Academic studies_ Michele Reggiori

ISTRUZIONE E FORMAZIONE

18/12/2014 LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA Presso POLITECNICO DI MILANO Pieni voti.

Febbraio 2013 - Dicembre 2013 Partecipazione al programma Erasmus EXTRA-UE presso FACULDADE DE ARQUITETURA E URBANISMO UNIVERSIDADE DE SÃO PAULO, BRASILE.

MICHELE REGGIORI CV +

PORTFOLIO

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28/02/2012 LAUREA DI PRIMO LIVELLO IN SCIENZE DELL'ARCHITETTURA presso POLITECNICO DI MILANO Pieni voti.

24/06/2008 Diploma di Maturità Scientifica presso LICEO SCIENTIFICO BLAISE PASCAL a Busto Arsizio (VA).

Votazione: 80/100 06/08/2007 Award in the First Certificate Exam.

Level 1 Certificate in English (ESOL) UNIVERSITY of CAMBRIDGE. Council of Europe Level B2.

Grade B.

INFORMAZIONI PERSONALI Nome Indririzzo Telefono E-mail Nazionalità Data e luogo di nascita

Michele Reggiori via Ca’ Bianca 19, 21052 Busto Arsizio (VA), Italia +39 3460200004 michele.reggiori@gmail.com ITALIANA 08-07-1989, Busto Arsizio (VA)

ENXER(GAR) SÃO PAULO è un lavoro che mira a proporre un progetto di completamento urbano per un’area vuota localizzata nella periferia della Região Metropolitana di São Paulo, in Brasile.

“ENXERGAR” è un verbo del vocabolario portoghese significa infatti “riuscire a vedere” nella sua pronuncia si sente anche il suono della parola “ENCHER” che da sola significa “riempire, colmare”, che è l’azione di progetto che ci proponiamo di fare in un particolare frammento del territorio di São Paulo.

“Già oggi la maggioranza della popolazione mondiale vive in quelli che potremmo definire territori urbani. Tale percentuale è destinata ad aumentare, per raggiungere, secondo alcune previsioni, il 60% nel 2030, e superare il 75% nel 2050.

Gran parte di questa crescita è prevista nelle metropoli dell’Asia, dell’America latina, dell’Africa, sotto forma di slums, favelas, bidonvilles, barrios de lata, barriadas, gecekondu.”.

La Região Metropolitana di São Paulo, ovvero l’area completamente urbanizzata comprendente il Município de São Paulo e altri 39 comuni, si estende come un’unica città continua su una superficie di circa 8000 km (pari a 5,5 volte la provincia di Milano), ospita una popolazione di più di 19 milioni di abitanti di cui l’11% vive in favelas e un terzo nella cosiddetta Cidade Informal.

Progettare in una realtà che presenta difficoltà di questa portata e complessità implica necessariamente un approccio che consideri trasversalmente vari ambiti e discipline, dalla

gestione politica all’ecologia, dalle dotazioni infrastrutturali alle qualità degli spazi urbani a piccola scala.

Per certi versi, molte delle criticità oggi presentate dai tessuti urbani delle regioni metropolitane, sono di fatto la materializzazione delle disparità economiche e condizioni di diseguaglianza che caratterizzano la società.

dicembre 2014 Tesi di laurea magistrale “ENXER(GAR) SÃO PAULO” Relatore: Prof. Arch. Lorenzo degli Esposti.

Allo studio riguardante quelli che sono gli attori che hanno realizzato l’urbanizzazione della città si aggiunge un approfondimento su quelle che sono state le esperienze virtuose che, in contesti simili, hanno realizzato progetti di riqualificazione e miglioramento della qualità di vita urbana.

Questo progetto vuol rappresentare una forma di insediamento in cui le forze che giá normalmete sono causa della costruzione del tessuto urbano, vengano indirizzate secondo un disegno specifico.

Queste riflessioni, unite allo sutudio delle esperienze esaminate ha fatto fondare la proposta progettuale su tre obiettivi principali, essa si proccupa di: 1) Preservare in massima misura l’abitato e innervarlo con presidi sociali resistenti. 2) Allestire un pattern abitativo qualificato per l’insediamento di nuova popolazione. 3) Immettere un edificio landmark ad alta densità multifunzionale.

L’idea con cui siamo partiti, di proporre un completamento urbano guardando attentamente alla realtà specifica della periferia di São Paulo, sintetizzata nel titolo ENXER(GAR) SÃO PAULO (riempire + riuscire a vedere) deve riflettersi nel risultato finale della progettazione: nel nuovo insediamento lo spazio urbano deve riuscire a far vedere le regole dei principi insediativi che lo regolano, in cui sia evidente la materializzazione dei rapporti che si generano tra chi lo abita. Alla scala macroscopica del grande edificio lineare tanto quanto nella regolarità flessibile del pattern proposto, l’architettura deve riflettere la visione della città che ci si prospetta per il futuro.

Direi dunque ai giovani: non fate conto dei grammatici puri e dei retori aggiornati. Di una grammatica e di una sintassi ognuno ha da trovare in se stesso la norma, faticosamente, e non è consentito far propria la sintassi altrui senza scadere nella retorica. La vita stessa, quando si sprigiona, brucia la purezza e ci è dato poi di riconquistarla col sacrificio di tutti i giorni. Con ciò non intendo dire che accetteremo tutto e diremo sempre “bene”. […]

Concludo: “L’architettura” continui a far credito più all’operaio laborioso, allo scimunito che cura le bestie, al maestro buono e al caporale morto al fronte suo malgrado, che a tutte le vergini sterili erudite nella virtù. 2

La formazione accademica di Enrico Castiglioni avviene negli anni del ventennio fascista e indirizza i sui primi progetti verso un’architettura di deciso stampo razionalista.

Dei suoi progetti stesi durante gli anni universitari due sono stati pubblicati a livello nazionale.

Il primo preso in considerazione, del 1936, è il progetto per la casa del fascio di Napoli, l’altro è quello per un insediamento per residenze di operai con cui vince il concorso nazionale per studenti dei Littoriali di Architettura degli universitari fascisti.

Etrambi i progetti sono di evidente matrice razionalista, il primo in particolare è caratterizzato da una fortissimo rigore geometrico e monumentalità. Il secondo progetto presenta un’organizzazione planimetrica degli assi viari su un sistema di riferimento ortogonale e, diminuendo di scala, gli edifici rappresentati sono dei volumi a parallelepipedo regolari con finestre a nastro.

Le parole dello studente allegate mettono in mostra come l’idea principale che determina le scelte nel progetto sia un chiaro criterio funzionale, che divide ad esempio il verde tra quello destinato all’agricoltura e quello accostato alle residenze per il riposo degli operai nell’ambiente domestico, e le abitazioni sono collegate al sistema dei servizi con una maglia stradale organizzata su un sistema cardodecumanico.

In questa pagina e nella precedente: Biblioteca capitolare di Busto Arsizio. (1951) Prospetto sul Cortile Prospetto sulla strada Particolari costruttivi e vista della copertura.

(Immagini: L’architettura: cronache e Storia, n.4, 1955)

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1 . FORMAZIONE

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Viste planimetriche dell’insediamneto industriale e modello del progetto vincente il concorso nazionale dei G.U.F 1937.

Nella pagina a fianco: pianta dela casa-tipo e modello.

Viste dei prospetti del progetto per la casa del fascio di Napoli (1936).

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L’ORIGINE DELL’ARCHITETTURA NELL’OPERA DI ENRICO CASTIGLIONI

PROFILO BIOGRAFICO Enrico Castiglioni nasce a Busto Arsizio (VA) nel 1914.

Negli anni ’30 frequenta la Facoltà di Ingegneria civile al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1937. Presso la Facoltà di Architettura di Roma nel 1939 ottiene l’abilitazione alla professione di architetto, che inizierà ad esercitare negli anni ’50.

Figura geniale e poliedrica, “Richino” (soprannome che adotta come pseudonimo) oltre che all’architettura si accosta alla pittura, alla scultura e alla saggistica.

La sua produzione architettonica si può circoscrivere nella provincia di Varese, ad eccezione per alcuni progetti come quello per il centro direzionale di Torino, la riqualifica della fortezza Basso a Firenze, la stazione di Napoli e il grattacielo Peugeot a Buenos Aires.

Tesi di Laurea Michele Reggiori matr. 732392

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Enrico Castiglioni sullo sfondo l’Istituto Tecnico di stato Busto Arsizio (1960)

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Dopo il conseguimento della laurea rimane legato all’ambiente accademico del Politecnico solo per un corso di docenza che tenne nel 1957 dal titolo “Il tempio come episodio limite dell’architettura”, un altro incarico come docente lo ottiene come professore incaricato per il corso “Storia e Teoria dello spazio teatrale” presso l’università Cattolica. A livello intellettuale rimane però lontano dal fervore dei dibattiti di quegli anni e, per esempio, dall’ambiente che orbitava intorno a Ernesto Nathan Rogers, preferendo il mondo della provincia e un giro di intellettuali cattolici raccolti intorno alla figura del critico Mario Apollonio.

Dal 1971 al 1977 è stato presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Varese.

Nonostante il suo isolamento fisico e intellettuale la sua produzione architettonica ha conseguito una discreta approvazione dalla critica, sia Italiana che internazionale.

Ammirata dai critici Francesi Claude Parent e Patrice Goulet ha trovato spazio sulle riviste estere “L’Architecture d’aujourd’hui” e le Tedesche “Byggekunst” e “Bauen+Wohen” che apprezzavano soprattutto le ardite soluzioni tecnologiche.

In Italia ha avuto un rapporto di stima reciproca e amicizia personale in particolare con le figure di Bruno Zevi e Giò Ponti, per cui in diverse occasioni le sue opere sono comparse sulle pagine di “L’architettura: cronache e storia” e “Domus”.

In particolare nella mostra “Cinquant’anni di architettura Italiana, dal ’28 al ‘78 ” che Domus organizza nel 1979 a Milano, Richino Castiglioni viene annoverato come una delle sette figure più rappresentative di quel periodo di architettura.

Un'altra mostra in cui è stato annoverato è stata “Les Annèes ‘50” tenutasi nel 1988 presso il Centre Pompidou di Parigi dove l’architetto è presentato come uno tra i venti architetti Italiani più rappresentativi del dopoguerra.

Muore a Busto Arsizio il 6 novembre 2000.

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Nell’architettura però è lo spazio in quanto forma o, più precisamente, in quanto ritmo e svolgimento ad essere la vera essenza espressiva - “sostanza poetica” dell’architettura.

La struttura è la prima materializzazione di questo spazio. Lo spazio dell’architettura non esisterebbe senza esser delimitato dalla materia, ordinata nella struttura, ma di questa non ne esisterebbe il significato senza lo spazio come obiettivo.

A volte perchè inusuali, a volte semplicemente coinvolgenti le forme 1 . ARTE dell’architettura di Castiglioni propongono un dialogo con chi le fruisce e, Per capire dadell’architettura cosa è contraddistinta negli episodi sacra,la èproduzione architettonica di Enrico Castiglioni è utile osservare sua vastaanche produzione teorica scritta. un dialogo che vuolela cogliere testi principali sull’architettura sonoa“Il Significato dell’architettura” (1955) e “Il laI suoi dimensione spirituale dell’uomo, tempiosignificato come episodio limite dell’architettura” (1957-58) , sono stati scritti nel periodo dare a questo dialogo.

In terzo luogo, lo spazio in cui vive il ritmo: per cui “l’architettura è ritmo e svolgimento spaziale”.

La sostanza poetica dell’architettura è stata bene identificata nello “spazio interno”, che si genera da dentro, in una legge di vita proposta dall’uomo e rivelata nel ritmo; come espandersi della gemma di un fiore cavo immateriale, dentro lo spazio naturale.

Anche la presenza esterna dell’architettura vive nel suo rapporto di spaziosità che si è determinato fra l’architettura e il suo ambiente: rapporto che definisce e limita lo “spazio interno” del luogo naturale nel quale l’architettura espande il suo dominio, o dell’ambiente urbano dove l’architettura da e prende misura.

Il luogo naturale, per la presenza dell’architettura, assume misura e limiti e compimento di spazio nel rapporto con l’opera dell’uomo. […]

E come fra le due realtà infinite e distinte dell’individuo e dell’universo interviene la mediazione della norma morale[…], così nell’architettura, la legge che ordina la materia a operare per conseguire il fine spaziale dà vita alla struttura che viene a porsi appunto come mediazione fra la sostanza complessa della materia e la realtà ideale dello spazio interno. Struttura intesa non come rigido impianto di calcolo o schema costruttivo, ma come legge normativa di vita, vera e distinta in ogni uomo e in ogni opera; ogni volta, invenzione necessaria e funzionale. […]

Lo spettacolo orribile dell’edilizia di oggi è soprattutto nella mortificazione e nello svilimento della materia inerte, distorta e distratta negli edifici, come il fenomeno pauroso nella società è l’indifferenza dell’individuo. […] così la direzione nella quale si muove la mia ricerca, a volte stentata e affaticata, è verso questa difficile interiore unità che annoda

in cui a fianco dell’attività di architetto è stato professore incaricato presso il Politecnico Milano e l’università Cattolica.

Neldidescivere la cultura della civDai suoi scritti nonCastiglioni emerge propriamente iltà Europea, vedeva in un manifesto programmatico della sua architettura del suo metodo progettuale, piuttosto una trattazione che verte l’avvento del o Cristianesimo come sul concetto nella stessostoria di architettura, del rapporto di questa con la natura e l’uomo. l’irrompere della coscienUnadell’essere definizione astratta dell’architettura di ogni tempo e luogo. In ogni caso emerza della dimensione della gono con chiarezza sono gli aspetti persona, nella suaquali architettura si ri-dell’architettura per lui più importanti, gli argomenti i su cui più ritorna, verranno accentuati nelle sue realizzazioni trovano segni delspeso tentativo di che arricarchitettoniche. chire anche quest’arte con questa

Scuola elementare a Gorla Minore (VA) (1959).

coscienza.

“In primo luogo l’uomo.”

Nelle architetture di Castiglioni si ritrova l’uomo Enrico Castiglioni, il tentativo di dare un volto di persona all’architettura deriva da una Le prime opere di Castiglioni plasmate dalla vita dell’uomo. tensione spirituale vissuta sono da lui in prima persona, di cui vuol investire Studiando come esempio il sopraccennato progetto per la scuola elementare di anche la sua pratica professionale.

Dettagli della decorazione in mosaico sui nodi della struttura e sui tamponamenti.

Gorla Minore si riscontrano dei caratteri tali per cui quell’architettura non si può limitare al prodotto del solo metodo funzionale.

C’è un attento studio per quanto riguarda il rapporto con la morfologia In questa completa relazione di vita ho identificato il luogo e del territorio, esaminatoil anche dal dell’architettura. punto di vista dell’insediamento storico, e della trasparenza significato dell’edificioUna sui lati maggiori in rapporto concose i movimenti della dalle luce solare. premura degli uomini alle e, di nuovo, cose La struttura regolare eagli chiara su continuamente. cui si basa l’edificio è accuratamente studiata, soprattutto uomini; nella conformazione la copertura, la Così possoplastica tornaredegli ognielementi giorno dove al mioi pilastri lavoroincontrano come si va stessa attenzione per esempio pilastri lenticolari dei balconi dell’edificio incontro ricevuta alle persone cui si vuoldai bene. di Cesate. Nonostante le condizioni di ristrettezza economica impostegli dalla committenza (IlRivolgendomi comune di Gorla Minore) non nel progetto si trova ad architetti, mi riferisco a unacomunque specifi- spazio per degli elementi decorativi.

Si trovano dei(che rivestimenti con tessere di mosaico colorato ca attività di professione vi autorizzerà per legge a sia sui tamponamenti che sui nodi della struttura e, anche i tamponamenti in matcostruire) ma intendo parlare a persone , che operando 34 toni faccianell’architettura, a vista vengonoscoprono arricchiti ladadignità una texture ricavata alternando i mattoni di di essere uomini. piatto e ruotati di 45°.

Struttura in cemento armato, particolare della testa esterna dei muri portanti e della copertura.

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Direi dunque ai giovani: non fate conto dei grammatici puri e dei retori aggiornati. Di una grammatica e di una sintassi ognuno ha da trovare in se stesso la norma, faticosamente, e non è consentito far propria la sintassi altrui senza scadere nella retorica. La vita stessa, quando si sprigiona, brucia la purezza e ci è dato poi di riconquistarla col sacrificio di tutti i giorni. Con ciò non intendo dire che accetteremo tutto e diremo sempre “bene”. […]

Concludo: “L’architettura” continui a far credito più all’operaio laborioso, allo scimunito che cura le bestie, al maestro buono e al caporale morto al fronte suo malgrado, che a tutte le vergini sterili erudite nella virtù. 2

LA CHIESA DEI SANTI. NAZARO E CELSO A PROSPIANO DI GORLA MINORE

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In questa pagina e nella precedente: Biblioteca capitolare di Busto Arsizio. (1951) Prospetto sul Cortile Prospetto sulla strada Particolari costruttivi e vista della copertura.

Istituto tecnico professionale di stato e industriale a Busto Arsizio. (1956-60) (Immagini: L’architettura: Vista del corridoio dell’ultimo cronache e Storia, n.4, livello coperto da lucernario.

Casa 1955) Prepositurale, Busto Arsizio (1958) Particolare dei camini

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Il segno di un uomo nell’architettura si esprime nelle scelte: nel decidere alcune soluzioni piuttosto che altre si manifesta una personalità. Dove un oggetto si presenta in un modo potendo essere in un altro, ha caratteristiche che per le condizioni pratiche/economiche potrebbe non avere, la costruzione non può essere ridotta a mera edilizia, essa è arricchita dei valori della persona, e si discosta dalla necessarietà naturale.

L’architettura mi si rivela quindi come attività che reca il segno dell’uomo e del suo esistere tra gli altri uomini: l’atto che in lei si compie propone sempre in misura grande o piccola una relazione di verità fra la sua realtà e una sostanza ideale e sentimentale: di qui la sua natura morale. Dove si trasfigura in arte, porta seco sempre riflessa la verità di un uomo, e quindi dell’universo che attraverso l’uomo assume identità comunicabile agli uomini. […]

E, quando considero l’architettura come presenza che forma ed educa, proponendo sé medesima, comunicando continuamente agli uomini che le vivono dentro la sua ricchezza spirituale, o la sordità di un atto convenzionale che non è redento da una simpatia umana; mi pare di dover affermare che ogni volta che si produce una tale architettura, in essa è negato l’uomo: quindi lo spettacolo 6 che di sé propone è immorale.

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Chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Prospiano di Gorla Minore (VA) (1962-66)

Quel quid per cui l’azione assume il valore di atto, che presuppone un essere libero e intelligente: la scelta di un tronco fra gli altri, di un sasso fra i sassi, di un colore fra i colori, di una positura; le scelte che precedono questi atti e li accompagnano, del come disporre, dove e in che misure; le significazioni e l’immaginare che agli atti si accompagnano e investono le cose, che inducono a soffermarci un momento a contemplare.5

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L’atto dell’architettura nasce quindi senza prescindere dal rispondere alle necessità pratiche (economiche, ambientali e sociali) ma non si esaurisce in queste: Queste istanze contenute nell’architettura possono essere trasformate attraverso il filtro di una personalità. È quando nell’opera si accende la luce dell’arte.

Questa nuova luminosa realtà modifica e da compimento all’atto che assume valore universale nella misura in cui vi espressa la presenza di un uomo.

Castiglioni fornisce un primo avvertimento che riporta l’artisticità dell’architettura

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