OMAGGIO A
Quest’ultima fatica congiunta della Blavatsky e dei Maestri, congiunta perché la Blavatsky al contrario dei Maestri non conosceva il Sanscrito, vede finalmente la luce in italiano. Nel lontano 1967 uscì un’edizione che, nonostante avesse lo stesso titolo, riportava poco più di un centinaio di voci del presente testo, essendo basata per la maggior parte sul glossario in appendice alla Chiave della Teosofia. Il materiale qui contenuto è, quindi, per lo più sconosciuto ai fratelli che non leggono direttamente l’inglese. “In primis primae”. Porre le cose più importanti al primo posto o, come diceva il Maestro quando era il divino Pitagora, “Anzitutto onora gli Dei” non sembra essere qualità precipua di noi teosofi italiani. Ad onore di Maat, Dea della Verità, va detto che la pubblicazione in italiano della Dottrina Segreta è stata ultimata nel 1988 a 100 anni esatti dalla sua uscita in inglese, mentre questo volume appare dopo 106 anni. Eppure ambedue si ergono ancora stabili come rocce nel mare magnum delle perplessità, incoerenze ed interpretazioni minori di archeologi, orientalisti, letterati e studiosi di tradizioni antiche, i quali non capiscono che l’esoterismo si può apprendere solo dall’interno, vivendolo. Per loro purtroppo i misteri continueranno a rimanere sempre tali ed essi continueranno a leggere le opere esoteriche in modo letterale e senza cifrario rimproverando a quelle il loro carattere oscuro, caotico e confuso. Il movente della ricerca di tali studiosi non sempre è puro, perché spesso scrivono non per servire l’umanità, ma per porre in luce la propria personalità, o per prestigio, per cariche, per fama, per denaro. I maestri e gli iniziati operano, al contrario, in modo anonimo ed umilmente si tengono dietro le quinte. Certamente queste due opere costituiscono assieme l’unico e solo sforzo, nel panorama culturale dell’umanità, di ricondurre tante tradizioni diverse ad un sistema integrato che abbia una base logica e documentata. Nella mia biblioteca composta da circa tremila volumi inerenti all’argomento esse occupano ancora il posto d’onore, e non perché opere di autorità spirituali, ma per la loro qualità intrinseca. Inoltre sono legato ad essi sentimentalmente per diritto di precedenza e primogenitura perché la D. S. nell’ottima traduzione di Roberto Hack, è stato il testo che, all’età di venti anni, mi ha introdotto alla saggezza-religione prendendomi tanto da farmi dedicare al suo studio tre mesi ininterrotti, e facendomi trascurare qualunque altro impegno. Ricordo a questo proposito che lo stesso accadde alla Besant che fu l’unica ad accettare di recensire un testo tanto voluminoso e complesso e ne fu talmente affascinata da averne trasformata totalmente la vita. Oggi comunque vanno di moda le “res nullius momenti”, le cose di nessuna importanza e i luoghi comuni di chi nega addirittura la realtà dei nostri beneamati Maestri. Avendone conosciuto la vita e le opere, affermo, testimone Maat, che non solo essi sono operanti al bene dell’umanità oggi come cento anni fa, rimanendo per lo più immutate le loro funzioni e le loro aree di influenza sullo scacchiere mondiale, ma potrei facilmente dimostrare e documentare che la loro opera tramite il canale della Teosofia fu allora solo un centesimo della loro azione per l’umanità. Forse il loro contatto con i teosofi è sempre più fievole perché qualcuno di noi dice di amarli, ma non serve l’umanità bensì solo se stesso e non è coerente con l’insegnamento dato. Perché, mi domando, si pubblicano una marea di insulsaggini nate dalla propria mente contorta per soddisfare il proprio io ma non le loro sante idee e si aggiungono energie a quelle dei loro nemici? Perché non esistono commenti ai loro testi? Siamo teosofi solo per via di una iscrizione o di una carica in un’organizzazione? Lo siamo se, in quanto di3