MEZZOPIENOincontra...
Capraunica
L’isola che c’è
“Siamo una comunità nascente che vuole tornare ad abitare un territorio abbandonato”
MARIANI
DIEGO
Un’isola in mezzo alle nuvole. È questa la destinazione del mio viaggio. Superata Ormea (CN), la strada si inerpica sulle Alpi marittime, sconfinando tra Piemonte e Liguria. Sono i primi giorni di Autunno e l’aria si fa pungente quando mi fermo sulla provinciale 216 al bivio per Caprauna, mille metri sopra il mare di Albenga.
Al bivio incontro Luca che mi fa cenno di seguire il suo furgone, conducendomi all’interno della borgata Ruora. Arrivati a destinazione il portellone del furgone si apre e, come una quinta di teatro, svela al suo interno Blu che mi guarda con occhi vispi seduta in grembo a sua mamma. Luca ed io ci accomodiamo sul terrazzino che guarda la vallata, scaldati dal primo sole del mattino.
Intanto Blu è intenta a rompere, su un ceppo di legno, i gusci delle nocciole raccolte nel bosco. Come mai avete scelto di vivere qui? Il motivo della scelta è qui davanti a te. Si chiama Blu ed è nostra figlia. È per lei che abbiamo scelto di vivere in un posto come questo. Sono arrivato a Caprauna per caso, visitando questi luoghi a bordo del
MEZZOPIENO 22 NOVEMBRE-DICEMBRE 2019
mio camper. Ho frequentato la zona per qualche anno e, nel 2015, ho deciso di acquistare le prime due case insieme a Davide, un socio e un amico. Da allora ho iniziato a prendere atto delle potenzialità e del valore che questo luogo aveva rispetto alla città. Poco più tardi è entrata a far parte del progetto anche Vittoria, la mia compagna. E così abbiamo iniziato ad acquisire anche altri immobili in stato di rovina. Una di queste case, con i terreni annessi, ci è stata regalata da un pastore. Intorno agli immobili abbiamo iniziato a costruire una progettualità che mira alla ripopolazione del borgo. L’idea è sempre stata di vivere qui continuando a lavorare a Milano, poiché crediamo che questi luoghi non offrano ancora possibilità di reddito sufficiente da reinvestire nei progetti. La città, invece, ci permette di generare le economie necessarie per abitare qui. Perciò Vittoria è proprietaria di una gelateria gourmet a Milano, mentre io sono titolare di un’agenzia di produzione eventi. In quattro anni abbiamo investito qui circa 170.000 € di cui solo il 3% generato dal progetto. Naturalmente l’investimento non ha un fine commerciale: mira piuttosto a creare valore sociale. Ci aspettiamo che, nel tempo, il progetto abitativo garantisca almeno la sostenibilità dei costi di
gestione delle strutture. Come progettate di ripopolare il borgo? Cosa dovrebbe attirare le persone a vivere a Caprauna? Lo schema iniziale prevedeva di attirare volontari che ci aiutassero nelle ristrutturazioni, artisti che – in modo residenziale - potessero produrre qui le loro opere, nomadi digitali, nonché turisti “eco sostenibili” che volessero avvicinarsi alla natura. Questo primo flusso avrebbe generato la richiesta di servizi, con esercizi commerciali in grado di assumere i riabitanti della borgata, che a loro volta, attivando una spirale virtuosa, avrebbero prodotto nuova domanda di servizi. Da quando è nata Blu, in realtà, abbiamo indirizzato le nostre forze ad attirare soprattutto famiglie, così da ripopolare il borgo con una nuova generazione anche per garantire al progetto una visione di lungo termine. Vorremmo abituare le nuove generazioni a questi luoghi che, a nostro avviso, possono garantire all’essere umano un miglior vivere, senza naturalmente rinnegare le città che restano posti perfetti per la socialità e il lavoro. Intanto abbiamo comprato un furgone a nove posti, Vittoria aspetta la nostra seconda figlia e desideriamo creare una famiglia numerosa, perciò sentiamo di fare la nostra parte.