Maugeri News

MILANO, RICERCA FA FUNDRAISING MISTRETTA, DONO AI MALATI DI SLA TELESE, OMAGGIO ALL’ECCELLENZA

n° 1 | Gennaio 2016

CON LABNIT LA RICERCA PER IMMAGINI HA FATTO RETE

Un laboratorio trasversale alla Radiologia, alla Medicina nucleare e alla Cardiologia riabilitativa e che mette in rete studiosi dell’Università di Trento, dell’IUSS di Pavia e del CNR di Milano

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i chiama LabNIT ed è un laboratorio di ricerca sperimentale che utilizza “tecniche avanzate di acquisizione e analisi dei dati di risonanza magnetica ad alto campo (RM) e tomografia a emissione di positroni (PET), apparecchiature entrambe presenti in Maugeri, per studiare l’architettura morfo-funzionale e le caratteristiche bio-molecolari del cervello”, come hanno spiegato, mercoledì 18 novembre, in una conferenza stampa, Giuseppe Trifirò, responsabile del Servizio di Medicina nucleare di Maugeri e Gianpaolo Basso, neuroradiologo dell’Università di Trento che lavora da un anno alla Fondazione grazie a una convenzione.

Sono i responsabili di LabNIT, il cui obiettivo, hanno detto, “è quello di studiare come si modifichi il cervello in risposta ad un danno e verificare l’effetto delle terapie riabilitative”.

Grazie alla loro non invasività e alla possibilità di essere ripetute nel tempo, le metodiche di neuroimaging RM e PET sono at-

tualmente fra le più utilizzate in neuroscienze per lo studio del sistema nervoso centrale umano, sia normale sia patologico.

In ambito cardiologico, le attività del Laboratorio si incentrano sull’impiego della scintigrafia con Metil-Iodo-Benzil-Guanidina (MIBG) per la valutazione della innervazione cardiaca nei pazienti con scompenso cardiaco.

“Sulla base di ricerche scientifiche, e in particolare sui risultati del trial ADMIRE_HF”, ha detto Silvia Priori, responsabile della Cardiologia riabilitativa nonché direttore scientifico della Maugeri, “è emerso che lo studio della funzionalità della innervazione adrenergica cardiaca mediante MIBG, permetta di stratificare il rischio di eventi avversi al follow up, nei pazienti con scompenso cardiaco”.

In particolare i dati dimostrano che “un’alterata funzione del sistema adrenergico cardiaco si pone come nuovo stratificatore del rischio, al fianco della frazione di

eiezione (capacità contrattile del tori dell’Istituto di Bioimmagini cuore), alla Classe NYHA (sinto- e Fisiologia Molecolare-I.B.F.M. matologia del paziente) e del pep- del CNR di Milano permette lo tide natriuretico di tipo B (BNP)”. sviluppo e l’applicazione di metodi La Cardiologia Riabilitativa e la computazionali avanzati in ambito Medicina wNucleare partecipano neuroimaging. inoltre a studi nazionali e internazionali sull’uso della Scintigrafia PROGETTARE MIBG nei pazienti con insufficienza ventricolare cronica. La quantità IL FUTURO di dati ottenibili con metodiche di di Gualtiero Brugger imaging avanzato è enorme.

Da quando, nell’ottobre del LabNIT si avvale di competenze 2014, sono stato chiamato alla multidisciplinari offerte all’interno presidenza della Fondazione, e all’esterno di Maugeri. grazie all’impegno di Chiara All’interno, con il Servizio di Maugeri e alla sua tenacia Radiologia, diretto dalla dottonel difendere il patrimonio di re Maurizia Baldi, quello di Mediesperienze e di realizzazioni cina Nucleare, diretto dallo stesso dell’ente creato dal nonno, molta Trifirò e la Divisione di Cardiolostrada è stata fatta per superare gia Riabilitativa, diretta da Priori; lo stato di crisi. all’esterno, oltre all’ateneo di TrenIn tempi brevi è stato messo a to, con l’Istituto universitario di punto un piano di risanamento studi superiori-IUSS di Pavia e il risolutivo, ponendo fine a professor Nicola Canessa, con una un processo di ricerca che si dottoranda, Caterina Galandra. trascinava da alcuni anni.

Grazie alla convenzione-quadro di Continua a pagina 2 ricerca con l’InLab, uno dei labora-

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PROGETTARE IL FUTURO

Il presidente Brugger analizza i passaggi che, fra la fine del 2014 e l’anno in corso, hanno visto la Fondazione superare la crisi e avviarsi verso il risanamento. Il ruolo del fondo immobiliare e della Newco (continua da pag. 1) Il piano è caratterizzato da alcune direttrici di fondo: 1.

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la separazione della Fondazione dall’azienda sanitaria; la cessione di parte del patrimonio immobiliare per eliminare l’eccesso di indebitamento accumulato; la conservazione dell’intero perimetro operativo esistente, salvaguardando anche l’occupazione; l’avvio di un deciso programma di innovazione e di ricerca dell’efficienza ad ogni livello.

Utile separare Fondazione e azienda sanitaria La separazione della Fondazione dall’azienda sanitaria ricalca quanto è accaduto nel settore creditizio a partire dagli anni ’90 del secolo scorso. Oggi le fondazioni bancarie sono azioniste delle società di capitali alle quali hanno trasferito le loro aziende, che spesso sono cresciute con operazioni di concentrazione e talora si sono quotate in Borsa.

Nel nostro caso lo strumento della separazione si è rivelato prezioso per la costruzione dell’accordo

transattivo con la Regione Lombardia di cui si è molto parlato. Se, ad esito del processo penale in corso e del successivo processo civile, ci sarà un risarcimento da riconoscere alla Regione, l’onere graverà sulla Fondazione-azionista e non sugli attuali creditori e sulla futura società sanitaria (in gergo Newco, cioè New company). Ciò ha reso possibile l’attuale concordato e la connessa ristrutturazione aziendale.

La Fondazione resterà in ogni caso l’azionista di riferimento della Newco, mantenendo intatta la propria tradizione e la propria cultura, caratterizzate dall’impegno per la ricerca, dall’attenzione per i pazienti, dalla valorizzazione del personale (considerato una risorsa strategica).

La separazione permetterà anche di aprire il capitale a nuovi investitori per accrescere le risorse disponibili per lo sviluppo della Newco; cosa impossibile con l’istituto giuridico della fondazione ma possibile con una società di capitali.

La vendita di nove immobili al costituendo fondo immobiliare è certamente un sacrificio, meno pesante tuttavia della cessione di Istituti, che in passato la Fondazione aveva messo in conto. Molti operatori del settore erano pronti a partecipare allo “spezzatino”, ma alla fine sono stati delusi.

Gli immobili non sono un elemento strategico e già ora la Maugeri opera in qualche caso in strutture non di proprietà. Anche Kos ha proceduto alla costituzione di un fondo immobiliare simile al nostro e Humanitas opera in immobili di proprietà di una società immobiliare appositamente creata. I nove immobili ceduti saranno comunque utilizzati dalla Newco con contratti di locazione a

Molti operatori di settore erano pronti allo “spezzatino” della Maugeri, ma alla fine sono rimasti delusi

lungo termine e, nel tempo, potranno essere riscattati.

Con la costituzione del fondo immobiliare e con la cessione di gran parte delle relative quote la Fondazione si libererà di debiti per oltre 100 milioni.

Molto importante è la conservazione dell’intero perimetro operativo attuale, che fa della Maugeri il primo operatore nazionale nel campo della riabilitazione intensiva.

In parallelo il piano prevede la salvaguardia dell’occupazione, anche se il costo del lavoro (l’elemento che più incide sui nostri costi) dovrà essere costantemente tenuto sotto controllo. Dopo una lunga trattativa con le organizzazioni sindacali è stato raggiunto – com’è noto – un accordo che concorre al risanamento del nostro conto economico e che i lavoratori hanno confermato con referendum plebiscitari. Si tratta di un contributo importante, che attesta la volontà del personale di cooperare per la costruzione di una comune prospettiva. Di ciò la Fondazione è grata.

Il controllo del costo del lavoro si colloca in un processo più generale di ricerca dell’efficienza e di rilancio della capacità di operare dei diversi Istituti, iniziato con un profondo rinnovamento del management.

Il nuovo direttore generale Gian-

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ni Giorgi, con il concorso dei dirigenti ai diversi livelli, centrali e di Istituto, ha messo a fuoco le caratteristiche del modello clinico-scientifico della Maugeri, proiettato verso una riabilitazione attenta ai problemi della cronicità, e sta progressivamente impegnando gli Istituti in “piani di rigenerazione” per assicurare prestazioni in linea con il ruolo che vogliamo dare alla Newco.

Nel maggio 2015 è stato presentato al Tribunale di Pavia un piano di concordato preventivo in piena continuità aziendale diretta. L’e spressione vuol dire che il piano è caratterizzato dalla conservazione completa dell’attività aziendale in capo al “soggetto debitore” Fondazione Maugeri (sia pure attraverso la Newco): una circostanza più unica che rara nel panorama dei concordati italiani.

Il piano presenta altre caratteristiche di qualità. Anzitutto è presidiato da importanti accordi: in primo luogo con la Regione Lombardia, superando un contenzioso al quale è formalmente associato un importo elevatissimo ma che in

futuro potrà essere grandemente ridimensionato, se non cancellato.

A ciò si aggiunge un accordo con le banche creditrici, che hanno accettato di consolidare i loro crediti consentendone il rimborso in 1015 anni. Non meno importante è stato poi l’accordo con le organizzazioni dei lavoratori, come già ho detto. E ai fornitori è prospettato un pagamento del loro crediti in misura superiore all’80%, attraverso la cessione delle quote del fondo immobiliare: una percentuale assolutamente unica nel panorama dei concordati italiani.

L’adunanza dei creditori chiamati a deliberare sulle proposte presentate, fissata originariamente nello scorso mese di novembre, è stata differita dal Tribunale di Pavia al febbraio 2016.

I bilanci intermedi dell’anno sono positivi Ciò comporta un ritardo nella costituzione e nel decollo della Newco, ma lascia un tempo maggiore per l’ulteriore rafforzamento

del piano, al quale stiamo lavorando con l’aiuto dei nostri consulenti.

Il bilancio relativo all’esercizio 2014 della Fondazione si è chiuso ancora in perdita, a causa soprattutto degli accantonamenti per passività potenziali che è stato necessario effettuare. Ma i bilanci intermedi, al giugno e al settembre 2015, mostrano una situazione economica nettamente positiva, anche se sono da temere gli effetti di tagli inopinati nella spesa sanitaria.

Complessivamente i risultati di questi mesi sono in linea con le previsioni del piano concordatario, il che è importante perché dimostra la solidità del piano stesso. Le condizioni di liquidità sono buone ed hanno permesso di ottenere finalmente dal Tribunale di Pavia l’autorizzazione a completare il pagamento al personale della tredicesima 2014, che era stata in gran parte “congelata” con l’inizio della procedura. Questo pagamento avverrà insieme a quello della tredicesima 2015.

Tutto è dunque stato predisposto per superare serenamente il vaglio degli organi della procedura e dei creditori, nella prossima adunanza di febbraio. E con questa serenità possiamo ora pensare in termini concreti al futuro post-concordato, in parte già tracciato (con la costituzione e il programma di efficientamento della Newco) ma che può essere arricchito con altri progetti.

Superata la crisi acuta, è infatti necessario perseverare nell’impegno per il rinnovamento, mantenendo la necessaria tensione.

La spesa sanitaria continuerà ad essere in discussione ancora per anni e nel comparto della sanità privata le situazioni di disagio continueranno ad essere diffuse.

Gli enti che presentano bilanci solidi si contano sulle dita di una mano.

In uno scenario così complesso è necessario accettare la sfida dei tempi con il proposito di restare sempre nel novero dei protagonisti, formulando strategie idonee e rafforzando i processi clinico-scientifici nell’interesse della collettività.

Man mano che si avvicina il superamento dal regime di procedura concordataria, l’impegno mio, del Consiglio di Amministrazione e dei dirigenti della Fondazione è proprio nel senso di “progettare il futuro”.

Un futuro che dia fiducia a tutti, che risponda alla nostra tradizione e che sia coerente con le capacità che siamo in grado di esprimere.

A tutti auguro un felice (e laborioso) 2016!

Gualtiero Brugger

COMUNICARE È PARTECIPARE di Paolo Migliavacca

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a Fondazione ha intrapreso con coraggio un percorso assai impegnativo di ristrutturazione, che si avvia verso la sua coagulazione formale.

Nella primavera del 2016, i creditori saranno chiamati ad esprimersi sulla bontà del piano di ristrutturazione che abbiamo presentato.

Se saranno concordi, si chiuderà la procedura e daremo esecuzione ai pagamenti.

Si esaurisce con la chiusura del concordato la “terapia acuta” della nostra organizzazione?

Sicuramente no.

Come condividiamo, occorre “riabilitazione”, occorre tornare capaci di mettersi in moto mentre paghiamo i nostri debiti: il metabolismo della nostra organizzazione ha bisogno della partecipazione di tutte le sue componenti.

Non esiste una ristrutturazione efficace che non abbia come obiettivo il rilancio.

Ripartiamo quindi col comunicarci, con la convinzione che le connessioni che vogliamo rigenerare daranno a ciascuno il senso della partecipazione al rilancio della nostra organizzazione.

Maugeri News è un primo esperimento di condivisione delle tante e ricche esperienze che si producono all’interno del nostro mondo e vuole rendere questo patrimonio di innovazione e di eccellenza accessibile a tutte le persone che con il proprio contributo rendono unico e riconoscibile il presente della Maugeri, e ne determinano, individualmente e insieme, l’orizzonte futuro.

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Interventi

QUALE MEDICINA CLINICA ALLA NUOVA MAUGERI?

La cura seperata dalla riabilitazione, la malattia dalla disabilità: la sfida è tenere assieme ciò che è stato inutilmente diviso. Alcuni stralci del discorso del direttore generale Gianni Giorgi in un incontro, il 16 settembre, per direttori di istituto e responsabili amministrativi

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itengo che il tema di fondo degli ospedali, e quindi anche della nostra organizzazione del lavoro e di ciascuno di noi, sia innovare per essere nelle condizioni di lavorare al meglio al servizio dei pazienti. Per farlo, la prima cosa che dobbiamo fare insieme, medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, ma anche tutti gli altri operatori che collaborano e ne supportano le attività di cura, è avere un’idea condivisa del servizio ospedaliero, della ricerca applicata alla clinica, avere un’idea precisa di cosa serve e delle evidenze di efficacia del nostro intervento, dei percorsi clinici e assistenziali con cui accompagniamo i pazienti per affrontare al meglio i loro problemi. È infatti la specificità del contributo di ogni singolo professionista al servizio che dà valore aggiunto a un servizio complessivo, e questo dipende in primo luogo dalla condivisione operativa dell’idea di medicina che comprenda e sostanzi il pensiero della medicina riabilitativa, una medicina che ha - non a parole - il paziente al primo posto perché punta a dargli autonomia e libertà.

La rigenerazione (= risanamento + rilancio) della Maugeri passa attraverso i processi di cambiamento che coinvolgono ciascun Centro e ciascuna Unità Operativa. Ciascuna Unità o Servizio è la base su cui poggia la nostra realtà organizzativa ed il suo miglioramento o, se del caso,

la revisione - in funzione della qualità del servizio ospedaliero complessivo - sono le condizioni imprescindibili per uscire dal buio del tunnel dei debiti in cui ci troviamo.

Non ci possiamo più permettere di avere, al nostro interno, orticelli e latenze, né giustificare le lentezze di esecuzione e i mancati aggiornamenti!

Il tempo della realizzazione dei percorsi clinici assistenziali (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali o PDTA) e dei progetti organizzativi di cambiamento individuati è la risorsa da non sprecare e che dà valore al lavoro fatto insieme. Il tempo in cui realizziamo i progetti è la prima misura dei risultati raggiunti.

Il tempo dei pazienti e della medicina riabilitativa da assicurare sette giorni su sette giorni, la risorsa e la misura del nostro prenderci cura.

Coltivare le piccole realtà diventa fattore frenante Non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi che danno senso al nostro lavoro e adottare agende non coerenti. Non possiamo lasciare a ognuno la possibilità di coltivare la propria piccola realtà, la possibilità di non farsi carico, per la piccola o grande parte che ciascuno ha, del servizio da assicurare. Di essere fattore di freno rispetto alla realizzazione del nuovo modello Maugeri di Ospedale specialistico della medi-

cina delle malattie croniche e della riabilitazione.

Queste considerazioni nascono dall’evidenza, sotto gli occhi di tutti, di inefficienze, incrostazioni organizzative e calcificazioni operative che si sono accumulate nel tempo, e che sono il freno alla nostra capacità di cogliere, con rapidità, la sfida vitale per la Fondazione del cambiamento e dell’innovazione.

Cerchiamo dunque di prenderne tempestivamente consapevolezza e condividiamo la necessità di superare le logiche contrapposte e i vari antiquati steccati di ordine professionale, come quelli tra specialisti fisiatri e specialisti d’organo e di apparato. Sono sempre stato convinto che la riabilitazione vada insieme alla cura e alla prevenzione: la medicina riabilitativa è nata così, come medicina a tutto tondo. Da questa impostazione si deve continuamente ripartire con l’apporto integrato e multi-specialistico delle varie professionalità.

La nostra prospettiva di cura si scontra con concezioni culturali e interessi legati alla separazione tra le cosiddette acuzie e la riabilitazione.

C’è una concezione, purtroppo molto diffusa, della riabilitazione come “medicina di scarico”, cioè come luogo dove si “scaricano” i pazienti bloccati nelle terapie intensive, nei reparti di medicina interna o di specialità, che abbiano superato la degenza media attesa per un determinato DRG, cioè un percorso di cura remunerato

ad evento e non a giornate di ricovero. Questa logica non è accettabile in un sistema sanitario attento al bene comune, e dobbiamo dirlo: è una logica sbagliata! È contraria, in primo luogo, all’interesse del malato, oltre che all’origine di sprechi e maggior costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Dobbiamo dire e portare la programmazione sanitaria nazionale e quelle regionali a comprendere che la medicina clinica riabilitativa specialistica non è figlia di una medicina minore, anzi che è fondamentale per affrontare le cronicità.

Quando, in una mia precedente esperienza manageriale ospedaliera, ho proposto di creare in un ospedale specialistico la cardiologia riabilitativa, nessun cardiologo voleva farlo.

Voi sapete il perché: la cardiologia riabilitativa veniva considerata una cardiologia minore. Al contrario, io ritengo che sia invece una cardiologia maggiore, perché mette insieme due approcci, più professionalità con diverse specializzazioni che, insieme, determinano la progressione efficace della cura.

Di qui è l’importanza che tra fisiatri e specialisti di organo e di apparato ci sia la convinzione che è un valore aggiunto il lavorare insieme per assicurare le indispensabili cure integrate e multi-specialistiche.

Ci troviamo di fronte a un contesto, in cui il vento, fuori e dentro la Maugeri, è profondamente cambiato e dobbiamo riguadagnare convinzione

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e determinazione nel nostro operare.

Fuori il vento è cambiato perché assistiamo a un mutamento degli orientamenti nazionali e regionali, determinato sia dall’epidemiologia emergente delle cronicità e delle comorbidità proprie di una popolazione che invecchia sempre più, sia dalla spending review, dall’esigenza cioè di affrontare il tema della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale-SSN, in primo luogo attraverso la valutazione dell’appropriatezza delle cure per cui occorre fare la cosa giusta, per il paziente giusto, nel momento giusto, al posto/reparto giusto. È cambiato il vento anche al nostro interno: noi siamo la nuova Maugeri, vogliamo essere la nuova Maugeri, che si porta dietro il meglio della vecchia. Siamo servizio pubblico, siamo dei privati che fanno servizio pubblico. A questa concezione tengo molto, perché la Sanità è servizio pubblico e dobbiamo farla con l’eticità e lo spirito del servizio pubblico.

Per questo siamo una rete di ospedali di ricerca presente in diversi territori del Paese, siamo Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico - Irccs -, per questo portiamo avanti con convinzione la sfida di rendere un servizio pubblico essendo economicamente sostenibile.

Questa è la scommessa che affrontiamo e che condividiamo, con ruoli diversi, con le istituzioni pubbliche.

In Maugeri sappiamo erogare prestazioni specialistiche di cura correlate, sappiamo cioè mettere insieme prestazioni che curano con l’attività motoria, con prestazioni diagnostiche, farmacologiche e interventistiche in grado di giovare ai processi vitali delle persone. Stiamo organizzandoci, e lo faremo entro il 2015, per assicurare con continuità le cure riabilitative, anche il sabato e la domenica se necessario, cioè sette giorni su sette.

Tutto questo dobbiamo farlo conoscere e continuare a migliorarlo.

Ciò che ci deve sempre più distinguere è la capacità di capire e praticare sistematicamente e in modo coordinato la medicina molecolare, la medicina d’organo e l’esercizio fisico per recuperare la plasticità degli organi, dal cervello al cuore, per rendere abile al meglio possibile la persona nel suo complesso. È chiaro che la medicina deve sempre più essere una scienza unitaria, tornare guardare al paziente nel suo complesso, ed è in questa prospettiva unitaria che dobbiamo portare avanti la capacità di sviluppare il nostro progetto di ospedale.

Traduciamolo in pratica, nelle diverse realtà regionali, consapevoli dei livelli di maturazione e dei condizionamenti di ciascun contesto territoriale specifico, sapendolo proporre alle istituzioni e offrire ai pazienti. Se

ci riusciremo, saremo punto di riferimento non solo in Italia.

Il tema di fondo, mi ripeto perché da qui dobbiamo ripartire, è quale medicina clinica ci proponiamo di praticare e di porre all’attenzione del Paese. La medicina che dobbiamo assicurare per me deve essere basata sulla ricerca, esser clinica, specialistica e multidisciplinare.

Cosa vuol dire multidisciplinare?

Vuol dire che le varie discipline lavorano insieme, vuol dire anche che noi previlegiamo gli specialisti che hanno almeno due specializzazioni. La combinazione delle competenze può essere patrimonio del singolo professionista o della equipe di cura, in ogni caso il mettere insieme in modo sistematico ed efficace la specialità riabilitativa con la specialità d’organo è vincente perché la disabilità va vista insieme alla malattia, di cui è conseguenza, soprattutto nella stragrande maggioranza dei casi delle malattie croniche con le relative recrudescenze, riacutizzazioni e comorbidità.

Particolare attenzione, anche in base alla nostra grande esperienza maturata sul campo e per il rilievo dell’attività - oltre che dei risultati - nei nostri Istituti, va riservata all’area

sub-intensiva dei ricoveri specialistici per le persone in stato vegetativo e stato di minima coscienza. È indispensabile avere idee chiare sul rapporto tra disabilità e malattia/traumatismi. Nel nostro Paese troppi medici e programmatori sanitari pensano che la cura delle disabilità vada disancorata dalle cure della malattia, possibile solo in casi circoscritti. Questa impostazione della clinica è un errore. È come se noi volessimo disancorare la chirurgia dalla medicina.

Fra riabilitaizone e medicina riabilitativa Certamente la riabilitazione non è necessariamente solo quella medica, tanto meno ospedaliera. È molto utile ai sani, ai disabili, agli anziani per il mantenimento della propria autonomia, ha una rilevante funzione nell’assistenza sociale.

La medicina riabilitativa specialistica clinica, invece, serve per affrontare gravi problemi di malattia e disabilità che richiedono professionalità, tecnologie e strutture adeguate. Quali sono le disabilità da malattia, traumatismi e co-malattie

recuperabili in tempi non biblici?

Quale salute e quali abilità possiamo aiutare a restituire o, almeno, a mantenere? Questa deve essere la nostra riflessione, anche per stabilire di quali pazienti dobbiamo e possiamo efficacemente occuparci, anche nelle fasi estreme della vita come specialisti che sanno aiutare a combattere il dolore, senza però trasformaci in strutture sociali residenziali. Ci occupiamo di situazioni di instabilità/criticità: instabilità in termini di malattia ma anche in termini di disabilità. Ci occupiamo di problemi di comorbidità, che incidono fortemente sull’instabilità e sulla recuperabilità, e per far questo abbiamo bisogno di una multidisciplinarietà professionale strutturata nei nostri Istituti.

La medicina del futuro, soprattutto quella ospedaliera, è una medicina di precisione e personalizzata, è servizio clinico integrato con i servizi sanitari e sociali territoriali.

Dobbiamo per questo costruire un modello di ospedale aperto, in cui l’attività ambulatoriale è fondamentale, anche in coerenza con la direzione indicata dal Piano Sanitario Nazionale. Da qui il nostro sforzo di interpretare il servizio ambulatoriale specialistico, non come offerta di singole prestazioni, non come esame isolato, ma come day service. Come un insieme di prestazioni che costituiscono un servizio complessivo, come percorso, anche con più accessi all’ospedale e/o al domicilio del paziente. Per questo dobbiamo lavorare intensamente per ri-precisare tempestivamente l’identità del servizio clinico offerto nei nostri Istituti. È evidente che chi arriva prima a realizzare questo tipo di ospedale, che funziona e cura inpatient e outpatient sulla base della propria piattaforma ambulatoriale, ha messo una buona ipoteca per essere un attore fondamentale nel futuro della sanità.

Esso deve caratterizzarsi secondo le esigenze e le peculiarità del territorio di riferimento e nello stesso tempo essere nodo di una rete nazionale di ospedali di elevata specializzazione.

La nostra scommessa è quindi ripensare e realizzare in modo originale una organizzazione ospedaliera in funzione della medicina delle malattie croniche e della riabilitazione, un’organizzazione basata sugli ambulatori per patologia, che comprenda palestre e servizi diagnostici e interventistici, dove le singole prestazioni possono e devono essere offerte in modo coordinato ed efficace attraverso setting terapeutici appropriati e per intensità di cure, siano essi percorsi diagnostici terapeutici in ricovero o ambulatoriali.

Gianni Giorgi

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Organizzazione

NELLA GIUSTA DIREZIONE

Lo sviluppo dell’area clinico-assistenziale a supporto della rigenerazione: è l’obiettivo della nuova Direzione Medico-clinica guidata da Antonio Spanevello, che si occuperà della valutazionevalorizzazione del personale, anche con la formazione, del coordinamento dei dipartimenti

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a Direzione medico-clinica-Dmm è una nuova struttura funzionale, voluta all’interno della Direzione generale, e che ha come obiettivo quello di sviluppare l’area clinico-assistenziale e, per conseguenza, supportare il processo di rigenerazione aziendale.

Si tratta di obiettivi cui questa struttura non può chiaramente giungere da sola ma costruendo una sinergia con la Direzione generale, le Direzioni di istituto, ma anche le Direzione sanitaria, scientifica e amministrativa.

All’interno della Dmm, sicuramente la Direzione del Personale, la Direzione sanitaria e l’Ufficio qualità potrebbero avere un ruolo di importante supporto per i diversi obiettivi, a partire dal principale di essi, ossia la valutazione e la valorizzazione del personale sanitario, anche attraverso la formazione istituzionale, che ha già avuto inizio nell’Istituto di Cassano Murge (Bari).

Una volta determinato lo stato dell’arte, si procederà a costruire processi di formazione che avranno come obiettivo il potenziamento della professionalità dei clinici operanti nell’istituto ma anche individuare potenziali capacità di leadership.

Ma quali sono le caratteristiche richieste nella valutazione del persone? Certamente, l’alta professionalità clinico- specialistica e la

competenze clinica e pertanto riabilitativa, ma l’aspetto più importante da valutare sarà il senso di appartenenze al progetto clinico dell’Irccs, che è il chronic care model, ossia modello di cura del paziente cronico, e della disease unit, ossia dell’unità di patologia.

Un altro aspetto fondamentale sarà quello di organizzare e sviluppare l’attività dei dipartimenti, attraverso l’ottimizzazione e la omogenizzazione delle procedure e dei processi assistenziali in funzione dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali-PDTA, presenti nelle diverse Unità operative o nei servizi afferenti ai dipartimenti.

In particolare, nei PDTA, si sottolineerà l’importanza di alcuni concetti quali l’appropriatezza clinica, la complessità clinica e la multidisciplinarietà, la semplificazione della documentazione clinica e la definizione di indicatori di efficienze delle cure erogate che spesso vengono indicate con la parola inglese outcomes, ossia risultati.

Infine, attraverso l’istituzione dei dipartimenti ci si propone di promuovere e sviluppare protocolli clinici, clinica trials, e di ricerca, multicentrici in condivisione con la direzione scientifica centrale.

Antonio Spanevello (dall’intervento all’incontro del 16 settembre 2015. A fianco alcune slide presentate sul tema della cronicità)

“Organizzare e ottimizzare l’attività dei Dipartimenti”

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GESTIRE ACUZIE E COMPLICANZE NEL PAZIENTE ANZIANO E COMORBIDO. UN PROGETTO PER RIDURRE L’OSPEDALIZZAZIONE

L’esperienza del Dipartimento di Medicina clinico-specialistica dinnanzi alle patologie cronico-degenerative di una popolazione che invecchia raccontata da due giovani nefrologi dell’Istituto clinico di Pavia

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on una popolazione mondia che invecchia, la provincia di Pavia non fa eccezione, anzi in Lombardia, è la provincia con l’età media più elevata.

Con l’invecchiamento, la prevalenza di malattie non comunicabili come ipertensione, diabete mellito e obesità è aumentata; nello stesso tempo il miglioramento della gestione di altre malattie, generalmente associate con l’invecchiamento, come le patologie cardiovascolari, renali e le neoplasie, ha aumentato la sopravvivenza rendendo gli anziani dei pazienti di difficile gestione per le varie comorbidità e per la necessità di riabilitazione dopo eventi acuti.

Il sistema Salute si trova quindi a confrontarsi sempre di più con pazienti anziani comorbidi che necessitano di un approccio multidisciplinare e che, per le tante patologie, richiedono numerosi accessi al sistema ospedaliero.

Nella sola Nefrologia dell’Istituto di Pavia, abbiamo calcolato che l’età media dei pazienti ricoverati è circa 77 anni. Il paziente anziano comorbido è sicuramente il paziente target del dipartimento di Medicina clinico-specialistica, un dipartimento molto eterogeneo, ma che, proprio per la sua eterogeneità, può prendersi cura dell’anziano con numerose patologie in maniera completa dal punto di vista medico e chirurgico con l’aiuto dei servizi per la dia-

gnostica.

Il nostro Dipartimento propone, a livello del territorio, dove è molto radicato, un modello virtuoso, anche esportabile in altri dipartimenti, di gestione di percorsi diagnostici-terapeutici per i pazienti afferenti alle nostre strutture. Le malattie cronico degenerative del paziente anziano sono caratterizzate da episodi di acuzie o da complicanze che richiedono l’ospedalizzazione frequente e che, nella maggior parte dei casi, sono disabilitanti.

Il successo clinico del trattamento di un paziente anziano con malattia cronico-degenerativa è ridurre al minimo gli episodi di ospedalizzazione, e questo è anche uno degli obiettivi di Regione Lombardia.

L’obiettivo del nostro Dipartimento è la prevenzione delle complicanze o delle fasi di acuzie mediante la creazione di percorsi interni che, nel rispetto di PDTA e delle linee guida di patologia, consentano la minore ospedalizzazione possibile.

I percorsi interni potrebbero essere associati a una rete on line per consentire una maggiore comunicazione tra le varie unità operative con scambio di notizie e suggerimenti clinici. Poiché il nostro Dipartimento è, come già detto, storicamente legato al territorio, è necessario individuare punti di contatto per coinvolgere e sensibilizzare i medici di Medicina generale e renderli par-

tecipi dei percorsi interni creati per i pazienti anziani comorbidi. Sarà cura del Dipartimento creare degli indicatori di processo, performance e outcome controllabili mediante audit, per cercare di migliorare il processo e correggere i punti critici.

In quest’ottica si potrebbero utilizzare programmi informatici per tracciare il percorso dei pazienti all’interno del Dipartimento, verificare l’aderenza ai PDTA di patologia, calcolare la tempistica di esecuzione degli accertamenti, dei trattamenti e dei periodi di degenza.

All’interno della struttura dipartimentale, le aree di interesse sono numerose ma coinvolgono sempre più di una sola unità operativa.

Tra i progetti clinico scientifici forse quello che più facilmente può rendere l’idea dell’approccio multidisciplinare nel trattamento del paziente anziano comorbido è la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione della malattia renale cronica che ha un percorso che si può facilmente delineare. La malattia renale di base induce dei danni che portano alla insufficienza renale cronica che ha come caratteristica la progressione e porta il paziente all’uremia terminale e alla necessità di terapia sostitutiva e/o, per i più fortunati, al trapianto di rene. È indicato e auspicabile ovviamente un intervento sulle cause che inducono la malattia renale cronica quali

l’ipertensione, le apnee notturne, il diabete o l’obesità per poter modificare la storia naturale della malattia A Pavia esiste una collaborazione tra nefrologi ed endocrinologi per studiare e tentare di ridurre con farmaci antiproteinurici lo sviluppo della nefropatia nei pazienti diabetici. Ed esiste anche una collaborazione con i colleghi che studiano le alterazioni del sonno, visto che è stata dimostrata una associazione tra questa alterazioni, l’ipertensione e la malattia renale cronica.

Una volta che la malattia renale cronica si è instaurata, ovviamente è necessario limitare le alterazioni che riducono la qualità della vita nei pazienti o che possono aumentare il rischio di complicanze, specialmente nei pazienti anziani quali per esempio l’anemia. Il trattamento dell’anemia è essenziale per ridurre le malattie cardiovascolari e, qui a Pavia, stiamo sperimentando un farmaco che potrebbe essere l’alternativa alle eritropoietine ricombinanti Altrettanto importante, nella gestione del paziente cronico, è la gestione di alterazioni endocrinologiche come l’iperparatiroidismo o le complicanze cardiache e vascolari come le coronaropatie, lo scompenso cardiaco o le stenosi vascolari cui questi pazienti vanno incontro.

Infine, quando la funzione renale si riduce tanto da non rendere più possibile un controllo delle alterazioni con la terapia conservativa, è necessario iniziare il trattamento sostitutivo con la dialisi extracorporea o peritoneale che richiedono entrambe un approccio di tipo chirurgico.

Vittoria Esposito Massimo Torreggiani

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DAI LABORATORI A YOUTUBE PER SOSTENERE LA RICERCA SULLA SLA

In un video, promuovono la raccolta fondi di AriSLA a favore del progetto CARDINALS a cui lavorano nell’Istituto di Milano-Camaldoli

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edici e ricercatori Maugeri in campo per la ricerca sulla SLA. E non solo con i loro studi. Laura Dalla Vecchia, cardiologa e Gabriele Mora, neurologo, entrambi in forza all’IRCCS Maugeri di Via Camaldoli a Milano, si sono prestati a un video promozione della Fondazione Italiana di Ricerca per la Scleori Laterale Amiotrofica-AriSLA che raccoglieva fondi tramite gli sms solidali nella prima decade di dicembre.

Dalla Vecchia e Mora compaiono infatti, assieme a Beatrice Di Maria, bio-ingegnera (al centro nella foto), in un filmato che la Fondazione ha diffuso tramite il proprio

canale YouTube.

Tutti e tre lavorano infatti al progetto CARDINALS, cordinato dalla stessa Dalla Vecchia, e al cui sostegno è destinata l’attività di fundraising.

A promuovere la raccolta fondi anche Giorgio Chiellini, difensore della Juventus e della Nazionale, che ha aderito con entusiasmo alla richiesta di Mario Melazzini, presidente di AriSLA, a prestare la sua immagina per questa causa.

Con CARDINALS, studio di ricerca clinica, si vuol affrontare in maniera approfondita la presenza e l’entità di eventuali disturbi del sistema nervoso autonomo, denominate disautonomie.

Expo

COME UNA START-UP

Il Laboratorio di ricerca sulle malattie neurovegetative e i venture capitalist

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ome una start-up, anche il Laboratorio di Ricerca sulle malattie neurovegetative della Maugeri è andato Expo in cerca di finanziatori e partner industriali.

Lunedì 12 ottobre, alcuni ricercatori, guidati dalla professoressa Silvia Priori, responsabile scientifico di Fsm, hanno partecipato a un incontro preliminare, organizzato da ItaliaCamp, che promuove le start-up mettendole in contatto con gli investiori di rischio, e dal ministero della Salute, presente Giovanni Leonardi, d.g. Ricerca e innovazione.

Il Laboratorio è stato selezionato poi per la fase finale, la business opportunity del 26 ottobre, unico fra gli IRCCS invitati, per presentarsi, con altre start-up, a un pubblico di investitori, prevalentemente società collegate

a banche e fondi di investimento. È stata presentata una ricerca, già registrata con brevetto americano, su una molecola che potrebbe essere molto efficace per combattere la SLA. Daniela Rossi, responsabile del Laboratorio (nella foto), ha spiegato che “le cure contro questa patologia, a oggi incurabile, sono rese difficile dalla presenza della barriera emato-encefalica, che impedisce alla maggior parte dei farmaci tradizionali di accedere alle aree colpite dalla malattia”. Barriera che invece la molecola messa a punto riesce a superare, diventando vettore di cure.

Le domande dei potenziali investitori si sono concentrate sull’entità dei fondi necessari e i tempi di passaggio del progetto dalla fase pre-clinica e clinica, che Rossi ha individuato in circa 1 milione di euro e tre anni di lavoro.

Volontari

DONAZIONE PER MISTRETTA In memoria della madre, a lungo ricoverata alla Fondazione Maugeri, due donne messinesi hanno raccolto fondi e donato al presidio un capnografo per alleviare le cure ai malati di SLA

U

no strumento per facilitare le cure deli malati di SLA. L’hanno donato alla Fondazione Salvatore Maugeri di Mistretta (Messina) alcune associazioni di volontariato messinese: l’Associazione convegni di cultura Maria Cristina di Savoia, il Rotary Club di Messina, l’International Inner Wheel.

Lo strumento in questione è un capnografo che, spiega il dottor Paolo Volanti, responsabile dell’Unità operativa di Neuroriabilitazione di Fsm, “in quanto portatile e di facile utilizzo, permette nei soggetti ventilati, sia intubati che non, la misurazione della saturazione di ossigeno, della frequenza cardiaca e respiratoria, ma ancor più un efficace monitoraggio della capnografia ossia la misurazione dell’anidride carbonica presente nell’aria espirata”.

E tutto ciò, aggiunge Volanti, “in maniera non invasiva, evitando l’esecuzione di frequenti e ‘fastidiosi’ prelievi arteriosi necessari per gli esami emogasanalitici”.

La donazione è avvenuta oggi al Centro Sla di Fsm, presenti anche Laura e Cristina Simoncini, due

signore messinesi che hanno lanciato l’iniziativa e coinvolto le associazioni nella raccolta fondi. Sono le figlie di Anna Passalacqua, a lungo assistita proprio a Mistretta, e scomparsa due anni fa.

Nella memoria della madre, le due donne si sono attivate, mettendo in moto la catena di solidarietà, finché non si sono raccolti i 1.200 euro necessari per l’acquisto.

Alla cerimonia ha partecipato il dottor Domenico Di Cicco, responsabile dei tre presidi della Fondazione in Sicilia, Sciacca e Ribera, nell’Agrigentino, e appunto Mistretta, che ha ringraziato “a nome della Maugeri e di tutti gli assistiti e i familiari”, le due sorelle, “unitamente alle associazioni che hanno condiviso la donazione dell’apparecchio, che consentirà ridurre lo stress dei pazienti”.

A ricordo della donazione, è stata posta all’interno del Centro con una frase dell’astrofisico britannico Stephen Hawking, colpito da una grave atrofia: “Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi”.

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ALZHEIMER, C’È UNA NUOVA DIAGNOSTICA ALL’ISTITUTO DI PAVIA Prima in Lombardia, la Fondazione offre una PET amiloide, realizzata con un nuovo radiofarmaco che permette di escludere la patologia con maggiore accuratezza che nel passato

È

un nuovo metodo di accertamento diagnostico che esclude con maggiore accuratezza l’Alzheimer quello che viene proposto da Fondazione Maugeri, prima in Lombardia e terza in Italia, dopo gli ospedali di Negrar (Verona) e Ferrara.

Si tratta di una tomografia a emissione di positroni-PET effettuata con un nuovo radiofarmaco, il 18F-florbetapir, da poco immesso nel mercato italiano.

Come ha spiegato, mercoledì 18 novembre, in una conferenza stampa (foto sopra, ndr), il responsabile del Servizio di Medicina nucleare della Maugeri, dottor Giuseppe Trifirò (foto a fianco, ndr), “grazie a questo nuovo farmaco, diverso da quelli sin qui utilizzati nello studio dell’encefalo, si riesce a verificare la presenza di placche amiloidi”.

Si tratta di accumuli di una particolare proteina, la beta-amiloide, che si riscontrano nel cervello dei malati di Alzheimer.

Se l’esito dell’indagine PET con questo radiofarmaco è negativo, si può affermare, con una grande probabilità, che non siamo in presenza di Alzheimer, “mentre in caso di positività”, ha spiegato Trifirò, “si potrebbe trattare di questa come di altre patologie neurologiche che andranno accertate successivamente”.

“In casi di decadimento cognitivo con sospetto Alzheimer”, ha spiegato il medico, “la negatività dell’esame significa, con rilevante probabilità, assenza di placche o un carico amiloide limitato che le raccomandazioni del gruppo interdisciplinare di lavoro in materia sull’imaging dell’amiloide, formato dall’Associazione Italiana di Medicina Nucleare-AIMN, l’Associazione

Italiana di Psicogeriatria-AIP e la Società Italiana per lo studio delle demenze-SINDSEM, definiscono ‘inconsistenti’ con la Malattia di Alzheimer”, anche se, ha aggiunto Trifirò, “studi clinici hanno evidenziato che la tecnica non è utile in tutti i pazienti con sospetto di malattia di Alzheimer, per cui la richiesta dell’indagine deve essere fatta dal neurologo che ha in cura il paziente”.

La Medicina nucleare della Maugeri è la prima struttura ospedaliera lombarda a fornire, oltre alla PET con fluordesossioglucosio (FDGPET) già utilizzata per il sospetto diagnostico di demenza cerebrale, anche questa nuova possibilità diagnostica, peraltro ancora non molto diffusa Italia.

Maugeri utilizzerà la PET Amiloide al servizio di tre unità cliniche che

seguono pazienti con malattia di Alzheimer che operano nei propri istituti, a cominciare dal vicino istituto di Montescano (Pavia).

Tuttavia l’unità di Medicina Nucleare è disponibile a porsi al servizio del territorio, come dimostrano i primi sei pazienti sottoposti alla indagine, inviati da due istituti pavesi: la Fondazione Mondino e l’Unità di valutazione Alzheimer dell’Istituto di riabilitazione Santa Margherita, “ma interesse ci è stato manifestato anche da unità di altre aree”, ha aggiunto Trifirò.

“Queste nuove attività diagnostiche”, ha sottolineato Paolo Migliavacca, vice-direttore generale di Fondazione, “si inseriscono appieno nel lavoro di cure e di ricerca che Maugeri dedica alla cronicità, in cui i pazienti sono spesso affetti da co-

morbidità, ossia presentano patologie collaterali a quella cronica.

In questa direzione”, ha proseguito, “va anche un investimento nelle neuroscienze che abbiamo fatto con la creazione del Laboratorio di imaging funzionale”.

La nuova struttura di ricerca è stata infatti presentata, nel corso della medesima conferenza stampa, oltre che da Trifirò, dal direttore dell’Istituto scientifico di Pavia, Roberto Pedretti, dalla professoressa Silvia Priori, direttore scientifico della Maugeri, dalla dottoressa Maurizia Baldi, responsabile del Servizio radiologia, e dal professor Gianpaolo Basso, associato di neuroradiologia e docente di neuroscienze all’Università di Trento, che opera in convenzione alla Fondazione e che, insieme a Trifirò, è corresponsabile del nuovo Laboratorio di imaging LabNIT. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Mario Possenti di FederAlzheimer che ha presentato il lavoro di assistenza offerto, dalle numerose associazioni di volontariato federate, ai pazienti e ai loro familiari in tutta Italia.

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Prevenzione

ANZIANI, PROGETTO PILOTA CONTRO LE CADUTE

L’Unità operativa di Recupero e riabilitazione funzionale di Pavia in un’azione internazionale che vuol scongiurare gli infortuni. Un depliant e una giornata di studio con l’Ordine dei Medici

D

al giardinaggio, al ballo, alla Playstation: sono alcuni dei nove comportamenti suggeriti agli anziani per ridurre il rischio di cadere dalla campagna internazionale di ProFouND-The Prevention of Falls Network for Dissimination (http:// profound.eu.com/), un network di atenei, istituzioni e centri di ricerca impegnati nella prevenzione. Network guidato dall’Università di Manchester e al quale aderisce, per l’Italia, anche la Fondazione Salvatore Maugeri.

La campagna di sensibilizzazione, che si è svolta in 12 Paesi d’Europa il 1 ottobre, in occasione della Giornata internazionale dell’anziano, ha prodotto un dépliant che si poteva scaricare direttamente dal sito della Fondazione (qui a fianco alcune immagini, ndr).

Lo strumento spiega, con illustrazioni di immediata comprensione, le regole d’oro per prevenire un fenomeno, le cadute appunto, che, ogni anno in Italia, costituisce il grosso di quei 2 milioni 800mila incidenti domestici, con un’incidenza di 50 casi ogni 1000 abitanti/anno, registrati dal Ministero della Salute nel 2014.

La campagna, intitolata “Sìì forte, sii stabile”, ricordando che gli esercizi di forza e di equilibrio riducono del 40% le cadute, consiglia appunto tre aree di miglioramento della salute degli over 65, ossia “alzarsi e camminare”, “diventare più forti e stabili” e “sviluppare quel tipo di forza che serve a stare in piedi”.

Per ogni area, vengono suggerite semplici attività come il camminare in salita, il giardinaggio e il gioco delle bocce. Seguono poi esercizi, come la

ginnastica per la terza età e, infine, il ballo e anche i giochi alle console elettroniche, da fare magari assieme ai nipoti, per allenare l’equilibrio, purché si tratti di games all’impiedi.

Il dépliant richiama l’attenzione su una serie di altre buone pratiche quali cercare informazioni su Internet, valutare attentamente i rischi di casa, avendo cura di illuminare bene, con luce chiara, tutte le zone dell’appartamento, installare corrimano in presenza di scale interne, controllare la vista e l’udito annualmente, alimentarsi in modo da aumentare la vitamina D, ossia mangiare più uova e pesce, e chiedere al proprio medico di base di controllare i farmaci assunti, almeno ogni sei mesi.

“Stiamo cercando di sensibilizzare le famiglie, facendo lavorare assieme giovani e meno giovani”, ha dichiarato Isabella Springhetti, primario dell’Unità operativa di Recupero e riabilitazione funzionale di Maugeri, “per rendere consapevoli tutti di come si possa invecchiare meglio e prevenire l’inabilità da cadute”.

Springhetti, ogni anno, nel reparto che dirige, riabilita “centinaia di anziani traumatizzati a seguito di caduta, una parte dei quali tuttavia non è in grado di recuperare l’indipendenza precedente”.

Secondo Springhetti, “la prevenzione, a questo riguardo, può essere sostenuta anche dai medici di base, ai quali caldeggiamo l’utilizzo del materiale della campagna, scaricabile dal nostro sito”.

Con l’Ordine dei medici di Pavia, la Fondazione sta studiando una giornata di formazione nel 2016.

Sii Forte. Sii Stabile.

Fare attività di forza ed equilibrio due volte a settimana aiuta a ridurre il rischio di cadere.

3 semplici modi per rimanere independente e attivo per tutta la vita

Alzati e cammina Muoverti regolarmente aiuta a mantenerti in salute

Le cadute si possono ridurre fino al 40% con esercizi di forza ed equilibrio.

ESERCIZI A CASA

GI A R D I N A GGI O

FARE LE SCALE

Diventa più forte e più stabile Esercizi di forza ed equilibrio sono la chiave per lʼindipendenza

È una sfida!

Sicuramente vacillerai, ma assicurati su un supporto vicino

BOWL I N G/BOC C E

UNISCITI AD UN GR U P P O D I GI N N A S T I C A

TAI CHI

Sviluppa la forza di stare in piedi Sii attivo più a lungo e goditi appieno la vita

Progredisci aumentando gradualmente lʼattività diventi più forte

c a m m i na i n salita

Come mi può aiutare la famiglia?

Cerca gruppi che facciano attività di forza ed equilibrio nel quartiere o nelle vicinanze Fai la conta dei rischi di casa (tappeti, cavi striscianti per terra etc...)

E XE R - GA M I N G

ba l l a

Cosʼaltro posso fare?

Progettate attività in comune: movimento/vacanze attive Datti da fare per essre più attivo che puoi Cerca informazioni su Internet

Fate attività in famiglia (giardinaggio, giochi di abitià motoria, fare la spesa insieme)

www.profound.eu.com

Chiedi al tuo medico di base o al tuo farmacista di controllare le tue medicine ogni sei mesi!

Controlla annualmente gli occhi e l’udito!

Cerca di avere sempre luce chiara in casa e installa corrimano sulle scale Aumenta I livelli di Vitamina D per rinfornmaze le ossa (mangia pesce, uova, stai al sole, o se necessario prendi supplementi)

Metti calzature chiuse sia in casa che fuori Se ti gira la testa quanto ti alzi, tieni le gambe tese e muovi i piedi in su e in giù prima di metterti in piedi.

Pensa a ciò che fai nella giornata: potresti fare di più di quello che ti piace?

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Incontri

“ECCELLENZA CAMPANA”

Il presidente Brugger all’Istituto di Telese Terme per ricevere il sottosegretario Del Basso De Caro

“L

’Ircss di Telese Terme è una struttura significativa, riferimento regionale ed extraregionale per la medicina riabilitativa, un’eccellenza del nostro territorio, che va rafforzata con tutta la collaborazione istituzionale necessaria”: così Umberto del Basso De Caro, deputato ed esponente sannita nel Governo Renzi, dove riveste il ruolo di sottosegretario alle Infrastrutture, durante la visita, lunedì 12 ottobre, alla Maugeri.

Accompagnato dal consigliere regionale Mino Mortaruolo e dal sindaco di Telese, Pasquale Carofano, il sottosegretario è

stato accolto dal presidente, Gualtiero Brugger, appositamente giunto da Milano, e i vertici dell’Istituto, il direttore e responsabile scientifico, Franco Rengo, e il direttore sanitario Michele Rossi, oltre ai vari primari e dirigenti medici.

“Credo che l’Istituto di Telese, con il lavoro ed il contributo di tutti, possa implementare sempre più il suo essere punto di riferimento fondamentale nel campo della medicina riabilitativa, non solo per la Valle Telesina, che vanta l’onore di ospitare una struttura che ha sempre puntato all’eccellenza, ma per tutta la nostra regione”, è stato invece

Ricerca

LE REGOLE DEL CUORE Nuove linee guida per la prevenzione dal convegno della Società europea di cardiologia

C

ome prevenire la morte improvvisa che, ogni anno, uccide 50mila persone in Italia, 350mila negli Stati Uniti ed è responsabile di molti

dei 4 milioni di decessi per malattie cardiovascolari in Europa?

La European Society of Cardiology-ESC, Società europea di cardiologia,

il commento del consigliere regionale Mortaruolo.

Brugger ha, dal canto suo, sottolineato l’ambizione dell’Istituto di Telese “di essere sempre più al servizio della co-

munità locale e campana”, sottolineando di aver trovato confortante “il grande fervore con cui qui si lavora alla riorganizzazione, con una progettazione tutta proiettata al futuro”.

che raggruppa 52 società scientifiche nazionali, ne ha discusso, dal 30 agosto al 2 settembre, a Londra, con la partecipazione di 30mila studiosi da tutto il mondo (escardio.org).

La morte improvvisa è causata da un’aritmia ventricolare, detta fibrillazione ventricolare, che se non viene interrotta mediante una scarica elettrica, porta a morte in pochi minuti. Tale aritmia si sviluppa in pazienti che hanno malattie cardiache note, quali infarto miocardico o scompenso cardiaco, ma anche in persone giovani, con un cuore apparentemente sano ma con difetti genetici che rendono instabile il ritmo cardiaco.

Poiché nella maggior parte dei pazienti che muoiono improvvisamente l'aritmia fatale è il primo segno di malattia cardiaca, la sfida più importante per la cardiologia è quella di identificare questi soggetti prima dell'evento: la cosiddetta prevenzione primaria della morte improvvisa.

Le ultime linee guida europee sulla prevenzione della morte improvvisa risalgono al 2006 e, alla luce degli sviluppi occorsi negli ultimi 10 anni, l' ESC ha deciso di aggiornarle in modo da guidare i cardiologi ad adottare protocolli medici più adeguati, sulla base delle ricerche e delle tecnologie più recenti.

A guidare il gruppo di lavoro che ha predisposto le nuove guidelines, la professoressa Silvia Giuliana Priori (nella foto, ndr), direttore scientifico dell’IRCSS Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia e ordinario di Cardiologia molecolare all’Università di Pavia.

Priori, chairperson del gruppo che ha stilato il documento diffuso da ESC, spiega che uno “sforzo importante fatto dagli autori è stato quello di definire i metodi per identificare i giovani a rischio di arresto cardiaco. In questa popolazione, lo screening elettrocardiografico è di primaria importanza

perché può identificare i primi segni di malattia cardiaca e rischio aritmico”. L'identificazione delle famiglie con ripetute morti improvvise in soggetti giovani è anche importante “perché una parte delle morti improvvise è ereditaria”.

Infine, il documento ribadisce l'importanza dello svolgimento sistematico di autopsia nei casi di morte improvvisa in soggetti ritenuti senza malattie cardiologiche preesistenti ed in particolare se di giovane età: “Ancora oggi, ci sono forti resistenze in questo senso”, sottolinea Priori, “comprensibilmente le famiglie di quanti sono colpiti, in modo imprevisto, drammatico e prevalentemente in giovane età, tendono a opporsi. Occorrerà che i medici, sensibilizzino i congiunti ad acconsentire agli esami autoptici, che possono portare alla identificazione di cardiopatie congenite e quindi mettere in atto un’attività di prevenzione”.

Sempre nello sforzo di prevenire le morti improvvise, le nuove linee guida raccomandano la diffusione di defibrillatori in ambienti pubblici e che registrano quotidianamente il passaggio di molte persone.

“Le evidenze scientifiche”, ha proseguito Priori, “mostrano che ogni minuto trascorso da un arresto cardiaco, prima che una persona venga rianimata, comporta la perdita del 10% della capacità di recupero cerebrale e delle altri funzioni vitali. Fondamentale quindi”, conclude, “la disponibilità di queste apparecchiature e anche la formazione, negli ambienti di lavoro, di studio, di persone in grado di effettuare le manovre di rianimazione”.

E a Londra, dove si è ricordato che le malattie cardiovascolari nel loro complesso uccidono ogni giorno 10mila persone in Europa, più di quante ne muoiano di tumore, è stato stilato anche un decalogo per la prevenzione.

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Convegni

ASSISTENZA, LE SFIDE DEL NUOVO REGOLAMENTO

Maugeri e Società italiana d’Igiene hanno organizzato, nel settembre scorso, un convegno per studiare gli scenario della nuova legislazione ,

C

he impatto avrà l’applicazione del Regolamento sui nuovi standard di assistenza sulla riorganizzazione dell’offerta delle reti ospedaliere regionali?

Che cosa significherà questo provvedimento, in particolare, per i piccoli ospedali, le attività di pronto soccorso e urgenza-emergenza, i punti nascita, la riabilitazione e la cosiddetta degenza postacuta?

Domande a cui medici, dirigenti sanitari, vertici amministrativi regionali, rappresentanti degli ordini professionali e delle società scientifiche hanno cercato di rispondere, il 18 settembre, in un convegno promosso a Pavia dalla Fondazione Salvatore Maugeri-Fsm e dalla Società italiana d’Igiene-SItI, dal titolo: Regolamento sugli standard di assistenza ospedaliera: una scommessa per la qualità delle cure.

Attraverso il contributo di molti attori del mondo della Sanità si è cercato di delineare gli scenari aperti dal Decreto 02/04/2015 n.70, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 giugno.

“Il Regolamento”, avevano scritto i responsabili scientifici del convegno nella presentazione ufficiale, ossia Claudio Garbelli, direttore sanitario di FSM e Francesco Auxilia, presidente di SItI, “individua per gli ospedali il modello per intensità di cura, rafforzando la necessità di cure primarie in grado di prendere in carico il paziente cronico.

Inoltre”, avevano proseguito, “si ritiene avrà un impatto nelle comunità nelle quali saranno riconvertiti quegli ospedali e punti nascita che non rispetteranno i requisiti previsti in termini di numero minimo di posti letto, volumi di attività e bacino di utenza di riferimento”.

Il convegno ha rappresentato una riflessione a più voci, che ha tenuto conto anche del fatto che, in Lombardia, l’applicazione della nuova normativa si accompagnerà alla riforma sanitaria appena varata dalla giunta di Roberto Maroni. Sono intervenuti, Walter Bergamaschi, direttore generale Salute, Regione Lombardia, su L’applicazione del Regolamento da parte di Regione in pareggio di bilancio; e Fulvio Moirano, direttore generale Sanità, Regione Piemonte, che ha parlato de L’applicazione del Regolamento da parte di Regione in piano di rientro.

Massimo Lombardo e Paolo Peduzzi, hanno invece parlato di Ospedali per intensità di cura e rapporto con le cure primarie; mentre Gianni Giorgi, direttore generale Fsm, si è occupato di Riabilitazione “da scarico” o riabilitazione intensiva? (vedi box nella pagina a fianco).

L’impatto sociale del Regolamento è stato invece il titolo dell’intervento di Mario Del Vecchio, docente SDA Bocconi, a cui hanno fatto seguito la relazione di Maria Teresa Cuppone, presidente ANMDO-Associazione

nazionale dei medici delle direzioni ospedaliere, Lombardia, su Il ruolo delle Direzioni sanitarie nell’applicazione del Regolamento e Roberto Chiesa, direttore Dipartimento PAC, Asl Brescia, a proproposito de La gestione degli accreditamenti nell’applicazione del Regolamento.

A moderare il lavori c’erano Gabriele Scarcella, direttore generale Asl di Brescia, e Silvana Castaldi, docente di Sanità pubblica alla Statale di Milano, mentre le conclusioni sono state affidate al dottor Garbelli e al professor Gabriele Pellissero, del Dipartimento di Sanità pubblica, Università di Pavia.

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Giorgi: “Che errore quella riabilitazione da scarico”

“U

na medicina riabilitativa intesa come post-acuzie, cioè ‘scarico’ dei pazienti bloccati in reparti specialistici o terapie intensive, troppo spesso per motivi economici di contenimento della durata della degenza, serve a perpetuare vecchi assetti specialistici ospedalieri e ad alimentare lo ‘spezzatino’ dei ricoveri ospedalieri stessi, contro l’interesse del paziente e con costi maggiori per il Servizio sanitario regionale-Ssr”.

Lo ha detto, intervenendo al convegno, Gianni Giorgi, secondo il quale, “dinnanzi all’invecchiamento della popolazione e l’esplosionie di cronicità e comorbidità, ossia la presenza di più patologie in un paziente, in un quadro di risorse pubbliche in diminuzione, non è più sostenibile riabilitare i sani né usare letti di riabilitazione a tamponamento di bisogno sociali di assistenza per non autosufficienti”.

“Purtroppo”, ha proseguito il d.g.

di Maugeri, “in una logica di riabilitazione classica e tradizionale, si tende a voler identificare l’evento indice del ricovero riabilitativo, non in una diagnosi di ‘malattia acuta con disabilità’ ma in un precedente ricovero cosiddetto acuto, determinando così, nella grande casistica di riacutizzazioni o recrudescenze delle patologie croniche, la segmentazione e la proliferazione dei ricoveri stessi con danno per pazienti e maggior spesa per i Ssr”.

Per Giorgi, “i ricoveri riabilitativi, al pari degli altri ricoveri ospedalieri, sono da considerarsi appropriati solo qualora siano forniti al paziente giusto, nel momento giusto, nel livello assistenziale adeguato e dal professionista giusto, individuando quelli inappropriati con la stessa metodologia usata per quelli ospedalieri”. Infine, è necessario che “l’evento indice, definito dalla norma nel nostro caso come ‘evento acuto’, consista, anche per i ricoveri riabilitativi, nella diagnosi/gravità dello stato del paziente, o criterio di accesso, che

determina il ricovero o il trasferimento nel reparto specialistico riabilitativo ospedaliero”.

Giorgi ha chiuso il suo intervento affermando come “si debba evitare che, nel nuovo previsto Decreto ministeriale sull’appropriatezza dei ricoveri riabilitativi, sia confermata una concezione e un trattamento diversificato di questi ricoveri ospedalieri rispetto agli altri”, perché, ha aggiunto “si impedirebbe l’affermarsi di una assistenza ospedaliera efficace e orientata al risparmio, che per essere tale non può che essere insieme bio-clinica e clinico-riabilitativa”, senza contare che “si collocherebbe definitivamente la medicina riabilitativa, e non solo la lungodegenza, nelle cosiddette cure post-acuzie. Come se”, ha concluso, “un disabile stabilizzato dovesse essere ricoverato in ospedale per la riabilitazione o un paziente affetto da SLA riacutizzato non fosse acuto”.

Con i nuovi standard di cura, gli operatori di fronte a scenari complessi.

Su questo tema SItI e Fsm hanno dato vita a un workshop molto partecipato

Conferenza stampa a margine del convegno.

In alto e sopra, da sinistra, Gianni Giorgi, il d.g del Policlinco S.Matteo, Angelo Cordone, Francesco Auxilia e Claudio Garbelli.

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Ricerca

I BIG DATA PER CAPIRE IL DIABETE

Maugeri al centro del programma europeo Mosaic con altre istituzioni pavesi

S

i tratta di un progetto da oltre 2 milioni di euro per valutare il rischio individuale di sviluppare il diabete. La Fondazione Maugeri ne fa parte grazie al professor Luca Chiovato (nella foto, ndr), responsabile dell’Unità operativa Medicina generale ed Endocrinologia.

Si tratta del progetto europeo, denominato Mosaic (Models and simulation techniques for discovering diabetes influence factors), che coinvolge 10 diverse istituzioni scientifiche da cinque paesi (Spagna, Italia, Grecia, Finlandia, Svezia).

La Maugeri e Pavia sono appunto

la tessera italiana del mosaico. Fondazione, Università di Pavia, Azienda sanitaria locale e Biomeris, uno spin-off dell’ateneo.

Si tratta di un lavoro a più mani o, meglio, a più teste che ha realizzato un sistema A Pavia è stato realizzato, per la precisione, un sistema informatico che, analizzando i dati raccolti, leggerà l’impatto del diabete su un’ampia platea di pazienti, oltre un migliaio, potendo osservare con precisione l’andamento generale di questa patologia sul territorio.

Con Chiovato, ci sono anche il professor Riccardo Bellazzi, presiden-

te del “Centre for Health Technologies” dell’ateneo pavese, e il dottor Carlo Cerra, responsabile dell’Uoc Sistema informativo dell’Asl. Per la Maugeri fa parte del progetto anche il dottor Pasquale De Cata, responsabile dell’ambulatorio di Diabetologia della Maugeri, dove si utilizzerà il software. I dati, quelli di Fondazione e quelli dell’Asl, saranno “letti” analizzati da algoritmi creati ad hoc. La fase di valutazione clinica del progetto è iniziata in dicembre con l’utilizzo del nuovo software a supporto dell’attività ambulatoriale.

Obiettivo, prevenire le complicanze del diabete mellito di tipo 2.

In corsia

UN SORRISO CHE RIABILITA Compagnia teatrale palermitana in trasferta a Mistretta, ad allietare una domenica dei pazienti e dei loro familiari. L’idea nata dall’attivismo della moglie di un malato di SLA ricoverato nella struttura. E due settimane prima era stata la volta di un concerto di musicisti classici

A

nche un familiare può fare il clima di un reparto, delicato e difficile come un Centro Sla. Al presidio della Fondazione Maugeri di Mistretta (Messina), l’arrivo da Palermo della signora Vita Trapani, (nella foto sotto, ndr) che ha trasferito qui il marito Giovanni, 56 anni e da molti in lotta contro la sclerosi multipla, ha portato tutta giovialità e la sua intraprendenza della signora.

Dopo aver promosso, l’11 ottobre scorso, un piccolo concerto con tre

musicisti della Orchestra sinfonica siciliana, venuti appositamente dal capoluogo, domenica 25 ottobre, è stata la volta di uno spettacolo teatrale in verna colo siciliano, che ha coinvolto l’Associazione Madre della Provvidenza. Si tratta di un’associazione benefica palermitana, nata nel 2012, e che utilizza la commedia per finanziare molte attività sociali.

Grazie ad attori amatoriali di tutte le età, sono stati già costruiti due poalimbulatori in Congo, e un banco alimentare per i senzatetto e gli

indigenti in città. Le rappresentazioni, poi, avvengono regolarmente presso le case di riposo.

Domenica un gruppo di attori-volontari ha percorso i 114 chilometri che separano il capoluogo regionale dalla cittadina del Messinese - lo stesso tragitto che compie la signora Vita per condividere la lotta del suo Giovanni - per donare a tanti malati di SLA e ai loro congiunti un pomeriggio diverso.

L’iniziativa è stata ribattezza Giornata del sorriso.

“Volevo fare qualcosa per i pazienti e i loro familiari”, ha spiegato la signora Trapani, “portare un sorriso, un’ora di svago da condividere, in un questo centro di persone meravigliose, dal responsabile, dottor Paolo Volanti, agli infermieri generici”.

“Siamo sempre ben lieti di favorire le iniziative di volontariato che sostengano i nostri pazienti e i loro familiari”, ha commentato Volanti, “a maggior ragione se, come in questo caso, vengono promosse dai congiunti stessi”.

Lo spettacolo dell’Associazione si svolto nella palestra del Centro SLA così come era stato per il concerto.

All’evento Telemistretta ha dedicato un servizio visibile qui: https://www.youtube.com/watch?v= FalSwcLuAUA&feature=youtu.be

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Addii

DA PRADA, LA RICERCA FINO ALL’ULTIMO GIORNO L’oncologo, che si è spento a 58 anni dopo una breve malattia, aveva creato la Biobanca “Bruno Boerci”, dando impulso alla rete scientifica regionale. Il ricordo dei colleghi, fuori e dentro la Maugeri

“S

iamo stati colleghi per 35 anni, abbiamo condiviso tutto. Per noi è un vuoto enorme, era una persona eccezionale dal punto di vista umano e professionale”. Così, Lorenzo Pavesi, responsabile della U.O. Oncologia medica ricordava a la Provincia Pavese, Gian Antonio Da Prada, oncologo scomparso il 15 dicembre scorso, per un tumore.

Con grande dignità è venuto al lavoro fino alla fine: “Due settimane fa abbiamo sospeso di comune accordo le terapie, a cui non rispondeva, ed è andato a trascorrere gli ultimi giorni dalla famiglia, a Sondrio”, ha proseguito Pavesi.

Da Prada, 58 anni, lavorava in Maugeri dal 1988, dove aveva contribuito alla nascita, nel 2009, della Biobanca “Bruno Boerci”, censita tra le biobanche della Rete Oncologica Lombarda (ROL). Un archivio nel quale vengono crioconservati, materiali biologici e informazioni di qualità certificata a supporto della ricerca biomedica, nel pieno rispetto delle normative nazionali e internazionali, dei diritti dei pazienti e dei donatori. Sulla Provincia di Sondrio, alcuni colleghi oncologi, Alessandro Bertolini, Antonio Ardizzoia, Monica Giordano e Paolo Pedrazzoli, l’hanno ricordato con affetto. “Nella malattia è stato un esempio di fer-

mezza e attenzione. Solo in ottobre scriveva ‘Ciao! bello sentirti, diciamo day by day...in realtà non so dire altro (immaginerai tutte le medicine anche di ultima generazione che ho nell’armadio)... l’altra parte della terapia è il lavoro... niente di clinico ma un sacco di altre cose, mercoledì arriva l’ispezione del ministero per il riaccreditamento ad IRCCS, che ha richiesto parecchia preparazione e sostanzialmente lavoro con la direzione scientifica centrale, devo tirare le fila di un erigendo clinical trial center, mi sto preparando all’uscita in questi giorni del bando delle ricerche finalizzate del ministero, sto ampliando la biobanca,...insomma bisogna impegnare la mente in qualche modo...’”.

Gian, come si faceva chiamare dagli amici e colleghi “ha continuato nelle settimane successive lungo una via di ottimismo e serietà, mostrandoci, nonostante la vita segnata, quello che si può fare per dare un senso al trascorrere dei giorni, senza piangersi addosso, senza cercare compassione, il tutto sostenuto dalla forza che deriva dalla nostra professione, dalla conoscenza della propria prognosi e dall’umano desiderio di lottare fino a che c’è uno spazio di buon senso, per decidere poi di rientrare definitivamente nella sua amata terra d’origine per l’ultimo respiro”.

ZANINI, PRIMARIO, MAESTRO E AMICO

“P

rimario, maestro e amico”, hanno scritto in un necrologio pubblicato sul Corriere della Sera alcune colleghe. Tre parole che descrivono Vittorio Zanini, direttore dell’unità senologica, scomparso l’11 luglio, dopo alcuni mesi di malattia, a 61 anni. Specialista in chirurgia plastica ricostruttiva, oncoplastica, oncologia e senologia, Zanini era arrivato alla Maugeri nel 2000, quando era nata il reparto.

“Un uomo vero nella sua trasparenza: si accendeva per il suo

temperamento istintivo e subito si spegneva per la sua sensibilità”, ha ricordato Lea Regolo, sua collega in chirurgia, sulla Provincia Pavese, parlandone come di un medico in grado di “fare tornare il sorriso a migliaia di donne che vivevano la difficile prova del tumore della mammella” e di “un primario che ha saputo tenere unito un gruppo e farlo crescere, un amico che sapeva leggerti negli occhi, senza mai lesinare una parola di conforto: ci manca moltissimo”.

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Rassegna stampa

DROGA POTENTISSIMA PRONTA SUL WEB

ItaliaOggi ha intervistato Carlo Locatelli, direttore del CNIT di Fondazione Maugeri 12

Venerdì 23 Ottobre 2015

PRIMO PIANO

Per acquistarla, bastano pochi clic e 100 euro. Lo denuncia il tossicologo Carlo Locatelli

Droga potentissima pronta sul web L’eroina e la cocaina ormai rappresentano il passato

R. Certo, a sé perché i danni ce della strada dice che vanno lecole sono state individuate tossicomani.

DI GOFFREDO PISTELLI D. Eppure queste sostan- sulla salute sono all’ordine del cercate le sostanze d’abuso apnegli ultimi cinque anni? ze fanno male e danno di- giorno, infarti e psicosi soprat- punto. Non quali. Quindi uno D. Non ne ho idea. ede? Sembrano R. Cinquecentosettanta, più pendenza. che vada in discoteca, aziende chimiche R. Certamente, ma sballi tutta la notte vere». Carlo Lo- di 100 solo nel 2014. Una marChi assume queste nuove sostanza, coi catinoni, come catelli, milanese, cia inarrestabile. E finché le so- hanno un impatto spesso non lo fa solo per sballare, per il Mdpv, il 4mec o il classe 1956, anestesista e tos- stanze non sono definite come sociale più basso, in methyolone, e provosicologo, ci mostra, sul pc del illegali, il commercio non è nep- apparenza. stordirsi, anche se ci sono sostanze che D. Che significhi un incidente morsuo studio, un bel sito internet pure perseguibile. Su Internet servono solo per questo. No, queste tale, la farà franca. Se di una società inglese: colorato le troverà in vendita camuffate ca? droghe vengono spesso usate anche R. Significa che, capiterà a uno che abin bianco e verde, dall’aspetto anche da sali da bagno, da inper essere più performanti, per poter bia assunto cocaina, molto trendy. Offre Mexedro- censi, profumanti ambientali o avendo costi accessiguidare un camion tutta una notte, per bili, chi ne abusa non fumato un spinello o ne in stock, specificando poco anche da fertilizzanti. è costretto a delinD. Fertilizzanti? bevuto più del solito, dopo, «che è l’unico catinone riuscire a lavorare 15 ore di fila, per R. Sì, e nella scheda-prodotto quere per procurarsi finirà a processo e legale nel Regno Unito». Dieci viaggiare tanto. Inoltre, avendo costi verrà condannato. grammi in cristalli, costano solo potrà leggere il dosaggio per i soldi necessari. E c’è accessibili, non costringono chi ne abuun altro aspetto. ottanta sterline, un po’ meno di «un bonsai di 70 chili».

D. Con tutto le sa, a delinquere per potersi procurare i D. Quale?

D. Un po’ cresciuto, in ef100 euro. polemiche che si soldi necessari. Ma gli assuntori divenR. Chi le assuma, «Con pochi clic lei compra e fetti, per essere un albero fanno per introdurtano psicotici perché gli effetti dell’uso le arriva tutto a domicilio», dice. nano. Che cosa significa es- spesso non lo fa solo re il reato di omiciSolo che il Mexedrone non ser- sere bombardati ogni anno per sballare, per dio stradale, quello continuativo sono documentati stordirsi, ve per produrre farche lei racconta è anche se maci artigianali o paradossale.

Siamo di fronte ad una crescente alluci sono sostanze che tutto. E perché l’alterazione dei a giocare al Piccolo R. Eppure è così: ritireremo servono a questo. sensi, quindi la sottovalutazio- la patente e condanneremo una chimico: è una droga vione di sostanze stupefacenti e psicotroNo, queste droghe ne dei pericoli, possono essere persona che avesse un’alcolesintetica potentissipe. Negli ultimi cinque anni sono state vengono usate an- devastanti alla guida. ma, assimilabile alla mia di 0,51 grammi o tracce di individuate 570 nuove molecole. Più di D. Come ci si accorge di tetraidrocannabinolo, uno dei che per essere più cocaina. cento solo l’anno scorso. E’ finche le performanti, per questi nuovi tossicodipen- principi attivi della cannabis, Locatelli dirige il sostanze non sono state individuate (è il guidare un camion denti, dottore?

Centro Antiveleni che, essendo resistente ponostro lavoro al Maugeri di Pavia) e deR. È molto difficile, ci voglio- trebbe essere assunto tempo tutta una notte, per e Centro Nazionalavorare 15 ore di no esami approfonditi, spesso addietro, e non essere stato atle di Informazione finite ufficialmente illegali con tanto di fila, per viaggiare anche dopo un incidente stra- tivo al momento dell’incidente, Tossicologia della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il tanto, per affrontare dale, l’abuso di queste sostanze mentre...

Fondazione Maugeloro commercio non è neppure perseguiuna presentazione o può sfuggire. ri di Pavia, struttura D. Mentre? bile. Del resto, sul web, le vendite sono D. Ma come? E i test? una riunione impordi riferimento per i R. Mentre uno che avesse camuffate anche da sali da bagno, da R. I test attuali cercano nelle assunto sostanze molto più petanti. pronto soccorso e i incensi e persino da fertilizzanti D. E quindi, in- urine gli oppioidi, come l’eroi- santi e in prossimità del fatto, reparti di tossicodovino, non c’è na e la cocaina, le anfetamine, riuscirà indenne. logia d’Italia. Qui, neppure uno scru- marjuana, e solo in alcuni casi ogni giorno, 24 ore D. Un bel problema, a parpolo di coscienza: su 24, si offre assistenza per di queste nuove droghe? tire dal fatto che, diagnosticare e curare le intosR. Significa avere a che fare è tutto fatto per così, la legge non In occasione di un incidente stradale, sicazioni e gli avvelenamenti con un fenomeno nuovo e sfug- qualche scopo è uguale per tutti. più complessi. gente, profondamente diverso nobile.

Che si può fare? l’uso di questa sostanze può sfuggire a chi R. Esatto. Ciò Domanda. Comprano i dalla tossicodipendenza degli R. Adeguare il fa le analisi. I testi attuali infatti cercacristalli tagliarli, lavorarli anni ‘70 e ‘80 a cui eravamo comporta che però, più rapidamente no nelle urine soprattutto gli oppioidi, e quindi rivenderli? abituati, quella da eroina, ma fra 10-15 anni, al possibile le nostre come l’eroina, la cocaina, le anfetamine, Risposta. No, quei cristalli anche da quella degli anni 90 posto degli attuali ricerche cliniche marjuana, in alcuni casi, l’extasys: per cui sono pronti all’uso. Li fumano, e 2000, tipicamente centrata SerT, dove troviamo e di laboratorio. E uno può sballarsi di Mdpv o di 4mec e, gli ultimi ex-eroinoli sciolgono nell’acqua e li assu- sulla cocaina. come se curassimo mani che vengono mono. Semplicissimo, no?

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R. No, quelle no. Ora il CodiR. Ci facciamo inviare cam- mente, non si sentono affatto altri.

D. C’è qualcuno che fa pioni di sangue, attraverso i qualcosa? quali, con l’aiuto del Policlinico R. Come Società italiana di NAPOLI, LA GRANDE NAPOLI CHE NON MUORE MAI San Matteo, identifichiamo la Tossicologia, di cui sono past molecola, escludendone altre. president, abbiamo fatto un Quindi la refertiamo e inviaconvegno a settembre all’Uni“Diec’anni dico io”.

A Napoli, di fronte all’ingresso della Gallemo il nostro rapporto al diparversità di Pavia.

“E v’è puteste pure chagnà (e potreste pure ria Umberto su via Toledo, c’è uno degli ultimi timento Politiche antidroga D. E che cosa avete detcomprarvelo un paio nuovo…)”, aggiunge sciuscià rimasti. della presidenza del Consiglio, to?

Non solamente a Napoli ma credo nel sogghignando. che la trasmette al Consiglio R. Abbiamo messo assieme Nel mentre si avvicina un ragazzo che, dopo, mondo. Un simpatico signore, un po’ magro Superiore di Sanità, per la vamedici legali, d’urgenza, laboe un po’ curvo, con due occhiali che raccon- capisco lavora in un alimentari lì vicino. Gli lidazione. ratoristi, tossicologi e anche tano storie. Mi avvicino e, dietro consiglio di consegna un involto in carta da salumeria, D. E che fa il Css? un magistrato, cominciando ad mio padre, gli chiedo di dare una sistemata quella di una volta, un po’ giallognola lucida R. Analizza la nostra docuanalizzare lo stato dell’arte: che ai miei mocassini. Hanno 10 anni e le punte un po’ marrone chiaro. “Tieni Pasquale, questo mentazione, insieme a quella cosa si fa nei nostri ospedali. tradiscono l’età: la pelle non trattiene più la è per te”. dell’Istituto superiore di sanità, D. Che cosa è emerso?

“Grazie”, dice lo sciuscià, “non è che potresti cromatina, creando dei giochi strani di colore e dà il via libera all’inserimento R. Un’immagine a macchia darmi pure nu poc r’acqua?”

– non colore. di quella sostanza nella Tabeldi leopoardo: nella stessa regio“Pure?” Risponde sorridendo il garzone.

Lui si dà da fare, spazzola, incera, increma, la delle sostanze stupafacenti e ne, cambiano comportamenti E si allontana per ritornare dopo un po’. agita, parla, e poi mi dice, con l’aria di chi la psicotrope, che avviene tramite procedure. Porteremo i dati Ogni giorno la sua bottega offre il pasto allo sa assai lunga: “So comode le scarpe eh Dottò! un’ordinanza del ministero delalle istituzioni, perché si possa Quando sono di suo tempo uno non le cambia sciuscià, e un sorriso a chi ha il privilegio di la Salute e quindi in Gazzetta agire. assistere o essere nella scena. mai. Quanto c’hanno (che età hanno)?”

Ufficiale. Sa quante nuove mo© Riproduzione riservata

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ede? Sembrano aziende chimiche vere». Carlo Locatelli, milanese, classe 1956, anestesista e tossicologo, ci mostra, sul pc del suo studio, un bel sito internet di una società inglese: colorato in bianco e verde, dall’aspetto molto trendy. Offre Mexedrone in stock, specificando poco dopo, «che è l’unico catinone legale nel Regno Unito». Dieci grammi in cristalli, costano solo ottanta sterline, un po’ meno di 100 euro.

«Con pochi clic lei compra e le arriva tutto a domicilio», dice. Solo che il Mexedrone non serve per produrre farmaci artigianali o a giocare al Piccolo chimico: è una droga sintetica potentissima, assimilabile alla cocaina.

Locatelli dirige il Centro Antiveleni e Centro Nazionale di Informazione Tossicologia-CNIT della Fondazione Maugeri di Pavia, struttura di riferimento per i pronto soccorso e i reparti di tossicologia d’Italia. Qui, ogni giorno, 24 ore su 24, si offre assistenza per diagnosticare e curare le intossicazioni e gli avvelenamenti più complessi.

Domanda. Comprano i cristalli tagliarli, lavorarli e quindi rivenderli?

Risposta. No, quei cristalli sono pronti all’uso. Li fumano, li sciolgono nell’acqua e li assumono. Semplicissimo, no?

D. Che cosa fate qui alla Maugeri, Locatelli?

R. Ci occupiamo del coordinamento nazionale a livello clinico del Sistema nazionale di allerta precoce. Quando identifichiamo un’intossicazione, Pavia o a Palermo, o a Bolzano, la gestiamo per gli aspetti di diagnosi e trattamento e poi la «reclutiamo».

D. Ossia?

R. Ci facciamo inviare campioni di sangue, attraverso i quali, con l’aiuto del Policlinico San Matteo, identifichiamo la molecola, escludendone altre. Quindi la refertiamo e inviamo il nostro rapporto al dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio, che la trasmette al Consiglio Superiore di Sanità, per la validazione.

D. E che fa il Css?

R. Analizza la nostra documentazione, insieme a quella dell’Istituto superiore di sanità, e dà il via libera all’inserimento di quella sostanza nella Tabella delle sostanze stupafacenti e psicotrope, che avviene tramite un’ordinanza del ministero della Salute e quindi in Gazzetta Ufficiale. Sa quante nuove molecole sono state individuate negli ultimi cinque anni?

D. Non ne ho idea.

R. Cinquecentosettanta, più di 100 solo nel 2014. Una marcia inarrestabile. E finché le sostanze non sono definite come illegali, il commercio non è neppure perseguibile. Su Internet le troverà in vendita camuffate anche da sali da bagno, da incensi, profumanti ambientali o anche da fertilizzanti.

D. Fertilizzanti?!

R. Sì, e nella scheda-prodotto potrà leggere il dosaggio per «un bonsai di 70 chili».

D. Un po’ cresciuto, in effetti, per essere un albero nano. Che cosa significa essere bombardati ogni anno di queste nuove droghe?

R. Significa avere a che fare con un fenomeno nuovo e sfuggente, profondamente diverso dalla tossicodipendenza degli anni ‘70 e ‘80 a cui eravamo abituati, quella da eroina, ma anche da quella degli anni 90 e 2000, tipicamente centrata sulla cocaina.

D. Vale a dire?

R. Non siamo in presenza di abusatori cronici, che dipendono dalla solita sostanza e che trattavamo presso i Servizi per le tossicondipenze-SerT delle Asl o presso le comunità terapeutiche.

Oggi ci troviamo ad avere a che fare con soggetti che cambiano sostanza ogni due settimane o ogni mese, e che, forse per questo, erroneamente, non si sentono affatto tossicomani.

D. Eppure queste sostanze fanno male e danno dipendenza.

R. Certamente, ma hanno un impatto sociale più basso, in apparenza.

D. Che significa?

R. Significa che, avendo costi accessibili, chi ne abusa non è costretto a delinquere per procurarsi i soldi ne-

cessari. E c’è un altro aspetto.

D. Quale?

R. Chi le assuma, spesso non lo fa solo per sballare, per stordirsi, anche se ci sono sostanze che servono a questo.

No, queste droghe vengono usate anche per essere più performanti, per guidare un camion tutta una notte, per lavorare 15 ore di fila, per viaggiare tanto, per affrontare una presentazione o una riunione importanti.

D. E quindi, indovino, non c’è neppure uno scrupolo di coscienza: è tutto fatto per qualche scopo nobile.

R. Esatto. Ciò comporta che però, fra 10-15 anni, al posto degli attuali SerT, dove troviamo gli ultimi ex-eroinomani che vengono trattati col metadone nella terapia sostitutiva, avremo un sacco di psicotici, perché i danni cerebrali dell’uso continuativo delle droghe sintetiche sono documentati.

D. Intanto queste persone sono pericolose a sé e agli altri.

R. Certo, a sé perché i danni sulla salute sono all’ordine del giorno, infarti e psicosi soprattutto. E perché l’alterazione dei sensi, quindi la sottovalutazione dei pericoli, possono essere devastanti alla guida.

D. Come ci si accorge di questi nuovi tossicodipendenti, dottore?

R. È molto difficile, ci vogliono esami approfonditi, spesso anche dopo un incidente stradale, l’abuso di queste sostanze può sfuggire.

D. Ma come? E i test?

R. I test attuali cercano nelle urine gli oppioidi, come l’eroina e la cocaina, le anfetamine, marjuana, e solo in alcuni casi l’ecstasys.

D. E le 570 sostanze di abuso?

R. No, quelle no. Ora il Codice della strada dice che vanno cercate le sostanze d’abuso appunto. Non quali.

Quindi uno che vada in discoteca, sballi tutta la notte coi catinoni, come il Mdpv, il 4mec o il methyolone, e provochi un incidente mortale, la farà franca. Se capiterà a uno che abbia assunto cocaina, fumato un spinello o bevuto più del solito, finirà a processo e verrà condannato.

D. Con tutto le polemiche che si fanno per introdurre il reato di omicidio stradale, quello che lei racconta è paradossale.

R. Eppure è così: ritireremo la patente e condanneremo una persona che avesse un’alcolemia di 0,51 grammi o tracce di tetraidrocannabinolo, uno dei principi attivi della cannabis, che, essendo resistente potrebbe essere assunto tempo addietro, e non essere stato attivo al momento dell’incidente, mentre...

D. Mentre?

R. Mentre uno che avesse assunto sostanze molto più pesanti e in prossimità del fatto, riuscirà indenne.

D. Un bel problema, a partire dal fatto che, così, la legge non è uguale per

tutti. Che si può fare?

R. Adeguare il più rapidamente possibile le nostre ricerche cliniche e di laboratorio. E come se curassimo le fratture al femore come lo facevamo 30 anni fa, quando immobilizzavamo i pazienti con gessi «da mummia» e li ricoveravamo per giorni e giorni: ora li operiamo in endoscopia, non li ingessiamo, li teniamo in ospedale il minimo.

D. C’è qualcuno che fa qualcosa?

R. Come Società italiana di Tossicologia, di cui sono past president, abbiamo fatto un convegno a settembre all’Università di Pavia.

D. E che cosa avete detto?

R. Abbiamo messo assieme medici legali, d’urgenza, laboratoristi, tossicologi e anche un magistrato, cominciando ad analizzare lo stato dell’arte: che cosa si fa nei nostri ospedali.

D. Che cosa è emerso?

R. Un’immagine a macchia di leopoardo: nella stessa regione, cambiano comportamenti procedure. Porteremo i dati alle istituzioni, perché si possa agire.

Goffredo Pistelli

Maugeri News newsletter di informazione Fondazione Salvatore Maugeri Coordinamento: Giampaolo Cerri comunicazione@fsm.it Progetto grafico: Guendalina Fazioli Fotografie: Stefania Malapelle Hanno collaborato: Gualtiero Brugger Gianni Giorgi Paolo Migliavacca Antonnio Spanevello Vittoria Esposito MassimoTorreggiani