Notiziario del Mosca Club Treviso 2° Trimestre 2018

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limita la ricarica delle falde (non è estranea la derivazione della portata del fume Piave in condotte forzate), le escavazioni in alveo, le cave le cui escavazioni hanno interessate le falde e l’emungimento dovuto agli utilizzi industriali e civili (acque minerali). Il fatto che le risorgive siano purtroppo legate alle acque di derivazione del Piave si evidenzia dalle analisi effettuate dall’ARPAV che classifica stato sufficiente (quindi inaccettabile) il limite LIMequ nella totalità dei fiumi. Le acque dei fiumi di sorgiva invece erano pure e cristalline in quanto provenienti da infiltrazioni dal grande Fiume a nord scorrenti su letti di ghiaia e sabbia. 5. Pianura a secco per salvare il Piave. Anche questo titolo lascia interdetti! Si giustifica la morte del Fiume Sacro alla Patria per a favore delle derivazioni, quando una fra le cause della carenza d’acqua nella pianura sono oltre, al massiccia irrigazione delle colture agricole anche una dissennata politica del territorio perpetrata negli ultimi decenni.

La questione delle portate.

C’è un grande clamore intorno alla decisione del Distretto delle Alpi Orientali nel aver fissato valori di Deflusso Ecologico significativamente più elevati di quanto previsto dall’Autorità di Bacino. Ma quest’ultimi valori erano fissati e dovevano essere sottoposti a sperimentazione! Sperimentazione che non c’è mai stata, certo non doveva farla i Consorzi; ma il mondo politico, al governo e all’opposizione avevano l’obbligo di farlo e verificare che fosse eseguita. Un piccolo inciso per il Deflusso alla traversa di Nervesa è stato proposto un deflusso di 29 mc/secondo (contro i quasi 12 fissati dal DMV), eppure prima dell’entrata in vigore della direttiva acqua, questo valore era stato già fissato (COINCIDENZA?), nei Piani di Gestione della SIC ZPS del Piave, documento dimenticato in quale scaffale e criticato da: Consorzio, Enel, Sindaci e (purtroppo) anche da alcuni movimenti “ambientalisti”.

Conclusioni.

La direttiva acque WFD 2060/00/CE è stata emanata del 2000, recepita nel 2006 e doveva entrare in vigore nel 2015, vi è stata una proroga: non è quindi una cosa inaspettata. La grande novità rispetto alla direttiva habitat è l’introduzione degli indicatori biologici (macrofite, diatomee e pesci), ma anche la precedente direttiva imponeva la conservazione degli habitat in cui si trovano specie di interesse, e di pesci in questa lista ce ne sono. Indubbiamente in gioco ci sono molti interessi e tutti si stanno muovendo per consolidare le proprie rendite di posizione, non meraviglia il fatto che amministratori pubblici (sindaci ed assessori nello specifico) prendano per oro colato gli articoli dei giornali. Spiace invece il silenzio tombale delle opposizioni fatto salvo rare eccezioni. Torneremo sicuramente sull’argomento, ci saranno sviluppi, speriamo positivi Enos Bortolozzo

Notiziario dei soci del Mosca Club Treviso


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