Patologie metaboliche
L’aterosclerosi nel paziente con diabete mellito di tipo 2 La placca carotidea calcifica si associa con un maggiore rischio CV L’aterosclerosi è la principale causa di morbilità e mortalità nel paziente diabetico. La valutazione non invasiva della placca carotidea e della sua composizione È utile per identificare i pazienti a maggiore rischio di eventi cardiovascolari
L
a malattia cardiovascolare (CV) rappresenta a tutt’oggi la principale causa di morte nei Paesi industrializzati e mostra una particolare prevalenza nel diabete mellito. Nel diabete tipo 2 il rischio di malattia ischemica cardiaca e cerebrale è da 2 a 4 volte maggiore rispetto al soggetto non diabetico e il rischio di vasculopatia periferica più che quadruplicato (1-3). L’evento acuto è solitamente secondario alla complicanza di una placca aterosclerotica vulnerabile, con formazione di un trombo occludente che causa necrosi tissutale (4,5). Le lesioni aterosclerotiche sono il prodotto di un’infiammazione cronica dell’intima
A cura di Marta Mazzucato, Saula Vigili de Kreutzenberg
Dipartimento di Medicina - DIMED Università di Padova
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MEDICO E PAZIENTE
3.2016
delle arterie, in seguito all’azione protratta dei fattori di rischio tra cui, oltre alla glicemia, i più significativi sono età, sesso maschile, ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, ipercolesterolemia e dislipidemia, obesità, alcol. Le placche aterosclerotiche sono strutture complesse composte da svariati tipi di tessuto e di cellule: la loro diversa composizione contribuisce alla loro vulnerabilità, mentre la loro estensione è responsabile del grado di stenosi endoluminale. Il processo aterosclerotico che si manifesta nei pazienti diabetici non appare dissimile rispetto a quello che si sviluppa nel soggetto non diabetico (6); tuttavia nel paziente diabetico l’aterosclerosi ha una presentazione più precoce, una distribuzione più diffusa e distale, e un’evoluzione più aggressiva (7-8). La macroangiopatia costituisce pertanto la principale complicanza cronica del diabete in termini di morbilità e mortalità (9), rendendo indispensabile l’identificazione precoce dei soggetti a
maggior rischio, sia per un adeguato e tempestivo intervento terapeutico, sia per un’efficace prevenzione degli eventi CV.
Fisiopatologia della placca aterosclerotica L’aterosclerosi ha inizio quando si instaura una disfunzione e successivamente un danno dello strato endoteliale della parete arteriosa, che determina uno squilibrio nella produzione di sostanze vasocostrittrici (endotelina) e vasodilatatrici (ossido nitrico) a favore delle prime, mentre la rottura della barriera endoteliale permette la migrazione di cellule e molecole all’interno e al di sotto dello strato intimale. La malattia diabetica si associa inevitabilmente ad alterazioni dell’endotelio: l’iperglicemia cronica e la condizione di insulino-resistenza inibiscono infatti la produzione di ossido nitrico e diminuiscono la sintesi di altre sostanze vasodilatatrici e antiaggreganti, come prostacicline e prostanoidi, mentre aumentano la sintesi di specie reattive dell’ossigeno e di sostanze vasocostrittrici coinvolte nella genesi e nella progressione del danno vascolare (10,11). La formazione della stria lipidica rappresenta la prima alterazione della parete vasale nello sviluppo dell’aterosclerosi: si forma secondariamente alla penetrazione di lipoproteine a bassa densità (LDL) nella tonaca intima della parete arteriosa; l’ossidazione e la condensazione delle LDL sti-