Intervista a Maria Fux - Agosto 1995

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DanzaDo Magazine – Anteprima Primavera 2013

In occasione della consueta settimana dedicata al Metodo creato da Maria Fux, che si tiene dal 18 al 24 Febbraio 2013, DanzanDo Magazine vi fa dono di un documento storico, tratto dagli archivi dell’Associazione Sarabanda. Come anteprima del prossimo numero primaverile che uscirà a Marzo, ecco la prima intervista che Elena Cerruto fece a Maria Fux nell’agosto 1995. Nel prossimo numero di DanzanDo potrete leggere un’altra intervista, quella che Elena fece a Maria nel giorno del Suo ottantesimo compleanno, quando l’Argentina passava un difficile periodo di grande crisi economica e un commento al Passo d’Addio alle scene dell’Artista a Buenos Aires nel marzo 2009! Nel frattempo, in questi ultimi tre anni che l’hanno vista celebrare il Suo novantunesimo compleanno verrebbe da chiedersi: ed ora Maria come prosegue il Suo racconto? La risposta è nella Sua vita, nelle Sue classi, nella Sua intensa attività di Danzaterapeuta:

DanzanDo!!!


Intervista a Maria Fux di Elena Cerruto Agosto 1995 Mi trovo nella scuola della grande Maestra, perché ho voluto approfondire sul posto lo studio della danzaterapia: ho ammirato la gestione aperta e

decisamente illuminata della sua scuola, ho apprezzato “ l’integrazione”

(base portante della danzaterapia della Fux) presente in ogni corso: ho visto danzare insieme ai “normali” persone con sindrome di down, bambini con disagi fisici/psichici, anziani…..Mi sono commossa per l’intensa danza di una giovane spastica sulle suites di Bach. Maria é sempre attivissima, l’aria della sua presenza si respira in ogni angolo. Certo Lei tiene tutto sotto controllo ma si tratta di un controllo

attento e rassicurante: al suo arrivo nella sala di danza sul volto di tutti

compare un sorriso; non c’è mai preoccupazione o paura di sbagliare ma sorriso di fiducia. Ritrovo quel sentimento di fiducia caratteristico degli

incontri di Danzaterapia e mi pare di risentire le note del ”Si può fare!” che


Maria aveva cantato e danzato per noi in Italia, a Milano e poi ad Assisi nella grande sala dove il Suo metodo fece scoprire a molti una spiritualità danzante basata sul piacere di esistere e di dare. Si raccontava persino di un monaco che… lasciò la sottana!

Ma ora sono qui nel freddo dell’agosto argentino ed ascolto una madre

seduta a guardare la lezione: “La sua presenza infonde calore, si crea subito

un ambiente dove si respira accoglienza, dove si lavora con intensità e autenticità. Qui a Buenos Aires abbiamo bisogno di questo per noi e per i nostri figli”, racconta. La situazione economica è difficile, il costo della vita enorme, eppure i teatri della capitale argentina sono sempre gremiti e gli spettacoli numerosi: teatro, musica, danza (e quanta danza!).

Maria ha appena terminato di rappresentare al San Martin il suo “Despuès

de mis setenta” (dopo i miei settanta): spettacolo teatrale danzato. Molto danzato, Maria è una danzatrice!

Questa intervista è stata rimandata più volte a causa dei numerosi impegni di Maria ma ora finalmente Maria ed io ci troviamo nel “living” della Sua

casa: uno spazio luminoso e denso di ricordi intensi e nutrienti decorato o

meglio animato dalle piante che Lei stessa cura e ama con delicata passione. Mi piacciono molto le statuette caratteristiche della cultura precolombiana

(me ne donerà una alla fine dell’incontro!), trovo molti libri, alcuni antichi ma molti attuali.

Mentre l’attendo sfoglio una monografia su Kazuo Ohno che ho trovato aperta su un tavolino basso. Maria, che non vuole mai essere chiamata


signora o signora Fux, ma sempre Maria da tutti, si sofferma a commentare con entusiasmo il testo e le illustrazioni. Siamo entrambe commosse, tra poco tornerò in Italia. Mi accovaccio a terra, mentre lei rimane compostamente seduta sul

divano…finiremo l’intervista molto più vicine perché Maria mi aprirà il suo cuore in questo incontro e deporrà nelle mie mani il suo metodo.

D: Maria, hai ormai 74 anni ma in “Despuès de mis setenta” hai danzato per più di un’ora da sola…

R: Se io fossi una scrittrice o una musicista nessuno mi chiederebbe “Ancora scrivi o suoni?”. Io sono una ballerina, quindi danzo! D: Maria cosa provi quando danzi?

R: Mi sento sempre più leggera, il corpo non ha più peso, sono presente, viva!


D: Pensi di continuare ancora a danzare?

R: Sarebbe come chiedermi se intendo ancora vivere o respirare, sai, ogni anno che passa io penso “un anno di meno”. D: Perché ti senti giovane?

R: No! Io penso un anno di meno da vivere! Ho molte cose da fare, ho impegni in tutto il mondo almeno per i prossimi cinque anni. Guardo sempre avanti sai?! D: Tu hai creato un metodo di danzaterapia eccezionale, funziona anche in casi difficili come per esempio con le persone diversamente abili o con i

pazienti psichiatrici, con bambini e anziani. A tutti la danzaterapia porta un aiuto, fa sentire la fiducia, a tutti fa sentire come dici tu, che “siamo parte di un’unica radice”. Sei felice di tutto quello che hai realizzato?

R: Io sento che non ho ancora finito e credo che ogni persona che viene da me nelle classi richieda tutta la mia presenza, i l mio amore. D: E’ questione d’amore dunque?

R: No, l’amore da solo non basta, ci vuole la ricerca continua, lo studio, la conoscenza che però non è solo cosa mentale, è conoscenza profonda di sé e dell’altro; è una sorta di saggezza, ma viene dal corpo n on dalla testa. E il corpo non mente mai. D: La “sabiduria” degli stregoni? Del resto non sei tu un po’ sciamanica? Non è la tua danzaterapia come un rituale?


R: Si, claro, può essere. Però non è importante definire, tu sai no? Ammicca e sorride alle mie domande dense di aspettativa. D’improvviso però si fa seria e aggiunge:

R: Il corpo stesso è il rito.


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