Psicologia dello sviluppo 3/ed - Cap. 9 - Lo sviluppo emotivo e affettivo

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362   Capitolo 9  ▮  Lo sviluppo emotivo e affettivo

verso i fratelli più grandi, ai quali viene assegnata una grossa responsabilità nella cura dei fratelli più piccoli. I ricercatori riconoscono l’importanza di caregiver competenti ed educativi nello sviluppo di un neonato (Thompson et al., 2009). Il punto, tuttavia, è se sia cruciale un attaccamento sicuro, specialmente a un unico caregiver (Lamb, 2010; Thompson, 2006). Relativamente all’importanza della sicurezza nell’attaccamento per lo sviluppo, nonostante le critiche, in letteratura prevale l’idea che l’attaccamento sicuro nell’infanzia sia importante perché riflette una relazione genitore-bambino positiva e adattiva e fornisce la base che supporta uno sviluppo socio-emotivo equilibrato negli anni futuri (Sroufe, Coffino e Carlson, 2010; Thompson e Newton, 2009). Quanto al fatto che il legame di attaccamento si possa stabilire con un’unica o con più figure di accadimento, Bowlby, nella prima formulazione della sua teoria (1969), usò il termine monotropia (derivato dal greco, letteralmente significa “volgersi verso una sola direzione”) per indicare il legame privilegiato del bambino con una sola figura di attaccamento, nella convinzione che la relazione affettiva esclusiva che l’attaccamento rappresenta debba essere unica. In realtà, i successivi sviluppi della teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1973, 1980) hanno portato a una revisione di alcuni presupposti, quale quello della monotropia parlando di attaccamenti multipli: l’attaccamento può essere rivolto già al suo formarsi anche ad altri familiari oltre alla figura materna, mettendo in discussione quindi l’esclusività di cui la madre era investita e negando che una relazione affettiva tra il bambino e il padre possa costituirsi solo conseguentemente a quella primaria tra il bambino e la madre (Schaffer, 2005; Cassibba, 2003). Inoltre, nello studio degli attaccamenti multipli ci si è concentrati anche nello studio del legame che i bambini possono stabilire con le educatrici di asilo nido (Cassibba e D’Odorico, 2000).

9.5.3  Dai comportamenti ai modelli mentali dell’attaccamento Come abbiamo visto parlando della Strange Situation, alcuni autori ritengono che nella prima infanzia si possa valutare l’attaccamento e la sua qualità a partire dai comportamenti messi in atto dal bambino in situazioni potenzialmente stressanti, qual è appunto la situazione “strana” di laboratorio ideata da Ainsworth. Nel percorso evolutivo del legame di attaccamento, però, abbiamo visto che a un certo punto il bambino si costruisce dei Modelli Operativi Interni (MOI). In senso generale, l’espressione indica le rappresentazioni di se stessi e delle persone con le quali si è stabilito un legame significativo. Più nel dettaglio, legato alla teoria dell’attaccamento, quello di Modelli Operativi Interni (Internal Working Models, IWM), è un concetto con cui si fa riferimento a strutture mentali affettivo-cognitive, costituite da rappresentazioni che comprendono ricordi autobiografici, credenze, attitudini, motivazioni, organizzate in base alle aspettative di risposta delle figure significative dell’infanzia. In quanto strutture mentali sono modelli astratti che, però, derivano da esperienze reali e sono “operativi” nel senso che comprendono strategie comportamentali (di azioni) per rispondere alle aspettative, risolvere problemi, disagi e situazioni sociali.

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