Voce ai giovani

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VIII

sabato 8 marzo 2014

A proposito dell’8 marzo Per rendere omaggio all'universo femminile, vi racconterò di un amore meraviglioso e leggendario

Compagne, figlie, sorelle, madri ca di Giuseppe Maior

Otto marzo, festa della donna: un lieto giorno, checché se ne dica. Oggi, ogni uomo dovrebbe rivolgere un pensiero di gratitudine alla donna che ama, e poi mettersi da parte, lasciandola sola almeno per 24 ore, senza affaticarla con la sua presenza, quella stessa che pretende e occupa lo spazio vitale dell’amata per tutto l’anno. Compagne, figlie, sorelle, madri: le nostre donne hanno bisogno di questa leggerezza, di questo senso di unicità, che si festeggia nel giorno delle mimose. Per rendere omaggio all’universo femminile che ci trae verso l’alto, vi racconterò di un amore meraviglioso e leggendario, molto segreto, insospettabile, tra un grande musicista, ed una donna che fece parlare di sè tutta l’Europa all’inizio del 1800. Il grande musicista: Franz Liszt. La donna: Alphonsine Rose Plessis, che avrebbe cambiato nome a soli 16 anni in Marie Duplessis. A dire il vero, questo nome dice ben poco: forse sarebbe meglio ricordarla come Alexandre Dumas giovane, dopo essersene perdutamente innamorato, la avrebbe chiamata nel celebre racconto La Dame aux camélias, ossia Marguerite Gautier, o come Verdi la avrebbe chiamata nell’opera Traviata: Violetta Valery. Non solo la amò Dumas: molti altri furono gli amanti della giovane, che doveva essere veramente bella. La sua figura era minuta, e quel che colpiva gli uomini era il suo incantevole sorriso: tanto incantevole, quanto di contro era sconveniente e proibito il mestiere che Marie decise di fare dai suoi 16 anni di età, quando comprese che poteva facilmente diventare ricca sorridendo agli uomini con quei suoi occhi luminosi. Da allora divenne una “donna di mondo”: condusse una vita brillante e disincantata nella migliore società parigina, dotata com’era di una straordinaria sensibilità artistica, e vedendo le cose senza alcuna prevenzione morale o ideologica. Concedeva la sua compagnia a uomini socialmente altolocati, e aveva una grande predilezione per i giovani artisti che pullulavano nella Parigi della Restaurazione post-napoleonica. Era una cortigiana d’alto borgo, insomma: ma sempre disposta ad affinare il suo spirito. Era giunta analfabeta a Parigi: tuttavia, dopo pochi mesi, non solo aveva appreso a leggere ed a scrivere, ma anche studiava intensamente per essere capace di dialogare degli eventi del mondo più disparati con i suoi nobili e ricchi corteggiatori. Alcuni anni fa un anziano commediografo francese, Jean Darnel, che per tutta la vita aveva raccolto documenti e ricordi di questa giovane ragazza, all’ombra di un vero e proprio culto nei suoi riguardi, mi raccontò la storia d’amore tra Marie Duplessis e Franz Liszt. Subito dopo che Marie aveva troncato i suoi turbolenti rapporti con Dumas, incontrò l’allora trentacinquenne Franz: se lei era molto ben conosciuta per le sue vicende amorose, lui era uno degli uomini più famosi d’Europa sia come grande virtuoso del pianoforte, che come grande compositore ed intellettuale. Ebbene, l’amore che sconvolse la vita del musicista ebbe un tratto diverso, e fu anche l’ultimo per Marie, che sarebbe morta di lì a poco. Liszt avrebbe voluto prenderla come compagna stabile della sua vita: uomo totalmente privo di remore morali, la avrebbe voluta sposare. Ciò, nei bigotti quanto controversi costumi dell’epoca, sarebbe anche stato possibile: purtroppo, però, vi era un problema insormontabile. A parte quel “Du”, che Marie aveva messo di fronte al suo cognome originale Plessis, quasi a mo’ di titolo nobiliare, la giovane donna non possedeva alcuna traccia di nobiltà; e Liszt, solo per la fama che aveva, e per essere ospite prediletto di tutte le corti reali più importanti del tempo, non avrebbe potuto mai sposare una donna che, in fin dei conti, era appena una popolana: sarebbe stato un insostenibile scandalo! Altro sarebbe stato se Liszt avesse soltanto accettato di convivere con la Duplessis: nessuno avrebbe obiettato nulla. D’altra parte, Liszt aveva già convissuto per circa cinque anni con una donna, la contessa Marie d’Agoult, ed aveva avuto addirittura tre figli da lei.

Ritratto di Alphonsine Rose Plessis la Dame aux camélias

Un grande musicista e una donna che fece parlare di sé tutta l’Europa all’inizio del 1800 Franz Liszt e Alphonsine Rose Plessis

Secondo il mio amico commediografo, il grande pianista ungherese voleva proprio sposare la Duplessis, darle il suo cognome: si trattava di un grande amore, insomma, e probabilmente Liszt avrebbe voluto riabilitare la giovane donna. Tuttavia l’insormontabile difficoltà imposta dalla società del tempo all’unione ufficiale tra il più grande pianista del mondo (all’epoca, significava possedere una fama pari a quella che oggi potrebbero avere Messi e Cristiano Ronaldo uniti in una sola persona...) e quella che era una prostituta, seppure di alto borgo, logorò questa relazione, ed i due, dopo alcuni mesi di passione, si lasciarono tristemente. Marie Duplessis d’impulso si gettò tra le braccia del conte Edouard de Perrégaux, quasi per rimuovere l’amore conclusosi ineluttabilmente con il pianista, e lo sposò nel 1846 a Londra: ma il matrimonio fallì in pochi mesi. Marie rientrò a Parigi dove si sfinì in una vita sempre più tumultuosa e disordinata, quasi a voler esorcizzare la malattia che avanzava inesorabilmente. E proprio sopraffatta dalla tubercolosi, si ritirò in un appartamento al numero di 11 di Rue de la Madeleine, dove morì 3 febbraio 1847. Franz Liszt parlerà molti anni più tardi di Marie, confessando da vecchio che avrebbe voluto sposarla, tenerla tutta la vita per sé. Jean Darnel mi disse che, in un diario della governante di Franz Liszt di quando egli visse a Roma gli ultimi anni della sua vita prendendo i voti ed entrando in convento, aveva trovato una pagina molto toccante, in cui la donna scriveva che il Maestro quel giorno si era svegliato molto triste, piangendo, e ripetendo più volte il nome “Alphonsine, Alphonsine...”. Ma la maggior prova di questo commovente quanto intensissimo amore è una riflessione che tutti possono fare su un fatto assolutamente musicale. Come si sa, Franz Liszt fu il maggior trascrittore per pianoforte dei melodrammi di Giuseppe Verdi. Egli compose delle straordinarie parafrasi per pianoforte sui temi delle opere verdiane che prediligeva: Rigoletto, Simon Boccanegra, Aida, Trovatore... Vi è una sola opera di Verdi che Liszt non trascrisse per pianoforte, pur amandola infinitamente: Traviata. Quell’opera che Verdi compose sulla trama del racconto di Alexandre Dumas giovane, La Dame aux camélias, che fu pubblicato un anno dopo la morte di Marie Duplessis, una donna che in soli 23 anni di vita aveva avuto il gotha della cultura europea ai piedi della sua bellezza. Il musicista ungherese, forse per riserbo e per discrezione, non se la sentì mai di mettere in musica il grande amore che lo travolse; lo tenne per sé, nel suo cuore, sino agli ultimi suoi giorni, ed evitò di lasciarci la più piccola testimonianza scritta di questa vicenda, che avrebbe certamente interessato gli storici, ma che avrebbe privato quell’amore del fascino e della suggestione che solo una grande passione romantica è in grado di suscitare.


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