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Parte 1 raccogliere i profitti supplementari a una o alcune date future. In questi casi, la semplice affermazione “massimizzare i profitti” non ha un significato chiaro. L’unico modo per valutare la desiderabilità di un tale trade-off nel corso del tempo è attualizzare, ossia tradurre i valori assoluti delle entrate future in un valore attuale che può essere confrontato con la spesa attuale necessaria per assicurarsi tali ricavi futuri. Se il valore attuale dei ricavi futuri non è almeno pari al valore della spesa necessaria, il trade-off non è vantaggioso. Se, per esempio, un impianto, per essere costruito, implica una spesa di € 3 milioni e genererà profitti futuri con un valore attuale scontato di soltanto € 2 milioni, non è un valido investimento e non ci si aspetterebbe che un’impresa razionale lo effettui.5 In breve, l’assunto che le imprese massimizzano i profitti deve ora essere precisato: le imprese massimizzano il valore attuale di tutti i profitti attuali e futuri. Chiaramente, per problemi di un solo periodo, questo equivale a dire semplicemente che le imprese massimizzano i profitti. Sarà tuttavia necessario avere una certa dimestichezza con l’idea dell’attualizzazione e del valore attuale di profitti futuri per affrontare la seconda metà del libro, quando saranno trattate questioni come la collusione e la ricerca e sviluppo, che spesso si estendono a diversi periodi.
Esercizio 2.3
La Buonristoro è una grande impresa di forniture per la ristorazione che domina il mercato locale ma che ha un rivale, la CiboForn. A causa di questa concorrenza, la Buonristoro ha profitti pari a € 100 000 all’anno; potrebbe tuttavia abbassare i prezzi a quelli di costo e far uscire la CiboForn dal mercato. Per far questo, la Buonristoro dovrebbe rinunciare a tutti i profitti di un anno e guadagnare zero. Una volta passato l’anno, la CiboForn sarebbe fuori dal mercato e la Buonristoro potrebbe guadagnare € 110 000 all’anno. Il tasso di interesse applicato alla Buonristoro è del 12% all’anno, per cui il fattore di attualizzazione è R = 0,8929. a. b.
2.3
L’eliminazione della CiboForn dal mercato è un buon “investimento” per la Buonristoro? Considerate la strategia alternativa secondo la quale la Buonristoro acquista la CiboForn per € 80 000 oggi e poi gestisce l’impresa combinata, la BuonCibo, come un monopolio che guadagna € 110 000 in tutti i periodi successivi. Si tratta di un buon investimento?
L’efficienza, il surplus e le dimensioni rispetto al mercato
Ora che sono stati descritti gli esiti di mercato della concorrenza perfetta e del monopolio, è tempo di cercare di capire perché la concorrenza perfetta viene decantata e il monopolio invece è combattuto dalla legge. In entrambi i casi l’obiettivo delle imprese è la massimizzazione dei profitti; inoltre, in entrambi i casi le imprese vendono ai consumatori, che decidono quanto acquistare a un dato prezzo. Ma che cosa rende un mercato valido e un altro poco valido? La risposta a questa domanda non ha a che vedere con profitti troppo elevati o con imprese che rubano consumatori. Essa sta piuttosto nel concetto economico di efficienza. In economia, il termine “efficienza” ha un significato molto preciso. In poche parole, si dice che i risultati di mercato sono efficienti quando non è possibile trovare piccole variazioni nella distribuzione di capitali, manodopera, beni o servizi che migliorino il benessere di un individuo nel mercato senza nuocere agli altri.6 Se l’unico modo per far arricchire qualcuno consiste nel far impoverire qualcun altro, non vi è realmente nessun ristagno o ineffi-
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Nella trattazione, si è parlato in termini di spese attuali contro ricavi futuri. Chiaramente anche i costi futuri andrebbero attualizzati, se presenti. Questo concetto di efficienza prende spesso il nome di ottimo paretiano, dal nome dell’illustre economista e sociologo italiano di fine diciannovesimo e inizio ventesimo secolo Vilfredo Pareto.