Macroeconomia 11/ed di: Rudiger Dornbusch

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Capitolo 1

pazione permane è possibile che nel medio periodo si creino le condizioni per una caduta delle retribuzioni e quindi dei prezzi (deflazione), anche se le resistenze al riguardo sono particolarmente forti. Da che cosa dipendono le fluttuazioni della domanda e quindi l’inflazione e la disoccupazione? Come si spiega la coesistenza che spesso si osserva tra questi ultimi due fenomeni? La macroeconomia si propone non soltanto di rispondere a queste domande, ma anche di fornire suggerimenti per migliorare il funzionamento del sistema economico. Non si limita quindi all’analisi dei problemi, ma estende il proprio campo di indagine alla politica economica. Nel prossimo paragrafo ci soffermeremo sui rapporti tra macroeconomia e microeconomia, in quello successivo, approfondiremo i concetti di sistema economico, prodotto a prezzi costanti e indice dei prezzi.

1.1 Macroeconomia e microeconomia La macroeconomia è il ramo dell’economia politica che studia il funzionamento del sistema economico nel suo insieme, mentre la microeconomia si occupa soprattutto del comportamento dei singoli mercati e dei singoli operatori o soggetti economici. Per meglio chiarire la differenza tra i due approcci, consideriamo la seguente espressione: Z0 = Q1, 0 P1, 0 + Q2, 0 P2, 0 + Q3, 0 P3, 0 + … Qn, 0 Pn, 0

Prodotto aggregato Somma dei valori dei beni finali prodotti in un sistema economico.

[1]

dove le Q e le P rappresentano rispettivamente le quantità e i prezzi degli n beni finali prodotti dal sistema economico in un determinato periodo (per esempio, in un determinato anno), mentre Z0 è il corrispondente valore del prodotto aggregato. Sul lato destro dell’Equazione [1] il primo suffisso delle singole variabili indica il tipo di bene, mentre il secondo indica il periodo di riferimento, che in questo caso è il periodo 0, ossia il periodo base. Nel calcolo del prodotto aggregato (Z0) dobbiamo escludere i beni intermedi, che sono utilizzati per produrre i beni finali e di conseguenza sono incorporati nel valore di questi ultimi. In un’economia chiusa agli scambi con l’estero i beni finali sono rappresentati dai beni di consumo, che soddisfano direttamente i bisogni dei membri della collettività, ma anche dai beni di investimento, che sono destinati ad aumentare lo stock di capitale e quindi la produzione futura di beni di consumo. In altri termini, i beni finali hanno il compito di contribuire, in modo immediato o differito, al benessere materiale della collettività. Esempi di beni finali sono il pane, le scarpe, le automobili e i servizi di trasporto oppure i servizi sanitari. Beni intermedi sono invece la farina, il cuoio, i metalli, il carburante e gli altri materiali che servono per produrre i beni e i servizi finali. Si noti che la classificazione di un bene come finale o intermedio deriva non tanto dalla natura del bene stesso, quanto dal tipo di soggetto economico che lo utilizza. Per esempio, 1 kg di zucchero è classificato come bene finale se lo acquista una famiglia per il proprio consumo e come bene intermedio se lo utilizza un pasticcere per la produzione di una torta. Il prezzo di quest’ultima terrà poi conto anche del valore dello zucchero utilizzato. Fatte queste premesse, supponiamo che tra un anno e l’altro le quantità prodotte e vendute di alcuni beni aumentino, di altri diminuiscano e di altri ancora rimangano costanti. Supponiamo inoltre che anche i prezzi varino in direzioni diverse. Lo studioso di microeconomia avrà molte cose da ricercare e spiegare: per esempio, quali sono le cause delle variazioni dei prezzi e delle quantità prodotte e vendute? C’è sta-


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