’articolazione interessato».
❱ ❱
La nuova tecnica chirurgica
All’ospedale Humanitas San Pio X di Milano viene usata una metodica innovativa per impiantare la protesi nel modo più preciso possibile.
* Tutto parte dalla Tac eseguita dalla persona: sulla base delle immagini raccolte il chirurgo può non solo identificare il grado di artrosi e decidere come procedere, ma utilizzando un particolare software che ricostruisce in 3D l’articolazione della spalla, esegue una pianificazione virtuale dell’intervento che realizzerà poi in sala operatoria: «È come se un pilota di formula 1 prima di gareggiare provasse il circuito grazie alla realtà virtuale» commenta Lisai.

* Ciò garantisce al chirurgo prima di entrare in sala operatoria di conoscere le dimensioni e l’orientamento della protesi oltre ad altri dettagli tecnici che gli consentono di ottenere la massima precisione nell’esecuzione dell’impianto. E con la realtà aumentata la pianificazione pre-operatoria viene traferita sul campo operatorio attraverso degli occhialini 3d e dei piccoli sensori montati sugli strumenti chirurgici.
Un intervento di realtà aumentata
Mentre opera il chirurgo indossa un particolare tipo di occhiali 3D che gli consentono di vedere in realtà aumentata il posizionamento esatto della protesi pianificato in precedenza al computer. Per realizzare l’intervento vengono utilizzati degli strumenti dotati di sensori che dialogano con gli occhialini.
* Le informazioni raccolte prima dell’intervento vengono elaborate dal software e passate agli occhialini e agli strumenti di lavoro che supportano il
QUALI VANTAGGI
Gli smart glasses con visione 3D aiutano a posizionare le protesi in maniera super precisa gettando le basi per una ottima ripresa della funzionalità, in tempi più rapidi e con meno dolore. «Inoltre, una protesi perfettamente posizionata, si usura meno e di conseguenza dura di più nel tempo» aggiunge Lisai.
* L’intervento prevede solo due notti di ricovero, poi si può tornare a casa propria senza dover passare da un
SI PUÒ “RIPARARE” la cartilagine
La prima soluzione che il medico propone se il grado del disturbo lo consente è una terapia infiltrativa che è bene avvenga sempre sotto guida ecografica: «Il trattamento non dovrebbe più essere eseguito come in passato a mano libera» spiega Lisai, «ma con precisione
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Che cosa viene infiltrato
Le iniezioni realizzate sul tessuto cartilagineo sono di diversa natura: dai classici cortisone e acido ialuronico alle più moderne tecniche di medicina rigenerativa come il PRP o l’utilizzo di cellule mesenchimali ottenute mediante liposuzione addominale dallo stesso paziente. «Le ultime due sono tecniche che utilizzano le cellule stesse della persona per fornire uno stimolo biologico alla cartilagine» aggiunge Lisai. A queste cure comunque viene sempre associata anche la fisioterapia che aiuta a recuperare la funzionalità della spalla.
❱
Quanto dura la cura
Di solito si eseguono tre infiltrazioni ogni due settimane ma le tempistiche sono molto variabili e dipendono dalla gravità della situazione. «Queste terapie possono essere utilizzate con successo nei primi stadi dell’artrosi, quando il danno cartilagineo non è avanzato. Se, però, la persona sopporta il dolore per troppo tempo e arriva dallo specialista ad uno stadio della malattia molto avanzato, le terapie biologiche non hanno più un terreno fertile su cui lavorare e l’unica soluzione resta la protesi di spalla.
PRIMA DALLO SPECIALISTA
Sembra una banalità ma quando fa male la spalla è bene rivolgersi in primis a un ortopedico della spalla. «Sottoporsi a una qualsiasi terapia - infiltrazioni, fisioterapia, terapie fisiche - senza aver inquadrato correttamente la problematica della spalla, non è l’iter corretto da seguire: si rischia di perdere tempo prezioso» spiega il dottor Lisai «Lo specialista della spalla, invece, ha il compito di formulare la diagnosi capendo qual è l’origine del dolore e del problema. Personalmente eseguo la “visita eco-guidata”, ossia accompagnata e completata in tempo reale da una valutazione ecografica: in questo modo è possibile identificare immediatamente il problema che causa il dolore (un tendine rotto, una grossa calcificazione,…) e iniziare tempestivamente la cura».

settimana la parola della
prosopagnosia
DIZIONARIO
IL SIGNIFICATO LETTERALE
Il termine è composto da due parole, entrambe di origine greca: pròsopon e agnosia. Il significato della prima è “viso”, “faccia”, mentre la seconda si può tradurre con “non conoscenza”, “ignoranza”. In ambito medico, descrive la difficoltà di alcuni individui a riconoscere volti di persone che conoscono bene, compresi i familiari.
Br ad Pitt non è più in grado di riconoscere nemmeno i volti dei figli. Tutta “colpa” di un problema poco noto, di cui soffre anche la conduttrice Enrica Bonaccorti; si tratta della prosopagnosia. A volte tale disturbo è presente dalla nascita, ma più spesso compare a seguito di un danno al cervello.
Conseguenza di una lesione al cervello
La prosopagnosia, anche detta “cecità per i volti”, è un problema del sistema nervoso centrale che non permette di identificare i visi delle persone. Nei casi più seri, non
si riesce a riconoscere nemmeno se stessi quando ci si specchia; lo stesso può valere per le fotografie di se stessi. Non sono ancora ben note le cause del disturbo quando questo è presente fin dalla nascita, mentre sono state individuate quelle che ne favoriscono lo sviluppo nel corso della vita. All’origine della difficoltà di riconoscere volti noti c’è una lesione a carico di una parte precisa del cervello: l’area fusiforme facciale, la zona deputata al riconoscimento dei visi. A danneggiarla può essere un trauma cranico, un ictus o un tumore cerebrale. Spesso, però, la prosopagnosia, che
a volte è associata a forme di disturbo dello spettro autistico o alla sindrome di Asperger, compare in seguito a malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, specialmente a stadi avanzati.
Test per riconoscerla, ma niente cure
Chi soffre del disturbo riconosce le persone care attraverso altri sensi, per esempio ascoltandone la voce o da alcuni dettagli, come il taglio dei capelli.
Per la diagnosi del problema, in genere ci si affida ad alcuni test specifici. Uno di questi è il Cambridge face memory test, un questionario in cui è richiesto di memorizzare i visi di numerose persone. Si può ricorrere anche a un altro
questionario di venti domande, in cui all’individuo è chiesto di valutare la sua capacità di riconoscere i volti. In ogni modo, lo specialista a cui fare riferimento in caso di sospetta prosopagnosia è il neuropsicologo. Purtroppo, a oggi, non sono disponibili cure efficaci nei confronti di questo problema. Infatti, né per la malattia di Alzheimer né per i disturbi dello spettro autistico esistono rimedi risolutivi. Se le difficoltà a riconoscere i volti dipendono invece da un trauma o da un ictus, è possibile migliorare la situazione, ma molto dipende dalle condizioni della persona.
A cura di Roberto De Filippis.
da leggere
I progressi neuroscienzedelle
La prosopagnosia è uno dei tanti problemi neurologici di cui si può essere vittima. Dalla neurogenetica alla neuropsicologia, negli ultimi anni le neuroscienze hanno compiuto passi da gigante. Nel concreto, ciò ha avuto risvolti positivi nelle tecniche per diagnosticare le malattie e nelle relative cure. In questo libro trovano spazio anche le complicanze neurologiche che, a volte, possono manifestarsi dopo aver contratto il Coronavirus.
Titolo: Neurologia clinica

Autori: Corrado
Angelini, Leontino Battistin
Editore: Esculapio Prezzo: € 88
Dopo che il divo di Hollywood Brad Pitt ha dichiarato di soffrirne, questo disturbo poco conosciuto e che non permette di riconoscere i volti noti è diventato quasi popolare.
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PROTEZIONE
DA MASTICARE
La principale fonte di omega 3, formidabili alleati del cuore? Il pesce! Ma niente paura: le caramelle gommose Mind The Gummy Omega 3 hanno un piacevole gusto fruttato e permettono di fare scorta di grassi buoni anche a chi non tollera capsule e compresse (mindthegum.com)


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IL FATTORE OMEGA
L’Epa e il Dha sono acidi grassi omega 3 fondamentali per la salute cardiovascolare, che l’organismo deve prendere dall’esterno con il cibo o gli integratori giusti. Come Omega. di Lafarmaciapunto (120 perle, € 49,50), benefico per il cuore, per la vista e anche per il cervello.


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Quello fermentato è una miniera di monacoline, che aiutano a eliminare i grassi pericolosi per il cuore, come i trigliceridi. CardioVis Colesterolo di Bios Line unisce il potere protettivo del riso rosso ad altri principi attivi green (farmacia, 30 compresse, € 21).
a cura di Lorenza Resuli